Amministrazione di Kiri

[Amministrativo]

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  1. Ade Geist
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    ~ The Red Capes are coming!

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    Mancanze
    Capitolo Terzo


    Atto II
    Mancanze
    « Saruhyondo, Saruhyondo! » mi ritrovai a bisbigliare e poi ad urlare mentre non mi rendevo conto d'esser appena tornato cosciente. In bocca sentivo pezzi duri e dal sapore decisamente amaro che potei immediatamente ricollegare ad una qualche medicina, probabilmente un tonico, poi, quando alzai la testa per comprendere cosa fosse accaduto, notai la sola presenza del Mizukage nella stanza, le figure che precedentemente avevo visto non erano più presenti. Mentre spostavo lo sguardo da un lato all'altro della stanza, con la vista ancora sfocata, bassa, sensibilissima ai cambi di luce, con l'udito ancora totalmente ovattato, stridulo, basso, notai le bende divelte sul mio busto, l'assenza totale di ferite derivanti dalla battaglia col comandante del forte e un colorito più roseo del solito - la mia pelle è sempre stata bianca come la luce delle stelle. La mano si mosse istintivamente verso la mia costa sinistra, quella che ritenevo rotta, come se volesse nuovamente riproporsi in quella posa che aveva adottato per tutto il viaggio di ritorno: al tatto però, sembrava tutto in ordine. Ero forse stato curato? Eppure mi trovavo per terra, proprio laddove mi pareva di esser caduto del tempo - che non ero in grado di quantificare - prima.
    Quando gli occhi decisero di stabilizzare la loro capacità, distinsi nettamente Itai dinnanzi a me che mi fissava, aspettando solamente che mi svegliassi.
    Fu il canto degli uccelli a destarmi: la sensazione di lieve sordità svanì e d'un tratto mi resi conto di essere stato curato durante quel lasso di tempo di incoscienza: ero dunque sdraiato a terra, quasi nudo, davanti al Mizukage. Non potevo tollerare un atteggiamento di quel genere: mi alzai di scatto, chinandomi subito su di un ginocchio, con la testa chinata, lasciando l'altro ginocchio flesso ma piegato, con lo sguardo

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    rivolto verso il basso. Con un rapido gesto mi chiusi il cappotto sozzo di sangue così da non mostrare le mie nudità per poi pronunciarmi: « Chiedo umilmente scusa, Mizukage, non ho avuto un atteggiamento consono. » mi soffermai un attimo, come a voler far intendere che stessi per ripartire. « Sono Keiji Kagome, ninja originario di Taki, accademico ormai da molti anni, Kiriano d'adozione. Sono l'ultimo esponente del Clan Kenkichi, maestri nell'arte della spada, arma che sono sempre soliti portare con sé per via degli innumerevoli segreti che essa custodisce. » a questo punto mi sarei alzato, lentamente e dopo aver cercato lo sguardo del mio Kage, avrei portato gli occhi alla mia destra, all'altezza del fianco, come se stessi cercando qualcosa. « La vasta biblioteca del vastissimo Palazzo del Clan in cui vivo mi ha donato questo libro » gli porsi "I luoghi e la vita di Zabuza ed Haku", attendendo che lo prendesse. « Sto cercando di ricostruire la nascita e la caduta del mio clan, qualcosa che possa indicarmi come mai un ninja di Taki sia l'unico possessore di una tecnica proibita di Kiri. Zabuza Momochi e la sua leggendaria arma sono per me un grande mistero infinitamente curioso. » glissai volontariamente su tutta la questione nata con Diogenes Mikawa, su Midorinaka e la nascita dei Kenkichi, non erano informazioni che mi sentivo disposto a condividere, in quel momento, ma feci comunque una breve pausa prima di riprendere con la parte interessante della storia. « Come può vedere quel libro è una semplice enciclopedia topografica sui luoghi in cui si suppone che Zabuza abbia passato parte della sua vita. Mi recai nel luogo dove si dice che il Momochi sia nato, sperando di trovare qualche informazione: ma su quella spiaggia trovai solo morte, infinita morte in ogni angolo. Vi era un grande forte che dava sul mare ma qualcuno era passato a metterlo a soqquadro: tutte le guardie al suo interno erano morte nei modi più atroci possibili. Solo in un secondo momento scorsi una figura tetra al centro di quella distesa nefasta: quell'uomo mi ha umiliato con un semplice dito e costretto a commettere terribili crimini, se avessi voluto avere salva la vita. Ho dovuto combattere fino allo stremo con un uomo e torturarlo successivamente per ottenere informazioni. » feci una breve pausa per vedere se Itai stesse reagendo in qualche modo alle informazioni che gli stavo dando. « E solo dopo aver commesso tutto questo ho udito il suo nome, anzi, l'epiteto mesto che lo segue: Flagello Immortale. » ancora una volta avevo omesso la parte fondamentale dell'accaduto, la problematica dell'Onda e l'entrata in scena di Namida; la maschera sinistra ed il potere del Demone. Il mio animo era troppo combattuto tra la ricerca di forza e l'elevazione o la fermezza morale verso Kiri - città che patria non mi era. Soltanto in seguito sarei riuscito a prendere una posizione salda sulle mie credenze, in quel momento ero tutt'altro che convinto di voler portare il forestiero Kage della Nebbia sulla mia stessa via. « Mi ha dato un appuntamento. » ripresi poi, con tono fermo e grave. « Ma non posso dirle dove né quando. » Sapevo che con questa frase avrei rischiato la vita o almeno la libertà. Era necessario enfatizzarla il più possibile. « Il Flagello ha con sé la mia spada, Saruhyondo, l'ultimo esemplare di Kenkichi, di Lama Insanguinata, ed ha minacciato di spezzarla se dovessi tradire l'accordo o non presentarmi nel luogo prestabilito entro il tempo prestabilito. Non posso permettere in nessun modo che questo accada. » pronunciai infine, stringendo fortissimamente la mano destra portandola poi, chiusa, davanti al petto: « Sono qui dunque per farmi spia, per rendermi mezzo di Kiri nella lotta al crimine. Non vorrò nessun aiuto, non potrò accettarlo; interferenze esterne alla mia causa saranno prese come un tradimento nei confronti della mia persona: sono qui per offrirle questo mio servizio. »

    Avrei atteso risposta nella più marziale delle posizioni di riposo militari.




    Legenda


    Narrato
    « Citato! »
    « Parlato! »
    « Pensato! »
    Anima di Saruhyondo.
    Anima di Keiji.

     
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