Amministrazione di Kiri

[Amministrativo]

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    It's just YOU against YOU

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    Ritorno a Casa

    Anche Io


    Le guance di Meika divennero paonazze, anche se non pensavo fosse possibile arrivare ad una tonalità così accesa di rosso su un corpo umano.
    Era veramente una frana, ed io lo sapevo. Continuai a sorridere, mentre lei si divertiva a giocare alla finta seccata, incrociando dapprima le braccia aperte, per poi finire irrimediabilmente a sorridere, mentre incominciò ad avvicinarsi. Restai un momento sulle gambe, non sapendo cosa aspettarmi da lei in quel momento. Come mi avrebbe salutato adesso? Cosa avrei fatto io? E, per di più, lo poteva mai fare in un luogo pubblico come quello?
    Congelato dalle mille domande e dal leggero imbarazzo, sentii troppo tardi il pizzico di Meika al mio braccio, mentre le sue labbra lasciavano solo un leggero bacio sulla mia guancia. Sorrisi, mentre l'Akuma si allontanava da me. Anche io sono una frana in queste cose, a quanto pare... Avrei detto a me stesso a bassa voce, mentre Meika era già troppo lontana per sentirmi.

    Ritornai, dopo tanti giorni, finalmente a casa, nel quartiere Hozuki. La mia piccola dimora, quella che era stata la casa dei miei genitori, era tutto quel che avevo, ma per quanto piccola e anche abbastanza spoglia, c'ero affezionato in un certo modo. Davanti alla porta, immobile, c'era Ryo, nella sua solita posa a braccia conserte e un kimono color grigio. Non sei morto immerso nel ghiaccio a quanto vedo. Sospirai, divertito, mentre lo superavo per aprire la porta. Sono felice di vederti Ryo, grazie per l'interessamento! Grugnì, nella sua solita recita da stoico uomo di vita, temprato da mille e più vicissitudini. Sono venuto a sapere della tua partenza dall'Amministrazione, dopo due giorni che non ti vedevo! Ti sembra normale?! Lasciai cadere il mio equipaggiamento ninja insieme ai vestiti per terra, ammucchiando tutto in un angolo. Ero rimasto in mutande in men che non si dicesse. Sì, sì... Mi spiace! Sono dovuto partire con una certa urgenza! Imprecazioni. Considera che siamo naufragati a metà del viaggio d'andata! Però non preoccuparti, tutto bene alla fine. Altre imprecazioni, mentre già stavo incominciando ad immergermi nella vasca che avevo già iniziato a riempire. Ho recuperato il metallo per riforgiare le Sette! Presto una di quelle sarà mia! Altrimenti dichiarerò guerra al Mizukage... Inoltre, sono appena stato promosso chunin dal Mizukage! Un attimo di silenzio, evidentemente l'avevo colto di sorpresa. Il viso di Ryo divenne leggermente paonazzo, con un'espressione evidentemente contratta. Voleva sorridere, ma non lo faceva, ormai lo conoscevo bene. Sorrisi io al suo posto. Era ora, buono a nulla! C'hai messo una vita! Vedi te di prendere una delle Sette, anche se non riesco proprio a capire perché il Mizukage dovrebbe assegnartene una! Incrociai le braccia dietro al collo, rilassandomi nell'acqua calda. Forse perché sono forse uno dei migliori ninja a sua disposizione? Esclamai divertito, mentre Ryo continuava ad imprecare e borbottare. Presuntuoso e testardo, come sempre! Saresti stato indigesto anche agli orsi di Genosha! Fammene andare adesso, che è meglio! Salutai con la mano, divertito. Ryo uscì dal bagno, ma si fermò sull'uscio. Non guardò dietro. Comunque... Sono contento che tu sia vivo... E scappò via, scomparendo dalla mia vista. Anche io zio... Immersi completamente il mio corpo, con eccezione del volto, nella vasca. Anche io...
     
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    Mancanze
    Capitolo Terzo


    Atto II
    Mancanze
    « Saruhyondo, Saruhyondo! » mi ritrovai a bisbigliare e poi ad urlare mentre non mi rendevo conto d'esser appena tornato cosciente. In bocca sentivo pezzi duri e dal sapore decisamente amaro che potei immediatamente ricollegare ad una qualche medicina, probabilmente un tonico, poi, quando alzai la testa per comprendere cosa fosse accaduto, notai la sola presenza del Mizukage nella stanza, le figure che precedentemente avevo visto non erano più presenti. Mentre spostavo lo sguardo da un lato all'altro della stanza, con la vista ancora sfocata, bassa, sensibilissima ai cambi di luce, con l'udito ancora totalmente ovattato, stridulo, basso, notai le bende divelte sul mio busto, l'assenza totale di ferite derivanti dalla battaglia col comandante del forte e un colorito più roseo del solito - la mia pelle è sempre stata bianca come la luce delle stelle. La mano si mosse istintivamente verso la mia costa sinistra, quella che ritenevo rotta, come se volesse nuovamente riproporsi in quella posa che aveva adottato per tutto il viaggio di ritorno: al tatto però, sembrava tutto in ordine. Ero forse stato curato? Eppure mi trovavo per terra, proprio laddove mi pareva di esser caduto del tempo - che non ero in grado di quantificare - prima.
    Quando gli occhi decisero di stabilizzare la loro capacità, distinsi nettamente Itai dinnanzi a me che mi fissava, aspettando solamente che mi svegliassi.
    Fu il canto degli uccelli a destarmi: la sensazione di lieve sordità svanì e d'un tratto mi resi conto di essere stato curato durante quel lasso di tempo di incoscienza: ero dunque sdraiato a terra, quasi nudo, davanti al Mizukage. Non potevo tollerare un atteggiamento di quel genere: mi alzai di scatto, chinandomi subito su di un ginocchio, con la testa chinata, lasciando l'altro ginocchio flesso ma piegato, con lo sguardo

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    rivolto verso il basso. Con un rapido gesto mi chiusi il cappotto sozzo di sangue così da non mostrare le mie nudità per poi pronunciarmi: « Chiedo umilmente scusa, Mizukage, non ho avuto un atteggiamento consono. » mi soffermai un attimo, come a voler far intendere che stessi per ripartire. « Sono Keiji Kagome, ninja originario di Taki, accademico ormai da molti anni, Kiriano d'adozione. Sono l'ultimo esponente del Clan Kenkichi, maestri nell'arte della spada, arma che sono sempre soliti portare con sé per via degli innumerevoli segreti che essa custodisce. » a questo punto mi sarei alzato, lentamente e dopo aver cercato lo sguardo del mio Kage, avrei portato gli occhi alla mia destra, all'altezza del fianco, come se stessi cercando qualcosa. « La vasta biblioteca del vastissimo Palazzo del Clan in cui vivo mi ha donato questo libro » gli porsi "I luoghi e la vita di Zabuza ed Haku", attendendo che lo prendesse. « Sto cercando di ricostruire la nascita e la caduta del mio clan, qualcosa che possa indicarmi come mai un ninja di Taki sia l'unico possessore di una tecnica proibita di Kiri. Zabuza Momochi e la sua leggendaria arma sono per me un grande mistero infinitamente curioso. » glissai volontariamente su tutta la questione nata con Diogenes Mikawa, su Midorinaka e la nascita dei Kenkichi, non erano informazioni che mi sentivo disposto a condividere, in quel momento, ma feci comunque una breve pausa prima di riprendere con la parte interessante della storia. « Come può vedere quel libro è una semplice enciclopedia topografica sui luoghi in cui si suppone che Zabuza abbia passato parte della sua vita. Mi recai nel luogo dove si dice che il Momochi sia nato, sperando di trovare qualche informazione: ma su quella spiaggia trovai solo morte, infinita morte in ogni angolo. Vi era un grande forte che dava sul mare ma qualcuno era passato a metterlo a soqquadro: tutte le guardie al suo interno erano morte nei modi più atroci possibili. Solo in un secondo momento scorsi una figura tetra al centro di quella distesa nefasta: quell'uomo mi ha umiliato con un semplice dito e costretto a commettere terribili crimini, se avessi voluto avere salva la vita. Ho dovuto combattere fino allo stremo con un uomo e torturarlo successivamente per ottenere informazioni. » feci una breve pausa per vedere se Itai stesse reagendo in qualche modo alle informazioni che gli stavo dando. « E solo dopo aver commesso tutto questo ho udito il suo nome, anzi, l'epiteto mesto che lo segue: Flagello Immortale. » ancora una volta avevo omesso la parte fondamentale dell'accaduto, la problematica dell'Onda e l'entrata in scena di Namida; la maschera sinistra ed il potere del Demone. Il mio animo era troppo combattuto tra la ricerca di forza e l'elevazione o la fermezza morale verso Kiri - città che patria non mi era. Soltanto in seguito sarei riuscito a prendere una posizione salda sulle mie credenze, in quel momento ero tutt'altro che convinto di voler portare il forestiero Kage della Nebbia sulla mia stessa via. « Mi ha dato un appuntamento. » ripresi poi, con tono fermo e grave. « Ma non posso dirle dove né quando. » Sapevo che con questa frase avrei rischiato la vita o almeno la libertà. Era necessario enfatizzarla il più possibile. « Il Flagello ha con sé la mia spada, Saruhyondo, l'ultimo esemplare di Kenkichi, di Lama Insanguinata, ed ha minacciato di spezzarla se dovessi tradire l'accordo o non presentarmi nel luogo prestabilito entro il tempo prestabilito. Non posso permettere in nessun modo che questo accada. » pronunciai infine, stringendo fortissimamente la mano destra portandola poi, chiusa, davanti al petto: « Sono qui dunque per farmi spia, per rendermi mezzo di Kiri nella lotta al crimine. Non vorrò nessun aiuto, non potrò accettarlo; interferenze esterne alla mia causa saranno prese come un tradimento nei confronti della mia persona: sono qui per offrirle questo mio servizio. »

    Avrei atteso risposta nella più marziale delle posizioni di riposo militari.




    Legenda


    Narrato
    « Citato! »
    « Parlato! »
    « Pensato! »
    Anima di Saruhyondo.
    Anima di Keiji.

     
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    Il Flagello e la Spada

    I



    Osservai silenziosamente l'uomo davanti a me delirare nel dolore, immerso in sogni che erano incubi. Quando si risvegliò per alcuni istanti parve non comprendere la sua situazione. Si toccò il corpo guarito, comprese che qualcuno aveva sanato le sue ferite e si alzò, scusandosi per l'atteggiamento poco consono. Alzai un sopracciglio, sorpreso. Quell'uomo si era trascinato in pessime condizioni fin nel mio ufficio, probabilmente scatenando un pandemonio all'ingresso dell'Amministrazione. Non c'era stato nulla di consono, ma nulla di errato.
    Non scusarti, eri ferito. Dissi solo, tremendamente incuriosito dalla sua storia. Mentre parlava mi passò un libro, che aprii, mentre lui continuava a narrarmi dei suoi scopi come preambolo di ciò che evidentemente doveva essere stato costretto a fare. Sfogliai distrattamente le pagine, più impegnato a cogliere le parole di Keiji che a leggere quel documento che mi aveva dato. Dunque il preambolo divenne un racconto ed il racconto fu così funesto da far pulsare una vena sul lato sinistro della mia tempio.
    Keiji poté notare, mentre parlava, che la mia mascella si era serrata alla mandibola ma a parte questo attimo di sfogo non lasciai trapelar nulla.
    Non dovevo odiare i miei nemici. Se l'avessi fatto il mio giudizio ne sarebbe stato irrimediabilmente compromesso. Non dovevo lasciare che qualcuno capisse cosa stavo pensando, se l'avessi fatto, avrebbero potuto manipolarmi.
    Erano lezioni difficili da digerire per chi, come me, aveva passato una vita intera ad odiare i propri nemici e ad urlare ciò che provava senza ritegno alcuno, ma ero nella posizione nella quale certi errori non potevano essere più commessi, in nessun modo.
    La cosa che, tuttavia, mi colpì fu la sua richiesta. Egli non voleva dirmi come e quando avrebbe incontrato il Flagello, ma voleva che mi fidassi di lui e che lo facessi agire come spia.
    Un piano ed una ambizione notevoli e pericolose. Apprezzavo il coraggio di quell'uomo, anche se sospettavo che fosse totalmente egoistico ed improntato al recupero della sua preziosa spada. Ma chi non era disposto a sacrificare la propria vita per i suoi affetti non aveva diritto di essere chiamato uomo.
    Meika deve aver trascurato un evidente trauma cranico. Dissi, quasi a voler far comprendere che lo ritenevo un folle o un confuso. Il Flagello è il Nukenin più ricercato da tutta l'Accademia, la lista delle sue stragi si allunga giorno dopo giorno, tu sai dove si trova e dove si farà trovare ed intendi fare la spia piuttosto che dirmelo immediatamente cossiché tu possa salvare la tua spada?
    Sbattei un pugno sulla mia scrivania con forza. Keiji forse poté avvertire, per la prima volta da che poteva avermi visto vestito di calma, che un tumulto di potere era contenuto in me, pronto ad un'esplosione superiore a quella che il Flagello gli aveva mostrato. Dove hai lasciato la tua dignità di uomo? Sei disposto a permettere che quel folle faccia altre stragi per la tua spada? Io la spezzo con le mie mani la tua spada, Keiji e poi ti faccio mangiare i frammenti.
    Mi rilassai sulla sedia, passandomi le mani sulle tempie, estremamente nervoso. Non c'è modo che tu ora esca da questa stanza senza avermi detto dove cazzo sarà quel porco. Era sottinteso che le conoscenze che lui si portava dietro erano tutt'altro che esclusive. Avrei potuto, se avessi voluto, scavare nella sua mente così a fondo da farmi rivelare tutti i suoi più ardenti segreti.
    Dopodiché mi parlerai dei tuoi piani. E se li riterrò adeguati, allora farai come dici. Cercheremo di recuperare la tua spada, ma sappi che non può essere minimamente considerata la priorità. Mi chiedi di fidarmi di te sulla parola, Keiji, ma su quali presupposti? Solo perché sei di Kiri? Certo, io mi fido dei miei uomini, ma non mi fido di chi apparentemente mette la sua spada, per quanto preziosa essa sia, sopra la vita di non so quante decine di persone innocenti che quel pazzo potrebbe sterminare se ci lasciassimo sfuggire questa occasione di prenderlo. E questo è un ragionamento così fottutamente elementare che continuo a pensare che il medico che ti ha curato poco fa non ti abbia davvero controllato bene la testa, maledizione! Incrociai le braccia al petto, assumendo un'espressione estremamente dura, inflessibile, che forse lui non si aspettava di vedere su di me. Si narrava che Itai Nara si fosse rammollito da qualche mese a questa parte. L'aver messo su famiglia aveva reso docile il Demone della Nebbia.
    Quanto era vero.
    Ero diventato docile. Buono. Calmo. L'essere padre mi aveva insegnato la pazienza, e l'odio arso dalle Fiamme Dorate non avvelenava la mia anima ed il mio giudizio. L'unica grande bugia era che fossi divenuto un rammollito. Quella cosa mi piaceva solo lasciarla credere... e Keiji Kagome, credendo forse di trovare un uomo più buono dinanzi a lui aveva avanzato una richiesta che a mio modo di vedere il mondo, era inconcepibile.
     
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    Mancanze
    Capitolo Terzo


    Atto III
    Uomo d'onore
    Il Kyuudaime sembrava tutt'altro che calmo. Dopo una prima affermazione volta a giustificare la debolezza che avevo avuto svenendo, potei notare, mentre raccontavo la mia funesta vicenda, che Itai stava lentamente perdendo le staffe. Il suo volto si contorceva, serrando ripetutamente i denti, gonfiando il cranio all'altezza delle tempie, le vene sul suo collo si gonfiavano. Il Flagello era più di un semplice nemico accademico; era una inimicizia sentita, oltre che un simbolo. Un Kage, tuttavia, non poteva certo permettersi risentimenti personali come quello che stavo direttamente riscontrando, anzi, avrebbe dovuto avere il pugno di ferro verso certi comportamenti, prescindibilmente da chi o che gruppo li stesse attuando. Ed a proposito di pugno di ferro, l'ex foglioso sbattè violentemente la sua mano sul tavolo proferendo queste parole: « Meika deve aver trascurato un evidente trauma cranico. » sdrammatizzò, insultandomi velatamente, « Il Flagello è il Nukenin più ricercato da tutta l'Accademia, la lista delle sue stragi si allunga giorno dopo giorno, tu sai dove si trova e dove si farà trovare ed intendi fare la spia piuttosto che dirmelo immediatamente cosicché tu possa salvare la tua spada? » rimasi in silenzio, con lo sguardo fisso negli occhi del mio superiore. Sapevo che non era certo finito qui il suo discorso ed avevo anche capito dove sarebbe andato a parare. La mia testa stava già vagando alla ricerca delle parole più giuste per rispondergli, mentre la stanza si riempiva di altri suoni: « Dove hai lasciato la tua dignità di uomo? Sei disposto a permettere che quel folle faccia altre stragi per la tua spada? Io la spezzo con le mie mani la tua spada, Keiji e poi ti faccio mangiare i frammenti. » se prima gli insulti erano stati velati, adesso si facevano palesi. L'infondatezza di quelle accuse mi dava il voltastomaco, soprattutto se si considerava il fatto che fosse il nostro primo incontro. « Non c'è modo che tu ora esca da questa stanza senza avermi detto dove cazzo sarà quel porco. » Infine si giunse alle minacce, minacce che certo non avrebbero sortito alcun effetto: se avessi avuto paura di punizioni corporali di qualche tipo non avrei neanche speso un filo dell'energia che avevo in corpo per recuperare Saruhyondo né, allo stesso modo, mi sarei impegnato ad arrivare immediatamente nel suo ufficio per prostrarmi senza curarmi della necessità di riposo che il mio malessere manifestava. « Dopodiché mi parlerai dei tuoi piani. E se li riterrò adeguati, allora farai come dici. Cercheremo di recuperare la tua spada, ma sappi che non può essere minimamente considerata la priorità. Mi chiedi di fidarmi di te sulla parola, Keiji, ma su quali presupposti? Solo perché sei di Kiri? Certo, io mi fido dei miei uomini, ma non mi fido di chi apparentemente mette la sua spada, per quanto preziosa essa sia, sopra la vita di non so quante decine di persone innocenti che quel pazzo potrebbe sterminare se ci lasciassimo sfuggire questa occasione di prenderlo. E questo è un ragionamento così fottutamente elementare che continuo a pensare che il medico che ti ha curato poco fa non ti abbia davvero controllato bene la testa, maledizione! » Così terminò il vociare continuo ed insensato di Itai-sama, che subito incrociò le braccia al petto, mettendo sulla maschera che aveva per volto un'espressione insolita, a lui tutt'altro che familiare.

    « Il fatto che lei dubiti della mia lealtà di uomo d'onore mi offende profondamente, Signore. » dissi di completa risposta. Le minacce che mi aveva fatto, come detto, non mi avevano certo spaventato ma mi avevano indubbiamente messo in guardia. Mentre pronunciavo le parole seguenti, mi portai la mano alla tasca interna del cappotto Maeda, fintanto una breve smorfia di dolore, come se mi dolesse ancora il fianco ma in realtà cingendo il filatterio contenente il sangue che avevo prelevato dal comandante del forte. Fu questione di un istante, ma tutto ciò che era accaduto quella sera e quella notte fu scrittoArte della Creazione Cremisi
    Rendi il vetro la volta celeste della tua conoscenza ~ Esercizio di Creazione I
    Arte: l'utilizzatore è in grado di immagazzinare una quantità di sangue proprio od altrui pari ad una Leggera di Vitalità. Il contenitore prende il nome di filatterio e può registrare informazioni o ricordi relativi al proprietario del sangue. Non c'è limite alla quantità di informazioni; possono essere aggiornate liberamente. Solo l'utilizzatore può leggere il filatterio. Registrare od aggiornare le informazioni richiede uno slot Istantaneo.
    (Consumo per filatterio: ¼ Basso)
    [Da genin in su]
    , trasferito, nella cristallina gabbia che contornava quel liquido cremisi. « Io sono l'ultimo esponente del clan Kenkichi, Signore. La mia spada non è una semplice arma: essa è vita, alla stregua della mia e della sua, essa è sapere e conoscenza elevatissimi. L'onore è ciò che guida me e il mio clan dal primo istante in cui la Lama Insanguinata ha visto la luce ma non si può essere uomini d'onore prima di essere uomini: La via della Spada è ciò che mi rende uomo. » dissi, facendo un discorso che forse uno straniero non avrebbe potuto comprendere. « La mia vita non ha motivo di proseguire senza la mia spada. Se avessi avuto paura di minacce corporali, della sublime arte della tortura, della morte ultima e del dolore psicologico sopra ogni cosa, non sarei venuto qua subito dopo aver rischiato la vita, sprezzante dei pericoli per il mio corpo, della salute che andavo perdendo. » dissi, alludendo ai discorsi precedentemente fatti dal Mizukage. Le capacità erano decisamente inferiori ma non so se si sarebbe potuto dire lo stesso in un confronto tra volontà.
    « Avrà adesso le informazioni richieste. Ma io l'avverto. » dissi, con tono di voce non più serie e magistrale ma profondo, caldo e sinistro. « Non tollererò fallimenti. Non risponderò di ciò che potrebbe accadere a me in prima persona ed al mio Clan qualora succedesse qualcosa a Saruhyondo. Su questo ha la mia parola. » Lasciai trascorrere degli attimi. Diedi nuovamente agli uccelli, ai raggi di sole, al silenzio finanche, il ruolo sulla scena. Il mio sguardo non lasciava quello del mio supremo comandante e mai lo avrebbe fatto in quella circostanza. L'offesa ricevuta era altissima e le conseguenze di questa sarebbero state impensabili. « Il Flagello mi ha dato appuntamento alle Mura di Suna tra sei giorni. Spero di partire scortato, seguito da lontano, ben armato e, soprattutto, con persone capaci. » mi stavo mettendo in una situazione dove solitamente nessuno vorrebbe essere: preservare la storia del proprio clan, il proprio amore verso la terra nella quale si hanno radici profonde ed immutabili rispetto all'obbedienza che si deve ad un proprio superiore. Per certi versi, la mia azione, se scoperta, poteva essere considerata alla stregua di un tradimento: stavo mentendo volontariamente su un obiettivo militare e politico di primaria importanza. Se tutto fosse andato come avevo previsto, la situazione si sarebbe risolta con un niente di fatto: una attesa vuota dove avrei dovuto recitare la parte dell'uomo distrutto dalla perdita della propria spada - ottica che non ero risposto ad accettare se non per finzione. Solo successivamente avrei poi raggiunto Saruhyondo, rendendomi nuovamente pedina. Il mio nome sarebbe stato perennemente accostato a quello del Flagello ma ciò che potevo ricavare per Kiri stessa da quella situazione era molto più importante di qualche misera vita. Il fine ultimo è la pace, i mezzi necessari a raggiungerla sono tutti quelli che si hanno a disposizione, etica da seguire è quella dell'Inquisitore. Bisogna essere Camminatori di Pace.
    Speravo ci fosse nuovamente Akira in quella stanza: sarei stato curioso di sapere se fossi riuscito ad ingannarlo una seconda volta con le mie bugie, grazie alle indubbie facoltà recitativeRecitazione [1]
    Abile: L'utilizzatore può modulare a piacimento il proprio timbro vocale, riuscendo a parlare come una persona molto più giovane o anziana di lui, del sesso opposto, o impersonando una persona specifica.
    che vantavo.




    Legenda


    Narrato
    « Citato! »
    « Parlato! »
    « Pensato! »
    Anima di Saruhyondo.
    Anima di Keiji.

     
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    La Spada ed il Flagello

    II



    Ascoltai la sua risposta con calma. Avergli urlato contro la frustrazione che mi aveva causato il suo atteggiamento mi aveva calmato.
    Non ero fiero di ciò. Avevo giurato a me stesso di essere calmo, di non lasciar trasparire ciò che pensavo così facilmente, ma avevo fuoco nel sangue ed ero sempre stato un uomo passionale. Ciononostante, ero paziente e questo Keiji l'avrebbe scoperto molto presto.
    Ascoltai le sue parole, non sapendo se credergli o meno. Suna, tra sei giorni? Plausibile dopotutto. Mi grattai il mento con la punta delle dita, dunque feci un lungo sospiro addolorato.
    Il clan Kenkichi non è morto. E non lo sarà, questo posso giurartelo. Dissi, con decisione.
    Non avrei permesso ad un clan di Kiri di poggiare solo sulle spalle di un unico individuo. E forse fraintendi le mie parole. Jeral ha sterminato un numero incalcolabile di persone, ha distrutto un numero incalcolabile di famiglie, bruciato villaggi. Da quando calca questa terra quel folle bagna col sangue il mondo... Feci una pausa. Lasciai in sospeso quella frase per un istante, pensando alle notizie che di tanto in tanto giungevano, funeste, sul conto di quell'uomo.
    Kiri stessa è stata minacciata da lui, Keiji. Comprendi? Non puoi saperlo, non è una notizia di dominio pubblico. Ma è così. Tamburellai le dita ancora una volta sul legno del tavolo, dunque mi alzai in piedi, stanco di quella sedia. Camminai oltre la scrivania avvicinandomi alla finestra. Dall'alto potevo osservare la quotidianità kiriana andare avanti inconsapevole.
    Tutti quei fardelli erano sulle mie spalle e non mi aspettavo che tutti lo capissero.
    Questa belva ammantata come un umano deve essere messa in gabbia. Possibilmente, di legno, sotto diversi metri di terra. Ma non ti darò una scorta, affatto. Mi credi così solto? Così voglioso di vedere un'arma così importante per un mio uomo infranta senza nemmeno tentare di recuperarla? Ah, sciocco, mi sottovaluti profondamente se credi che tenterei un attacco frontale? No, in questa storia Kiri ha bisogno di un aiuto, e so esattamente a chi richiederlo. E tu, Keiji, non dovrai far altro che fare quanto il Flagello di ha detto, senza preoccuparti di nulla. Anzi, non potrai preoccuparti di nulla.
    Mi voltai con uno sguardo quasi enigmatico in viso. Avevo elaborato un piano, complesso ma potenzialmente funzionale, che richiedeva il minimo coinvolgimento da parte del Kenkichi ed aumentava smisuratamente le sue possibilità di riavere la spada, oltre che – se possibile – a garantirci un vantaggio tattico non indifferente.
    Le mie capacità non sono adatte al piano che ho elaborato. Come te, ho scelto la via della spada. Ma conosco due shinobi in grado di prepararti a dovere per il compito. La prima kunoichi è Shizuka Kobayashi. Andrai da lei insieme ad una persona della quale mi fido. Lei è in grado di alterare i ricordi. Ho la massima fiducia in lei, oltre che la certezza che odia il Flagello quasi quanto te. Lei ti dovrà rimuovere tutti, tutti i ricordi di questa conversazione. Non rischierò che la nostra azione venga svelata. Ciò che ricorderai è che ti risveglierai in ospedale a Konoha, non di essere giunto a Kiri e di avermi parlato. Poi da lì, muoverai secondo i tuoi desideri. Ma prima di questo, dovrai andare dall'Hokage. Lui saprà cosa darti, un oggetto che dovrai conservare con cura. Farò in modo che ci siano due ricordi dentro te, se l'arte di Shizuka lo consente: il primo è che non dovrai tornare a Kiri, il secondo e che non dovrai mai separarti da questo oggetto. Poi andrai a recuperare la tua spada... e nel momento in cui sarà nelle tue mani, solo allora, succederà l'imprevedibile che probabilmente sconvolgerà te e sorprenderà il Flagello, dandoci un vantaggio dal punto di vista tattico. Il nemico più pericoloso è quello che non puoi veder arrivare.
    Conclusi l'esposizione di quel piano, senza sapere che esso prevedeva la sua immediata confessione. Perché se l'avesse accettato e fosse andato a Konoha a farsi cancellare i ricordi di quella conversazione e tutto ciò che ne segue, allora avrebbe scordato persino la sua bugia.
    Ma questo lui non poteva saperlo.
    Così come non potevo saperlo io.
    Ah, Keiji, attento alle minacce. Io mi sto prendendo la responsabilità di aiutarti a salvare la tua spada e fare ciò che è giusto per il mondo intero. Tu prenditi la responsabilità di ciò che dici in difesa dei tuoi tesori. Nel momento stesso in cui annuso che potresti essere un pericolo perché le cose non sono andate come dovevano, dovrai assumerti la responsabilità delle tue parole. Lo fissai direttamente negli occhi. Dammi una tua risposta, prenditi tutto il tempo per pensarci Keiji. Sei venuto qui per un motivo, volevi aiuto. Questo è il massimo che posso darti, date le circostante.




    Quando Seihachi vide Sanjuro rimase complesso. Fece quasi cadere i suoi occhiali dal naso in un gesto di stupore, ma poi si riprese. Dunque, cercò di dir qualcosa, grattandosi la zazzera di ricci capelli neri, senza però saper bene cosa.
    Non aveva mai visto un tipo così bizzarro. Ehm... Sì... cosa posso fare per lei?
     
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    Mancanze
    Capitolo Terzo


    Atto IV
    Dimenticare ricordando
    Il kage sembrava contraddirsi. Non solo inizialmente fui vittima di una sfuriata d'odio nella quale venivo accusato di non essere un uomo d'onore, di voler agire per egoismo e di trattare il mondo con sufficienza ma successivamente appoggiò quasi totalmente il mio piano avendo però prima la necessità di cancellarmi i ricordi di quella conversazione ed inserirne di falsi. Ma perché non dirlo subito, quindi? Sembrava un ostruzionismo insensato quello che il Kyuudaime volle mostrarmi. Un atteggiamento quasi infantile dove sembrava che egli volesse avere per forza l'ultima parola. « Il clan Kenkichi non è morto. E non lo sarà, questo posso giurartelo. » disse. Aveva certamente ragione, ma non era merito suo se la situazione stava cambiando: era solo merito mio e degli eventi del Bosco dell'Upupa. « E forse fraintendi le mie parole. Jeral ha sterminato un numero incalcolabile di persone, ha distrutto un numero incalcolabile di famiglie, bruciato villaggi. Da quando calca questa terra quel folle bagna col sangue il mondo... » il terrificante figuro che avevo incontrato, a quanto pare, era terrificante proprio come si raccontava. « Kiri stessa è stata minacciata da lui, Keiji. Comprendi? Non puoi saperlo, non è una notizia di dominio pubblico. Ma è così. » aggiunse poi Itai, lasciandomi perplesso. Com'era possibile che non fosse stata resa pubblica una notizia di tale importanza? Se quell'uomo doveva essere fermato era necessario che tutta Kiri si impegnasse a farlo: ad ogni costo. La debolezza di Itai nel prendere certe decisioni mi disgustava.
    Terminato questo discorso il Mizukage si alzò dalla sua sedia, rivolgendo lo sguardo verso la finestra e ciò che accadeva fuori dal palazzo dell'amministrazione. Seguì poi l'inizio della descrizione del suo piano: avrebbe coinvolto anche Konoha in questa questione. Non potevo essere più contrario ma non mi trovavo, in quel momento, nella posizione di poter proferire alcun tipo di dissenso. « Questa belva ammantata come un umano deve essere messa in gabbia. Possibilmente, di legno, sotto diversi metri di terra. Ma non ti darò una scorta, affatto. Mi credi così solto? Così voglioso di vedere un'arma così importante per un mio uomo infranta senza nemmeno tentare di recuperarla? Ah, sciocco, mi sottovaluti profondamente se credi che tenterei un attacco frontale? No, in questa storia Kiri ha bisogno di un aiuto, e so esattamente a chi richiederlo. E tu, Keiji, non dovrai far altro che fare quanto il Flagello di ha detto, senza preoccuparti di nulla. Anzi, non potrai preoccuparti di nulla. » E qui stava la contraddizione che rammentavo precedentemente. Perché non fidarsi del sottoscritto e del suo piano? Non ero abbastanza affidabile per il mio Kage e credo che nessun insulto sarebbe potuto essere peggiore. Mentre cercavo di trattenere la delusione, l'ex ninja di Konohagakure continuò nella descrizione della sua offensiva: « Le mie capacità non sono adatte al piano che ho elaborato. Come te, ho scelto la via della spada. Ma conosco due shinobi in grado di prepararti a dovere per il compito. La prima kunoichi è Shizuka Kobayashi. Andrai da lei insieme ad una persona della quale mi fido. Lei è in grado di alterare i ricordi. Ho la massima fiducia in lei, oltre che la certezza che odia il Flagello quasi quanto te. Lei ti dovrà rimuovere tutti, tutti i ricordi di questa conversazione. Non rischierò che la nostra azione venga svelata. Ciò che ricorderai è che ti risveglierai in ospedale a Konoha, non di essere giunto a Kiri e di avermi parlato. Poi da lì, muoverai secondo i tuoi desideri. Ma prima di questo, dovrai andare dall'Hokage. Lui saprà cosa darti, un oggetto che dovrai conservare con cura. Farò in modo che ci siano due ricordi dentro te, se l'arte di Shizuka lo consente: il primo è che non dovrai tornare a Kiri, il secondo e che non dovrai mai separarti da questo oggetto. Poi andrai a recuperare la tua spada... e nel momento in cui sarà nelle tue mani, solo allora, succederà l'imprevedibile che probabilmente sconvolgerà te e sorprenderà il Flagello, dandoci un vantaggio dal punto di vista tattico. Il nemico più pericoloso è quello che non puoi veder arrivare. » Le sue parole mi suonarono abbastanza criptiche. Sarei dovuto tornare da Raizen, come feci per dare rapporto sulla morte di Isaka e questo mi avrebbe dato qualcosa di cui non sapevo niente ma che a quanto pare si sarebbe rivelata fondamentale al fine di recuperare la mia spada e fermare Jeral. Di qualsiasi cosa si fosse trattata, a meno che non fosse stata una nuova Lama Insanguinata, non avrebbe potuto niente, ne ero certo. Salvo essere un Raizen/Itai portatile, certo. « Ah, Keiji, attento alle minacce. Io mi sto prendendo la responsabilità di aiutarti a salvare la tua spada e fare ciò che è giusto per il mondo intero. Tu prenditi la responsabilità di ciò che dici in difesa dei tuoi tesori. Nel momento stesso in cui annuso che potresti essere un pericolo perché le cose non sono andate come dovevano, dovrai assumerti la responsabilità delle tue parole. Dammi una tua risposta, prenditi tutto il tempo per pensarci Keiji. Sei venuto qui per un motivo, volevi aiuto. Questo è il massimo che posso darti, date le circostante. » concluse infine, ricambiando per la prima volta il mio ferreo sguardo. La mia risposta giunse subitanea, immediata: « L'unico che qui ha frainteso qualcosa è lei, Signore. Non sono mai venuto qui in ricerca d'aiuto, niente me lo avrebbe permesso. Io sono venuto qui per farmi mezzo per Kiri, non in cerca di sostegno. Allo stesso modo, non mi sono proprie le minacce: io parlo di conseguenze dirette ed inevitabili sulla base del mio codice d'onore. Le responsabilità sono il mio pane quotidiano, mio Kage. » dissi, soffermandomi un istante. L'unico fraintendimento della questione era avvenuto non per causa mia, questo è poco ma sicuro. « Per il resto, non ho motivo di richiedere tempo, la decisione è stata presa ancor prima di mettere piede in questa stanza, Signore. Sono al suo servizio, attendo ordini. » conclusi, inchinandomi come precedentemente.
    Direte, come potevo sottostare a quelle richieste così marcate e pesanti? Bhè, se il Mizukage aveva i suoi assi nella manica extra-Nebbia, allo stesso modo io avevo i miei, seppur tutt'altro che esterni al mio villaggio, anzi, tutt'altro che esterni alla mia figura. Infatti, se avessi accettato di farmi cancellare i ricordi di quella discussione, molto probabilmente non avrei ricordato neanche la bugia che avevo messo in atto, non avrei ricordato niente se non gli eventi accaduti con Jeral sulla spiaggia. Questa Kunoichi di Konoha sembrava anche in grado di alterare i ricordi, il che significava che avrei potuto credere qualsiasi cosa sugli eventi successivi alla perdita della mia spada.
    Nella mia testa, però, era presente una controffensiva ben articolata, certa, che mi avrebbe aiutato ad uscire incolume da questa situazione. Dovevo solo attendere il momento giusto.






    Legenda


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    Il Flagello e la Spada




    Potevo quasi sentire palpabile il disgusto di Keiji, ammantato in forme ed atteggiamenti militari perfetti ed un rigore ineccepibile. Incrociai le dita tra di loro e quando Keiji si inchinò un'altra volta sbuffai, trovando irritanti tutte quelle genuflessioni inutili.
    Se ti inchini più di una volta al mio cospetto c'è il serio rischio che ti tagli la testa, Keiji. Meno riverenze, più sincerità. Non sapevo che farmene di tutti quegli orpelli travestite di buone maniere.
    Necessitavo soltanto che i miei uomini fossero leali e che si fidassero del mio giudizio. Quando Keiji continuò a parlare, accettando il mio piano, specificò che non era venuto lì per una richiesta di aiuto. Al che, francamente, finii per sorridere quasi divertito. Se solo non fosse l'attuale unica connessione col Flagello l'avrei sbattuto fuori da quell'ufficio via finestra.
    Con tutto il respetto, Keiji, sei venuto tu ad offrire i tuoi servigi qui. Hai perduto tutto, sei venuto qui a dirmi che sarebbe opportuno non far nulla? Fare la spia? A che pro? Nel momento stesso in cui mi hai rivelato queste informazioni, mi sono reso conto che non è un lavoro per cui è richiesta una spia. Non c'è da spiare il Flagello, Keiji. Te ne rendi conto? Non sono altre informazione ciò di cui ho bisogno, anzi, l'unica informazione di cui necessito è un luogo ed un tempo. Poi, tu potrai riavere la mia spada, io potrò scontrarmi con lui. Io sono l'unico a Kiri che può affrontarlo. L'unico. Spetta a me, a nessun altro. Perché credi che non abbia diramato ai quattro venti il pericolo, a parte una questione di segretezza che sta dietro alla minaccia stessa, della quale non conosci motivi, entità ed obiettivi. A che serve? Non sacrificherò inutilmente la vita dei miei uomini mandandoli ad inseguire un folle che potrebbe spezzarli con una mano. Tocca a me, a nessun altro. Ma i movimenti di costui sono imprevedibili. Agisce da solo, senza uno schema, bruciando villaggi e sterminando famiglie. Non riesco mai a capire la sua prossima mossa perché appaiono tutte prive di qualsiasi logica. Per questo motivo devo usarti, Keiji. Comprendi? Ma devo usarti alle mie condizioni, non alle tue. Comunque, prima non ho sopportato il fatto che tu fossi disposto a mettere la tua Spada al di sopra delle vite degli innocenti che il Flagello avrebbe potuto sterminare quando potevamo avere l'opportunità di fermarlo. Mi hai fatto comprendere quanto preziosa fosse per te quell'arma. Non lo disprezzo, ma ti pone in una situazione in cui i tuoi interessi confliggono con i miei... se dovessi tentare di recuperare la spada, c'è il rischio che il Flagello te la spezzi. Strinsi appena il pugno, in un gesto impercettibile. Proprio per questo, Keiji, non porro credere ad una parola di quello che mi hai detto. Non al tuo racconto, non ai dettagli che mi hai rivelato. Non è niente di personale, Keiji, mettiti nei miei panni e capirai.
    Passai le mani sul mio viso con aria evidentemente esausta.
    Mai, come in quei momento, la stanchezza di essere il Mizukage si faceva sentire. Il pensiero che Keiji mi avesse mentito era reale, una reale possibilità da non sottovalutare e se così fosse stato, allora con ogni probabilità avrei dovuto agire di conseguenza nei suoi confronti.
    Mi ritrovai a pensare a Raizen, ed al fatto che diceva che fossi troppo buono e fiducioso. Forse aveva ragione. Del resto, quando era successa la stessa cosa con lo Yotsuki avevamo preteso tutti quanti un interrogatorio al fine di stabilire se il suo racconto fosse o meno la verità.
    Cosa mi assicurava che per Keiji non fosse lo stesso? Dov'era la certezza che il Flagello non lo tenesse sotto scacco per tendere a me una trappola? Se io cadevo, Kiri era in pericolo. Quante cose non conosceva il Kagome!
    Non potevo mettere la mia persona a rischio in quella che poteva essere una palese trappola senza aver verificato con cura che non lo fosse. Cercai su di lui alterazioni di chakra che mi potessero suggerire che la sua mente fosse alterata o meno [Abilità]

    Percezione del Vero [2]
    Arte: L'utilizzatore può individuare la presenza di genjutsu e fuuinjutsu valutando il sistema circolatorio proprio e delle persone entro 9 metri.
    (Consumo: Medio)
    , così da assicurarmi che non ci fossero jutsu a celare ai miei occhi la ricerca dell'univoca verità sulla faccenda.
    Superai Keiji fino a giungere alla porta. Girai la chiave nella toppa e la tirai fuori, mettendola al sicuro nella tasca dei miei pantaloni. Mi poggiai con la schiena alla porta, tenendo le braccia conserte, fissando Keiji con attenzione.
    Adesso io ti farò alcune domande, Keiji. E voglio che tu mi risponda con sincerità. Dopodiché, verificherò se nelle tue intenzioni c'è mentirmi o meno. Non intendo alzare le mani su di te, sarebbe spregevole e inutile, non intendo torturarti o altro. Ma la verità è nascosta nella tua testa se ancora non me l'hai rivelata e posso chiedere alla stessa kunoichi che ti ha curato le ferite di tirarla fuori di lì per me... e se provi a mentire, io me ne accorgerò. Dunque, mi hai detto tutta la verità? Tutto ciò che mi hai detto è vero? Il Flagello non sta usando il tuo dolore per arrivare a me, con la tua consapevolezza? Questa è l'unica possibilità che ti do di dirmi l'assoluta verità, Keiji. Rimasi impassibile a guardarlo. Ti consiglio di sfruttarla bene, se devi.


     
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    Mancanze
    Capitolo Terzo


    Atto V
    Incontro a porte chiuse
    Come era lecito aspettarsi, il Kage dal cuore buono non apprezzava le formalità. Dopotutto, di cosa te ne fai dell'ordine quando regni in modo confusionario e inappropriato? Ma al di là dei miei pareri personali, quell'uomo si dimostrava un turbinio di emozioni, di raggelanti contraddizioni, di insicurezza e mancanza di fermezza. Egli sostenne la mia argomentazione per rivoltarmela contro, come il migliore dei sofisti e concluse dicendo che non poteva credermi. La malafede del mio Kage mi lasciò sconcertato: cosa avevo fatto per meritarmi quella situazione? Itai non aveva compreso fin dal primo minuto la questione e l'odio verso Jeral sembrava non lasciargli la benché minima possibilità di comprensione: se avessi insistito però, la situazione mi si sarebbe voltata contro. Cosa avrei dovuto fare, dunque? Se avessi confessato il vero luogo dell'appuntamento mettevo in pericolo il senso della mia esistenza, se non l'avessi fatto non so bene cosa sarebbe accaduto da parte di Jeral. Certo era che quell'uomo stava seguendo Namida, una associazione criminale. Com'era ... "il nemico del mio nemico è mio alleato". Avrei potuto confessare questo al mio Kage? Ero solo molto, molto deluso da quella persona della quale già portavo una bassissima considerazione: gli uomini si rivelano spesso per quello che la gente dice che siano e su Itai le dicerie erano molte. « Se non accetti il rispetto che ti meriti da me, non te lo darò, Itai. » dissi, riferendomi alle riverenze che ero solito fare. « Io sono venuto qui ad affidarti la mia vita e tu mi ricambi dicendo che ti sto suggerendo di non fare niente. Questo mi offende perché fa trasparire la considerazione che hai della mia vita. Se tu non fossi stato l'unico di mia conoscenza che sapevo potesse affrontarlo, sarei mai venuto qui, secondo te? Io non posso fare altro che preoccuparmi della mia spada: so bene che se mi facessi trovare all'appuntamento con una scorta o con l'animo turbato in qualche modo quell'essere spregevole se ne accorgerebbe, così come ha fatto leva sui miei sentimenti per costringermi a quelle atrocità. Hai citato l'assurdità delle manovre che egli compie: essere la tua pedina, colui che ti permette di essergli sempre un passo avanti non è ciò che fa per te? Tu vuoi il suo sangue, imbastisci discorsi sulla moralità e sul calcolo delle vite altrui ma sei tu che non consideri le conseguenze. » stavo forse parlando con troppa libertà, mi sentivo in colpa con me stesso ma era stato il mio Kage a chiedermelo. « Mi sono poi offerto di agire alle tue condizioni, conscio del fatto che avrei sacrificato la mia spada per il mio paese, che avrei messo Kiri dinnanzi a tutto, come ho sempre fatto ma ad un costo davvero enorme: quello di non poter essere più nessuno. » mentre stavo rispondendo, Itai mi aggirò e andò a chiudere la porta alle mie spalle. Un brivido gelato mi percorse tutta la schiena fino alla nuca. Il Kyuudaime si era poggiato poi all'entrata ormai sigillata, ponendo la chiave all'interno della sua tasca. Mi voltai lentamente con una espressione di stupore sul volto.
    Itai a quel punto iniziò ad insinuare che mentissi e che non gli avessi raccontato tutta la verità. La stessa delusione che avevo avuto precedentemente si rimanifestò nella mia figura. Parlai nuovamente in totale libertà: « Al Forte è comparsa una minaccia esterna a Jeral. Un gruppo di cui non so niente se non il nome: Namida. Parevano conoscere bene il Flagello e sembrava che i due fossero sulle tracce della medesima cosa. Il Ninja che ho dovuto uccidere poi, era un ninja dell'Onda. » Troncai all'improvviso il discorso: ebbi una sorta di l'illuminazione. Portai d'istinto la mano sul filatterio cremisi che avevo nel taschino con all'interno il ricordo che avevo impresso di quella serata e rianalizzai le parole di Jeral, con attenzione. « Quando saprai, sarai pronto a comprendere la scelta che aneli di compiere. Hai due settimane. Poi spezzerò la lama e la getterò nell'oceano. » sussurrai, sconvolto. Avevo preso un abbaglio, Jeral non voleva che lo incontrassi! « Mizukage, cos'è successo all'East Gate di Oto? » dissi, terribilmente sconvolto in viso. « Credo di aver completamente frainteso la situazione! »




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    Il Flagello e la Spada

    IV



    Alla battuta sul “rispetto” feci una smorfia infastidita. Il rispetto si guadagna, l'obbedienza è dovuta, la riverenza è inutile. Dissi solamente, per poi acquietarmi ad ascoltare le sue parole. Con assoluta tranquillità, quando ebbe terminato di parlare, risposi.
    Hai un appuntamento, è l'unica informazione che voglio. Il resto è inutile. Spero tu l'abbia capito, Keiji. Conclusi semplicemente. Se avesse voluto capire il perché avessi imbastito quel piano, sarebbe stato tanto meglio per lui, altrimenti avrei proseguito senza preoccuparmi minimamente del fatto che lui fosse pienamente consapevole del perché avessi deciso di rifiutare la sua offerta e fare di testa mia.
    Non era il mio modo di fare, apprezzavo sempre che i miei uomini fossero consci del motivo dei miei ordini (sempre se non vi era un segreto da mantenere) così da essere maggiormente motivati quando li eseguivano. Non riuscivo a comprendere se Keiji avesse compreso o meno le motivazioni delle mie scelte, il suo modo di fare non mi lasciava spiragli di sorta per comprenderlo.
    Così glissai.


    Ed ecco che, quando fummo a porte chiuse, altre informazioni da lui taciute precedentemente vennero fuori. Una associazione che si faceva chiamare “Namida”, della quale non avevo mai sentito parlare. Stava parlando quando si fermò all'improvviso. Keiji fece un'espressione strana: pareva che avesse ricordato qualcosa all'improvviso, o che fosse giunto ad una conclusione inaspettata. Udii i movimenti sotto il mantello, non comprendendo ciò che potessero significare ma dopo qualche istante lui mi domandò cosa fosse successo all'East Gate di Oto.
    Non lo so. Non arrivano notizie da Oto da che l'Amministratore Yakushi ha cercato di inviarmi un giocattolo mortale pensando che fosse divertente per le mie figlie. Era tristemente vero. Sopratutto il fatto che lui credesse che fosse divertente. Perché? Cosa avresti frainteso? Domandai allora, incuriosito, fissandolo in viso.
     
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    Piani Rovesciati
    Capitolo Quarto


    Atto VI
    Nuove certezze e vecchie bugie †
    Non volli controbattere le sue inutili parole sul rispetto: non sapeva cosa fosse e di conseguenza ne parlava come se si dovesse contestualizzare come qualcosa da ottenere, come un premio da dare. Invece il rispetto è la base delle attività civili, anzi, è la base dei rapporti sociali. Non si può pretendere di sputare in faccia alla gente e di comandarla; il rispetto va di pari passo con l'educazione ma forse a Konoha non si era soliti insegnare il retto comportamento da tenersi.
    Quando ebbi finito di parlare, mentre Itai mi rispondeva, ripensai a cosa mi avesse potuto portare ad un fraintendimento così insolito: doveva essere stata l'enorme quantità di ferite che avevo subito la sera precedente, i colpi ripetuti che la mia testa avevano dovuto sopportare contro la dura sabbia bagnata a farmi cadere in fallo in modo così teatrale, a farmi commettere un errore di calcolo così enorme, plateale, che mai in vita mia mi portò più vergogna. Il Flagello non mi aveva dato un appuntamento, mi voleva dimostrare qualcosa affinché apprendessi. Non lo avrei mai trovato ad Oto, sarebbe stato lui, una volta accertatosi del mio arrivo in quei lidi, che mi avrebbe ricercato. Dopotutto, un fuorilegge perseguitato in tutti e cinque i più grandi villaggi, non può semplicemente dare appuntamenti a sconosciuti, ad estranei, neppure se ha loro rubato la spada. La vergogna poi sparì, nel momento della realizzazione del significato e dei risvolti dell'intera faccenda. Il mio piano, forse architettato dal mio inconscio già conscio del fatto che non avrei trovato nessuno ad attendermi al Gate otese, era perfetto fin dall'inizio: Itai doveva riporre in me la più totale fiducia se voleva venire a conoscenza degli spostamenti di Jeral. « Io, Signore ... » dissi titubante, « ho frainteso le parole del Flagello. Lui non mi stava dando un appuntamento ma mi stava dando prova del suo potere. Deve aver compiuto qualcosa all'Est Gate di Oto, qualcosa di tangibile, di evidente, di oscenamente sconcertante. Qualcosa che mi potesse far capire con chi avevo a che fare perché » rallentai un attimo, completando il discorso con le parole che avevo già pronunciato prima, le stesse, medesime, che Jeral mi aveva rivolto « quando saprò, sarò pronto a compiere la scelta che anelo di compiere. » A questo punto però avrei dovuto spiegare anche il resto della storia. Ma non necessariamente che avevo mentito. Dovevo dunque ampliare ciò che era già vero, aggiungere la storia di Suna, plasmare leggermente la realtà ai miei fini. Tutto sarebbe andato come volevo. O quasi: « Come le avevo detto » - senza accorgermene, tra le altre cose, tornai a darle del Lei come solevo. La mia disciplina ferrea era una forma mentis troppo forte per piegarsi alla semplice maleducazione - « ero su quella spiaggia a cercare il potere del vero Demone della Nebbia, dell'unico Demone della Nebbia » dissi, scherzando sul soprannome del mio Kage « Jeral era convinto fosso proprio del Comandante del Forte che mi sono trovato a combattere e sconfiggere, ed infatti aveva ragione: una strana figura però ci ha anticipato ed ha rubato qualcosa, non so bene cosa, da un alcova dentro il fortino militare proprio un istante dopo che avevamo scoperto dove trovare quel che cercavamo; quella figura era un membro di Namida, l'associazione che le ho appena detto. A quel punto Jeral mi ha detto che avrei dovuto guardare le Mura di Suna e poi raggiungere l'Est Gate di Oto. Forse con guardare ... » mi soffermai un secondo « intendeva esattamente guardare, confrontare le mura di Suna con l'Est Gate. »
    Rimasi attonito qualche istante, fissando il vuoto davanti a me. « E' tutto quello che è successo, per filo e per segno. Se vogliamo sapere dove il Flagello sarà dovrò presentarmi ad Oto. Vorrei tanto avere un'arma con cui poter combattere ... è un peccato che ancorai miei Fratelli non mi abbiano raggiunto e che il quartiere del mio Clan sia ancora vuoto. Il mio Palazzo, il Cimitero Monumentale, le secolari abitazioni. Tutto quel silenzio è scoraggiante e senza Saruhyondo a tenermi compagnia è così cupo, senza senso. » Avevo divagato e stavo riflettendo ad alta voce, dovevo dunque rimettermi in carreggiata. « Mi perdoni. Devo essere ad Oto entro tredici giorni. Qual è il suo piano? Il mio continua ad essere pregnante, nonostante il nuovo scenario, non trova? Mi affiderò a tutto quello che ha da dirmi, nonostante questi nostri piccoli screzi. » Stavo per inchinarmi nuovamente, ma mi fermai dopo un breve accenno. « Mi perdoni, è la forza dell'abitudine. »




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    Ah, una domanda !



    Quando Sanjuro entrò nella stanza dell'impiegato, si guardò intorno, alla ricerca della faccia indicata da Itai. Pochi istanti dopo, e un individuo si alzò, guardandosi attorno a sua volta, per capire chi fosse lo strano tipo con una maschera sul volto, con molteplici piume attaccate.
    Sanjuro si avvicinò, dopo essere stato interpellato, e allungò il braccio con il foglio timbrato dal Mizukage.

    - Salve. Sono Sanjuro. -

    Non disse altro. Si limitò ad annuire con la testa, come se chiunque, lì dentro, dovesse sapere di default chi lui fosse. Sicuramente dopo questo incontro, ogni impiegato si sarebbe ricordato dello strano sciamano.
    L'uomo dalla maschera pennuta osservò l'impiegato controllare il foglio, senza proferire parola, quando, all'improvviso, allargò le gambe e abbassò il baricentro, si porto le mani sulla testa, come se si fosse accorto di un pericolo, e urlò.

    - OMMIODDIO MA ASPETTATE, O NO, UN MOMENTO. -

    Quindi tornò serio e avvicinò il volto all'impiegato, avvicinando a lui la maschera. Quindi parlò tranquillamente.

    - Ah, una domanda. E' previsto uno sconto sulle ciabatte per i reintegrati nella società ? -

    Attese una risposta. Era terribilmente serio. Per lui era importantissimo, quasi vitale, improvvisamente le sue mani e la sua fronte iniziarono a sudare, mentre attendeva il verdetto dell'impiegato. Non sulla sua liberazione, non sul suo futuro da ninja, ma sulle ciabatte. Dopo 10 anni nei geli di Genosha, Sanjuro avrebbe finalmente avuto un nuovo paio di ciabatte, senza dover sborsare un singolo Ryo? Oppure no? L'attesa era snervante, anche per un guerriero navigato come lui. Lo stress era notevole, la tensione palpabile nell'aria.
    Deglutì. In attesa.

    Sarebbe stato terribile. Era il motivo principale per cui era tornato da Genosha, il motivo più importante, così importante da non informare della sua esistenza il Mizukage. Sanjuro aveva bisogno di nuove ciabatte, ma con l'emozione del momento, si era scordato della questione, e non ci stava pensando.
    Ora però la necessità era evidente, le sue ciabatte cascavano a pezzi, e il suo piano non poteva fallire proprio in quel momento. Avrebbe testato la fortuna, per un motivo più importante. Per delle ciabatte. Nuove.

     
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    Il Flagello e la Spada

    V



    Rimasi in silenzio per dei lunghi istanti. Le sue rivelazioni avevano cambiato totalmente le carte in tavola. La non-esistenza di un appuntamento rendeva tutto totalmente inutile. Il piano preparato non sarebbe servito se non vi era un appuntamento vero e proprio. Fissai un punto imprecisato del muro davanti a me, deluso dall'occasione mancata: desideravo fermare il Flagello al più presto e non potevo, non ancora!
    A quel punto che fare?
    Dovevo fidarmi di Keiji, questo era ovvio. Era l'unico collegamento tra me ed il Flagello e non potevo non usarlo. Marchiarlo per sapere la sua posizione? Rischioso: significava dichiarare a qualsiasi altro shinobi in grado di percepire dei sigilli che “ehi, qualcuno vuole sapere dove sto”. Tanto valeva scrivere direttamente una lettera al Flagello ed appiccicarla addosso a Keiji.
    Non v'era altro modo.
    Però, ancora, potevo fidarmi di lui? Potevo fidarmi di una persona che mi aveva dato l'impressione di tenere più alla sua spada che alla vita delle persone che il Flagello avrebbe mietuto nel mentre che lui lo spiava? Sopratutto, potevo fidarmi di un uomo che stava subendo la pressione psicologica di vedersi tenuto in ostaggio un oggetto assai prezioso?
    Mi hai illuso, Keiji. Io che scioccamente speravo di poter prendere a calci in culo quell'infame bastardo. Per quanto colorite quelle parole non erano cariche d'odio.
    Il mio spirito di era acquietato da un bel pezzo. Questo cambia tutto. Senza un appuntamento il mio piano diventa inutile, il tuo perfetto.
    Infilai nuovamente la chiave nella toppa e la girai, facendo scattare la serratura. Finché non saprai certe cose, non potrai riferire nulla al Flagello. Ci sono alcune informazioni che conoscono in pochi e che forse potrei condividere anche con te... tuttavia, Keiji, potrebbe essere pericoloso. Al di la dei tradimenti, potrebbe avere accesso alla tua mente e scoprirle. Non ha senso nemmeno mandarti a Konoha, se devi spiarlo devi ricordare che sei una spia.
    Aprii la porta dell'ufficio, voltandomi appena verso di lui. Seguimi. Ti mostro tutto ciò che rimane del clan Kenkichi che ho nelle mie mani. Magari lì potrai trovare qualcosa di utile per risolvere il problema della tua arma.
    Lo condussi fino al settimo piano, aprii alcune porte ed una in particolare posando la mano sulla serratura e facendovi fluire una minima quantità di chakra. La stanza in cui entrammo era una polverosa cattedrale di conoscenza.
    Molti rotoli erano ammassati ordinatamente in svariati scaffali, ordinati a seconda del clan al quale si riferivano. Lì erano contenute al sicuro informazioni su molteplici clan di Kiri, tra i quali, i Kenkichi.
    Faremo come vuoi, Keiji. Dissi solamente, senza dilungarmi inutilmente in inutili spiegazioni.
    Era l'unica possibilità che avevo di tener traccia del Flagello. Se E visto che senza la tua spada perdi gran parte del tuo potere, forse qui in mezzo ci sarà qualcosa che ti aiuterà a reperirne o costruirne una che possa per il momento sostituire Saruhyondo.
    Feci un passo verso l'uscita, lasciandolo solo in quella diga di conoscenza. Fa ciò che devi, poi torna nel mio ufficio e valuteremo come fare con Flagello nei dettagli. Rimasi per un secondo in silenzio. Poi mi spiegherai anche perché mi hai tenuto nascosto di Namida al tuo primo racconto e come ti è venuto in mente dell'Est Gate solo dopo. Pensaci bene, Keiji.
    Non ero minaccioso. Non risuonavano dolorose promesse nel tono della voce, quanto più una stanchezza frammista ad una lieve delusione. Perché tacere quelle informazioni in primo luogo? Paura? Probabilmente sì, lui dopotutto voleva disperatamente recuperare Saruhyondo. Tuttavia in cuor mio avevo già deciso di non procedere oltre a calcare quella via.
    Un uomo spaventato rimaneva una bestia ferita e per quanto integerrima nelle sue convinzioni poteva agire in modi inaspettati persino a se stesso. Volevo solo che Keiji fosse sincero. La storia di Namida e dell'Est Gate venuti fuori dopo non faceva altro che rafforzare le mie convinzioni che lui fosse ben più spaventato di quanto egli stesso mostrasse al mondo. Non comprendevo l'utilità di tacere quelle informazioni, se non quella che poteva vedere un uomo timoroso di vedersi sottratto un affetto e che per quel motivo agiva in maniera eccessivamente prudente.
    Tornai nel mio studio, con estrema calma, richiudendomi la porta alle spalle. Feci un lungo sospiro, passandomi le mani sul volto. Dopotutto dovevo essere felice di poter mettere una spia addosso al Flagello, inoltre avrei potuto usare Keiji in altri modi finché il Flagello intendeva tenerlo vicino a se, se intendeva tenerlo vicino.
    Tuttavia avevo visto sfumare la certezza di poterlo affrontare, finalmente, faccia a faccia e servirgli una pagnotta ben più dura da masticare che ordine di contadini innocenti.

     
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    Capitolo Quarto


    Atto VII
    Doveri del Clan contro Affezioni personali †
    Avevo dunque colpito nel segno. Avevo piegato il Mizukage. Ero riuscito ad ottenere quello che volevo, semplicemente, dicendo tutta la verità, nient'altro che la verità. Ed una piccola bugia ma irrilevante e totalmente ininfluente. La mia idea si era dunque dimostrata l'unica davvero pregnante e retta ai fini di porre il Flagello nell'unico luogo in cui poteva stare: sotto qualche metro di terra. In quell'incontro di intelletti fui io ad uscirne vincitore.
    « Mi hai illuso, Keiji. Io che scioccamente speravo di poter prendere a calci in culo quell'infame bastardo. Questo cambia tutto. Senza un appuntamento il mio piano diventa inutile, il tuo perfetto. » Ed a quanto pare anch'egli aveva accettato l'idea di esser stato sopraffatto. Continuò puoi con un discorso dove sgretolava lentamente le convinzioni del suo piano precedente. Il mio ego cresceva sempre più mentre l'espressione preoccupata lentamente ridava il posto alla solita, formale, seria armonia di linee distese del mio viso. Il Kyuudaime tolse la chiave dalla tasca e fece riscattare la serratura: aveva aperto. Voltandosi verso di me, disse: « Seguimi. Ti mostro tutto ciò che rimane del clan Kenkichi che ho nelle mie mani. Magari lì potrai trovare qualcosa di utile per risolvere il problema della tua arma. » non sapevo cosa intendesse, non potevo neanche immaginarlo, ma l'idea di sostituire in qualche modo Saruhyondo mi parve subito sbagliata. « Ma Mizukage ... » riuscii solo a dire prima che il cervello riprese il controllo della situazione, cacciando i ragionamenti di stomaco dalla mia mente. Non ero un ninja con abilità particolari. Ciò che mi permetteva di eccellere in quell'arte era proprio la mia capacità di utilizzare la mia spada come vero e proprio vincolo di conoscenze: senza di essa ero buono solo a menar pugni. Dovevo dunque armarmi, senza dubbio, anche solo momentaneamente - niente avrebbe potuto sostituire Saruhyondo - prima di poter affrontare la mia missione e magari riuscire a venire a conoscenza di qualche nuovo segreto sul mio clan.
    L'ex foglioso mi fece strada, portandomi fino al settimo piano dove, semplicemente poggiando la mano sulla serratura, probabilmente utilizzando una sorta di meccanismo a chakra, mi introdusse in una stanza che da lì in poi avrei profondamente amato: una sorta di biblioteca amministrativa, - e come ogni biblioteca piena zeppa di polvere -, forse più uno schedario, piena di fascicoli, rotoli, tomi sui segreti ed i luoghi della storia dei Clan di Kiri. Tutta la parte dimenticata, cancellata da guerre intestine, sepolta dai secoli di storia delle vicende delle tecniche segrete, proibite o innate della Nebbia era chiusa in quella stanza. Mi sentivo così vivo dinnanzi a tutto quel sapere, così felice di poter apprendere storie non più raccontate, di leggere e vivere di luoghi ormai oscuri, nascosti dove piede umano non più posa da eternità. Il Kage mi parlò ma io ero già davanti alla sezione catalogata "Kenkichi" da un piccolo cartellino giallognolo con scritta rossa, dai colori tristi e spenti, e le mie orecchie udirono molto poco delle sue indicazioni. Avevo già preso svariati rotoli quando mi girai verso la scrivania che c'era al centro della stanza munita, spartanamente, di una lampada - di cui non ero certo della funzionalità - e di un incavo, ovviamente vuoto, per il calamaio. Mentre poggiavo i rotoli sul tavolo, Itai si era già avviato verso la porta; prima di andarsene e di chiudere l'uscio alle sue spalle mi diede un'ultima voce: « Fa ciò che devi, poi torna nel mio ufficio e valuteremo come fare con Flagello nei dettagli. Poi mi spiegherai anche perché mi hai tenuto nascosto di Namida al tuo primo racconto e come ti è venuto in mente dell'Est Gate solo dopo. Pensaci bene, Keiji. » Feci un cenno della testa per annuire, come se in quel momento ciò che mi diceva fosse poco importante. Su cosa avrei detto mi ci sarei concentrato dopo, alla fine non si trattava d'altro che spiegare che avevo omesso quei dettagli perché erano informazioni inutili al fine di localizzare Jeral e che il mio fraintendimento mi aveva fatto cadere in secondo piano l'Est Gate. Dopotutto, avrei aggiunto, non me l'ero certo passata bene in quegli istanti.

    [...]

    Non avevo idea del tempo effettivo che avevo passato chiuso sui libri in quella polverosa stanza - per fortuna la luce della scrivania era ancora funzionante - ma avevo letto notizie su notizie del Clan, da semplici libri anagrafici ad una sorta di Tribunale della Sacra Rota, da dispute terriere a libri-cassa di varie attività. Scesi di corsa i piani che mi separavano dall'ufficio del Kage col rotolo che, credevo, faceva proprio al caso nostro. Entrai nuovamente senza bussare, spalancando la porta con rinnovata energia, con un sorriso enorme stampato sulla faccia come non mi se ne vedevano da tempo e con gran furore sbattei il rotolo prezioso e fragile - senza conseguenze per fortuna - sul tavolo di Itai. « Ci siamo! » dissi, portando poi le mani sui fianchi, coi pugni serrati. « Questo rotolo è il resoconto funebre del lascito di Ryuuji Kenkichi, il secondo Capolcan delle Lame Insanguinate, zio da parte di madre della sanguinosissima prima Capoclan, Midorinaka. » mi soffermai un attimo, pensando alle tristissime vicende vissute con Sione e Morua al Bosco dell'Upupa. « In questo racconto si parla del funerale del Capoclan e del suo luogo di sepoltura. A quanto pare era usanza seppellire l'arma, vero e proprio compagno di vita oltre che fonte di conoscenze, insieme al cadavere. » Abbassai nuovamente lo sguardo, pensando a Saruhyondo. Stavo facendo tutto quello per lei: ero giustificato e motivato come niente al mondo avrebbe potuto fare. « Il Mausoleo scelto come luogo di sepoltura di Ryuuji si trova qui » dissi, indicando la mappa che mi ero portato dietro, rapidamente.« Nell'isola che separa Kiri dal Paese del Miele, scavato in una intera montagna. Il rotolo inoltre spiega che il luogo veniva utilizzato per abbandonare la vita ed unirsi a Khorne. Non so bene cosa si intenda, in questo senso ... » feci una breve pausa. Khorne era la divinità della Guerra e quella frase di certo non poteva presagire niente di buono. « Pare dunque che dopo la morte dell'uomo venisse utilizzato come una sorta di fulcro per riti sciamanici o per fare libagioni. Si accenna inoltre della leggendaria arma di quest'uomo, Kyōfu no Koe, la Voce del Terrore ma questa parte è stata poi cancellata. »
    Mi fermai un istante prima di volgere alla conclusione. « Nient'altro, Signore. Adesso sta a lei sfruttare al meglio queste informazioni. »
    Feci un passo indietro dal tavolo prima di spiegare ciò che mi aveva chiesto, cioè prima di dargli le motivazioni delle informazioni omesse qualche ora prima. « Per quanto riguarda il Flagello, Signore, avevo omesso Namida involontariamente, ritenendola irrilevante, dato che ciò che ci interessava era la posizione di quell'essere. Ero in buona fede. Allo stesso modo, l'Est Gate era stato da me volontariamente tralasciato perché avevo concentrato l'attenzione sulle Mura di Suna, non su questa seconda posizione: avevo completamente frainteso le parole di Keral, forse per via delle troppe percosse sopportate, e per questo il mio cervello aveva escluso dal conto dei fattori l'ingresso di Oto. Ne sono mortificato. »
    Avrei atteso una risposta di Itai riponendo le mani nel mio cappotto, chinando leggermente la testa.




    Legenda


    Narrato
    « Citato! »
    « Parlato! »
    « Pensato! »
    Anima di Saruhyondo.
    Anima di Keiji.

     
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    Il Flagello e la Spada

    VI



    Keiji tornò dopo diverso tempo, avendo trovato ciò che cercava. Non ero più solo a quel punto. Avevo richiamato Yogan, nella sua forma umana di una ragazzina di tredici anni dai capelli rossi alla quale avevo raccontato tutto ciò che era successo, nonché i miei dubbi.
    Parlavo spesso con lei, poiché i suoi consigli per quanto spesso diretti ed a volta leggermente cruenti erano profondi in maniera inaspettata. Era un drago assai giovane ma la sua memoria ancestrale era vecchia di centinaia d'anni; come se nell'uovo avesse appreso cose sul mondo e pensato e riflettuto molto.
    Questo è tutto... tu che dici? domandai, alcuni istanti prima che Keiji entrasse.
    Aveva qualche botta in testa? rispose lei, col suo solito tono sarcastico e tagliente. No perché mi sembra strano ti abbia nascosto queste cose.
    Anche a me, in parte. Potrei comunque interrogarlo e verificare se mi stia dicendo la verità... oppure no. Tamburellai le dita sul tavolo. La natura diversa della missione cambiava anche la natura delle mie precauzioni. Non c'è un appuntamento, non c'è una trappola. Se si facesse guidare da Jeral per crearmene una potrei scoprirlo nel momento in cui mi dice che avrebbe un appuntamento... mi fido dei miei uomini, ma il suo coinvolgimento è veramente forte. Sussurrava il nome della spada mentre era svenuto. Mi basterà non dargli informazioni importanti per non rischiare un doppio gioco.
    Ma Jeral potrebbe richiedergliene. Puntualizzò la dragonessa.
    Non ho detto che non gli passerò nulla... ma solo ciò che intendo passargli. Per ora però, devo osservare e capire. Devo avere pazienza. Non so nulla delle intenzioni del Flagello, ad ora la persona maggiormente in pericolo è Keiji stesso.
    Già. Dunque hai perso le staffe prima? Ahahahahaha. Non ridere. Avresti perso le staffe anche tu. Ehi, io non ho un Villaggio da comandare, baaaaaaka!
    Proprio su quell'insulto finale giunse Keiji. Entrò senza bussare e posò un rotolo polveroso sulla mia scrivania. Keiji, lei è Yogan. Non vederla così, in realtà un drago.
    Anche bello grande, eh.
    Modesta. Vediamo cos'hai trovato.
    Ascoltai con attenzione il suo racconto e non mi pareva di trovarvi nulla di strano. Lui aveva ritrovato un'arma che apparentemente sarebbe potuta esser degna di essere una temporanea sostituta di Saruhyondo. Ero certo che se il Clan Kenkichi fosse tornato a Kiri allora lui avrebbe potuto fare in modo di forgiare una nuova spada... ma nel mentre, doveva accontentarsi.
    Arti sciamaniche? Mh... bé sinceramente, poco fa ho ricevuto un uomo che si dice “sciamano”. Ora, non so se è uno sciamano vero o è semplicemente toccato nel cervello dal freddo di Genosha subito per una decade, ma potresti trovare lui. Si chiama Sanjuro, mi pare che è andato a vivere in alcuni acquitrini che si trovano a nord, dentro le mura. Se vuoi cercare di recuperare quella spada o qualsiasi cosa ti serva, vai.
    Poi si giustificò riguardo quella mancanza di informazioni che avevo notato. Il fatto era che mi pareva estremamente strano che il Flagello gli avesse detto di osservare le mura di Suna e dunque quelle di Oto. Non ne capivo l'utilità, anche se un folle come il Flagello poteva avere visioni che mi sfuggivano.
    Non ti interrogherò. Il cambio di piano lo rende inutile. Per ora, se il Flagello te lo domandasse, dovrai limitarti a spiegargli che non hai rapporti con me e che non hai alcun ruolo nel villaggio tale da permetterti di avere accesso ad informazioni riservate. Il che non è nemmeno così lontano dalla verità. Forse vorrà sapere i miei movimenti, se ho mandato degli Shinobi alla ricerca di qualcosa. Fai affidamento sulle tue conoscenze nulle, non dire “no”, rispondi semplicemente che non lo sai. Rimani coerente nella tua ignoranza e vediamo dove questo ci porta, se ci porta da qualche parte. Dopotutto Keiji era un Genin!
    Se avesse portato con se informazioni troppo succulente sarebbe stato quantomeno sospetto. Certo, bisognava trovare il giusto equilibrio tra l'utilità di Keiji che significava la sua vita nonché la prosecuzione della missione e l'effettiva mole di informazioni che lui poteva dare.
    Per quanto riguarda le informazioni che riceverai dal Flagello, non riferirle direttamente a me. Non venire mai di giorno nel mio ufficio a meno che non ti convochi io. Non so se osserva Kiri, posso dirti che ne è interessato e potrebbe aver corrotto qualcuno nelle mura per osservare i miei spostamenti. Se devi riferire qualcosa, devi farlo o ad Akira Hozuki, Meika Akuma oppure Asmodai. Li troverai alle mura. Forse ero eccessivamente prudente, ma preferivo non rischiare.
    Non lo stavo facendo per proteggere me stesso, Keiji l'avrebbe capito. Non ero io quello che stava mettendo la sua vita in prima linea: tutte quelle precauzioni erano per proteggere la sua vita.
    Spero che tu ora capisca che non esistono informazioni inutili. Se sono inutili o meno, lascialo decidere a me. Lo fissai con attenzione in viso, soffermandomi su i suoi occhi.
    Il piano era delineato con precisione e lui da quel momento avrebbe rappresentato il primo legame tra me ed il Flagello. Ci sono domande? Hai altre idee?
     
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    Capitolo Quarto


    Atto VIII
    Ultime Richieste
    Quando entrai, senza badare troppo a ciò che mi circondava e neanche a chi mi stesse intorno, mi precipitai nello spiegare al Kyuudaime la mia scoperta. Un errore banale, dato che avevo totalmente tralasciato la presenza di un'altra persona in quella stanza, di una ragazzina, o meglio, di un essere dalle sembianze di una giovane fanciulla: era in realtà un drago, dovevo dunque presupporre un contratto d'evocazione del mio Mizukage. Non ero molto esperto in queste cose, quindi mi limitai alla riverenza; era sicuramente un essere ancestrale, un vincolo, come la mia cara spada, di conoscenza infinito.
    Mentre citavo gli accadimenti e gli utilizzi posteriori del Mausoleo di Ryuuji, Itai mi interruppe saggiamente, indicandomi una persona che forse poteva saperne di più: « Arti sciamaniche? Mh... bé sinceramente, poco fa ho ricevuto un uomo che si dice “sciamano”. Ora, non so se è uno sciamano vero o è semplicemente toccato nel cervello dal freddo di Genosha subito per una decade, ma potresti trovare lui. Si chiama Sanjuro, mi pare che è andato a vivere in alcuni acquitrini che si trovano a nord, dentro le mura. Se vuoi cercare di recuperare quella spada o qualsiasi cosa ti serva, vai. » Forse Itai si stava riferendo a quella maschera piena di penne che la mia mente offuscata aveva stampato a fuoco nella memoria un istante prima di svenire. Un individuo al quanto peculiare, senza ombra di dubbio.
    L'ex figlio di Konoha ascoltò poi le mie parole riguardo le omissioni rispondendo severamente ma, per una volta, in un modo che condivisi in toto. Anche la linea comportamentale che mi ordinava di seguire mi pareva perfetta, volta a proteggere sia le informazioni che potevo trasportare in me, sia quelle che io potevo trasportare per Kiri. « Sono perfettamente d'accordo, Signore, non avrei mai potuto esprimere meglio i medesimi concetti che avevo in mente. » dissi, annuendo con la testa. Infine, fissandomi negli occhi, mi diede un'ultima volta un suo parere che volle farmi percepire come un ultimo avvertimento: « Spero che tu ora capisca che non esistono informazioni inutili. Se sono inutili o meno, lascialo decidere a me. » Mi chiese poi se ci fossero domande e se avessi altre idee. Effettivamente sì, ne avevo una: « E' tutto perfettamente chiaro e limpido, mio Kage. Ho un'altra idea da sottoporle: non è un uomo a cui piacciono i giuramenti, suppongo, dato il rilutto che dimostra verso le formalità, è un individuo più pragmatico, di fatti, azioni, gesta. » Per quanto ritenessi l'onore ed il dovere, sia formale che non, una imprescindibilità ontologica del pragmatismo militare, mi limitai a descrivere ciò che era trasparito dell'idea di condotta che Itai voleva che i ninja della Nebbia adottassero. « Vorrei poterle dimostrare che in me può avere totale fiducia: vorrei che mi affidasse un incarico delicato, che richieda il più fine senso del dovere, che non possa prevedere distrazioni né tergiversazioni. Vorrei, come lei prima ha detto, guadagnarmi l'incarico che mi è stato affidato. » Mi fermai un secondo, come se stessi dando il tempo ad Itai di assimilare le informazioni ottenute. « Se vogliamo dare a Jeral la sepoltura che si merita, non possiamo permettere che perfino tra noi mezzi di questo fine ultimo ed elevato, ci siano degli attriti. Dobbiamo essere una macchina perfettamente oliata e ingrassata nei suoi meccanismi principali: dobbiamo avere piena certezza di poter riporre le nostra stessa vita nelle mani dell'altro. » Spostai lo sguardo negli occhi del Kage, per fargli capire che in quel preciso istante sarebbe arrivata una frase totalmente opposta alla mia visione del mondo. « Non solo per dovere gerarchico ma per sentimento, per emozione, per finanche amicizia e lealtà. »





    Legenda


    Narrato
    « Citato! »
    « Parlato! »
    « Pensato! »
    Anima di Saruhyondo.
    Anima di Keiji.

     
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