Sopravvivenza & Patriottismo

[Kiri] | [Energia][Talento]

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  1. Aokawa Ryo
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    Corsa Contro il Tempo?!


    Completamente esausto, mi voltai verso Itai al termine della pioggia di dardi. Al mio voltarmi, vidi due copie di Itai. Una Buona, che era il traditore di sempre, l'altra era strana, non so se malvagia oppure no, ma decisamente strana. Emetteva uno strano chakra dorato e aveva uno strano ghigno dipinto sul volto. Ebbe paura, una paura primordiale ed infondata. Temevo più quell'essere, quell'aborto che aveva preso la forma di Itai, anziché quello che poteva ancora succedere. Rimasi stranito a quella visione, ma la stanchezza non mi permetteva di ragionare come desideravo: mi limitai a credere nelle capacità del Nara. Poi, non ci capii più niente. Dei rumori di colluttazione dall'ombra e il nara che m'intima a fuggire. Era tutto così confuso:non avevo la forza e la volontà per ribattere, semplicemente mi allontanai, cominciai a correre senza una meta. Provenivano dei rumori alle mie spalle, un combattimento. Itai era in pericolo ed io scappavo? Volevo fermarmi, voltarmi per vedere cosa stava accadendo, ma non ci riuscivo. Le mie gambe camminavano, la mia mente aveva paura di sapere cosa si stesse svolgendo alle mie spalle. Pochi secondi prima che sentii la presenza di un animale inseguirmi. Era moderatamente veloce, eravamo pari, forse era un po' più veloce lui. Alla lunga mi avrebbe raggiunto se non avessi fatto qualcosa. Sapevo solamente correre, scappare. Il mio spirito di sopravvivenza stava sopprimendo quello coraggioso.


    - Ha aumentato la velocità... -


    image

    Un pensiero istintivo, non dettato dalla ragione. Mi sforzai di più, cercavo di mietere le distanza con meno passi. Cercavo di fare maggiore leva sui quadricipiti feriti, ma sapevo che non ci sarei riuscito a scamparmela anche quella volta. Quel coso era troppo veloce. Mi stava per raggiungere, aumentai la velocità e rimisi dei metri fra di noi. Non molti, ma non avevo alternative. Se non volevo morire dovevo necessariamente divenire più veloce. Continuai a correre, senza più fiato in gola: a dire la verità ancora non mi capacito di come riuscii in quella forsennata corsa contro il tempo. Ero stremato, stanco, senza iato, eppure continuavo a correre tenendo sempre a bada quell'animale che doveva essere molto probabilmente un lupo. Il tempo pareva fermarsi. Dentro di me stavo esplodendo per la paura di morire e per la rabbia di aver abbandonato il traditore. Cambiai marcia: non potevo permettermi di vivere con quel rimorso. Tanto quell'animale non mi avrebbe lasciata in pace, quindi era meglio farla correre insieme a me. Me la sarei portata nella tomba se fosse stato necessario. Stavo facendo un giro lunghissimo, ansimavo, tremavo e correvo. Correvo con tutte le forze nelle gambe, a volte dovevo impastare del chakra per sopportare il dolore o per darmi uno sprint quando la iena mi stava per raggiungere. E come se non bastasse, dopo circa un chilometro, la velocità dell'animale crebbe ancora. Mi voltai per un secondo, vidi che era una iena e quella stessa iena mi stava raggiungendo e, se ci fosse riuscita, molto probabilmente sarei diventato il suo pasto.


    « Anf... Anf... »


    Maledii il mandante della missione e il bersaglio che il traditore doveva uccidere. Io pensavo che sarebbe stata una missione tranquilla, senza spargimenti di sangue. Qualcosa come: scortate un anziano fino al suo villaggio. Invece mi sono ritrovato coinvolto in una missione d'omicidio, con due uomini che si fanno la guerra e che arruolano ninja molto più forti e competenti di me ed un traditore che prova a mantenere la situazione sotto controllo. Ed adesso, ci mancava solo questa iena che m'inseguiva. Continuai a correre, impastando più volte del chakra e tentando di rimanere al suo passo, aumentando quindi anche io la velocità. Non avevo scelta. In lontananza, molto in lontananza vedevo la radura da cui ero partito. La iena pareva instancabile, manteneva lo stesso passo, anzi lo aumentava chilometro dopo chilometro, senza provare niente. Sicuramente non era una iena normale; era troppo veloce per esserlo. Mi mancava un ultimo pezzo prima di raggiungere Itai e porre fine a questa vicenda, un ultimo sforzo. Sentivo che le forze stavano cominciando ad abbandonarmi, i muscoli che non reagivano più ai miei comandi. Quando arrivai nella radura ero pronto per combattere contro quell'animale, ma sparì.


    « Eh?!? »


    Malauguratamente non badai a ciò che stava succedendo dinanzi ai miei occhi, ma mi voltai per confermare la veridicità della scomparsa. Non riuscivo a capire perché: forse il compito di quell'evocazione era portarmi di nuovo qui? Ma a questo punto come mai mi ha inseguito, quando già stavo qui? Il suo compito era forse quello di farmi stancare? Non riuscii a rispondere a queste domande per il momento, però capii che quel coso che mi aveva fatto sudare sette camicie era stata un'evocazione. Evocazione... quindi qualcuno l'aveva evocata?! Mi voltai timorosamente verso Itai...


    « Cos..?!? »


    No, non poteva essere vero...

     
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    Scelte
    Sopravvienza o Patriottismo?




    Nella vita, durante le sue innumerevoli e quotidiane prove ci sono dei momenti che rappresentano delle sfide cruciali nel proseguimento dell' esistenza. Attimi importanti, grandi sfide, rischiose. Non sono le scelte di ogni giorno, quelle classiche di chi deve solamente vivere per se stesso. Sono scelte coraggiose che cambiano la vita, che gravano sulla vita poi di qualcun' altro. Così come un genitore decide di cambiare lavoro nella speranza di poter offrire alla sua famiglia una vita migliore, così come un amico si sacrifica per salvarne un altro. Così Ryo si trovò davanti ad una scelta: la vita o il dolore.
    Quando arrivò trovò me per terra, legato con corde che sembravano fatte di oscurità che cercavo, inutilmente di romperle. Quando giunse Ryo mi voltai verso di lui, mentre una goccia di sangue che colava dal punto dov' ero stato colpito colava dalla mia fronte, seguendo il contorno interno dei miei occhi ed il bordo destro del naso fino a scendere sulle mie labbra. Strinsi i pugni e dissi l' unica cosa sensata che potevo in quel momento:
    « SCAPPA RYO! » quell' invisibile avversario era più forte di me, figurarsi se lui avesse avuto qualche possibilità di sopravvivere contro di lui. Eppure in cuor mio speravo che la sua imprudenza si mostrasse tutta in quel momento, in cuor mio speravo che tutta quanta la sua capacità di essere imprudente nelle situazioni più estreme. Per la prima volta da quando lo conoscevo volevo che fosse imprudente. Un bagliore di occhi si palesò nelle tenebre mentre una voce che di umano sembrava aver davvero poco a che vedere parlò, esponendo la sua minaccia.
    « Chi è questo moccioso? » disse quella voce mentre dei lineamenti umani iniziarono ad intravedersi nell' oscurità che miracolosamente andava ritirandosi, quasi quell' uomo riuscisse ad attirarla a se.
    « Lascialo stare! SCAPPA RYO! » urlai nuovamente mentre quell' uomo rideva estraendo un pugnale. Sentii chiaramente la sua mano che stringeva la mia gola e mi rimetteva in piedi, mentre le mie mani rimanevano legare da quell' invisibile filo dietro la mia schiena. Notai un pugnale nella mia mano destra e feci l' unica cosa che mi avrebbe potuto salvare: richiamai il chakra di Kaku per far vedere che troppo vicino a me non ci si poteva stare.

    Ma Ryo? Ryo poteva decidere se intervenire, se fermare un assassinio quasi certo oppure scappare e lasciarmi al mio destino, insomma, fare ciò che gli avevo ordinato di fare. Io da capo di quella missione avevo il compito di proteggere i miei sottoposti e non potevo far scontrare Ryo con quel bestione.
    Ma se invece avesse deciso di essere imprudente? Se avesse deciso di intervenire la prima cosa che avrebbe patito sarebbe stato un fulmineo scatto di quell' uomo che mi avrebbe lasciato perdere velocemente per poi colpire Ryo con un colpo troppo veloce per essere scansato, scaraventandolo dieci metri indietro [Velocità: 600]. Quindi si sarebbe avventato sull' incauto ragazzo e ben presto centinaia di fili neri, come quelli che legavano il mio corpo, fuoriuscirono dalle mani di quell' essere avvolgendo con forza Ryo. Ma non fu tanto la forza della stretta a causare problemi quanto l' intenso dolore che provò. Un dolore che poteva solo combattere con tutta la buona volontà, un dolore che colpiva ogni cellula del corpo, che infiammava i nervi e persino i capelli. E ben presto quei fili si mossero, sballottando Ryo d a destra ed a sinistra, facendogli sfondare la staccionata con il corpo, facendogli colpire con forza la terra. Si fermò dopo pochi secondi, guardando Ryo con divertimento. Io mi dimenavo, cercavo di fermare quella pazzia, ma avevo le mani bloccate. Avevo attivato il demone, ora tutta la forza di Kaku premeva contro quelle corde per liberarmi.
    « Allora moccioso! Rialzati se sei un uomo! » appena Ryo si fosse rialzato la tortura sarebbe ripresa, l' uomo avrebbe ripreso ad usare il suo corpo come una bambola nelle mani di una bambina nervosa e capricciosa, facendogli colpire nuovamente più volte il terreno con violenza, sempre con quel dolore come orrido sottofondo. Sarebbe durata quasi il doppio di prima e nuovamente si sarebbe fermato per vedere se era ancora capace di rialzarsi.
    « RIALZATI! » disse lui, obbligandolo solamente con un urlo a rialzarsi. Io continuavo a premere contro le corde, pregando che Ryo resistesse: l' avevo costretto a venire con me, non poteva morire per questa colpa. Se Ryo si fosse rialzato nuovamente sarebbe stato usato come divertimento dall' uomo, di nuovo sarebbe stato preso e colpito più e più volte fino a quasi perdere i sensi ed a rmpersi le ossa. E questa volta il tempo sarebbe ancora raddoppiato, giungendo quindi a circa un minuto di intense torture. Il potere del demone aveva lasciato il mio corpo ed io lasciai che lo stesso si riprendesse dagli effetti della possessione. Steso a terra, ansimante fissavo la figura di Ryo a terra, sbattuto li come un bambola da quell' uomo.

    « R... resisti... »

    « RIALZATI! »





     
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  3. Aokawa Ryo
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    Resistere!!!


    Dove eravamo rimasti..? Ah sì, ora ricordo: ero riuscito appena a seminare la iena (a dire il vero quella era scomparsa), quando mi girai e vidi Itai a terra, legato da fili oscuri ed invisibile che m'intimava di scappare. Scappare? Non avrei commesso ancora lo stesso sbaglio. Avrei perso la vita pur di non permettere un barbaro omicidio di un mio compagno Kiriano. Feci un passi verso la sua direzione, quando mi bloccai. Un sibilo, una voce proveniente dalle tenebre, mi fece bloccare dal terrore. Il traditore mi urlava di scappare, mentre il suo corpo veniva circondato da un alone dorato.


    image

    Dovevo scappare?

    Dovevo lasciarlo lì a morire?

    Dovevo perdere un altro compagno a causa della mia inettitudine?


    « NO! »


    Ormai avevo deciso: non sarei scappato. Feci un altro passo verso Itai ma un colpo così veloce mi scaraventò lontano. Non lo vidi neppure partire, sentii solo che all'improvviso un dolore lancinante percorse il mio corpo e mi ritrovai a terra. All'improvviso, non riuscivo più a muovermi. Fili neri, simili a quelli che avevano imprigionato il Nara, mi avevano bloccato e quella strana figura era pronta a fare strazio del mio corpo. Premevano contro le mie membra con una forza inaudita e come se non bastasse quello Shinobi comandava il mio corpo. Mi sballottò contro una stagionata, mi scaraventò prima a destra poi a sinistra e continuava a gettarmi contro il terreno, recando un dolore inimmaginabile al mio corpo. Il mio setto nasale era rotto, gli arti superiori quasi andati. Voleva che mi rialzavo.


    « ...tsk. »


    Feci forza sulle gambe e mi rialzai, provando altro dolore. Anche gli arti inferiori erano quasi paralizzati per il dolore. Rimasi in piedi, cercai il suo sguardo, ma il luogo cambiò ancora. Le immagini si fecero confuse, tutto si muoveva vorticosamente e il mio corpo si lamentava per il dolore che subiva. Volevo urlare, ma non avevo la forza neppure per farlo. Avveniva tutto così velocemente che il mio cervello non aveva il tempo per elaborare qualcosa. Completamente sporco di terra e sangue, piegato dal dolore, pensai che stavo facendo la cosa giusta. Preferivo morire che vivere da vigliacco. Dopo circa mezzo minuto, il mio corpo si fermò. Sentivo il nauseante odore del sangue che riempiva le mie narici ed in bocca avevo un aggrumo della medesima sostanza che sputai a terra. Dovevo rialzarmi.


    « E...h...e...h... »


    Non riuscii neppure a ridere tanto che ero distrutto. Subito seguì la tortura. Se prima provavo a porre qualche resistenza, ora ci avevo perso tutte le speranze. Mi lasciavo sballottare a destra ed a manca da quello Shinobi, senza energie e senza possibilità di controbattere. Ero ridotto malissimo, anche se mi fossi salvato non avrei potuto continuare quella missione. Guardiamo il lato positivo: sarei morto senza commettere un omicidio, al contrario di tutte le previsioni. Provai a ridere, ma una forte caduta contro il terreno me lo impedì nuovamente. Il mio sguardo, per una coincidenza, cadde sul traditore. Era stremato anche lui e non era riuscito a liberarsi. Era davvero la fine, questa? Solo un miracolo poteva tirarci fuori da quella situazione ed ero davvero curioso di sapere che sfizio ci trovasse un ninja tanto forte a prendersela con un moccioso. Era meglio se mi uccideva subito. Invece no, voleva divertirsi. Ero diventato il suo giocattolo preferito, ma finché la vita non avrebbe abbandonato il mio corpo mi sarei sempre rialzato. Anche il terzo giro di gioco si concluso e il sussurro debole di Itai venne spezzato dalla voce prorompente dello Shinobi che si stava prendendo gioco di me..


    « Forse... non... hai... capito. »


    Tossii sangue.


    « Finché... resto... in vita...
    sarò... sempre... pronto... a rialzarmi. »


    Con uno sforzo immane, feci leva sulla gamba destra e mi rialzai, pronto per continuare a giocare.

     
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    Fine
    Inizio di una nuova avventura




    Ed alla fine lui decise di essere stupido. E coraggioso, perché senza stupidità il coraggio non aveva ragione d' essere. Sorrisi per un istante e subito mi concentrai per tornare cercare di spezzare nuovamente le corde, ma a quanto pareva sembravano essere davvero molto resistenti. E nel frattempo Ryo veniva sballottato a destra ed a sinistra come una pezza, sentivo le sue ossa battere contro la nuda terra, sentivo il suo cuore battere con foga, pompando sempre più sangue dove vi era bisogno.
    « Resisti Ryo! » dissi in un gemito mentre per la terza volta il ragazzo si rialzava. Quell' uomo stava per dargli il colpo di grazia quando impressi tutta la forza che potevo, fondendo la mia con quella di Kaku, riuscendo a spezzare le corde che mi tenevano legato. Gemetti e feci voltare l' uomo che lasciò perdere Ryo. Io presi la mia spada di tutta risposta e risposi ansimando.
    « Maledetto bastardo, questa la paghi cara! » ero molto arrabbiato, la possessione faceva risplendere la mia pelle ed i miei occhi, conferendomi un' aspetto dalla rabbia unica. Quindi con una risatina lui si avventò contro di me, facendo avanzare i suoi fili prima di lui. Quindi questi caddero interti a terra spezzati da un fendente portato a velocità inenarrabile, troppo alta persino per lui [Velocità (+ Mestria Intermedia, + 4 Tacche): 550->900], quindi lasciai che il demone lasciasse il mio corpo e rinfoderai la spada, fissando quell' ombra che ora probabilmente aveva dipinta in viso un' espressione atterrita.
    « Dimmi perché. » perdere tempo per poter riacquistare l' uso del chakra. Che strategia banale, ma di certo sarebbe potuta essere efficace. Ed infatti far perdere tempo in futili e vanagloriose risatine al nemico per quanto stupido sembrò avversarsi con meticolosa precisione.
    « Perché? Perché dei due Tetsuo e quello che mi ha offerto di più. » parole che mi colpirono, che mi fecero rovesciare il modo di vedere le cose. Perché quell' informazione non rivelata apriva nuovi scenari.
    « Pedine nelle mani di chi ha un potere più grande. Io uccido, rubo, torturo per commissione. Ma non esiste missione che eseguirò mai se il suo ordine è lasciarmi uccidere. » rabbioso allungai la mia mano davanti a me, mentre un chakra normale, di colore azzurro, sembrava muoversi veloce ed effimero attorno a me. Quindi dal mio palmo sembrò sorgere una sfera grigia che sembrava comprimersi. Divenne sempre più piccola sino a raggiungere le dimensioni di una piccola palla, dal diametro di sei centimetri circa.
    « Che vuoi fare ora? » disse lui sarcastico.
    « Fartela pagare. Quel ragazzino non lo dovevi toccare. » dissi solamente prima di tirare indietro il braccio. Lui venne contro di me estraendo una Katana, io mi avventai contro di lui estraendo la mia spada e bloccando la sua, infrangendo subito dopo contro il suo viso la mia tecnica. Sorrisi mentre lui volava lontano per poi morire in un' esplosione troppo letale per la sua testa, esplosione che mosse una discreta quantità d' aria e che sentenziò la fine di quell' assurda battaglia.
    Mi avvicinai a Ryo e me lo caricai sulle spalle, notando le sue numerose ferite. Quella missione finiva li, non c' era altro da fare, a Ryo avrei parlato dopo.

    […]



    Circa ventiquattr' ore dopo Ryo si sarebbe risvegliato in una stanza di ospedale di un vicino villaggio. Io ero vicino alla finestra, con lo sguardo verso l' esterno che nervosamente mi torturavo le dita. Mi avevano fatto arrabbiare, ed anche molto e Ryo, bendato fino al collo, pagava le conseguenze della cupidigia umana.
    Non era giusto, per niente.
    « Sai qual' era la missione Ryo? » dissi quando lui fu sveglio, fissando un punto imprecisato fuori dalla finestra. Se mi fossi voltato lui avrebbe potuto notare il mio sguardo decisamente rabbioso.
    « Farci uccidere. Il mandante sapeva che il suo concorrente aveva ingaggiato un Ninja decisamente più forte di noi ed aveva bisogno della morte di due Ninja in missione per poter richiedere una di rango superiore con l' aiuto dei Jonin, così da poter risparmiare tempo sulla burocrazia e sbrigare subito la questione. » mi voltai quindi, cercando di rilassarmi.
    « Mi dispiace che ne abbia fatto tu le spese, ma in compenso, non sono mai stato tanto felice di aver fallito una missione. » dissi pensando che alla fine ci sarebbe potuta andare peggio. Poi sorrisi appena, ricordandomi di dovergli dire una cosa abbastanza importante, che nella rabbia e nella necessità di dirgli che fine aveva fatto la nostra bella missione mi ero scordato.
    « A proposito, grazie mille per ieri. Se tu non fossi stato così stupido io sarei morto, probabilmente. » gli dissi quindi. Ci sarebbe voluto un po' di tempo prima che si potesse ristabilire ed io, che dovevo rimanere una settimana da solo, non l' avrei lasciato solo in quell' ospedale di provincia.





    OT


    L' utente Aokawa Ryo ottiene l' energia Verde

    Adesso fai post conclusivo di questo addestramento, per il Chakra I proseguiremo sempre qui, ovviamente.
    Il tuo PG non potrà alzarsi dal letto per tre giorni, nel prossimo post descrivene, anche brevemente, almeno due. Puoi interagire liberamente con Itai, ovviamente.


     
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  5. Aokawa Ryo
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    Vittoria!!!


    Ero morto?
    Quando aprii gli occhi credetti di essere in paradiso. Un onda di luce m'investì e richiusi beatamente gli occhi. Provavo una strana sensazione, la mia mente incitava il pensiero che mi catalogava come un morto, mentre il mio corpo, costretto a subire lancinanti dolori, mi costringeva a credere alla palpabile idea che fossi ancora in vita.
    Aprii nuovamente gli occhi. La vista di Itai mi rassicurò: ero ancora vivo.

    « ... »

    Trassi un flebile sospiro di sollievo, più di questo non riuscivo a fare al momento. Il Nara cominciò a parlare ed io non ebbi la forza di controbattere; non riuscivo manco ad assumere un volto stupito per ciò che stavo sentendo. Il nostro ruolo era quello di essere carne da macello e mancava poco affinché soddisfacessi i requisiti della missione. Rimasi in silenzio, concentrando tutte le mie energie per mantenere gli occhi aperti. Capivo a stento ciò che dicesse, però il concetto mi era chiaro. Se fossi stato in condizioni fisiche perfette, ora le mie urla di rabbia avrebbero distrutto l'intero paesino. Ma non ce la facevo ad essere arrabbiato, la felicità di essere ancora vivo metteva in ombra qualsiasi altra cosa.
    Arrivò persino a ringraziarmi.

    « Eheh... *coff coff*... sono felice che qualcuno apprezzi la mia stupidità. »

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    Richiusi gli occhi, soddisfatto di me stesso.

     
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    Ritorno di fiamma
    Incontro da due vecchi amici




    Gli sorrisi, senza rispondere. Tornai a guardare fuori dalla finestra, notando il cielo terso, azzurrissimo e lucente. Già, ero proprio felice della sua stupidità.

    […]



    La notte trascorse per tutti apparentemente tranquilla. Eppure mi sentivo inquieto, agitato. Avvertivo una presenza che mi fissava, che mi tormentava il sonno. Mi rigirai nel letto, che era nella stessa stanza di Ryo, ma alla fine non riuscii a prendere sonno.

    Era una sensazione conosciuta, che rievocava spiacevoli ricordi. Ed io, più che cercare di ricordare con perfezione dove l’ avessi già provata non riuscii a fare. Inoltre non solo io ero agitato, ma anche il mio simpatico coinquilino era guardino, quasi spaventato da quella sensazione così sconosciuta eppure al contempo così terribilmente famigliare.

    La reazione a così tanto stress in un lasso così breve di tempo giunse puntuale dall’ essere che condivideva con me il corpo ed un pezzo consistente di anima, legato a doppio filo al mio destino. La voce di Kaku mi rimbombò nella testa, profonda come al solito, senza nascondere mai la nota di maligna che donava lui quel suo tono caratteristico che io, come il migliore degli uomini avrei potuto riconoscere tra migliaia di suoni come se fosse quello della mia donna o del mio peggior nemico.

    « C’è qualcosa che non va. »



    Non era una domanda, in quella stanza c’era qualcosa che non quadrava veramente. Alzai il busto dal materasso e mi guardai attorno, solo la flebile luce azzurra della luna penetrava dalla finestra, disegnando la forma della finestra contro il pavimento chiaro dell’ ospedale. Misi i piedi per terra e chiusi gli occhi, cercando di concentrarmi.

    « C’è un altro qui dentro, lo sento! »
    « Altro che? »
    « Biju! »



    Spalancai gli occhi, credendo per i primi istanti che qualcuno mi avesse costretto a rivedere le immagini di una scena già vista meno di un anno fa. Un chakra tenue, azzurro, si spargeva per la stanza. Non era il solito e normale chakra, aveva una vita propria e più che il fluido tumultuoso che era di solito pareva quasi un gas troppo pesante per spargersi velocemente, scendendo verso il basso e risalendo con dei teneri sbuffi.

    Il suo colore era ben diverso dall’azzurro chiaro che caratterizzava il normale chakra umano, era più scuro, blu notte, lo stesso colore del mare più profondo. La luce che emanava era debole, ma continua ed aveva illuminato tutta la stanza. Giocosamente, anche se tutto ciò era ben lontano dall’esserlo, quello strano fluido girò attorno al mio corpo, risalendo verso il soffitto. Dinanzi a me si materializzò la figura mostruosa di un compagno di vecchia data dell’ essere che condivideva con me lo stesso involucro di carne. I miei occhi divennero felini e dal mio corpo sgorgò a gran velocità l’ infinito chakra di Kaku, che sospinse via con potenza quel chakra azzurrognolo. Un urlo mi rimbombò in testa e non fui tanto sicuro che non mia sia sfuggito con lo stesso fragore dalle labbra.

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    « ISONADE! »


    La risata gutturale del Biju si sparse per la stanza e lui decise che il momento dello scontro era arrivato. Io lo capii, ma che potevo fare per impedirglielo? Nulla, lo sapeva già. Così fu per Ishimaru, così quella notte sarà per Ryo.

    Il Chakra azzurro si introdusse nel corpo del ragazzo, curando le sue ferite, invadendo la sua mente ed il suo sistema circolatorio. Prese a scorrere veloce mentre cercava di farsi spazio nel suo Tantien. Sapevo già cosa sarebbe successo a Ryo: la rabbia sarebbe scoppiata fragorosa, il suo fisico sarebbe migliorato notevolmente e con la furia degna degli animali più feroci avrebbe tentato di uccidermi.

    Rimasi in silenzio, immobile, aspettando che la sua furia si risvegliasse: dovevo cercare di calmarlo, dovevo cercare di dargli la possibilità di dominare quel demone.

    Altrimenti sarebbe morto.





    OT


    Primo post per il Demone.

    Descrivi l' invasione e la tua furia, con il tuo attacco a me (Breve, limitati a pochi Slot Azione).
    A te :zxc:


     
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  7. Aokawa Ryo
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    Una Svolta Inaspettata




    Un alone di mistero avvolgeva quella notte.
    Non sapevo cosa mi stava accadendo: camminavo come un automa verso una meta a me sconosciuta. Il mio corpo sembrava una marionetta nelle mani di un burattinaio che non amava mostrarsi in pubblico. Il luogo circostante era assai bislacco: pareva una di quelle città malfamate in cui gli unici padroni sono la povertà, la fame e la sporcizia. Soprattutto la sporcizia, in quel caso. Durante il mio cammino non avevo incontrato anima viva. Sembravano tutti scomparsi, ma non mi crucciai tanto di questo particolare che per molti era risolutivo. Era come se la mancanza di persone era del tutto normale: in quel santuario dissacrato era prevista la mia sola presenza.



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    « Dove sto andando? »



    Mi domandai, senza troppa convinzione.
    E come se la mia mente era all’oscuro di ciò che stavo facendo, ma il mio cuore lo sapeva. E lo sapeva fin troppo bene e ciò mi recava fastidio. Il non riuscir a muovere il mio corpo come desideravo era una sensazione orribile, che non auguro a nessuno. Arrivai sino alla baia del piccolo villaggio: vi era una piccola e malridotta zattera di legno. La fissai attonito, mentre il mio corpo si apprestava a salirci. Presi due remi e cominciai a remare verso settentrione. Il mare sembrava sempre più una palude inquinata dal lerciume del villaggio, ma dopo qualche minuto, sempre che quelli fossero minuti reali, il mare parve rischiarirsi e colorarsi del colore della notte, con sfumature azzurre e celesti. La luna piena in cielo si rifletteva nell’acqua e la sua luce era l’unica cosa che mi permettesse di non perdermi nel bel mezzo del nulla.

    Poi accadde l’incredibile, l’impensabile.
    Un cancello martoriato dal tempo comparve dinanzi a me. Aveva un colore grigiastro, con sfumature verdi dettate da qualche alga rampicante. Il suo interno era celato dal buio.



    - Dove mi trovo?? –

    image



    Questa domanda era convinta, davvero enigmatica. Sapevo dove dovevo andare ma non sapevo chi sarebbe stato l’interlocutore. Un appuntamento al buio. Un brivido di freddo mi scosse dalle interiore, mentre s’incominciava a delineare il profilo di un mostro rinchiuso nel cancello. Cancello che tra l’altro non aveva un lucchetto che lo chiudesse, ma un semplice foglio di carta recante un sigillo. I denti acuminati del mostro formarono un ghigno sinistro, malvagio. Attendevo che parlasse, ma esso rimase in silenzio. Quell’attesa era snervante.



    « Chi sei? Dove cavolo mi trovo?!?! »



    La sua risposta mi lasciò sbigottito.
    Una spettrale risata talmente forte che incupì il tempo e fece scatenare una tempesta. Rimasi in silenzio, pretendevo una risposta che mi spiegasse perché mi trovassi lì e chi fosse quel mostro. Riuscii a scorgere una pinna azzurra nel buio e pareva che dalla sua bocca uscisse del sangue. Il suo aspetto da predatore mi incuriosiva e spaventava allo stesso tempo.


    Ryo!



    Il suo urlo mi scaraventò giù dalla zattera, bevvi un po’ d’acqua salmastra e quando risalii vidi crearsi dall’azzurro cancello un’onda blu notte; ma non era acqua, pareva chakra.
    M’investì completamente e del resto non ebbi più coscienza.



    […]



    Era un semplice sogno. Profetico ma sogno.
    Anche perché l’onda di chakra blu che m’investii coincise perfettamente con la possessione del demone, nella realtà e non nel mio mondo fittizio, del mio corpo. Non ricordo poi molto di ciò che successe, anzi, non ricordo proprio nulla di ciò che successe. Però le cose sono dovute andare più o meno così:
    Il mio corpo fu sanato dalle ferite profonde che mi avevano costretto a rimanere al letto. Mi alzai, provavo rabbia, ero arrabbiato con il mondo. Non mi sentivo me stesso, mi sentivo solamente una bestia. Mi alzai dal letto con un balzo, mentre un misterioso, almeno per me, alone blu avvolgeva la mia sagoma. Desideravo sangue, morte e distruzione. Mi ero trasformato nella mia antitesi.

    Il mio sguardo catturò la prima preda. Aveva un aspetto familiare, ma in quel momento non conoscevo nessuno. Ora come ora non c’erano legami fra noi, ora era solamente un ammasso di carne. Era solamente una preda: la mia preda.



    « WaAoOrRrGhH »



    Un urlo disumano, che non mi apparteneva.
    Non ero altro che un eco all’interno del mio corpo confuso di ciò che stava succedendo. Non riuscivo a predominare su me stesso, ero incatenato al mio cancello.

    image
    Scattai impastando Bassox1, aumentando notevolmente la mia velocità, spingendola al massimo cui potevo sperare di raggiungere. Volevo fermarmi, desideravo fermarmi nel mio interno, ma era come se fossi in uno stato di coma, mentre un demone sconosciuto faceva strazio del mio corpo. Perché proprio a me? Dovevo salvare Ryu, non potevo morire quella notte; ma per quanto mi sforzavo, per quanto desideravo ardentemente di fermarmi, non riuscivo a farlo. Era come se non avesse coscienza del mio corpo.
    Sferrai un primo colpo contro la mia preda. Un montante dal basso verso l’alto che mirava al suo mento. La forza già incrementata dalla furia del demone, fu potenziata ulteriormente da Bassox1.
    Non prediligevo il corpo a corpo. Preferivo essere più tattico e non abbandonarmi alla forza bruta, L’intelligenza batte molte volte la forza, basta pensare allo scontro fra Davide e Golia; io ero sempre stato Davide, ma quella notte fui costretto ad interpretare Golia.

    Il secondo colpo partì non appena il primo fu portato a conclusione: cercando di prenderlo in contro tempo per un eventuale schivata, un gancio portato con il pugno destro mirava a colpirlo sul volto, per stordirlo e ferirlo abbastanza data la vulnerabilità della testa.

    Avevo un unico obbiettivo: uccidere.

    Desideravo sentire l’odore inebriante del sangue.
    Desideravo il suo sangue, poi quello dei medici, degli infermieri, dei pazienti. La mia bramosia non accennava a fermarmi e preferivo di gran lunga morire anziché vivere in quel modo. Non volevo che il mio corpo divenisse un mezzo per causare morte, tuttavia non riuscivo a fare niente per fermarlo. La mia identità rimase sepolta nel mio corpo, aspettando che il supplizio finisse.

    Nel frattempo..
    La mia furia accresceva di secondo in secondo. Ogni volta che finiva un attacco ne partiva un altro e anche dopo il gancio partì un terzo colpo. Un calcio, anche se pareva più una scalciata, diretto allo stomaco del Traditore. Impastai anche qui una quantità di chakra pari a Bassox1.
    Il traditore… ora solamente lui poteva fermarmi.



    - Ti prego… uccidimi. –



    Se fossi stato in me, glielo avrei detto direttamente. Ma non ci riuscivo. Solo l’ultimo briciolo di umanità che mi rimaneva riusciva a supplicarlo in silenzio dal profondo del mio cuore.
    Doveva farlo. Se teneva davvero a me, doveva farlo.

    Era la mia unica speranza.

     
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    La scelta
    Vivere o morire?




    La furia del demone incanalata in un corpo umano non si fece attendere. Vidi, come mi aspettavo, la velocità di Ryo aumentare mostruosamente, ma per fortuna, non abbastanza da danneggiarmi. Lo scarso controllo che il demone aveva sul ragazzo gli impediva di essere realmente pericoloso. Per questo riuscii, con un po’ di fortuna, ad anticipare il suo colpo. Deviai con un colpo di mano il suo pugno e con una mano lo afferrai per gli abiti. Lui iniziò a scalciare ma io, usando una discreta quantità di chakra, lo trattenni vicino a me, stringendolo tra le mie braccia in un abbraccio che aveva la valenza di una morsa meccanica.

    Quindi richiamai a me il chakra di Kaku scorresse nelle mie vene. Spinsi lontano Ryo, utilizzai una tecnica che fece sbucare quattro arti di terra dal pavimento, rovinandolo – ma non era questo l’ importante -. Gli arti lo bloccarono ed io, ansimante, mi avvicinai alla bestia. Senza che lui potesse muovere alcunché gli strappai la maglia di dosso, notando il sigillo poco chiaro che si vedeva. Allungai la mano, richiamai nella stessa il chakra di Kaku, che la colorò di oro. Quindi la spinsi contro il sigillo che andava formandosi.

    « Isonade sono io Kaku!
    Sta fermo! »


    Quindi la furia del Biju si sarebbe placata. Ryo avrebbe ripreso conoscenza probabilmente senza ricordare com’era finito in quel posto. Avrebbe trovato me, stravolto, davanti a lui, ancora bloccato dalla tecnica. La sciolsi subito dopo e lo guardai con apprensione: sapevo che ormai la sua vita non sarebbe stata più la stessa.

    « Ascolta Ryo, è successo qualcosa di terribile.
    Un demone, uno dei nove Biju, quello con tre code, ha appena deciso di impossessarsi del tuo corpo. »



    Pochi fronzoli, la situazione non ne permetteva dopotutto. Quella era la verità, un demone millenario ora albergava dentro di lui, con tutta l’ intenzione di controllare il suo corpo.

    « Lui è qui per me. Io sono un Jinchuuriki, una delle Forze Portanti di Kiri.
    Dentro di me risiede il Nanabi, il demone con sette code. Ascolta e non innervosirti.
    La situazione è grave, molto grave.
    Finché lui è dentro di te e tu non lo controllerai, sarai un pericolo per te stesso e per chiunque sia intorno a te.
    Se tu avrai la forza di controllarlo, allora sarà il tuo potere.
    Se lui si scatena, tu sei nella merda. Lui, usando il tuo corpo, cercherà di uccidere me, come ha appena tentato di fare.
    E vedendo che non ci riuscirà ti abbandonerà, probabilmente sventrandoti. »



    Ricordavo ancora cos’era successo a Kamuro, il precedente Jinchuuriki di Kaku.

    « Ryo, ora è la tua occasione di vivere. E per vivere dovrai diventare un Jinchuuriki, uno dei Ninja più temuti, rispettati ed importanti di Kiri.
    So che ti alletta. »



    Sorrisi appena, avevo fatto leva sul patriottismo di Ryo. La sua vita, così come fu per me, sarebbe cambiata per sempre, avrebbe avuto una voce pressante che gli avrebbe sempre parlato. Ma sarebbe potuto vivere, sempre se fosse riuscito a domare il Biju.

    Se avesse detto si allora avrei frugato nella mia borsa, prendendo lo stesso libro dal quale mi ero informato io e che mi portavo sempre dietro. I Biju erano vendicativi e molto su di loro lo si imparava dalla loro leggenda. Diedi il libro a Ryo e mi sedetti sul mio letto, passando la mia testa fra le mani.

    « Avanti leggi della leggenda dei Biju.
    Quando l’ avrai fatto, dimmi se vorrai ospitare dentro di te Isonade. »



    Se invece non avesse acconsentito alla richiesta, allora con aria grave, avrei fatto la cosa migliore. Presa la spada, una buona dose di coraggio e richiamando a me il potere di Kaku – io, da solo, non avrei mai potuto farlo -. Sarebbe stato un colpo secco, un fendente alla sua gola, per porre fine alla sua vita nel modo più veloce e meno doloroso possibile. [Velocità (+Medio Basso + Maestria Intermedia): 550->800]
    Non sarebbe potuto vivere con un Isonade allo stato selvaggio dentro di se. Troppa gente ne sarebbe andata di mezzo.








    OT


    Secondo post per il Demone.

    Post teorica, segli se vivere o morire per mano di Itai :zxc: Se scegli di vivere, come presumo farai, descrivi la leggenda dei demoni come se fosse una pagina di libro :zxc:



     
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  9. Aokawa Ryo
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    Jinchuuriki!
    Mi Starà Prendendo Per Culo?




    Appena aprii gli occhi e vidi dinanzi a me il volto del traditore, sentii come se mi si fossi tolto un peso dallo stomaco. Non sapevo perché mi trovavo lì, né perché quel dannato mi aveva bloccato con la sua tecnica. Provai a divincolarmi, ma ci riuscii solamente dopo che lui sciolse il suo Ninjutsu. Lo fissai e mi sforzai di sorridere, ma il mio fu un sorriso sforzato, mesto, che non rispecchiava il mio essere.
    Sentivo che in me ci fosse qualcosa che non andasse, ma non riuscivo a spiegarmi cosa. Cercai di guardare il mio corpo: stranamente non sentivo più dolore, sembravo guarito benché il giorno precedente ero in procinto di morire per le pesanti ferite. Che qualcuno avesse usato il chakra medico per curarmi? Non ebbi momento di rispondere che come un fulmine a ciel sereno Itai fece un'affermazione che sul momento mi lasciò interdetto.
    Lo fissai, incredulo..



    « Ahahaha.. bella questa!
    Ore senti ques'altra, non sarà divertente come la tua, però è allo stesso modo bizzarra.
    Cosa ci fa un chicco bianco sull'ascensore??
    ...
    ...
    Sale!
    Ahaha!! »



    Rimasi a guardarlo, mentre mi sforzavo di ridere. Però lui non rideva, rimaneva in silenzio con un volto serio. Continuai a guardarlo, sperando davvero che scoppiasse a ridere da un momento all'altro. Dentro di me ero conscio che quelle parole coincidessero con la realtà, ma non volevo ammetterlo. Non potevo ospitare un demone! Io e un demone in uno stesso corpo?!
    No, non volevo. Come avrei fatto a salvare Ryu dal baratro di morte e ombre in cui era caduto se io stesso ospitavo una delle creature più malvagie che siano nate su questo mondo?



    image

    - No.. mi rifiuto di crederci! –



    Stavo cercando una soluzione logica e razionale per spiegare perché quel demone avesse scelto proprio me. Ma non ce n'erano di spiegazioni plausibili, perciò tentavo semplicemente di ignorare la realtà. Ma quanto sarei durato in questo modo? Sarei morto e tutti i miei sogni si sarebbero rotti come vetri infranti. Il mio corpo sarebbe stato dilaniato dall'interno e chissà in cosa mi sarei trasformato sotto il controllo totale del demone.



    « Sigh.. sigh.. »



    Con lo sguardo chino sul terreno cominciai a singhiozzare, mentre lentamente scendevano delle lacrime lungo il volto per poi posarsi delicatamente sulla maglia. Cosa dovevo fare? Dovevo continuare a lottare? Mi ero rotto di lottare contro ogni tipo di avversità, ero come una calamita che attirava guai. Per quanto mi impegnassi a divenire un ninja forte, dinanzi alla mia strada trovavo sempre ostacoli più difficili da oltrepassare. Non trovavo la forza in me per andare avanti, finché non ascoltai le successive parole di Itai. Il demone si era impossessato di me per poter uccidere il traditore; però, in tutto questo, c'era una nota positiva..



    « Anche tu.. sigh.. sei un Jinchuuriki.. sigh..? »



    Tutto sommato, svolgeva una vita piuttosto normale ed era temuto, ma allo stesso rispettato, dal villaggio. Aveva trovato il modo per farsi rispettare per ciò che era e quindi se lo desideravo davvero potevo riuscirci anch'io.. e chissà, forse con l'aiuto del nara sarebbe stato anche più facile tener a bada il mio nuovo inquilino. Mi strofinai gli occhi con la manica, mossi velocemente la testa e la rialzai. Non potevo arrendermi: avevo ancora tante cose da fare. In primis, dovevo salvar Ryu e poi dovevo ancora diventare Mizukage! Alzai lo sguardo e tentai di incrociare quello del Sensei, come se intendessi vedergli l'interno. Alla fine, eravamo due teste calde, forse più io che lui, ed entrambi ospitavamo un demone. Eheh, tutto sommato avevamo molte cose in comune.
    Estrasse dalla sacca un rotolo e me lo consegnò: lì dentro c'era racchiusa la Leggenda dei Demoni. Era ora che cominciassi a familiarizzare con il mio alter ego.



    « D'accordo, fammi leggere questo rotolo..»



    Presi un grosso sospiro e cominciai a leggere il rotolo che mi avrebbe cambiato la vita!



    ― Secondo la leggenda, gli elementi naturali hanno da sempre avuto un'origine divina.

    Il testo del Nihonshoki narra, riguardo alla genesi, che Izanagi e Izanami furono i creatori di tutti i kami (divinità) della terra. A tali divinità ritennero opportuno attribuire un "Signore di tutti i Signori", un "Dio di tutti gli Dei". Fu così che generarono Hi no kami ("Kami del sole"), a cui affidarono il compito di governare su tutti gli affari celesti. Hi no Kami è anche conosciuta con il nome di Amaterasu.
    Ella concepì e partorì dal Dio della Luna Tsukuyomi, otto figli, conosciuti anche come gli "Otto Immortali". Essi, che secondo la religione taoista simboleggiano la felicità, trasferirono la loro energia ad alcuni strumenti chiamati "Attrezzi del Potere" all'interno dei quali furono sigillati gli Dei elementali della natura. Nacquero così i Bijuu, ossia Kami terrestri rappresentanti la potenza degli dei sotto forma animale, incarnando i 5 elementi della natura. I Sacrari all'interno dei quali, in origine, furono contenuti gli dei vennero distribuiti in tutto il territorio del Giappone. Nonostante il potente sigillo posto, l'energia di questi continuò a fuoriuscire costantemente. ―


    Quindi così era nato il demone di Itai.. ed anche il mio.
    Sollevai lo sguardo in cielo, come a cercare una risposta dall'alto, poi mi riconcentrai sul libro. Il cuore batteva fortissimo, ogni volta che leggevo un rigo tiravo un sospiro di sollievo perché il nome del mio Demone non era ancora stato nominato. Sapevo soltanto che era quello che possedeva tre code.



    ― Esistono Nove Bijuu leggendari, ognuno con una caratteristica ben distinta.

    Shukaku, l'Ichibi (Demone ad una coda), è il Bijuu cui leggenda vuole che in passato fosse un prete vissuto nel deserto Nara. Si narra che la combinazione del potere oscuro di Yamata no Orochi e di un violentissimo assalto di Vento e Sabbia, abbiano permesso la sua trasformazione nel Tanuki
    Leggendo all'appendice, trovai la definizione di Tanuki:

    Il Tanuki ha enorme corpo di color giallo. Tanuki è un mito giapponese: è reputato aggressivo, da prendere con le buone, un mago del travestimento ma piuttosto credulone e distratto. Tanuki è dipinto anche tipicamente con una grande pancia. Una storia popolare nota come il "Chagama di Bunbuku" è su un tanuki che imbrogliò un monaco trasformando in un bollitore per il tè. Si dice che Tanuki inganni commercianti con foglie, che trasforma in finti soldi. Statue di tanuki possono essere trovate fuori dai templi giapponesi e ristoranti, specialmente negozi di tagliatella. Queste statue portano un grande, cappello a forma di cono e spesso portano una bottiglia di sakè.

    (Cane procione). Il corpo di Shukaku è impregnato da numerosi tatuaggi che attestano la sua Divinità del Vento. L'Ichibi ottenne la sua prima sconfitta con Oraga Nakashimu, un Monaco di Nara che, attraverso uno degli "Attrezzi del Potere", un bollitore per il thè, riuscii, avvalendosi della sua arte magica, a sigillare il sacrario del Vento, l'Ichibi no Shukaku, controllore del Vento e manipolatore delle Sabbie.
    Sconfisse Sokuo (Demone a 4 code), fu vinto da Raijuu(6 Code), Nekomata(2 Code), Isonade(3 code) e fu messo in Fuga da Yamata no Orochi (8 code).

    Nekomata, il Nibi (Demone a due code), Bijuu dalla forma felina di un gatto.
    Possessore del potere della Morte, il gatto nero Nekomata è tradizionalmente dipinto come un angelo oscuro alato, il costume, tuttavia, lo vuole animale domestico del Dio della Morte.
    Egli si nutre degli spiriti dei defunti e, avvalendosi di un terzo occhio posto sulla fronte, ha facoltà di evocarli affinché combattano al suo posto.
    La tradizione descrive Nekomata in tre modi distinti. Colui che assume aspetto umano per divorare le sue vittime. Colui che si trasforma in una giovane ragazza dai propositi positivi e che tenta di avvicinarsi alla società. Colui che muta il suo aspetto divenendo una vecchia esternatrice, pubblicamente, di mal costumi.
    Il potere più noto del Nibi è quello di manipolare i morti dopo aver animato i loro corpi.
    Sconfisse Kaku (7 Code) e Isonade (3 Code), fu sconfitto da Kyubi (9 Code) ―


    Il mio cuore ebbe un sussulto. Si chiamava Isonade ed era stato in grado ad uccidere Shukaku, il demone monocoda, mentre fu sconfitto da Nekemota. Questo docile gattino aveva sconfitto, oltre al 'mio' demone, anche quello di Max. Era lui, quindi, il suo vero obbiettivo? Si era impossessato di me per riprendersi la sua vendetta millenaria?
    Saltai il paragrafo che riguardava Isonade. Non avevo ancora il coraggio di leggerlo. Avevo paura di scoprire cosa fosse, malgrado lo avessi già incontrato una volta e la sua forma mi era nota a sommi capi. Ma non ricordavo, o forse non volevo semplicemente ricordare.



    Sokou, Yonbi (Demone a quattro code), rappresenta la mutazione genetica della sua forma originaria, ossia quella di un rettile. Egli dopo esser entrato in contatto con la tossicità e le ceneri del Vulcano Fujiyama, si trasformò in un mostro mezzo gallo e mezzo serpente.
    Il Gallo e il Serpente sono tra loro coniugi divini, conviventi nel corpo di Sokou. La sua caratteristica è il controllo dei veleni e l'espulsione di essi verso ogni cosa lo circondi. Fu un maestro delle Arti Demoniache a riuscire a sigillarlo, grazie all' "Attrezzo del Potere", Gabbia di Luna. Il suo nome era Yamazaki Ishiro.
    Non ha mai vinto, fu sconfitto Shukaku (1 Coda), Kaku (7 Code), Houkou (5 Code) e fu messo in Fuga da Raijuu (6 Code).

    Houkou è un Bijuu che assomiglia ad un cane con cinque code. Ogni coda di questa creatura rappresenta un potere degli elementi della natura: Vento, Acqua, Terra, Lampo e Fuoco. Chiaramente quando vengono utilizzate insieme tutte e cinque le code provocano danni catastrofici. Houkou distruggerà volentieri la natura per ottenere il potere che lui desidera da questi elementi. Si ferì gravemente una sola volta, quando lui e Nekomata sfidarono Kyuubi. Dopo avere ricevuto una grave ferita, Houkou fuggì in una delle isole del Giappone, e si nascose in un luogo vicino al Vulcano di Kyushu - un albero gigante - ad aspettare che la ferita guarisse. La posizione esatta dell'albero non è conosciuta da nessuno. E' abbastanza forte, e rappresenta il Dio dell’Illusione. Houkou vive in un enorme albero molto antico.
    Sconfisse Sokou(4 Code), Nekomata (2 Code), Raijuu (6 Code) e fu Sconfitto da Kyubi (9 Code).

    Il Rokubi (Demone a sei code), è un demone il cui aspetto è quello di una donnola. Egli è conosciuto col nome di Raijuu dotato di quattro zampe dagli artigli minacciosi. Raijuu non nasce come Bestia, bensì come Divinità del Tuono che, a causa del potere di Yamata no Orochi, ha dovuto subire la trasformazione che lo portò in ciò che attualmente è. La leggenda narra dell'eliminazione di Raijuu da parte di un ninja, Sarutobi, capace, attraverso la tecnica "Raikiri", di tagliare in due il fulmine scagliatogli contro dal Rokubi, portando il ninja alla vittoria e il demone a subire una grave ferita. La sconfitta lo portò ad essere sigillato da Sarutobi, nel Sacrario del Tuono, con l’utilizzo dell’ "Attrezzo del Potere": Prigione di Tuono ignota.
    Sconfisse Shukaku (1 Coda), Sokou (4 Code) e fu Sconfitto da Houkou (5 Code), Yamata no Orochi (8 Code), Kyuubi (9 Code).―


    Posai il libro sul letto e mi alzai. Andai vicino al comò per prendere un bicchiere d'acqua. Avevo la gola secca e il cuore a mille. Ero arrivato al sei code e mentre leggevo, Itai era in un religioso silenzio. Probabilmente si rivedeva nei miei panni.. chissà lui come aveva reagito a questa notizia. Io ancora non riuscivo a crederci. Rimasi a fissare il libro dalla distanza, non volevo più leggerlo.. avevo paura di scoprire altre cose riguardanti i Bijuu. Però era mio compito farlo se volevo ancora vivere.
    Dovevo continuare.



    Kaku, o Mujina, è il Shichibi (Demone a sette code). Sebbene sia il più piccolo, in dimensione, tra i Bijuu leggendari, Kaku è considerato tra il più astuto e clandestino. Possiede varie abilità in cui si ritiene sia maestro, l' Henge (Trasformazione), e attacchi di elemento terra. Oltre a tali capacità, Kaku ha una innata capacità di manipolazione della creta che gli permette di trasformarsi in qualsiasi creatura. Fu sigillato, a seguito dell'incendio al buco in cui risiedeva la sua creta, dal guerriero Ikkyo Soujin. Kaku fu sconfitto in quanto senza creta non ebbe modo di sfruttare le sue abilità.
    Sconfisse Yokuo (4 Code), fu sconfitto da Nekomata (2 Code), Isonade (3 Code) Yamata no Orochi (8 Code).

    Yamata no Orochi, o Hachimata, l'Hachibi (Demone a otto code), è annoverato, assieme a Kyuubi no Youko e Gobi no Houkou, tra i tre Bijuu più potenti.
    L'aspetto di Hachimata è quello di un serpente dotato di otto teste e otto code. I suoi occhi sono color rubino e a lui è attribuito il potere del mondo dei demoni.
    Ogni testa rappresenta un determinato simbolo demoniaco, Anima, Fantasma, Malvagio, Demone, Mostruoso, Uccidere, Aldilà e Morte.
    In origine la sua potenza era irrisoria. Nonostante questo cercò di attaccare i membri del clan Kusanagi, autori, in seguito, del mutamento del suo destino. Fu infatti la spada, Kusanagi no Tsurugi, che usarono contro di lui a fornirgli la potenza di cui attualmente si suppone disponga. Yamata, difatti, rubò la spada stessa, assorbendo l'intero potere, raggiungendo così una forza seconda solo al Kyuubi.
    La leggenda lo dipinge come l'unico in grado di competere con Kyuubi (in qualità), ma a causa del limite del suo chakra, Yamata no Orochi risultò parecchio inferiore al suo rivale durante la guerra dei Bijuu.
    Sconfisse Shukaku (1 Coda), Isonade (3 Code), Kaku (7 Code), Raijuu (6 Code) e fu sconfitto solamente dal Kyuubi (9 Code)

    Kyuubi no Youko, il demone a nove code, è considerato il Bijuu più potente in assoluto. Gode di una infinita quantità di chakra, il che gli ha permesso la qualifica di "Re dei Bijuu". Nella mitologia, le sue code hanno la capacità di generare cicloni, e dalla sua pelliccia ha la possibilità di scagliare numerose palle di fuoco che rendono possibile la distruzione istantanea di interi villaggi. L'elemento che lo caratterizza è il fuoco, la sua abilità particolare è il godimento di una quantità infinita di chakra che gli attribuisce una resistenza inesauribile.
    Nella storia è conosciuto quando, anni or sono attaccò il Villaggio di Konoha, fu Yondaime Hokage, in un'azione eroica leggendaria, a sconfiggerlo e a sigillarlo nel corpo di Uzumaki Naruto.
    Ha sconfitto Nekomata (2 Code), Houkou (5 Code), Raijuu (6 Code) e Yamata no Orochi (8 Code), non è mai stato sconfitto. ―


    Il quadro della situazione ormai mi era chiaro.
    Mancava solamente Isonade, ma sapevo chi erano i suoi alleati ed i suoi nemici. Allo stesso tempo avevo paura di leggere il tratto di libro che lo riguardava. Guardai Itai, che con un cenno mi spinse a leggere.
    Tremavo per l'agitazione e sudavo freddo. Tutto cominciò con la parola Isonade.



    image

    Isonade, Il Sanbi (Demone a tre code), secondo la mitologia, viaggia in perenne compagnia del pesce Samehada. Esso, legato al suo stomaco gli consentiva di usufruire di un'enorme quantità di chakra, prodotto grazie all'assimilazione del pesce, di ciò con cui Isonade si alimentava.
    Il controllore delle correnti d'acqua fu sigillato grazie alla cattura e alla reclusione di Samehada, da parte di un pescatore, Takuma Muramasa, all'interno di un "Attrezzo del potere", la Pentola del pesce squalo. Isonade ha l'aspetto di uno squalo dotato di 3 code e 3 pinne. Possiede un corno appuntito sulla fronte, un corpo di colore blu scuro, e, come tutti gli squali, è attirato dal sangue.
    Sconfisse Kaku (7 Code) e Shukaku (1 Coda), fu sconfitto da Nekemota (2 Code) e fu messo in fuga da Yamata no Orochi (8 Code). ―


    Un sospirò affranto decretò la fine delle mia lettura.
    Il mio sguardo deciso si poggiò su Itai: era il momento della grande scelta.



    « Sono pronto!
    Insegnami a controllare Isonade. Non gli permetterò di far del male usando il mio corpo!»



    Una decisione sofferta, ma ero pronto.
    Ero pronto a governare il suo potere.

     
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    P o s t - 1 3



    Viaggio dentro se stessi
    Ricerca del Biju




    Ospitare un demone era qualcosa di strano. Molte volte la filosofia estremamente malvagia del demone cozzava violentemente contro quella che era una natura umana più morbida e flessibile. Ma i demoni senza gli uomini non erano nulla, i Biju necessitano di un corpo umano per dare il meglio dei loro poteri. Quella strana simbiosi aveva qualcosa di ironico, ma quell’ironia era bella perché rimaneva tale. Difficilmente i Jinchuuriki si facevano corrompere l’ anima dai loro Biju. Per questo, Jinchuuriki e Biju, si odiavano anche se erano costretti ad una forzata condivisione del corpo.

    Speravo lo capisse, speravo che capisse che ciò che gli stava per succedere non era così malvagio. Quando lui tornò da me, con il libro in mano, aveva detto di sentirsi pronto, di sapere cosa gli aspettava. Io annuii e gli indicai il letto, era necessario che mentre lui esplorava la sua stessa mente in cerca del collegamento con Isonade, stesse quanto più comodo possibile.

    Una volta che fosse stato steso avrei caricato il chakra di Kaku su una mano, che sarebbe stata ricoperta da un alone dorato. Posai la mano sul sigillo di Ryo, ancora in formazione e mi rivolsi verso Ryu.

    « Chiudi gli occhi e concentrati su te stesso.
    Io sto cercando di semplificarti la cosa, ma devi essere tu a trovare il demone, dentro di te. »



    Quindi avrei atteso che lui si concentrasse. Se fosse riuscito ad escludere tutto il resto, se fosse riuscito a non smarrire la strada nel vuoto assoluto che avrebbe trovato, riuscendo ad entrare nella dimensione del Biju avrebbe trovato uno spettacolo alquanto raccapricciante. Non per lo schifo, ma per il semplice pensiero che tutto ciò potesse trovarsi nel suo corpo.

    La stanza era triangolare, ancora in formazione, incompleta. Una volta entrato lui sarebbe cambiata, ma originariamente non sarebbe stata altro che una stanza dal soffitto troppo alto per essere visto, con l’ acqua per pavimento sulla quale camminare era possibile senza particolari trucchi Ninja. Su uno dei tre muri era presente un enorme cancello, completamente nero di sottofondo. Le due ante del cancello erano tenute chiuse da un logoro foglietto con un Kanji impressovi. Ma il foglio stava per essere stato distrutto.

    Ryo avrebbe provato una voglia irresistibile di togliere quel foglietto. Non poteva contrastarla in alcun modo, sarebbe stato attirato da quell’azione come un infante dal seno di sua madre dopo un lungo digiuno.

    « Liberami...... »



    Ryo si sarebbe avvicinato oltre, avrebbe posto le mani sul foglietto, l’ avrebbe strappato via. Poi sarebbe stato scagliato lontano, volando per almeno venti metri, sbattendo infine contro uno dei due muri.

    Dinanzi a lui Isonade.

    Lo squalo era maestoso, enorme, grande almeno trecento volte Ryo. Lo fissava malignamente, quasi gustando la sua preda. Ma non poteva, se quell’umano era arrivato fino li doveva ascoltare ciò che aveva da dire, prima di ucciderlo.

    « Parla, dimmi cosa vuoi.
    E dammi un buon motivo per accettarla! »



    Il biju esclamò quelle parole minacciosamente mentre le tre code dietro si sollevavano, pronte a compire i miracoli che avrebbero probabilmente ucciso Ryo. Qualsiasi cosa avesse detto lui, non sarebbe andata bene al Biju, anche se forse le parole di Ryo avessero destato la sua attenzione. L’ avrebbe dimostrato subito con una fredda risata alle sue parole.

    « Mi spiace, ma il motivo non lo ritengo valido! »



    Avrebbe quindi piantato le tre code sott’acqua. Il livello dell’ acqua sarebbe improvvisamente iniziato a salire, ma Ryo no. Era come inchiodato alla sua posizione. I piedi non si sarebbero mossi insieme all’ acqua e ben rpesto lui si sarebbe trovato immerso. Avrebbe scoperto che poteva respirare ed aprire gli occhi, persino parlare. Con l’ unica differenza che il Biju affianco a lui ora poteva nuotare liberamente nell’ enorme stanza. Scomparve verso il soffitto e la sua voce giunse come una perentoria condanna a morte.

    « Ma forse dovrei lasciarti provare.
    Avanti, fammi vedere se hai le palle! »


    L’acqua intorno a Ryu avrebbe preso a brillare. Alcuni punti azzurri si sarebbero formati, una miriade, che si sarebvero disposti lungo le pareti dell’enorme stanza diventata un acquario. Poi l’ enorme figura di Isonade sarebbe giunta all’improvviso, passando davanti a Ryo. Una forza di spinta incredibile avrebbe sospinto il Ninja verso quelle sfere. Una volta toccate però, quelle sarebbero esplose. Non era un’esplosione vera e propria, piuttosto una dolorosa spinta verso la parte opposta della stanza. In una frazione di secondo Ryo si sarebbe schiantato dall’altra parte, facendo esplodere nuovamente quelle sfere, venendo nuovamente scagliato in maniera scomposta verso altre sfere, le quali si rigeneravano continuamente.

    Doveva riuscire a sopravvivere a quello, perché essere presto come una sfera di un flipper non avrebbe giovato molto al suo illusorio corpo. Ma il dolore, quello, l’ avrebbe avvertito comunque, anche se non era fatto di carne, ossa e sangue.








    OT


    Terzo post per il Demone.

    Molto corposa ed importante, trova il Biju dentro di te, dagli un buon motivo per accettare la possessione ed infine, resistiti alla sua prova :zxc:
    Buona fortuna!




    Edited by -Max - 29/8/2009, 12:14
     
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  11. Aokawa Ryo
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    Sanbi no Isonade
    Prima Prova


    Sanbi no Isonade.
    Il nome del mio demone.
    Non pensavo che sarebbe giunto il giorno in cui qualcuno mi avrebbe detto: Ryo, al tuo interno vive un demone crudele e malvagio. Cioè, neppure nei miei peggiori incubi avevo sognato che mi potesse capitare qualcosa del genere. Se non lo stessi vivendo veramente e me lo avrebbero solo raccontato, non ci avrei creduto. Invece, ora, stavo lottando con il mio stesso corpo per riacquisirne il controllo. Controllo forse era una parola grossa. Stavo lottando per la sopravvivenza, perché per quanto potessi avere una volontà ferrea, mi era comunque impossibile pensare di rimanere lo stesso dopo essere riuscito a stabilire un quantomeno pacifico accordo con il Sanbi. Sempre se ci fossi riuscito e avrei impedito al fato di trasformarmi in cibo per squali.
    Questi furono i miei pensieri, riassunti in due parole, mente mi distendevo sul letto pronto a cimentarmi in un viaggio che non volevo fare, ma che ero evidentemente costretto a farlo. Era difficile concentrassi, svuotare la mente dai pensieri che mi assalivano come bambini che urlavano in un asilo. Era difficile isolarmi dal mondo, senza pensare quale oscuro futuro mi attendesse. Era difficile convivere per il resto della mia vita con un demone e con l'idea che ogni cosa faccia, lui è sempre presente. Era difficile affrontare quel cambiamento per un adolescente.
    Era semplicemente difficile.

    Nonostante tutte queste difficoltà, dovevo comunque provarci.
    Dovevo comunque provare ad entrare in contatto con il mio alter ego. Cominciai a rivivere i momenti salienti della mia vita, questi si susseguivano a velocità impressionante tramite semplici ricordi di azioni significative o immagini che nel bene o nel male erano rimaste impresse nella mia mente.
    Kiri, la mia fredda patria.
    Il Clan e il suo sterminio.
    Ryu e la sua maledetta fuga.
    Poi i pensieri cominciarono a sfumare come una nebbiolina che si dirada lentamente, lasciando che i fulgidi raggi solari illuminano e riscaldino la zona. Il conscio lascio lo spazio al sub-conscio, la ragione all'istinto. Tutto fu avvolte in un mistico torpore e il resto segnò la storia.
    La mia storia.



    image


    Non sapevo per quale strana legge fisica, ma fu come se la mia forza psichica riuscì a catapultarmi all'interno del mio corpo, probabilmente in prossimità del tentien.
    Ciò che vidi probabilmente non si trovava nemmeno nella più fervida immaginazione di un pazzo. Una stanza triangolare, senza soffitto e con il pavimento che non era altro che una massa d'acqua informe su cui riuscivo a camminare senza troppi problemi. Anche se in questa descrizione ho volutamente omesso il particolare più importante. Forse fu la mia sbadataggine, o la mia ragione che mi voleva impedire di accettare la realtà ormai tangibile sotto i miei occhi, ma non mi accorsi subito del demone. Un enorme cancello, il cui interno era avvolto dal buio. Da lì sentivo provenire una strana presenza che m'invitava ad avvicinarmi. Non riuscii a spiegarmi come, ma era come se pensavo che eseguire quell'ordine fosse la cosa giusta da fare.
    L'unico rumore a scandire il tempo in quella dimensione era lo scrosciare dell'acqua che si muoveva quando camminavo. Mi sentivo un insetto di fronte a tanta maestosità. Ero titubante, non sapevo cosa c'era che mi attirasse. Poi capii.



    Liberami......


    Lui. Il Demone dalle tre code.
    La sua voce era così profonda che mi fece paura, ma non riuscivo a percepire una reale malvagità nei miei confronti. Come d'impulso, strappai violentemente il foglietto su cui vi era impresso il kanji.
    Non lo avessi mai fatto.

    Si manifestò, dinanzi a me.
    Così maestoso, così grande, così malvagio.
    I suoi denti acuminati risplendevano in quel buio pesto e le sue tre code si muovevano vorticosamente. Sul suo volto un ghigno malvagio, crudele, tipico di uno squalo che non vede l'ora di azzannare il proprio predatore. Ma lui non era così; quello dello squalo era solo una maschera per coprire il suo reale essere. Non importava che forma assumesse, era pur sempre un enorme ammasso di chakra. Non dovevo avere paura di lui, se morivo io moriva anche lui. Ero il suo corpo, lui doveva diventare la mia forza. Le sue parole successive, mi lasciarono di stucco.



    Parla, dimmi cosa vuoi.
    E dammi un buon motivo per accettarla!


    Cosa volevo? Un buon motivo per accettarla?
    Ero furibondo, irato. Dovevo essere io a porgli quelle domande, io ero la vittima lì in mezzo, io ci rimettevo il corpo. E come se non bastasse, dovevo dargli anche qualche motivazione per accettare un rapporto simbiotico. Non sapevo davvero cosa rispondere. Arrabbiarmi, maledirlo, denigrarlo. Ogni cosa che pensavo in quel momento mi pareva tremendamente fuori luogo. Perciò, decisi semplicemente di dirgli la verità, ciò che pensavo e sentivo io realmente.



    « Dovrei essere io a farti queste domande, Isonade.
    Sei tu quello che si è impossessato del mio corpo, non il contrario.
    Sei tu quello che mi dovrebbe chiedere il permesso, non io a te.
    Insomma, Isonade, sei tu l'ospite qui dentro! »


    Il mio tono non era minaccioso. Era deciso.
    In fondo, avevo obbiettivamente ragione, quindi non vedevo il perché non esporgli il mio problema. E sottolineiamo il mio, visto che ultimamente si sta confondendo la mia personalità con quella del demone. Quel demone che diede una risposto ancora più enigmatica, e, per certi versi, strana. Aveva qualche millennio più di me, certo, nessuno lo metteva in dubbio, ma non era un buon motivo per esprimersi in frasi alquanto insensate.


    Mi spiace, ma il motivo non lo ritengo valido!


    Non riuscii a focalizzarmi bene sulle sue parole. Non ne ebbi il tempo per metabolizzare il suo discorso e in generale la serie di eventi che stavo vivendo. Accadde un altro prodigio, che mi lasciò senza fiato. Il livello dell'acqua si alzò, crebbe, crebbe e crebbe finché non ne fui completamente sommerso. Ero rinchiuso in una gabbia d'acqua; però potevo respirare, perfino parlare. Era un acqua strana; era acqua demoniaca.
    Mi guardavo attorno, cercavo di trovare una risposta razionale a ciò che stava accadendo. Ma sapevo dentro di me che questa risposta non ci fosse. Ero costretto ad affrontare la prova senza capirne il reale significato.



    « Isonade! Liberami!! »


    Un urlo inutile, non mi sentii o fece finta di non ascoltarmi. Attimi di tensione, di paura verso l'ignoto, finché la sua voce profonda non risuonò nell'acqua da sovrana.
    Il Dio dell'Acqua stava emanando la sua sentenza e non potevo fare altro che accoglierla con disgusto.



    Ma forse dovrei lasciarti provare.
    Avanti, fammi vedere se hai le palle!


    Mi voleva mettere alla prova.
    Ora si spiegavano le parole precedenti, tutto acquistava un senso, perfino l'innalzamento del livello dell'acqua. D'altronde, era normale che voleva assicurarsi che il suo futuro coinquilino fosse abbastanza forte da sopportare la sua presenza in grembo.
    Sorrisi in modo determinato, pronto a qualsiasi prova a cui mi avrebbe sottoposto. Non avevo più timore, non provavo più riverenza, ora eravamo allo stesso livello, malgrado lui fosse un Dio ed io un uomo. Non avevo paura di lui, sapevo che in realtà non voleva uccidermi.
    Desiderava semplicemente testare il suo nuovo corpo.



    « Una prova?
    Tsk.. non chiedo di meglio!! »

    image

    Una sfida? Il mio pano quotidiano.
    Intanto, l'acqua scura del mare, in alcune determinate zone, cominciò a brillare e a solidificarsi prendendo forma di piccole sfere fluorescenti e brillanti. All'inizio non capii di cosa si trattasse, ma quando la forza di Isonade mi spinse contro una di esse, provai sulla mia pelle cosa significasse per Un Dio il "metterti alla prova". Venni scaraventato alla parte opposta della camera, come se fossi stato soggetto di un esplosione di pura repulsione, che, oltre al movimento repentino in quella massa d'acqua, mi causò anche dolore.



    - Cavolo, non credevo che sentissi realmente il dolore! –


    Meditai, mentre il mio corpo veniva spedito nuovamente dalla parte opposta della stanza, dove vi erano altre sfere. Al momento non vedevo alcuna possibilità di salvezza da quella tortura, la pressione dell'acqua e la forza che generavano le sfere se toccate erano al di sopra delle mie normali capacità. Di nuovo venni sballottato contro un'altra sfera, e poi un'altra, e un'altra ancora. Si rigeneravano e riacquisivano le medesime capacità, e quel supplizio stava accadendo tutto sotto gli occhi giudicatori di Isonade.
    Tutto questo per dimostrarmi degno. Degno di poter usufruire del suo potere e al contempo degno di potergli donare il mio corpo. Ormai ero invischiato in quella situazione, di certo non per colpa mia, e non potevo sottrarmi dal suo volere. L'unica cosa che aveva una parvenza di logico in quel momento era soffrire in silenzio e cercare di superare le prove a cui il Dio mi sottoponeva. Almeno, così, sarei sopravissuto.
    Pure Itai era stato sottoposto a tutto questo e forse anche ad altro. Lo Shichibi era il maestro della Terra, non osavo neppure immaginare a quali prove lo aveva sottoposto. Chissà se anche gli altri demoni avevano trovato rifugio in un Jinchuuriki, chissà quali di quei nove era ancora libero.
    Il Dio dell'acqua aveva voluto me, un kiriano doc. Almeno, l'accoppiato risultava azzeccata..



    « ARGHH!! »


    Dopotutto non era così semplice soffrire in silenzio. Quella volta non riuscii a trattenermi dal convogliare le mie forze in uno urlo di strenua resistenza, da cui, a seconda dei casi, s'intravedeva la mia debolezza o la mia tenacia.
    Ma nonostante il mio ardore nel perseguire in quella folle prove, Isonade non pareva voler smettere. Continuava a guardare mentre soffrivo, mentre tentavo di assumere un'espressione quantomeno dignitosa per dimostrarmi alla sua altezza. La sua crudeltà nel vedermi sofferente era qualcosa che andava oltre la semplice concezione umana. Tra l'altro, esso era un demone. Ovvio che i parametri per cui giudicavo spesso gli umani con lui risultavano ortodossi o primitivi e del tutto falsi. Con lui, dovevo comportarmi in modo diverso.
    E sebbene un lato di me lo disprezzasse per ciò che aveva fatto, per la sua natura demoniaca e per il piacere che traeva dalla sofferenza altrui, l'altro lato di me desiderava continuare a combattere con la caparbietà e tenacia di sempre pur di dimostrarmi degno.

    Non avevo la più pallida idea se il danno che stavo subendo in quella dimensione si trasmettesse anche al mio corpo umano, che ora in chissà quale stato si trovava, oppure non fosse altro che uno stato psichico del mio subconscio che, unito dalla volontà del demone, trasmetteva comanda alla mia mente in modo tale che provassi dolore. E mentre tutti questi enigmi mi passavano per la mente, come una pioggia primaverile che si scatena e dopo qualche istante sembra che non sia mai avvenuta, rimanevo là con un unica certezza.

    Isonade.

    Ogni tanto incrociavo i suoi occhi che mi trasmettevano un senso di saggezza, quasi di bonaria anzianità. Ma quando il mio sguardo si posava su quel ghigno, così cattivo, così sinistro, preferivo concentrarmi sul dolore che provavo. Dolore che per altro non accennava a diminuire.
    E mentre venivo scaraventato a destra e manca senza tregua alcuna, come fossi uno stupido giocattolo, in me avvampava la ferrea volontà che mi faceva andare avanti.



    « Isonade, sappi che non mi arrendo per tanto poco! »


    Esclamai senza esitazione, senza che un'ombra di dubbio pervadesse il mio stato d'animo. Provavo a fare il forte, ma invece il mio corpo urlava e si straziava per il dolore. Ero la preda, ma come sempre mi volevo comportare da predatore.

     
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    Ghiaccio
    Sotto Zero




    Il ragazzo nella sua stupidità aveva stuzzicato la fantasia del demone. La sua irriverenza normalmente, da chi esigeva rispetto, sarebbe stata punita con una veloce ma quantomeno dolorosa morte. Invece il Sanbi sorrise malignamente, notando che se quel ragazzo aveva paura, non lo stava dimostrando affatto. E quando tutta la malvagità si concretizzò in quella prova così tanto dolorosa lui non si arrese, continuò a viaggiare finché, stanco, quelle sfere luminose non saprirono sotto ordine di Isonade.

    Il Biju stesso iniziò ad aspirare acqua, trascinando il corpo quasi inerme di Ryo fino al suo cospetto. Sorrise ancora mentre le tre code si agitavano placidamente senza alcun ordine. Poi ebbero uno scatto in sequenza, prima quella di destra, poi la centrale ed infine quella di sinistra. Ryo avrebbe avvertito solamente dopo qualche secondo i movimento di qualcosa che velocemente strisciava attorno alle sue gambe.

    Hai fegato, lo devo ammettere. Ma vedi, il coraggio può condurti vicino all'obiettivo. O vicino alla sconfitta. I piò grandi stupidi della storia non hanno mai paura.



    Che voleva dire con quelle parole? L’ Aokawa si sentì spingere dolcemente indietro mentre qualcosa gli passò affianco. Tra fiamme blu erano davanti a lui a quel punto, che giravano pericolosamente. Bruciavano, se le avesse toccate il dolore sarebbe stato atroce, anche se nessun segno di ustione sarebbe rimasto sul suo corpo.

    Era strano vedere fiamme ardere in acqua, eppure i poteri del Biju sembravano capaci anche di quello. Ma ben presto quelle tre fiamme blu si sarebbero disposte attorno a Ryo, aumentando di intensità. Non l’avrebbero toccato in alcun modo, quindi non l’ avrebbero ferito. Ma ben presto quell’ assurdo fuoco avrebbe completamente avvolto Ryo in una sfera dal raggio di circa due metri. Aveva abbastanza spazio per nuotarci dentro quindi, ma l’ acqua iniziò ben presto a diventare più fredda.

    La chimica non diceva cavolate, l’ acqua arrivata a zero gradi congelava. E ben presto ci sarebbe arrivata: quelle fiamme non bruciavano, quelle fiamme congelavano. E se lui prima aveva avvertito un’ustione, quella era una vera e propria scottatura da raffreddamento.

    L’ acqua nel giro di cinque minuti si sarebbe gelata e Ryy sarebbe rimasto li dentro. Si gelava prima sui bordi, ma il giacchio risaliva verso l’alto, accumulandosi inizialmente in superficie, ma ben presto il ghiaccio sarebbe comparso sempre più vicino al nucleo, segno che l’ acqua raggiungeva ormai il suo punto di fusione.

    Coraggioso? Stupido? Saggio? Che vuoi essere? Resta li dentro, congela, oppure prova ad uscire.



    Ovviamente, per uscire c’era una sola via accettabile. E quella via era altamente dolorosa. La scelta era semplice. Doveva essere coraggioso oppure ragionare? Quanto doveva agire stupidamente per sfuggire ad una situazione così mortale?








    OT

    Come un idiota ho postato l' ulitmo post editando questo.
    L' ho recuperato per fotuna ù_ù




    Edited by -Max - 13/9/2009, 18:09
     
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  13. Aokawa Ryo
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    Sanbi no Isonade
    Seconda Prova




    Non volevo arrendermi, o più che altro non potevo.
    La rabbia sommessa e millenaria del Bjuu si era scatenata contro di me ed io da patetico ninja che non ero altro non potevo fare altro ch accettare di essere in sua balia. Avevo accettato quel pensiero, ma quello non mi aveva tolto la voglia di vivere. E per vivere, l'unica soluzione che avevo a disposizione era sopravviveva. Stavo affrontando quelle prove con la tenacia degna di un Dio, l'unica che poteva essermi aiuto in uno scontro contro un Dio. Eppure, il gioco sembrava sempre impari. Aveva sempre qualcosa in più che a me mancava. La malvagità lo alimentava come una fonte di energia inesauribile, al contrario, io, presto sarei crollato sotto i suoi colpi. E mentre venivo sbalzato da ogni parte, le sfere scomparirono ed il mio corpo trovò ristoro per qualche secondo. All'inizio non mi riuscii a capacitare che quella tortura era appena terminata (per far posto ad un'altra, ma ancora non ne ero a conoscenze) a causa di un dolore tanto grande che mi offuscava la ragione.

    Ansimavo vistosamente per mantenere il volto in un espressione stanca, ma non dolorante. Le fitte di dolore le tenevo per me, non le avrei mai esternate di fronte agli occhi del demone. Preferivo di gran lunga soffrire in silenzio e guardarlo con sguardo fiero, di chi era riuscito a compiere una gesta epica. Mi attirò vicino a sé, in modo che i miei occhi incontrarono i suoi. Pupilla contro pupilla, preda contro predatore; ma chi dei due era la preda? Il debole non è chi è impedito fisicamente, il debole è chi non riesce a mantenere un confronto di idee con l'altro volendo sopprimere le opinioni, le idee e le vite con la forza. Quello, era un gesto di debolezza. Le code che lo contraddistinguevano si muoveva armonicamente, finché non compirono movimenti iracondi, diversi dai precedenti. Era come una formula magica che richiamava il potere del demone; infatti, sentivo qualcosa che si muoveva, che si nascondeva nell'acqua per poi attaccare di sorpresa. Rimasi fermo, ad osservare il demone, estraniandomi da ciò che stava accadendo. Se avessi abbassato lo sguardo o mi sarei mosso in una situazione così delicata, non me lo sarei perdonato e probabilmente non me l'avrebbe perdonato. Attendevo che parlasse, che succedesse qualcosa che modificasse quella situazione imbarazzante che pareva non trascorrere mai, seppur il tempo era sempre lo stesso e non si era affatto rallentato. Poi, la sua voce.



    Hai fegato, lo devo ammettere. Ma vedi, il coraggio può condurti vicino all'obiettivo. O vicino alla sconfitta. I più grandi stupidi della storia non hanno mai paura.


    Criptiche parole incomprensibili, degne di un essere millenario, la cui sapienza e la cui mente trascende quella umana.
    A quelle parole seguirono i fatti, probabilmente un'altra prova per dimostrarmi degno. Tre piccoli fuocherelli avvamparono in acqua creando un mistico paradosso scientifico. Non sapevo se fossero reali, mi avvicinai ad uno di essi e ci passai la mano velocemente. Un dolore rinnovato straziò le mie membra, facendomi ritrarre velocemente l’arto su cui però non comparve alcuna ustione. Un lamento trattenuto a stento uscì dalle mie labbra, ma riuscì a contenerlo prima che divenisse troppo forte. Non capivo, come era possibile che stava accadendo ciò? Rimasi perplesso a guardare danzare quelle fiamme che creavano un affascinante gioco di colori in quell'acqua; mi avrebbero circondato e avrebbero cominciato ad avvampare e crescere ulteriormente, finché non mi ritrovai in loro completa balia. Ero in trappola.



    - Cavolo!!!
    Mi ha fregato ancora. -


    Quelli furono i miei pensieri quando sentii l'acqua attorno a me raffreddare e capii cosa fossero realmente quelle fiamme. Ero stato uno stupido a non pensarci prima. Il suo elemento è l'acqua e tutti i suoi derivati. Freddo, Ghiaccio, sono tutti elementi che può giostrare a proprio piacimento. Stavo cercando di trovare una soluzione che non prevedesse la mia morte, anche se per ora potevo scegliere fra una probabile morte dolorosa o una lenta agonia da freddo prima di morire.



    Coraggioso? Stupido? Saggio? Che vuoi essere? Resta li dentro, congela, oppure prova ad uscire.

    image

    Bhà, la faceva facile lui che giocava a fare il marionettista. Ero io quello in pericolo, lui era fin troppo bravo con le parole. Dovevo trovare un modo che mi potesse salvare senza perdere o la vita o la faccia, anche se ben presto avrei dovuto accettare la realtà: le soluzioni erano soltanto due ed erano quelle che aveva enumerato Isonade. O rimanevo lì dentro, che nel frattempo la temperatura scendeva ancor di più avvicinandosi sempre di più al centro della sfera ove mi trovavo, oppure provavo ad uscire gettandomi tra le fiamme e costringendo il mio corpo a subire nuovo dolore fisico. Nei suoi discorsi, erano state tre le virtù che aveva nominato. Cosa volevo essere io?
    Coraggioso: ma cosa intendeva con coraggioso? Il gettarsi fra le fiamme sarebbe stato da masochista, più che da coraggiosi, mentre rimanere lì sarebbe stato altrettanto inutile. Il coraggioso è colui che sceglie di mettere in repentaglio la propria vita per compiere qualcosa di utile, come il salvare delle vite a discapito della propria. Lì, non c'era posto per il coraggio.
    Stupido: ogni cosa che avrei fatto sarebbe stato stupido. Il gettarsi fra le fiamme o rimanere a congelare senza far niente era qualcosa di stupido. Non c'era modo di evitare di essere stupido: qualunque cosa avessi fatto, sarebbe stata stupida.
    Saggio: la saggezza è trovare un escamotage per riuscire a salvarsi da situazioni spinose. Ma lì non c'erano soluzioni a situazioni spinosi, c'era soltanto da scegliere la via più immediata per il dolore.
    Il freddo cominciava a farsi sentire e di tanto in tanto alternavo brividi da freddo a brividi di paura. Quella situazione mi stava mettendo senza dubbio sotto pressione e ciò non mi permetteva di ragionare lucidamente circa la via più consona da intraprendere. Più passava il tempo e più la ragione cedeva posto all'istinto.
    Sì, avevo paura. Una terribile paura di morire.



    « Non so come tu interpreterai questa mia scelta...
    Coraggiosa, stupida, saggia... non lo so. »


    Proruppi alla fine. La mia voce era calda, bonaria, degna di un fanciullo senza peccato. Era l'unica cosa che riscaldava quell'ambiente gelido e sinistro. Speravo che mi sentisse, sebbene fossi rinchiuso in quella sfera composta da fiamme che emanavano freddo. Speravo che capisse, seppur lontanamente, cosa mi aveva spinto a prendere quella decisione. Speravo di uscire vivo da lì dentro, d'altronde la speranza era l'unica cosa che mi era rimasta.



    « Non lo so e neppure mi interessa.
    Forse è la paura che mi ha spinto a prendere questa decisione, ma io voglio vivere.
    Io devo vivere.»

    image


    Quindi scelsi la via più dolorosa, ma che lasciava viva la flebile fiamma della speranza. Avrei patito le pene dell'inferno, forse peggio, è lo sapevo bene. Ma non avevo scelta, forse il mio corpo sarebbe resistito al dolore e sarei uscito vivo da lì. Sicuramente, meglio di rimanere a congelare lentamente, senza possibilità di salvezza.
    Rimasi a guardare le fiamme avvampare nell'acqua, mentre sentivo i peli del mio corpo drizzarsi per il freddo. Avevo preso la mia decisione, ora dovevo metterla in atto. Ciononostante, tentennavo di fronte a quel magnifico esempio di potere. Non riuscivo a muovermi, sembravo quasi paralizzato dalla paura del dolore che avrei provato se avessi oltrepassato quel fuoco azzurro. Lentamente vidi sfocare dinanzi a me le immagini dei miei amici, dei miei nemici, della mia patria, delle mie ambizioni, di mio fratello. Tutto sembrava perdere un senso di fronte quella prova, sembrava quasi che il mio animo ora fosse vuoto, senza alcuna considerazione per il mondo e per me stesso.
    Poi, rinsavii. Stavo perdendo tutto ciò che mi rendeva forte, stavo perdendo tutto ciò che mi spingesse ad andare avanti. Erano loro la mia forza, erano loro che avevano plasmato la mia identità.
    In un attimo di follia mi gettai fra le fiamme.

    Qualche istante di silenzio.
    Poi, solo un’agghiacciante urlo di dolore risuonò in quella dimensione.
    Dopo, di nuovo silenzio.

     
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    Ghiaccio
    Dinanzi a morte certa




    Pazzo ragazzino. Aveva scelto il coraggio, la stupidità ed il dolore. Eppure Isonade dall’ alto della sua millenaria esperienza non parve battere ciglio all’ incoscienza così poco calcolata del ragazzino. Difatti il dolore che aveva provato attraversando le fiamme era indescrivibile, come se migliaia di coltelli ardenti penetrassero senza ritegno nella sua giovane carne. Eppure non fu lasciato alcun segno, il dolore rimase apparentemente fisico.

    Ma Isonade otteneva sempre quello che voleva. Aveva lasciato al ragazzino due opzioni che portavano alla stessa conclusione. Ed ora, dinanzi al giudizio finale, si mostravano il coraggio, la prontezza di spirito e le reali intenzioni di colui che era intenzionato a divenire un Jinchuuriki.

    Ryo perse i sensi per il troppo dolore per questo non poté vedere che la sua pelle divenne innaturalmente pallida. Non era morto, era semplicemente il ghiaccio che iniziava a sorgere dalle sue membra. Non c’erano più fiamme, era lui che era così gelido da congelare l’ acqua attorno a se. Ben presto, quando avrebbe ripreso i sensi, avrebbe notato che si trovava dentro a del ghiaccio.

    Come un topo in gabbia, impedito nei suoi movimenti ma magicamente non nella sua visione e nel parlarle, cadeva lentamente verso il basso verso un pavimento sempre più vicino. Poi, con un tonfo sordo il ghiaccio sarebbe caduto quasi delicatamente contro il pavimento. Da dietro il ghiaccio Ryo avrebbe visto la figura di Isonade distorta dal ghiaccio muoversi molto sopra di lui. Ma la sua voce sarebbe rimbombata nella sua mente.

    Sei in trappola stupido ragazzino.
    Intrappolato tra i ghiacci.
    Avanti, se vuoi il mio potere devi dimostrarmi che non sei come gli altri.
    Mostrami come sai affrontare la morte, mostrami come ti comporti quando la morte è certa, inevitabile e dolorosa.



    Il freddo faceva male, pungeva fino a spaccare la pelle. E lui non poteva fare realmente nulla.








    OT


    Ultimo post!
    Fai vedere ad Isonade come affronti la morte :riot:


     
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  15. Aokawa Ryo
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    Sanbi no Isonade
    Alcune volte, non è il cuore a governare le nostre azioni,
    ma la paura.




    Avanzavo lentamente. Mi muovevo sicuro in quelle vie che conoscevo a sufficienza, il cappuccio a coprirmi il volto, il mantello bianco ad accarezzarmi gli stivali. Il tedioso e prolungato incedere era giunto ad una significativa svolta, la meta, che in passato tanto aveva avvampato il mio animo, contornava l'orizzonte sfumato dai tiepidi raggi di un ingenuo sole primaverile. Ne era passato di tempo dall'ultima volta che ero stato lì. Addirittura, un tempo ero perfino il cerbero di quelle mura; senza dubbio, ora la mia persona era stata spogliata di ogni carica e di ogni responsabilità che avevano contribuito alla forgiatura del mio carattere.
    Le stelle avevano avuto in programma per me un'altra strada da percorrere, ed io, non senza soffrirne, fui costretto ad abbandonare gli amici, la patria e l'obiettivo che sempre aveva adornato la mia esistenza. Sotto un certo punto di vista, era come se arrivassi in quel luogo per la prima volta. Molte cose erano cambiate, io ero cambiato. Sì, era la mia seconda prima volta.

    La guardia predisposta alla sorveglianza delle mura mi era sconosciuta. La sua figura esile, una muscolatura appena accennata non richiamavano alcun nome nella mia mente. I suoi occhi di un castano anonimo, di come se ne vedono tanti in giro, accentuarono la mia tesi. Non ero il solo ad essere cambiato, ma lo stesso villaggio aveva cambiato pelle.
    Una babilonia di pensieri mi oscillarono in testa. La morte di Godsan e il conflitto con il Villaggio della foglia, l'astio del mio sensei rivolto alla figura del Mizukage, il coccodrillo che sbranava un bovino. Mi scappò un sorriso, al ricordo di quella macabra immagine.

    « Identificati! »



    Le sue draconiane parole mi scossero dai miei pensieri. Dimenticai che fino a prova contraria potevo essere un nemico. Benché sapessi che quella era prassi, il solo pensare che quell'uomo potesse dubitare della mia buona fede, mi infastidì. Mi abbassai il niveo cappuccio cosicché potesse osservare il mio volto. Un ciuffo di capelli bianchi scendeva appena poco sopra gli occhi, mentre il resto della criniera era caratterizzata da un intenso e strano color blu notte.

    « Ryo dell'estinto casato degli Aokawa, ex guardiano delle mura di Kiri e... »



    ... e Jinchuuriki del Sanbi. Riuscii a fermarmi in tempo. Sentii un tremito vibrare dentro di me, un secolare ruggito che di tanto in tanto mi percuoteva. Non potevo rivelare quella parte neppure agli abitanti del mio villaggio; nessuno doveva saperlo, fuorché colui che mi aveva addestrato nel controllarlo. Sotto un certo punto di vista, al senso di ammirazione che mi suscitava la sua figura, si celava un leggero strato di odio. Nel remoto del mio cuore, lo incolpavo di avermi reso Jinchuuriki. Pensavo che se non me lo avesse detto, la possessione non sarebbe mai stata reale. Per una volta, era convinto che le menzogne mi avrebbero aiutato, avrebbero permesso il procrastinare eterno di quella tangibile realtà.


    « ... e basta. »



    Vidi il guardiano sgusciare via dalla sua postazione per prendere un fascicolo piuttosto spesso, in cui, per nome, erano catalogati i singoli ninja fedeli al villaggio. Si soffermò sulla prima lettera dell'alfabeto alla ricerca del clan che avevo nominato e che lui, probabilmente, non ne ricordava l'esistenza.


    « Anoki, Anojiko, Aokawa.
    Mmh, la foto segnaletica corrisponde, ma la vostra potrebbe essere benissimo una banale tecnica di trasformazione. Mi spiace dirle che qui lei risulta morto in missione. »



    Suonò l'allarme, ma non ci badai più di tanto. Più che altro mi soffermai sulla sua affermazione: possibile che..? No, impossibile. Allora, a cosa era dovuto quell'errore.
    Ero vivo, vegeto, tangibile.

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    « Morto? »



    Gli feci eco con un tono accorato.

    « Morto. »



    Ribadì lui con un'impassibile noncuranza.

    [...]



    Un turbinio di idee mi portò con la mente in un paesaggio desolato, ostile. Mi ricordavo molto bene quel posto che per poco non fu la mia lapide tombale. Avevo tutto il braccio destro paralizzato, ero stato costretto ad utilizzare un sovraccarico di chakra in quell'arto per renderlo inerme. Era un sacrificio necessario, se desideravo mantenere la mia integrità morale. Sentivo un dolore lancinante in prossimità dell'addome, come se qualcuno mi mordesse dall'interno delle viscere. Avevo scelto un posto isolato in modo tale da non nuocere a nessuno, qualora qualcosa in me fosse andato storto. Ed ora si verificava proprio quella mia indesiderata ed inevitabile previsione.

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    « Non te lo permetterò!!! »



    Urlai, conscio del fatto che non ve n'era il bisogno poiché quel parassita riusciva a carpire anche i miei pensieri più reconditi. Il mio corpo lo riuscivo a controllare con difficoltà, ero stato costretto a distruggermi un braccio per far sì che il dolore mi restituisse lucidità. Non era stata una mia scelta allontanarmi da Kiri: ero stato obbligato. Non riuscivo assolutamente a controllarmi, bastava un eccesso di innocua ira e lui usciva fuori, gettando la mia vera personalità nell'oblio. Non ero scappato dalle mie responsabilità, anzi, quello che avevo deciso di fare era stato proprio andare in contro ad esse per affrontarle.

    Il mio scopo era salvare Ryu, mio fratello gemello, caduto in un pozzo senza fondo denso di malvagità. Se non fossi riuscito a controllare il demone, sarei caduto nel suo stesso errore, e poi chi ci avrebbe salvati? Dovevo resistergli, non solo per me, ma anche per mio fratello. Sopratutto per mio fratello!

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    « VATTENE VIA! »



    Sentii uno strano ed assuefante silenzio che per un istante scacciò via tutti i pensieri che mi opprimevano la coscienza. Mi ritrovai solo in quell'agghiacciante natura bieca. Caddi a terra, privo di energie e, a breve, privo di sensi. Sapevo che se mi fossi riposato, il demone avrebbe potuto prendere il sopravvento sul mio corpo. Lo sapevo, ma non riuscivo a continuare quella perenne lotta portata con attacchi così veementi, subdoli e forti.
    Ero stanco.

    [...]



    I pensieri virarono nuovamente obiettivo.
    Questa volta era in un piccolo villaggio, nella stanza di un modesto ospedale a riprendermi dalle ferite subite durante la mia ultima missione. Ed era proprio in quella stanza, angustia e tenebrose, dove era cominciato tutto. Lì era da ritrovarsi la causa della mia partenza e del mio non ritorno a Kiri. Ero seduto sul letto, il mio volto coperto dal sudore. In un primo momento, il tempo era scandito dai miei ansiti. Di fronte a me, Itai con un viso sollevato e preoccupato al tempo stesso.

    « Hai vinto. »



    In quelle parole percepii una specie di sospiro di sollievo. Abbassai lo sguardo sul mio corpo, sulla parte bassa dell'addome vi era un sigillo di color blu intenso. Compresi che ciò che mi era successo in quella sorta di dimensione parallela, era accaduto realmente. Riuscivo a trattenere le lacrime a stento: tutta la determinazione che possedevo l'avevo perduta nello scontro con il demone. Era stata sigillata all'interno del mio corpo insieme allo squalo, che ora si stava cibando senza sosta e pietà di essa.

    « All'inizio, il Bjuu ti darà qualche fastidio perché proverà costantemente a prendere il sopravvento sulla tua personalità, ma con il tempo ci farai il callo e diverrà normale. »



    Normale? Avevo perduto tutto ciò che poteva essere definito tale dal momento in cui avevo incrociato lo sguardo con Isonade. Il prezzo da pagare per avere quel potere era troppo alto, a tal punto che considerai che il gioco non valesse la candela. Durante le missioni per il villaggio, non solo dovevo preoccuparmi delle varie insidie che queste proponevano, ma dovevo perfino preoccuparmi di me stesso e di cosa avrei potuto fare ai miei compagni. Ero un pericolo, una minaccia da sgominare.

    « Non credo di esserne all'altezza.
    Penso che per un po' sia meglio che non torni al villaggio. »



    Non sapevo come l'avrebbe presa, ma comunque non avevo intenzione di cambiare idea. Qualunque cosa avesse detto, non avrebbe avuto peso sulla mia decisione. Dopo poco, capii che l'avrebbe presa male. Eppure, Itai doveva riuscire a comprendermi, ci era passato anche lui. Doveva capire come mi sentivo. Il suo volto ostentò una quiete che non si sposava con quella situazione, a tratti imbarazzante. Alla fine, riversò su di me la sua rabbia.

    « Credi che scappare sia la soluzione?
    Pensi che se non ritorni al villaggio, il demone scomparirà nel nulla? Ormai è parte di te, devi accettarlo. Devi essere forte. »



    Le sue parole non riuscivano a scuotermi da quella trance in cui ero caduto. Era più forte di me, la malia che il Bjuu cominciava ad esercitare sul mio essere accresceva ogni istante. Sentivo come se il mio cervello volesse ribellarsi da tutto ciò, ma era intrappolato in quel involucro di carne schiavo della crudele entità. Prima di poter raggiungere il villaggio, dovevo riuscire a riprendere possesso del mio corpo, dovevo riuscire a placare la sua ira. E per fare questo, dovevo essere da solo.
    Nessuno poteva aiutarmi.

    « Dove è andato a finire il tuo assillante patriottismo?! »



    Quelle parole mi risvegliarono, ma solo in parte. Ero comunque deciso di affrontare il demone da solo e lontano da casa, ma ero convinto che ci sarei riuscito, che presto sarei tornato. Dovevo farcela.

    « Allora è così... hai preso la tua decisione. Spero per te che sia quella giusta. »



    Si allontanò, avvicinandosi alla porta. Aveva fatto tutto ciò che era in suo potere, ora non gli restava altro da fare che credere in me.

    « Arrivederci. »

    « Arrivederci. »



    Eppure, nonostante le parole utilizzate, quello scambio di saluti mi parve un addio.

    [...]



    La scena cambiò nuovamente.
    I miei pensieri si allontanarono finché non giunsero alla fonte di tutti quelle menzogne, di tutti quei problemi che mi avevano costretto ad allontanarmi da casa. In un primo momento, era tutto buio. Era come se un tenue ricordo di lacerante dolore si fosse reincarnato nel mio corpo. Avevo difficoltà ad aprire gli occhi, ero sfinito sia fisicamente che, a maggior ragione, psicologicamente. Il fuoco della grinta mostrata poc'anzi con il demone squalo si era notevolmente affievolito, ma non aveva cessato di esistere. Flebile, ma ancora presente, e proprio attingendo a quella mistica energia ebbi il coraggio di riaprire gli occhi. La luce cristallina mi graffiò la retina. Abituato a quel perenne buio, ora avevo difficoltà a riabbracciare la luce. Il secondo tentativo andò meglio. Leggermente socchiusi, provai a scrutare l'esterno minuziosamente, provando a ricordare dove mi trovasse e se quell'incontro-scontro con il demone fosse, finalmente, finito.

    « Non mi abituerò mai abbastanza al tuo volto così meschino e sadico. »



    In realtà, quelle parole non uscirono mai dalle mie labbra, furono qualcosa a metà tra un pensiero ed una considerazione. Più che altro, mentre pensavo a ciò, mi accorsi di ciò che stava realmente accadendo, questione che avevo sorvolato in un primo momento. Mi trovavo, praticamente, imprigionato in un involucro di spesso ghiaccio. Isonade nuotava sopra di me, la sua figura singolarmente distorta dall'effetto di diffrazione che la luce generava con il ghiaccio.

    « Caspita che dolore!!!
    Brutto Bastardo, liberami!!!! »



    Uscirono quasi involontariamente dalle labbra esangui, prima ancora che il mio cervello formulasse il pensiero. Il dolore che scuoteva le membra del mio corpo era più acuto e lancinante, come se realmente mi trovasse sepolto vivo in una prigione glaciale. Notai, con quel poco di lucidità che mi rimaneva a causa del dolore, che la struttura non scendeva più in basso, dunque eravamo giunti già al punto più basso dell'intera dimensione sottomarina.
    All'improvviso, in me rimbombò la sua voce millenaria.

    Sei in trappola stupido ragazzino.
    Intrappolato tra i ghiacci.
    Avanti, se vuoi il mio potere devi dimostrarmi che non sei come gli altri.
    Mostrami come sai affrontare la morte, mostrami come ti comporti quando la morte è certa, inevitabile e dolorosa.



    Ero in trappola ad attendere una morta inevitabile.
    Compresi che nelle sue parole vi era una vena scoperta di contraddittorietà. L'istinto di sopravvivenza, però, prevalse sulla ragione. Provai a dimenarmi in quello stato di paralisi fredda, provai a richiamare il chakra negli arti per aumentarne la forza o, semplicemente, per tentare di riscaldarli dall'interno. Ma quanto più il mio corpo si ribellava alla ricerca di una soluzione, tanto più i danni che subiva divenivano irreparabili e strazianti. Sentivo il freddo pungente penetrare nei pori nella pelle e raggelarmi il sangue che scorreva nei vasi sanguigni e sanguiferi. Sentivo il plasma ghiacciarsi, i globuli rossi, bianchi e le piastrine morire per il freddo. Il dolore si acuiva ogni secondo di più e intuii cosa sarebbe successo da lì a poco. Come in precedenza, il troppo dolore mi avrebbe portato allo svenimento. Bramavo quasi quella previsione; una volta che la mia vista si fosse neutralizzata, il dolore sarebbe cessato. Però, il verificarsi di questa situazione avrebbe avvalorato la mia sconfitta. Avrei definitivamente perso.

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    « Ehy, brutta faccia da squalo! »



    Quando il buio stava prevalendo sulla luce, quando il dolore stava prevalendo sul corpo, come un piccolo fuocherello che divampa nella foresta, il mio animo e la mia determinazione mi risollevarono dalla funesta sconfitta. Arrendersi, in quella situazione, sarebbe stato troppo facile. Arrendendomi, prima ancora di deludere il demone (del cui parere, francamente, m'interessava ben poco), avrei deluso me stesso. E questo non potevo tollerarlo.

    « Che senso avrebbe uccidermi?
    Non sei forse tu che ti sei preoccupato di invadere il mio corpo? »



    Domandai con voce asciutta e spezzata dal dolore.
    Dal momento che l'istinto aveva fallito, non mi restava di affidarmi alla ragione, e, seppur non mi considerassi questo gran genio della retorica, forse il procedimento logico avrebbe causato più danni della forza bruta. O almeno, ci speravo fermamente.

    « Un Bjuu senza il suo Jinchuuriki è come il soggetto senza il predicato verbale.
    Non ha significato. »



    Continuai, digrignando i denti per il dolore. Volevo continuare il discorso, ma non ne avevo la forza. Sentivo il corpo abbandonarmi, la mente allontanarsi, i sensi offuscarsi. Mi era rimasto poco tempo per convincerlo a lasciarmi stare, non potevo permettermi di sprecare altri secondi preziosi.

    « Tu hai bisogno del tuo significato.
    Vendicarti del Nibi, affermare la tua supremazia: non so quale sia il tuo reale obiettivo, ma sicuramente ne hai uno. Uccidendomi, non solo stroncherai le mie ambizioni, ma sopratutto le tue. »



    Sorrisi. Il mio non era un sorriso di scherno, non era mio desiderio prenderlo in giro né ero in condizione per farlo. I grandi uomini si distinguono dagli altri perché conoscono il proprio limiti, ed io avevo capito che ero giunto al capolinea. Ero sul confine che separava il mondo dei vivi da quello dei morti, la realtà dalla finzione, me stesso dal demone. Ero in procinto di attraversarlo, costretto da forze maggiori, ma ero conscio di cosa stavo facendo. Nella disperazione, avevo conservato il mio essere.
    Tutto sommato, ero soddisfatto di come avevo valutato le scelte da prendere.

    « Credi davvero che ne valga la pena? »



    Infine, il dolore prevalse e cancellò ogni cosa.





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    OT: Ho giustificato anche l'assenza di Ryo da Kiri durante la mia assenza.
     
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38 replies since 15/4/2009, 14:42   1146 views
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