[Terzo Accesso] North Gate of Sound

[Free GdR] [Macro GdR]

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  1. Soulafein
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    Il lungo collo si spostò, mentre l'alto ninja usciva dal villaggio.
    Un ragazzo, probabilmente un Genin, dato l'abbigliamento, lo stava squadrando con un ambiguo sorriso...troppo astuto per i suoi gusti.

    Sapeva il suo nome, e questo non lo stupì.
    Conosceva le sue capacità, ed anceh questo non lo colpì più di tanto, non era certo da lui nascondere le sue capacità...Non gli importava che i suoi nemici conoscessero le sue abilità, non gli sarebbe bastato comunque.

    La cosa che lo stupì fu la schiettezza con cui il Genin lo apostrofò.
    Voleva un sensei, voleva una guida nella ricerca dell'arte principe di quel villaggio...

    Kodachi osservò il ninja, senza parlare.
    I suoi occhi erano come piccole gocce di sangue, così densi e scuri che sembravano incapaci di riflettere i raggi solare...o di far trasparire una qualunque emozione.

    Il suo braccio si allungò, e con la mano il Chunin prese con gentilezza quasi femminea il mento ed il collo del ragazzo, alzandone il capo, così da squadrarlo meglio.

    "Quindi tu vorresti apprendere i segreti del Serpente Bianco..."

    I suoi occhi, prima così atoni, parvero accedersi di un fuoco interiore.

    "Credi di esserne capace?!"

    La stretta prima così docile si fece ferma, ma sorpattutto, dolorosa.
    Senza preavviso la mano di Kodachi si era tramutata in una enorme testa di serpente, che aveva con un'estrema facilità azzannato la gola del ragazzo.
    Kodachi era esperto di arti mediche, non voleva ucciderlo, ma il dolore aiuta a far sciogliere la lingua...

    "Perchè vuoi questi segreti? Non hai paura di ciò che potresti scoprire?...Ti abbastanza degno di entrare nella "famiglia" che più di tutte è legata alla creazione di questo villaggio?"


     
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    CITAZIONE
    "Quindi tu vorresti apprendere i segreti del Serpente Bianco..."

    Rimasi in silenzio, osservando la sua mano che si allungava lentamente verso di me, rimanendone quasi ipnotizzato, affascinato, forse è il termine giusto.
    Mi afferrò al collo, di primo istinto non gli e lo avrei lasciato fare, ma se volevo in cambio la tecnica segreta, dovevo correre questo rischio dandogli fiducia, rischiando qualcosa.

    CITAZIONE
    "Credi di esserne capace?!"

    La stretta si fece all'improvviso più marcata e la mano si tramutò nella testa di un serpente che ora mi teneva tra le sue faci.
    Il chakra andò a rinforzare la zona del collo per quantità pari a basso rendendola più rigida e resistente, aiutandomi a sopportare quel dolore, sebbene più che fisico si era tramutato in psicologico.
    Non avrei permesso a nessuno di fare una cosa del genere, ma questa volta dovevo scendere a compromessi.

    « Certo che ne sarò capace! »

    Le parole vennero pronunciate veloci, tutte d'un fiato, senza riuscire a nascondere una sfumatura d'ira che mi stava attanagliando dall'interno.

    CITAZIONE
    "Perchè vuoi questi segreti? Non hai paura di ciò che potresti scoprire?...Ti abbastanza degno di entrare nella "famiglia" che più di tutte è legata alla creazione di questo villaggio?"

    « Voglio più potere! »

    Aggiunsi, non avevo paura di cosa avrei potuto scoprie, tantomeno non mi consideravo indegno del legame con le serpi, anzi molti tratti ci accomunavano. Per questo motivo replicai, schiettamente, all'unica domanda che ritenevo degna di una risposta.

    Una volta che mi avesse liberato avrei portato una mano al collo per massaggiarlo dolcemente per il dolore.
    I miei occhi si sarebbero rivolti verso il chunin intrisi di una luce sinistra e nel silenzio che permeava il north gate, si sarebbe fatta largo la mia voce, questa volta più velenosa di una serpe.

    « Kodaichi voglio essere sincero con te...
    ti ho lasciato afferrarmi, perchè è giusto che sia così...
    sono io che sono venuto da te...
    sono io che ti ho chiesto di insegnarmi la tua tecnica segreta...
    sono io che ci guadagno da questo confronto...
    il minimo che potessi offrirti è stato sottostare ai tuoi modi!
    ma ti avverto,
    se proverai a mettermi ancora le mani addosso, non sarò più così docile e accondiscendente! »

     
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  3. Soulafein
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    Divertente, davvero divertente.
    Oscurati dall'ombra delle mura gli occhi del Chunin saettavano, non erano più gocce di sangue, ma zampilli di lava.
    La belva si stava eccitando, terribilmente...ma certo questo non era un bene per il piccolo Genin.

    Kodachi era sempre stato un ribelle, ma secondo la sua filosofia, ribelle è molto diverso dall'essere solo un bullo.
    Ribelle è colui che sa sorridere e guardare con semplicità negli occhi del padrone che un giorno ucciderai. Ribelle è colui che trama, colui che cova in silenzio le uova di un cambiamento drastico.
    Il Ninja, in conclusione, è un Ribelle.

    Quel giovane probabilmente pensava di fargli un buon effetto ad essere così spudorato, ma certo questo non gli fece guadagnare punti...anzi.

    La Vipera godeva nel divorare gli stolti, adorava vincere facile e Kodachi dovette sfruttare tutta la sua forza di volontà perchè la sua mano, che ora aveva lasciato la gola del ninja, non tornasse a banchettare.
    Il Genin avrebbe solo notato un riflesso fin troppo umano in quella mano trasmutata, prima che questa tornasse ad essere innocua ed ordinaria, con le sue cinque dita.

    "Forse non lo sai, ma il cobra mostra la sua corona solo quando ha paura.
    Non gonfiare il petto davanti a me, piccolo, è solo un segno di debolezza.
    Accetto la tua motivazione, quando ero appena stato promosso non pensavo ad altro...La ricerca del potere mi portò persino a lasciare il mio villaggio.
    Come hai fatto anche tu vedo.
    Piccolo cobra spudorato, vediamoci nel bosco qui davanti al mio gate, la mattina esatta dopo la prossima luna piena.
    E non credere di essere l'unico a guadagnarci in questo scambio...io ti dono le mie conoscenze, ma tu diventerai uno dei miei piccoli Serpenti."


    Con questa ultima frase inquietante, Kodachi congedò il Genin, tornando a salire la lunga rampa di scale...

    "Ah, un'ultima cosa...Non credere che mi serva metterti le mani addosso per ucciderti. Sai benissimo di non essere al mio livello e proprio per quello ti concedo le mie capacità, ma attento...
    I cuccioli deboli vengono divorati dalla madre..."


    image


    Un sorriso, fin troppo amichevole, colpì il volto del Genin, come una sferzata di frusta.

     
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  4. Maximilian Liart Okamikumo
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    L'erba cattiva non muore mai! Il ritorno del Grande Teppista di Oto!

    Il cielo era scuro e gravido di pioggia. Un tempo non troppo accogliente, ma non ci si poteva aspettare di più.
    Goccia dopo goccia, iniziò la pioggia.

    Le guardie, per quanto attente, avrebbero dovuto faticare un pò per scorgere immaggini o sentire rumori o odori in questa situazione. Ma c'era anche da aggiungere che difficilmente qualcuno sarebbe potuto passare senza essere avvistato.

    Di colpo, dalla strada, una figura avanzò lentamente. La pioggia non lasciava intravedere molto, ma la figura camminava esattamente al centro della strada, come se non gli importasse della pioggia o di essere visto.

    Quando fu a circa 20 metri la figura adesso appariva totalmente visibile.

    I bioni capelli corti, la giacca di jeans senza maniche unite ai jeans strappati, una spada a tracollo, coperta da diverse bende che la riparavano in parte dall'acqua ed due tatuaggi.

    Per la gente di Oto uno dei due tatuaggi era chiaro come il sole. Un ragno, un terribile ragno nero tatuato sul pettorale destro. Il simbolo degli Okamikumo. L'altro simbolo, per quanto famoso ai ninja di alto livello, non era conosciuto ai più, come era giusto che fosse... la parola "NEKO", tatuata sul pettorale sinistro.

    Ma entrambi i simboli, avevano una valenza per chi li portava.

    Il passo malfermo del giovane non lasciava scampo all'immaginazione: era ferito e stanco.

    Il giovane Maximilian Liart Okamikumo era finalmene tornato al suo villagio, dopo un viaggio, che, a giudicare dalle sue condizioni, era stato distruttivo.

    Aveva diverse ferite nel petto, ed il sangue aveva ora macchiato i suoi vestiti, resi ancora più appiccicosi da un tempo inclemente. Anche il suo volto non era nel migliore degli stati: portava un pezzo di stoffa tagliato a mò di benda all'altezza della fronte, il colore del sangue era evidente in essa.

    Tenendo la mano sinistra sul fianco destro arrivò davanti il North Gate e si fermò un attimo a guardare il posto, ansimando. Era allo stremo delle forze.

    Con un ultimo sprazzo di energia si lasciò cadere seduto a terra, poggiando le spalle al muro e coprendosi almeno il volto ed il torace dalla pioggia, approfittò di questo breve intermezzo per accendersi una sigaretta.

    Quindi parlò, senza particolare forza nella voce... Sapeva benissimo che anche un sussurro poteva essere udito dalle guardie.


    "Yo, guardie della malora... Sono Maximilian Liart Okamikumo... Se sapete chi sono e mi avete fatto un torto in passato vi conviene uccidermi ora..."

    Disse il giovane, concedendosi uno stanco sorriso prima di essere colto da un attacco di tosse.


    "Andate a chiamare Luis o Shinodari..."


    Disse ancora socchiudendo gli occhi mentre le forze lo andavano abbandonando.

    Mentre iniziava a perdere i sensi si ricordò di diversi momenti del suo passato. L'incontro scontro con Luis, la prima volta che vide Shinodari, il suo congiungimento con Sayaki...


    "Già... Say-chan sarà davvero incazzata con me... Non la vedo da tempo..."

    pensò ridacchiando tra sè e sè, prendendosi in giro da solo. Che un fulmine lo colpisse se si era preoccupato anche solo una volta di quella donna... e che 10 fulmini lo colpissero, se pensava che quella donna si era mai preoccupata per lui.

    Mentre socchiudeva gli occhi, poggiò la testa all'indietro, sentendo il contatto con l'elsa della spada.

    L'importante era averla salvata.


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    OT: ^_^
     
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    Di ritorno da uno dei soliti lavoretti per arrotondare qualche soldo extra, Ledah udì un certo schiamazzo all'entrata nord del villaggio ed incuriosito, andò a vedere.
    La voce gli era parsa familiare ed alle guardie, disse assente:

    "Guardo un secondo chi c'è là fuori."

    Bene o male loro lo cooscevano in quanto usciva spesso per andare alla locanda di Nikaido ed ancora si chidevano che raza di stomaco potesse avere per andare volontariamente a mangiare lì.
    Ma d'altronde, la locandiera gli faceva spesso degli ottimi sconti e poi, quel cibo a lui piaceva, alla fine, se non si pensava agli ingredienti, il tutto era buono al sapore.

    Ad ogni modo, il Chunin mise il naso fuori dalla porta e se avesse posseduto la benché minima capacità espressiva, sul suo volto si sarebbe manifestata una certa sorpresa al vedere il rumoroso personaggio di fronte a lui.
    Non si trattava d'altri che Maximillian Liart Okamikumo, suo compagno ai corsi Genin ed all'addestramento per combattere coi pesi, senza contare ciò che era successo all'ospedale, in pratica, quel biondo era fortemente legato ai suoi primi mesi come abitante di Oto.

    Ledah uscì tranquillamente con la solita espressione assente che gli era valsa il soprannome di "Coso", indossando abiti comuni, un karateji beige, con sotto una rete ninja che in caso di bisogno non avrebbe intralciato le braccia chiugiche, le cui cicatrici erano ben visibili sullo sterno.
    L'immancabile sciarpa rossa si mosse assieme al Chunin mentre quest'ultimo s'avvicinava al biondo, dicendogli con voce piatta:

    "E' da molto che non ci si vede Maximillian, qual buon vento?"
    image



    Il ragazzo otese rimase in attesa di una risposta, fissando i due tatuaggi sul corpo del proprio interlocutore, tutto in quella persona gli faceva tornare in mente un villaggio molto diverso da quello attuale, a quel punto, si chiese mentalmente il Chunin, c'era da capire quanto l'Okamikumo fosse cambiato in quel lungo periodo d'assenza.

    CITAZIONE
    OT/Ok, eccoci qua dopo tanto tempo!
    Allora, l'immagine dovrebbe darti un'idea di come sia vestito Ledah, mentre per la spada, come ti dicevo per PM, non puoi averla in quanto Luis l'ha già data ad un'altro pg, facendosela prima ridare da te ed ovviamente, questo non deve per forza essere avvenuto all'interno del villaggio.
    Puoi anche non editare il post per quel che mi riguarda, basta che tu ne tenga conto a partire dai prossimi.
    Anche se nessuno ti vieta d'editarlo comunque, fai come preferisci. :zxc: /OT

     
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  6. Maximilian Liart Okamikumo
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    Il Saluto del Teppista. "Ehi, che hai da guardare?!"

    Max stava quasi per svenire, annegato dal suo stesso fumo e dalla sensazione di tepore di essere finalmente tornato a casa. Persino le sue labbra, allenate a combattere mentre tenevano la sigaretta stretta, stavano cedendo, facendo barcollare la piccola sigaretta.

    Poi, una voce... familiare.


    CITAZIONE
    "E' da molto che non ci si vede Maximillian, qual buon vento?"


    Un brivido di rabbia percosse il corpo del ragazzo. Tornava a casa dopo eoni di tempo, aveva sputato sangue per non lasciare la propria testa dispersa tra le montagne ed ecco cosa lo aspettava a casa... Ledah!


    "Oddio, ti prego, fà che mi sbagli..."

    mormorò il ragazzo mentre alzava lo sguardo verso il chunin. Le vene nella tempia gli si contrassero.

    "Tu... coso... strano... e triste!"

    disse il biondo rimanendo seduto. Non aveva forze per urlare o mettersi in piedi. Si sforzò semplicemente di rimanere con la sigaretta tra i denti mentre parlava.

    "Non sei ancora morto? Diavolo, devo dare a Luis un sacco di soldi allora..."

    disse appoggiando totalmente la schiena alla parete da seduto, in modo da poterlo guardare in faccia senza dover alzare la testa.

    "Tsk... stavo meglio con quelle bestiacce selvatiche..."

    disse il giovane sputacchiando per terra

    "Comunque, ormai sei qui e mi hai rovinato il rientro a casa. Quanto meno mi devi offrire una maxi bevuta. Non preoccuparti di scegliere il locale, a quello ci penso io."

    disse il ragazzo ghignando leggermente e facendo un occhiolino provocatore.

    "Ah, tu studiavi con Shino-chan, no?"

    Chiese spegnendo la sigaretta ed aiutandosi con le mani a rialzarsi, strisciando lungo la parete con la schiena.

    "Beh, mi dovresti dare una riattaccatina qui. Ho preso un sacco di sangue e fà un male boia."

    Concluse il teppista mostrando la ferita sul fianco sinistro. La ferita era profonda, ma non grave... E la velocità di ripresa di Max era qualcosa che stupiva persino all'ospedale di Oto, sin dai tempi in cui ci bazzicava.

    "Ed ho anche alcune cose da chiederti..."

    pensò il teppista con uno sguardo vacuo, quasi triste, che durò una frazione di secondo.
     
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    Ledah rimase assente ad osservare il suo interlocutore, analizzando interiormente ognuna delle varie sentenze.
    Innanzitutto, Maximillian non sembrava felice di vederlo, poco male, non era il primo e se non altro, l'aveva riconosciuto dopo tutto quel tempo.
    Altro punto positivo, era quello d'essere sopravvissuto sino a quel punto ed a pensarci bene, ben altri shinobi avevano trovato la morte nel frattempo, come Sayaka e Kayle altrimenti noto come Yami, dei presenti quel giorno, loro due e Shinodari erano gli unici sopravvisuti.
    Dopodichè, Maximillian proseguì parlando di bevute che Ledah non avrebbe potuto offrirgli, dovevano ancora dargli la paga del part-time come netturbino, ma c'era una cosa che poteva fare.

    Ledah pose automaticamente le mani sul fianco sanguinante mentre dai buchi sul petto spuntavano sei sottili arti meccanici, tra i quali ago e filo:

    "Se non altro, un vantaggio nell'incontrare me al gate lo hai avuto, per la bevuta non posso promettere niente, ma per recuperare il sangue perduto devi sicuramente mangiare, se vuoi, posso portarti da una persona che può farmi uno sconto e darti un letto per la notte."

    Mentre il ragazzo parlava, l'alone verde delle mani cominciava a lenire il dolore, sostituendolo ad un tepore, mentre l'ago ed il filo si muovevano rapidamente e con grande precisione per riattaccare le due estremità della ferita, in modo che le mani curative potessero agire più efficacemente.
    Il Chunin chiese piatto:

    "In cambio, vorrei sapere come tu ti sia procurato questa ferita."

    Conoscendo il soggetto, se l'era sicuramente cercata, chissà quanto s'era rafforzato durante la sua assenza?
    Per un momento gli era sembrato di notare un cambiamento nel suo sguardo.

    Edited by Ledah - 3/12/2009, 22:38
     
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  8. Maximilian Liart Okamikumo
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    Max socchiuse appena un occhio cercando di soffocare un sussulto per il dolore iniziale dovuto all'operazione del ninja medico. Non gli fece un grande effetto vedere che aveva degli innesti, vivendo con Sayaka ne aveva visti milioni di quelle cose meccaniche.

    Le odiava dal più profondo del cuore, sebbene conoscesse la loro grande utilità.

    Solo dopo qualche secondo, quando il dolore fu meno fitto, il chunin che aveva di fronte decise di rispondere, con quella sua voce atona che a Max dava un fastidio animalesco.


    CITAZIONE
    "Se non altro, un vantaggio nell'incontrare me al gate lo hai avuto, per la bevuta non posso promettere niente, ma per recuperare il sangue perduto devi sicuramente mangiare, se vuoi, posso portarti da una persona che può farmi uno sconto e darti un letto per la notte.

    "In cambio, vorrei sapere come tu ti sia procurato questa ferita.""


    Max socchiuse gli occhi e corrugò la bocca, spostando il suo sguardo verso il l'entrata del gate che stava alla sua destra, quasi come se fosse ridicolmente offeso.


    "Mangiare senza bere? Stai scherzando? Ancora non ti è passata quella tua sottospecie di mania omicida? Che c'è, problemi sentimentali?"

    Provocò il ragazzo.
    Era incredibile, solo lui riusciva ad insultare una persona che in quel momento stesso lo stava curando. Senza contare che, se Ledah potesse avere ancora qualche dubbio sulla forza di Max, il teppista ne aveva davvero pochi su di lui.

    All'inizio non se ne accorse, forse per via di quella strana maschera di carne che era la faccia inespressiva di Ledah, ma adesso gli era un pò più chiaro... Il ragazzo era diventato forte... quasi sicuramente molto più forte di lui.

    Con la coda dell'occhio osservo i movimenti delle sue mani mentre gli ricuciva la carne. Quella velocità e precisione lasciavano poco spazio ai dubbi.

    Max non era più una sfida degna di questo nome per il chunin...


    "Merda, probabilmente non è neppure più un Genin..."

    pensò il teppista mentre si arrabbiava con sè stesso.

    "Riguardo la mia ferita... beh, che dire..."

    mormorò Max mentre spostava il suo sguardo verso il cielo.

    "Che cazzata gli racconto... vediamo..."

    pensò il giovane, abituato ormai da una vita a pensare e parlare praticamente allo stesso tempo.

    "Diciamo che avere la fama di grande amatore ti consente di avere quasi tutte le donne dietro di te, ma ancor di più gli uomini delle donne. Mi sono spiegato?"

    Chiese il teppista ghignando allegro verso Ledah, mostrando il mignolo alzato. Poteva sembrare una storia vera... La storia della vita di Max ad Oto, ne era una testimonianza.


    "Ledah è l'unico che è venuto a prendermi qui al gate... in fondo penso di dovergli qualcosa..."


    pensò sorridendo tra sè e sè il giovane teppista, lasciandosi ricucire la ferita. Solo quando il chunin ebbe finito il suo lavoro, Max, avrebbe socchiuso gli occhi abbassando la testa e ridacchiando.

    Quindi pose il suo braccio dietro le spalle di Ledah, mettendo la sua testa all'altezza del suo gomito ed avrebbe stretto leggermente la presa, mentre lo guardava dal fianco e ghignava.


    "Andiamo, il mio ritorno è meritevole di una festa! Persino gli Dei ci guarderebbero male se non bevessimo un pò di sake e non ci facessimo tenere compagnia da qualche bella ragazza!"

    Disse mentre il braccio strattonava leggermente il chunin per incitarlo.


    "Ti porto in un posto degno del mio ritorno, andiamo!"

    Concluse alla fine il teppista, accendendosi un altra sigaretta (l'altra l'aveva spenta mentre il chunin lo curava) e sorridendo allegramente verso Ledah, mentre si incamminava placidamente, con le mani in tasta, verso il cancello.

    Direzione: Neko Senzai.


    [...]

    "Ti stai davvero fidando di lui?"


    chiese una voce nella sua testa.

    "Oh, sparisci... Non ho voglia di sentire cosa ne pensi tu un'altra volta!"

    fu la risposta a quel suo pensiero.
     
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    Ledah non capì bene di cosa stesse parlando Maximillian all'inizio, manie omicide e problemi sentimentali a parte, poi passò a parlare di uomini gelosi et similia, aveva capito, con difficoltà, ma aveva capito.
    Si vede che Liart amava le relazioni pericolose vista la ferita che gli era stata inflitta, di certo non aveva rubato la compagna ad una persona normale.
    Quindi rispose assente:

    "Credo d'aver capito."

    A quel punto, si ritrovò abbracciato all'altezza della testa, ancora non capiva bene l'utilità dell'abbraccio semplice, ma forse anche quello era un gesto sociale, quindi tanto valeva lasciarlo fare, la forza applicata non era molta, quindi Max non lo stava attaccando.
    Anche se certo, Ledah era convinto che Maximillian fosse più forte di quanto in realtà non desse dimostrazione.
    Il problema era, dove lo voleva portare?

    Ledah disse assente:

    "In verità io non bevo il saké...anche se posso accompagnarti..."

    In fondo aveva la serata libera, piuttosto, non la strada percorsa gli puzzava terribilmente di Neko Senzai.
     
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    V'era altro posto che avrebbe potuto scegliere per far ritorno a casa?
    Immobile, davanti a quei maestosi portoni che un tempo l'avrebbero accolto aprendosi tra mille lamenti di metallo e legno, sembrava intento a scrutare con perizia ogni singola decorazione con quegli occhi grigi e profondi che più volte avevano osservato gente come lui, in cerca di asilo tra le mura del Suono.
    Sostava in attesa di chissà quale particolare avvenimento, le mani -come da copione- profondamente infilate nelle tasche dei calzoni.
    Era decisamente un ritorno inaspettato quello del vecchio guardiano dell'ingresso nord di Oto.
     
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    Un sibilo per aria annunciò un lancio di Kunai. L'arma si conficcò ai piedi del nuovo arrivato, come a intimargli di fermarsi.

    Di solito arrivando a una porta si bussa o ci si annuncia. Sei forse muto, tizio?

    La voce arrivava dall'alto. Seduto sul Gate stava un tizio dall'aria annoiata. Febh Yakushi, da quando era stato forzatamente fatto amministratore, oltre a causare alcuni tra i più terribili dissesti organizzativi che si fossero mai visti, era stato anche messo come rimpiazzo di Yami al Gate.

    Non aveva riconosciuto il tizio in arrivo, anche se poteva ben dirsi che non era esattamente interessato a quella mansione, quindi non prestava grande attenzione a chi arrivava o se ne andava. Allora, chi sei e che vuoi?
     
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    Il suono familiare di un arma in volo non lo mise in allarme.
    Le provocazioni insite nelle richieste di un guardiano non lo disturbarono.
    La poca cordialità con cui si accoglieva uno straniero ad Oto non l'infastidì.
    Poteva dirsi che tutto questo era semplicemente l'usanza ch'egli stesso aveva tramandato alle piccole canaglie di ronda dietro la merlatura di quelle alte mura, ed al pensiero un vago senso d'orgoglio l'invase, mentre inspirava con voracità l'aria di casa.
    Sollevò con lentezza lo sguardo fino ad inquadrare l'interlocutore su cui poi fissò lo sguardo, incuriosito. Aveva poca memoria per gli avvenimenti, ancor meno per i loro protagonisti, ma non aveva mai scordato il viso di una persona con cui aveva incrociato una lama.
    Sorpreso, estrasse entrambe le mani dalle tasche, scostandole di poco dai fianchi, palmi ben in vista per l'altro in un chiaro gesto che volesse palesare la mancanza di pericolosità nella sua figura.
    "Piccolo Yakushi, non serve essere tanto scortese con il tuo vecchio amministratore.
    Lieve l'accenno di sorriso sulle labbra, più utile per ben disporre l'altro che un vero tentativo di mostrar i suoi pensieri mentre, ancora, studiava la figura di quel ragazzetto con cui aveva avuto modo di scontrarsi in passato, seppur non rimembrasse grandiose gesta da ambo le parti. A guardarlo, il tempo trascorso dall'ultima volta che aveva messo piede in quelle terre pesava come un macigno a cui, sperava, si sarebbe presto abituato.

     
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    Vecchio amministratore? In effetti la voce sembrava familiare. Febh quindi con un piccolo scatto di reni saltò giù dal cancello. Fu un volo lungo, ma lui atterrò senza il minimo danno, quindi fece qualche passo in avanti. Ma tu guarda...Luis-san. Sapevo che eri sparito... borbottò appena, incrociando le braccia.

    E sentiamo, vecchio amministratore... Cominciò, con tono inquisitorio. Non ci sono documenti che attestino la tua partenza da Oto nè motivazioni o messaggi riferiti dal Kage. Dimmi...per quale misterioso motivo dovrei lasciarti entrare?

    Per quello che ne so potresti essere un traditore, no?
    Un sorrisetto beffardo si affacciò sul volto dello Yakushi.
     
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    L'agile gesto del guardiano portò i due ad una vicinanza interessante e, mentre questi lasciava scivolare parole cariche di sciocchezze e strambe congetture sulla lingua, il piede destro del Mikawa -complice l'aderenza del chakra- si muoveva con uno scatto sapiente, tale da sollevare in aria il kunai e farselo ricadere nel palmo della mano.
    Sorrise, questa volta un'espressione di puro divertimento nell'udire le velate accuse dello Yakushi, rivolte ad una delle poche persone che di tradimento non si sarebbe mai macchiata.
    Il kunai roteò una... due... tre volte prima di fermarsi trattenuto dalle dita, la lama racchiusa nel pugno ed il manico rivolto al proprietario dell'arma, ora porgendola in un inequivocabile gesto di pace.
    "Se, come dici tu stesso, non ci sono carte che documentino la mia partenza, di fatto, per l'amministrazione io non sono mai partito. Quindi... Una pausa calcolata, a creare una certa suspance su come sarebbe finita la sua arringa difensiva ...diciamo che ero qua attorno, nei boschi. Cercavo funghi, ma, aimè, penso di non esser proprio portato per questo genere di cose. Accompagnò le ultime parole con un ampio gesto della mancina, teatrale, ad abbracciare una buona porzione della boscaglia che si estendeva alla sua sinistra.
    Gli occhi sornioni, di chi la sa lunga su questi piccoli giochetti di parole, erano fissi nelle iridi dell'interlocutore scrutandone ogni singola caratteristica. Era divertente ritrovarsi per una volta dall'altra parte del muro.
     
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    È colpa tua. Ratty

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    Un vecchio amministratore che ricompare dopo anni. Un amministratore che è sparito senza dir niente a nessuno, e che riappare proprio in quel periodo, dopo che un esercito di traditori ha devastato l'edificio accademico. Persino un imbecille si sarebbe trovato poco propenso a farlo entrare nel villaggio come se nulla fosse...

    Cavillo interessante, davvero...se solo non fosse che con tutto quello che è successo di recente, non sarà certo un pò di retorica a scagionarti. Sbuffò lo Yakushi, senza riprendere la sua arma ma anzi incrociando le braccia davanti al petto.

    Si da il caso che io non sia solo un guardiano temporaneo non pagato nè assicurato, ma sono anche un Amministratore del villaggio. Borbottò. Anche se tecnicamente sono stato costretto ad assumere l'incarico contro la mia volontà... Si corresse poi, alzando gli occhi al cielo. Comunque, il punto è che non c'è nemmeno bisogno di farci una bella passeggiata fino agli uffici di Oto. puoi spiegarmi tutto qui e convincermi...oppure andiamo assieme a fare una bella passeggiata alle prigioni. E si esibì nel suo "sorriso sconcertante numero 4"
     
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