[Secondo Accesso] West Gate of Sound[Free GdR] [Macro GdR]

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  1. Shinodari
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    Ritorno dal Passato


    Dolorosi ricordi




    Shinodari provò a seguire il discorso dello shinobi riguardante le onde astrali e le vibrazioni irraggiungibili. Si sforzò di fare una connessione logica, ma quello che ottenne fu un mosaico di idee, che lo stesso Keima probabilmente avrebbe apprezzato. Probabilmente...
    La giovane si immaginò lo shinobi cavalcare un'onda sinusoidale che si dirigeva verso il vuoto cosmico, mentre di sottofondo era apparso uno spettro sonoro sopra la definizione di onda astrale.



    Dopo la presentazione di Ko, la kunoichi vide per un istante un barlume di lucidità farsi strada nello sguardo dell'altro.

    Eh, già! E' un drago! D_r_a_g_o. Osservò, scandendo l'ultima parola, ma non era certa, che quella frase avesse raggiunto la psiche di Keima, immerso nei suoi pensieri.



    Ragionamenti che lo shinobi accantonò successivamente, riprendendo i suoi discorsi sulle specie aliene.
    Discorsi che riaprirono una ferita profonda nel cuore di Shinodari.
    Le sue iridi si tinsero di nero, mentre il volto si incupiva.



    Grimdad... Erano trascorsi anni da quel giorno. Si era illusa di aver dimenticato, ma non era così.
    Non poteva scordare quella missione, il rapimento che ne era seguito e quei mesi dove il tempo aveva perso di valore. Né la colpa di essere sopravvissuta, lasciando indietro una neonata dagli occhi ametista. Un'innocente barattata per la sua salvezza.

    Gutrun...

    Non l'aveva mai cercata, per mesi era rimasta in uno stato di shock. Le ferite si erano sanate, ma per la mente era servito più tempo.
    Suna, l'affetto di Shaina, che aveva vegliato su di lei come una sorella.
    Era lì le notti che la kunoichi si svegliava in preda agli incubi, madida di sudore. Era al suo fianco durante la riabilitazione, severa a contrastare la sua apatia, decisa a non permettere a Shinodari di morire per le cicatrici dell'anima.
    E quando scelse di fuggire dal suo passato, accettò la sua decisione, salutandola per l'ultima volta.
    Da quel giorno non si erano più riviste.

    Perché ora? Questo è un colpo basso, Keima... parole che rimasero imprigionate nella sua mente.

    Non era colpa dello shinobi...

    ...non poteva saperlo ed io non posso concedermi il lusso di essere debole...



    Le iridi tornarono del solito colore ametista.
    Si concentrò sulle informazioni che aveva richiesto.
    Febh era ancora amministratore, ne era contenta, e qualcuno era diventato Kage.
    Dopo l'ultima conversazione avuta con il Colosso dei Mikawa, non si erano più sentiti.
    Gli aveva fatto una promessa ed era ritornata. Le implicazioni non poteva prevederle, ma sapeva che in qualche modo doveva parlargli. Il come, poteva risultare un problema.

    Keima sembrò ritornare sui suoi passi dopo la sfuriata di Shinodari. La kunoichi non gli aveva perdonato di averla scambiata per un uomo.
    Naturalmente aveva parlato la vanità della giovane: l'essere ninja non implicava l'aver abbandonato la sua femminilità.
    Si sentì leggermente in colpa nel vederlo così imbarazzato. Si sarebbe fatta perdonare in un altro momento.
    O forse no?
    Aveva accennato ad uno scarto di pelle. Si rese conto che metà del precedente discorso, sul suo rapimento, era finito disperso nei suoi pensieri passati.
    Stava per chiedere delucidazioni, quando si aprì uno spiraglio, una luce di speranza.
    Speranza non condivisa dal drago, che si era sollevato in volo e fissava lo shinobi con aria contrariata.

    Certo che voglio entrare. Esordì tappando il muso al cucciolo, prima che potesse protestare rumorosamente sull'essere stato definito un rettile da compagnia. Sono qui per questo motivo. Ti ringrazio Keima. A presto?!... Keima. Lo salutò, tenendo stretto Ko tra le sue braccia, ignorando il suo malcontento.
    Cominciò ad incamminarsi verso l'ingresso con passo spedito, pregando che lo shinobi non ci ripensasse.
    Aveva notato anche lei un certo movimento sugli spalti.

     
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