Amministrazione di Kiri

[Amministrativo]

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  1. -Max
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Gli Abiti della Nebbia

    VI


    Il Mizukage, fortunatamente, riuscì a trovare un punto di equilibrio tra quelle che erano le visioni di Etsuko, forse troppo ottimiste ed a tratti leggermente ingenue e le mie, passionali, schiette ma anche più rigide ed assolute. Nessuno dei due approcci, forse, era quello realmente corretto e per questo era meglio che il Mizukage riuscisse, con la sua esperienza, a trovare la sintesi tra le due posizioni contrastanti.
    Ascoltai in silenzio le parole del Mizukage, quasi affannandomi a mandare a mente quelle informazioni. Aveva fatto ricucito i rapporti con Oto, cosa che mio padre non era riuscito a fare o forse non aveva mai voluto fare. Tuttavia, a differenza di mio padre, i rapporti con Konoha erano a dir poco pessimi.
    Le parole di disprezzo che riservò all'Hokage avevano un che di poetico per la struttura della frase, la scelta dei termini e l'intonazione che aveva usato. Non era la sola prosodia a trasmettere il netto disprezzo del Mizukage per il suo pari del Fuoco, ma il sentimento puro e sincero che vi era dietro.
    Capisco, Mizukage-sama. Dovrò imparare molto ancora, la mia inesperienza è... Feci solo una piccola pausa, per cercare un termine che descrivesse il mio stato senza squalificarmi troppo. Palese. Mi alzai, chinando il busto in avanti, le mani distese sulle gambe, in un perfetto inchino, profondo e rispettoso verso il Mizukage. Guidatemi, Mizukage-sama. Sono uno strumento nelle sue mani, per il bene della Nebbia. Era chiaro che stessi offrendo i miei servigi al Kage ben oltre il difficile compito che mi aveva assegnato. Mi ero messa nelle sue mani perché, conscia della mia stessa attuale inutilità avevo bisogno di crescere e volevo farlo in un modo che mi consentisse, oltre ad essere un utile strumento per la Nebbia, di essere me stessa e, finalmente, uscire fuori dalla troppo ingombrante ombra di un padre le cui azioni - nel bene e nel male - avevano ripercussioni su tutto il continente, ancora oggi.

    Rialzai il capo, guardando il Kage seduto sul suo nero scranno. Avevo passato in quell'ufficio molte ore, tenendo compagnia a mio padre, allenandomi sotto il suo vigile occhio. Ero abituata ad un'atmosfera diversa, più pacifica, meno tetra. Eppure, quando il pensiero andava su passato in brevi passaggi rimbalzava fino a ciò che era accaduto a Kurohai. I tagli sulle mie braccia iniziavano a bruciare ed in me nasceva la voglia di continuare a rinnovarli, finché tutto l'acido che portavo dentro non fosse uscito assieme al mio sangue. Era tutto così diverso, eppure, forse, in quel modo avrei smesso di soffrire ogni istante della mia vita.





     
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