Corso Genin Classe R

Regione: [E 11] Sensei: Raizen

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     Like  
     
    .
    Avatar

    Group
    Y Danone
    Posts
    8,531
    Reputation
    +561

    Status
    Anonymous


    Determination:
    A woman is like a cup of tea; you'll never know how strong she is until she boils



    ____________





    Un totale fallimento.
    Ecco come avrebbe definito il suo ingenuo tentativo di creare una minima parvenza di affiatamento in quel team i cui membri, tutti così terribilmente diversi tra di loro, sembravano tollerare il loro diretto prossimo solamente per mantenere quella vaga parvenza di serietà, di cui sembravano disperatamente aver bisogno.
    Tutti loro, lei stessa compresa del resto, rimanevano avvinghiati a se stessi e alle proprie convinzioni, incapaci di dare una reale possibilità a quei compagni che erano invece capaci di giudicare, umiliare, ignorare e di cui, come se non bastasse, dubitavano profondamente.
    ...Com'era possibile tutto ciò?
    Non era così che si era immaginata un vero gruppo ninja. Dai mirabolanti racconti che sua nonna -una delle più stimate kunoichi Uchiha- le aveva narrato, si era sempre immaginata i team di quel mondo che le era così estraneo, una sorta di famiglia.
    Un gruppo a cui appoggiarsi, a cui donare la propria fiducia e a cui offrire -addirittura- la propria vita.
    Sospirò, scuotendo impercettibilmente la testa nel far scorrere il suo sguardo lungo ogni membro del suo gruppo e, con altrettanta perplessa rassegnazione, osservò l'onigiri ripieno che il suo sensei le aveva proibito di offrirgli.
    ...Perchè?
    Non c'era proprio verso di far funzionare loro quattro in un qualche dannato modo? Uno qualsiasi?
    Era trascorso troppo poco tempo, oppure erano loro totalmente incapaci di instaurare un rapporto che si basasse su una seppur minima fiducia reciproca?

    [...] Lei... avrebbe voluto crederci, in quelle persone.
    Nonostante tutto, ci avrebbe creduto.
    Davvero! Con tutte le sue forze!

    « Ahi ahi, ragazzi... »
    La sua vocina squillante e allegra risuonò improvvisamente ad infrangere il religioso silenzio che si era venuto a creare dal momento in cui suo fratello aveva iniziato le sue osservazioni sul territorio, e lei -afferrando con educata compostezza un onigiri, che non esitò a scartare e mordere con un sorriso appagato- non riuscì a non scuotere la testa, facendo spallucce.
    « Siamo messi proprio male se dubitiamo dei nostri stessi compagni di team, mh? » Disse poi, scoccando un'eloquente occhiata a Jaken « Per favore, siate obiettivi: Se volessi nuocervi in qualche modo, credetemi, sceglierei vie più divertenti per farlo. Il tradimento non rientra proprio nel mio codice etico » Continuò, sorridendo divertita nel leccarsi le dita dal riso bollito che le era rimasto fastidiosamente attaccato alle mani « Non c'è veleno da nessuna parte, potete mangiare tranquilli se avete fame » Aggiunse, guardando prima il moro genin e poi, per un breve istante, il suo sensei il quale -ormai issatosi in piedi- sembrava degnarla di così poca attenzione che... dannazione, fu proprio più forte di lei. Un istinto che non riuscì proprio a trattenere.
    Impiegò solamente un brevissimo istante: Shizuka scattò in avanti e, con rapidità, provò a tirare un innocuo calcio alla gamba destra del maestro, strillandogli contemporaneamente un "Capito baka-sensei!?" tanto squillante, che il colosso di konoha avrebbe potuto addirittura rimanerne stordito. Poi, sembrando sicura di esser abbastanza veloce da poter scappare ad una qualsiasi azione di quel ragazzo dai capelli argentei che le era così palesemente superiore in tutto e che era sicura non avrebbe avuto problemi ad eludere ogni sua mossa, corse a nascondersi alle spalle di Jaken, che quasi abbracciò nella velocità con cui gli si slanciò addosso.
    Sembrava una bambina.
    Stava chiaramente giocando ad una sorta di acchiapparello che in un momento come quello sarebbe potuto esser stato giudicato fuori luogo se non addirittura irritante, ma agli occhi di quella ragazza dai brillanti capelli color del miele, quello poteva essere un modo come tanti di ingannare il tempo, e cercare di creare una sorta di legame. Uno qualsiasi.
    Non le importava se l'avessero definita infantile o sciocca. Nella sua mente si era venuta a creare la certezza che i modi che distinguevano l'abilità di un ninja erano altri, e si dimostravano in occasioni diverse dal rimanere perennemente seri e imbronciati durante una missione.
    Tutto qua. Semplicemente.

    “Direi che le pecore sono andate a destra e non cambieranno il loro percorso. Magari inizialmente si sono dirette a sinistra, ma devono aver percepito un’elevata umidità e la presenza di folta vegetazione, percepita più come possibile riparo per predatori che cibo. Se mio nonno aveva ragione, le pecore “domestiche” preferiscono brucare l’erba, e sicuramente ne troveranno in abbondanza nei pascoli che si trovano salendo di quota sulla via di destra. Inoltre seguendo quella via con molta probabilità la vegetazione andrà diradandosi, lasciando dunque pochi rifugi a bestie selvatiche potenzialmente pericolose. Queste cose le pecore le sanno e non sono così sciocche da tornare ad abbeverarsi ad un ruscello dove sono già state, e soprattutto in un luogo che offre potenzialmente molti nascondigli per animali ostili. Dunque ritengo che sia più opportuno dirigersi a destra”



    Fu la voce del fratello maggiore a risvegliarla dal suo gioco.
    Ferma alle spalle di Jaken -dietro la cui schiena continuava tranquillamente a nascondersi- ascoltò attentamente le valutazioni effettuate da Kuroro e, con altrettanta minuzia, smistò nella sua mente le nozioni che le sembravano valide da quelle che, al contrario, non lo erano assolutamente.
    Nel suo complesso, rifletté Shizuka alzando brevemente gli occhi al cielo, quella non era una brutta linea di idee... ma, almeno a suo parere, mancava totalmente di praticità reale. Sembrava un pò una di quelle spiegazioni che si trovavano sui libri di strategia ninja che ogni buon accademico deve studiare e conoscere (e che lei, del resto, non aveva fatto in tempo neanche a prendere in prestito dalla biblioteca del villaggio).
    Non che andassero male le considerazioni del fratellone, ma... come dire? Mancavano di realtà.
    Del resto -continuò a pensare l'aspirante kunoichi quando la voce di Jaken risuonò laconica nel metterli in guardia dalla possibilità di essere fuorviati da qualsiasi tipo di preconcetti errati- riflettere troppo in quel frangente le sembrava altrettanto sbagliato.
    Insomma, era di animali che si parlava.
    Forse, sarebbe stato meglio smettere di pensare così tanto e cercare di calarsi maggiormente nella mentalità dell'obiettivo della missione, per "prevederne le mosse" e "agire anticipatamente, sorprendendo e concludendo come vincitori".
    [...] Sicura di aver appena avuto una rivelazione illuminante -se non per l'esito della missione, quantomeno per la sua personale sapienza ninja- Shizuka aveva appena aperto la bocca nel tentativo di esporre la sua linea di pensieri, che Raizen la anticipò, inveendo contro il suo genin di supporto e la sue presunte croniche paranoie, con tanto sarcasmo che lei -la regina dell'ironia- non riuscì proprio a trattenere una risata strozzata.
    Portandosi le mani alla bocca, chiuse gli occhi sperando che il moro ninja dinanzi a lei non si fosse accorto del suo mal riuscito tentativo di frenare il suo galoppante divertimento, e stava giusto appunto sollevando i suoi profondi occhioni color del legno maturo sulla figura a pochi centimetri da lei, che la voce del suo maestro attirò nuovamente la sua attenzione.

    "Bene, quanto a voi: nuovamente incompleto.
    Quindi non troppo bene.
    Veniamo prima di tutto agli errori."



    Nell'udire quelle parole Shizuka si irrigidì, composta ma stupita, prima di abbandonarsi ad un sonoro sospiro di rassegnazione e uscire -suo malgrado- da dietro le spalle di Jaken, portandosi dunque al suo fianco per poter seguire con maggiore attenzione le spiegazioni che il sensei stava già sistematicamente e accuratamente elargendo.
    Seguì con rapita precisione ogni parola del colosso dai capelli color della luna, seguendone i movimenti e incassando silenziosamente quelle rivelazioni a cui non avrebbe mai pensato ma che, paradossalmente, nel momento in cui le venivano spiegate le apparivano talmente evidenti che odiò quasi se stessa per non averci personalmente pensato.
    Aggrottò la fronte, abbassando leggermente la testa mentre -con passo spedito- seguì Raizen al bivio dinanzi al quale le considerazioni del Chunin di Konoha continuarono incalzanti, per culminare nel ritrovamento di una minuta matassa di laniccio bianco e ispido che -presumibilmente- sarebbe dovuto appartenere proprio a quel gregge che lei, in tutta la sua saccenza, aveva già creduto di aver trovato.
    ...Quanto poteva essere inesperta in una scala di misurazione che partiva dallo zero e sconfinava in numeri troppo grandi per esser anche solo pensati?
    Per un attimo le apparve talmente stupido il suo credersi superiore al fratello solo in base alla sua decennale esperienza da nomade donna senza terra nè radici che, facendo una smorfia, si ritrovò ad aver pietà di lei stessa.
    [...] Se era così abituata a credersi la migliore in tutto, così immacolata dall'ignoranza e la presunzione che invece sovrastavano la sua personalità come una delle più plumbee coltri temporalesche, probabilmente avrebbe fatto meglio a lasciare quel mondo dove lei -povero pulcino implume- era davvero l'ultima ruota del carro.
    Se desiderava una realtà in cui non aveva pari, e nel quale non era costretta ad abbassare silenziosamente la testa, sarebbe dovuta tornare a casa e fare ciò per cui era stata scelta: diventare l'erede del suo stimato e nobile clan, vivendo tutta la vita tra le più pregiate sete e la più ricca tranquillità.

    Già.

    Ma... davvero desiderava questo?
    Odiava realmente quel continuo dover giocare se stessa su una scacchiera di cui non conosceva nè le pedine nè le caselle, e su cui aveva la più alta percentuale mai riscontrata di essere mangiata ed eliminata dal gioco?
    Se il suo problema era solo quella cocente sensazione di vergogna che provava ogni qualvolta si trovava di fronte ad una realtà che la vedeva perdente, non era forse più semplice mettersi d'impegno e migliorare così tanto da non essere da meno di nessuno?
    Non aveva senso scappare.
    Avrebbe sempre trovato qualcuno più bravo di lei. Sempre. Ovunque.
    A quel punto, l'unica cosa che le rimaneva da fare era accettare quella sua inevitabile inettitudine iniziale, e adoperarsi al meglio per uscirne.
    Per diventare brava. La più brava.
    ...Giusto?

    Questi furono i pensieri che tormentarono la mente della ragazzina durante tutto il seguente tragitto che portò il gruppo ninja presso il ruscello da lei stessa scovato, e benché avesse spesso tentato di intavolare una delle sue usuali allegre conversazioni, furono più i momenti in cui tacque -assorta nei suoi pensieri- che quelli in cui, agli effetti, riuscì ad intrattenere i suoi compagni come avrebbe desiderato.
    Fu per questo motivo che quando i quattro ragazzi arrivarono a destinazione, Shizuka Kobayashi -livida di quei pensieri non troppo floridi nè per la sua autostima nè tantomeno per il suo umore- sentì arrivarle il colpo di grazia, non appena il suo maestro cominciò a camminare tranquillamente sulla superficie dell'acqua di quel ruscello in cui pochi istanti prima si era dissetato.

    « Ossignore » Esclamò allora l'aspirante kunoichi, incapace di trattenere quell'esclamazione stupita che -dispettosa e umiliante- le scappò di bocca prima che potesse adoperarsi per evitarlo. « Cosa devo aspettarmi a breve, Raizen-sensei, un'improvvisa rivelazione sulle tue segrete capacità taumaturgiche? » Aggiunse poi sarcasticamente, ma con un pizzico di invidia, mentre testava -suo malgrado- la temperatura dell'acqua con una mano.
    Era gelida.
    Rabbrivì, facendo una smorfia nell'osservare lo sguardo eloquente del Chunin che, fermo sull'altra sponda del fiumiciattolo, la osservava privo di pietà attendendo il suo inevitabile bagnetto tardo mattiniero e lei -sospirando nel cancellare mentalmente tutti i buoni propositi di cui si era fregiata fino a pochi minuti prima- entrò nell'acqua, facendosi largo tra i flutti della corrente con le mani.
    Il suo sguardo era una totalmente smorfia di disgusto: il freddo di quelle acque dolci le stava intorpidendo le gambe solo malamente celate dai suoi pantaloncini alla pescatora e i piedi, ne era sicura, continuavano a muoversi in una fanghiglia disgustosa che la stava rallentando e stancando.
    Impiegò infatti circa un minuto per riuscire a percorrere i dieci metri e mezzo di larghezza del letto del ruscello, inciampando spesso e costringendosi infine ad aggrapparsi all'erba dell'altra sponda per potersi tirare fuori dall'acqua, e ricadere dunque -stanca e infreddolita- ai piedi del suo maestro.
    Era distrutta.
    Perchè diavolo...

    . Silenzio .



    Non diede nemmeno il tempo ai suoi due compagni di uscire dall'acqua del fiume che Shizuka cacciò uno dei suoi più feroci urli, incurante della missione, delle pecore, del maestro, dell'erba, dell'acqua e di quant'altra idiozia la circondasse.
    Saltò poi improvvisamente in piedi, con il volto contatto in una maschera d'orrore, mentre le sue mani tremanti prendevano le distanze dal suo corpo sul quale -senza pietà- vi erano attaccate cinque enormi larve brune e viscide: Due sulla coscia sinistra, una sul polpaccio destro e altre due, posteriormente, su entrambe le gambe.
    Strillò ancora una volta, più disgustata che terrorizzata, prima di voltarsi a guardare Raizen con gli occhi colmi di una disperazione caratterizzata di una stanchezza che la stava sfiorendo sempre di più.

    "Eccellente!
    Credo che tutti abbiate addosso più o meno 5 sanguisughe!
    Staccarle è impossibile, o meglio, lo è, ma questo provocherebbe delle ferite che, in assenza di un medico e dentro a questo bosco sarebbero a rischio di infezioni.
    L’unico modo per staccarle e rimpinzarle di chakra.
    Jaken non avrà problemi, ne ha il tanto giusto per cavarsela, voi due però dovrete accrescere la vostra attuale riserva per nutrirle a sufficienza, ma entro stanotte dovreste farcela.
    Questi sono i vostri bonus, usateli a fine prova o prima di schiattare, ai miei tempi non furono necessari, ma chissà se voi sarete bravi come il vostro sensei.
    Shizuka ha ancora delle pallette di riso, sfruttatele per il pranzo, è poco, ma eviterà i morsi della fame.
    Restate immobili e risparmiate energie durante l’esercizio.
    E tranquilli soprattutto, non vi varò schiattare per delle sanguisughe.
    Sarò di ritorno tra qualche ora.
    È una prova necessaria.
    Inoltre Jaken potrebbe darvi altri preziosi consigli, io questo passaggio lo feci da autodidatta, ma non so quanto voi siate bravi."



    « Cosa diavolo c'è di divertente, dannato infame!? » Ululò allora Shizuka -dando fondo ad un repertorio di scurrilità che non sapeva neanche di possedere- mentre afferrava al volo uno dei tonici che il maestro le aveva lanciato. Senza educazione, puntò contro di lui un indice accusatorio. Era davvero livida di rabbia.
    « Tu. Traditore. Come hai potut-- » ...ma, con un tuffo al cuore, si vede costretta a smorzare le sue parole nel silenzio: Raizen era già sparito.

    Poi, fu un attimo.

    La ragazza cadde improvvisamente in ginocchio sull'erba, cedendo al tremore di quelle gambe che sembravano rifiutarsi di tenerla in piedi, mentre il suo bel volto da bambola impallidiva pericolosamente, privandola di ogni energia e ogni colorito.
    Le forze la stavano abbandonando.
    Si sentiva morire. A malapena riusciva a respirare con regolarità.
    Si piegò su se stessa, abbassando la testa sul torace mentre i lunghissimi capelli color dell'orzo non andavano a celarle i lineamenti terrorizzati, e fu in quel momento che, senza pensarci, chiamò il nome di Kuroro e Jaken.
    Li nominò velocemente, in un sussurro talmente delicato che difficilmente sarebbe potuto esser udito, ma che conteneva in sè un purpurì di emozioni non troppo difficili da interpretare: Paura, ansia, insicurezza...

    ...rabbia.

    « Oh dannazione... » Ringhiò improvvisamente la ragazza, stringendo istericamente le mani mentre gli occhi le si riempivano di lacrime, e lei non si ritrovava a lottare contro se stessa per imporsi di rimanere almeno seduta « ...vada al diavolo quel bastardo misantropo » Aggiunse poi, ferocemente, alzando con un ultimo gesto di sfida la sua mano destra che, con un movimento poco omogeneo, lanciò via il suo tonico di recupero.
    [...] Bene. Era fatta.
    Se non ci sarebbe riuscita, sarebbe morta lì.
    Meglio morta che umiliata quantomeno. Dannazione.
    ...Doveva risolvere quel problema velocemente.
    Risolverlo. Veloce. Subito.

    Chiuse gli occhi, e in un attimo tutte le nozioni ninja che aveva imparato, tutti i racconti di sua nonna, e tutta la sapienza che possedeva affiorarono nella sua mente che, come una calcolatrice perfetta, cominciò a scindere ciò che poteva esserle utile da ciò che risultava invece perfettamente inutilizzabile.
    Ripassò rapidamente tutto il sapere che era passato al setaccio della sua fitta rete di analisi e, dopo pochi secondi -allo scoccare del secondo preciso e spietato minuto- afferrò con un sorriso la soluzione che stava cercando.

    « Salva » Sussurrò ansimando, congiungendo in grembo le due minute mani da bambina che, tremanti, impiegarono qualche istante a trovarsi l'una con l'altra.
    Poi, fu solo una rapida sequenza di istantanee: Shizuka fermò il suo respiro.
    Si concentrò silenziosamente sul battito del suo cuore, rallentandolo sempre di più, sempre di più... fino a quando -lontano eco di una vitalità che ormai svanita- i battiti si fecero lenti e distanti.
    Attese che la di lei mente si adattasse a quel cambiamento innaturale, e quando questo avvenne, a distanza solo di pochi istanti, lasciò che attorno a lei si creasse il più profondo e impenetrabile vuoto. Il nero.

    [...] Dov'era...?
    Dov'era il suo Chakra...?

    Un filo.

    Dov'era il suo sistema circolatorio...?

    Una rete.

    Afferralo. Fallo tuo. Ferma il flusso e concentrati.
    Te lo stanno rubando. Ti stanno privando di tutto.
    Impediscilo. Razionalo.



    ...Nel più totale silenzio della sua mente e del suo corpo, con il volto di un funereo pallore e le labbra aride di stanchezza, Shizuka Kobayashi individuò i fori dai quali quelle viscide creature le stavano togliendo con spietata lentezza tutto il suo chakra.
    Doveva fare in modo di concentrare le sue energie in quei punti, privandone le altre parti del suo corpo a cui avrebbe lasciato solo la stretta quantità necessaria, utile a non perderne la mobilità e la sensibilità.
    Il resto, sarebbe stato tutto impiegato a saziare quelle bestie.
    Non c'era altra soluzione. Non per lei. Non per il suo fisico.

    [...] Invero, non fu facile.
    Per ben tre volte la ragazza ebbe la sensazione di esser riuscita ad afferrare il suo chakra e manipolarlo a suo totalmente piacimento, ma ogni volta quella sicurezza svaniva in un indomabile tumulto interiore che la portò allo sfinimento e alla disgustosa sensazione di rigettare tutto ciò che aveva mangiato da quella mattina.

    Fu così che trascorsero i minuti....
    ....Forse le ore.
    Non ebbe la concezione del tempo, nè dello spazio.
    Presto si dimenticò dei suoi compagni e della ragione stessa che l'aveva indotta, con così tanta testarda determinazione, a cimentarsi in quell'impresa forse molto più grande di lei, o forse no.
    Di tanto in tanto sentiva come se un fardello le cadesse di dosso, e in quegli attimi una nuova boccata di limpida e pura aria entrava galoppando dentro i suoi polmoni atrofizzati. Quei brevi istanti erano come una liberazione. Una sorta di miracolo che non riuscì mai a capire, ma solo ad intuire...
    ...poichè poco prima che i suoi occhi si chiudessero, con la mente annebbiata e il corpo provato e tremante, si sentì sollevare brutalmente da terra.

    "Tu puoi anche dormire."



    Queste parole arrivarono distanti al suo udito, accompagnate da due pacche che la scossero violentemente e la premettero contro il torace di quell'uomo che, con un ultimo guizzo di lucidità, guardò con disprezzo.

    « Ti... » La voce era appena un sussurro. « ...ti ammazz... »
    Ma non terminò mai quella stanca e rabbiosa minaccia: Si addormentò prima.


    ¨•¤º°º¤•¨




    Quando si risvegliò era ormai sera.
    Girandosi debolmente sul posto, scosse più volte la testa, ma quando tentò di stiracchiarsi per eliminare il suo ultimo bagaglio di sonnolenza, un pungente dolore risvegliò le sue terminazioni nervose e lei, in un attimo, si irrigidì.

    « Ahia! » Strillò Shizuka, abbassando rapidamente gli occhi sulle sue gambe livide e segnate da alcuni buchi violacei che, dopo aver esaminato scrupolosamente, non poté che coprire con le mani.
    [...] Ah si, ecco come era andata...

    « RAIZEN IKIGAMI »



    Urlò quel nome con tutto il fiato che aveva in gola e, mettendosi sgraziatamente in piedi, barcollò fino al falò attorno al quale i suoi tre compagni sedevano, intenti ad osservare un cinghiale dall'aspetto più che invitante che, per un attimo, la distolse dalla sua iniziale intenzione.

    « Tu, maledetto, io ti ucciderò un giorno » Abbaiò dopo un attimo l'aspirante kunoichi, indicando maleducatamente il suo maestro che, seduto a poca distanza da lei, sembrava totalmente privo di interesse per la sua rabbia da donna provata « Ti ucciderò, va bene? » Ripetè dopo un istante di silenzio, in cui il suo stomaco si esibì in una delle più graziose orchestre sinfoniche di signorine affamate, e lei -avvampando di imbarazzo- non poté che accerchiare il fuoco e lasciarsi cadere accanto a Raizen che, con sguardo offeso, fulminò gelidamente. « Ma prima fammi mangiare, muoio di fame... penso che questo sia chiaro » Borbottò con le guance rosse e gli occhi bassi, infilandosi in bocca senza nessun tipo di grazia e posatezza una delle radici commestibili che trovò di fianco a lei.

    "Ceneremo tra poco, immagino abbiate fame.
    Prima però un ultimo sforzo: ditemi come potreste difendere al meglio questo accampamento in mia assenza."



    « Intendi la tua assenza prima o dopo che io ti abbia fatto amaramente pagare di avermi appiccicato addosso delle disgustose sanguisughe succhia chakra? » Domandò ironica Shizuka, prendendo una seconda radice senza nessun tipo di buona creanza o rispetto.
    Finì rapidamente anche quella porzione e fu solo dopo essersi leccata accuratamente il pollice e l'indice che, voltandosi verso Raizen, gli sorrise divertita.

    « "Chi dorme si nasconde, chi fa la guardia occupa una posizione di vantaggio e si occulta come meglio può.
    Inoltre ci sono mille altre considerazioni da fare sul momento che si fanno in base al luogo scelto.
    In poche parole non si individua la zona, ma il punto esatto."
    »


    Ripetè quelle parole con incalzante e rapida precisione, come se le avesse imparate a memoria dopo ore di studio, e lo fece imitando la voce stessa del suo maestro, come persino l'espressione del di lui volto quando -quel pomeriggio- aveva esposto quel discorso ai suoi due studenti.
    La sua memoria era strepitosa. Su questo, agli effetti, c'era poco da dire.
    « Devo aggiungere altro? » Disse poi, sarcastica, come a voler sottolineare il fatto che aveva già risposto alla domanda semplicemente rigirando le parole stesse del maestro contro di lui « A mio parere l'idea delle tende e del fuoco è errata. Se fossimo in una missione vera questo ci sarebbe costato il tentativo di passare inosservati, personalmente avrei preferito addormentarmi su un albero o, altrimenti, nell'erba alta » Mormorò la ragazzina indicando il sottobosco che, a poca distanza da loro, si alzava di uno o due metri « Due persone di guardia e due a riposo, ma non è detto... dipende dalla gravità della missione e, quindi, da ciò che ci aspettiamo di trovare. Per una situazione come quella che stiamo affrontando ora una sola persona di guardia andrebbe più che bene... poi, chiaramente, posso anche sbagliarmi. » Aggiunse, sorridendo laconica prima di inginocchiarsi e battere le mani una contro l'altra « E adesso pappa, vero? Dai, ho fame! »

    [...] In effetti, quella sera Shizuka Kobayashi mangiò davvero tanto. Così tanto che, per la precisione, si sentì male.
    Abituata com'era a spiluzzicare poco più di uno o due onigiri per ogni pasto, si stupì di riuscire a ingurgitare una così ampia dose di cibo in così poco tempo... ma del resto, non poteva farci nulla: Stava davvero morendo di fame.
    Pulendosi le mani ad un fazzoletto di cotone bianco, la ragazzina si accocolò poi sul posto e, stancamente, rimase ad ascoltare le parole del suo maestro su un suo possibile futuro come ninja medico o di prima linea.
    ...Beh, non erano idee poi così malvage -rifletté la mezzosangue alzando gli occhi al cielo: non le sarebbe assolutamente dispiaciuta una carriera del genere... come leader di un gruppo, insomma.
    Però, in fondo... anche la prospettiva di potersi rendere di aiuto e supportare la squadra salvando la vita dei suoi compagni la riempiva di una tiepida e piacevole sensazione che -benché non avesse nulla a che vedere con la passionale ambizione di essere la mente delle missioni che avrebbe un giorno eseguito- sentiva addirittura più affine al suo modo di vedere il mondo e la vita: un dono per cui aveva un enorme rispetto.
    Sorrise con lo sguardo basso, cullata da quel pensiero gentile e piacevole, ma non ebbe il tempo di uscire dalle sue stesse fantasie che la voce di Raizen andò nuovamente a molestare la sua tranquillità interiore.

    "Stanotte non ci sarà bisogno di mettere qualcuno di guardia, ma le tende sono due, decidete con chi dormire."



    « Ah! » Esclamò Shizuka non appena il chunin terminò quell'affermazione « Bhe, mi sembra abbastanza chiaro che io dormirò con mio fratello » Disse poi, voltandosi a sorridere con dolcezza a Kuroro, seduto dall'altra parte di quel falò che ancora scoppiettava vivacemente in mezzo al gruppo « ...Non è vero, onii-chan? »
    Sorrise nuovamente, stavolta con più serenità: I profondi occhi da ragazzina erano socchiusi e le sue labbra carnose color ciliegia -lucide ed esuberanti- furono debolmente e brevemente torturate dai bianchi denti di quella bambola kokeshi in carne ed ossa mentre lei, dopo un solo breve attimo di silenzio, aggiunse con ironia: « In alternativa posso dormire insieme a Jaken, non ho nessun problema, ma... non con Raizen. Con lui no di certo, grazie. » E, scostandosi i capelli dal collo bianco, ghignò.



    ____________



    SPOILER (click to view)
    Sono mortificata per quanto ho scritto, ma Fenix dà troppi spunti tutti in un solo post :sinve:

    Alastor, mi sono presa qualche piccola libertà con il tuo pg, spero che questo non ti abbia infastidito ^^
    Ah si: SANGUISUGHE :omg:


    Edited by Arashi Hime - 14/4/2010, 20:52
     
    .
  2. Arcangelo Gabriel
        Like  
     
    .

    User deleted


    Brother and Sister


    CITAZIONE
    Inaspettate. Così Kuroro aveva intimamente valutato le risposte di Jaken e Raizen…

    «Vi consiglio di basare le vostre considerazioni specialmente sugli indizi che avete acquisito.
    Preconcetti errati possono fuorviare.
    Io non darei così per scontato che il gregge si sia allontanato spontaneamente.»


    Non era presunzione quella di Kuroro ma semplice raziocinio applicato per mezzo di conoscenze acquisite. L’insinuazione di Jaken sul fatto che il gregge potesse essere stato rubato non convinceva molto il ragazzo e le parole burbere del sensei non fecero che dar ragione alle sue perplessità

    Jaken, per dio!
    Fai a meno di fare questi commenti, altrimenti rischiamo di farli crescere simili a te e crederanno che il muschio cresce a nord perché qualche mistica forza che trama contro di loro lo attira da quella parte!


    Ma le critiche ovviamente non erano finite…

    Bene, quanto a voi: nuovamente incompleto.
    Quindi non troppo bene.
    Veniamo prima di tutto agli errori.
    Sei proprio sicura che questo sia il morso di una pecora? Qui dentro potrebbe esserci ben più di una razza erbivora, anche un carnivoro con problemi digestivi potrebbe mangiucchiarsi qualche foglia sai?
    Inoltre, guarda qua, hai perso un altro importante dettaglio.
    Guarda attentamente la foglia che ho nella mano di sinistra, è sufficiente per far crollare le tue ipotesi: il morso tra le due foglie è identico, ma uno dei due è più vecchio, ma ora non sai quale delle due foglie sia della strada di destra e quale di quella di sinistra, normalmente non sarebbe un errore grave, ma nel tuo caso denota una scarsa attenzione nella catalogazione degli indizi che in una missione di spionaggio determinano la buona riuscita della missione.
    Hai detto che sono andati verso destra, ma non mi hai detto il motivo, forse è per via della differenza che IO ho esposto, ma questo un altro team non lo saprà mai, è probabilmente morto prendendo la strada sbagliata dopo aver decifrato male i tuoi indizi.
    Tuttavia la deduzione sull’ambiente e sul comportamento degli animali è corretta, torneranno ad abbeverarsi, non si sa tra quanto però, potrebbero aver trovato un altro ruscello oppure accontentarsi dell’acqua contenuta nell’erba che non è poca.
    Kuroro invece ha fatto qualche errore basandosi troppo sulle conoscenze altrui e non su ciò che avrebbe potuto osservare, Jaken aveva ragione in parte: non basatevi su dei preconcetti.
    Ti sei mai soffermato a guardare l’altezza dell’erba in questo periodo dell’anno?


    I commenti effettuati sulle idee proposte dalla sorella non erano sbagliati. Ciò che invece ebbe da ridire su Kuroro fece ribollire in quest’ultimo proprio quel pizzico di Uchiha che il suo sensei tanto avrebbe voluto far venire a galla … Ma di quali preconcetti stava parlando? Davvero aveva seguito il suo discorso o aveva fatto semplicemente finta? L’unica cosa alla quale Kuroro aveva fatto riferimento a quanto detto dalla sorella era la possibile presenza di un torrente. Possibilità confermata pienamente dal rumore dello scorrere dell’acqua non molto lontana da dove si erano fermati. Dunque sulle supposizioni della sorella Kuroro non si era affatto basato poiché la sua teoria l’aveva già ideata ancor prima di ascoltare Shizuka stessa.

    Secondo te in quest’altezza quanti lupi accovacciati ci stanno?
    Te lo dico io: abbastanza da fare un rave party di ululati.
    Ti dico un’altra cosa, non paragonare un animale domestico ad uno selvatico, quest’ultimo ha vissuto un intera vita a doversi difendere da ogni tipo di attacco da parte dei suoi naturali avversari, l’unico pericolo che incombeva sui primi invece era qualche brutta epidemia, ergo una pecora o un qualsiasi animale domestico non è minimamente paragonabile ad uno selvatico.
    Un cane domestico, non ninja, sarà sempre più rumoroso di un lupo.
    E una pecora domestica sarà sempre maggiormente esposta ai pericoli rispetto ad una domestica, soprattutto perché è domestica da più generazioni.
    Vediamo ad altri piccoli errori.
    Shizuka, ti sei allontanata troppo durante la ricerca degli indizi, eri esposta a delle imboscate, dovevi chiedere supporto.
    Kuroro, poco spirito di osservazione, hai guardato dalla parte giusta ma non con la dovuta attenzione.
    Inoltre non ho mai detto di voler fare una valutazione sul singolo, e se anche fosse potevate zittirmi con una qualche scusa del tipo “in due si lavora meglio”, in modo da farmi capire che avete anche la minima concezione di team e della sua utilità
    Venite con me.
    Il gregge non è troppo piccolo, e quando il gregge riposa si sparpaglia, tutta la zona è quindi inquinata, dovete quindi ricercare la quantità.
    Avete notato svariate cose, ma una vi mancava.
    Gli uomini perdono capelli, gli animali perdono pelo.
    E i rami che stanno nel bosco sono come dei pettini.
    Tuttavia non ne perdono troppa e quindi non inquinano tutta la zona, bensì solamente la strada percorsa più frequentemente, o anche l’unica percorsa avrà più residui.
    Tra l’altro è molto più semplice da individuare.


    Kuroro chinò il capo … quell’uomo non sapeva davvero un bel niente sul comportamento degli animali … proprio perché l’erba era alta le pecore non si sarebbero mai dirette verso la valle. Erano pecore domestiche, e a maggior ragione per tale motivo non avrebbero mai corso il rischio di addentrarsi in luoghi dove la vegetazione era troppo alta. A differenza dell’uomo gli animali, anche se addomesticati, mantengono sempre vivo il loro istinto di sopravvivenza. Non aveva voglia di contraddirlo, avrebbe preteso la ragione ad ogni costo, anche di fronte all’evidenza. Solo su una cosa avrebbe potuto dargli ragione, la sua incredibile stupidità nel non aver notato la presenza della lana lasciata lungo una delle due vie. Quell’indizio senza alcun dubbio poteva determinare facilmente la soluzione senza dover effettuare troppi calcoli o ragionamenti.
    Dunque per qualche ragione le pecore avevano scelto di dirigersi a sinistra, probabilmente cause meteorologiche avevano determinato la loro “discutibile” scelta. Pochi giorni prima di fatti dalla zona montuosa si era riversata su Konoha una brusca precipitazione temporalesca. Era probabile dunque che le pecore avevano preferito rischiare nella valle piuttosto che andare incontro al mal tempo.


    Ergo, si va a sinistra, dovrei assegnare mezzo punto a Shizuka, ma visto che non fraziono siete ancora zero a zero.
    E non rifarmi il verso, i tuoi MA non saranno mai abbastanza rivelatori.


    Decisamente prevedibile. La mente calcolatrice del ragazzo aveva facilmente previsto la possibile decisione del sensei di concedere la ragione a Shizuka nonostante avesse detto diverse stupidaggini. I battibecchi tra i due e le loro battutine potevano facilmente rivelare un maggior interessamento del Chunin verso la ragazza.
    Non era un problema, avrebbe fatto il suo dovere senza badare a possibili imparzialità. Ciò che avrebbe imparato sarebbe stato ben più importante.


    Per quanto riguarda la scelta del posto su cui fermarci direi che senza ulteriori specifiche è errata. Un territorio con troppi arbusti ci nasconderebbe ma ci darebbe problemi nell’individuare il nemico.
    Mentre una zona libera da essi ci renderebbe troppo esposti.

    Odio fare il sensei.
    Insomma, in questi casi non si può stare tutti occultati o tutti allo scoperto.
    Chi dorme si nasconde, chi fa la guardia occupa una posizione di vantaggio e si occulta come meglio può.
    Inoltre ci sono mille altre considerazioni da fare sul momento che si fanno in base al luogo scelto.
    In poche parole non si individua la zona, ma il punto esatto.

    Sfruttate al meglio le risorse naturali prima di ricorrere alle vostre che devono essere la vostra scialuppa di salvataggio.


    Stavolta l’energumeno aveva pienamente ragione. Il suo discorso aveva un senso e probabilmente l’Uchiha avrebbe dovuto far tesoro di quelle parole.
    Si stavano progressivamente addentrando nella boscaglia in direzione della vallata, la vegetazione via via si faceva sempre più folta. Potevano udirsi diverse specie di uccelli che festosamente comunicavano tra loro.
    Il rumore dello scorrere dell’acqua si faceva sempre più intenso fino a interrompere improvvisamente il passo ai 4 ninja.
    Come ci si poteva ben aspettare Jaken e Razien furono dalla sponda opposta in pochi secondi semplicemente camminando sul pelo dell’acqua.
    Miracolo? Assolutamente no, semplicemente stavano utilizzando il loro Chakra concentrandolo ai piedi per poter restare sopra il livello dell’acqua. La teoria riguardante quel fenomeno era ben nota al ragazzo, ma nessuno si era ancora premurato di insegnargli come fare davvero.


    « Ossignore. Cosa devo aspettarmi a breve, Raizen-sensei, un'improvvisa rivelazione sulle tue segrete capacità taumaturgiche? »

    Shizuka non era entusiasta di farsi una nuotata in quelle acque. Di certo anche per Kuroro non sarebbe stato un bel passatempo ma in fondo, se quella era la via giusta bisognava seguirla, anche a costo di piccoli sacrifici.
    Attese che la sorella entrasse in acqua per poter effettuare anch’egli l’ingresso. Preferiva tenersi dietro a qualche metro da Shizuka per poter intervenire eventualmente nel caso in cui fosse scivolata o avesse avuto problemi.
    Fortunatamente i dieci metri di nuotata filarono lisci senza grossi problemi, anche se poteva avvertire in diversi punti del corpo fastidiosi dolori, non intensi ma prolungati.
    Facendosi forza riuscì a riaffiorare dal letto del fiume e portarsi sulla sponda dove il sensei li stava aspettando.


    Eccellente!
    Credo che tutti abbiate addosso più o meno 5 sanguisughe!

    Staccarle è impossibile, o meglio, lo è, ma questo provocherebbe delle ferite che, in assenza di un medico e dentro a questo bosco sarebbero a rischio di infezioni.
    L’unico modo per staccarle e rimpinzarle di chakra.
    Jaken non avrà problemi, ne ha il tanto giusto per cavarsela, voi due però dovrete accrescere la vostra attuale riserva per nutrirle a sufficienza, ma entro stanotte dovreste farcela.

    Questi sono i vostri bonus, usateli a fine prova o prima di schiattare, ai miei tempi non furono necessari, ma chissà se voi sarete bravi come il vostro sensei.

    Shizuka ha ancora delle pallette di riso, sfruttatele per il pranzo, è poco, ma eviterà i morsi della fame.
    Restate immobili e risparmiate energie durante l’esercizio.
    E tranquilli soprattutto, non vi varò schiattare per delle sanguisughe.
    Sarò di ritorno tra qualche ora.
    È una prova necessaria.
    Inoltre Jaken potrebbe darvi altri preziosi consigli, io questo passaggio lo feci da autodidatta, ma non so quanto voi siate bravi.


    Ecco cos’era dunque che gli dava fastidio a quel modo, nella traversata delle sanguisughe ne avevano approfittato per farsi una bella scorpacciata di Chakra ai danni dei due fratelli Kobayashi. Ricevuti i tonici il sensei si dileguò lasciando i due ragazzi in compagnia di Jaken.

    « Cosa diavolo c'è di divertente, dannato infame!? » « Tu. Traditore. Come hai potut-- »
    « Oh dannazione... » « ...vada al diavolo quel bastardo misantropo »


    Shizuka non aveva accolto con piacere quelle notizie. La sua reazione fu strana, raramente l’aveva vista arrabbiata a quel modo, evidentemente quella giornata d’inizio l’aveva piuttosto scosso, era irriconoscibile.
    Urlando come una disperata in preda ad un attacco isterico aveva inveito verso il sensei inutilmente. Era del tutto futile insultare quel tizio, non avrebbe fatto caso a qualsiasi tipo di ingiuria.
    Per Kuroro non si sarebbe rivelato difficile emanare il Chakra semplicemente per saziare quelle viscide sanguisughe, ma a giudicare dal comportamento della sorella non doveva essere ugualmente semplice per lei. Avrebbe tanto voluto aiutarla, ma del resto spinta dal suo solito orgoglio aveva preferito far tutto da sola senza invocare l’aiuto ne di Jaken ne il suo.
    Shizuka si era già messa in posizione per poter riflettere e cercare il suo Chakra. Era certo che ci sarebbe riuscita, in fondo era pur sempre sua sorella! Kuroro aveva praticato molte volte quel tipo di allenamento. Kuroro si sedette diestro a qualche metro di distanza dall’amata sorellina per non infastidirla e lasciare che potesse rilassarsi. Di sanguisughe ne aveva 8 attaccate al suo corpo, quelle bestiacce inoltre facevano anche male. Due si erano attaccate al collo trapassando con i loro denti anche la veste che lo copriva fin sul viso. Altre 2 invece erano “amorevolmente” incollate al suo polso destro, mentre le altre 4 banchettavano sulle caviglie.
    Chiuse gli occhi per un istante. Era il Chakra che volevano? E ne avrebbero avuto fino a scoppiare… Focalizzò attentamente in quali zone doveva far si che i suoi Tenketsu rilasciassero la maggior quantità possibile di Chakra per soddisfare quei dannati parassiti. Il fluire dell’energia spirituale rilasciava nel corpo una piacevole sensazione di calore. Non poteva di certo vederlo, ma percepiva le infinite ramificazioni del suo sistema circolatorio del Chakra che via via rispondeva ai segnali inviati dal cervello sul da farsi. Trascorso mezzo minuto circa Kuroro riaprì gli occhi e rilasciò il Chakra lasciandolo fluire nelle zone opportune per nutrire quei “graziosi” animaletti.
    Fu questione di qualche minuto, uno o due al massimo, e tutte e 8 le sanguisughe furono colme di Chakra. Si staccarono dal loro pasto cadendo in terra. Kuroro le osservò per qualche istante con il suo solito sguardo glaciale, non valeva la pena neppure ucciderle, in fondo non avevano fatto nulla di male, si erano soltanto nutrite.
    Shizuka pochi metri più avanti non si era accorta di nulla, sembrava profondamente assorta nei suoi pensieri. Kuroro restando in silenzio per non crearle disturbo si tolse il keikogi per lasciarlo ad asciugare al sole. Fatto ciò assunse il tonico per potersi ristorare velocemente. Un’inebriante ondata di nuovo vigore pervase l’intero corpo del ragazzo, il Chakra tornò a fluire potente in lui donandogli rinnovate forze.
    Portando una mano allo zaino, che sapientemente aveva posto sopra la testa al momento della traversata nel fiume per evitare che il contenuto si bagnasse, ne estrasse il rotolo che gli aveva consegnato Jaken.
    Quello forse era il momento più opportuno per poterlo leggere senza che il sensei lo rimproverasse. Avrebbe voluto scambiare due parole con Jaken, ma così avrebbe disturbato la sorella. Voltatosi verso Jaken gli rivolse un sorriso di ringraziamento, poi iniziò a leggere con silente attenzione.
    Ovviamente vi erano informazioni essenziali riassunte, ma seppur molte di quelle cose fossero già note al ragazzo, trovò comunque utile avere una rinfrescata di nozioni sulla terminologia ninja riguardante il Chakra e le tecniche da esso derivate. Assorto nella lettura Kuroro non si rese conto che erano passate circa due ore da quando quella parte dell’addestramento era cominciata. Alzato finalmente lo sguardo dal rotolo notò che Shizuka era ancora intenta a staccarsi di dosso le sanguisughe.
    Inevitabile fu la smorfia di disappunto sul volto del ragazzo, il desiderio di dare una guida alla sorella era sempre più forte, ma allo stesso tempo sapeva benissimo che non avrebbe voluto che lui la aiutasse.
    Adagiandosi sull’erba fresca l’Uchiha rimase per almeno un’altra ora o due ad ammirare il cielo e le nuvole che leggiadre lo attraversavano disegnando monocromi paesaggi surrealisti. Più e più volte aveva alzato lo sguardo in direzione di Shizuka per accertarsi che avesse terminato. Lei era visibilmente stanca man mano che i minuti e le ore passavano. Le restava soltanto una sanguisuga, ce l’aveva quasi fatta.
    Nel frattempo i suoi pensieri erano volati alla sua famiglia, al suo futuro e ciò che il suo lavoro avrebbe comportato … i timori che potevano assalire un ragazzo della sua età.
    Ad un tratto si rese conto che la sorella aveva finalmente terminato quella prova, ma al contempo era quasi svenuta per la fatica.
    Kuroro si alzò e preso il keikogi si avviò con passo felpato verso la ragazza. Il kimono della sorella era completamente fradicio, si era posizionata in una zona poco esposta al sole. Facendo con quanta più delicatezza potesse l’Uchiha sfilò il soprabito alla kunoichi e la avvolse con il suo stesso keikogi che si era asciugato e poteva di certo riscaldarla più dei suoi abiti.
    Improvvisamente Kuroro ebbe una stranissima sensazione, percepì dei rumori provenire dalla boscaglia proprio sopra le loro teste. Razien piombò vicino i due e senza lasciar loro diritto di replica con i suoi soliti modi esordì dicendo


    Bene, direi che avete finito, e ci siete ancora tutti!

    Siete stanchi?


    Kuroro avrebbe voluto rispondere che per quanto lo riguardava si sentiva in forma ma non ne ebbe il tempo perché il maestro proseguì nel suo monologo

    Si, lo siete.

    Sulla faccia del ragazzo un sopracciglio si inarcò scettico … cosa aveva intenzione di fare? Il mastodonte lo afferrò con la delicatezza che solo un elefante poteva possedere e lo sollevò da terra come se si trattasse di un fuscello

    Tieniti stretto, damerino.

    §E chi si muove … con la presa che ha sarebbe impossibile anche volendo … §

    Tu puoi anche dormire.

    Queste sono le mie scuse, non voglio sentire ne domande ne proteste a riguardo.
    Andiamo faccia da aiutosensei, vi porto al campo che ho messo su per la notte.


    Se quello era il suo modo di scusarsi dunque non c’era da stupirsi sui suoi modi di fare abituali.
    Shizuka fu quasi scossa per un istante da quelle parole, cercò di ribattere ma con scarso successo … era esausta.
    Il chunin scattò con grandissima velocità verso una zona da lui conosciuta, un piccolo spazio erboso circondato da piccoli arbusti e da due grossi alberi posti uno di fronte all’altro. L’accampamento era stato completamente allestito dal sensei, che oltre ad essere un bravo ninja si era rivelato essere anche un buon cacciatore e cuoco. Un gustoso cinghiale era ad arrostire sul fuoco mentre poco a lato vi erano verdure commestibili.


    « Ahia! » « RAIZEN IKIGAMI » « Tu, maledetto, io ti ucciderò un giorno » « Ti ucciderò, va bene? » « Ma prima fammi mangiare, muoio di fame... penso che questo sia chiaro »

    Si era risvegliata male e si poteva sentire chiaramente. Senza accorgersi del cambio di kimono Shizuka aveva iniziato ad urlare e sbraitare nuovamente verso Raizen. Tutto inutile … come sempre
    Ceneremo tra poco, immagino abbiate fame
    Prima però un ultimo sforzo: ditemi come potreste difendere al meglio questo accampamento in mia assenza.

    Effettivamente i morsi della fame non tardavano a farsi sentire, il suo stomaco già da qualche decina di minuti aveva iniziato a dar evidenti segnali. Come ormai di consueto la parola spettava prima alla sorella


    « Intendi la tua assenza prima o dopo che io ti abbia fatto amaramente pagare di avermi appiccicato addosso delle disgustose sanguisughe succhia chakra? »
    « "Chi dorme si nasconde, chi fa la guardia occupa una posizione di vantaggio e si occulta come meglio può.
    Inoltre ci sono mille altre considerazioni da fare sul momento che si fanno in base al luogo scelto.
    In poche parole non si individua la zona, ma il punto esatto." »

    « Devo aggiungere altro? » « A mio parere l'idea delle tende e del fuoco è errata. Se fossimo in una missione vera questo ci sarebbe costato il tentativo di passare inosservati, personalmente avrei preferito addormentarmi su un albero o, altrimenti, nell'erba alta » « Due persone di guardia e due a riposo, ma non è detto... dipende dalla gravità della missione e, quindi, da ciò che ci aspettiamo di trovare. Per una situazione come quella che stiamo affrontando ora una sola persona di guardia andrebbe più che bene... poi, chiaramente, posso anche sbagliarmi. » « E adesso pappa, vero? Dai, ho fame! »


    Effettivamente la domanda del sensei aveva risposta nelle sue stesse precedenti parole. Kuroro aveva pazientemente ascoltato le parole della ragazza e passati pochi istanti dal termine del suo discorso, potè parlare con voce calma e posata

    “Bè le sue parole sensei sono sicuramente parte della risposta alla domanda che ci ha posto ora. In missioni più pericolose di questa penso che per difendere l’accampamento avremmo dovuto appostarci su qualche albero con una buona visuale sull’intera zona. Chi invece deve riposarsi dovrebbe farlo comunque in un luogo occultato che sia visibile alle sentinelle. Ovviamente ad ogni situazione ci si deve adattare in base alla zona nella quale ci si trova e alle possibili capacità del nostro avversario. Direi che se qualcuno all’interno del gruppo è in grado di crearne, si dovrebbero porre delle trappole tutte intorno alla zona dell’accampamento.
    Ah…la ringrazio per avermi portato fin qui sensei ma non ero così stanco da aver bisogno d’essere tenuto in braccio…”


    Dicendo ciò rivolse un sorriso al maestro e attese che rispondesse al loro intervento. Ovviamente si aspettava che in qualche modo avrebbe trovato di certo qualcosa da ridire sulle loro risposte.
    Di li a pochi minuti avrebbero finalmente cenato e placato la crescente fame …


    Prima ho ascoltato il vostro discorso sul chakra con molta più attenzione di quanto non sembrasse.
    Direi che Shizuka è adatta a fare il ninja medico, per una studentessa ha un ottima preparazione in quel campo, quasi strabiliante.
    Tuttavia la sfrontatezza potrebbe essere utile anche in prima linea, le due cose possono sembrare un po’ contrastanti, ma imboccando le giuste vie nulla è impossibile.
    Kuroro, la tua preparazione è più vasta ma non così approfondita, non ti ho ancora inquadrato al meglio, ma direi che il supporto è la tua categoria, mi pare che in te sia assente quell’aggressività e sfrontatezza necessaria al brutale attacco delle prime linee, mentre la tua mente fredda è utile per pianificare un secondo attacco risolutivo.
    Ovviamente queste sono impressioni basate su poco, ma se l’idea vi piace iniziare a pensare al vostro futuro sin da ora non sarebbe una cattiva idea.

    Stanotte non ci sarà bisogno di mettere qualcuno di guardia, ma le tende sono due, decidete con chi dormire.


    Al termine della cena Raizen espose un’azzardata analisi sulle possibili strade che i due studenti avrebbero potuto prendere. Su sua sorella forse non aveva realmente sbagliato, ma su Kuroro di certo non avrebbe potuto esprimere un giudizio preciso in così breve tempo. Neppure l’Uchiha stesso era certo sul suo ipotetico futuro ruolo, che divenisse un assassino o un guerriero o uno stratega al momento non lo interessava molto, era troppo presto per poterlo decidere.


    « Ah! » « Bhe, mi sembra abbastanza chiaro che io dormirò con mio fratello » « ...Non è vero, onii-chan? » « In alternativa posso dormire insieme a Jaken, non ho nessun problema, ma... non con Raizen. Con lui no di certo, grazie. »

    Kuroro non aveva neppure preso in considerazione la possibilità che sua sorella dormisse in compagnia di uno sconosciuto al primo addestramento.
    Rivolgendosi ai compagni rispose alle parole del sensei e di Shizuka


    “Bè, se non ci sono problemi io vorrei dormire con mia sorella”

    SPOILER (click to view)
    Dannati siete felici? Mi avete fatto leggere 17 pagine di word per rispondere è______é e dovevo pure leggere degli articoli per la tesi per domani è____é pentitevi :sinve:


    CITAZIONE
    Narrato
    Parlato aiuto-sensei
    Parlato Shizuka
    Parlato sensei
    Parlato Kuroro
    Pensato Kuroro

     
    .
  3. Alastor
        Like  
     
    .

    User deleted


    b u c o l i c a » Chapter III
    Leeches



    Arrivò dunque la risposta alla domanda del Chunin, riguardo al numero di missioni da me svolte fino a quel momento. Restò decisamente di stucco. Sul suo volto si palesò un'espressione incredula che non si sforzò affatto di smorzare o nascondere. Puntualizzò che ciò che avevo detto, in sostanza, significava che non avevo svolto alcuna missione, dopodiché, a voce più bassa, imprecò tra sé e sé. Quella reazione non mi infastidì affatto, anzi comprendevo quello che poteva essere il suo stato d'animo. Raizen avrebbe avuto tutte le ragioni di dimostrarsi scontento della selezione operata dall'Accademia, in fin dei conti anche io non avrei fatto i salti di gioia nell'apprendere che un mio collaboratore disponeva dell'esperienza di qualcuno che aveva appena messo il naso fuori da scuola. Tutto sommato la sua replica era stata composta per i suoi standard. Una quantomeno prevedibile risposta denigratoria o canzonatoria, per quanto non mi avrebbe sfiorato minimamente, non era dunque giunta, a dispetto delle premesse favorevoli.
    Aggiunse poi che, vista la mia inesperienza, era quasi tentato di mandarmi a fare esplorazione ed indagine assieme ai due studenti. Tale commento, seppur proferito con un tono ironico piuttosto leggero, probabilmente sarebbe stato per molti una piccola mortificazione, una vergognosa realtà che sottolineava l'inadeguatezza dell'individuo e la sua distanza troppo breve rispetto all'allievo e troppo ampia rispetto al maestro. Non era il mio caso.
    Ero ben consapevole dei miei limiti e delle mie molte lacune, e specialmente della smisurata carenza di esperienza diretta in missione. Non mi ritenevo neanche vagamente vicino a potermi porre sullo stesso piano rispetto a quel Chunin, o a qualsiasi altro, né ero nella posizione di poter guardare gli studenti dall'alto in basso, cosa che comunque non avrei fatto a prescindere, per via del mio carattere. Quella che poteva suonare come una velata e scherzosa minaccia del sensei, dal mio punto di vista era una invitante prospettiva. Io avrei voluto essere mandato ad ispezionare il territorio, ma davvero.


    «Non mi lamenterei se decidesse di farlo.» Replicai, abbozzando un piccolo quanto fugace sorriso.

    Raizen continuò mettendo in evidenza come stessi a suo avviso prendendo troppo seriamente quella missione che in fin dei conti consisteva nel dare la caccia a degli animali scomparsi, compito che non esigeva chissà quale esperienza in campo ninja, né di troppa preoccupazione. Mi consigliò di rilassarmi. Alle mie domande volte a racimolare qualche piccolo dettaglio in più sulle circostanze della sparizione, mi rispose che non era in possesso di informazioni utili, e che in fin dei conti non ve n'era bisogno.
    Il suo ragionamento in parte aveva senso. Se quella missione era stata selezionata dall'Accademia per fungere da prova pratica per degli studenti, evidentemente doveva essere alla portata di tutti o quasi, e quindi un Genin qualunque poteva ricoprire l'incarico di aiuto sensei senza troppi crucci, senza fare troppo gli schizzinosi sul suo curriculum. Come avevo detto io stesso, si trattava di un ruolo marginale dopotutto. Più che altro la figura importante era quella del sensei, in quanto era lui a dover guidare la classe e colui che, probabilmente, avrebbe dovuto tirarci tutti fuori dai guai qualora, malauguratamente, la missione ci fosse sfuggita di mano oppure si fosse rivelata più ardua o pericolosa di quanto predetto. E da questo punto di vista almeno, ritenevo che fossimo ben coperti. Almeno sul piano bellico, Raizen mi dava l'idea di sapere il fatto suo, molto più di me, quindi in caso la nostra spedizione ci avesse riservato sgradite sorprese, gli studenti probabilmente non avrebbero avuto nulla da temere.
    Tuttavia non potevo accettare il consiglio di agire e pensare con maggior disimpegno per il solo perché la missione appariva di semplicità e banalità estrema. Qualsiasi fosse l'attività nella quale mi cimentavo, qualsiasi fosse l'impresa alla quale mi dedicavo, ero sempre propenso a dare il massimo dell'impegno, importante o meno che fosse. Non perché fossi particolarmente ligio al dovere o altro, era semplicemente una linea di condotta che mi garantiva il massimo da ogni situazione. Il massimo delle conoscenze, delle informazioni, delle sensazioni, delle soddisfazioni. E soprattutto il massimo della crescita. La mia mente aveva bisogno di operare a pieno regime il più possibile, oppure mi sarei annoiato rapidamente, specialmente in una situazione poco allettante come quella in cui mi trovavo. Non riuscivo a misurare l'impegno come fosse stato una sorta di ingrediente da applicare in diversi dosaggi a seconda della dimensione e della sontuosità della pietanza. Ce lo mettevo sempre tutto, anche perché ero dell'idea che anche nelle circostanze più insospettabili poteva esserci molto da imparare e da scoprire, o addirittura da temere. Sì, perché era proprio il loro aspetto inoffensivo a renderle le più insidiose in assoluto.
    Non condividevo poi il fatto che il sensei non avesse chiesto maggiori delucidazioni al committente. Avere il maggior numero di dettagli possibile in una missione di ricerca e recupero come quella, per quanto di infimo livello, non avrebbe di certo guastato. Poi, se Raizen era a conoscenza di ben altre cose ma le teneva nascoste a me e soprattutto agli studenti così che se la cavassero il più possibile con le loro forze, era un altro discorso. Se era vero che non ne sapeva niente, cosa comunque da verificare, si trattava dell'ennesimo indizio che il Chunin stesse prendendo tutto molto alla leggera, come per altro dichiarava apertamente a parole. Per i motivi precedentemente esplicati, non condividevo quella mentalità.
    Poco più tardi, nel momento in cui Kuroro si allontanò per svolgere la sua ispezione, Shizuka ebbe qualcosa da dire ai suoi superiori. I suoi onigiri non avevano riscosso il successo che forse aveva auspicato: il sensei ed il fratello li avevano rifiutati, mentre io avevo accettato la polpetta di riso offertami, ma conservandola per beneficiarne in un secondo momento.


    CITAZIONE
    « Ahi ahi, ragazzi... »
    « Siamo messi proprio male se dubitiamo dei nostri stessi compagni di team, mh? »
    « Per favore, siate obiettivi: Se volessi nuocervi in qualche modo, credetemi, sceglierei vie più divertenti per farlo. Il tradimento non rientra proprio nel mio codice etico »
    « Non c'è veleno da nessuna parte, potete mangiare tranquilli se avete fame »

    Il suo tono era allegro e divertito, ma mi chiedevo se in realtà non si fosse un po' risentita per il diniego di alcuni ed, in generale, la poca flessibilità di tutti nei confronti della sua gentile offerta.
    Quando nominò la scarsa fiducia nei confronti dei propri compagni di squadra, lanciò un'occhiata allusiva e decisamente inequivocabile al mio indirizzo. Sostenni tale sguardo senza che il mio mutasse di una virgola. Il sensei era quello che aveva rifiutato l'onigiri e che aveva addotto, fra le altre motivazioni, quella pur ironica del possibile avvelenamento della pietanza da parte della kunoichi. Io l'avevo invece accettata, conservata ed adeguatamente ringraziato la ragazza. Singolare dunque che dispensasse quell'occhiata proprio a me, l'unico che le aveva mostrato un briciolo di gratitudine.
    Non avevo consumato subito il pasto? Perché non avevo fame. Ed, ebbene sì, perché non mi fidavo, nonostante la situazione mi avesse quasi totalmente portato ad escludere l'ipotesi avvelenamento. Ero solito ingerire solo cibi da me preparati oppure procurati direttamente in natura. Lo stesso principio si applicava alle bevande. In situazioni ove ciò non era possibile oppure gli approvvigionamenti erano procurati da terzi, come poteva accadere durante una missione o anche in un qualsiasi luogo non fosse casa mia, ero sempre molto prudente. Se potevo rifiutare, lo facevo. Se non potevo, temporeggiavo, aspettando che altri facessero da cavia prima di imitarli con relativa sicurezza. Nulla di personale nei confronti di Shizuka, era semplicemente la mia condotta abituale nei confronti di chi non conoscevo per nulla.
    Parlava come se fossimo stati un team stracollaudato con decine di missioni alle spalle, ed i cui membri si conoscevano ormai da anni. Invece eravamo degli emeriti sconosciuti che si erano incontrati per la prima volta nella propria vita nemmeno tre ore addietro, e che difficilmente si sarebbero trovati tutti nuovamente coinvolti in una missione insieme. Sicuramente ci saremmo rincontrati, giacché abitavamo nel medesimo villaggio, ma dubitavo che i nostri rapporti si sarebbero evoluti granché dopo il termine di quel corso. Il fatto che qualcuno che nemmeno avevo guardato in faccia avesse assemblato quella squadra per svolgere una missione, non implicava che dovessi fidarmi ad occhi chiusi dei suoi componenti, individui dei quali non sapevo nulla eccetto ciò che i miei sensi riuscivano a suggerirmi.
    L'argomentazione della giovane era inoltre formalmente illogica. Dopo un "siate obiettivi", ci si aspetterebbe la messa in evidenza di fattori assolutamente oggettivi ed inconfutabili a supporto della propria tesi, dati che per l'appunto sottolineerebbero l'altrui valutazione priva di obiettività. Invece si era limitata a dire che, ciò di cui effettivamente nessuno l'aveva accusata, non sarebbe stato un atto a lei congeniale. Va da sé che questo non provava un bel niente. Malgrado potessi rilevare sincerità nelle sue parole, asserire qualcosa non ne attestava certo la veridicità, per quanto si riuscisse ad essere convincenti. I fatti contavano, solo quelli.
    Quando ella disse che potevamo mangiare senza remore se avevamo fame, prima di rivolgere attenzione al sensei mi guardò nuovamente, stavolta senza che i suoi grandi occhi trasmettessero altro che incoraggiamento. L'insistenza era una caratteristica che non amavo affatto in una persona, come anche il dovermi ripetere del resto.


    «Sei molto premurosa, ma lo serberò per dopo.» Ripetei, sbrigativo.

    A quel punto Shizuka concentrò la sua attenzione sul sensei, il quale sembrava badarle troppo. Senza capirne bene il motivo, vidi la kunoichi avvicinarsi rapidamente all'omone e sferrargli un calcio alla gamba destra, un colpo non portato con la potenza massima, ma che anche in tale eventualità sarebbe stato sicuramente inoffensivo per il Chunin. Al contempo, gli gridò contro dandogli del "Baka-sensei", sfruttando un volume di voce così alto che mio malgrado strinsi le labbra e corrugai il viso per il fastidio procurato dal suono, squillante in una maniera davvero molesta.
    Dopodiché, qualora fosse riuscita a sottrarsi ad una tempestiva rappresaglia da parte del sensei, Shizuka scappò via dal suo bersaglio il più rapidamente possibile, dirigendosi verso di me. Pensando che volesse riservarmi lo stesso trattamento, quasi fui sul punto di bloccarla, ma decisi di non farlo poiché volevo scoprire dove voleva arrivare. Inaspettatamente, Shizuka mi cinse un braccio attorno alla vita e mi usò come asse per compiere un movimento circolare e giungere alle mie spalle. Gettai uno sguardo oltre la spalla sinistra, per scrutare la ragazza e scoprire cosa stesse facendo dietro di me, dove marcava strettamente la mia schiena.
    Si stava nascondendo, mi stava utilizzando come scudo umano che la proteggesse dall'ira funesta che il suo atto di insolenza avrebbe potuto risvegliare in Raizen. Pensava davvero che se il sensei avesse voluto darle una lezione io avrei rappresentato un ostacolo o un deterrente? Con quella sua nodachi avrebbe potuto affettarci entrambi con un colpo solo se avesse voluto, ne ero certo. Sicuramente non si sarebbe preoccupato troppo di coinvolgere terzi nella sua piccola faida con la ragazza, decisamente non era uno che usava i guanti bianchi. Forse Shizuka pensava che l'avrei protetta, che mi sarei erto a suo difensore contro i tremendi castighi del tiranno. Certo, come no.
    Per il momento poteva anche starsene lì nascosta, non mi infastidiva più di quanto non avesse già fatto con quella gag da ottenne, l'importante era che non mi piantasse una coltellata nelle reni.
    Poco dopo, Kuroro si ricongiunse al gruppo e raccontò al sensei le sue deduzioni, dopodiché ci fu il mio intervento che esortava gli studenti a basarsi sulle prove raccolte, a non dare nulla per scontato e ad evitare di escludere a priori piste differenti.
    La rimbeccata del Chunin giunse puntuale, rimproverandomi con tono sarcastico per l'aver fatto delle considerazioni che avrebbero potuto far diventare le due reclute simili a me. Ovvero paranoiche, era questo il chiaro sottotesto. E come di consueto non risparmiò la solita dose di inutile ironia. Inutile per me quantomeno, evidentemente era maggiormente apprezzata da altri. Shizuka, che si trovava ancora alle mie spalle, stava infatti tentando, in maniera abbastanza maldestra, di reprimere una risata divertita palesemente innescata dallo scanzonato(?) intervento del sensei. Mi limitai a torcere il collo verso sinistra, lanciando un'occhiata alla studentessa, che ad una distanza così irrisoria da me si sforzava di controllarsi e sollevava gli occhi, forse preoccupata che potessi accorgermi della sua ilarità.
    Non vi era alcuna traccia di malevolenza in me. Mi limitai a guardarla per pochi istanti, esibendo una espressione magnanima, per poi riportare lo sguardo sul sensei.
    Un pastore, presumibilmente dopo una giornata al pascolo, si era ritirato, aveva posto il gregge nel recinto, ed era andato a coricarsi. Il mattino seguente esce di casa e scopre che le creature sono scomparse. Tutte quante, nessuna esclusa. Da quel poco che aveva rivelato il sensei, mi pareva di capire che questo fosse a grandi linee l'antefatto della nostra vicenda.
    Ora, le possibilità erano principalmente due: o il gregge era scappato, o comunque si era allontanato autonomamente, oppure qualcuno o qualcosa l'aveva fatto sparire. Era mai possibile che fossi l'unico tra i presenti a prendere in considerazione entrambe le due possibili modalità della sparizione del gregge? Tutti sembravano così convinti che la prima ipotesi fosse quella esatta, ma non ne capivo il motivo, non capivo da cosa gli derivasse tanta sicurezza. Sempre dando per buono il fatto che le pecore fossero state lasciate entro la recinzione prima che se ne perdessero le tracce, non vi erano molti modi in cui le bestie avessero potuto liberarsi. Volando no di certo. Scavalcando la staccionata? Era da escludere. La loro struttura fisica le rendeva tutt'altro che capaci di grossi gesti atletici, inoltre che ci fossero riuscite tutte quante era virtualmente impossibile. Scavando un tunnel? La sola idea era ridicola. Sfondando l'architettura a testate? Improbabile, anche se qualche montone munito di robuste corna sarebbe potuto riuscire nell'impresa di creare un varco tra le assi di legno. Però sarebbe stato un comportamento assai insolito per un ovino domestico, giacché anche allo stato brado si trattava di una specie estremamente pacifica e tranquilla. Normalmente i maschi ricorrevano alle loro uniche armi naturali solo per difendersi o nelle dispute territoriali ed amorose. Oltre al fatto che non vi fosse evidenza della presenza di esemplari maschi all'interno del gregge, probabilmente avremmo notato assi di legno dismesse, spezzate, o altri segni di danneggiamento alla staccionata sul luogo del nostro incontro. La possibilità più semplice e plausibile al contempo che mi veniva in mente era che le pecore fossero uscite direttamente dall'ingresso del recinto, quello che si apriva e chiudeva come una ampia porta. Difficile che le bestie fossero riuscite in qualche modo a farlo spalancare, ma possibile, soprattutto se colui che aveva costruito la struttura era un incompetente. Ancor più probabile che tutta quella situazione fosse nata da una banale negligenza del pastore, il quale poteva aver semplicemente dimenticato di chiudere adeguatamente la recinzione. Era possibile, possibilissimo. Ma dunque dove erano andate le pecore?
    Sicuramente, o almeno lo speravo, il loro padrone le aveva cercate invano presso i luoghi dove era solito portarle al pascolo, prima di chiamare i rinforzi. Non era tipico di quel genere di animale domestico lanciarsi così all'avventura, allontanandosi troppo dalle località a lui note e presso cui aveva tutto ciò di cui aveva bisogno per sopravvivere, eccetto la libertà che a malapena sapeva cosa fosse.
    Vedevo ugualmente possibile che qualcuno fosse arrivato nel cuore della notte e, con la giusta assistenza, avesse portato via il gregge. Un mercante di bestiame, un pastore rivale, un qualsiasi individuo che avesse voluto nuocere al committente era un possibile indiziato. La conoscenza delle motivazioni non era di fondamentale importanza a quello stadio delle ricerche, era il come ed il dove ad interessarmi. Il perché sarebbe affiorato a suo tempo. Quel tipo di terreno non dava una grossa mano nel rilevamento delle impronte, sia degli animali che eventualmente di esseri umani. Nessun indizio portava a scartare quella possibilità.
    Anzi, c'era qualcos'altro che mi aveva colpito e che faceva guadagnare punti alla possibilità del rapimento. Fino a quel momento, per tutto il tragitto che avevamo percorso a partire dalla casa del pastore, non avevo individuato nemmeno una carcassa di pecora, un brandello di carne infestato da mosche, vermi, e altri spazzini, una chiazza di sangue unita ad un po' di lanugine. Niente di niente. Certo, alcuni predatori erano soliti trascinarsi il bottino nella propria tana, per non essere disturbati durante il pasto o presi di mira da predatori più grossi, ma se quella che stavamo seguendo era la giusta strada, quella percorsa dal gregge, sarebbe stato assai strano non trovare alcuna traccia. Per un cacciatore, astenersi dall'attaccare un gregge di pecore incustodito sarebbe stato come imporsi il digiuno ad un sontuoso banchetto completamente gratuito. Se le pecore se l'erano cavata da sole, era praticamente un miracolo che non ci fossero state aggressioni. Se, d'altro canto, qualcuno o qualcosa le accompagnava, avrebbero potuto essere adeguatamente difese da qualsiasi pericolo.
    In definitiva, ogni ipotesi possibile era degna di essere considerata e valutata con attenzione, fino a quando le prove o i fatti non la confutavano del tutto. Questa era la mia politica, se altri la pensavano diversamente non mi riguardava.
    Finalmente, Raizen passò a commentare le osservazioni fatte dagli studenti, i quali a suo dire non se l'erano cavata granché bene. Solo a quel punto la kunoichi riaffiorò dalle mie spalle, con un'espressione in volto radicalmente diversa da quella di pochi istanti prima.
    Il sensei criticò Shizuka per l'aver dato per scontato che l'erba mangiucchiata che aveva raccolto fosse stata brucata da delle pecore, per il fatto che avesse mischiato le foglie raccolte in entrambe i sentieri, rendendo quindi impossibile risalire alla loro provenienza, ed il fatto che si fosse allontanata troppo dagli altri, rendendosi passibile, almeno in una missione più rischiosa, di agguati. Tutti commenti decisamente condivisibili.
    Riguardo al primo punto, ovviamente non era cosa facile stabilire se fosse stata una pecora od un altro erbivoro abitante della foresta a cibarsi di quei fili d'erba. Una nozione della quale si poteva tener conto era che le pecore quando mangiavano erba non esageratamente lunga, a differenza delle mucche per fare un paragone, erano solite strappare il loro nutrimento dal terreno, fin quasi alla radice. Non si limitavano quindi solo a potarne le punte, per intenderci. Questo era il principale motivo per cui ogni buon pastore faceva pascolare il suo gregge cambiando zona regolarmente e secondo una preciso ordine, visitando le diverse aree a rotazione, così che l'erba avesse il tempo di ricrescere mentre gli ovini si sfamavano altrove. Raccogliere delle prove e poi non tenerle ben ordinate ed etichettate equivaleva a mandare in fumo il proprio lavoro, quindi era un errore abbastanza grave. Per quanto riguardava il fatto che si fosse incautamente allontanata, ovviamente era sempre una pessima idea andarsene a zonzo da soli in un luogo sconosciuto, specialmente se non si era sufficientemente in grado di difendersi, come nel caso della ragazza.
    Per quanto riguardava Kuroro, il sensei lo rimproverò per essersi basato sui dati raccolti dalla sorella e non aver esplorato il territorio in prima persona. Effettivamente era vero, il ragazzo era rimasto impalato dinnanzi al bivio a riflettere e ad elaborare la sua ipotesi, senza aver prima dato un'occhiata più approfondita dei dintorni in cerca di indizi utili. Ciò probabilmente significava che l'opinione da lui esposta l'aveva già maturata nella sua mente, e non si era dato l'opportunità di cambiare idea esaminando con una certa accortezza le due strade ed eventualmente trovando tracce dalla valenza decisiva. Non andava bene così. Raizen mostrò poi l'erba alta allo studente, dicendogli che dei lupi vi si sarebbero potuti appostare senza problemi. Non capii bene tale appunto, dato che Kuroro aveva affermato la stessa cosa, ovvero che le pecore sarebbero state alla larga dall'alta vegetazione proprio perché dei predatori avrebbero potuto sfruttarla a loro vantaggio. Decisamente vero.
    Le pecore non erano né veloci, né forti, né disponevano di particolari meccanismi difensivi. Anche le corna di un ariete poco potevano contro le zanne e gli artigli di un cacciatore affamato, o peggio di un branco. Per questo, l'unica speranza di salvezza per loro era quella di prevedere l'attacco in modo da poter mettersi al sicuro in tempo, e per fare questo dovevano avere per quanto possibile il campo libero da fastidiosi ostacoli o zone insidiose. E queste basilari norme per la sopravvivenza non mancavano a quelle creature, anche se addomesticate. Se avessero incontrato un lupo sulla loro strada, di certo non si sarebbero avvicinate per socializzare, capiamoci bene.
    Al termine della sua dissertazione, Raizen fece notare alle reclute l'indizio cruciale, quello che apparentemente metteva a tacere ogni disputa su quale percorso scegliere: ciuffi di lana impigliati sulla corteccia di alcuni alberi. I due fratelli non li avevano notati, stranamente. In una situazione simile, bisognava concentrarsi su tutti i tipi di tracce possibili. Le impronte sul terreno, come già accennato, erano da escludere, e difficilmente avremmo potuto seguire l'odore degli animali. Restavano dunque gli escrementi e l'urina, che potevano comunque appartenere ad altri animali, la vegetazione intaccata dallo sfamarsi delle bestie, anch'essa sufficientemente ambigua, e, dulcis in fundo, l'inequivocabile lanugine, della quale avevamo fortunosamente rilevato alcuni depositi, abbastanza da indicare che le pecore fossero andate a sinistra. E sentiero di sinistra fu.
    Mentre procedevamo per tal via, il Chunin fece dei commenti sulla scelta di un posto adeguato dove trascorrere la nottata e come si dovrebbe operare per tenerlo sicuro. Ero essenzialmente d'accordo con lui. Chiaramente mentre qualcuno riposava, in un punto ben riparato e non facilmente individuabile, qualcun altro stava di guardia in una posizione più esposta, anche se ben coperta, dal quale aveva una buona visuale sia dei propri compagni che dell'area circostante, in modo che potesse avvistare un pericolo imminente con un certo anticipo ed avere il tempo di allertare gli altri. Considerazioni più approfondite per una definizione generica erano superflue, in quanto bisognava analizzare sul momento la conformazione geografica del punto scelto e le contromisure più vantaggiose da adottare.
    Quando arrivammo al fiumiciattolo, Raizen prese ad attraversarlo semplicemente, si fa per dire, camminandoci sopra. Ovviamente un Chunin era in grado di camminare sul pelo dell'acqua. Dal canto mio, purtroppo non disponevo ancora di una padronanza del chakra tale da consentirmi di riuscire nell'impresa, sebbene da quel punto di vista stessi migliorando a vista d'occhio. Probabilmente avrei imparato tra non molto a farlo da autodidatta, così come avevo appreso la capacità di camminare su superfici verticali solide. Shizuka parve invece autenticamente colpita da quella visione, tanto che si lasciò scappare un'esclamazione di una certa veemenza, ed attribuendo a tale virtù quasi del miracoloso. Questo mi suggeriva che la ragazza non avesse mai conosciuto o comunque visto all'opera uno shinobi di livello medio-alto.
    Mentre ella testava la temperatura del'acqua, che sarebbe stata ovviamente abbastanza fredda, dato il periodo dell'anno e l'ora del giorno, ne approfittai per bere un buon sorso d'acqua dalla borraccia che avevo con me. Quando mi fui dissetato, mi inginocchiai sulla sponda del torrente e feci fluire il fresco liquido all'interno del recipiente, rendendolo nuovamente pieno. Lo riposi, dopodiché poggiai anche le mani sul suolo, quasi mi stessi esibendo in una profonda e ossequiosa genuflessione, ed immersi il viso nel corso d'acqua. Una sensazione indescrivibile, quell'acqua fredda era davvero rigenerante e rilassante. Pareva quasi si stesse fermando il tempo attorno a me, ma rammentai che non potevo indugiare troppo a fare il mio comodo, poiché, purtroppo, c'era del lavoro da fare.
    Riemersi con la testa grondante, così mi passai una mano sul volto per rimuovere l'acqua in eccesso, poi con lo stesso mezzo mi ravviai all'indietro quei capelli che si erano bagnati e che fastidiosamente si erano appiccicati sulla faccia. Shizuka era già in acqua e a metà strada, Kuroro le andava dietro, così mi affrettai ad imitarli.
    Questa storia dell'attraversare il torrente rendeva le cose ancora più strane, poiché, a meno che mi fossi rimbecillito, significava che anche il gregge l'avesse fatto prima di noi. E come, esattamente? Le pecore non amavano l'acqua, erano addirittura restie ad abbeverarsi laddove la corrente era appena un poco impetuosa. Questo perché erano pessime nuotatrici, per una serie di fattori. In primo luogo per la loro corporatura relativamente tozza e la brevità degli arti. Le estremità delle zampe da ungulato poi non erano esattamente l'ideale per muoversi in acqua, e per finire c'era il vello. Esso era paragonabile ad una grande spugna, una volta imbevuto di liquido restare a galla diventava molto difficile e faticoso per la bestia, che molte volte poteva anche finire annegata per l'impossibilità di galleggiare sostenendo tutto quel peso. Ed avevamo appena avuto le prove che le pecore erano ancora dotate del loro mantello, non essendo ancora state soggette a tosatura.
    Per farla breve, le pecore potevano nuotare, anche se goffamente, ma solo per brevissimi periodi e soprattutto solo se costrette. Era quasi impossibile che l'animale decidesse di fare una traversata come quella, lunga circa dieci metri, volontariamente. Si trattava forse di un nuovo elemento ad avvalorare l'ipotesi che qualcuno le stesse scortando ed aiutando? Probabilmente l'avrei scoperto molto presto.
    Giunsi alla sponda opposta per primo, dopo il sensei ovviamente, fradicio dalle anche in giù. Avevo un'ottima dimestichezza nel muovermi in acqua, anche semplicemente camminando, quindi non incontrai alcun ostacolo. Shizuka emerse subito dopo, infreddolita e abbastanza provata.
    D'un tratto, la ragazza emise un grido lacerante di puro terrore ed in un batter d'occhio, quasi fosse stata percorsa da una scarica elettrica, si riportò in posizione eretta. Mi voltai di scatto verso di lei, genuinamente allarmato, tanto che già stavo mettendo mano alle armi. La sua faccia solitamente così armoniosa e gentile era stravolta da un'espressione orripilata, ma rapidamente scoprii la fonte di tale orrore. Sanguisughe. Ne aveva qualcuna attaccata addosso.
    Sorridendo sinceramente, non per schernire la ragazza, tornai a rilassarmi. Falso allarme. Gettai un'occhiata anche a Kuroro, che stava uscendo in quel momento dal ruscello, e constatai che nemmeno lui era stato risparmiato. Ecco dunque spiegata quella strana sensazione di appesantimento che avevo provato appena uscito dall'acqua. Non avevo provato dolore per via della sostanza anestetica che quelle creaturine iniettavano nell'organismo quando si nutrivano.
    Mentre Shizuka mandava un altro urlo disgustato e il sensei parlava, piuttosto soddisfatto, di ciò che avrebbero dovuto fare le reclute per liberarsi dei parassiti e lo scopo di quella sorta di prova, ispezionai il mio corpo per individuare e quantificare le sanguisughe che avevo addosso. Una era subito ben visibile, era attaccata al dorso del piede destro, che le mie calzature lasciavano scoperto. Mi scorciai le braghe per esaminare gli arti inferiori, quelli che erano stati immersi nell'acqua, e presi a tastarmi in cerca di escrescenze. Una si trovava dietro al polpaccio sinistro, un'altra poco sopra il ginocchio destro e, per completare, una si era attaccata al mio gluteo sinistro attraverso il pantalone, che in quel punto era abbastanza aderente da consentirlo. Quattro in totale.
    Tornai ad alzare lo sguardo giusto in tempo per vedere Raizen sparire in uno sbuffo di fumo, congedandosi da noi probabilmente grazie ad una tecnica di teletrasporto, e sentire la kunoichi inveire aspramente contro di lui. Poco dopo collassò, cadendo sulle ginocchia, tremante, mentre il viso sbiancava. Speravo solo che non stesse avendo una reazione allergica, altrimenti sarebbero stati guai seri. Non avevo certo a disposizione la strumentazione ed i medicinali per contrastarla. Cominciai ad avvicinarmi alla ragazza esitante, deciso a dare un'occhiata più da vicino, ma con un certo sollievo constatai che si stava riprendendo, rimettendosi quantomeno seduta. Peccato che, presa da un impulso di rabbia e stizza, scagliò via il tonico di recupero che il Chunin aveva consegnato a ciascuno di loro. Cercai di seguirlo con lo sguardo, ma non avrei saputo dire con esattezza dove fosse atterrato. Davvero splendido, proprio il genere di colpi di testa che ci volevano in circostanze così delicate.
    Ad ogni modo, prima che i due si mettessero all'opera e io con loro, dissi loro qualche parola.


    «Il sensei ha detto più o meno tutto ciò che vi occorre sapere.» Dissi, spostando lo sguardo dall'uno all'altra.
    «Tentare di staccare le sanguisughe manualmente porterebbe ad un aggravamento della ferita, ad un cospicua emorragia dovuta alla sostanza anticoagulante che gli animali immettono nell'organismo ed a maggiori possibilità d'infezione, poiché dei traumi li porterebbero a rigettare il contenuto del tratto digestivo, il che implica virus, batteri, e altre cose poco invitanti riversate direttamente nel flusso sanguineo.
    Usate il chakra, restate sereni e concentrati, e non avrete problemi.»

    Conclusi così, lasciando gli studenti alla loro impresa.
    Ovviamente, le stesse cose valevano anche per il sottoscritto. Mi sarei seduto, ma la creaturina che avevo appiccicata ad una natica non sarebbe stata molto contenta, quindi restai all'impiedi, ponendo i piedi ad una distanza reciproca pari a quella che divideva le spalle. Congiunsi le mani in grembo e cominciai a concentrarmi, senza comunque perdere di vista gli allievi, che si trovavano alcuni metri di fronte a me, ed i loro progressi. La difficoltà dell'esercizio mi consentiva di non tenere necessariamente gli occhi chiusi. Sentii il chakra fluire in me, facendolo convergere poi con precisione chirurgica nei quattro punti presi di mira dai piccoli succhiachakra.
    Non saprei dire con esattezza quanto ci impiegai, ma non troppo tempo, e fui chiaramente il primo a terminare. Le sanguisughe si staccarono da sole dal mio corpo, cadendo a terra sazie e più gonfie di prima. Là dove i loro minuscoli ma affilati denti erano affondati nella mia pelle, vi erano delle piccole ferite dalla caratteristica forma a Y, lievemente arrossate. Nulla di grave, sarebbero guarite rapidamente.
    Mi chinai e raccolsi gli animaletti che erano ai miei piedi ormai inermi, tenendoli nelle mani giunte a formare un sorta di piatto. Davvero stupende, non c'era niente da dire. Le scrutai avvicinandole al volto, con un tenero sorriso stampato sulle labbra e gli occhi che quasi mi brillavano. Ne accarezzai una con il pollice, poi decisi di rimetterle dove le avevo "prese". Così mi riavvicinai al torrente e dolcemente le lasciai ricadere nell'acqua.
    Quando più tardi anche Kuroro ebbe terminato, ripetei la medesima azione, consegnando poi al ragazzo il mio tonico di recupero, per poi rivolgere il mio sguardo verso Shizuka.


    «Prendi.
    Somministralo a tua sorella se ti accorgi che sta per esaurire le energie, anche contro la sua volontà se necessario.»

    [Ore Dopo]

    Il sensei fu finalmente di ritorno e senza troppe cerimonie si caricò gli studenti in spalla e disse a me di seguirlo presso il campo che aveva allestito per la notte. Mi limitai ad obbedire in silenzio, facendo del mio meglio per non farmi seminare da quel bestione che, pur scarrozzando di peso due persone, era capace di una velocità ugualmente ben superiore alla mia. Mi chiedevo come avesse trascorso tutto quel tempo e se si fosse portato avanti con le ricerche. Di sicuro non aveva impiegato ore solo per mettere su un accampamento.
    Giungemmo in breve a destinazione, dove due tende ed un fuoco che arrostiva carne di cinghiale erano circondati da alcuni cespugli e due grossi alberi. Shizuka si risvegliò, ancora parecchio di malumore e minacciando Raizen di morte, ma soprattutto affamata. Lo eravamo tutti, persino io che di solito mangiavo pochissimo. Dopotutto non avevo nemmeno assunto il tonico per riprendermi, dato che comunque mi era rimasto chakra più che sufficiente per tirare avanti fino alla nottata, quando, si sperava, mi sarei riposato ed avrei recuperato completamente. Dopo che le reclute ebbero risposto alla domanda del sensei riguardo a come difenderebbero quella postazione, finalmente mangiammo. Io consumai esclusivamente del ventrale, che era anche la pietanza più apprezzata da Raizen e di cui aveva fatto man bassa.
    Mi stupii leggermente quando mi ringraziò per aver vegliato sugli allievi al posto suo, non me lo sarei aspettato. Mi limitai a chiudere gli occhi e a scuotere lievemente la testa, indicando che non fosse necessario scusarsi.
    Dopo cena, il Chunin esternò le sue idee sulle possibili collocazioni dei due studenti, dicendo che vedeva bene Shizuka come ninja medico, ma anche in prima linea si sarebbe potuta dimostrare utile, mentre vedeva Kuroro portato per un ruolo maggiormente strategico, di supporto. Ritenevo fosse presto per sbilanciarsi in quel modo, inoltre i due avrebbero deciso autonomamente in che maniera mettersi al servizio del villaggio, di certo non doveva dirglielo lui.
    Raizen, con ghigno ironicamente malefico, disse che, essendo le tende solo due, bisognava decidere assieme a chi dormire. L'allusione era chiaramente indirizzata alla kunoichi, la quale senza pensarci troppo espresse la volontà di dividere il "tetto" con il fratello, o in alternativa con me, ma giammai con lui. Anche Kuroro voleva stare con la parente.
    Per me non c'erano problemi. Se avessi dovuto fare un ragionamento egoistico, probabilmente avrei scelto di dividere la tenda con Kuroro, il più tranquillo dei tre e che, ero fiducioso, non avrebbe dovuto darmi fastidi. Ciò però implicava che Shizuka e Raizen dormissero insieme, il che significava seccature garantite per la notte. Assolutamente no. Probabilmente sarebbe stato meglio che uno studente dormisse con un sensei, giusto perché i primi fossero più protetti in caso di pericolo, ma immaginavo che l'uomo dall'argentea chioma non avrebbe badato a tali sottigliezze.


    «Non ho preferenze, né obiezioni da muovere.» Mi rivolsi al sensei.
    «Ma è sicuro di non voler montare un turno di guardia?
    Dormire all'aperto presenta sempre dei rischi, sarebbe più prudente.»
     
    .
  4.     Like  
     
    .
    Avatar

    Group
    Admin
    Posts
    18,990
    Reputation
    +684

    Status
    Offline
    “Capito baka sensei”
    Raizen ridacchiò di gusto, mentre la sua gamba destra sarebbe quasi scomparsa dalla visuale della kunoichi per via della sua grande velocità.
    L’avrebbe velocemente mossa verso l’interno per poi colpire il tacco della futura ninja con delicatezza, non gli serviva fargli male, ma quella spinta avrebbe fatto allungare la falcata incredibilmente e l’avrebbe fatta sbilanciare incredibilmente. A quel punto la mano destra, l’avrebbe in un primo momento spinta in avanti, ponendosi sopra le spalle di Shizuka, per poi, una volta sbilanciata, afferrarla e rimetterla in piedi con un piccolo strattone.
    Ridacchiò nuovamente riprendendola scherzosamente.

    Attenta che cadi.

    Non si sarebbe preso nessun’altra vendetta, si era divertito abbastanza e la lasciò correre dietro le spalle di Jaken.

    [...]

    Accolse tutti i rimproveri di Shizuka avvicinando le dita tra loro per simulare un becco che muoveva a ritmo con le labbra della studentessa.

    Blablabla

    Al contempo strabuzzava gli occhi.
    Una volta calmata soddisfò le richieste di Raizen, che, come suo solito, aspettò le risposte di Kuroro per dare un suo parere.

    In primis la prova delle sanguisughe non era fatta a caso, dovreste ringraziarmi.
    Quanto alle risposte...Bene, questa volta meritate un punto a testa.


    Battè le mani tre volte simulando un tristissimo applauso.

    Eccellente la nota sul fuoco, ci rende effettivamente più visibili.
    Ma è improduttivo sino ad un certo livello, superato quello subentrano abilità ninja che rendono i vostri stessi corpi, il vostro chakra delle torce.
    In quel momento il fuoco diventa un semplice deterrente contro gli animali selvaggi.
    Ma si, ripeto, dopotutto era una buona osservazione.
    Buona anche l’idea delle trappole, bisognerebbe vedere per quanto tempo si rimane accampati, spesso non si passano mai delle nottate intere a riposare, per un ninja le tenebre sono comode, se si riposa per sole due ore, ad esempio, le trappole rischiano di essere un inutile perdita di tempo.
    Come voi avete puntualmente fatto notare.


    Guardò Shizuka lievemente stizzito.

    Avevo detto che bisogna sempre basarsi sull’attuale situazione.
    Avete dimenticato il prode Jaken, lui sarebbe stato la vostra sentinella, ha abilità sensoriali superiori alle vostre, sarebbe stato quindi più efficiente.
    Ma ora mangiamo, mi sono stufato di parlare.


    [...]

    Tra i due fratelli andava tutto bene, le “capocciate” che Raizen aveva notato non erano evidentemente abbastanza forti da creare disguidi.
    Non gli interessò troppo la scelta di Shizuka, anche se sembrava che questa avesse scelto pensando di fare un dispetto a lui. Non potè non sorridere al pensiero.

    Bene Jaken, dormirai con me.

    Era perfetto.
    In quei pochi metri quadri pianeggianti lui era il re.
    In tutta quell’immensa foresta, lui, era il re.
    Presto l’avrebbero capito tutti!
    Si alzò dal letto silenziosamente, l’ormai assopito Jaken non sarebbe riuscito a percepire Raizen, i loro livelli di preparazione erano troppo distanti, silenzioso come un ombra il colosso di Konoha si levò e uscì dalla tenda.
    Tutti dormivano.
    Ascoltando poteva tranquillamente percepire il respiro modulato e ritmico di chi è tra le braccia di Morfeo.
    Sorrise perfidamente, era giunto il momento della sua vera vendetta, quello che stava per succedere avrebbe impartito a tutti una vera e propria lezione, e il particolare momento avrebbe giocato a suo favore riuscendo a traumatizzare i presenti.
    Con passo leggero e felpato si avvicinò al fuoco e con pochi pugni di terra lo spense, niente fumo.
    Nell’aria solo l’odore di 4 umani in due tende, uno di loro all’aperta aspettava.
    Uno di loro attendeva con freddi occhi di ghiaccio.
    Nelle tenebre solo i suoi occhi e il suo bianco e soddisfatto sorriso risplendevano, appartenevano ad una sagoma nera ed impalpabile sormontata da un fiume di argentea luce.
    Dalla foresta passi attenti e furtivi si avvicinavano, non ninja, non uomini: bestie, lupi!
    Non potevano essere uditi dai tre ninja, solo quando il piccolo branco fosse giunto al centro del piccolo accampamento i sommessi guaiti avrebbero potuto turbare il sonno dei tre, senza tuttavia destarli del tutto.
    Una lenta risata serpeggiò tra le bestie sino alle orecchie dei due studenti e di Jaken, un piccolo sussurro, che, lentamente, acquisiva la consistenza che solo la voce baritona di Raizen poteva dare.
    Si sarebbe levato in tutta la sua imponenza mentre le bestie accortesi del pericolo che il ninja costituiva avrebbero iniziato ad uggiolare e latrare.
    Un rapido scatto portò il colosso nei pressi del maschio alpha, la guida del branco che sostava vicino alla tenda di Shizuka e Kuroro, che sarebbe stata immediatamente atterrata dalla mano di raizen che premeva sulla sua gola. Non avrebbe ucciso il lupo, ma i canidi vennero messi in fuga, dietro di loro solo i loro terribili latrati: un perfetto inizio.
    Il sigillo posto nel tantien di Raizen venne rilasciato per qualche istante e il chakra fluì all’esterno del suo corpo appestando l’aria circostante, la foresta ammutolì.
    Le sue mani rapide si allungarono nella tenda di Kuroro e trassero via Shizuka, agli occhi del giovane ninja la sorella sarebbe stata trascinata via come un fuscello, scomparsa.
    Poco dopo un’altra mano, si sarebbe protesa all’interno della tenda afferrando Kuroro per la testa, qualsiasi opposizione non sarebbe servita, quella forza era troppo grande.
    In quel breve lasso di tempo un secondo sigillo veniva rilasciato, il corpo di Raizen venne ricoperto di incandescenti e sinuosi simboli, che dopo aver serpeggiato lungo tutto il suo corpo si sarebbero stabilizzati annerendosi, i suoi canini si allungarono vistosamente, brillavano sotto la luce della luna, brillavano facendo capolino da quel terrificante quanto perfido sorriso.
    L’aria empia di una presenza opprimente e asfissiante, la foresta muta.
    Come avrebbe reagito Shizuka di fronte a quella visione?
    Cosa avrebbe fatto con la bocca tappata dall’enorme mano di un uomo che pareva essere il suo sensei?
    Cosa avrebbe fatto Kuroro vedendosi afferrato per la testa e sospeso a mezz’aria da una forza che pareva travolgerlo?
    E Jaken? Come avrebbe contrastato quella folle paura?
    Cosa avrebbero fatto i tre?
    Ormai la situazione era al limite, quel terrore che li aveva perseguitati dal sonno alla realtà non gli dava scampo, pareva la materializzazione dei loro incubi, come avrebbero reagito?
    Avrebbe atteso il colosso di Konoha, si sarebbe divertito ancora qualche istante prima di disperdere definitivamente il suo chakra e disattivare il sigillo impostogli dall’hokage.

    Si, i ninja devono saper reagire anche in queste situazioni.
    Metabolizzate la paura.


    Avrebbe lasciando andare i due studenti e si sarebbe preparato a raccogliere qualsiasi tipo di insulto o attacco.



    CITAZIONE
    Beeeeeeeeeeeeeeeeeeene
    ho usato un abilità che mi permette di impaurirvi, mediante una piccola forzatura vi ho terrorizati sfruttando anche l'ambientazione e il fatto che eravate addormentati.
    quindi siete TERRORIZZATI, non ci sono scuse di caratterizzazione che tengano, lo siete e basta.
    reagite alla paura, potete ovviamente liberarvene prima della completa fine, ma non voglio eroi, voglio che seguiate ciò che ho scritto io.
    Jaken può ovviamente reagire con più prontezza rispetto agli studenti che saranno quelli che risentiranno maggiormente della tecnica.
    la prova è finalizzata all'individuazione dei limiti del vostro pg, dovrà comprenderli in modo da essere obiettivo e comprendere quando è meglio agire in solitaria o con l'aiuto del gruppo, quindi è necessaria un introspezione alla fine del terrore.
    potete cercare di vendicarvi. :P
    a voi la palla.

     
    .
  5.     Like  
     
    .
    Avatar

    Group
    Y Danone
    Posts
    8,531
    Reputation
    +561

    Status
    Anonymous


    New Born:
    The Storm PrincesS



    ____________





    Shizuka Kobayashi era decisamente la più scarsa all'interno di quel team ninja.
    Era indubbio che le sue qualità non fossero abbastanza per quel mondo di cui era totalmente allo scuro e all'interno del quale così duramente arrancava.
    Era sempre stata convinta che con la sua grande intelligenza e la sua innata perspicacia, sarebbe riuscita laddove nessun altro sarebbe potuto arrivare, ma era evidente che quella verità era semplicemente un'ombra della sua stessa arroganza e presunzione.

    Non era proprio portata per fare la Kunoichi.

    Era poco collaborativa, ignorante su qualsivoglia argomentazione teorica, e... beh, era in verità altrettanto sicura che in un prossimo futuro, quando si sarebbe trovata dinanzi al suo primo combattimento, sarebbe stata totalmente incapace.
    No, no... non era proprio la sua strada quella -pensò la ragazzina la sera di quella prima lunghissima giornata d'addestramento mentre, seduta di fronte allo scoppiettante fuocherello dell'accampamento della sua squadra, ascoltava il suo sensei complimentarla e criticarla in ugual misura per la risposta da lei data alle precedenti domande.
    […] Sembrava dopotutto l'unica umana lì dentro.
    Il suo sensei appariva tutt'altro che terreno, per la sua stazza disumana e la follia di una personalità temprata da chissà quale episodi di vita... cicatrici che probabilmente persino Jaken aveva: Così silenzioso ed imperturbabile, poteva essere paragonato solo al fratello per la freddezza e la razionalità di carattere che sembravano sposare così adeguatamente il mondo ninja.
    Sostanzialmente, lei era la sola priva di capacità necessarie per poter divenire una stimata combattente.

    Sarebbe davvero riuscita a diventare migliore?
    Quanti altri ninja c'erano, fuori dal suo minuto mondo di realtà e finzione, ancora più forti di coloro che in quel giorno le sedevano di fianco?
    ...Cos'era lei, precisamente?

    Abbassò lo sguardo, e i lunghissimi capelli color dell'orzo caddero lisci e delicati a celarle il volto, mentre lei -povera ragazzina sperduta- non accoglieva rincuorata la notizia dell'ora del sonno.
    Almeno per oggi, dunque, tutto quell'incubo era finito.
    Così pareva.


    ¨•¤º°º¤•¨




    « Scemo, dov'è il mio kimono? »
    La voce era stizzita, e forse persino imbarazzata.
    Seduta in ginocchio con le braccia in grembo, e gli occhi brillanti di indignazione, la piccola Shizuka dai profondi occhi nocciola fissava mestamente il fratello -seduto a poca distanza da lei in quella tenda che sarebbe stata il loro minuto e accogliente rifugio per la notte.
    Non vi era segno di perdono su quel volto da bambola kokeshi, ma solamente l'irritazione di una donna violata.
    « Credevi che non me ne fossi accorta? Sono un pò grande per essere cambiata d'abito da mio fratello, sai? » Sibilò l'aspirante kunoichi, zittendo con una mano ogni tentativo da parte di Kuroro di ribattere alle sue parole « Anche se ero bagnata, infreddolita e mezza morta mi avresti dovuto lasciare lì » Continuò senza pietà, distogliendo brevemente lo sguardo mentre le sue guanciotte rosee non andavano a tingersi di un quasi divertente bordeaux. « Che non si ripeta più Kuro-nii... sono felice che tu non sia arrabbiato con me, ma non voglio essere vezzeggiata in nessun modo. Sono adulta ormai. » Disse la ragazza, riportando dunque il suo sguardo in quello del fratello, sostenendolo con una sicurezza e una decisione ammirevoli.
    [...] Era proprio cresciuta da quando, tanti anni orsono, piangeva di nascosto ogni volta che doveva lasciare i membri del suo clan: L'amata madre, i nonni paterni e il suo fratellone maggiore.
    Era ormai diventata una donna dal carattere forte e dalla personalità indomabile.

    « Comunque grazie... e complimenti: Immagino che tu sia un ottimo amante dato che sei riuscito a spogliarmi di un kimono con un'abilità che sembra dirla lunga » Mormorò poi palesemente divertita la ragazzina mentre, con gentilezza, riprendeva dalle mani del suo silente interlocutore il suo abito tradizionale che -dopo esser stato sottoposto ad una scrupolosa analisi- fu poi ripiegato e riposto in un angolo della tendina.
    Le manine serpeggiavano rapide ed esperte sui tessuti di rigido e fitto broccato, con un'esperienza unica che solo l'erede di un ricco clan di sete e tessuti poteva avere, e che non risparmiarono neanche il Kekoigi del fratello maggiore, che fu infatti tastato e analizzato con minuzia e interesse.
    « Non male » Pigolò Shizuka, combaciando le labbra in un'adorabile smorfietta compiaciuta « Chi te lo ha dato? Sembra qualcosa che non smerciamo noi del clan » Osservò poi, guardando il fratellone con aria perplessa mentre si sfilava quel capo d'abbigliamento che ripiegò accuratamente prima di donare nuovamente al diretto proprietario.
    Per un attimo, quando la sua carnagione bianca venne a contatto con la fredda aria della sera, Shizuka rabbrividì strizzando gli occhi e portandosi entrambe le mani alla bocca in un gesto indubbiamente adorabile; ma dopo una manciata di secondi, i tremori andarono via via diminuendo e lei si abituò a quella temperatura briosa e frizzante che, dispettosamente, andò a solleticarle il busto e le braccia celati solamente da un rigido retino ninja nero dall'ampia scollatura e dalle maniche di tre quarti, mentre l’attraente seno da diciassettenne, nella sua ingenua e candida purezza, era contenuto in un’aderente fasciatura nera ricamata.
    Ah… vanità di donne!

    « Ci ho ripensato » Borbottò infatti la ragazzina un attimo dopo, riafferrando allegramente il keikogi del fratello « Copriamoci entrambi. Del resto non avevo preventivato che qualcuno mi avrebbe privato del mio caldo e accogliente kimono... » Sospirò Shizuka mentre, improvvisamente, si andava allungando sopra il fratello, dimostrando l’intenzione di andare ad afferrare qualcosa alle sue spalle.
    Rimase un attimo ferma, fissando con un sorriso sarcastico il primogenito Kobayashi con i suoi profondi e grandi occhi dal taglio felino, prima di ritrarsi e rivelare -nella sua mano sinistra- un minuto Kaiken nero sulla cui impugnatura si poteva ancora vedere lo stemma del clan uchiha, raschiato via con chissà quale inadatto utensile.
    « C'è un motivo per il quale non vado in giro armata fino ai denti come te, sai? » Disse l'aspirante Kunoichi, inarcando un sopracciglio nell'osservare l'inesperienza di Kuroro sul mondo femminile « ...A noi donne piace nasconderle nei vestiti… le armi, ovviamente. Pensaci la prossima volta che sfilerai l'obi ad una fanciulla, mh? » E così dicendo lanciò il suo pugnale sulle sue vesti piegate a poca distanza da lei, prima di buttarsi vicino al fianco del fratello maggiore e raggomitolarsi dolcemente.
    Il braccio sinistro sotto la testa fungeva da rudimentale cuscino, mentre la sua schiena andava ad aderire totalmente al costato del parente vicino a lei, quasi a ricercarne calore e tepore...o forse semplicemente affetto.

    Forse, un pò bambina, lo sarebbe rimasta per sempre.
    Già.

    Sorrise... e con questi pensieri, si addormentò.

    • • •



    "Shizuka, bambina mia...
    ...essere ninja, non è ciò che speri: Non troverai in quel mondo di ipocrisia le domande a cui non hai risposto da sola in questi anni.
    [...] Ma ce la farai. Ne sono convinta.
    Nei tuoi occhi vi è la mia arguzia. La degna eredità che solo io avrei potuto donarti, e solamente a te.
    Vi saranno dei momenti, mia piccola stella... in cui crederai di non poter arrivare.
    Attimi in cui ti sentirai inferiore rispetto agli altri e incapace di riuscire laddove tutti giungono.
    Poi, avrai paura.
    ...E sarà una paura talmente grande e incolmabile... che tutto, di te, crollerà: Le aspettative. I dubbi.
    Tu, crollerai.

    Sarà in quel momento, che capirai realmente cosa vuoi fare della tua vita.
    In quei pochi istanti, nascerà la donna che aspetti di essere da tanti anni, e le risposte alle tue domande giungeranno solide.
    Forza... bambina mia"



    Obaasan...?



    • • •



    Si svegliò improvvisamente, sgranando gli occhi in un attimo.
    Il suo bianco collo, come la fronte e le mani tremanti, erano imperlate di cristallino e vibrante sudore che, rispettando il ritmico abbassarsi e levarsi di quel corpo scosso da brividi, brillavano sotto l'ansia di una ragazza dal volto contratto.
    Shizuka Kobayashi rimase immobile.
    I palmi delle di lei mani erano totalmente aderite al suolo, come anche la sua schiena, e benché avesse tanto voluto girarsi e ricercare lo sguardo del fratello -per poter leggere in esso la sua consueta tranquillità, che in quel momento avrebbe forse potuto destarla da quel senso di terrore che le stava divorando l'animo- si rese conto di essere incapace di muoversi.
    Niente di lei collaborava alle imposizioni della sua mente.
    Tutto si opponeva. Tutto accondiscendeva.
    Tutto si contraeva. Tutto si abbandonava.

    Era solamente dilaniata in uno spasmo continuo e incessante.



    Avrebbe voluto uccidersi.



    Era solamente sventrata dall'ansia della fine.



    Perché non farlo?
    Puoi. Ti è concesso: Muori.
    Fuggi morendo.
    Scappa, finché ti è concesso.



    [...] Ansimava rumorosamente, strangolandosi con il suo stesso liquido panico che -bollente e gretto- scivolava nella sua bocca, ustionando e strappando ogni fibra di lucidità e speranza, sino ad arrivare ai polmoni atrofizzati e secchi che, accogliendo in sé il veleno della paura, si gonfiavano di morte.
    Improvvisamente, e prima ancora che capisse cosa stesse accadendo, Shizuka cominciò a piangere.
    Immobile per terra, le lacrime di panico cominciarono a scenderle lungo i lati del volto da bambola infranta e abbandonata, scivolando nelle pieghe di quella pelle perfetta e candida contratta nella sola sicurezza a lei rimasta: La fine.

    Sarebbe morta lì.
    Non c'era scampo né salvezza.



    Kuroro.
    Doveva scappare. Fratello. No.
    Jaken. Raizen. Dovevano scappare. Presto.



    Sarebbe finita lì.
    Senza sapere cosa stava accadendo.
    Non c'erano possibilità per lei di vivere.




    Poi fu solo un attimo.


    Qualcosa la tirò via afferrandola per i fianchi.
    Avrebbe voluto urlare e chiedere aiuto, ma benché la bocca avesse tentato di aprirsi in un ultimo tentativo di salvezza, si rese conto che un'altra solida presa le impediva di parlare e, forse, addirittura di respirare.
    Ora era tutto più vicino.
    Il veleno che le stava usurando la pelle, bruciandola e mangiandola per arrivare al cuore livido di nera conclusione, era talmente vicino e pulsante che per un attimo l'aspirante kunoichi temette di perdere il senno della ragione.
    Era lì. L'origine della sua morte, era dunque lì.
    Era infine...

    ...Raizen.

    Lo sguardo della ragazza, in un istante, si perse nel vuoto.
    Le sue lacrime -messaggere di una disperazione a cui nulla avrebbe posto un limite- continuavano a scendere copiose dai suoi grandi occhi policromi, cadendo lungo le rosee guance per poi andar a bagnare la mano dell'uomo dinanzi a lei che, con la sua ferrea morsa, la costringeva immobile.
    [...] Raizen Ikigami.
    Raizen... perché lui...?
    Non poteva essere.
    Non lui. Non il suo sensei.

    Non respirava.
    Il volto da ragazzina, conteso tra il rossore della disperazione e il pallore dell'annichilimento, si contrasse poi, improvvisamente, in uno specchio di emozioni la cui successione fu talmente rapida che difficilmente sarebbe potuta esser comprensibile.
    Nonostante tutto, rimase immobile. Ferma.
    Le braccia scoperte e tremanti, furono lasciate abbandonate lungo i fianchi insospettabilmente formosi, e il corpo avvolto dal suo retino ninja nero continuò ad abbandonarsi all'ondeggiare innaturale a cui era sottoposto per la morsa del suo maestro.
    Una maestro che di umano non aveva più nulla ormai.
    Un maestro che... inaspettatamente la lasciò andare.

    Cadde a terra, come corpo morto cade, e lì rimase.

    In ginocchio, con le mani adagiate in terra e il volto abbassato sul seno, Shizuka rimase immobile sull'erba umida della notte, incapace di qualsiasi movimento offensivo o difensivo. Incapace e basta.
    Dunque, era infine giunto quel momento...
    ...eccola: Lei, ferma sul baratro senza fondo nè appigli della paura cieca e animalesca che l'avrebbe portata alla fine o alla rinascita.
    Quel burrone sdrucciolevole che l'avrebbe condotta ad una decisione, qualunque essa fosse.

    "Qualunque" ...?

    Lei, realmente non sapeva cosa avrebbe scelto di diventare?

    • • •



    "Ci sono cose che nessuno potrà mai fare in quel mondo, Shizuka.
    Sono cose in cui solamente tu riuscirai... perché sei cresciuta così. Perché non vi è l'errore del peccato nella tua ingenuità.
    Quando crederai di dover cambiare per sopravvivere...
    Quando sentirai la tua bestia interiore ululare e desiderare l'anima di coloro che ti hanno nuociuto...
    ...dovrai prendere una decisione: Cambiare, o rimanere te stessa?

    Mia piccola principessa tempesta... la più indomabile tra tutte le impetuosità naturali...
    Tu sarai sempre una pietra unica e rara in quel mondo di ombre. Ricordalo."


    • • •




    « Non... »



    Si stava alzando a fatica, poiché il tremore che le scuoteva il corpo scoperto era talmente forte da impedirle di coordinare correttamente i suoi movimenti acerbi... nonostante tutto, dopo qualche attimo, riuscì a portarsi nuovamente in eretta postura, e fu in quel momento che Shizuka Kobayashi alzò gli occhi verso il suo maestro.
    Il suo era lo sguardo fiero e orgoglioso di una donna cresciuta da sola.
    [...] Ed era davvero irriconoscibile in quel momento, ferma sotto la luce della luna e avvolta dall'oscurità di quel bosco nemico e predatore, sotto il cui abbraccio sarebbe stata solamente la vittima e la preda fuggiasca: Così decisa e sicura di sé, incredibilmente indistruttibile persino nei suoi ultimi sospiri di panico.
    Inspirò dunque a fondo, lasciando che quell'aria da poco nuovamente accettabile e priva del fiele del terrore, entrasse galoppando nei suoi polmoni e nelle sue vene, ridonandole la stabilità e la sicurezza di se stessa e di chi la circondava.
    Poi, fu un attimo: Scoppiò di nuovo in lacrime.

    Piangeva come una bambina, portandosi le mani al volto in un continuo gesto che tentava invano di raccogliere ogni cristallo prezioso, veloce e inarrestabile.
    Piangeva come una donna, respirando irregolarmente nel suo rossore e nella sua ansia intrattenibile.
    Piangeva senza nascondersi. Senza vergognarsi.
    Come solo lei avrebbe potuto mai fare. Solo lei, forse.

    « Non farlo mai più » Singhiozzò l'aspirante kunoichi, alzando il volto verso l'alto pur continuando a tenere gli occhietti chiusi « Mi sono davvero spaventata... non farlo mai più! » Continuò a ripetere passandosi un braccio sul viso « Non... non sai proprio come impiegare il tuo tempo, vero?! Ti diverti male! » Disse poi, in quello che si rivelò un pessimo tentativo di sarcasmo mentre lei, lentamente, non andava ad afferrare il mantello del Chunin di Konoha che, debolmente, strattonò con breve enfasi « Non farlo mai più... » Lo ripeté altre quattro, cinque volte, tirando su con il naso come una fanciullina.
    Ma non fece altro.

    Aveva in fondo preso la sua decisione.
    Lei sarebbe rimasta per sempre la piccola Shizuka Kobayashi...
    ...già, proprio così.


    E la storia và avanti.






    ____________


     
    .
  6.     Like  
     
    .
    Avatar

    Group
    Admin
    Posts
    18,990
    Reputation
    +684

    Status
    Offline

    [Intermezzo atto a gestire al meglio la situazione di Shizuka, le azioni dei rimanenti PG non ne saranno influenzate]



    Era veramente così piccola?
    Una volta tratta Shizuka dalla tenda fu come incassare un diretto di Amano nel pieno del petto, era in lacrime, totalmente distrutta, quella era una visione ben diversa a cui nemmeno lui era troppo avvezzo, gli pareva di essere un crudele dio della morte, ma sinceramente, lui lo era?
    Riusciva a sopportare la visione di quella sua tremenda azione?
    Con una lieve smorfia continuò il suo piccolo teatrino traendo a se anche Kuroro.

    [...]

    Con qualche rapido gesto si sfilò il mantello di dosso.

    Copriti, scostumata.

    Lo lasciò cadere sopra la testa di Shizuka e chinò la testa, i pensieri cominciavano a sciamare nella sua testa come api inviperite, possibile che quel colosso che pochi istanti prima si ergeva come un dio in quella stretta radura fosse rimasto preda delle sue stesse azioni?
    Poteva anche lui imparare qualcosa?
    No, lui sapeva già tutto.
    O almeno, quella era l’immagine che in quel momento era sicuro non servisse a Shizuka, lui non doveva avere ripensamenti, doveva agire per il loro bene, con i metodi che più preferiva, doveva mettere da parte le sue emozioni.
    Distese il braccio e posò la mano sulla testa di Shizuka.

    È piccola...

    Le scompigliò i capelli come aveva fatto tempo prima.

    Ricordatela per sempre.

    Piccola ma sveglia, gli sarebbe bastato per capire cosa doveva farne di quell’esperienza così traumatica.
    Nonostante tutto l’unico sensei che avrebbe potuto riconoscere stava nella sola mano destra, tutto il resto era impassibile a quella scena, gli occhi, solitamente caldi di emozioni, erano gelidi e immobili mentre fissavano il fuoco ormai spento, in quel momento non v’era che il ricordo di Raizen.
    Ritirò la mano senza fare alcun cenno, rimase immobile a guardare Kuroro e Jaken.
    Muto e serio intrecciò le mani per poi metterle davanti alla bocca, non si poteva dire che fosse turbato, freddo o chissà cosa, era semplicemente impassibile, in quel momento era l’incarnazione delle sue stesse parole, era l’ombra di se stesso, l’ombra di Raizen: il ninja dietro l’uomo.
    Nessuna sensazione per le lacrime di Shizuka che gli inumidivano la mano e che poco prima l’avevano scosso, nessuna reazione a qualsivoglia stimolo.
    Osservò Shizuka con la coda dell’occhio, avrebbe voluto stringerla a se, ma non poteva.
    Avrebbe voluto urlare contro Kuroro, ma non poteva.
    Imperturbabile il dio aquila passeggia nel cielo.
     
    .
  7. Arcangelo Gabriel
        Like  
     
    .

    User deleted


    Terror and Rage


    CITAZIONE
    « Scemo, dov'è il mio kimono? »

    Queste furono le prima parole pronunciate dalla ragazza nei confronti del ninja che di certo si aspettava ben diversi ringraziamenti. Arrabbiata? Imbarazzata? Probabilmente entrambe le cose. Aveva immaginato nel profondo che Shizuka avrebbe reagito più o meno in quel modo. Il volto della giovine era divenuto rosso bordeaux, forse era stato l’imbarazzo ad avere la meglio…
    Senza fiatare Kuroro indicò con la sinistrorsa l’angolino dove era riposto il bel Kimono della sorella. Ma non era finita lì...


    « Credevi che non me ne fossi accorta? Sono un pò grande per essere cambiata d'abito da mio fratello, sai? » « Anche se ero bagnata, infreddolita e mezza morta mi avresti dovuto lasciare lì »« Che non si ripeta più Kuro-nii... sono felice che tu non sia arrabbiato con me, ma non voglio essere vezzeggiata in nessun modo. Sono adulta ormai. »

    La “ramanzina” della kunoichi non aveva lasciato spazio ad un botta e risposta. Ora però che il silenzio si frapponeva tra i due il giovane Uchiha trovò modo per giustificarsi

    “Sapevo che te ne saresti accorta, non sono stupido né mi permetterei di sottovalutarti, ma dovevo cambiarti d’abito, indipendentemente dal fatto che io ti consideri una donna adulta o la mia sorellina, semplicemente perché siamo una squadra e tra i membri di un team deve esserci collaborazione e aiuto reciproco. In quel momento ho capito che ne avevi bisogno e non mi pento di averti dato una mano.”

    A quelle parole Shizuka rispose finalmente con gentilezza e un pizzico di provocante ironia…

    « Comunque grazie... e complimenti: Immagino che tu sia un ottimo amante dato che sei riuscito a spogliarmi di un kimono con un'abilità che sembra dirla lunga »

    Kuroro portò una mano dietro la nuca colto da un leggero imbarazzo e sorridendo cercò di rispondere a quella battuta scherzosa

    “Ma no che dici! C’ho messo un po’ a sfilartelo, te eri così stanca che non ti sei accorta di nulla…comunque con le ragazze non va un granchè bene direi, probabilmente è per il mio carattere…ma in fondo non fa niente, ora devo pensare a rendere felice mamma e papà, lo sai quanto ci tengano che li renda fieri…a volte le loro aspettative mi pesano un po’…”

    Si fermò per un istante, il taciturno e freddo ninja solo di fronte a pochi confessava le sue paure e le sue angosce, scherzava o sorrideva. A far parte di quella ristretta cerchia c’era proprio Shizuka.
    Proseguì abbassando un po’ il tono di voce per evitare che Raizen o Jaken udissero dall’altra tenda


    “Sai un po’ mi rincuora sapere che anche te diventerai una ninja…così non mi sentirò solo. Il tuo comportamento mi ha infastidito, non dirmi nulla su ciò che avevi deciso per il tuo futuro mi ha stupito e deluso…per favore la prossima volta che prendi una simile decisione almeno avvertimi…ok?”


    Quello era senza alcun dubbio un lato del carattere di Kuroro che né Raizen né Jaken avevano potuto vedere quel giorno. Nelle vesti di ninja di fatti l’Uchiha tendeva a nascondere i suoi sentimenti per non influenzare o essere influenzabile dai compagni. Non era stato aggressivo, ma la fermezza della sua voce lasciava facilmente intuire quanto contasse per lui chiarire quella situazione.

    […] Shizuka aveva poi deciso di vedere il Keikogi del fratello e dopo averlo attentamente osservato si rivolse al diretto interessato
    « Non male » « Chi te lo ha dato? Sembra qualcosa che non smerciamo noi del clan »

    Kuroro sorridendo rispose alla sorella

    “Bè prova a indovinare?...Ma ovviamente mamma e nonna … hanno contattato uno dei migliori sarti di Konoha e lo hanno fatto fare su misura per me, anche se a mio parere non c’era bisogno di una spesa simile per un Keikogi …”


    Intanto Shizuka si stava preparando per dormire senza la veste che fino a quel momento aveva indossato. Nonostante mostrasse parzialmente il suo fisico Kuroro non vi faceva affatto caso, in fondo era sua sorella e per lui non sarebbe mai stata altro se non la sua sorellina. Ebbe un brivido di freddo …

    « Ci ho ripensato » « Copriamoci entrambi. Del resto non avevo preventivato che qualcuno mi avrebbe privato del mio caldo e accogliente kimono... »

    “Hei vuoi farmi ricordarmelo ancora per molto?...” sorrise e proseguì “Tieni il mio Keikogi, io sto bene anche così non preoccuparti”

    Il ragazzo era sincero, l’aria era fresca ma non al punto da far rabbrividire il giovane che inoltre era ben coperto dalla maglia nera aderente che ne delineava perfettamente la muscolatura asciutta e ben allenata.
    Shizuka si allungò su Kuroro il quale perplesso guardò negli occhi la sorella che lo fissava divertita


    « C'è un motivo per il quale non vado in giro armata fino ai denti come te, sai? » « ...A noi donne piace nasconderle nei vestiti… le armi, ovviamente. Pensaci la prossima volta che sfilerai l'obi ad una fanciulla, mh? »

    “Oneechan ma che discorsi sono da fare con il tuo fratellone?! Semmai sfilerò l’obi ad una fanciulla mi auguro caldamente non sia la tipa da nascondermi delle armi anche in intimità…non credi?”

    Ovviamente il tono della risposta era ironico e scherzoso. La sorellina si sdraiò in terra cercando di trovare una posizione comoda, per quanto potesse essere difficile in quelle condizioni. Con la schiena la ragazza era a contatto con il fratello che guardandola dall’alto accennò un’espressione quasi paterna…le carezzò i capelli dolcemente e pochi istanti dopo si adagiò anch’egli in terra per riposare tenendo la sua schiena a contatto con quella della sorella…

    “Notte notte Oneechan…”

    Fu quasi un sussurro, che lo sentisse o meno non aveva grande importanza…
    Per precauzione Kuroro aveva tenuto in una delle piccole tasche dei pantaloni un kunai e uno shuriken, era ignaro che sarebbero state armi del tutto inutili contro il suo futuro nemico …

    La notte trascorreva piuttosto tranquilla. La temperatura si manteneva sufficientemente alta da concedere un buon riposo a Kuroro il quale fu disturbato da alcuni sinistri rumori … versi …
    Non era cosciente ma immerso nelle profondità del suo inconscio avvertiva un lontano pericolo … cos’era o chi era a minacciarlo? Un incubo forse? No … l’oscurità regnava sovrana nella sua mente, non stava di certo sognando. Una remota risata … una voce da baritono … un brivido percorse le membra dell’inesperto ninja.
    Realtà o sogno? Non vi era modo di scoprirlo se non tentando di aprire gli occhi. Solo il buio intorno a se … la fioca luce del fuoco era svanita? Spenta intenzionalmente da qualcuno? Difficile pensare che il vento l’avesse annichilita, la nottata era piacevolmente tiepida e calma. Kuroro portò la destrorsa al viso per strofinarsi gli occhi … aveva sognato tutto?
    No. Latrati, a pochi metri di distanza … lupi probabilmente. C’erano lupi nel loro accampamento? Difficile immaginare che Raizen non avesse avvertito il loro arrivo, di certo non sembrava un Chunin inesperto o avventato.
    L’aria venne permeata da una sgradevolissima sensazione. Profondo disagio fu ciò che provò immediatamente l’Uchiha.
    Improvvisamente Shizuka, la quale nel frattempo sembrava aver avvertito un pericolo, fu letteralmente “sradicata” dal suo giaciglio e portata fuori dalla tenda. Kuroro non ebbe tempo e modo di agire poiché un’enorme braccio lo afferrò alla testa e sollevandolo letteralmente come un fuscello portò il ninja all’esterno.
    Un mostro terrificante. Davvero si era destato dal suo profondo sonno? Quella non poteva essere la realtà. Come avrebbe potuto il suo sensei permettere che ciò accadesse? L’abominio tratteneva tra le sue poderose membra anche sua sorella …
    Non poteva scorgere bene la fisionomia del nemico a causa della visibilità estremamente ridotta dal buio assoluto della notte. Aveva una forza disarmante, assolutamente superiore. Non c’era alcuna possibilità di liberarsi da quella morsa con l’uso della sola forza.
    Mai in vita sua Kuroro si era sentito terrorizzato a quel modo e al contempo totalmente inerme. No quello non era affatto un incubo, perché nessun incubo poteva provocargli quella stritolante pressione alla testa … nessun incubo poteva trasmettergli quella fastidiosissima sensazione, un’aura tremendamente ostile … non era affatto un sogno … e lui se ne stava li ad assistere immobile e inerme che sua sorella venisse trattata a quel modo … che egli stesso fosse “violentato” in quel modo. Le membra del giovane era intorpidite dal terrore, l’orrore … i muscoli, le articolazioni, i tendini … nulla rispondeva alla sua volontà. Quell’atmosfera era stata creata ad hoc per coglierli di sorpresa e terrorizzarli, ma da chi?
    Si sentiva inutile … stupido … in fondo non avrebbe mai meritato di divenire un ninja se alla sua prima missione di irrilevante difficoltà si fosse trovato in quelle condizioni. Il suo Chakra … dov’era? Scomparso, sopito, soppresso … tanto era capace di fare la paura, l’impotenza.
    Le membra del giovane penzolavano molli lungo i fianchi. In fondo con quella stretta il suo nemico non avrebbe impiegato molto ad ucciderlo stritolandogli il cranio, una morte rapida e indolore, di certo non onorevole, ma chi l’avrebbe saputo?


    Si, i ninja devono saper reagire anche in queste situazioni.
    Metabolizzate la paura.


    Raizen? Era la sua voce non vi erano dubbi … ma davvero il suo sensei sarebbe potuto essere capace di compiere un atto tanto ignobile? No doveva essere un impostore, in fondo con la tecnica della Trasformazione chiunque si sarebbe potuto spacciare per un’altra persona … no quello non era l’uomo nel quale Kuroro riponeva la sua fiducia e la sua ammirazione …
    Lacrime.
    Stava piangendo. Shizuka stava piangendo. Non riusciva a vederne l’espressione facciale ma aveva chiaramente intravisto il volto della sorella rigato da calde lacrime di puro terrore e disperazione.
    Che diavolo stava facendo? Si era arreso dimenticando che anche sua sorella stava rischiando la vita … Avrebbe dato la sua per concedere una remota possibilità di sopravvivere all’amata sorellina.
    Non poteva essere un vile codardo di fronte alle lacrime di Shizuka. Avvertì un crescente calore provenire dallo stomaco e diramarsi in tutto il corpo in pochi istanti … il Chakra … il suo Chakra! La paura non era affatto scomparsa ma l’amore fraterno ebbe il netto sopravvento.
    Come violenta fiamma il suo Chakra avvampò fino a giungere istintivamente ai capelli. Era li che la morsa si concentrava, ed era da li che Kuroro si sarebbe dovuto al più presto liberare.
    Senza concedere alcun preavviso con posizioni magiche o particolari rilevanti i capelli dell’Uchiha si allungarono in pochi istanti divenendo pericolosi aculei con discreto potere difensivo. Raizen, o chiunque fosse avrebbe dovuto mollare la presa per evitare che la propria mano e parte del braccio venissero trafitti dagli aculei.
    Se ne avesse avuto minimamente il tempo Kuroro avrebbe estratto da una delle tasche dei pantaloni un kunai per utilizzarlo eventualmente come arma da combattimento per un immediato corpo a corpo.
    Attraverso la folta chioma di spine potevano intravedersi vagamente gli occhi di Kuroro Kobayashi, occhi colmi di terrore e odio, rammarico e ira. Quel volto usualmente freddo e posato aveva perso tutto ciò che di umano aveva fino a quel momento avuto. Avrebbe ucciso chiunque pur di proteggere Shizuka … avrebbe fatto qualunque cosa per salvarle la vita, anche perdere il senno della ragione e divenire un’animale. Una bagliore di lucida follia omicida … di rosso si erano tinti gli occhi di Kuroro e per un momento sembrarono prendere corpo delle magatame. Difficilmente Shizuka c’avrebbe fatto caso, ma Raizen probabilmente avrebbe notato quella trasformazione. Mutazione che sarebbe senza alcun dubbio avvenuta se la voce proprio della sorellina non l’avesse interrotta placando marginalmente l’animo dell’Uchiha furente.


    « Non farlo mai più » « Mi sono davvero spaventata... non farlo mai più! » « Non... non sai proprio come impiegare il tuo tempo, vero?! Ti diverti male! » « Non farlo mai più... »

    Le parole di Shizuka lasciavano intuire che la ragazza avesse riconosciuto l’energumeno. Kuroro faceva ancora fatica a credere che il loro sensei avesse fatto una cosa simile … a quale scopo terrorizzare i propri allievi a quel modo? Quale lezione avrebbero dovuto ricevere da un tale comportamento?
    Quell’azione probabilmente avrebbe definitivamente chiuso qualsiasi tentativo di instaurare un rapporto d’amicizia tra Raizen e Kuroro … Che Raizen si scusasse o meno non aveva più alcuna importanza.


    Copriti, scostumata.
    Ricordatela per sempre.


    L’uomo rispose alle parole della sventurata Kunoichi. Non gli importava nulla delle conseguenze psicologiche subite da quell’azione? Davvero per lui quella era una “lezione” di vita?
    C’era qualcosa di profondamente sbagliato in tutto ciò … c’era qualcosa di profondamente sbagliato in quel ninja …
    Abbozzando un goffo gesto d’affetto coprì la ragazza con il suo mantello e le scompigliò i capelli con la mano continuando a fissare Kuroro …
    Il ninja era profondamente combattuto … perché quel gesto? Perché? Che senso avevano in quel momento le rigide gerarchie dell’accademia?
    Bassa, ferma, sfrontata e decisa fu la voce del ninja



    “Non la toccare fottuto bastardo … questa non è una lezione di vita … e ora allontanati da mia sorella, picchiami se vuoi o uccidimi …. MA LASCIA STARE SHIZUKA …”


    Non era riuscito a dire altro, non voleva dire altro. Sapeva che se l’avesse voluto Raizen avrebbe potuto ucciderlo in pochi secondi, ma Shizuka non doveva essere trattata a quel modo.
    Anche se manteneva la guardia alta sapeva che sarebbe stata inutile contro il sensei. La situazione di Shizuka sembrava essersi stabilizzita e tranquillizzata, al contrario Kuroro avrebbe preteso ben altre spiegazioni, un gesto simile non era tollerabile se fatto verso due ninja inesperti e totalmente indifesi.

    CITAZIONE
    Narrato
    Parlato aiuto-sensei
    Parlato Shizuka
    Parlato sensei
    Parlato Kuroro
    Pensato Kuroro

     
    .
  8.     Like  
     
    .
    Avatar

    Group
    Admin
    Posts
    18,990
    Reputation
    +684

    Status
    Offline

    [Intermezzo atto a gestire al meglio la situazione di Kuroro]



    Dalla sua posizione Raizen continuava ad osservare Kuroro, ancora era immobile, ancora dava allo studente la possibilità di parlare e sproloquiare, ignorò, per via della paura dello studente, l’inutile attacco che questo aveva tentato di muovergli contro con la tecnica dei mille aculei.
    Non gli aveva dato ascolto, nuovamente cercava di disubbidirgli.

    Ho detto.

    Quelle due parole risuonarono secche nell’aria, come il martello di un giudice che aveva terminato di emettere il suo verdetto, vennero accompagnate dall’imponente figura del konohaniano che si levava dal suo affezionato sasso.

    Metabolizza.

    La parola sarebbe stata scandita con estrema precisione, ogni singola lettera sarebbe risuonata chiara e forte in quella stretta radura.
    Mentre si alzava avrebbe afferrato nuovamente Shizuka, nuovamente con una smorfia.
    Probabilmente lo studentello non si sarebbe mosso, ma a Raizen non importava, per inseguirlo non aveva intenzione di accelerare il passo, avrebbe azzerato la distanza da lui a Kuroro con passi estremamente misurati.
    In quel momento di Raizen si sarebbero potuti riconoscere solamente i capelli, i movimenti e i lineamenti del volto, stravolti da quella altezzosa glacialità non gli appartenevano.
    Avrebbe afferrato Kuroro per la maglia e nuovamente gli avrebbe fatto mancare la terra sotto ai piedi, poi come tempo prima aveva fatto con Shizuka lo avvicinò al suo volto.

    Ricordi?
    Ti è familiare?


    Mentre pronunciava le parole avrebbe stretto lievemente gli occhi, affilando lo sguardo, come se, nonostante il tempo passato fosse poco, volesse stimolare Kuroro a ricordare al meglio ciò che era capitato ore prima.

    Sii obiettivo.

    Gli occhi di Raizen si sbarrarono, come a voler rendere partecipe Kuroro di chissà quale verità.

    Morire ti sembra utile?
    Uccido te.


    Avrebbe portato lievemente la testa indietro per dare un piccolo colpo alla testa di Kuroro, gli serviva un po’ di dolore per scuoterlo, e quella testata non sarebbe stato nulla di eccessivo, al contempo era una minaccia, ogni parte del suo corpo contro ai due aspiranti ninja era un arma letale, e la testa non faceva eccezioni.

    E poi dopo torco il collo di Shizuka.
    Veramente utile il tuo atto di coraggio.


    Lentamente il volto di Raizen mutò in una maschera di ira pura.

    IN QUALE CAZZO DI MONDO VIVI DAMERINO DAGLI OCCHI ARROSSATI ?!?

    Non era un urlo, un urlo sarebbe stato troppo umano, era qualcosa di selvaggio, quasi ancestrale: un ruggito.

    ORA HAI DEI LIMITI!
    Belle parole, eroismo, azioni o discorsi strappalacrime TUTTO INUTILE!
    PEZZO DI IDIOTA!
    Guarda in che situazione ti ritrovi, apri gli occhi, liberati da quella merda che la tua merdosa famiglia ti ha insegnato, IN QUESTO MONDO NON ESISTONO EROI!
    Saresti stato inutile ora, del tutto inutile!
    Pensi che se veramente le mie intenzioni fossero state quelle di uccidervi grazie alle tue parole vi avrei rinunciato?
    No.
    Avresti solo accelerato la tua morte.
    Perché?
    Perché pur non dimostrandolo, magari senza nemmeno accorgertene le attenzioni di quella spregevole famiglia ti hanno trasformato in uno stupido montato.


    Si interruppe qualche secondo.

    Guarda di nuovo.

    Questa volta le tre parole sarebbero risuonata come un freddo sibilo del più pericoloso dei serpenti, gli occhi di Raizen di togliendosi per qualche secondo da quelli di Kuroro l’avrebbero intimato a guardare Shizuka che come lui era in balia di una delle mani dello shinobi.

    Accetta i tuoi limiti.


    Nuovamente quel tono.

    Quando lo farai potrai superarli, fino a quel momento sarai cieco e rantolerai come un topo di fogna nella tua mediocrità.
    Non fingerti modesto se il tuo animo non lo è veramente.


    Il braccio di Raizen si sarebbe disteso e avrebbe lasciato cadere Kuroro come se fosse stato un manichino, Shizuka sarebbe stata semplicemente liberata dalla presa.

    È la seconda volta che ti aiuto a superare le debolezze del tuo carattere.
    Fattene una ragione.
    Un punto a testa, Shizuka ha reagito, tu mi hai dato del bastardo.
    Andate a dormire, stanotte non accadrà nient’altro.


    Quelle parole avrebbero posto fine ad ogni possibile risposta, era evidentemente un tono seccato e non troppo soddisfatto dell’andamento della prova.
    Una ulteriore risposta da parte degli studenti avrebbe fatto si che Raizen ponesse mano alla nodaichi e la scagliasse contro l’avventato che aveva aperto bocca, la lama non era intenzionata a ferire, ma avrebbe sicuramente spuntato qualche capello al mal capitato per poi piantarsi saldamente in un albero, nessuno oltre Raizen sarebbe riuscito ad estrarre la spada.
    Avrebbe dato delucidazioni a Jaken se questo gli avesse posto domande, ma per i due studenti la terribile notte finiva li.
     
    .
  9. Alastor
        Like  
     
    .

    User deleted


    b u c o l i c a » Chapter IV
    Pavor Nocturnus



    Il sensei prese a commentare le risposte degli studenti, riguardo a come avrebbero difeso quell'accampamento in sua assenza. Per la prima volta parve abbastanza soddisfatto dei due ragazzi.
    Apprezzò specialmente l'osservazione di Shizuka sul fatto che il falò ci rendesse più facilmente localizzabili e quella di Kuroro, secondo il quale non sarebbe stata un'idea malvagia predisporre delle trappole nella zona circostante. Per il resto, a livello di contenuto le idee degli allievi erano similari. Entrambi ritenevano opportuno che una o più vedette occupassero una postazione che agevolasse la perlustrazione ed il rilevamento di eventuali minacce, mentre al contempo si continuava a tenere d'occhio i propri compagni che riposavano in un rifugio riparato o addirittura su di un albero. Quest'ultima possibilità non era affatto da scartare, anzi. Io stesso avevo dormito sugli alberi in un numero di occasioni non molto inferiore rispetto alle volte in cui l'avevo fatto su di un comune materasso, sebbene non mi fosse mai capitato di farlo in missione. Non ancora per lo meno, d'altronde l'esiguo novero di incarichi al mio attivo parlava tristemente chiaro. Dormire su di una struttura sopraelevata e difficilmente raggiungibile come quella era un ottimo modo per stare al coperto e per evitare visite indesiderate da parte di predatori notturni, o almeno quelli che potevano costituire un pericolo concreto. Nella nostra circostanza particolare si trattava di lupi o altri mammiferi di taglia simile, e ciascuno di essi difettava delle capacità fisiche per arrampicarsi. Tuttavia la scelta doveva essere accurata. Se era da persone, o peggio, da shinobi che ci si nascondeva, bisognava che la conformazione dell'albero fosse adeguata a fungere da nascondiglio. In altre parole la pianta doveva essere sufficientemente alta, tale che la sommità non fosse facilmente visibile dal suolo, e doveva essere dotata di una ramificazione laterale prosperosa e rigogliosa di fogliame, che avrebbe rappresentato la principale difesa contro occhi indiscreti. Caratteristiche differenti, laddove l'intento era quello di nascondersi, erano sconsigliabili se ci si voleva occultare da eventuali nemici. Chiaramente appollaiarsi su di un albero spoglio era da evitare, poiché non si faceva che palesarsi ulteriormente a chiunque si trovasse nei paraggi, anche a grande distanza, come una bandiera issata su un'asta.
    L'appunto concernente il fuoco era ineccepibile, poco da dire. Un falò rendeva il nostro accampamento più facile da individuare, e per diverse ragioni. La più ovvia era chiaramente che la luce sprigionata dalle fiamme poteva essere notata facilmente, e a maggior ragione quando calava il buio, da chiunque si fosse trovato ad una distanza adeguata e si fosse dato la pena di guardare in quella direzione. C'era poi il problema del fumo che, specialmente quando il cielo era limpido ed il vento poco impetuoso, si levava quasi in linea retta alto nell'aria, e poteva essere visto anche a chilometri di distanza, purché ci si trovasse alla giusta altitudine. Altro fattore da non sottovalutare, l'odore. Non tanto l'odore naturalmente prodotto dalla combustione del legname, che era trascurabile in una località all'aperto come quella e che solo un olfatto sopraffino avrebbe potuto percepire, quanto piuttosto l'odore di carne cotta allo spiedo. Raizen si era infatti premurato di uccidere un cinghiale, di infilzarlo con un bastone, e l'aveva messo ad arrostire sul falò. Inutile dire che molti animali che abitavano quella foresta si sarebbero fiondati lì a fiotti, attirati dall'invitante aroma, se solo non fossero stati intimoriti dal fuoco e dalla nostra presenza. Ovviamente anche un essere umano avrebbe sentito il profumino qualora fosse passato da quelle parti, anche se in tale eventualità non sarebbe certo stato il più evidente dei segnali della nostra presenza. Inoltre, un falò lasciava tracce. Cenere, residui carbonizzati, terra appianata o diserbata e bruciacchiata nel punto in cui era stato appiccato fuoco. Tutti indizi del passaggio di qualcuno, in questo caso del nostro, per nulla difficili da scovare, a meno che ovviamente non avessimo avuto la premura di occultarli prima di riprendere il nostro cammino. Sostanzialmente l'unico aspetto positivo di un fuoco da campo era la sua proprietà di tenere lontano la maggior parte degli animali, giusto in caso gli balenasse la brillante idea di sfamarsi a nostre spese.
    L'idea delle trappole era apprezzabile, anche se, come aveva giustamente osservato il sensei, un fattore da prendere sicuramente in considerazione era la durata della permanenza in un determinato luogo. Installare delle trappole richiedeva tempo e perizia. Ipotizzando che ci fosse un elemento nel gruppo che conoscesse tale arte e che avesse con sé tutto il materiale necessario, a costruire e piazzare una trappola si impiegava un tempo che aumentava progressivamente in proporzione alla portata e alla complessità del marchingegno. Poi quando si andava via bisognava disinnescarlo e smontare il tutto, a meno che non si volesse che degli ignari passanti ne cadessero fatalmente vittima, il che costituiva una ulteriore perdita di tempo. Per cui, in caso di stazionamento relativamente prolungato, era un'ottima idea allestire delle trappole lungo il perimetro della propria base, ma se ci si fermava per poco tempo non ne valeva la pena. In quest'ultimo caso una sorveglianza oculatamente coordinata sarebbe dovuta bastare a tenere la situazione sotto controllo. Certo, ad avercela una sorveglianza.
    Quando tutti ci fummo rifocillati e arrivò il momento di andare a riposare, il sensei chiese agli studenti di scegliere con chi trascorrere la notte. Scelta tutt'altro che ardua, dato che i due fratelli si trovarono subito in accordo a dividere una delle due tende a disposizione. Scelta naturale, anche se forse non la più sicura. Ad ogni modo non ebbi nulla da obiettare sulla loro decisione, mi limitai solo a far presente a Raizen che dormire all'aperto comportava dei rischi anche in situazioni tranquille, almeno in apparenza, come quella, e che quindi sarebbe stato sconsigliabile lasciare l'accampamento sguarnito e completamente indifeso. Il Chunin parve non ascoltarmi, o più semplicemente ignorare la mia mite contestazione. Si limitò a prendere atto delle parole dei Kobayashi, dando il suo benestare al loro desiderio e, di conseguenza, annunciando che io avrei dormito con lui.
    Tralasciando il fatto che non mi avesse minimamente degnato d'attenzione, il che mi interessava poco o niente, non riuscivo a capire per quale motivo avesse sin da subito accantonato la possibilità di mettere qualcuno a fare la guardia per la notte. Fare dei turni sarebbe stata sicuramente l'opzione più conveniente e che avrebbe garantito a tutti il giusto riposo, ma a dire il vero non avrei recriminato se il sensei avesse affidato tale compito interamente a me. Certo, il giorno successivo sarei stato in condizioni davvero pessime se non avessi dormito almeno un poco, ma in compenso avrei avuto la tranquillità di sapere che nessuno avrebbe tentato di sgozzarmi nel sonno, tanto per dirne una. Era un atto di vera incoscienza lasciare il campo alla mercé di tutti e tutto mentre noi sonnecchiavamo tranquilli e spensierati, neanche ci trovassimo in una fortezza con tanto di fossato, trappole e dozzine di guardie armate fino ai denti. Ci trovavamo praticamente in mezzo al nulla, in una area della foresta disabitata e raramente battuta di certo. Il che, oltre ad essere fantastico, implicava anche che se fossimo morti lì sarebbero passati giorni, per non dire settimane, prima che qualcuno casualmente ritrovasse le nostre carcasse. Sempre che l'Accademia, insospettita dalla nostra sparizione, non avrebbe mandato prima qualcuno a cercarci, anche se, per quanto ne sapevo, non era gente tanto premurosa. Saremmo stati talmente vulnerabili che mi affioravano alla mente almeno qualche decina di sistemi per trucidarci tutti senza che avessimo modo o tempo di difenderci, anzi di accorgercene.
    L'idea non mi entusiasmava affatto. Eppure non c'era nulla che potessi fare per far tornare Raizen sui suoi passi, era ormai tristemente chiaro che non fosse il tipo di persona con cui si poteva ragionare. Rinnovare la mia obiezione avrebbe sicuramente sortito il solo effetto di ricevere un'altra risposta sarcastica e testarda, senza comunque ottenere nulla. Potevo ormai asserire con una certa sicurezza che quel ninja aveva un ego smisurato, per cui, oltre a concentrare tutto il potere decisionale nelle sue mani e ad affidare al sottoscritto solo le mansioni più noiose o ingrate, non ammetteva di essere contraddetto o che la sua figura di leader fosse minata o messa in discussione. Ciò significava che non avrebbe fatto marcia indietro tanto facilmente, ed io non avevo la minima voglia di sforzarmi. Però non avrei rinunciato a proteggere la mia incolumità.
    Giunse dunque il momento di andarsi a coricare. I due studenti si ritirarono nella loro tenda, ed il Chunin fece altrettanto nell'altra. Presto lo avrei raggiunto, ma prima volevo dare un'occhiata nei paraggi per assicurarmi che la situazione fosse tranquilla.
    Dato che nessuno sarebbe stato di guardia, mi sarebbe piaciuto almeno installare qualche trappola o comunque qualche meccanismo che potesse avvertirmi del pericolo imminente producendo rumore, ma oltre a non essere granché ferrato nella costruzione di tali congegni, non avevo con me neanche gli strumenti necessari. Non c'era molto che potessi fare per rendere l'accampamento più sicuro, anzi proprio nulla. Udii un mormorio indistinto provenire dalla tenda delle reclute, segno che i due stavano conversando tra loro, ma non mi soffermai a spiare le loro parole, occupandomi invece del falò. Lo scrutai per pochi istanti, ma mi ero accorto sin da subito che era stato allestito propriamente, a regola d'arte. Grazie anche alla quasi totale assenza di vento, non vi sarebbero stati rischi che le fiamme si propagassero avviando un incendio forestale. Tutto sotto controllo da quel punto di vista. Dandomi un'ultima dubbiosa occhiata intorno, quasi avessi la sgradevole sensazione di dimenticare qualcosa, mi introdussi finalmente nella tenda che mi spettava.
    Raizen era già disteso sul pavimento, anche se ancora sveglio, almeno a giudicare dal ritmo del suo respiro. Occupava più della metà dello spazio a disposizione nella tenda, a causa della sua stazza, ma la cosa non mi disturbava particolarmente, era perfettamente naturale. Dopotutto mi bastava un cantuccio capiente abbastanza da ospitare la mia pur non minuscola figura, e nient'altro.
    Mi tolsi le sacche porta-oggetti e le adagiai per terra, poi mi distesi di fianco al Chunin, supino. Non era il caso di spogliarmi della maglia superiore, quella più ampia. Di notte la temperatura sarebbe sicuramente scesa e, sebbene non avrebbe raggiunto valori tali da definirla propriamente fredda, quell'ulteriore copertura non avrebbe guastato affatto. C'era poi il fatto che all'interno dell'indumento si celavano alcune armi, e preferivo non separarmene. Mi limitai ad aprire la cerniera della nera maglia in modo da stare più comodo, rivelando maggiormente l'asciutto torace coperto da una maglietta più aderente di cotone blu scuro. Poggiai la mano sinistra, aperta, sul ventre. La destra si adagiò sul pettorale sinistro, insinuandosi sotto la maglia che avevo precedentemente aperto e che si occupava anche di nasconderla. Quivi le mie dita si serrarono attorno all'impugnatura di un kunai, tenendolo saldamente stretto. Dovevo sempre avere un'arma a portata di mano quando giacevo in luoghi sconosciuti o potenzialmente rischiosi, e questo lo era entrambi.
    I miei occhi fissavano la sommità della tenda, persi nel nulla, e saltuariamente si spostavano discreti sulla figura del mio inquilino. I sensi erano allertati e pronti a captare il minimo odore, suono o vibrazione sospetti. Non volevo dormire, non in quelle condizioni. Sapevo fin troppo bene che se mi fossi assopito sarei stato vulnerabile, indifeso, ed il fatto di trovarmi in compagnia di altre persone, per quanto in teoria mie alleate, non mi rassicurava affatto. Anzi mi rendeva più nervoso e guardingo che mai, poiché di loro non mi fidavo. Sarebbe stato impossibile il contrario, in fin dei conti ci conoscevamo da nemmeno una giornata, ed io ero eccezionalmente lento a concedere fiducia a qualcuno, e solo alla luce di testimonianze tangibili plurime ed inoppugnabili. Il sensei era quello che più mi impensieriva, dato che per lui sarebbe stato uno scherzo uccidermi. Non doveva neanche alzarsi o spostarsi, gli era sufficiente muovere un braccio per riuscirci. Quello che poteva essere in agguato fuori da quella tenda mi preoccupava in egual misura, chissà chi o cosa poteva assalirci nel momento di massima impotenza, ed in mille modi diversi. Le possibilità erano infinite. Dovevo restare sveglio, dovevo tenere duro anche se questo implicava che il giorno seguente non sarei stato nel pieno della forma fisica e mentale. Non potevo rischiare la vita per la sconsiderata leggerezza di un superiore.
    Dovevo, dovevo. No, avrei dovuto. Stavo chiedendo davvero troppo al mio corpo, che implorava riposo. Le palpebre si chiudevano contro la mia volontà, e ad ogni mio tentativo di resistenza sembravano farsi sempre più pesanti. Un senso di abbandono mi ghermì, cogliendomi impreparato, e le mie percezioni si fecero smorzate, ovattate. Alla canonica stanchezza immagazzinata durante il corso dell'intera giornata, si sommava quella sensazione di fiacchezza provocatami dal generoso dispendio di chakra atto a liberarmi dalla famelica morsa delle sanguisughe. Avevo anche rinunciato ad ingerire il tonico di recupero, quindi il ripristinio della vitale energia era stato minimo. Ero solo un essere umano. Lottai finché ne ebbi le forze, ma alla fine ebbi la peggio.


    [...]

    Una risata, dei guaiti sommessi mi destarono dal mio sonno. Il timbro di voce di chi rideva era noto, a meno che non fossi ancora rintronato dal fresco risveglio sembrava appartenere al sensei. I versi d'animale suonavano come quelli di qualche cane, o più probabilmente di alcuni lupi dato il luogo dove ci trovavamo. Sicuramente appartenevano a dei canidi, e suonavano decisamente atterriti.
    Sbarrai finalmente gli occhi, di colpo. Un brivido mi percorse la schiena, una improvvisa quanto apparentemente ingiustificata sensazione di pericolo mi assalì. Sentivo che da un momento all'altro sarebbe accaduto qualcosa, a me, qualche cosa di terribile. Tentai di levare il busto tramite la contrazione dei muscoli addominali, ma questi sembravano insolitamente fiacchi. Strano, ma forse era l'effetto del repentino risveglio. Dovetti poggiare le mani sul terreno ai lati del torace e fare forza per riuscire ad issarmi fino a mettermi seduto. Due cose mi colpirono immediatamente.
    Fuori era buio, troppo buio. Il tessuto della tenda lasciava trasparire bene le fonti di illuminazione, quindi anche dal suo interno potevo affermare con assoluta certezza che il fuoco si era spento. O era stato spento da qualcuno. Eravamo sicuramente ancora nel cuore della notte, tuttavia non avevo idea di che ore fossero o di quanto a lungo avessi dormito. Se l'avessi saputo magari avrei potuto arrischiare a dire se il falò poteva essersi estinto naturalmente o meno. Oltretutto, mi ritrovai da solo nel piccolo padiglione. Raizen era scomparso. Ed io non mi ero accorto di nulla, ero rimasto a pisolare beato come un mentecatto qualsiasi. Dove era andato? Non potevo saperlo.
    Ma ciò che mi atterriva di più era altro: la mia testa non funzionava. Avevo difficoltà a concentrarmi e a ragionare, tutto quanto intorno a me mi appariva quasi distorto e confuso. I miei sensi sembravano deteriorati, incostanti nei loro alti e bassi d'intensità. Una goccia di sudore dal sopracciglio destro mi si tuffò nell'occhio, procurandomi un certo fastidio. Me lo strofinai con una mano in cerca di sollievo, e solo in quel momento, prendendo atto con sgomento che era bagnata, mi resi conto che il mio volto, e non solo quello, era imperlato di sudore. Eppure non ero accaldato, anzi, ero freddo come un pezzo di marmo. Cominciai a respirare affannosamente, e con un ritmo ed una profondità degni di un maratoneta a metà della propria corsa. Cominciavo davvero ad essere spaventato. Mi poggiai la mano sul cuore rendendomi conto, come avevo sospettato, che batteva all'impazzata. Sgranai gli occhi e aggrottai le sopracciglia contemporaneamente, mentre mi tastavo la carotide tentando di scoprire l'entità del polso arterioso. Quasi cento battiti al minuto, tale era la frequenza cardiaca di un ragazzo che godeva di ottima salute e che era appena uscito dallo stato di sonno. Non ero tachicardico, ma era parecchio, e del tutto immotivato. I sintomi ricordavano tremendamente quelli di un attacco d'ansia, ed anche abbastanza grave. Io che avevo un attacco di panico? Il solo pensiero mi avrebbe fatto sorridere, se solo lo scenario non fosse stato così pessimo. Non aveva alcun senso. Non ne avevo mai sofferto prima d'allora, inoltre il mio carattere freddo e razionale non mi rendeva certo suscettibile ad una patologia del genere.
    Cosa mi prendeva dunque? Veleno? Certo, ecco cosa. Dovevano avermi fatto ingerire qualche farmaco o qualche altra sostanza psicotropa che stava agendo sul mio cervello alterando le mie funzioni vitali e dandomi quella orrenda sensazione di inquietudine.
    Sì, doveva essere così.
    Per forza.
    Sapevo che non c'era da fidarsi di quei maledetti.
    No, ma cosa stavo dicendo? Non poteva trattarsi del cibo. No, ero stato estremamente attento a mangiare le stesse pietanze che mangiava il sensei, attingendo da dove lui attingeva, e null'altro. L'avevo fatto proprio per scongiurare una situazione del genere. Se avevo assunto sostanze nocive, lo aveva fatto anche Raizen, su questo fattore avevo la certezza assoluta. No, non potevo essere stato drogato, lo escludevo.
    E allora cosa, cos'era quel profondo disagio, quel senso di oppressione che mi attanagliava?
    Aria. Avevo bisogno di aria. Mi misi in piedi sulle gambe malferme ed uscii dalla tenda, il kunai ancora stretto al petto. La fredda carezza della notte mi fece rabbrividire nuovamente. Il fuoco era spento per davvero, e la pallida e sfavillante luce della luna costituiva l'unica fonte d'illuminazione in quell'angolo sperduto di foresta, che tanto amavo e agognavo, ma che di colpo pareva dovesse inghiottirmi a momenti. Aguzzando l'incerta vista riuscii a distinguere del terriccio adagiato sul legname che dapprima aveva dato vita alle fiamme. Dunque il fuoco non era giunto a morte naturale. Qualcuno lo aveva spento deliberatamente. Non sapevo chi, né perché, ed al momento la mia attenzione era leggermente spostata altrove per fare congetture di scarso interesse.
    Una figura umanoide imponente si ergeva davanti all'altra tenda, dandomi parzialmente le spalle. Le sue poderose braccia protese in alto davanti a lei, ciascuna delle sue grinfie reggeva uno studente. La kunoichi aveva una mano serrata attorno alla mascella, la sua bocca coperta, mentre l'altra mano ghermiva l'intera faccia del fratello di lei, così come i robusti artigli del rapace cingono la preda in volo. Avanzai di pochi passi, quanto più silenziosamente mi fosse possibile nello stato in cui versavo. L'angoscia che provavo non accennava a diminuire, ma mi sforzavo di ignorarla, di metterla da parte, mentre il mio innato autocontrollo e raziocinio sgomitavano con tutte le loro forze per riemergere da quell'abisso di paura ed ignoranza. Per il momento i risultati erano abbastanza scarsi, ma almeno riuscivo a mantenere una parvenza di padronanza sulle mie azioni e sui miei pensieri. Quantomeno mi astenevo dal piantare tutto e fuggire a gambe levate.
    La visibilità non era delle migliori, tuttavia disponevo di una vista eccezionalmente acuta. L'assalitore, anche di spalle, aveva un aspetto decisamente familiare: lunghi capelli argentei, statura considerevole, indumenti molto particolari. Il suo odore poi fugava ogni dubbio. Era Raizen, il sensei di quegli stessi individui che stavano sospesi a mezz'aria imprigionati dalla sua morsa. Un solo particolare sembrava differire dalla nota figura del Chunin, ovvero il colore della sua pelle. Esso appariva adesso insolitamente scuro, nero. Forse era il risultato di una qualche tecnica, non avrei saputo dire. Mi avvicinai ulteriormente, estraendo la wakizashi con la tremante mancina, tenendola tuttavia bassa. Avanzavo incerto, quasi barcollando per lo sforzo di sottomettere il mio stesso istinto alla ragione. Istinto che mi gridava di non andare, di scappare finché ero in tempo. Che fosse proprio il sensei la fonte del mio malessere? Si trattava forse di un Genjutsu che manipolava le emozioni? Impossibile stabilirlo con sicurezza.
    A quel punto fui abbastanza vicino da poter osservare con maggior chiarezza le facce degli atterriti e attoniti allievi. Shizuka piangeva a dirotto, letteralmente disperata e distrutta. Kuroro, dal canto suo, pareva sopraffatto e schiacciato dalla sua stessa impotenza e dalla paura. Ciò che io stavo provando era nulla al confronto del totale terrore che i loro volti esprimevano. In tutto ciò, ancora non riuscivo a comprendere l'intento del Chunin. Era più che evidente che non stesse cercando di attentare alla loro vita. Le sue mani stringevano le due reclute saldamente, tenendole sollevate da terra con una facilità tale da farle sembrare due bambole di pezza, tuttavia non le stava stritolando. Se così fosse stato, avrei udito grida strazianti provenire dai malcapitati, e non era così. Inoltre, se avesse voluto ucciderli avrebbe potuto farlo molto tempo prima e senza scatenare un tale trambusto.
    No, era qualcos'altro. Voleva forse impartire loro una lezione, spaventarli a morte. Ma per quale ragione? Che insegnamento avrebbero potuto trarre quegli inesperti ninja da un episodio del genere? Di non fidarsi di nessuno, nemmeno dei propri compagni di team? Perché no, certo. Però Raizen non mi sembrava molto il tipo da inculcare un concetto del genere a qualcuno. Voleva mettere alla prova la loro capacità di reagire sotto pressione? O più semplicemente umiliarli esibendosi in un volgare sfoggio di potenza e facendoli sentire delle inutili e miserabili nullità? In ogni caso, mi appariva come un gesto di gratuita e soprattutto futile crudeltà. Se il suo intento era quello di metterli di fronte alla loro debolezza e inadeguatezza, avrebbe potuto trovare mille altri modi per mettere bene in evidenza tali mancanze. Tanto per dirne una, avrebbe potuto invitare i due allievi a sfidarlo in combattimento due contro uno. In questo modo, dopo essere stati completamente schiacciati anche in superiorità numerica e con imbarazzante semplicità, questi avrebbero senz'altro compreso quanta strada avevano ancora da fare. Sempre ammesso che avessero bisogno che qualcuno glielo ricordasse, dato che non mi davano l'idea di essere i soliti ragazzini arrogantelli, bensì ritenevo che entrambi avessero dato evidenti segnali di intelligenza e consapevolezza di se stessi.
    La paura poteva essere un forte sprone per migliorarsi e per crescere, e la maturazione che derivava dalla sua sopraffazione era enorme. Per questo era giusto e sensato focalizzare l'attenzione sui propri timori e fobie, dando loro battaglia fino a quando non si riusciva a demolirli. Ma una paura immotivata e dalla sconosciuta origine non insegnava nulla, non serviva a nulla, se non ad essere impotenti. Irrimediabilmente.


    «Ribellatevi.
    Opponete resistenza al suo dominio.»

    Con tono di voce alto ed enfatico, anche se lievemente tremante, rivolsi queste parole agli studenti. Era inutile tentare di combattere quella quasi sovrumana entità con la forza, come aveva tentato di fare Kuroro in un lampo di folle furia vendicativa, dovevano contrastarlo con la mente, combattere la paura con la ragione.
    Ad un tratto fu tutto finito. Il sensei lasciò andare gli studenti, mentre la sua cute tornava dell'usuale colore e ogni disagio spariva senza il minimo preavviso, così come era giunto.
    E fu il tempo delle recriminazioni e dei pretesti.


    Edited by Alastor - 10/5/2010, 20:02
     
    .
  10. Arcangelo Gabriel
        Like  
     
    .

    User deleted


    Intermezzo tra Kuroro e Raizen


    CITAZIONE
    L’espressione di Raizen permaneva anche terrificante e furente, ebbe nuove parole per i due studenti, Kuroro in particolare…

    Ho detto.
    Metabolizza.


    E così dicendo afferrò nuovamente sia Shizuka che il fratello, sollevato da terra con estrema facilità. Perché continuava ad essere così insistente? Così stupido? Quel futile comportamento non avrebbe insegnato niente a nessuno, al limite avrebbe aperto gli occhi a Kuroro sulla profonda ignoranza di quel tipo, nulla più. Per il momento aveva deciso di rimanere in silenzio ed immobile ad ascoltare ciò che aveva da dire.

    Ricordi?
    Ti è familiare?
    Sii obiettivo.
    Morire ti sembra utile?
    Uccido te.


    Raizen diede una lieve “testata” allo studente che non riportò particolari danni, il gesto era sostanzialmente simbolico.

    E poi dopo torco il collo di Shizuka.
    Veramente utile il tuo atto di coraggio.

    IN QUALE CAZZO DI MONDO VIVI DAMERINO DAGLI OCCHI ARROSSATI ?!?

    Solita scenata, solita espressione, solite parole. Ripetitivo, pesante, scontato. Kuroro aveva capito come funzionava. Aveva anche smesso di provare rabbia, se non avesse fatto nulla, anche quell’ammasso di muscoli non avrebbe fatto nulla. Era arrivato il così detto “angolo dell’insulto gratuito”, urla più animlesche che umane.

    ORA HAI DEI LIMITI!
    Belle parole, eroismo, azioni o discorsi strappalacrime TUTTO INUTILE!
    PEZZO DI IDIOTA!
    Guarda in che situazione ti ritrovi, apri gli occhi, liberati da quella merda che la tua merdosa famiglia ti ha insegnato, IN QUESTO MONDO NON ESISTONO EROI!
    Saresti stato inutile ora, del tutto inutile!
    Pensi che se veramente le mie intenzioni fossero state quelle di uccidervi grazie alle tue parole vi avrei rinunciato?
    No.
    Avresti solo accelerato la tua morte.
    Perché?
    Perché pur non dimostrandolo, magari senza nemmeno accorgertene le attenzioni di quella spregevole famiglia ti hanno trasformato in uno stupido montato.


    Aveva finito? Si era fermato per un istante…poco dopo riprese, ovviamente per la gioia dello studente che lo stava ascoltando con “passione”…Nel frattempo aveva trovato modo anche di insultare la sua buona famiglia, che nulla aveva di spregevole o merdoso, ma evidentemente l’”onniscente” Razien conosceva meglio di lui i suoi parenti…

    Guarda di nuovo.
    Accetta i tuoi limiti.


    Lo aveva nuovamente invitato a guardare Shizuka ricordandogli i suoi limiti. A quel punto Kuroro si stava chiedendo se fosse davvero utile continuare quell’addestramento con quel tizio o fosse estremamente futile se non addirittura una gran perdita di tempo. Che lui potesse ricordare in quel momento, non vi erano mai state occasioni in cui avesse anche solo minimamente accennato al fatto che si credesse superiore o invincibile. Era perfettamente conscio dei suoi limiti, era perfettamente consapevole che in quella situazione sarebbero potuti morire entrambi senze neppur poter dire una sola parola. Il suo atteggiamento era stato di estrema umiltà fin dall’inizio dell’addestramento eppure Raizen persisteva nella sua linea di idee ad apostrofarlo con quel fastidioso “damerino” e a dargli del vanitoso e montato. Chi era il montato in quella situazione? Lo studente che per disperazione tenta di fare qualcosa per sua sorella? O il sensei con anni di esperienza che vende il suo onore prendendosela con degli indifesi?
    La verità è che in una giornata quell’uomo aveva dimostrato di conoscere meglio il comportamento di un gregge di pecore che di due esseri umani come Kuroro e Shizuka.


    Quando lo farai potrai superarli, fino a quel momento sarai cieco e rantolerai come un topo di fogna nella tua mediocrità.
    Non fingerti modesto se il tuo animo non lo è veramente.

    Finalmente i due furono liberi. Erano giunte le parole che confermavano la teoria di Kuroro sul fatto che il suo Sensei fosse un totale incapace nel decifrare le emozioni umane. Vi erano ragazzini che a 10 anni sognavano diventare Hokage o grandi eroi di Konoha o che se ne andavano in giro a millantare incredibili e stupefacenti abilità. Al contrario Kuroro, che per tutta la sua vita aveva dovuto invidiare i suoi coetanei che già dall’infanzia avevano tranquillamente potuto inseguire il loro sogno, giunto alla matura età dei 18 anni aveva il solo ed unico desiderio di diventare ninja e servire il suo villaggio. Quell’aspirazione dunque poteva attribuirsi forse ad un prepotente o un vanitoso? Ovviamente anche questo Raizen non poteva capirlo, troppo cieco per vedere nel cuore dei suoi allievi…

    È la seconda volta che ti aiuto a superare le debolezze del tuo carattere.
    Fattene una ragione.
    Un punto a testa, Shizuka ha reagito, tu mi hai dato del bastardo.
    Andate a dormire, stanotte non accadrà nient’altro.


    Un punto a testa, come se fosse importante…
    Kuroro non aveva voglia di rispondere e controbattere alle parole dell’uomo. Ormai aveva capito che sarebbe stato del tutto superfluo e probabilmente qualunque cosa avrebbe detto sarebbe stata fraintesa.
    Si avvicinò silenziosamente alla sorella invitandola ad alzarsi offrendogli il suo braccio e carezzandola sulla testa. Guardandola la sua espressione era tornata quasi serena.
    Dopo che l’ebbe fatta rialzare guardò Raizen con sguardo impassibile. Fino dal loro primo incontro Kuroro aveva mantenuto il suo abiutale modo di comportarsi. Normalmente il suo sguardo era privo di espressione e particolare “luce”. In quell’istante però sarebbe divenuto assolutamente gelido e privo di qualsiasi sentimento, l’uomo che aveva di fronte era “morto” per quanto lo poteva riguardare.
    Sussurrò alcune parole con tono di voce così sottile e basso che sarebbero state quasi impercettibili a più di 2 metri di distanza


    “Sei dannatamente solo…tu non hai una famiglia…e per quanto mi riguarda sei già morto”

    Detto ciò si voltò verso la tenda e prima di muovere un passo avvertì una lama passare proprio poco sopra la sua testa, sfiorandone i capelli. La vide conficcarsi in un albero a pochi metri di distanza. Era la nodaichi del sensei.
    Kuroro ebbe una lieve smorfia ironica non visibile al proprio maestro…

    “Complimenti, tu si che sei proprio forte…”

    La frase non era stata pronunciata con particolare inflessione di voce, ma risultava essere in vero terribilmente ironica e denigratoria. Che il sensei la udisse o meno non aveva alcuna importanza.
    Dopo pochi istanti Kuroro e Shizuka scomparvero nella tenda.



    Edited by Arcangelo Gabriel - 2/5/2010, 13:25
     
    .
  11.     Like  
     
    .
    Avatar

    Group
    Admin
    Posts
    18,990
    Reputation
    +684

    Status
    Offline
    Era perfetto, ora si trovava a suo agio, ora non avrebbe più dovuto tirare sorrisi, spargere buone maniere, essere così innaturalmente gentile. Ora tutto era normale, ora in quella radura nessuno aveva per lui quel rispetto che tanto lo disturbava, era in un certo senso libero. Tuttavia rimaneva deluso da Kuroro.
    Ne leggeva l’espressione, non era difficile per lui, soprattutto vista la prepotenza con cui Kuroro la mostrava.
    Era contraddittorio, ma testardo, nessuna delle parole di Raizen ebbe effetto, picchiava contro un muro che a parole non poteva essere sfondato.
    Lasciò la nodaichi piantata nell’albero, l’avrebbe estratta l’indomani.

    Stupido ragazzo.

    Fu l’unico commento che riuscì a fare pensando a Kuroro, in realtà gli anni che li separavano non erano troppi, anzi, ma il fatto che fosse uno studente lo portava a trattarlo come un qualsiasi poppante, ma dopotutto, in quel mondo di ombre omicide, quale esperienza poteva separarlo da quella definizione?
    Era innegabile, nonostante le sue parole la sua modestia era solamente una maschera farlocca e posticcia, era stato abituato ad essere il migliore in una calda nicchia accogliente e ovattata.
    Niente di più lontano dalla realtà.
    Si alzò un nuovo sbuffo, era nuovamente scomodo, non riusciva a sopportare la vicinanza di Jaken, non riusciva a sopportare i suoi studenti che stavano nella tenda vicina, si alzò rimandando tutto all’indomani mattina, tutti gli inutili pensieri vennero messi da parte mentre si allontanava, questa volta sarebbe stato semplice individuarlo, non ebbe la minima cura di mascherare i suoi movimenti.

    Beh, almeno ora c’è un equilibrio.

    L’obiettivo principe l’aveva raggiunto, il nemico comune, o rivale, era stato individuato, si, era Raizen, si, aveva pagato un prezzo come al solito, ma questo sarebbe stato un ottimo aggregante, ben più efficiente di qualsiasi amichevole richiesta di collaborazione, avrebbe voluto “illuminare” Kuroro, ma non poteva avere tutto dalla vita, prima o poi avrebbe capito da se che stava percorrendo in maniera sbagliata quel cammino. Probabilmente quel processo si sarebbe attivato da solo prima o poi, probabilmente quel gruppo si sarebbe stretto da solo, ma non aveva troppo tempo, e bruciare qualche tappa a sfavore della sua reputazione non gli dava fastidio, giacchè la sua reputazione era abbastanza negativa in quasi tutte le persone che erano venute a contatto con lui. Doveva accontentarsi di quel piccolo risultato.
    Nonostante tutto le parole di Kuroro lo smossero, se ne rese conto solamente ora, non era la prima volta che gli venivano dette, ma quel “complimento” era la prova del fatto che nessuna delle sue azioni venne tradotta come reale insegnamento, sorrise soddisfatto.
    Era stato abbastanza far emergere il vero Kuroro, molto più complesso rispetto a Shizuka, ma ce l’aveva fatta.
    Ma ora doveva sfogarsi, un po’ di malumore in corpo lo aveva, si guardò alle spalle e portando al massimo i suoi sensi [combattere alla cieca] controllò che nessuno lo seguisse. Si allontanò ulteriormente dalle tende scomparendo nel bosco.
    Giunto sotto la folta di un grande albero trasse qualche profondo respirò e iniziò a colpirlo con violenza, il muschio attutiva il rumore, nell’aria solo sordi tonfi e foglie.

    [il mattino dopo]

    Avrebbe atteso il risveglio di tutti seduto su un ramo che sovrastava il piccolo spiazzo erboso, i capelli erano più disordinati del solito e in mezzo ci stava qualche fastidioso ramoscello che senza l’ausilio di uno specchio non era riuscito ad individuare/rimuovere. Due occhiaie ben evidenti e la fronte imperlata di sudore completavano il quadretto.

    Niente domande.


    Squadrò i tre per qualche secondo.

    Se volete fare colazione c’è un resto di carne, se la trovate stomachevole affari vostri, il latte non potevo certo procurarvelo.


    Scese dall’albero per poi recuperare la sua lama con un forte strattone.
    La usò nuovamente come bacchetta.

    Bene, oggi porteremo a termine la missione.

    Sottolineò con tono ironico l’ultima parola per poi indicare Kuroro.

    Il nostro paladino oggi sarà il caposquadra, la piagnucolona fornirà supporto ed eventualmente avrà il diritto di opporsi alle scelte fatte dal caposquadra.
    Jaken tu sarai un semplice tutto fare, in quanto sensei non puoi essere attivo nelle scelte del team ma lo completerai come terzo ninja.
    Si, è strano che nonostante tu sia genin non sia il caposquadra, ma è la loro prova dopotutto.
    Io sarò semplicemente un osservatore esterno.


    Si interruppe qualche attimo.

    Prima un’ultima domanda di teoria.

    Il sigillo che aveva impresso all’altezza del ventre, invisibile ai tre compagni per via della tuta aderente che gli ricopriva il corpo, si sciolse. Il chakra non venne liberato alla massima potenza, solo la lama brillò della sua forza, la stessa lama che venne poggiata ad un sasso.

    Guardate con attenzione.

    Avrebbero notato che l’aura che circondava la spada stava cominciando a scavare una piccola tacca sulla roccia.

    Ditemi come riesco a farlo.

    Una volta posta la domanda la spada venne rinfoderata e il suo potere venne assopito.
    Nel mentre che i due studenti rispondevano Raizen si occupò di ritirare le tende, gli bastò qualche lieve tocco per farle afflosciare su se stesse e farle scomparire in una sostanza nera, sarebbero tornate a Castelvania.
    Non c’era più alcun segno del loro accampamento se non per le ceneri del fuoco, ma non erano seguiti da nessuno, quindi era un elemento tralasciabile.
    Nel mentre che i due allievi rispondevano li avrebbe condotti nuovamente ad uno stretto sentiero, il gregge era passato di li, probabilmente qualcosa, oltre al gruppo di ninja era sulle tracce del gregge, Raizen e forse Jaken se ne sarebbero accorti, ma Kuroro? E Shizuka?

    Bene, da qui inizia la vostra prova pratica, le basi ormai dovreste averle, in caso contrario le poche cose apprese durante il corso dovrebbero bastarvi, portateci da questo gregge.

    Durante il cammino Raizen non avrebbe spiccicato parola, qualsiasi tentativo di discussione sarebbe stato freddato da uno sguardo gelido e severo.
    Dopo qualche centinaio di metri il gruppo sarebbe stato sorpreso dal branco di lupi che aveva tentato di aggredirli la notte prima, Raizen si sarebbe tenuto a debita distanza, i lupi, non percependolo come minaccia si gettarono sui restanti tre, il colosso di Konoha era un boccone troppo grande per le loro fauci.
    Raizen però si mosse più velocemente portando via dallo scontro Jaken.

    Ovviamente non è la tua prova.

    Se qualcuno dei due studenti l’avrebbe guardato avrebbe ricambiato con un sorriso e alzando le spalle con indifferenza, come se non fosse stato lui il colpevole. Effettivamente poteva essere vero, dopotutto lui si era limitato a non avvisarli del branco in avvicinamento.

    [Dopo il combattimento]

    Il colosso di konoha lanciò ai due studenti dei tonici per ripristinare le loro ferite.

    Non siete conciati troppo male, possiamo continuare, verrete medicati più tardi.
    In caso abbiate ferite troppo profonde ho della pomata coagulante.


    Continuando il cammino avrebbero ritrovato il gregge di pecore intento a brucare l’erba in quello che era palesemente il territorio di un vecchio pastore.
    Era una vasta aria erbosa ai limiti della foresta i cui alberi più esterni erano bruciati: roghi per mantenere il pascolo erboso e libero dall’avanzare della foresta.

    Bene, è un gregge di discrete dimensioni, siete in tre e nessuna delle bestie deve perdersi durante il cammino, disponetevi al meglio per riportarle tutte alla base.
    Avrete intuito che il cammino dentro la foresta ha i suoi pericoli, canninando per questa radura verso est troveremo un sentiero di montagna che vi permetterebbe di controllare al meglio il gregge.
    Abbiamo fretta, quindi non faremmo soste.
    Ovviamente se preferite possiamo ripassare in mezzo alla foresta.
    Prego, caposquadra, faccia strada.


    Indico con un sorriso il sentiero che aveva nominato poco prima.


    CITAZIONE
    Che persona difficile Kuroro u_u
    comunque, veniamo alle varie prove.
    per avanzare nella foresta e trovare i vari indizzi (che sceglierete voi, impronte peli letame, di tutto :zxc: ) dovete affinare i vostri sensi sino ad elevarli a quelli di un energia gialla.
    durante l'attacco dei lupi ognuno di voi studenti verrà attaccato da due lupi energia bianca e consecutivamente da uno energia gialla, i loro attacchi non saranno ovviamente troppo complessi, gestirete gli attacchi che subirete e quelli che subiranno i lupi in una simulazione di scontro che deve essere realistica, in caso lo scontro si mettesse male per voi avete il "bonus Raizen" ossia, se l'attacco delle fiere è troppo violento interverrà per aiutarvi. durante lo scontro dovrete potenziare velocità riflessi e forza per riuscire a competere con le bestie.
    i morsi dei lupi hanno una potenza pari a 10 mentre gli artigli di 5.
    dovete gestire tutti questi elementi, lavorate ai post senza fretta, e ricordate che sfruttare Raizen non per forza sarebbe un demerito.

     
    .
  12. Arcangelo Gabriel
        Like  
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE
    Ah ragazzi non so per quale motivo non mi prende il quote per raccogliere tutto il mio post, quindi per questa volta la grafica del mio post sarà differente

    Battle and leadership



    La notte trascorse tranquilla senza altre “sorprese”.
    Kuroro fece fatica a riaddormentarsi, l’adrenalina lo tenne in agitazione per almeno un’altra ora prima che il buio della notte gli concedesse nuovo riposo. Prima di chiudere gli occhi ripensò a quanto accaduto, al perché fosse accaduto.
    Doveva provare rabbia nei confronti di quell’uomo? Ora che il sangue alla testa per la furia se ne era lentamente andato poteva riflettere meglio su quanto successo pochi minuti prima. Non ci riusciva. Capacitarsi delle motivazioni che poteva averlo spinto non era facile. Cosa voleva dimostrare? O meglio, cosa voleva davvero ottenere?
    Di certo ciò non lo avrebbe aiutato a rendere il gruppo più vicino a se anzi, forse i tre membri del team si sarebbero “coalizzati” contro di lui. Per quale motivo? Non sarebbe stato più facile essere un team totalmente unito? Creare due fazioni avrebbe forse giovato a qualcuno?
    Cercando inutilmente risposte trovò finalmente il sonno.

    L’indomani al suo risveglio trovò Shizuka dolcemente accoccolata vicino a lui. Dall’espressione del viso sembrava dormire serenamente. Come spesso faceva le carezzò il capo con delicatezza per non destarla anzi-tempo dal suo riposo.
    Il Kimono della ragazza era ormai asciutto, così senza far rumore sostituì il proprio Keikogi (che fungeva da coperta per la sorella) con quello della Kunoichi stessa.

    Uscì dalla tenda raccogliendo le sue armi. A giudicare dalla luce e dall’altezza del sole non dovevano essere neppure le sette del mattino. Potevano udirsi diverse specie d’uccelli cinguettare nei dintorni annunciare l’inizio di una nuova giornata. Sarebbe stata migliore della precedente? Kuroro se lo augurava caldamente. Il litigio con il sensei lo rammaricava, non sarebbe mai voluto giungere a tanto. In vita sua non aveva mai litigato fino a quel punto con qualcuno.
    A bruciare ulteriormente l’animo del giovane era l’aver avuto il battibecco con qualcuno sicuramente più esperto di lui. Combattuto tra disprezzo e rispetto l’Uchiha non sapeva come comportarsi.
    Mossi pochi passi si sedette su un tronco posto a pochi metri dalla tenda. Indossò il Kimono senza legarlo, voleva assaporare ancora un po’ la fresca brezza mattutina. Con la destrorsa abbassò la maglia che lo copriva fino al naso e liberò il viso dalla copertura. Poggiandosi con i gomiti sulle gambe cercò di concentrarsi per riprendere le normali funzioni vitali e riflettere.


    §Non doveva andare così … non dovevo dire quelle cose … lui ha sbagliato, ma io sono sceso al suo livello probabilmente … §

    Alzò il viso al cielo, velato in parte dalla vegetazione. Che cosa doveva fare? Chiedere scusa ? O pretendere delle scuse? Si sarebbe comportato come sempre probabilmente, cercando di non suscitare le ulteriori ire del sensei.
    Magari se ne avesse avuta l’occasione, avrebbe instaurato un dialogo con Raizen per chiarirsi … più facile a dirsi che a farsi. Era davvero possibile avere un colloquio costruttivo con quell’uomo? Per un’intera giornata si era limitato a insultare i suoi studenti e maltrattarli, avrebbe voluto avere un rapporto diverso con lui. Probabilmente però per Raizen lui e Shizuka erano soltanto delle scocciature di cui disfarsi appena terminato il corso di addestramento.


    […]

    Una volta ricomposto il team, Raizen si presentò ai tre ragazzi seduto sul ramo di un albero. Da quanto era li? Che l’avesse osservato per tutto quel tempo senza farsi notare? Possibile.
    A giudicare dal suo aspetto non aveva passato una bella nottata. Sembrava sudato e stanco date le appariscenti occhiaie. Tra i capelli vi erano piccoli ramoscelli e brandelli di foglie.
    Che avesse passato la notte in giro a sfogarsi un po’? Possibile anche questo. Ma perché? Per cosa doveva sfogarsi? Anche lui era dispiaciuto per quanto accaduto? Kuroro non lo credeva per nulla probabile.
    Era certo che qualunque domanda sarebbe stata inopportuna e assolutamente futile.


    Niente domande.

    Le parole del colosso confermarono i suoi pensieri. Che fosse arrabbiato o dispiaciuto non si poteva capire, forse entrambe. Rivolse ai tre uno sguardo indagatore.

    Se volete fare colazione c’è un resto di carne, se la trovate stomachevole affari vostri, il latte non potevo certo procurarvelo.

    Non aveva fame, non ne avrebbe avuta per ore e ore. Probabilmente la rabbia provata, seguita dal dispiacere e i notevoli pensieri che attanagliavano la sua mente gli avevano “chiuso” lo stomaco. Il sensei non esitò più di tanto, proseguì con il suo discorso.

    Bene, oggi porteremo a termine la missione.

    Senza lasciar spazio a repliche Raizen annunciò che secondo i suoi calcoli dunque quello sarebbe stato l’ultimo giorno di missione. Quest’ultimo termine fu pronunciato ironicamente. Sarcasmo diretto probabilmente a Kuroro il quale di fatti fu poi diretto interessato delle successive direttive.

    Il nostro paladino oggi sarà il caposquadra, la piagnucolona fornirà supporto ed eventualmente avrà il diritto di opporsi alle scelte fatte dal caposquadra.
    Jaken tu sarai un semplice tutto fare, in quanto sensei non puoi essere attivo nelle scelte del team ma lo completerai come terzo ninja.
    Si, è strano che nonostante tu sia genin non sia il caposquadra, ma è la loro prova dopotutto.
    Io sarò semplicemente un osservatore esterno.


    Rimasto impassibile ed immobile fino a quel momento Kuroro ebbe un sussulto. Lui caposquadra? Era dunque questa la punizione decretata dal sensei? Non era in grado di fare da guida per il team, ne era perfettamente consapevole. E probabilmente anche se ne avesse mai avute le capacità, non avrebbe mai gradito quel ruolo. Avere su di se la responsabilità delle decisioni dell’intero team non faceva per lui. Shizuka era stata definita piagnucolona, come avrebbe reagito?
    Guardò sua sorella per un momento. Poi tornò a fissare Raizen che non aveva finito di parlare.


    Prima un’ultima domanda di teoria.

    Probabilmente l’energumeno fece qualcosa con il suo Chakra, qualcosa che non richiedeva posizioni o particolari movimenti per l’attivazione di un potere molto singolare. La lama della nodaichi iniziò a brillare.

    Guardate con attenzione.

    Una volta poggiata sulla roccia la lama iniziò a scavare un piccolo solco. Kuroro spalancò gli occhi per un istante, non aveva mai visto nulla di simile. Rimase affascinato da quel potere, probabilmente la capacità di fendere di quell’arma in quelle condizioni sarebbe stata letale per moltissimi ninja.

    Ditemi come riesco a farlo.

    A quelle parole la mente calcolatrice del ragazzo iniziò immediatamente a lavorare per poter decifrare le motivazioni di quel fenomeno. Evidentemente il potere di quella spada dipendeva anche dalla tipologia di Chakra del suo possessore.
    Kuroro vide con la coda dell’occhio la sorella ancora dubbiosa, forse aveva bisogno di qualche momento in più per riflettere e giungere ad una conclusione.
    Il ragazzo si rivolse a Raizen continuando a fissare la lama che lentamente penetrava nella roccia


    “Direi che a giudicare dall’effetto che ha la spada su quella roccia lei sensei ha un’impronta di Chakra di vento. Ho escluso le altre perché solitamente chi ha un Chakra del vento può considerevolmente potenziare la capacità offensiva della propria arma rendendola estremamente tagliente e perforante.
    Ovviamente lei potrebbe avere altre impronte di Chakra ma solo da questo potere non si può dedurre altro. In generale parlando della manipolazione del Chakra è possibile identificare uno schema che rende facile l’identificazione delle sette diverse impronte del Chakra.”


    Detto ciò Kuroro afferrò l’Hanbo che teneva legato al fianco sinistro e lo utilizzò per fare dei disegni a terra.
    Con pochi gesti abbozzò un buon pentagono diviso in cinque triangoli equilateri. Intorno ad esso poi tracciò un cerchio. All’interno dei triangoli, partendo dal superiore e scrivendo in senso orario incise nel terreno cinque nomi: Hi, Tsuchi, Kaze, Mizu e Rai. Sul mezzo cerchio di destra scrisse Kage e su quello di sinistra Hikari.


    “Ogni elemento è affine ai due adiacenti e opposto agli altri due e avverso ad uno di questi, per l’esattezza il Fuoco è avverso all’acqua, la Terra è avversa al Fulmine, il Vento è avverso al Fuoco, l’Acqua è avversa alla Terra e il Fulmine è avverso al vento. Queste sono le cinque impronte elementali. Kage ed Hikari invece sono dette non elementali e non hanno alcuna interazione con le altre, per tale motivo sono neutrali.
    Ovviamente utilizzare un elemento contro un altro avverso è uno svantaggio in combattimento molto influente. E’ dunque necessario comprendere durante uno scontro di quale elementi fa uso il nemico per poterne trarre vantaggio.”


    Con il piede il ragazzo iniziò a cancellare il disegno fatto pocanzi e mentre faceva ciò continuava a parlare

    “Le impronte elementari sono molto più comuni delle altre due e sono molto più diffuse tra ninja che si specializzano nell’uso di ninjutsu. Questo si spiega facilmente per via delle notevoli applicazioni e vantaggi in duello che offrono queste cinque impronte. E’ chiaro che specializzarsi in qualcosa presuppone uno sviluppo minore nelle altre. Come detto Kage ed Hikari sono molto meno utilizzate perché trovano applicazioni più rare e complesse quali Kageton nel primo caso, tecniche curative e illusorie nel secondo.”

    Il disegno ormai era stato completamente cancellato, Kuroro però non aveva ancora terminato, mancava di fatti la spiegazione principale riguardante gli effetti del Chakra infuso in armi.

    “Attraverso la così detta Manipolazione della Natura si può infondere in un’arma il proprio Chakra per renderla più efficace in un determinato campo. Chiaramente più grande è l’arma e più Chakra sarà necessario utilizzare per potenziarla.
    In generale tutti i cinque elementi aumentano in parte la potenza dell’arma, ovvero la capacità di penetrare e tagliare. L’elemento che fa di questo effetto il suo punto cardine è il Vento. Ed è probabilmente il caso che abbiamo di fronte in questo esatto momento.
    Nel caso invece di un utilizzatore di Chakra di Terra l’arma diventerebbe in grado di danneggiare le altre armi attaccanti. Il Chakra di Fuoco invece rende l’arma in grado di danneggiare gravemente le altre armi che si difendono dai nostri attacchi. Il Chakra di Acqua invece impedisce potenziamenti in armi e arti colpiti per un determinato lasso temporale. Il Chakra del Fulmine ha un effetto lievemente diverso dagli altri, di fatti conferisce all’arma la capacità di semiparalizzare l’arto colpito.
    Unendo alla Manipolazione della Natura anche quella della Forma è possibile creare dei costrutti di Chakra.
    Quanto invece alla manipolazione non elementale non intendo parlarne poiché sono sicuro che mia sorella potrà delucidarci in materia molto migliore di quanto possa fare io.”


    Fu con queste parole che Kuroro pose fine al suo discorso, parlare tanto di prima mattina lo stancava e di certo non era il suo passatempo preferito dare troppe spiegazioni su concetti teorici.
    Shizuka di lì a poco avrebbe iniziato la sue esposizione e intanto Raizen aveva infoderato la Nodaichi e con pochissimi gesti smontato le tende e impacchettate.


    L’energumeno si incamminò per uno stretto sentiero mentre la piccola Kobayashi continuava a parlare durante la marcia. Kuroro ascoltando la sorella manteneva l’attenzione sul percorso, in quanto caposquadra avrebbe dovuto prestare più attenzione e cercare ulteriori indizi.
    Dopo due o tre minuti vide delle impronte non molto marcate entrare nel sentiero dalla foresta e proseguire per qualche decina di metri. Si fermò per un istante ad esaminarle poggiandosi con un ginocchio in terra. La forma delle orme, seppur vaga e poco chiara non era di certo quella di una pecora.
    Era l’esatta concretizzazione di quanto aveva detto il giorno prima riguardo la pericolosità del sottobosco e zone poco visibili. Erano predatori.
    Memore della “gradevole” nottata, ricondusse l’elemento ai lupi attirati da Raizen nel loro accampamento. Probabilmente una volta messi in fuga dal Chunin avevano fiutato l’odore di un potenziale banchetto a base di ovino non molto distante da lì.
    Il ninja si rialzò da terra, il proprio team era avanzato di qualche decina di metri e proseguiva lungo la via, i loro passi scanditi dalle parole della Kunoichi.
    Con una breve accelerazione il quarto membro si ricongiunse al team.
    Possibile che Jaken e Raizen non se ne fossero accorti? Difficile da credersi, erano due ninja estremamente attenti ai particolari e di certo non si sarebbero lasciati sfuggire un elemento così determinante.
    Shizuka le aveva notate? Stava parlando e ragionevolmente poteva non essersene accorta. Per fugare tutti i dubbi il fratello le diede un leggerissimo colpetto al braccio sinistro e con uno sguardo le indicò la zona dove le impronte era sensibilmente più visibili. Dovevano essere pronti a tutte le eventualità.


    […]

    Terminato il discorso della seconda ninja fu la volta di Raizen finalmente

    Bene, da qui inizia la vostra prova pratica, le basi ormai dovreste averle, in caso contrario le poche cose apprese durante il corso dovrebbero bastarvi, portateci da questo gregge.

    Nessun commento dunque su quanto avevano detto fino a quel momento. Come aveva immaginato il Chunin non era di buon umore. Da quel momento aveva inizio la fase finale della “missione”.
    Kuroro si rivolse ai compagni di team, probabilmente il sensei non avrebbe neppure risposto, ma c’erano comunque Shizuka e Jaken.


    “Ragazzi, immagino che le abbiate notate anche voi le orme dei lupi dell’altra notte. Hanno seguito questo percorso quindi c’è la possibilità che abbiano già attaccato il gregge o che lo raggiungano comunque prima di noi.”

    Il ragazzo avrebbe di buon grado ascoltato con attenzione suggerimenti o proposte da parte dei due compagni.

    […]

    Poche centinaia di metri e alcune delle paure del ninja si concretizzarono. I lupi dovevano aver percepito il loro odore e cambiato obiettivo, spinti dalla fame probabilmente.
    Kuroro aveva sentito i loro movimenti quando ormai erano troppo vicini per essere evitati. Anche Shizuka e Jaken non dovevano essersene accorti prima visto che non avevano dato segni di preavviso.
    Al contrario se in quel team c’era qualcuno in grado di avvertire in precedenza quella minaccia era proprio Raizen. Doveva averlo fatto volontariamente.
    Giunto il momento dello scontro addirittura il sensei si premurò di escludere dal combattimento anche Jaken. Il colosso guardò sorridendo i due studenti e fregandosene si mise in disparte.
    Era la loro prova. Avrebbero dovuto cavarsela da soli.


    I lupi erano sei in totale e sembravano aver diviso le loro forze per attaccare in tre contro uno sia Shizuka che Kuroro.

    “Shizuka attenta a non utilizzare tecniche di fuoco o rischieresti di incendiare la foresta … non avere paura hai le capacità per neutralizzare quei lupi … ti direi in bocca al lupo ma temo che sarebbe di pessimo gusto non trovi? “

    Pronunciata la battuta il ragazzo sorrise e strinse la mano della sorella per incoraggiarla. I due fratelli erano di spalle l’uno rispetto all’altro.
    Kuroro era rivolto verso la direzione nella quale il team era diretto, Shizuka invece poteva vedere Raizen e Jaken posti a qualche decina di metri di distanza. I lupi sbarravano la via ai due ragazzi da ambedue i lati.
    Ringhiando le bestie mostravano i loro canini ai due aspiranti ninja. Il volto dell’Uchiha assunse un’espressione gelida e tagliente. Sapeva che da un momento all’altro almeno una di quelle “fiere” avrebbe compiuto un balzo o uno scatto per attaccare. In quel caso però cosa avrebbe dovuto fare? Shizuka era poco dietro di lui, se si fosse limitato semplicemente a schivare l ’assalto probabilmente ne avrebbe pagato le conseguenze sua sorella.

    Senza dare alcun preavviso Kuroro eseguì velocemente la posizione magica della Tigre e spalancando la bocca fece fuoriuscire in un istante un’enorme quantità d’olio la quale si riversò sulla via. [Solt azione= utilizzato per eseguire la tecnica Gmayudan] I tre canidi non si attendevano una reazione simile da parte del ninja e impauriti scattarono in diverse direzioni per non essere travolti dall’onda. [Slot azione dei lupi utilizzato per effettuare la schivata] Uno di essi però non riuscì a compiere uno scatto sufficiente e fu investito in pieno. Gli altri due invece si rifugiarono nel folto della foresta dove l’olio era stato fermato dalla vegetazione.
    La macchia nera si espanse per diverse decine di metri formando un lago viscido sulla stradina. Kuroro senza tardare troppo estrasse due kunai e li lanciò al lupo colpito dalla sua tecnica.
    [Slot azione utilizzato per lanciare i due kunai] La bestia stava cercando di fuoriuscire dalla melma ma ne era completamente rivestita. Il ninja aveva cercato di prendere adeguatamente la mira poiché il suo obiettivo era in continuo movimento. Effettuò un lancio orizzontale per danneggiare l’animale ad un occhio e alla gola. Se uno dei due kunai avesse fatto centro di certo la vittima sarebbe morta in pochi istanti.
    La dannata bestiaccia invece annaspando riuscì fortuitamente ad evitare i kunai scivolando sull’olio.
    [Slot azione utilizzato per schivare i due kunai]
    Kuroro maledì l’animale il quale c’avrebbe di certo impiegato ancora almeno una trentina di secondi per uscire dalla macchia.
    L’Uchiha sfilò immediatamente l’Hanbo che teneva legato al fianco destro, sentiva movimenti alla sua sinistra. Uno dei due lupi fuggiti alla sua precedente tecnica balzò dal sottobosco puntando al collo del ninja il quale reagì abbassandosi e lasciando che il canide atterrasse ad un metro e mezzo circa da lui.
    [Slot lupo usato per attaccare, slot Kuroro usato per schivare]
    Non poteva badare a Shizuka in quel momento, era certo che se la sarebbe cavata da sola. Kuroro ancora chinato fece perno sulla gamba destra e balzò verso l’animale che era appena “atterrato” e caricando l’Hanbo sopra la testa sferrò un violento colpo al cranio dell’avversario. Nel momento in cui aveva caricato e portato l’attacco il ninja aveva utilizzato parte del suo Chakra per potenziare la sua forza e incrementare così l’efficacia offensiva del suo gesto. Il legno dell’arma vibrò vigorosamente mentre il cranio della bestia si sfondava schizzando sangue in tutte le direzioni. Con un ultimo rantolo cadde in terra agonizzante. Sarebbe morto in pochi secondi. [Slot azione Kuroro utilizzato per compiere un movimento di poco meno di 2 metri, concentrare una quantità di Chakra pari a 1/2 di Basso e sferrare l'attacco]
    Non era intenzione di Kuroro prendersela con degli animali, ma quella mattina anch’egli, come il suo sensei, era di pessimo umore. I tre lupi erano capitati nel momento sbagliato nel posto sbagliato.
    Più veloce, più forte e imprevedibile. Il terzo era senza alcun dubbio il capo-branco o un membro del gruppo particolarmente più forte degli altri. Sbucò improvvisamente da un cespuglio e non diede il tempo all’Uchiha per reagire con la prontezza sufficiente per evitare l’attacco.
    La belva, che oltre tutto sembrava essere leggermente più grande delle altre due, lo azzannò con estrema ferocia al braccio sinistro che impugnava la base dell’Hanbo. Il ragazzo emise un violento urlo di dolore, i canini del canide avevano trapassato il Keikogi e le bende lacerando le carni dell’Uchiha nella parte inferiore del braccio poiché quella superiore era comunque difesa dalle protezioni che i denti non riuscivano a bucare del tutto.
    [Slot azione lupo utilizzato per attaccare. Slot azione Kuroro utilizzato per parare con il braccio]
    Il rampollo Kobayashi per un momento rimase immobile sopraffatto dal dolore. Il lupo diede uno strattone al braccio per tentare di staccarlo e al contempo graffiava con una zampa al petto del suo obiettivo. Il ninja tentò di reagire, se non avesse fatto nulla avrebbe dato il tempo di attaccare anche all’altro lupo e per lui le cose non si sarebbero messe troppo bene.
    Con la destrorsa compì un movimento pressochè automatico estraendo da una tasca del pantalone il Tanto. Vibrò immediatamente una sferzata diretta alla testa della “fiera”. Il movimento fu velocissimo poiché dettato dall’istinto. Il lupo per evitare il colpo dovette mollare la presa. Tuttavia non fu sufficiente ad evitargli la perdita della vista dall’occhio destro il quale fu violentemente graffiato dal Tanto.
    [Slot azione Lupo usato per mantenere la morsa. Slot azione Kuroro utilizzato per sferrare un attacco. Slot azione lupo usato per schivare.]
    Emesso un forte guaito l’animale arretrò di qualche passo, sangue nero come la pece gocciava in terra ancora caldo. La manica del Keikogi del giovane Kobayashi si stava rapidamente macchiando di sangue.
    Il dolore era lancinante, quasi accecante. I due erano a poco meno di due metri di distanza. Quel momento nella mente di Kuroro fu dilatato, quasi interminabile. Poteva avvertire i battiti del cuore del suo nemico, il calore e il fetore del suo fiato, la tensione dell’aria quasi palpabile. Entrambi erano consapevoli che al minimo errore uno dei due sarebbe morto.


    “Sei fottuto”

    Dicendo ciò lo studente compose più velocemente che potè i quattro sigilli per la Bunshin no Jutsu con la quale generò tre sue perfette copie le quali andarono a posizionarsi rispettivamente di fronte a lui e ai suoi lati. La bestia confusa e stordita si lanciò all’attacco tentando di azzannare la prima copia che gli si prestava innanzi, ovvero quella posta davanti all’Uchiha. Il clone di Chakra simulò un gesto di difesa mentre quello alla destra di Kuroro si lanciava contro l’altro lupo, quello cosparso d’olio, il quale era riuscito ad uscire dalla “valanga” che lo aveva travolto e si preparava, suo malgrado, all’assalto.
    Quella alla sinistra di Kuroro al contrario rimase affianco al suo evocatore.
    [Slot azione Kuroro utilizzato per utilizzate la tecnica della moltiplicazione del corpo. Slot azione lupo en. gialla utilizzato per attaccare una copia. Slot azione lupo en. bianca usato per attaccare una copia. Secondo slot azione Kuroro utilizzato per far muovere la copia in difesa contro il lupo en. bianca]
    Il primo clone colpito allo stomaco dal morso del lupo si dissolse immediatamente generando una nuvoletta bianca che per un istante azzerò totalmente la vista del canide. Proprio quello fu il momento che attendeva Kuroro per sferrare il suo attacco letale e definitivo.
    Aveva di fatti impastato la massima quantità di Chakra disponibile per le sue abilità andando ad incrementare sensibilmente la sua velocità. Movimento dal basso verso l’alto diretto alla gola dell’animale. Il Tanto la trapassò completamente giungendo fino al cervello. La bestia fu scossa da diversi tremiti e riflessi involontari prima di accasciarsi in terra. Il suo sangue aveva macchiato la mano e in parte la manica del ninja.
    [Slot azione Kuroro utilizzato per attaccare il lupo en. gialla e concentrare una quantità di chakra pari a 1/2 di Basso]
    Contemporaneamente l’ultimo lupo rimasto aveva appena attaccato l’altra copia facendola dissolvere. Svanita la nuvoletta lasciata dal clone potè vedere il compagno più forte accasciato in terra in un lago di sangue, l’altro poco distante era ormai morto, anch’esso in un lago di sangue.
    Ora aveva di fronte a se due nemici perfettamente identici, quale attaccare dunque? Non aveva importanza, l’uno o l’altro non faceva molta differenza per il suo stomaco. Fu guidato dal suo istinto e dal suo olfatto. Proprio grazie a questo non sbagliò bersaglio. Kuroro aveva in mente una strategia che gli avrebbe concesso la vittoria a scapito di un’altra ferita al medesimo braccio.
    Il suo ultimo nemico si era lanciato contro di lui per morderlo. Per difendersi l’Uchiha gli offrì ancora una volta il braccio sinistro imbrattato completamente di sangue. La belva vi affondò i suoi denti andando a peggiorare la ferita provocata dal suo compagno. Altro sangue fuoriuscì copiosamente. Un secondo urlo fu lanciato da Kuroro il quale strinse poi i denti per trattenere il dolore e non perdere lucidità. Nel momento immediatamente successivo la copia che lo fiancheggiava simulò il gesto di un attacco con il Tanto diretto alla testa del lupo. Questo avvertita l’incombente minaccia staccò la presa e rivolse una zampata e poi un morso al clone. Ovviamente anche quest’ultimo scomparve come i due precedenti lasciando soltanto una misera nuvoletta. Proprio nell’istante in cui il suo nemico era impegnato a reagire con la sua copia Kuroro sferrò un ultimo attacco con il Tanto andando a concentrare ancora una volta una discreta quantità di Chakra per incrementare la velocità del colpo. L’arma trapassò l’animale dall’orecchio sinistro all’occhio destro, colpendo così anche il cervello.
    [Primo slot azione lupo utilizzato per attaccare Kuroro, Secondo slot azione lupo utilizzato per attaccare la copia di Kuroro. Primo slot azione utilizzato da Kuroro per far muovere la copia, secondo slot azione Kuroro utilizzato per attaccare]
    Anche il terzo dunque rantolò a terra guaendo per pochi secondi e tirando le ultime zampate della sua vita.
    Finalmente il suo scontro era terminato. Era durato pochissimo, al massimo un minuto e mezzo o due. Si portò la mano destra alla zona del braccio sinistro dolorante e sanguinante. Le ferite facevano dannatamente male, ma di certo se c’era qualcuno ad averci rimesso da quel combattimento erano i tre lupi che “gli facevano compagnia” a pochi passi di distanza.
    Ma Shizuka?


    […]

    Conclusosi anche il combattimento di sua sorella i due ninja ricevettero dei tonici per ripristinare le ferite. Kuroro non aveva consumato molto Chakra e non aveva particolari ferite se non qualche graffio e i due morsi al braccio sinistro. Il tonico ebbe l’effetto di fermare la perdita di sangue e mitigare solo in parte i danni subiti dal braccio. Il dolore risultava notevolmente attenuato e sopportabile.
    Toltosi il Keikogi, le bende e la maglia il ninja potè osservare i segni rimasti che non erano così profondi da giungere all’osso, anche se c’era mancato poco.


    Non siete conciati troppo male, possiamo continuare, verrete medicati più tardi.
    In caso abbiate ferite troppo profonde ho della pomata coagulante.


    A quelle parole l’Uchiha fermò subito il sensei richiedendo l’uso della pomata prima di proseguire con la missione.

    “Mi perdoni sensei ma ho bisogno di quella pomata”

    Il maestro lo osservò con lo sguardo freddo che lo caratterizzava da diverse ore e senza dire nulla lanciò allo studente un barattolino pieno di una pomata gialla. Kuroro ne prese un po’ con le dita e la spalmò nei punti dove il tonico non aveva fatto alcun effetto. Ogni volta che sfiorava i segni dei denti riceveva delle piccole scosse elettriche, in fondo però gli era andata bene così.

    […]

    Aveva ripreso a camminare da almeno un’ora quando finalmente il sentiero allargandosi si trasformò in una vasta radura creata ad hoc dalla mano dell’uomo. Ne erano la dimostrazione palese gli alberi bruciati al limitare dell’aria erbosa, espediente utilizzato spesso dai pastori per evitare l’espandersi della foresta a scapito dei pascoli per il bestiame.
    Il gregge era proprio lì, finalmente l’avevano raggiunto.
    Raizen non perse tempo e diede le nuove direttive al gruppo


    Bene, è un gregge di discrete dimensioni, siete in tre e nessuna delle bestie deve perdersi durante il cammino, disponetevi al meglio per riportarle tutte alla base.
    Avrete intuito che il cammino dentro la foresta ha i suoi pericoli, camminando per questa radura verso est troveremo un sentiero di montagna che vi permetterebbe di controllare al meglio il gregge.
    Abbiamo fretta, quindi non faremo soste.
    Ovviamente se preferite possiamo ripassare in mezzo alla foresta.
    Prego, caposquadra, faccia strada.


    Ora avrebbero dovuto fare anche i pastorelli. Come missione di partenza non c’era che dire, originale era la parola più giusta e azzeccata.
    Kuroro non aveva la minima idea di come disporsi per mantenere il gregge e dirigerlo al meglio. Avrebbero obbedito ai loro comandi? Ne dubitava.
    Rivolgendosi a Jaken e Shizuka cercò di esporre loro la sua idea, ovviamente non intendeva affatto imporla categoricamente, pretendeva che ci fosse un dialogo con i due membri del team


    “Sentite, non so se le pecore ci obbediranno tanto facilmente. Se qualcuno di voi due conosce la Tecnica della Trasformazione direi che questo è il momento giusto per utilizzarla. Se uno di noi si trasformasse nel pastore, il legittimo proprietario di questo gregge, forse le pecore riconoscendolo lo seguirebbero spontaneamente.
    In quel caso il nostro “finto pastore” a mio modo di vedere dovrebbe camminare il testa all’intero gregge, mentre per quanto riguarda me e l’altro ninja rimasto potremmo andare in fondo al gruppo per controllarlo da dietro ed evitare che qualche pecora possa restare arretrata o allontanarsi troppo. Voi cosa ne pensate?
    Inoltre, tornare indietro nello stesso sentiero che abbiamo utilizzato per giungere fino a qui non mi sembra una buona idea. Se dovessero attaccarci altri lupi avremmo anche la preoccupazione di dover difendere le pecore. Per non parlare del fatto che parte del sentiero stesso è cosparso dal mio olio.
    Secondo voi il sentiero indicato da Raizen è praticabile?”


    Il ninja aveva parlato con tono di voce tranquillo e pacato, avrebbe ascoltato volentieri qualsiasi osservazione o proposta. Essere un caposquadra per lui non significava soltando prendere decisioni e dare ordini, pretendeva un rapporto diverso con i propri compagni.
    Raizen forse avrebbe anche deriso il modo di fare del ragazzo, questo però non gli avrebbe impedito di agire come preferiva.


    CITAZIONE
    Narrato
    Parlato aiuto-sensei
    Parlato Shizuka
    Parlato sensei
    Parlato Kuroro
    Pensato Kuroro

    CITAZIONE
    Tecniche utilizzate
    SPOILER (click to view)
    Getto d’Olio - Gamayudan
    Villaggio: Konoha
    Posizioni Magiche: Tigre
    Tramite una concentrazione di chakra nella bocca, lo shinobi potrà emettere una abbondante quantità di olio che andrà a riversare nell’ambiente circostante. L’olio, di per se, non danneggia l’avversario ma ne rallenta al più i movimenti, velocità e riflessi di 2 tacche, se investito o all’interno dell’onda d’olio. È un ottimo conduttore per qualsivoglia tecnica di fuoco, in grado di incendiarsi molto facilmente ottenendo una potenzialità aggiuntiva pari alla tecnica che l’ha incendiata, ridotta di 15; la potenza minima dell’olio infiammato è 15. Inoltre può limitare o rendere più complesso l'utilizzo dell'acqua, coprendolo uno strato superficiale d'olio. Infatti qualsiasi Suiton che utilizzerà l'acqua contaminata da questa sostanza oleosa costerà un Basso aggiuntivo o Mediobasso se lo strato d'olio spesso più di 1 metro. Gli Shinretsu non correranno tale limitazione.
    Dal grado studente potrà coprire fino a 50m3 d’olio, da genin fino a 100m3 da chunin 150m3 mentre da Jonin D fino a 300m3.
    Tipo: Ninjutsu ― Ninpou
    (Livello 4 / Consumo: Mediobasso ogni 50m3)


    Tecnica della Moltiplicazione del Corpo - Bunshin no Jutsu
    Villaggio: Tutti
    Posizioni Magiche: Tigre, Cinghiale, Bue, Cane
    Questa tecnica permette di creare dei cloni di se, composti unicamente di chakra, i cloni saranno identici all'esecutore della tecnica nel momento in cui la esegue. Essendo costrutti illusori, le copie non possono ne' emettere suoni, ne' produrne a contatto con l'ambiente circostante, non possono lasciare impronte o muovere oggetti al loro passaggio, tuttavia possederanno un ombra.
    Le copie possono essere create ad una distanza massima di 3 metri dall’utilizzatore e possono allontanarsi dal ninja che le ha create di circa 10 metri, superata questa distanza si dissolvono in una nuvoletta bianca; questa avrà una dimensioni pari a metà della copia stessa e rimarrà presente per circa un secondo. Se colpite fisicamente, il clone scompare. Un clone che non fa nulla di particolare dura 6 turni mentre un clone costretto a correre o altro dura solamente 3 turni.
    I cloni creati con questa tecnica, possederanno la controparte illusoria di qualsiasi arma del ninja che le ha create. Potranno simulare attacchi, tranne quelli a distanza. Tutti i loro movimenti saranno eseguiti ad una velocità ridotta di 3 tacche rispetto quella del ninja e non potranno eseguire tecniche. Le copie potranno simulare attacchi a patto che l'utilizzatore consumi uno Slot azione, indipendentemente dal numero di copie che simula l'attacco.
    Tipo: Ninjutsu
    (Livello: 6 / Consumo: ¼ Basso per copia)
    [Massimo numero di copie: Studenti 3, Genin 5, Chunin 8, Jonin D 11, Jonin C 15, Jonin B 20, Jonin A 30]


    Chakra utilizzato e rimasto
    SPOILER (click to view)
    Bunshin --> 3 copie x 1/4 di Basso = 3/4 di Basso
    Gamayudan --> Mediobasso = 2 di Basso
    Potenziamenti --> 2 volte per la velocità e 1 per la forza ognuno da 1/2 di Basso = 1 Basso e 1/2
    Totale utilizzato --> 4 Basso e 1 Bassissimo
    Chakra rimasto --> 5 Basso e 3 Bassissimo


    Ferite
    SPOILER (click to view)
    Due morsi al braccio di potenza 10 ciascuno --> 2 danni Leggeri
    Una zampata al petto di potenza 5 --> 1/2 Leggera

     
    .
  13.     Like  
     
    .
    Avatar

    Group
    Y Danone
    Posts
    8,531
    Reputation
    +561

    Status
    Anonymous


    Kunoichi:
    A new future beyond the present... for me, a new sun.
    Wonderful ambition.



    ____________





    Quella sera Shizuka Kobayashi dormì abbracciando il fratello maggiore, con il visetto sprofondato nell'incavo del suo braccio destro, e le manine serrate attorno alla maglietta aderente del ninja di Konoha... proprio come quando era bambina e -intimorita dai tuoni degli impetuosi temporali autunnali- sgattaiolava di nascosto nel letto del primogenito, ricercando quelle coccole e quelle sicurezze che non avrebbe chiesto a nessun altro. Mai.
    Aveva sempre odiato mostrare la sua parte debole.
    Aveva sempre disprezzato essere inferiore agli altri.

    Sopra ogni altra cosa, aveva sempre e solamente avuto paura del giudizio del suo prossimo.

    Nella sua mente da ragazzina, aveva creduto che mostrandosi impeccabile, avrebbe ottenuto quel rispetto e quel timore che non l'avrebbero resa indegna agli occhi della famiglia gentile che riponeva in lei la speranza del futuro del suo clan. In poche parole, non voleva essere un peso per le persone alle quali si avvicinava, tutto qui.
    ...quella notte tuttavia, si rese incredibilmente conto, che essere un peso per le persone che amava non era ciò che aveva creduto per tanti anni. Era altro.
    E lei lo era: Era davvero un fardello insostenibile per le persone che amava... perlomeno in quel mondo sul quale si era appena affacciata in tutta la sua caparbia e presuntuosa ingenuità.
    Fu probabilmente a causa di questi pensieri, che quando Kuroro Kobayashi si alzò dopo il sonno ristoratore che aveva graziato le sue membra dal panico di quella notte da incubo, e uscì dalla tenda dopo averle accarezzato con dolcezza i capelli, Shizuka non poté fare a meno di aprire gli occhi e girarsi sul pavimento ponendosi a pancia in su, in modo da poter osservare in silenzio i giochi di luce che il sole appena destato e le foglie degli alberi della foresta, intrecciavano sul tessuto semi-trasparente della tenda.
    In un istante, mentre le sue minute mani scivolavano sulla sua pancia per solleticarne la bianca pelle, si rese conto del luogo dove si trovava; forse per la prima volta dall'inizio di quell'avventura che aveva, palesemente, sempre preso sotto gamba.

    ...Perché voleva diventare una kunoichi? Lei non aveva mai desiderato intraprendere la via dello Shinobi.
    L'unico motivo che l'aveva dunque spinta a fare domanda all'accademia di Konoha, era il sapere quanto cospicui fossero gli stipendi ninja? Era così profonda la sua superficialità, o forse c'era dell'altro?
    [...] Lei desiderava poter ampliare il suo mondo, da sempre così ristretto all'interno di quella circonferenza perfetta che era stata disegnata per lei.
    Voleva poter avere una mentalità capace di comprendere le innumerevole sfaccettature del mondo all'interno del quale viveva, e provare ad intraprendere più di una strada prima di scegliere la propria. Quella di tutta di una vita.
    Sopra ogni altra cosa, dunque, desiderava poter fare le sue esperienze, crescendo e diventando con il tempo una donna meravigliosa. Qualcuno di cui non si sarebbe mai vergognata, e che avrebbe stimato sempre. Per sempre.

    Già... ma ora?
    Non aveva previsto che la sua prima tappa sarebbe stata così difficile da affrontare: Tutto quello che conosceva era sbagliato. Tutto ciò che ideava non era abbastanza...
    Shizuka capì che essere una kunoichi non significava ostentare se stessa per dimostrare di essere la migliore, ma voleva dire prendere coscienza della propria integrità e delle proprie capacità, tentando di superarne i limiti nel rispetto proprio e altrui.
    Ed essere un peso per i propri compagni di team non significava non essere la più brava e la più impeccabile in tutto, ma semplicemente non essere in grado di badare a se stessa, dimostrandosi talmente inutile da impedire agli altri di svolgere le proprie mansioni in totale libertà e serenità.
    Proprio per questo motivo, lei era debole.
    Quella notte aveva compreso una cosa che non avrebbe mai dimenticato, e di cui avrebbe fatto tesoro anche nei momenti in cui si fosse sentita una ninja grande e potente: Lei aveva dei limiti.
    Essi -che in quel preciso momento della sua vita costituivano un impedimento al suo sviluppo di Shinobi- dovevano essere superati... con i giusti tempi e il giusto impegno, poiché nessuno le avrebbe regalato niente in quella sua nuova realtà, e lei, se intendeva continuare, doveva comprendere cosa comportasse il suo nuovo ruolo.

    Inspirando profondamente l'aria briosa del mattino, Shizuka Kobayashi si inginocchiò all'interno del suo giaciglio notturno, e con l'eleganza che solo lei -la principessa tempesta del villaggio della foglia- poteva avere, si vestì del suo kimono ricamato, sorridendo nel riflettere su quanto i suoi pensieri, in appena un giorno, fossero così oceanicamente mutati...


    ¨•¤º°º¤•¨




    Quando uscì dalla tendina, tirando di tanto in tanto il fiocco dell'obi del suo raffinato kimono per renderlo più grazioso e vaporoso, Shizuka si avvicinò al fratello e a Jaken -fermi l'uno vicino all'altro- per poi lanciare un'occhiata di sottecchi al suo sensei posto, invece, dalla parte opposta rispetto al gruppo.
    Seduto su di un ramo secco, un distrutto Raizen Ikigami si cimentò immediatamente in uno sproloquio misto minaccia e sarcasmo, intimando ai tre il silenzio e offrendo loro -con l'aria del benefattore e dell'altruista- informazioni circa la missione e la nuova composizione di squadra, che avrebbe visto suo fratello come leader e lei, solamente come supporto.
    Con silenziosa tranquillità, inaspettatamente per i presenti, Shizuka annuì a quelle parole senza nulla rispondere, intrecciando le di lei manine in grembo per poi osservare silenziosamente i suoi compagni di squadra, quasi a volerne capire lo stato d'animo e i pensieri...
    ...riscoprendosi dunque, quasi con stupore, incapace di provare il benché minimo risentimento proprio verso quell'uomo dai capelli argentei e gli occhi di ghiaccio che, con disprezzo evidente, continuava a umiliarla e stuzzicarla dall'inizio di quell'avventura.
    [...] Non poteva odiarlo. Non ci riusciva. Come avrebbe mai potuto? Era il suo sensei!
    Quei pensieri giunsero alla sua mente con inaspettata nitidezza, e la piccola Kobayashi -nel prenderne incredibilmente atto- sembrò quasi stupirsi di se stessa.
    Raizen era il suo sensei, il suo primo maestro... e in quanto tale, sarebbe sempre stata una figura insostituibile per lei.
    Certo, era una testaccia dura, e dannazione se la faceva arrabbiare con il caratteraccio che si ritrovava, quasi peggiore del suo sotto tanti aspetti: Era arrogante, sprezzante, e come se non bastasse sembrava provare una certa qual dose di compiacimento a umiliarla o terrorizzarla con tutti i modi che aveva in possesso... ma dopotutto, no, non poteva proprio dire di odiarlo.

    Sorrise, poi -quando ancora le parole del colosso di Konoha rimbombavano gravemente nella piccola radura che li aveva accolti per la notte- silenziosamente, si avvicinò al suo maestro. Si fermò al suo fianco, volgendosi solo per un istante ad osservare gli altri due compagni di quello che ormai considerava il suo team, e sghignazzando divertita tolse dai capelli argentei del Chunin i ramoscelli che vi erano impigliati, con la delicata esperienza che solo una donna ben curata poteva avere.
    Quando dunque ebbe finito, si sedette delicatamente sul ramo accanto all'uomo incrociando le gambe, mentre -con sguardo attento e astuto- ne ascoltava le di lui parole, seguendone tutti i movimenti che, infine, lo portarono ad alzarsi e annunciare un'ennesima domanda di teoria.
    Benché a quell'affermazione la ragazzina non poté che sospirare impercettibilmente, stanca di quei continui test dinanzi ai quali era costretta a fare i conti con la sua lacunosa preparazione di Shinobi, non distolse neanche per un attimo i suoi occhi da Raizen, il quale -ponendo la sua enorme nodachi sopra un masso a poca distanza da lui- dopo un attimo, come per magia, incise la roccia come se essa fosse un foglio privo di consistenza e spessore.
    A quella vista, Shizuka tacque.
    Le di lei profonde iridi si dilatarono in un incontrollabile impeto di stupore, mentre le sue gambe -come gli arti di una bambolina ai quali il padrone ha sottratto il filo di controllo- ricadevano verso il basso e lei, schiudendo le labbra color ciliegia, si sporgeva in avanti senza nessun tentativo di mascherare il suo stesso sconvolgimento.

    "Ditemi come riesco a farlo"



    Nell'udire quella domanda, che suonava più come un ordine mal riuscito, Shizuka avrebbe voluto tanto rispondere con un cristallino "Non ne ho proprio idea" ...ma, dopo aver velocemente valutato i risultati che avrebbe avuto quella sua rivelazione, preferì tacere e aspettare che fosse il fratello ad esporre per primo, almeno quella volta.
    Ne ascoltò dunque in silenzio le parole e attentamente la spiegazione, ma nonostante tutto i suoi occhi non si allontanarono dalla figura di Raizen che, mimando una sorta di vago interesse, si prestava a smontare l'accampamento dando le spalle al resto del team.
    [...] La mente della piccola Kobayashi lavorava rapidamente, scindendo tutte le possibilità e analizzandole una per una mentre sul volto da bambola si andavano a susseguire solo una serie di deliziose e graziose espressioni contese tra la curiosità infantile e l'attenzione chirurgica di un'abile analizzatrice... poi, quando infine capì che era ormai arrivato il suo turno di risposta, la ragazzina -rivelando nella sua voce, forse contro ogni previsione da parte di tutti i presenti, un interesse tanto evidente da apparir persino tenero- domandò solamente: « E' un sigillo? »
    I suoi occhi -specchio dei suoi intrattenibili sentimenti- guizzavano di vivo interesse mentre lei, scrutando attentamente il suo interlocutore dai capelli color della luna, continuava il suo discorso, quasi senza aspettar risposta.
    « Non hai usato nessuna posizione delle mani, e non hai neanche avuto il tempo di condensare il Chakra sulla tua arma... o come si dice insomma... emh, sempre che si possa fare qualcosa del genere, ma non è questo il punto » Mormorò la ragazza, dubbiosa, aggrottando la fronte e portandosi una manina al mento con una concentrata espressione indagatoria « ...Quindi non è che hai sciolto un sigillo? » Domandò ancora, avvicinandosi di qualche passo nello squadrare il colosso in ogni centimetro del suo corpo, come a voler trovare chissà quale indizio rivelatore su quel fisico imponente di fronte al quale si fermò. « Allora? Ho ragione? Hai dei sigilli impressi sul tuo corpo, sensei? Dove? E chi te li ha fatti? »
    Le domande continuavano a susseguirsi una dopo l'altra, incalzanti e rapide; colme di una curiosità forse addirittura disarmante, mentre lei -l'aspirante Kunoichi dai capelli color dell'orzo- si accovacciava in terra, adagiando il suo visetto sulle mani, in modo da aver una prospettiva perfetta per osservare l'uomo dal basso verso l'alto « Come funzionano? » Chiese infine, seriamente, mentre -contro ogni sua stessa previsione- si ritrovò a sorridere.
    ... Sua nonna le aveva parlato delle cosiddette Tecniche di Sigillo o Confinamento che solo i ninja più esperti sapevano attuare, ma non notando interesse per l'argomento da parte della superficiale nipotina, aveva evidentemente preferito posticipare la trattazione di quella parte teorica particolarmente complessa ad un secondo momento; qualora esso fosse mai arrivato.
    Ebbene, forse per lo stupore della vecchia Uchiha, quel momento era dunque giunto...

    ...Nonostante la curiosità dilaniante, tuttavia, Shizuka non poté far altro che alzarsi e seguire il resto del gruppo lungo il sentiero boschivo che a detta del Sensei li avrebbe condotti al gregge di pecore che agognavano da quasi due giorni.
    Non appena il team entrò sulla stradina sterrata, la piccola erede dei Kobayashi lasciò andare avanti rispetto a lei Raizen, per poi affiancarsi a Jaken nella perfetta metà del gruppo. In questo modo -si rese ben conto con una rapida occhiata- era in grado non solo di continuare ad osservare il suo maestro, ma anche di seguire l'operato del fratello che la seguiva e che, sentendosi probabilmente gravato dal ruolo che gli era stato affidato, setacciava ogni centimetro di sentiero sul quale i quattro giovani camminavano senza nulla proferire.
    [...] Giusta mossa, rifletté Shizuka con orgoglio, mentre le sue manine scivolavano silenziosamente nella sua sacca ninja, andando ad estrarne uno specchietto laccato e dipinto a mano nel quale, una volta aperto, l'aspirante Kunoichi cominciò apparentemente a specchiarsi con vanità.
    ...Quelle per terra non erano solo orme di pecora e, santo cielo, questo silenzio non era decisamente innaturale per un bosco nel pieno del suo risveglio?
    Ruotando con apparente distratto interesse lo specchietto a destra e a sinistra -nel simulare un modo come un altro per aggiustare quei capelli scompigliati dalla notte- Shizuka cominciò ad osservare la strada alle sue spalle e ai suoi lati, stando attenta anche ai movimenti del fratello maggiore il quale -nella sua grande e dolce apprensione- raggiungendola dopo esser rimasto sconsideratamente indietro da solo, le tirò un leggero buffetto sul braccio per avvertirla di ciò che aveva già notato da sola.
    Sorrise, ed aveva appena schiuso le labbra per ringraziarlo che il gruppo, per volere di Raizen, si fermò, per poi lasciare immediatamente la parola a Kuroro e alla sua prima considerazione da caposquadra ninja:

    “Ragazzi, immagino che le abbiate notate anche voi le orme dei lupi dell’altra notte. Hanno seguito questo percorso quindi c’è la possibilità che abbiano già attaccato il gregge o che lo raggiungano comunque prima di noi.”



    Annuì alle parole del fratello, e tenendo ancora lo specchio all'altezza del ventre leggermente inclinato in modo da poter vedere alle sue spalle, Shizuka socchiuse debolmente gli occhi per un istante, prima di riportare l'attenzione su Kuroro, al quale rivolse un sorriso gentile.
    « Non abbiamo basi per sapere se il gregge è stato o meno attaccato » Intervenne educatamente « ma le abbiamo per sapere di dover stare più attenti del solito » Aggiunse, dando tacitamente ragione all'Uchiha circa le orme impresse sul suolo « In ogni caso, stare qui fermi a discutere sui "se" e sui "ma", ormai mi sembra abbastanza inutile. Proseguiamo e basta. » Continuò infine, ponendosi una mano sul fianco destro. Attese dunque che si ricreasse lo stesso schema precedente, prima di mettersi in cammino.
    Nel suo cuore, vi era solo l'ansia di ciò che sentiva essere inevitabile.
    ...C'era troppa calma in quel bosco, e troppa calma persino in Raizen.
    Nessuno, infatti, sembrava aver mutato il proprio comportamento in modo così radicale rispetto al colosso di Konoha che, a dispetto di poche ore prima, si mostrava ora silenzioso e tranquillo come il più illuminato degli shintoisti.
    [...] No. C'era qualcosa che non quadrava...

    Ed in effetti, qualcosa che non andava c'era sul serio.

    Un centinaio di metri dopo il breve discorsetto tra i membri del gruppo, dinanzi ai presenti uscirono dalla selva sei lupi di media taglia e dall'ispido pelo nero e marrone.
    Compatti nel loro schema d'attacco, le bestie iniziarono un lento accerchiamento delle vittime designate che -come aveva potuto immaginare nel momento stesso in cui un divertito Raizen scattava in avanti traendo in salvo Jaken- sarebbero state lei stessa e suo fratello.
    Ghignò, scoccando un'occhiata glaciale al Chunin di Konoha, mentre nei suoi occhi si andava a palesare l'espressione più divertita del pianeta.

    « Tipico » Mormorò la ragazzina, facendo due passi indietro fino a quando con la sua stessa schiena non andò a toccare quella di Kuroro.
    Dinanzi a lei vi erano tre lupi, due dei quali -con le fauci spalancate e la coda bassa- sembravano pronti ad attaccare da un momento all'altro...
    ...Già. Erano pronti. Ma lei?
    Shizuka poteva sentire il suo stesso cuore tamburellare disperato dentro il suo petto, rincorrendo l'ansia sempre crescente che, per un attimo, ne annebbiò persino la lucidità.
    Aveva paura. Tanta.
    Come avrebbe fatto? Non era abituata a combattere, e non era in grado di fronteggiare qualcosa che desiderava ucciderla... non lo aveva mai fatto!
    A malapena sapeva impugnare un Kunai, e tutte le tecniche che era riuscita ad apprendere da sua nonna le sembravano talmente inutilizzabili in quel momento, da gettarla in uno sconforto tale che per un istante fu tentata di invocare immediatamente l'aiuto di Raizen...
    ...ma poi, ecco che la mano del fratellone alle sue spalle, strinse la sua.
    Fermo dietro di lei, Kuroro le parlava con la sua solita voce profonda e gentile che aveva sempre adorato... e fu in quel momento, che si ricordò di se stessa.

    Non sarebbe stata un peso.
    Non sarebbe stata un intralcio... non anche quella volta.
    Lei... lei ci avrebbe provato, e non solo per i suoi compagni, ma anche per se stessa: per dimostrare alla appena nata Principessa Tempesta che quello era solo il primo passo, e che da quel momento, anche se la strada fosse stata in salita, lei ce l'avrebbe fatta: Sarebbe diventata una Kunoichi meravigliosa.
    Tutto qui.

    [...] In un istante, fu la calma.
    Shizuka placò l'ansia del suo animo, e senza distogliere un attimo il suo sguardo da quello dei lupi dinanzi a lei, inspirò a pieni polmoni cominciando rapidamente a pensare: Cos'era che la rendeva quantomeno decente in un combattimento? Cos'aveva in suo possesso da poter utilizzare?
    Uno. Due. Tre secondi, e la ragazzina sorrise; poi -con una velocità disarmante- scattò istantaneamente verso destra, allontanandosi dal fratello di qualche metro.
    Combattere l'uno accanto all'altro sarebbe stato assurdo e limitante.

    Come da lei previsto i tre lupi, che non aspettavano altro che una preda in movimento da poter braccare, le corsero rapidamente contro e in un attimo due di loro l'affiancarono a destra e a sinistra.
    Shizuka era abbastanza intelligente da capire che avrebbero attaccato entrambi contemporaneamente, per poterla finire e fare di lei il banchetto mattutino... era dunque necessario giocare d'anticipo.
    Fu allora con questi pensieri in mente che in un solo istante, e contro ogni previsione da parte dei suoi stessi aggressori, la ragazza Kobayashi si fermò di scatto, e in un istante le sue mani -minute, rapide e veloci- schizzarono dentro la sua sacca porta oggetti, estraendone immediatamente due lunghi spiedi.

    Da quel momento, fu solo un susseguirsi rapido e incalzante di eventi.

    I due lupi, ruotando su se stessi nel portarsi ai lati della loro preda, attaccarono Shizuka ringhiando ferocemente... mentre lei, nella più totale freddezza del suo corpo e della sua mente, rimase completamente immobile nella sua posizione: Accovacciata in terra, con la gamba sinistra protesa in avanti, ed entrambe le braccia poste all'altezza del busto, pronte a colpire quei predatori che vedeva entrambi con la vista periferica dei suoi occhioni di bimba, immobili dinanzi a lei.
    ...E fu quando le due bestie, entrambe con le fauci spalancate, le si scagliarono addosso, che l'aspirante Kunoichi -protendendosi improvvisamente più alla sua sinistra, grazie ad un fluido gesto del busto- allungò entrambe le braccia che impugnavano i due spiedi, cercando di colpire il muso del lupo di destra, e il collo di quello di sinistra [Slot Azione I].
    Com'era facile immaginare lo scatto verso quest'ultima direzione fu talmente repentino e inaspettato, che l'attacco alla bestia andò a buon fine, dilaniandone il collo e probabilmente anche la giugulare: Con un sinistro latrato infatti, il lupo ferito cominciò a dimenarsi nel tentativo di liberarsi dello spiedo che invece, piantato con forza nelle sue membra, apriva una ferita da cui grondava e schizzava sangue in eccedenza, inducendolo infine a scappare via con sempre minor forza ed energia.

    Fuori uno?
    Si, probabile... ma non era quello il momento di gioire poiché, mentre un attacco era stato messo a segno, l'altro era miseramente fallito, mancando il muso della bestia affamata e inferocita in modo addirittura eclatante.
    Il tentativo di attacco e i latrati del lupo ferito appena messosi in salvo dalla brutalità inaspettata di quella bimba veloce ed agile, diedero forse una maggior rabbia alla seconda delle bestie che infatti, ringhiando, si avventò sul braccio destro di Shizuka con una tale ferocia e una tale velocità che la ragazzina ebbe appena il tempo di voltarsi verso il suo aggressore e alzare di scatto il braccio, per evitare che quel morso glielo strappasse via [Slot Difesa I].
    I denti del lupo, nonostante tutto, affondarono nell'arto, dilaniandone la carne per poi scivolare lungo il tessuto del kimono che venne brutalmente lacerato per tutta la lunghezza di quella manica che l'aspirante Kunoichi, in appena una frazione di secondo, ebbe la prontezza di riflessi di attrarre a sé [Slot Gratuito I], portandosi dietro il muso di quella belva che l'ultima cosa che si sarebbe mai aspettata, era esser gettata in grembo alla sua stessa agognata preda.
    Ruotando il busto, e con esso la gamba sinistra precedentemente posta in avanti in modo da assicurarsi una stabilità infallibile, la ragazzina si posizionò allora frontalmente rispetto al muso della bestia che aveva attratto a sé, e in un solo unico, fluido istante, estrasse dal nodo del suo obi policromo il suo Kaiken il quale -con una rapidità e una precisione impeccabile vista la distanza ravvicinata- venne piantato nel collo della bestia con un movimento di 45° dall'alto verso il basso, atto a reciderne la giugulare e intaccarne la struttura ossea [Slot Azione II].
    A quel punto il lupo, ormai ferito mortalmente, latrò con cupa profondità cercando poi, in un ultimo spasmo di orgoglio animalesco, di aggredire la sua vittima... senza risultato poiché, prima ancora di arrivare a lei, rantolò a terra privo di vita.

    Lo ...lo aveva... ucciso?

    Shizuka Kobayashi, ansimante e con il braccio grondante di rubicondo sangue, rimase perfettamente immobile con gli occhi fermi sul corpo privo di speranza di quella bestia ferma ai suoi piedi.
    [...] Aveva ucciso un animale. Lo aveva fatto sul serio.
    Abbassò le braccia, tremando di fronte a quella visione che non rispecchiava né lei né la sua personalità, ma che semplicemente esulava da tutto ciò che era in grado di concepire.
    Aveva realmente tolto la vita ad una creatura...? Come aveva potuto farlo, e con che diritto?
    Nel silenzio irreale che si venne a creare nei pochi istanti successivi a quell'episodio, l'erede del clan Kobayashi sentì il suo corpo venir violentato da ogni goccia di quel sangue che, dalla sua mano sporca e assassina, cadeva sulla terra dura e inviolabile di quel bosco spettatore di un episodio che invece lei, in cuor suo, capì di non voler mai più ripetere.
    ...Non avrebbe mai più ucciso nessuno. Mai.
    Non lei, che amava così tanto la vita e ne aveva così profondamente rispetto... lei... lei avrebbe fatto altro.
    Avrebbe creato, e non distrutto.
    Guarito, e non ucciso.
    Lei, in quel preciso momento, dichiarò fermamente a se stessa che sarebbe diventata...

    Un fruscio.



    Shizuka Kobayashi sgranò immediatamente gli occhi e, con un istinto quasi animalesco tutto proteso a proteggere se stessa forse ancor prima dei suoi stessi valori, si girò di scatto con il viso contratto in una maschera di perfetta precisione... invano.
    Quando i suoi grandi occhioni da bambina incatenarono a sé l'immagine del terzo lupo di cui aveva addirittura dimenticato l'esistenza, questo le stava già saltando addosso con un balzo di folle eccitazione dovuta probabilmente al profumo di quel sangue innocente che non accennava a smetter di colarle lungo il braccio dolente.
    ...Non ce l'avrebbe mai fatta a evitarlo!
    Il suo Kaiken era inutilizzabile, ancora piantato fermamente nel corpo della bestia deceduta alle sue spalle... e le sue armi... quali avrebbe...

    Scattò all'indietro in una sola frazione di secondo, smembrata da quel dolore lancinante che le impediva di pensare ad un solo unico metodo di scampo che non implicasse... che non la spingesse a...

    Ma poi, contro ogni sua infinitesimale previsione, inciampò, cadendo per terra proprio quando quel terzo e ultimo lupo -aprendo le sue fauci nel mostrarne i brillanti canini pronti al pasto- le si avventava contro.
    [...] Fu proprio in quell'istante che gli occhi di quella ragazzina di cui si era forse persa l'ingenua percezione di candore, sentì una scarica di energia antica e potente serpeggiarle dentro le vene.
    Fu in quel preciso istante che lei, incrociando entrambe le braccia di fronte a sé e ripiegando la testa in avanti raggomitolandosi in una sorta di rudimentale tentativo di protezione... venne improvvisamente ricoperta da un simulacro di aculei [Slot Tecnica I].
    I suoi lunghissimi capelli color dell'orzo in particolar modo, affilandosi come aghi senza pietà, la racchiusero nel proteggerla dall'attacco di quel lupo che -troppo accecato dalla fame e dalla speranza di vittoria- non riuscì a frenarsi in tempo... finendo contro quell'involucro di paura e rabbia che, non essendo abbastanza forte da ucciderlo, lo ferì con una tale improvvisa disperazione da indurlo ad una ritirata segnata da una leggera scia di sangue dietro di lui.

    Era finita.



    Quando il terzo lupo scappò via nel folto della foresta, latrando bestialmente... si decretò la fine di quell'incontro per la sopravvivenza che vide, incredibilmente, la vittoria di quella Principessa impetuosa ormai decisa a farsi strada in quel mondo che aveva scelto come suo.

    Alzandosi in silenzio, Shizuka rimase immobile per una manciata di secondi, ansimando stancamente e contraendo il viso di tanto in tanto in una smorfia di dolore straziante.
    Attese dunque qualche istante, e quando ebbe assicurato a se stessa una tranquillità sufficiente a svolgere le mansioni che ancora le si prospettavano di fronte, si avvicinò al corpo derelitto della sua prima vittima, dal cui collo -senza delicatezza o pietà- estrasse il suo Kaiken.
    Dopo averlo osservato per qualche istante, ne pulì rapidamente la lama alla manica destra ormai rovinata del suo kimono, poi -con lenta solennità, e solo dopo essersi assicurata che il suo obiettivo fosse effettivamente privo di vita- si avvicinò alla carcassa dell'animale e, afferrandola per la parte posteriore, la gettò in mezzo ad un cespuglio di bacche selvatiche e particolarmente odorose che -almeno in cuor suo lo sperò vivamente- avrebbero vagamente confuso quell'acre odore di morte, capace di attirare per vendetta altri simpatici animaletti del boschetto incantato nel quale, maledizione, si era ritrovata a stare.
    Dopo aver dato un'occhiata veloce al terreno livido e gravato di sangue, non poté far altro che gettare un pò di terra sopra le chiazze più evidenti, trovandosi impossibilitata a fare altro.
    Non sapeva quanto effettivamente tutte quelle sue operazioni sarebbero risultate utili... ma sapeva per esperienza che i lupi erano animali dai forti vincoli, e mai e poi mai avrebbe voluto trovarsi alla calcagna i rimanenti lupacchiotti pronti a sbranarla ferocemente.

    Quando ebbe finito, si voltò dunque verso il gruppo e, in un silenzio quasi glaciale, si avvicinò ad esso.


    ¨•¤º°º¤•¨




    "Non siete conciati troppo male, possiamo continuare, verrete medicati più tardi.
    In caso abbiate ferite troppo profonde ho della pomata coagulante."



    Shizuka Kobayashi seguì i movimenti del suo maestro in un distaccato silenzio che sembrava urlare al posto suo quanto profondamente quell'esperienza l'avesse segnata.
    [...] Già. Era impossibile affermare il contrario.
    Patetico forse, per una donna che si apprestava a diventare ninja.
    Ridicolo addirittura... ma questo era il carattere di quella ragazzina dai profondi e caldi occhioni color della primavera, e nulla avrebbe potuto mutare la dolcezza e la sensibilità celata al di sotto della scorza dura e testarda che era solita mostrare al suo prossimo.
    Senza dire assolutamente niente, dunque, la giovane Kobayashi afferrò al volo il suo tonico di recupero che, dopo aver osservato per qualche istante -contesa tra il suo intrattenibile orgoglio e la sua nuova maturità da Shinobi- inghiottì rapidamente prima di voltarsi in direzione del fratello maggiore intento a medicare le sue ferite più gravi.

    « Kuro-nii, quando hai finito passami la pomata, altrimenti temo di morire dissanguata » Tentò di scherzare la ragazzina, rivolgendo all'aspirante ninja di Konoha uno dei suoi sorrisi più teneri, poiché fragili. Nella sua voce, vi era il palese tentativo di mascherare l'apprensione per lui, e per le sue ferite che ai di lei occhi inesperti apparivano terribili e cattive.
    Rimase poi ferma, incapace di riempire quel silenzio pesante che si era venuto a creare tra i membri del gruppo di ricerca, sentendosi sollevata solo quando ricevette dalle mani del fratellone la pomata coagulante. Almeno, aveva qualcosa da fare.
    Si medicò con rapidità e precisione, sfruttando con maestria le poche cose che aveva a disposizione: Deterse la ferita con un pò di saliva, vi passò sopra la pomata -arricciando il visetto in adorabili smorfie offese ed irritate- per poi fasciare il suo avambraccio con un lembo pulito del suo kimono interno, che ebbe la premura di tagliare con precisione chirurgica sotto lo sguardo critico del suo maestro e dei suoi compagni.
    Quando dunque ebbe finito, sospirando, si limitò a seguire il suo team, domandandosi silenziosamente quanto tempo avrebbe ancora impiegato per finire quella missione che ormai, obiettivamente, l'aveva davvero stufata.

    [...] La risposta a quella domanda, come del resto aveva immaginato, impiegò circa un'ora a giungere. Questo il tempo necessario sfruttato dal gruppo ninja per arrivare alla radura dove finalmente le pecore, nel loro inetto candore, si mostrarono ai presenti: Le une vicino alle altre, brucavano tranquillamente l'erba fresca del pascolo ove si erano recate, ignare delle peripezie e dei problemi che lei -nella sua inevitabile inesperienza- era stata costretta a subire per poterle trovare.
    Per un attimo, inaspettatamente, sul suo bel volto da bambola si venne a mostrare una smorfia disgustata.
    Odiava quelle pecore.
    Poteva ucciderle? ...Cominciava ad avere fame.

    “Sentite, non so se le pecore ci obbediranno tanto facilmente. Se qualcuno di voi due conosce la Tecnica della Trasformazione direi che questo è il momento giusto per utilizzarla. Se uno di noi si trasformasse nel pastore, il legittimo proprietario di questo gregge, forse le pecore riconoscendolo lo seguirebbero spontaneamente.
    In quel caso il nostro “finto pastore” a mio modo di vedere dovrebbe camminare il testa all’intero gregge, mentre per quanto riguarda me e l’altro ninja rimasto potremmo andare in fondo al gruppo per controllarlo da dietro ed evitare che qualche pecora possa restare arretrata o allontanarsi troppo. Voi cosa ne pensate?
    Inoltre, tornare indietro nello stesso sentiero che abbiamo utilizzato per giungere fino a qui non mi sembra una buona idea. Se dovessero attaccarci altri lupi avremmo anche la preoccupazione di dover difendere le pecore. Per non parlare del fatto che parte del sentiero stesso è cosparso dal mio olio.
    Secondo voi il sentiero indicato da Raizen è praticabile?”



    Furono le parole del fratello a riportarla alla realtà da quei suoi strani e grotteschi piani di morte, che vedevano le pecore appese in fila sopra un precipizio (non importa quale, ne avrebbe trovato uno maledizione) pronte ad essere brutalmente uccise per poi essere cotte a puntino e divorate senza pietà alcuna.
    Voltandosi, e lasciando comparire sul suo viso una delle sue più sincere e indifese espressioni, Shizuka rimase ad osservare il primogenito Kobayashi esporre il suo punto di vista con attenzione e premura di particolari.
    Ascoltò tutto, annuendo di tanto in tanto, ed attese educatamente che finisse il suo discorso e desse la possibilità ai compagni di intervenire, prima di iniziare dunque ad esporre il suo punto di vista con lenta e calcolata precisione.

    « Nessuno di noi ha mai visto il pastore se non sbaglio, per questo motivo effettuare una buona e ben riuscita Tecnica della Trasformazione ci è impossibile Kuro-nii... »
    Mormorò l'aspirante Kunoichi, sorridendo con dolce freddezza mentre i suoi occhi -per una sola frazione di secondo- non si posarono divertiti sulla figura immobile del colosso di Konoha. « Tutti tranne il sensei immagino, ma... parliamo di "Raizen-questa-non-è-la-mia-prova-fate-da-soli" Ikigami, quindi cambiamo i conti in modo diverso, mh? » Si fermò un attimo, sorridendo sarcastica e pungente nel portarsi le manine ai fianchi con fare da donna vissuta, prima di riprendere il suo discorso con accurata attenzione. « Per quanto mi riguarda ho incontrato la moglie del pastore, e sono in grado di usare la Tecnica della Trasformazione... » Continuò, allungando una manina all'interno del suo obi policromo dal quale estrasse un sacchettino di tessuto grezzo che proprio la mattina precedente la vecchia donna le aveva fornito sotto sua esplicita richiesta « ...Inoltre ho a disposizione un pò di sale.» Sorrise, scuotendo la bustina « Se per voi va bene, possiamo tentare questa strategia, altrimenti: tu, Jaken, cosa proponi? » Domandò poi, velocemente, rivolgendosi al Genin di Konoha. « Per il sentiero, direi di evitare quello che abbiamo intrapreso visto quanti dettagli rivelatori ci siamo lasciati alle spalle... ma siamo sicuri che una strada di montagna sia più adatta? ...Di montagna? Riflettici Kuro-nii »
    Dicendo questo si interruppe, sospirando stancamente mentre il di lei sguardo scivolava con lentezza su Raizen.
    "Dirci qualcosa in più circa questa ipotetica strada di montagna non è un aiuto, è semplicemente un dovere come membro di questa squadra", ecco cosa sembravano dire i suoi bei occhioni da bambolina... nonostante tutto, ella non parlò.
    Rimase in silenzio, con le braccia conserte e il volto ben levato sui suoi compagni, priva di esitazione, attendendo che anche loro esponessero i propri dubbi e il dibattito -qualora fosse davvero necessario- continuasse.



    ____________



    SPOILER (click to view)
    Tecnica utilizzata:

    CITAZIONE
    Simulacro di Spine - Hari Jizou
    Villaggio: Tutti
    Posizioni Magiche: Nessuna
    Tramite l’impasto di chakra nei capelli questi diventeranno una protezione resistente ed efficace, in grado di proteggere e danneggiare l’avversario, se l’utilizzatore sufficientemente esperto. I capelli avvolgeranno completamente l’utilizzatore e concederanno una difesa di potenza pari a 20.
    Dal grado chunin in su, inoltre, la coperta di capelli risulterà dannosa per qualsiasi attaccante, che subirà un danno pari al 50% della potenza del colpo inflitto alla coperta di spine. È necessario possedere una adeguata capigliatura per sfruttare questa tecnica.
    Tipo: Ninjutsu
    (Livello: 5 / Consumo: Medio)

    Chakra utilizzato:

    CITAZIONE
    Hari Jinzou: 1 Medio
    Potenziamenti: 2 volte velocità + 1 riflessi = 1 Basso ½

    Ferite:

    CITAZIONE
    Leggera potenza 10: 1 morso al braccio destro
     
    .
  14. Alastor
        Like  
     
    .

    User deleted


    b u c o l i c a » Chapter V
    Wolf's Bane



    Finalmente riuscii ad incamerare ossigeno con la dovuta calma, ed anche il battito cardiaco si fece progressivamente meno veloce ed irregolare, fino a raggiungere valori di normalità. Tutto quanto attorno a me divenne più nitido, ragionevole, plausibile. Le forme, i colori, i suoni, e gli odori stessi tornarono ad assumere caratteristiche familiari alle mie intonse percezioni sensoriali, nulla era più sfocato, o distorto, od irragionevolmente confuso. Ogni timore, perplessità e turbamento si erano d'un tratto dileguati, con la medesima discrezione con cui erano venuti a farmi visita, una visita assai inconsueta. Ma anche inaspettata e molto, molto indesiderata.
    Tutto ciò parve accadere in concomitanza con la cessazione dell'atto di ostilità perpetrato dal sensei. Mentre osservavo la sua cute riacquistare l'usuale tonalità, continuando ad ignorare la natura di tale trasfigurazione, mi convincevo sempre più che lui era stato l'artefice di quella inspiegabile e, adesso potevo ben dirlo, infondata inquietudine. I volti dei due studenti, sconvolti e atterriti oltre ogni ragionevole limite, fornivano a tal proposito un buon indizio ad avvalorare tale convinzione. Ritenevo infatti che i due, nonostante fossero in grave difetto di doti belliche e di perizia, non fossero il genere di persone facilmente impressionabili o inclini ad essere terrorizzate. Specialmente Kuroro, che il giorno prima aveva sostenuto senza battere ciglio né muovere un muscolo un falso attacco del Chunin, che aveva mimato la decapitazione per mezzo della sua nera nodachi. C'erano a mio avviso ottime probabilità che sia io che le due reclute fossimo stati assaliti dalla medesima forza sconosciuta, ed il bersaglio era stato la nostra mente. Questo mi faceva sospettare un Genjutsu, poiché tale tipologia di tecnica perfettamente combaciava con l'effetto che era stato prodotto, anche se avevo una perplessità. Solitamente, per non dire sempre, l'arte illusoria viaggiava dal ninja esecutore al suo bersaglio sfruttando come medium, o tramite, uno dei sensi della vittima, e specialmente vista e udito. Non riuscivo dunque a comprendere come Raizen avesse fatto ad imprigionare tutti noi in una illusione che alterava le nostre emozioni. Ci trovavamo in luoghi separati ed al chiuso nelle tende, inoltre, almeno nel mio caso, dormivo, quindi ritenevo di non aver potuto vedere nulla che potesse nuocermi. L'unica cosa che ricordavo di aver udito, appena prima di destarmi completamente, era stata la sinistra risata del sensei ed i guaiti di alcuni canidi, ma a quel punto non ero neanche in grado di stabilire se si fosse trattato solo della mia immaginazione o meno. Forse il tutto era stato innescato dal contatto fisico, attraverso il solo tocco di una mano. Dopotutto non sarebbe stato difficile per Raizen sfiorare prima me e poi i fratelli mentre eravamo incoscientemente assopiti, sebbene non si trattasse di un sistema dalla grande praticità.
    Insomma, non ero capace di stabilire di cosa si trattasse con esattezza, magari era tutt'altro, una qualche tecnica peculiare dell'uomo, dalle caratteristiche a me completamente sconosciute. Ma qualsiasi cosa fosse, potevo asserire con una certa precisione e al contempo semplicità ciò che aveva provocato nelle sue vittime. Paura artificiale, questo doveva essere. L'unica differenza tra me e i Kobayashi era che io, probabilmente a causa della mia migliore tempra fisica e fibra mentale, ero riuscito parzialmente a contrastare quella subdola violazione, smorzandone gli effetti.
    Quando Razien fu tornato completamente alla normalità ed ebbe lasciato andare le sue prede, disse loro di metabolizzare la paura. Era stato dunque quello lo scopo dell'assalto notturno? Sembrava che le mie congetture fossero fondate, anche se formulate in un momento di precaria lucidità. Adesso che avevo riavuto indietro la mia preziosa razionalità ed il giusto sangue freddo, finalmente potevo cercare di vederci chiaro in quella faccenda. Cosa fosse successo era ormai piuttosto evidente, sebbene mi mancassero i dettagli sugli strumenti utilizzati dal suo artefice, mentre il perché di tutto ciò era leggermente meno facile da intuire. Pareva che il Chunin avesse voluto impartire una lezione ai due ragazzi, una lezione che consisteva probabilmente nell'imparare a sopportare e a gestire la paura nelle situazioni di pericolo, in modo tale da riuscire in qualche modo a reagire in maniera consapevole e lucida anche in momenti critici.
    Detto così non suonava affatto male, certo, ma avevo forti dubbi che l'atto del sensei potesse portare a tali benefici. In primo luogo, non riuscivo a comprendere cosa fosse scattato nella mente dell'uomo, cosa l'avesse portato a cimentarsi in quel drastico metodo di insegnamento. Ritenevo che non si trattasse di una sorta di punizione, poiché non mi sembrava di ricordare che gli studenti avessero detto o fatto qualcosa di particolarmente grave da motivare una cosa del genere. L'atteggiamento distaccato di Kuroro e quello a tratti impudente di Shizuka nemmeno lontanamente potevano giustificare tutto ciò. Oltretutto, nessuno dei due aveva mai dato dimostrazione di arroganza, presunzione o scarsa umiltà, il che non poteva che farmi interrogare ulteriormente sulla effettiva opportunità della aggressione.
    Non vedevo inoltre cosa avrebbero potuto imparare da quella esperienza. Che erano deboli? Di certo ne erano consapevoli. Che al mondo esistevano individui che avrebbero potuto ucciderli o disporre di loro a piacimento senza il benché minimo sforzo? Essendo a conoscenza della propria inadeguatezza, dovevano conoscere anche l'estremo opposto, e rendersi conto che la loro vita era in costante pericolo almeno fino a quando non avessero raggiunto un livello decente di capacità ed esperienza. In quel preciso momento della loro vita, le due reclute erano interamente impotenti al cospetto di un avversario come il sensei, quindi non potevano esservi insegnamenti pratici nel suo gesto.
    Se la nottata seguente si fosse ripetuto il medesimo episodio, che cosa avrebbero potuto fare le povere vittime in più o di diverso rispetto alla volta precedente tale da consentirgli di difendersi? Poco o nulla, direi. Se Raizen, o comunque un nemico dalla simile abilità, avesse voluto ucciderli, una , dieci, cento volte, vi sarebbe riuscito sistematicamente e senza sforzo. Un pesce è consapevole che l'oceano è pieno di squali pronti a divorarlo, ma pur sapendolo ciò non lo aiuta affatto a sopravvivere. Certo, può prendere qualche piccola precauzione nel tentativo di evitare l'incontro, ma se lo squalo lo trova e decide di cibarsi della sua carne, non c'è scampo.
    Insomma, sul piano teorico, i due ragazzi dovevano per forza sapere dell'esistenza di soggetti eccessivamente forti, sul piano pratico, vederne uno all'opera poteva al massimo renderli ancor più consapevoli, ma di certo non li avrebbe aiutati a fronteggiarne uno. In ultima analisi, lo stratagemma del terrore artefatto non lo comprendevo. Una reazione genuina da parte dei Kobayashi a quella repentina situazione di pericolo, non solo avrebbe concesso loro maggiori possibilità di manovra, ma avrebbe davvero messo a nudo la loro presenza di spirito e la capacità di affrontare le avversità con freddezza. Raizen temeva forse che la sua figura e l'atto in sé non sarebbero stati abbastanza suggestivi od impressionanti per le reclute? Era abbastanza triste che si fosse dovuto servire di un qualche artificio per incutere loro paura. Una paura immotivata ed irragionevole, che proprio per la sua natura fallace nulla di utile poteva insegnare agli acerbi ninja, né poteva essere adeguatamente combattuta.
    In quel momento Shizuka, finalmente libera dalla morsa del gigante, ancora parecchio scossa, non riuscì a fare altro che chiedere al sensei di non fare mai più una cosa del genere. Lo ripeté varie volte, tra una lacrima e un singhiozzo, tuttavia vi era un visibile barlume di dignità nel suo fare. Non stava supplicando, non stava implorando, era più che altro una esortazione evidentemente accorata e dal disarmante candore. Raizen si limitò a sfilarsi il mantello e a coprirla con lo stesso, dandole ironicamente della scostumata, alludendo all'esiguo abbigliamento della giovane. Ella infatti indossava, oltre ai soliti pantaloni alla pescatora, solo del bendaggio nero decorato che le fasciava il seno ed una retina da ninja. Chiaramente la ragazza era stata colta nel sonno, e data la concitazione generale non la si poteva certo incolpare del lieve déshabillé. Dopodiché l'insegnante le scompigliò i capelli con fare paterno, e le disse di ricordarla per sempre. Immaginavo si riferisse alla paura, o più in generale a quella esperienza.
    Sembrava davvero convinto che ciò che aveva fatto sarebbe tornato utile ai nostri allievi, anche se non ero affatto persuaso che il suo gesto fosse stato dettato dalla buona fede, non del tutto almeno. Da quel poco che conoscevo di lui, tendevo a non escludere l'ipotesi che tutto fosse avvenuto, innanzi tutto, per appagare il bisogno di mostrarsi in tutta la propria superiorità mentre al contempo si osservava con compiacimento i propri subalterni farsela addosso. Il diletto di un megalomane, insomma.
    La reazione di Kuroro fu di tutt'altra natura. Anche lui ancora provato, diede sfogo a tutta la sua frustrazione e al suo disprezzo inveendo contro il Chunin, utilizzando anche parole forti che mai avevo sentito uscire dalla celata bocca del ragazzo, normalmente tanto mite ed educato.


    CITAZIONE
    “Non la toccare fottuto bastardo … questa non è una lezione di vita … e ora allontanati da mia sorella, picchiami se vuoi o uccidimi …. MA LASCIA STARE SHIZUKA …”

    Potevo comprendere lo stato d'animo dello shinobi. Nonostante la freddezza che aveva mostrato all'inizio del corso nei confronti della parente, per via probabilmente di qualche contrasto od incomprensione in famiglia, era chiaro che tenesse molto a sua sorella. Ed una persona integra e onorevole come sembrava essere Kuroro, probabilmente avrebbe davvero dato la propria vita per difendere quella di Shizuka, proprio come asseriva in quel momento di rabbia. Tuttavia, le sue parole non potevano impressionavano nessuno, e tantomeno uno come Raizen, per non parlare del fatto che la recluta non si trovasse certo in una posizione che gli consentisse di poter minacciare qualcuno, oppure contrattare. Evidentemente la collera e l'indignazione per il trattamento che loro, e ancor più la sorella, avevano subito, l'avevano portato a trascurare un fatto molto semplice: il Chunin non doveva dare conto a nessuno delle sue azioni e poteva fare di loro ciò che voleva. Qualsiasi discorso, anche il più enfatico e toccante, probabilmente non avrebbe fatto altro che indispettirlo e dare adito ad ulteriori seccature. Soprattutto un discorso "eroico" come quello.
    Ed infatti, quello sembrava non aspettare altro. Afferrò nuovamente Shizuka, stavolta con maggior delicatezza, poi raggiunse Kuroro e lo sollevò da terra prendendolo per la maglia. Quando i toni si alzavano, pareva incapace di fare uso della semplice parola, pareva spesso e volentieri incline ad usare la sua fisicità a proprio vantaggio, forse per risultare più convincente. A quel punto intraprese un lungo monologo, il cui destinatario era colui che gli si era rivolto con tanta impudenza. Monologo perché Kuroro rinunciò, a mio dire saggiamente, ad interloquire per tutta la sua durata.
    Il sensei gli disse molte cose, e ci fu spazio anche per delle offese contro la sua persona e la sua famiglia, comunque il succo del discorso era che l'uomo dall'argenteo crine riteneva che il cadetto avesse grossi limiti dei quali non era a conoscenza, quindi lui aveva provveduto a mostrarglieli, così che potesse finalmente superarli. Criticò inoltre la sua visione troppo ingenua e forse romantica del mondo. A me continuava a sembrare che li stesse trattando un po' troppo da bambini ignoranti e sprovveduti, e continuavo a dubitare sull'efficacia dei suoi metodi. Ad ogni modo, non avevo la minima voglia di mettere bocca in quella faccenda, quindi lasciai che, terminate le ultime schermaglie, i due studenti tornassero a ritirarsi nella loro tenda e che Raizen facesse altrettanto nella nostra.
    Restai da solo, in quella piccola radura illuminata ormai solo dalla candida luna. Cominciai a chiedermi se fosse una tradizione dei sensei accademici quella di portare scompiglio nell'accampamento durante la prima notte di missione. Era accaduto anche durante il mio corso, sebbene in quella circostanza l'episodio ebbe connotazioni decisamente più burlesche, ma al tempo stesso anche motivazioni ben più solide. Sbuffando brevemente, mio malgrado tornai nella tenda e mi coricai con le stesse modalità della sera precedente.
    Non avevo voglia di parlare, di chiedere spiegazioni. Ciò a cui avevo assistito mi era sufficiente, poi se Raizen avesse voluto spontaneamente illustrarmi le sue ragioni non gli avrei certamente negato la mia attenzione. Dopo alcuni minuti di veglia, udii distintamente che Raizen, adagiato al mio fianco, si stava levando. Aprii gli occhi giusto in tempo per vederlo uscire dalla tenda, avvolto dalla penombra e dal più totale silenzio. Temendo che gli fosse frullata in testa qualche altra brillante idea per animare la nottata, mi misi a sedere e sbirciai i suoi movimenti. Non si diresse verso i restanti membri del gruppo, bensì lo vidi inoltrarsi nella foresta, scomparendo tra gli alberi. Restai così, in attesa, per parecchi minuti, ma nulla parve accadere. Tornai dunque a distendermi, consapevole di una grave verità: per quel che restava della notte, avrei dormito ben poco.

    Il mattino seguente mi destai che era chiaro, sebbene i raggi del sole fossero ancora acerbi. Gli uccelli e gli insetti, gioviali e incuranti, producevano una gradevole sinfonia di sottofondo che mi accarezzava dolcemente le orecchie. Le rumorose e fastidiose presenze umane che mi affiancavano erano quasi riuscite a farmi distogliere l'attenzione dalla bellezza di quei luoghi.
    Tirandomi su a sedere, presi a massaggiarmi lentamente le palpebre nel tentativo di privare i miei occhi di quel velo di appannamento caratteristico in chi si è appena svegliato, conferendogli nuovamente il loro naturale piglio acuto e penetrante. Avevo già notato l'assenza del sensei all'interno della tenda. Non sapevo se si fosse svegliato prima di me e fosse uscito oppure se non fosse affatto tornato dalla sua escursione notturna. Ero però più propenso a ritenere valida la seconda ipotesi, dato che se fosse tornato probabilmente me ne sarei accorto, poiché dopo i fatti della notte prima avevo dormito poco e male, ed il minimo rumore mi avrebbe probabilmente messo in guardia. Bevvi stancamente un po' d'acqua dalla mia borraccia, dopodiché mi issai in piedi, sistemando il mio equipaggiamento ed indossando nuovamente sacche e porta-oggetti. Appena i preparativi furono ultimati, uscii dal piccolo padiglione, finalmente all'aria aperta.
    Mi guardai brevemente intorno. Tutto era tranquillo, probabilmente gli studenti non erano ancora emersi dal loro riparo. Sentendomi osservato, levai lo sguardo ed individuai così la figura di Raizen appollaiata sul ramo di un albero a pochi metri di distanza dal campo. Pensavo di non essere in gran forma per via della turbolenta nottata che mi ero lasciato alle spalle ed al conseguente scarso riposo, ma il Chunin sembrava messo anche peggio. Aveva il viso madido di sudore, un bel paio di occhiaie scure e la lunga chioma in subbuglio, con alcuni ramoscelli impigliati al suo interno. Dopo averlo squadrato brevemente, distolsi lo sguardo, non desideroso di essere accusato di presunta indiscrezione. Pareva che l'uomo avesse trascorso una pessima nottata, una nottata insonne. Possibile che si sentisse in colpa o si fosse pentito di quello che aveva fatto? La vedevo alquanto difficile, onestamente. Forse aveva semplicemente passato quelle ore facendo qualcosa o andando da qualche parte. In effetti, sarebbe stata la seconda volta che si allontanava dal resto della squadra, la prima essendo stata durante la prova delle sanguisughe. Una cosa del genere non poteva sfuggire alla mia mente sospettosa, che subito si interrogava su quali potessero essere le cause di quelle lunghe assenze, e se fossero in qualche modo collegate alla nostra missione. Ma era una sostanziale perdita di tempo mettersi a fantasticare senza avere neanche uno straccio di indizio, quindi rinunciai subito.
    Non dovetti attendere molto, che anche i due studenti si fecero vedere. Sembravano abbastanza sereni, o almeno nessuno dei due avrebbe rivangato volentieri quanto accaduto. Meglio così, non avrei sopportato che quella storia andasse ancora per le lunghe.
    Il sensei ci esortò a fare colazione, dicendo che se volevamo potevamo servirci con degli avanzi di carne, altrimenti avremmo dovuto arrangiarci. Di mattina non avevo mai fame, o meglio ne avevo ancor meno del solito, però mi costringevo sempre a mangiare almeno qualcosina, giusto per restare in forze nel corso della mattinata. Ma a tutto c'era un limite, avrei preferito digiunare piuttosto che cibarmi di carne di cinghiale di primo mattino. Fortunatamente non ce ne sarebbe stato bisogno. Infilai la mano in una delle mie sacche e ne tirai fuori qualcosa di vagamente sferico avvolto da un involucro di carta. Lo scartai.
    Sì, avevo ancora con me l'onigiri del giorno prima, e finalmente mi sarebbe stato utile. Piantai il primo misurato morso sulla pietanza, e se in quel momento Shizuka mi avesse guardato mentre consumavo la polpetta di riso che mi aveva offerto, avrei ricambiato lo sguardo increspando brevemente le labbra mentre masticavo un boccone, ricordando quante storie aveva fatto il giorno dietro. Quando ebbi terminato, appallottolai il pezzo di carta che aveva avvolto l'onigiri e che mi aveva consentito di mangiarlo senza ungermi le dita, e me lo ficcai in una tasca del pantalone. Nel frattempo, il Chunin era sceso dall'albero e aveva cominciato a rivolgersi al gruppo, dichiarando che entro la giornata avremmo portato a termine il nostro compito, dopodiché stabilì la nuova formazione del team.
    Kuroro sarebbe stato il caposquadra, Shizuka il secondo membro del gruppo e avente diritto a contestare, qualora l'avesse ritenuto necessario, le decisioni del leader, mentre il sottoscritto avrebbe essenzialmente fatto quadrare il numero di elementi come terzo membro. Non avrei potuto interferire nelle decisioni della squadra e avrei seguito le disposizioni che mi sarebbero state date. In quanto al sensei, sarebbe stato un osservatore esterno, il che lasciava presagire che, salvo casi eccezionali, non avrebbe più mosso un dito per contribuire alla buona riuscita della missione.
    Devo dire che quella nuova organizzazione non mi dispiaceva affatto. Paradossalmente, venire declassato da aiuto-sensei ad ultima ruota del carro di quell'improvvisata squadra di giovani ninja, rappresentava per me un netto miglioramento. Ero infatti stufo di starmene in disparte ad osservare quei ragazzi, da cui non ero affatto così diverso né per età né per esperienza, fare tutto il lavoro. Almeno in questo modo avrei potuto partecipare più attivamente al processo di risoluzione del caso. Nemmeno il fatto di dover sottostare agli ordini di uno shinobi che mi era inferiore per grado mi disturbava granché. Essere alla testa di un gruppo era il più delle volte solo una responsabilità ed una seccatura, e non mi dispiaceva dunque scaricare tale incombenza su qualcun altro, pur meno esperto di me, specialmente perché l'incarico non si prospettava tanto arduo o pericoloso da richiedere l'apporto strategico di un ninja di ben altra levatura.
    Inoltre, anche nell'eventualità che le cose avessero preso una piega inaspettatamente negativa, a quel punto avrei agito come avessi ritenuto più opportuno per il bene mio e della missione, senza fossilizzarmi troppo sulle gerarchie.


    «Mi sembra ragionevole.» Intervenni con discrezione dando il mio consenso, anche se non richiesto. Il mio tono come sempre tranquillo e posato.

    Raizen riprese a parlare, dicendo che aveva una nuova domanda di teoria per gli allievi. L'enorme spada che impugnava cominciò a vibrare e ad essere avvolta da una particolare forma di chakra. Il suo proprietario ne poggiò la punta su di un masso che cominciò a creparsi, e senza applicare la minima pressione, semplicemente ad opera dell'energia che avvolgeva la lama. Al termine di tale dimostrazione, il chakra fu disperso e la nodachi rinfoderata. Il sensei dunque domandò agli studenti quale mezzo avesse usato per ottenere quell'effetto, e per guadagnare tempo prese a smontare le tende mentre ascoltava. Tende assai strane, che dopo qualche sapiente colpo si dissolsero in una sostanza melmosa nera, scomparendo. Quella dimostrazione mi colpì più di quella con la spada, in tutta onestà. Si trattava forse di qualche strana forma di richiamo? Mai visto nulla di simile.
    Comunque, mi sembrava abbastanza chiaro quello che il Chunin avesse fatto con la sua arma. Doveva averla rivestita di chakra elementale tramite la manipolazione della natura, dopodiché le caratteristiche proprietà taglienti della tipologia vento avevano fatto il resto. Kuroro fu il primo a rispondere, intraprendendo una lunga e sufficientemente dettagliata spiegazione del chakra elementale e dei suoi possibili utilizzi. Ancora una volta la sua preparazione teorica si rivelava di buon livello. Quando ebbe terminato, il sensei aveva ormai finito di impacchettare il campo, per cui cominciammo a rimetterci in marcia. Nel frattempo, era giunto il turno di Shizuka, la quale non raccolse il testimone del fratello, il quale si aspettava che ella avrebbe dato più approfondite spiegazioni sulle impronte di Luce e di Ombra. Aveva osservato il fenomeno prodotto dal sensei per tutto il tempo, e aveva continuato a guardare l'uomo incuriosita. Alla fine, si limitò a domandare con quello che sembrava ingenuo interesse se si trattasse di un sigillo. Aggrottai leggermente la fronte.


    CITAZIONE
    « Non hai usato nessuna posizione delle mani, e non hai neanche avuto il tempo di condensare il Chakra sulla tua arma... o come si dice insomma... emh, sempre che si possa fare qualcosa del genere, ma non è questo il punto »
    « ...Quindi non è che hai sciolto un sigillo? »

    Come le era saltata in mente un'idea del genere? Suonava davvero come un'ipotesi azzardata, e le presunte motivazioni che l'avevano fatta giungere a quella conclusione erano oltremodo errate.
    In primo luogo, che io sapessi, per donare ad un'arma i benefici di un'impronta elementale non era affatto necessaria l'esecuzione di posizioni magiche. Era sufficiente far fluire il chakra dal proprio corpo all'arma impugnata, in una maniera non dissimile da come si impastava energia nel proprio fisico per potenziarne le prestazioni. Anche non sapendolo, ci si poteva facilmente arrivare con la logica. Effettuare dei sigilli con le mani ingombre di una o più armi era pressoché impossibile. In secondo luogo, permeare un oggetto di chakra non richiedeva per niente una quantità di tempo considerevole, e certamente non superiore a quella che sarebbe occorsa per sciogliere un qualche sigillo impresso sul corpo. Infine, non vedevo che legame avesse visto tra chakra elementale ed un sigillo. Le due cose non si escludevano a vicenda ovviamente, ma di certo non era la prima associazione che balzava alla mente.
    Spostai il mio sguardo indagatore sul viso del sensei, in cerca della verità, mentre la ragazza continuava a rincarare la dose con ulteriori domande sul presunto marchio del Chunin, incalzandolo con una petulanza che ritenni quantomeno fastidiosa, e probabilmente il suo interlocutore non l'avrebbe pensata molto diversamente. Sembrava molto sicura della sua teoria, ignara del fatto che le sue convinzioni poggiassero su basi del tutto inconsistenti. Se per qualche assurdo motivo si fosse scoperto che aveva ragione, solo due spiegazioni mi sovvenivano in quel momento. O era a conoscenza di qualcosa che io ignoravo, oppure si era trattato del florido risultato di un caso fortuito. Basandosi su presupposti sbagliati era giunta ad una risoluzione corretta. In altre parole, pura fortuna.
    Nel frattempo eravamo arrivati su un nuovo sentiero, angusto e lineare. Fu qui che il sensei iniziò a lavarsene le mani ed affidò le redini del comando al nostro gruppo, e nella fattispecie a Kuroro. Tuttavia la mia attenzione era rivolta ad altro in quel momento.
    Impronte. Finalmente un terreno abbastanza soffice da conservare degnamente delle impronte, che ovviamente non poterono sfuggire alla mia acuta vista. Sembravano appartenere ad un canide, probabilmente un lupo a giudicare dalle dimensioni. Vi erano anche alcuni ciuffi di peli dalle sfumature che variavano dal grigio al bruno. E le tracce proseguivano su quella strada, quella che presumibilmente era stata percorsa ancora prima dagli ovini. La cosa non mi piaceva affatto, ma immagino che fosse troppo pretendere che un succulento gregge di pecore passasse per la foresta senza destare l'interesse dei suoi predatori.
    Kuroro rese partecipi me e Shizuka di ciò che io stesso avevo già notato, e dipinse il possibile scenario in cui i lupi avrebbero potuto batterci sul tempo nel trovare i candidi animali, il che non era auspicabile per noi. Oltretutto sembrava aver già visto i lupi la notte prima. Nonostante non riuscissi a comprendere come facesse a sapere che si trattasse delle tracce proprio di quei lupi a cui alludeva, questo mi diede la conferma che non avevo affatto immaginato quei versi come paventavo. Continuavo tuttavia ad ignorare il loro ruolo nella sceneggiata del sensei, e che fine avessero fatto.
    Shizuka replicò con praticità, dicendo che era inutile stare a rifletterci troppo, bensì era consigliabile proseguire e stare più attenti del solito. Non dissi la mia, mi limitai ad annuire con aria assente. Ero pensoso, e avevo un brutto presentimento.
    La kunoichi aveva ragione, dovevamo sbrigarci a trovare il gregge al più presto, prima che vi riuscisse il branco affamato. Non volevo che qualche pecora ci rimettesse la vita, inoltre il committente non sarebbe stato molto soddisfatto se gli avessimo riportato indietro un bestiame decimato. Ma non volevo neanche dover fare del male ai lupi, che cercavano solo di sfamarsi per sopravvivere come chiunque altro. Tuttavia se avessero attaccato il nostro obiettivo, gli altri membri del team si sarebbero indubbiamente sentiti legittimati ad ucciderli, e questo non lo volevo. Dovevamo assolutamente precedere i cacciatori, anche per il loro stesso bene.
    Senza indugiare oltre, proseguimmo per la nostra strada. Lasciai che Kuroro, in qualità di leader, mi precedesse facendo da guida e da apripista per il resto del gruppo. Alle sue spalle, io e Shizuka l'uno di fianco all'altra lo seguivamo tenendo d'occhio i bordi del sentiero e alle nostre spalle, la seconda anche con l'ausilio di uno specchietto. In coda al corteo, ad alcuni metri di distanza, Raizen seguiva i nostri passi con aria disinteressata. Ovviamente continuavo a seguire con lo sguardo le tracce presenti sul suolo, che si facevano sempre più chiare e definite. Ci stavamo avvicinando, e speravo solo che, avvertendo il nostro arrivo, le bestie avrebbero girato al largo, o comunque che avessero già cambiato rotta. La proverbiale vana speranza.
    Non trascorse molto tempo che cominciai ad udire il fruscìo dei cespugli, ed il mio naso mi suggerì che ci stavano circondando. Finalmente li vidi emergere, mentre lentamente stringevano il cerchio attorno a noi tre con il loro incedere fiero e minaccioso. Il sensei, che si trovava distaccato dal gruppo ad una considerevole distanza, non fu preso di mira.
    Lupi, sei stupendi lupi adulti erano in avvicinamento. I freddi occhi ci scrutavano attenti, il muso era contratto e lasciava le aguzze zanne scoperte, un ringhio malevolo sembrava metterci in guardia. Il pelo si fece più irto, specialmente attorno al collo e sul garrese, le orecchie erano piegate all'indietro. Un passo alla volta, con le giunture delle zampe piegate come quando si accingevano ad attaccare spiccando un balzo ferale, avanzavano con la testa china, guardinghi come non mai. I due studenti s'irrigidirono di colpo, la tensione stava salendo, e a ragione. Io ero piuttosto preoccupato, ma non per me stesso.
    Non afferrai nessuna arma, non ne avrei avuto bisogno, anche perché gli animali parvero intuire i miei propositi. Il mio corpo era immobile ma rilassato, le mani aperte e bene in vista lungo i miei fianchi. I miei occhi guardavano gli animali senza la minima traccia di timore o dubbio od ostilità. Il mio animo era di tutt'altra forma, ed in quel momento lo sguardo ne rifletteva fedelmente la natura. Uno sguardo rispettoso, gentile, quasi affettuoso all'indirizzo dei lupi manifestava tutta la mia benevolenza e la mia estraneità a qualsiasi atto che potesse nuocergli. Le creature in qualche modo sembrarono avvertire tutto ciò, persuadendosi che non avrei rappresentato una minaccia per loro. O almeno questa fu l'impressione che ebbi, in quanto i canidi spostarono la loro attenzione unicamente sulle reclute, senza curarsi troppo di me.
    Non avrei mai arrecato loro danno deliberatamente, mi sarei semplicemente limitato a scacciarli in caso avessero testardamente deciso di attaccare, ma speravo di non dover arrivare a tanto. Senza distogliere lo sguardo, mi rivolsi ai compagni che mi affiancavano con tono di voce morbido e calmo.


    «Mantenete la calma.
    Stanno solo proteggendo il loro territorio, che noi abbiamo invaso. E sospetto che siano anche stati insidiati da un elemento del gruppo»
    Il pensiero andò al sensei, a quanto era accaduto la notte antecedente ed ai guaiti che avevo udito. L'associazione di eventi venne spontanea, pur non avendo alcuna conferma della fondatezza di ciò che pensavo.
    «Vi sarei grato se evitaste di *uff*...»

    D'un tratto, prima che avessi modo di accorgermi di cosa stava accadendo, qualcosa mi avvolse poderosamente la stretta vita e mi trasse via dal punto in cui sostavo senza il minimo riguardo, e con velocità impressionante. Solo quando mi ritrovai ad una decina di metri dal luogo del misfatto mi resi conto che era stata opera di Raizen, il quale finalmente mi lasciò andare mentre, guardando da lontano gli allievi, gli si allargava sul viso un sorriso soddisfatto.
    Era fin troppo chiaro che il suo gesto non era stato volto alla mia protezione, lui non aveva voluto salvarmi. Aveva semplicemente fatto in modo che non potessi interferire, che non potessi intervenire in quella situazione tanto delicata. La sua espressione non poteva essere equivocata. Lui sapeva che i lupi stavano arrivando, e sapeva che erano ostili. Per lui si trattava solo dell'ennesima prova a cui sottoporre gli allievi, di un test che stavolta si sarebbe potuto rivelare fatale per i due se non avessero fatto molta attenzione.
    Guardai in tralice l'uomo, malcelando un velato disprezzo. Così come aveva fatto la nottata precedente, almeno a quanto avevo potuto intuire, ancora una volta stava usando le inconsapevoli creature per i suoi sporchi scopi, che molto probabilmente le avrebbero condotte alla morte.
    A quel punto i lupi scattarono all'attacco, ed io fui costretto ad osservare impotente mentre i due giovani facevano scempio degli incolpevoli animali. Non mi sentivo tuttavia di addossare loro grandi colpe. In uno scontro all'ultimo sangue era più che lecito togliere la vita all'avversario, anche se non si trattava di un essere umano, ed i due erano chiaramente ad un livello di preparazione in combattimento abbastanza scarsa da dover dare tutto loro stessi per riuscire a sopraffare gli aggressori. Se non mi fosse stato impedito, sono certo che sarei riuscito a mettere in fuga i predatori senza troppi problemi, e nessuno si sarebbe fatto male, a qualunque fazione fosse appartenuto. E invece no, il Chunin voleva vedere, dalla nostra posizione di buona e sicura lontananza, lo spettacolo che, tra ferite mortali e non, non lesinava spargimento di sangue su entrambi i fronti. E pensare che tra noi che eravamo intrusi spavaldi e le pecore che erano incaute fuggiasche, quelli che non avevano fatto nulla di male e che non erano in fallo erano di certo proprio i lupi.
    Vidi uno di questi fuggire dal campo di battaglia con una ferita alla gola che perdeva una quantità di sangue non irrisoria. Sarebbe sicuramente morto dissanguato nel giro di pochi minuti. La direzione in cui scappava era a circa cinquanta gradi sulla mia sinistra rispetto al luogo del massacro, dunque, incurante di ciò che il sensei potesse dire o fare, mi gettai al suo inseguimento, intercettandolo senza sforzo ad una quindicina di metri lateralmente rispetto al punto dove mi trovavo. Praticamente mi tuffai su di lui placcandolo, pur con una certa attenzione a non peggiorare le sue condizioni. Il lupo era troppo disorientato e spaventato per capire cosa stesse succedendo, ed in un primo momento tentò anche di mordermi. Evitando la morsa delle sue fauci, lo strinsi con maggior forza e con la mano sinistra gli afferrai la parte superiore del muso, evitando così che ci provasse ancora e al tempo stesso tenendogli ferma la testa. I nostri occhi separati da una brevissima distanza, i miei guardarono i suoi intensamente.


    «Non agitarti.
    Non voglio farti male.»
    Dissi suadente, mentre con la mano libera gli accarezzavo gentilmente l'ispido pelo grigiastro.
    «Farà male, ma cerca di restare fermo, d'accordo?»

    A quel punto allentai la stretta che avevo operato con le gambe attorno al suo addome e tolsi la mano dal muso. La creatura sembrava essersi calmata, come se avesse capito cosa le stavo dicendo. O forse erano semplicemente le forze che cominciavano ad abbandonarla a causa dell'emorragia, chi può dirlo. Non era il caso di temporeggiare oltre per scoprirlo.
    Con una mano ferma che avrebbe fatto invidia ad un chirurgo ed un gesto veloce ma preciso, estrassi lo spiedo conficcato nel collo. L'animale mandò un lamento straziante, ma non si mosse troppo. Mentre la mano sinistra premeva sulla ferita per ostacolare la maggiore fuoriuscita di sangue, la destra frugò in una delle mie sacche. Innanzitutto ne tirai fuori un tonico coagulante che senza troppe cerimonie feci ingoiare all'animale, dopodiché presi un rotolo di garza che tenevo sempre per ogni evenienza e bendai la ferita, o comunque quello che ne restava dopo che il farmaco fece effetto.
    In quel momento un altro lupo sfrecciò lì vicino, anche lui con il pelo tinto di rosso ma non ferito gravemente. Probabilmente si trattava di un elemento piuttosto importante nella scala gerarchica del branco. Non solo perché se l'era cavata con relativamente poco, e quindi evidentemente era piuttosto forte, ma anche perché non appena il lupo che avevo appena medicato lo vide allontanarsi, si rimise in piedi e lo seguì al meglio delle sue possibilità. Lo guardai brevemente allontanarsi, poi guardai verso il terreno di scontro rendendomi conto che era tutto finito.
    Mi avviai verso tale indirizzo con passo sostenuto, il mio viso impassibile. Anche il sensei giunse, dispensando tonici e pomate per sanare le ferite che i Kobayashi si erano guadagnati in battaglia. Io mi soffermai direttamente sui corpi immobili delle bestie, constatando che erano ormai decedute, come del resto la quantità di sangue che le circondava mi aveva suggerito.
    Restai così per qualche momento, accovacciato di fianco a quei cadaveri, in disparte. Dopodiché, mi alzai e mi avvicinai ai due studenti. Distesi il braccio destro davanti a me, il pollice e il medio della mano si toccavano reggendo una delle due punte dello spiedo che avevo estratto dal lupo, ancora macchiato della sostanza rubiconda, mentre l'altra estremità puntava verso il suolo.


    «Qualcuno ha perso questo.»

    Il mio tono non era né severo, né ironico, né esprimeva malevolenza di alcun tipo. Era un tono abbastanza assente, piatto. Non ero arrabbiato con gli studenti per quello che avevano fatto, probabilmente avevano solo fatto del loro meglio per restare in vita. Ero più che altro deluso per come erano andate le cose, deluso anche di me stesso per non aver potuto fare di più.
    Sapevo che lo spiedo apparteneva a Shizuka, avendola osservata mentre lo adoperava, quindi se lo avesse rivendicato come proprio glielo avrei subito restituito. Qualsiasi forma di ringraziamento non avrebbe ricevuto risposta.
    Quando fummo nuovamente pronti, ci rimettemmo in marcia, e fu proseguendo lungo quella stessa strada che, non più di quindici minuti più tardi, sbucammo dalla fitta foresta trovandoci di fronte un gregge di pecore abbastanza nutrito.
    Era un vasto spiazzo erboso, un pascolo in piena regola direi, dato che qualcuno aveva barbaramente provveduto a bruciare gli alberi perimetrici per assicurarsi sufficiente spazio per il bestiame. Ciò implicava che quella terra era di proprietà di qualcuno, probabilmente di un altro pastore. Non riuscii dunque a capire come facesse il sensei ad essere così sicuro che quelli fossero gli ovini che cercavamo, e non altri. Certo, le tracce portavano a quel luogo, ma non potevamo essere certi, giusto? Per non parlare della possibilità che due greggi diversi si fossero mescolati tra di loro in quel mucchio. Quello sì che sarebbe stato un bel problema. Ma forse Raizen era dotato di un olfatto sopraffino e ne riconosceva l'odore, non saprei. Supponevo che non avrebbe preso le prime pecore che trovava e le avrebbe portate via, tanto perché l'una valeva l'altra. Almeno era ciò che speravo.
    Ad ogni modo, tentando di autoconvincermi che non ci stessimo affidando alla fortuna, ascoltai le parole del Chunin, mentre nel frattempo contavo le pecore e mi sinceravo delle loro condizioni. Era un gregge di media portata, ed ogni suo componente sembrava incredibilmente in buona salute ed incolume. Passai la mano sul morbido vello di uno di questi, che in tutta risposta belò fragorosamente. Un piccolo sorriso si palesò sul mio viso, in parte sereno per aver trovato gli animali sani e salvi, in parte amareggiato per tutti i problemi che era costato quel viaggio. E non era ancora finito, non dimentichiamo.
    A quel punto mi ricongiunsi con i due studenti, così che si potesse stabilire la linea d'azione del team.


    CITAZIONE
    “Sentite, non so se le pecore ci obbediranno tanto facilmente. Se qualcuno di voi due conosce la Tecnica della Trasformazione direi che questo è il momento giusto per utilizzarla. Se uno di noi si trasformasse nel pastore, il legittimo proprietario di questo gregge, forse le pecore riconoscendolo lo seguirebbero spontaneamente.
    In quel caso il nostro “finto pastore” a mio modo di vedere dovrebbe camminare il testa all’intero gregge, mentre per quanto riguarda me e l’altro ninja rimasto potremmo andare in fondo al gruppo per controllarlo da dietro ed evitare che qualche pecora possa restare arretrata o allontanarsi troppo. Voi cosa ne pensate?
    Inoltre, tornare indietro nello stesso sentiero che abbiamo utilizzato per giungere fino a qui non mi sembra una buona idea. Se dovessero attaccarci altri lupi avremmo anche la preoccupazione di dover difendere le pecore. Per non parlare del fatto che parte del sentiero stesso è cosparso dal mio olio.
    Secondo voi il sentiero indicato da Raizen è praticabile?”


    « Nessuno di noi ha mai visto il pastore se non sbaglio, per questo motivo effettuare una buona e ben riuscita Tecnica della Trasformazione ci è impossibile Kuro-nii... »
    « Tutti tranne il sensei immagino, ma... parliamo di "Raizen-questa-non-è-la-mia-prova-fate-da-soli" Ikigami, quindi cambiamo i conti in modo diverso, mh? »
    « Per quanto mi riguarda ho incontrato la moglie del pastore, e sono in grado di usare la Tecnica della Trasformazione... »
    « ...Inoltre ho a disposizione un pò di sale. Se per voi va bene, possiamo tentare questa strategia, altrimenti: tu, Jaken, cosa proponi? »

    Ascoltai con attenzione tutto quanto avevano da dire i due compagni, dopodiché, essendo stato interpellato, decisi di dire la mia. In fin dei conti il sensei aveva semplicemente stabilito che non avrei avuto potere decisionale nel gruppo, non avrebbe dovuto aver da recriminare se partecipavo al vaglio delle opzioni da prendere in considerazione, specialmente se su esplicita richiesta. Parlai con tono serio e composto, spostando lo sguardo tra i due studenti in base all'opportunità.

    «Shizuka ha ragione, non conosciamo aspetto e voce del pastore, o almeno io li ignoro.
    Credevo che tu»
    Mi rivolsi alla kunoichi. «lo avessi incontrato quando ti recasti in casa sua per cambiare calzari, ma a quanto pare non è così.
    Ma anche se fosse stato, non so se le pecore si sarebbero fatte ingannare facilmente.
    Hanno un ottimo campo visivo, ma la qualità della vista in sé è piuttosto scarsa, mentre hanno un eccellente olfatto. Ovviamente non è possibile riprodurre l'odore di una persona con la Henge.
    Tuttavia, forse non occorrerà questo sotterfugio. Basterà convincere il leader del gregge a seguirci, e le altre pecore si adegueranno.
    »
    Dissi, guardando il gruppo di candidi ungulati. Vi era un montone lì nel mezzo, uno solo. Era sicuramente lui il capogruppo.
    «Se volete, posso occuparmi io di questo aspetto, ne sarei lieto. E quel sale potrebbe essere di grande aiuto come incentivo.»

    Sorrisi brevemente.
    Che fossi l'elemento più indicato per trattare con un animale era fuori discussione, ma la mia posizione non mi consentiva di impormi. Dovevo stare al mio posto.


    CITAZIONE
    « Per il sentiero, direi di evitare quello che abbiamo intrapreso visto quanti dettagli rivelatori ci siamo lasciati alle spalle... ma siamo sicuri che una strada di montagna sia più adatta? ...Di montagna? Riflettici Kuro-nii »

    «Concordo con voi.
    L'unico svantaggio di abbandonare il percorso nella foresta è che ormai lo conosciamo bene, mentre cambiando strada non sapremo cosa può attenderci.
    Ma per tutte le ragioni che avete elencato, approvo l'idea di un diverso itinerario.
    In questo modo magari eviteremo anche ulteriori, futili spargimenti di sangue.
    Ma non dirò altro in proposito, a Kuroro la decisione.»

    Decisi di non esprimere neanche un parere sul sentiero proposto da Raizen.
    Gli oneri del caposquadra sarebbero alla fine gravati solo sul giovane, e su nessun altro. Dal canto mio, ero pronto ad adeguarmi a quanto sarebbe stato stabilito.
     
    .
  15.     Like  
     
    .
    Avatar

    Group
    Admin
    Posts
    18,990
    Reputation
    +684

    Status
    Offline
    Guardò i suoi studenti e l'aiutosensei raggrupparsi attorno a lui.
    Shizuka come suo solito fece quel piccolo passetto in più e gli si avvicinò per poi iniziare a toglierli i ramoscelli dalla testa, Raizen tentò di voltarsi per osservare colei che gli rivolgeva tante attenzioni, ma i capelli, tirando gli diedero fastidio. Non si voltò lasciando che Shizuka concludesse la sua delicata opera. In poco tempo Raizen fu libero dai tediosi arbustti, appena in tempo per sentire la risposta di Kuroro che arrivò celermente, era giusta, come ci si aspettava. Il colosso di Konoha si limitò ad annuire con aria seria, nessun complimento, nessuna correzione.
    Tutto nella norma.
    Fu Shizuka a stupirlo nuovamente, fortunata, troppo fortunata, una domanda simile era paragonabile ad un evento astrologico simile all'allineamento dei pianeti.
    Ne rimase lievemente scioccato, ma la sua espressione non lo diede a vedere, rimase impassibile.

    No, ovvio che no.
    Come ha detto Kuroro è semplicemente manipolazione della natura.
    Niente di più niente di meno.
    E grazie per la roba la


    Con un gesto lievemente goffo indicò i capelli.
    Non disse la verità, ma non importava, al momento non serviva colmare la piccola ragazza di nozioni, magari più tardi, se l'avesse guadagnata, avrebbe detto la verità. Era però innegabile quanto la studentella fosse tenace, ancora, al contrario di Kuroro , dopo la prima sfuriata, non mostrava cenni di cedimento, resisteva al carattere impetuoso e arrogante di Raizen, carattere che aveva dato grane a molti.
    Posò poi una mano sulla testa di Shizuka come a cercare di placarne la curiosità mentre si avviava verso la stradina che li avrebbe condotti al gregge.

    [...]

    Il combattimento con i lupi non era esattamente ciò che Raizen si aspettava, anche se c'era da stupirsi, ne erano usciti, entrambi, quasi indenni, nuovamente Shizuka calamitò lo sguardo del chunin.
    Raizen vide la kunoichi manipolare i capelli, ebbe un attimo di sbigottimento.

    Cosa crede di poter fare con il simulacro quella?!?

    Stette ad osservare qualche istante ma come aveva intuito la futura kunoichi aveva intenzione di utilizzarlo sia per difendersi che attaccare.

    Stupida!

    Possibile che non se ne fosse accorta?
    Si, visto la sua immobilità era possibile che non si fosse resa conto del piccolo particolare riguardo la tecnica che stava utilizzando: era ancora inesperta per far del male al proprio avversario con quella.
    Una rapida kawarimi portò Raizen a soli due metri dalla bestia, una rapida estrazione e un successivo tondo gli permise di porre vita alla fine della belva.

    Cristo Shizuka!
    Stai più attenta!


    Prese la ragazza per il colletto ignorando del tutto il manto di spine, come a voler sottolinearne l’inutilità, e la rimise in piedi.
    Diede ai due studenti i tonici e le pomate per poi guardare le braccia di entrambi.

    Mmmmm Kuroro aggiungi una fasciatura inumidita con la pomata al tuo braccio, basterà a curarlo. Shizuka a te basterà la pomata.
    Un punto al damerino, i suoi lupi erano decisamente più aggressivi e preparati, Shizuka è stata probabilmente aggredita da due cuccioli.


    Ridacchiò un poco prima di riprendere l’avvanzata.
    Mentre camminava riprese a sorridere, pensando a come Jaken l’aveva guardato durante il combattimento con i lupi, quasi come se Raizen avesse potuto impedire a quelle bestie di attaccare il gruppo.
    Come se fosse stato utile proteggere i due studenti dall’attacco delle creature, era una prova, come le altre. E come le altre era utile a formare i due studenti, non gli importava poi troppo se qualche bestia ci rimetteva la pelle, non era stato lui a chiamarle li, e tantomeno le aveva costrette a restare, lui si era limitato ad essere uno spettatore e a rendere tale anche Jaken.

    [...]

    Ascoltò un po’ annoiato il gruppo prendere le decisioni per poi sbottare come suo solito.

    Si si, ok. Tante inutili parole, direi che è il momento di rimettervi in marcia no?
    Non vi farò vedere l’aspetto del vecchio. Ma non prendetevela a male, le pecore non vi seguirebbero comunque, sono stupidi animali che si guidano attraverso la paura.
    Per meglio dire vanno “spinte” verso la meta.
    Ciò che vi serve quindi è condurre un informe abbasso di pecore giù per il pendio stando attenti a non farle cadere di sotto.
    Visto che il costone della montagna è più o meno un muro invalicabile per loro in tre sarete sufficienti.
    Uno sul lato opposto per controllare che qualche pecora non si spinga troppo verso il bordo, uno davanti per non far accelerare troppo il passo, e uno dietro per essere sicuri di non lasciarne qualcuna indietro.
    Abbastanza semplice direi.
    Scegliete come disporvi.


    Una volta che il gruppo avrebbe iniziato a muoversi Raizen avrebbe ripreso parola.

    Beh, direi che siamo arrivati alla fine di questo terribile corso.

    Accompagnò la frase con un espressione contesa tra, noia, ira e un filo di delusione.

    Mancano ancora poche cose, anzi, una cosa.

    Guardò Shizuka camminare vicino alle pecore, con i piccoli piedi quasi del tutto scoperti vicino al letame.

    Credo che quei sandali non siano il massimo.

    Rise per poi tornare serio.

    Tornando seri.

    Prese a comporre lentamente vari sigilli per dare il tempo ai due genin di memorizzarli tutti.

    Questa è la tecnica dell’evocazione.

    Impastò il chakra necessario per evocare Kubomi e dopo qualche istante il piccolo drago comparve da una nuvoletta di fumo.

    Fretelloneeeeeeeeeee!

    Il piccolo, euforico drago si getto sul collo di Raizen, avvolgendone in parte anche il petto, mentre lo abbracciava con l’affetto e la sincerità di un bambino.

    Calmo, calmo Kubomi! un pò di portamento! Sei la star di questo momento!

    Raizen afferrò Kubomi con delicatezza e lo portò via dal suo collo, facendolo appollaiare nei palmi della sua mano, le dimensioni, ancora estremamente ridotte del cucciolo, glielo permettevano.

    Questi chi sono? E?

    Il piccolo rettile si levò dalle mani di Raizen e ad una discreta velocità si recò da ogni singolo shinobi.

    Vedo che sei diventato più veloce Kubomi.

    Il ninja pareva quasi orgoglioso del piccolo rettile.

    Già, papà mi ha detto che dovevo iniziare da subito il mio addestramento e quindi mi ha subito messo a lavoro.

    Si avvicinò da Jaken e compì qualche rapida giravolta incorno al suo corpo, come a volerlo squadrare in ogni minimo dettaglio.

    È tuo amico?

    Senza lasciare a Raizen il tempo di rispondere si diresse da Kuroro per poi girare intorno anche a lui e mettere la testolina tra i suoi capelli.

    Lo è anche questo tipo dagli strani capelli?

    Nuovamente, come un bambino che ha bevuto troppi caffè con troppo zucchero si diresse da Shizuka.

    E lei? e lei? È la tua fidanzatina?

    Senza dare a nessuno il tempo di replicare continuò a parlare lievemente imbronciato.

    Non me l’hai mai fatta conoscere! Non si tratta così un fratello minore!

    Il piccolo drago si mise poco sotto il mento di Shizuka e dopo essersi raccolto in una piccola spirale con gli occhi imploranti riprese a parlare.

    Mi dici come ti chiami?

    Raizen scuotento la testa si avvicinò al piccolo rettile e con il pollice e l'indice gli sigillò la bocca.
    Sospirò e prese a rimproverare il piccolo drago.

    Parli sempre troppo.

    Lasciò andare la presa e il piccolo drago imbronciato si strofinò il muso con le mani, e dopo aver guardato in cagnesco Raizen si volse nuovamente a Shizuka con lo sguardo implorante.

    LUI è Kubomi.

    La prima parola voleva essere un secondo rimprovero per il piccolo rettile che in risposta abbassò lievemente la testa, come se avesse ricevuto un ceffone.

    E' un evocazione, io ho stretto un patto con la specie a cui appartiene, quando evoco qualcuno di loro devo essere in grado di proteggerli come loro devono proteggere me, insomma ci si aiuta a vicenda.
    Anche se la buona convivenza e la durata del patto è influenzata in primis da come ci si pone con i propri compagni.


    Sottolineò l'ultima parola come a voler far notare che era necessario vedere le proprie evocazioni come compagni e alleati, al pari di un qualsiasi shinobi.

    Non credo ci siano troppe domande da fare sull'argomento, mi pare d'aver detto tutto.
    Ma spesso dimentico qualche frammento, per cui se dovete domandare fatelo.


    Guardò nuovamente Kubomi che in quel momento era impegnato a dar rogne ad una pecora.

    Avanti Kubomi! Smettila!

    Il cucciolo abbassò lievemente la testa e smise di strattonare l'ovino tornando a ronzare attorno ai ninja.

    Allora non c'è nulla da fare? Mi hai chiamato solo perchè ti mancavo?

    Raizen sorrise, il piccolo drago cominciava a somigliarli.

    Si si, certo.

    Rispose ironico.
    Dopo aver risolto eventuali dubbi e aver macinato un'altro pò di strada Kubomi salutò il gruppetto di ninja sparendo così come era apparso.

    [...]

    Giunsero alla fattoria mentre il sole sfiorava già la punta delle vette più alte.

    Dopotutto non è stato troppo pessimo come corso genin, il mio fu dannatamente palloso, e molto, molto meno interattivo.

    Sottolineò con ironia la parola "interattivo"

    Vi farei fare un'ultima prova, ossia un ultimo combattimento contro di me in superiorità numerica.
    Ma l'inaspettato combattimento con i lupi è stato sufficiente, dovete allenarvi di più nel combattimento, anche se fondamentalmente l'allenamento non è mai troppo.


    Guardò per svariati secondi entrambi gli studenti, fissando con insistenza prima gli occhi dell'uno e poi quelli dell'altro.

    Spero abbiate compreso pienamente ogni mio singolo gesto.

    Nelle sue parole non v'era alcun tipo di sentimento, era quasi un avviso, uno spunto di riflessione.

    Se avete una domanda, un qualsiasi tipo di domanda, fatela ora, consci del fatto che non è una possibilità che do a tante persone.

    Si sedette dopo aver creato due perfette copie di se stesso che si occuparono di far entrare il gregge nel proprio recinto per poi andare ad avvisare il vecchio pastore.


    SPOILER (click to view)
    le pecore non saranno troppo semplici da guidare, per gestirle al meglio dovrete affinare la vostra agilità per spostarvi nella scoscesa stradina, a voi *O*
     
    .
36 replies since 26/3/2010, 14:36   1750 views
  Share  
.