[Primo Accesso] South Gate of Sound[Free GdR] [Macro GdR]

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    Reazioni Inaspettate


    -II-






    Quante persone aveva deluso Raizen nella sua vita?
    Quante persone aveva ferito?
    La risposta ad entrambe le domande era una, ma non sarebbe stata troppo importante se di quelle persone non gli fosse importato niente, invece purtroppo per lui, ed anche per loro non era vero.
    Ogni volta, ad ogni delusione si rendeva conto di essere inadatto, Raizen, l’Hokage, era profondamente inadatto se non al ruolo che rivestiva all’interazione umana, era del tutto incapace di creare rapporti solidi e duraturi, le sue incertezze, i suoi dubbi, i suoi sospetti ci mettevano sempre lo zampino.
    Ripeteva fino allo strenuo delle forze ai suoi shinobi che bisognava separare la sfera privata da quella professionale, lo faceva di continuo ad ogni minima occasione… ma quando era stata l’ultima volta che era uscito dalla sfera professionale?
    Da quando era diventato kage si era impegnato a fare l’esatto opposto coinvolgendo le persone a cui più teneva nel suo lavoro, ritrovandosi a nutrire sospetti perché così il suo lavoro andava fatto, perché fino a prova contraria sospettare era sempre lecito e prudente.
    Ed ora, per l’ennesima volta, si ritrovava con un pugno di mosche in mano.
    Non sapeva cosa aspettarsi da Febh, e seppure rimase scottato dalla freddezza con cui questo reagì di certo non ne rimase troppo sorpreso.
    Era difficile comprendere quale parte di lui fosse sorpresa, sapeva di non essere un accademico qualunque per Febh, quando la sua lettera era giunta ad Oto l’amministratore aveva tagliato per dritto il bosco dei sussurri, senza vedere alcun ostacolo tra il villaggio del suono e la foglia.
    Qualsiasi cosa legasse l’otese a Raizen quel giorno aveva lasciato un marchio.
    Ma proprio per via di quelle azioni e delle avventure che avevano condiviso trovava necessario rivelare quelle cose all’otese.
    Per quanto considerasse Febh un amico, fino a quel momento non sapeva quanto lui lo era per l’otese, ed apprenderlo in quel modo non era la cosa migliore, sapere che vali qualcosa per qualcuno proprio nel momento in cui diventi niente è un brutto scherzo del destino, e il destino con Raizen ce l’aveva a morte.
    O semplicemente Raizen ce l’aveva a morte con se stesso e si dava la zappa sui piedi ogni volta che poteva.
    Parlare era l’unica cosa che poteva fare, così inspirò e parlò.

    Febh.

    Era già impegnativo pronunciare quel nome, ed il fatto che l’Otese non avesse fatto altrettanto quando si rivolgeva a lui era sintomo del fatto che se qualcuno doveva smorzare i toni di quella discussione doveva essere lui, da sempre la persona meno adatta a smorzare i toni di una discussione.
    Dentro di lui però una cosa continuava a sovrastare gli altri pensieri: non negare alcuna colpa a qualsiasi costo.

    Ho agito… ho cercato di farlo per qualcosa che va oltre me e te.
    Non era una questione di fiducia, ho semplicemente fatto un errore di valutazione, credevo di essere solo nell’affrontare questa situazione.
    Quando ti accennai di questi problemi non reputai soddisfacenti le tue risposte, mi sembrava che sottovalutavi quelle che per me erano le azioni di uno scriteriato.
    Ho semplicemente creduto che non volessi agire.
    Sono consapevole della tua fedeltà ad Oto, e so che per quanto il nostro legame di fiducia possa essere profondo Oto resterà la tua prima scelta.
    E credevo che il tuo non agire fosse legato a questo, non volevo insultarti insistendo ulteriormente.
    Dopo ho capito che proprio per la stessa ragione se necessario agirai, l’hai detto chiaramente.
    Per quanto io possa impegnarmi, sforzarmi… resto corrotto da ciò che è la mia vita di ninja… per quanto io continui a predicarlo ai miei sottoposti non riesco a dividere il mio cervello in due parti, non riesco a distinguere dove finisce il lavoro e inizia la vita, non riesco ad osservare il mondo senza che gli intrighi e gli inganni subiti in una vita di missioni corrompano ogni cosa su cui il mio sguardo si posi.
    Non sei l’unica persona di cui non mi fido.


    Aveva mantenuto lo sguardo su di lui per tutto il discorso.

    Io non mi fido di nessuno.

    Ma quando pronunciò l’ultima frase, la più grande delle sue colpe i suoi occhi esitarono al suolo.
    Raizen aveva un carattere forte, ma anche una fortezza aveva i suoi punti deboli.
    Rialzò lo sguardo, sostenendo le fiamme di Febh con una solida tranquillità.

    Ma è più corretto parlare al passato.
    Sono qui per un unica ragione.
    Perché a prescindere dalle parole che ci scambiamo in quanto amministratori di due potenze militari gli unici mezzi che abbiamo per abbassare i muri dell’animo, quelli da cui nascono i muri che separano i villaggi, sono esclusivamente questi.
    Sono il peggio del peggio.
    Ma se in un primo momento ti reputavo un buon alleato, poi mi sono tuffato in questa cazzata contraddicendomi, adesso sono qui ad ammettere che ho sbagliato.
    Non mi sto liberando la coscienza.
    Sto dicendo che mi sono reso conto di un torto che ho fatto a te e l’ho ammesso proprio in virtù della fiducia che ripongo in te.


    Inspirò.

    Io non so bene cosa sia l’amicizia, penso che in realtà ciò che abbiamo passato sia la cosa più vicina ad essa che io condivida con qualsiasi altra persona.
    Io… ho sbagliato, e il mio pentimento non riguarda l’aver fallito persino in un rapporto sociale la cui unica richiesta era reciproca fiducia… riguarda il perdere una persona a cui devo molto e ho dato troppo poco.
    Non ti sto chiedendo fiducia, lo so che il mio comportamento non incoraggia… in fin dei conti non mi aspettavo neanche una reazione simile, non so cosa mi aspettavo a dirla tutta, non ti conosco a sufficienza.
    So solo che il mio primo errore è stato tradire un amico, ed ho compreso in questo momento che deluderlo è stato ancora peggio.


    Probabilmente per andare avanti in quello scambio sarebbero dovuti arrivare ad un punto di rottura, di cosa Raizen non lo sapeva, ma in quel frangente “rompere” non era la soluzione, non voleva correre il rischio di rompere, per quanto in quel momento non stesse che raccattando cocci.
    In tutto questo ancora non aveva detto il nome della talpa, non perché volesse nasconderlo, bensì perché era l’unico mezzo che aveva per tenere l’attenzione di Febh su quello scambio di parole che altrimenti probabilmente non avrebbe minimamente considerato.

    La talpa in realtà è parte integrante della ragione per cui son qui

    Difficile dire cosa il Corvo avrebbe capito di tutta quella discussione, il labbiale non era semplice da leggere, pur dando un senso ad ogni movimento delle labbra era difficile azzeccare la giusta combinazione e persino la sillaba stessa, dal punto in cui il corvo stava non era neanche possibile avere una visione continuativa della bocca di Raizen, i tre erano infatti allineati e Febh copriva spesso il suo volto, di certo però le foto avrebbero mostrato chiaramente che tra i due era in atto una discussione. Senza contare che i corvi erano esperti di becchi, non di labbra e volti umani, oppure il maestro aveva approfondite conoscenze che l'avrebbero aiutato?
    Ma era realmente una notizia?
    Qualsiasi guardiano di Konoha avrebbe ricordato di quella volta in cui il jonin del suono era venuto con un occhio nero al gate della foglia ed i due si erano scambiati quattro cazzotti.
     
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