Sopravvivenza & Patriottismo

[Kiri] | [Energia][Talento]

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  1. Aokawa Ryo
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    Ritorno a Kiri!!!
    Sensei, mi siete mancato!




    Spirò una brezza gelida e inclemente sulle mura. Un brivido percorse tutte le vertebre del mio corpo e solo ad allora tutta quella babilonia di idee e di avulsi pensieri abbandonarono la mia psiche dandomi requie. Allontanai lo sguardo al di là delle mura, alla ricerca del villaggio vero e proprio. Il mio cuore e la mia testa non lo avevano mai abbandonato e la visione che lo ritraeva così austero, ma al tempo stesso ozioso, mi procurò un sussulto.
    Ero finalmente tornato a casa.

    Tornai in me appena in tempo per accorgermi che ero stato circondato. I loro sospetti nei miei confronti erano tangibili, palpabili e non si disdegnavano a tenere per sé questi loro pregiudizi. Ebbi quasi paura di loro, sembrava che il villaggio si fosse incattivito, che il seme del male avesse trovato terreno fertile per germogliare. Probabilmente, i tempi erano duri e i conflitti fra i vari paesi accademici erano sempre più aspri. La solenne istituzione dell'accademia vacillava; forse, era vera quella voce mendace secondo cui un gruppo di malviventi aveva attaccato l'accademia ed erano riusciti nell'ardua impresa di distruggerla. In un primo momento, mi sembrò ridicolo, un'idea malsana partorita dall'ingenua mente di un bambino, eppure ora si concretizzava quella ridicola distopia.


    « Deponete a terra ciascun'arma in vostro possesso.
    Nessun movimento sospetto oppure non garantiremo la vostra incolumità. »


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    Eseguii gli ordini. Con movimenti particolarmente flemmatici slacciai la cinta su cui vi erano entrambe le fodere con le rispettive wakizashi. Ebbi difficoltà a sbarazzarmi di quelle armi, avevo faticato a lungo prima di riceverle in dono lungo il mio peregrinare lontano da casa. Era evidente, infatti, che la loro pregevole fattura era aliena ai territori accademici. Le lame brillavano di un sinistro color mare particolarmente scuro e ambedue le armi presentavano particolari venature sulla lama che ne richiamavano la recondita origine ove erano state forgiate. Differenziavano l'una dall'altra per il colore che assumevano le venature: una virava al nero, confondendosi con il blu notte della lama, l'altra al bianco, risaltando la propria presenza. L'elsa presentava, in entrambi i casi, un mistico color cenere, che ben si sposava con le rimanenti decorazioni dell'arma. Allo stesso modo, depositai tutte le altre armi.


    « Bene.
    Ora seguiteci. »



    Nuovamente, gli ordini furono eseguiti con distaccata acribia.

    [...]



    Attendevo in silenzio nel bel mezzo di una stanza piuttosto angustia e monacale. Nessun particolare tipo di arredamento, se non fosse per un tavolo e una manciata di sedie. Dopo poco, stanco di rimanere in piedi, chiesi il permesso di sedermi, e prontamente mi fu accordato. Dovevamo aspettare l'arrivo di colui che governava le mura. Era stato eletto dopo la mia partenza, dal momento che non avevo memoria della sua figura al tempo in cui ero guardiano. Ero piuttosto curioso di sapere chi fosse e come mai si era arrivati al punto di creare una tale carica. I soli guardiani non erano più sufficienti? Per un istante, provai rammarico per la carica di cui ero stato spogliato.

    « Per quanto ancora dovrete trattenermi qui?
    Il viaggio è stato piuttosto stancante, ho bisogno di riposare!! »



    Affermai in tono querulo e supplichevole, sperando che un'anima pia mi permettesse di tornare a casa. Più che una vera e propria richiesta, la mia non fu altro che una lamentela rivolto a me stesso. Era come se il corpo dialogasse con la mente. Per fortuna, le mie preghiere furono ascoltate e sentii la porta aprirsi con violenza. In un primo momento, mi soffermai sulla parta anziché sull'uomo che l'aveva aperta. Solo in un secondo momento, razionalizzai, alzando gli occhi e soffermandomi sul sua figura. La riconoscevo; certo che la riconoscevo!
    Strinsi i pugni, trattenendo a stento l'emozione che avevo nel rivederlo. Quanto tempo era passato, quante volte durante quell'estenuante pellegrinaggio avevo invocato il suo nome affinché mi aiutasse nel domarlo, ma le mie suppliche si erano sempre rivelate vane. E ora era lì, dinanzi a me.
    Strofinai celermente gli occhi, asciugando qualche lacrima che non ero riuscito a sopprimere.
    Le sue parole iniziali riguardarono lui.

    Sebbene il suo nome non fosse stato assolutamente nominato, sentii in me il suo feroce boato. Sentivo che desiderava uscir fuori, bramava la vita di quelle povere guardie. Con i miei addestramenti in solitaria, ero riuscito a placarne leggermente l'ira e a impedire che prendesse il mio corpo ogniqualvolta volesse. Inoltre, la vista di Itai mi rasserenò e mi aiutò nell'arduo compito di reprimerlo. In breve tempo, il suo ruggito fu soppresso dalla mia volontà.
    La risposta alla sua domanda fu accompagnata dal cenno della mano destra che ne indicò e puntualizzò il numero.

    image



    « Tre. »



    Poi, la gioia esplose in me e mi abbandonai alle emozioni. Entrambe le mani andarono a coprire gli occhi rossi che non riuscivano più a bloccare il fuoriuscire incessante delle lacrime.

    « Sensei *sigh* mi siete mancato. »

     
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38 replies since 15/4/2009, 14:42   1147 views
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