La Tana del Lupo Ubriaco

[Taverna]

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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Mancanza di rispetto
    Comporta solo tanto e incredibile dolore

    Un’insistente vocetta nella mia testa mi diceva di calmarmi, mi diceva che dovevo soprassedere. Perché non era utile creare caos, non era per niente utile farsi un altro nemico.
    Ma non lasciai soprassedere. Io avevo dato un cosngilio, lui mi aveva quasi insultato, io mi ero arrabbiato, lui mi aveva insultato di più. Io ero un suo superiore, io ero stati insultato. Lui avrebbe pagato, per salvare quello che restava della credibilità che lui stava calpestando.

    « Perdonami » dissi a Hiehi « Torno immediatamente »

    La notizia della morte di Yosuke mi aveva colpito profondamente. Ricordavo bene quella classe a Tokushima che avevamo cresciuto insieme con Kiyon e Ishimaru.
    Sospirai e mi voltai verso il kiriano, prima che poesse scappare via io ero già saltato sul tetto dell’edificio e l’avevo raggiunto senza sforzo, parandomi dinanzi a lui, sbarrandogli la strada. Nei miei occhi ardeva una vera e propria furia.

    « Vorrei sapere chi ti ha addestrato fino a questo grado »

    Dissi gelido prima di far scattare una mano a piena velocità (Impasto Basso)(Velocità: 700->775) cercando di afferrare il suo collo. Se la presa fosse riuscita come credevo – era assai difficile che proprio lui potesse schivarla – le mie dita si sarebbero strette attorno al collo con una presa ferrea, mantenuta solo dall’esigenza di non rompergli l’osso del collo. Se avesse usato la sostituzione ancor prima di sfuggire dalla stretta (la sostituzione non avrebbe funzionato se l’avessi stretto, non avrebbe potuto sgusciare via semplicemente accelerando il movimento) l’avrei rincorso nuovamente, facendo ancora la stessa identica cosa. Se era lì non avrebbe potuto di certo pensare di scappare da me correndo via.

    « Ricorda » dissi velenoso « I tuoi superiori potranno essere anche dei gran maiali » la mano sinistra libera quindi si sarebbe abbattuta senza ritegno sul suo stomaco (Impasto Basso)(Forza: 700->775) « Ma tu non devi mai e dico mai insultarli » urlai furioso, con uno scatto presi la grossa spada dietro la schiena e la puntai veloce al suo collo « Ora non aprire bocca e sparisci dalla mia vista, e la prossima volta che vorrai farti vedere farai bene a ricordarti questo » i miei occhi divennero gialli il chakra di Kaku uscì sibillino per colpire il cervello di quel ragazzo « Oggi sei vivo solo perché la legge ha voluto così, ma ci sono cose che nemmeno la legge può controllare» sorrisi, i canini erano leggermente più lunghi.



    Percezione Naturale
    Sebbene tale abilità non possegga limitazioni d’utilizzo vere e proprie, non può essere usata addentro un combattimento, in qualsiasi situazione. Può essere sfruttata sola in situazione di assoluta calma fisica. Per utilizzare tale abilità Itai deve, inoltre, rimanere completamente immobile. Il chakra del demone si espande all’esterno del corpo di Itai, rimanendo tuttavia invisibile, ciò provoca, in ninja con tre o più energie in meno una forte paura immotivata, che non ha ripercussioni particolari con le abilità del ninja, un’inquietudine immotivata nei ninja con due energie in meno, un disagio con ninja con un’energia in meno e nei ninja pari energia Itai sembrerà più forte di quello che è, almeno all’apparenza, anche se tale apparenza può essere smentita con una semplice analisi. Questo discorso è valido anche per gli animali. E' possibile indirizzare il flusso di chakra verso una sola persona, in tal caso l'effetto risulterà concentrato e sarà necessaria una differenza di energia minore di una rispetto a quelle sopra elencate per avere un effetto. In caso contrario, la malia del demone si espanderà nel raggio di venti metri.
    (Consumo: Basso)



    Non si poteva condannare un Biju se questo prendeva il controllo del suo Jinchuuriki. E non sarebbero stati cinque minuti molto felici per quell’impudente ragazzo che si credeva qualcuno.
     
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  2. C a n n e l l a
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    Triclopia
    Parte 6


    Tante cose successero quasi contemporaneamente. Hiei mi zittì mentre parlavo al nuovo venuto. Gli disse di essere lì proprio per vederlo. Itai Nara. Quel nome mi fece formicolare la nuca: che ci faceva un Nara a Kiri? Era forse giornata di raduno di Konoha in terra straniera? No, la risposta mi venne dallo stronzo di Kiri che si era frapposto tra me e Hiei. Lo chiamò traditore. Capii subito che quel Nara in particolare doveva aver abbandonato la sua città natale per andare a vivere a Kiri.
    L'odio verso l'impiccione kiriano crebbe.

    «Senti cazzone, non ti permetto di usare le parole a sproposito! Questo signor Nara qui non è un traditore! Da come ci ha fermati entrambi mi sembra che invece sia un fermo sostenitore dell'Accademia, e il fatto che si sia trasferito in un altro villaggio non fa di lui un traditore. I traditori, quelli veri, sono coloro che vanno contro l'Accademia, che vanno contro il mondo ninja. E sotto questo aspetto sei tu, qui, quello che sembra essere più propenso al tradimento!»

    Le mie parole andarono probabilmente perse nel vuoto, perchè non appena Itai sentì l'offesa, rispose spingendo l'altro kiriano fuori dalla porta. Lo fece con un velocità inimmaginabile, una velocità che io non sarei mai riuscito a raggiungere nelle mie condizioni. E pensare che mi credevo un maestro in fatto di velocità!
    Fuori, gli fece una ramanzian coi fiocchi. Gli disse che nessun ninja di Konoha sarebbe morto quel giorno, nè tantomeno di Kiri. Ero ammirato dalla fermezza con cui impartiva quei consigli. Erano tanto fermi da sembrare ordini. Immaginai che quel ninja dovesse essere qualcuno di grande potere all'interno del villaggio, se era riuscito a sfidare addirittura il Kage. Questa notizia in particolare mi aveva lasciato allibito, e sul subito avevo pensato che Itai potesse davvero essere un traditore. Altrimenti, non si spiegava come mai avesse attaccato il proprio superiore. Riflettendo, però, ero arrivato alla conclusione che forse il Mizukage non era una brava persona. Dopotutto anche i padroni sono esseri umani, e non è detto che sia per forza della miglior specie. Sicuramente c'era un buon motivo per cui lo aveva sfidato.

    Mentre io mi perdevo nei miei ragionamenti, Hiei fuori spiegava il motivo della sua visita a Kiri. Doveva consegnare una lettera ad Itai per conto del suo defunto maestro. L'impudente kiriano continuava a farneticare frasi sconclusionate. Le offese verso Itai erano sempre più pesanti, e mi salì il sangue al cervello per lui. Il dolore allo zigomo si accentuò. Mi era quasi dimenticato di Hiei, tanto che quando se ne andò lo lasciai andare. La sbronza mi era ormai passata, e mi resi conto che quella reazione era stata esagerata. Potevo dirmi fortunato a non essere ancora morto. Mentre si allontanava, gli gridai dietro.

    «Hiei, ti prego di perdonarmi per la mia reazione di prima! Non avrei dovuto mancarti di rispetto nè provocarti! Spero tu non ce l'abbia a morte con me! Se così fosse, sono pronto a prendermi le mie responsabilità! Dal canto mio, non ti serbo più nessun rancore!»

    L'odio per quel kiriano, che si permetteva di offendere i superiori in maniera così grave aveva cancellato ogni altro desiderio di vendetta.
    Proprio mentre finivo di parlare, quello si era liberto dalla presa di Itai e si stava allontanando. Non prima, però, di avermi rivolto le ultime parole insolenti. La rabbia mi accecò. Stavo per tirare fuori un kunai e teletrasportarmi da lui per dirgliene (e dargliene) quattro, quando un movimento alla mia destra mi fece fermare. Itai era scattato con la solita velocità, e aveva afferrato senza difficoltà il kiriano. Lo teneva stretto per i collo. Contemporaneamente, gli sputava in faccia parole asprissime. Gli rifilò una vera e propria cannonata nello stomaco. Il pugno si abbattè sullo stronzo sicuramente non senza conseguenze. Il kiriano incassò il colpo, e subito sul suo volto si dipinse un'espressione di terrore. Sembrava avere una paura matta di Itai, e non riuscii a capire perchè. Certo, era decisamente forte, e si vedeva bene, ma non al punto da risultare terrorizzante.
    Lanciai un kunai nella loro direzione e mi teletrasportai vicino a Itai {Basso+Mezzobasso}. Mi aveva attratto il potere che emanava, e volevo parlare un po' con lui. Ovviamente, dopo che avesse sistemato quella lingualunga del suo compaesano. Con voce sommessa, lo misi al corrente di questa decisione.

    «Ehm, prego anche lei di perdonarmi, Itai-sama, se prima ho parlato a sporposito. Quando avrete finiti con questo abietto individuo, vorreste scambiare due parole con me? Sarebbe un grande onore per me...»

    Mi inchinai, in segno di rispetto.
    Non smetterò mai dirlo: la mia vita, a volte, cambia troppo in fretta. Rischio di perdermi se continua così!

     
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    Non vi c'era onore nell'essere fogliosi dentro, ma non vi era nemmeno onore nel rifiutare ciò che si è. Il suo spregiudicato modo di essere, il suo essere quel che non è la diceva lunga sui suoi modi. Non mi stava antipatico, lo consideravo alla stregua di tutti i fogliosi, ma in quella situazione quell'essere cominciava ad essere leggermente stressante. Le vecchie ferite guarivano con troppa calma, e ad ogni minima parola le dolenti note venivano ri-aperte, rivelando la natura del shinobi. Se davvero non glie ne fregava nulla, se davvero si credeva ormai essere un kiriano a tutta regola, a quale proposito arrabbiarsi in quella maniera?
    Mi raggiunse senza i problemi, sbarrandomi la strada. Era molto veloce, sin troppo. I miei riflessi non lo percepivano nemmeno.

    Magnifico...
    Ero degno di scoprire le potenzialità di quel shinobi, ero degno di poter misurarmi con lui. Io contro 3 persone di razza inferiore, di sangue impuro. Non mi rimase che divertirmi. Complice dei miei ideali, non sarei mai potuto diventare amico di Itai, era escluso. Mi chiese chi mi aveva addestrato, sorrisi.
    Beh, potrei chiedertelo anch'io... ma se i Jonin di Kiri son tutti così, allora siamo nella merda.
    Ci vediamo.

    Una sua mano si strinse attorno al mio collo. Vigeva la legge del più forte, ed in quel momento il più forte era lui. Tuttavia, me l'aspettavo. Non appena le sue dita si strinsero sul mio collo, ancora quando i miei piedi furono appoggiati sul tetto della locanda, che semplicemente sparii.[Tecnica del Teletrasporto]
    Ricomparii abbastanza lontano da quel luogo, ad una cinquantina di metri dalla locanda, con un sorriso sulle labbra. Ricomparii nascosto fra i vari edifici, e quindi, senza pensare due volte corsi via.
    Avevo raccolto abbastanza informazioni per la mia causa.

     
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  4. [.:RoUgE:.]
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    La legge del più forte







    Fu strano in quel momento osservare da lontano quanto quel Ninja una volta compagno del mio defunto maestro, fosse realmente letale, possedeva una velocità mai vista prima, neanche Drake, che avevo osservato in azione, possedeva quelle capacità incredibili, e già lui era fuori dalla mia portata.
    Fu un grosso colpo per la mia persona, vedere come avrei potuto essere sopraffatto, così come stava accadendo a quel Chunin sconsiderato.
    La cosa che compresi in quel momento, era che dovevo accrescere le mie capacità al più presto, avevo già trovato 2 persone che mi superavano, dovevo darmi una mossa.
    Maledizione...
    Mentre osservavo la scena, il Biondo dietro di me, sembrò non desiderare più così tanto la morte prematura che avrebbe ottenuto continuando a cercare giustizia per i suoi ideali mancati.
    Francamente pure a me già non me ne importava un cazzo del diverbio avuto con quel ragazzo poco prima.
    Mi aveva rotto la palle, si era beccato di risposta un gran cazzotto in faccia, il contrasto per me si era appianato dunque.
    Mi chiese scusa, anzi perdono, io cercai di non sembrare interessato, quasi snobbandolo, poichè la scena che avevo davanti mi interessava alquanto.
    Un mostro del calibro di Itai Nara, stava dando spettacolo sotto i miei occhi!
    Mi voltai solo un momento verso quel tizio, Aki o quel che era.



    Si, come ti pare...



    Continuai dunque ad osservare quello che sarebbe successo, qualora Itai avesse sul serio perso le staffe con quel cretino che ancora si permetteva di offenderlo, mi gridò anche qualcosa contro, non ci badai affatto, quello che mi interessava era scambiare quattro chiacchere con Itai al finire di quell'episodio da schifo.
    Giurai sulla mia vita, che se mai avessi reincontrato quel chunin così abbietto, lo avrei distrutto fino all'ultima cellula.
    Intanto aspettavo, attendevo che Itai sbrigasse le sue faccende, in modo tale che tornasse da me, magari per conoscere i dettagli della morte di Yosuke Aburame, dettagli che non avrei potuto fornirgli.



     
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Due chiacchiere davanti a una birra
    Dopo tanto stress, aiuta!

    Il ninja si dissolse tra le mie dita. Si era teletrasportato via. Guardai attorno a me velocemente e non lo vidi, sapevo che era nel raggio di cinquanta metri – aveva eseguito evidentemente la tecnica del teletrasporto – ma non potevo vederlo.
    Avrei potuto far setacciare l’intera zona da uno stormo di Tengu poco amichevoli – e vi assicuro che l’avrebbero trovato – ma non lo feci. Un senso si sconforto mi prese, non per il fallito attacco (se avessi voluto fargli davvero male avrei adottato strategie ben più pericolose) ma per quanto lui si era dimostrato ottuso e superiore nei confronti miei e dei due ninja della foglia.
    Avrei dovuto meditare e capire, perché il suo atteggiamento non sarebbe rimasto impunito. Ogni sua azione futura sarebbe potuta essere deleteria per Kiri.

    Poi dal nulla comparve un Kunai che mi passò affianco. Veloce allunai un mano e infilai al volo un dito nell’anello, facendolo roteare attorno al dito per poi bloccarlo con un gesto sicuro.
    Solo che, proprio affianco al Kunai, comparve un ninja. Lo stesso che stava sfidando l’incauto chunin della nebbia. Incuriosito diedi un’occhiata al Kunai e vi trovai diverse formule disegnato sul manico, capendo che aveva a che fare con la sua comparsa in quel posto: probabilmente poteva richiamare il proprio corpo proprio dove veniva lanciato quel particolare kunai.

    « Parlare con me? » chiesi quasi distrattamente « Bé, si, non ci sono problemi e ti prego, non inchinarti che non sono ancora nessuno di così importante »

    Gli porsi nuovamente il suo Kunai e guardai in basso. Il ninja di Konoha era ancora lì, evidentemente, mi aspettava.

    « Bel gingillo comunque » mi lasciai cadere in basso, atterrando sulla terra agilmente e tornai al Chunin della foglia « Perdonami, quel ragazzo non la passerà liscia, informerò il Mizukage della questione: potrebbe portare a seri problemi in futuro » dopo quella piccola digressione tornai al discorso di Yosuke « Quindi è morto, povero, era un bravo ninja, davvero, mi dispiace tantissimo. Ti ringrazio per avermi portato la notizia Hiei » feci un piccolo inchino e lui fu libero di andare dove preferiva

    Mi voltai verso l’altro ninja e guardai la porta – sfondata – della locanda. Mi sarebbe toccato ripagargliela o forse avrei potuto migliorarla.

    « Se vuoi scambiare due chiacchiere con me, facciamolo davanti a una birra, che farà bene » mossi qualche paso verso la porta, rimasta appesa a un solo cardine« A proposito come ti chiami? »

    Strappai via la porta dalla locana e prima che chiunque potesse dire qualcosa la posai a terra, sulla strada. la osservai attentamente e composi il sigillo del serpente. Affianco alla porta rotta, di legno, una nuova porta di terra si andava formando, sorgendo dall terra e modellandosi secondo la mia volontà. Quando ebbi finito la presi e la sistemai nei cardini come corretto.

    « Ecco, sistemata » dissi con un sospiro « Entriamo, dai »

    Entrammo nella locanda e ci sedemmo al bancone. Chiesi due birre ed io, bevvi un sorso della mia dal calice.

    « Allora? »

     
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  6. Akimaru Tokugawa
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    Mai un giorno di tregua



    Stavolta ero davvero in ritardo.
    Preso a concludere i preparativi per il lungo viaggio che mi aspettava mi ero proprio dimenticato di avere un lavoro, ormai avevo la testa fra le nuvole, troppe preoccupazioni a cui tener testa troppe cose da fare, era ora di staccare un po'.

    Camminavo a passo sveglio per le vie di Kiri, quasi automaticamente senza pensare alla strada da dover fare, ormai era diventata una routine, ma quella volta per non so quale motivo decisi di cambiare strada. Mi intrufolai nelle piccole viuzze del villaggio, tra vecchi e nuovi edifici. Alcuni vicoli erano davvero stretti quasi da non far passare più di una persona alla volta.
    Era li che lo vidi comparire.
    Si materializzò istantaneamente, di sicuro aveva usato qualche tecnica ninja, a pochi metri dalla mia locanda, quasi 50 sicuramente. Aveva uno strano sorriso sul volto, come se fosse soddisfatto, poi corse via.

    « Curioso... »



    Dissi tra me e me, continuando a camminare diretto alla locanda.

    Nei pressi della locanda rimasi allibito. In lontananza potevo vedere chiaramente la porta della stessa a terra distrutta. Sbarrai gli occhi e mi fiondai verso di essa per poi notare che, al posto della vecchia, era sorta una nuova porta, di terra e roccia.
    Interdetto la aprii ed entrai.
    La sola vista di un ninja mi preoccupò alquanto dato che, da quando avevo riaperto la locanda, non era mai venuto una volta, poi, come se non bastasse c'erano anche due ninja di Konoha. Questo mi preoccupò ancora di più. Che Drake avesse incolpato me per il casino nel Bosco dei Nara? Dovevo stare calmo e non far trasparire le mie preoccupazioni.


    « Itai Nara, è da tanto che non ci si vede. Ti vedo teso...successo qualcosa? Ah visto che ci sei...potresti spiegarmi cosa è successo alla porta? »


    Dissi salutando il traditore della foglia, intimorito e infastidito. Poi mi rivolsi agli ospiti della foglia piegando leggermente il capo.

    « Ninja della foglia. Qual buon vento vi porta a Kiri? Avete già ordinato? »



    Chiesi gentilmente per poi dirigermi verso il bancone. Avrei dovuto rimandare di qualche ora la mia partenza e la cosa mi seccava.
     
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  7. C a n n e l l a
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    Triclopia Pellegrino
    Parte 7


    Itai mi rese il kunai. Essendo palesemente dotato di una velocità sbalorditiva, era riuscito a fermare la mia arma. Ovviamente, la dislocazione era riuscita lo stesso. Quando ricomparvi vicino a lui, però, notai subito l'assenza del bastardello che fino ad un secondo prima veniva delicatamente strangolato. "Come cavolo ha fatto?"
    Immediatamente, mi venne da pensare che anche lui possedesse la mia stessa tecnica, ma l'idea perse di valore quando mi resi conto che mai avrebbe accettato di portare con sè qualcosa di così "Konohico". Doveva avere qualche tecnica simile, comunque. Mi venne in mente quel poveraccio morto squartato a Suna. Anche lui sapeva scomparire.

    Avendomi dato il suo consenso per parlare, mi affrettai a seguirlo quando saltò giù dal tetto per rivolgersi a Hiei. Io mi inchinai in segno di rispetto. La vergogna per la smattata di poco prima mi bruciava ancora. E lui, sebbene avesse accettato le mie scuse, non sembrava particolarmente entusiasta. Rimasi inchinato per tutto il tempo in cui parlarono del loro comune amico defunto.
    Alla fine Itai si rivolse di nuovo a me, e mi propose di andare a parlare davanti a due belle birre. Mi chiese (e solo allora mi resi conto della mia mancanza di buone maniere) il mio nome.

    «Mi scusi, Itai-sama. Ha ragione, non mi sono presentato! Il mio nome è Aki Hitori IX. Aki, per fare prima. E accetto molto volentieri di venire a bere con lei, sperando però che stavolta l'acool non mi dia alla testa come poco fa...»

    Sorrisi imbarazzato. Odio quando mi metto inconsciamente nei casini da solo.
    Ci avviammo verso la locanda, io in silenzio religioso, Itai con la tranquillità di chi sa di essere a casa propria. Era straordinariamente tranquillo. Lo osservai meglio, e mi sembrò completamente un'altra persona rispetto a quella che un minuto prima pareva concentrare in sè tutta la furia del genere umano. Arrivati all'ingresso, si limitò a finire di divellere la porta sfondata dal suo stesso impeto, e a sostituirla con una nuova creata (non sono mai riuscito a capire come) dal terreno. Lo guardai a bocca aperta, ma non dissi nulla.
    Dentro gli avventori mi guardarono piuttosto male. Si erano aspettati che venissi linciato per il casino di poco prima. "Mi dispiace di avervi delusi..."
    Eravamo appena entrati, che un tizio entrò di corsa. Si guardò intorno e sembrò fissarsi su di noi. Salutò Itai (evidentemente si conoscevano), e con preoccupazione mista a deferenza gli chiese cosa fosse successo poco prima.
    Poi si rivolse a me, chiedendomi nome e motivo della visita.

    «Salve, io sono Aki Hitori. Ed ero venuto, inizialmente, per conoscere un mio cugino che mi aveva detto di voler diventare ninja. L'incontro si è rivelato però una bella fregat...diciamo un completo fallimento. Poi sono successe altre cose, diciamo involontariamente...Tu, piuttosto, chi sei?»

    La risposta alla mia domanda arrivò da sola quando il nuovo venuto fece il giro del bancone e ci chiese se avessimo già ordinato. Evidentemente era l'oste.
    Itai gli chise due birre. Mentre sorseggiava, mi fece segno di cominciare.
    Bevvi anche io. La birra di Kiri, devo ammetterlo, è decisamente superba!

    «Ehm, quello che volevo chiederle è piuttosto personale...ma...ecco...è vero quello che diceva quel rompiscatole poco fa? Mi spiego meglio: è vero che un tempo viveva a Konoha? Cosa l'ha spinta a venire via?»

    Mi resi conto che sembrava un interrogatorio. Intimidito dalle conseguenze che le domande potevano avere, mi affrettai a precisare.

    «Non è per farmi gli affari suoi, sia chiaro. Nè tantomeno la biasimo per quello che ha fatto. Sono un fermo sostenitore della fratellanza tra i Villaggi, e non vedo come traditore chi semplicemente si sposta tra di essi. I traditori veri sono quelli che minacciano i Villaggi, tutti, e l'Accademia stessa. Però il suo caso mi interessa, non so perchè...Forse perchè siamo biondi entrambi...O forse perchè anche a me piacerebbe trasferirmi altrove, magari più avanti...»

    Non avevo mai detto una cosa simile ad altre persone. L'idea era sempre maturata solo nella mia mente. Però non era nuova. Avevo cominciato a pensarci quando ancora vivevo schiavo dell'autorità dei miei genitori. Già da piccolo avevo un certo istinto ribelle. Convinto com'ero che i miei non mi avrebbero mai lasciato fare il ninja a Konoha, avevo pensato che forse sarei potuto fuggire in un altro Villaggio. Lì mi sarei fatto una vita nuova. Cominciai a fantasticare di questi viaggi avventurosi. Credo sia stato allora che ho cominciato ad accarezzare l'idea di diventare un eroe.
    Le cose poi non andarono così, e io riuscii a diventare ninja nel mio Villaggio. Però, a dispetto di questo, il desiderio di viaggiare mi era rimasto addosso e a volte, di notte, immaginavo ancora di viaggiare e crearmi una nuova vita altrove.

    L'incontro con Itai doveva aver sbloccato questo desiderio represso e latente.
    Silenziosamente, continuai a bere la mia birra, aspettando una risposta. "Che sto cercando? Un'ispirazione? Una guida? Ah, non lo so nemmeno io..."

     
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  8. [.:RoUgE:.]
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    Un Bicchiere prima di Partire.






    Sinceramente stavo per andarmene da quel villaggio umido e squallido, avrei avuto di meglio da fare, avevo intenzione di partire per un viaggio, magari con un nuovo maestro, che potesse accrescere le mie capacità.
    Stavo per muovermi, quando quei due: Itai ed il Biondo, decisero di bere un bicchiere e parlottare assieme, ma si, mi sarei fatto anche io un altro bicchiere prima di partire.
    La rabia mi era passata, forse avrei potuto conoscere le abilità di quell'Aki, e ricevere qualche informazione su Itai.



    Vi dispiace se mi unisco a voi per un bicchiere?
    Dopo di ciò partirò per Konoha....



    Avrei atteso la loro risposta, e nel caso fosse stata positiva, mi sarei incamminato con i due shinobi verso l'interno della locanda.
    Ad un tratto si presentò uno shinobi, il gestore della locanda da noi deturpata, e ci chiese che cosa facessimo in quel di Kiri, la risposta che ebbe dal sottoscritto, fu secca ed esaustiva:



    Io ero venuto a Kiri per portare un messaggio ad Itai, poi è successo casino con un ninja di Kiri...
    Ora se non le spiace, vorrei un bicchiere di Sakè, magari anche un quarto di litro...



    Mi sedetti dunque in silenzio accanto ad i due shinobi, restando a sentire che cosa si sarebbero detti, provando a mostrare interesse.
    Sarei rimasto in silenzio, facendo dei cenni di assenso o simili, tanto per mostrare che c'ero.
    Poi quando il loro discorso fu terminato, parlai a mia volta.



    Itai san... quando Yosuke era in vita, mi parlò molto bene di te, ti considerava un grande ninja, in tutto e per tutto deve aver avuto rammarico di non rivederti un'ultima volta...
    Comunque adesso io mi stò impegnando per tenere alti i suoi insegnamenti, per servire l'accademia anche a costo della vita, solamente per l'uomo che mi ha cresciuto quasi come un figlio.
    Sono spiacente per l'inconveniente di prima, ma alcune persone sono troppo ottuse, e quindi finiscono per fare sciocchezze.
    Una cosa normale, anche io sono un tipo avventato, ancora pochi attimi e non mi sarei potuto trattenere, tanta l'onta che quello shinobi mi aveva gettato contro.
    A proposito, conosce il suo nome?



    Attesi dunque eventuali risposte, e magari domandeo altro, qualsiasi cosa potesse chiamarmi in causa.



     
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  9. Akimaru Tokugawa
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    Esilio Forzato
    Prologo - Parte I


    Finito di servire i ninja della foglia e Itai era rimasta un unica cosa da fare.
    Tornai dietro il bancone appoggiando entrambe le mani su di esso e cominciai a guardarmi intorno. Guardavo le pareti, i tavoli e i clienti muovendo lentamente la testa e domandandomi se mai avrei più rivisto la mia locanda che, da tempo ormai, era una delle poche conquiste importati che avevo ottenuto.
    Il mio sguardo si posò prima su Aiko, che lavorava incessantemente, tenendo a bada i clienti dalla mano morta, poi su Akane che la guardava innamorata. Non si accorsero del mio sguardo, ma forse era meglio così.
    Sul ciglio della porta c'era Akira, sempre nella stessa posa statica, braccia conserte appoggiato alla cornice della porta, ormai nuova, aperta con quel suo sguardo spavaldo che cercava sempre di accalappiare qualche preda. Che soggetto, eppure anche lui mi sarebbe mancato.

    Assaporai quegli ultimi momenti di caos e schiamazzi, tipici ormai del Lupo Ubriaco, tenendo salde le mani sull'umido bancone che con tanta cura avevo riparato, come il resto della locanda. Ero un genin alle prime armi allora, ma adesso era il momento di abbandonare tutto, avevo un compito da svolgere, una promessa da mantenere e, soprattutto una persona da ritrovare.
    Non potevo però chiudere la locanda, no dopo tanti sacrifici non potevo mandare tutto a puttane, avevo bisogno che qualcuno prendesse il mio posto, sperando fosse solo per poco. Tolsi lo straccio umido dalla spalla e lo poggiai sul banco girandomi verso la porta della cucina. Da essa proveniva uno stridente rumore di ferraglia, Sanji era il miglior cuoco di Kiri e da lui avevo imparato molto, inoltre con i coltelli era davvero un maestro tanto che anche io, a volte, ero quasi intimorito dalla sua precisione. Magari un giorno ci saremmo affrontati.

    Spinsi le porte entrando in cucina e lasciando che queste oscillassero prima di chiudersi definitivamente alle mie spalle. Sanji era li, intento a cucinare fendendo l'aria con i suoi stupendi e scintillanti coltelli. Non si voltò per guardarmi il che mi stupì molto, ma forse era solo troppo concentrato sul suo lavoro, tanto che mi dispiacque interromperlo.


    «Sanji ti devo parlare...»


    Tutto tacque.
    Lo stridente rumore di ferraglia cessò all'istante facendo calare nella cucina un silenzio assordante. Con rapidità Sanji ripose il coltelli nelle apposite custodie, poste sulla cintura per poi girarsi verso di me, pulendosi le mani con uno straccio prima posto sul banco.


    «E così è arrivato il momento vero?»



    Mi stupivo sempre della sua perspicacia, tanto che quella volta rimasi quasi senza parole. Si poggiò al bancone con la destra guardandomi e cercando di estorcermi qualcosa, ma rimasi in silenzio. Più volte si era discusso con gli altri di questo giorno. Nessuno voleva che io partissi, sarebbe stato un viaggio pericoloso e incerto, ma io ero troppo testardo per dare loro retta.


    «Si, gli altri non lo sanno...sarai tu a dirglielo...sarai tu a gestire la locanda fino al mio ritorno...per me è importante...»



    « Non c'è bisogno che spieghi...lo capisco bene...però vedi di non farti inculare da qualche stronzo mi raccomando! »



    Scoppiò in una sonora risata, tanto che temetti che gli altri potessero sentirlo, poi però mi limitai a sorridere senza pensarci. Sanji era un buon amico e aveva appena dimostrato di aver fiducia in me.

    « Prendo Tyara e vado...voglio arrivare sul continente prima del tramonto... »



    Oltre la cucina, nel cortile del retro bottega c'era un'altra amica ad aspettarmi. Era da tempo che non la vedevo, ma missioni e eventi di varia natura avevano avuto il sopravvento. Questa volta però, l'avrei portata con me, avremmo viaggiato insieme fianco a fianco, finalmente avrebbe assaporato di nuovo la libertà e l'ebrezza della sopravvivenza.
    Uscito nel cortile non fui neanche in grado di accorgermi che l'ombra, Tyara, mi era già saltata addosso, poggiando le sue possenti zampe sulle mie spalle, raggiungendo quasi due metri di altezza. Mi leccava la faccia con la sua ruvida lingua, cosa che ormai sapeva mi dava fastidio, poi si rimise sulle quattro zampe, strusciandosi sulla mia gamba.

    « Andiamo Tyara, ci aspetta un lungo viaggio... »



    Mi voltai un ultima volta verso Sanji, sorridendo, poi facendo un segno d'assenso a Tyara, saltammo insieme sul tetto della locanda, diretti verso casa. I preparativi erano appena iniziati.
     
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    Mangiare nel piatto del nemico

    Trovare la locanda fu davvero semplice. Le indicazioni della Knoichi all'entrata si rivelarono correte così, una volta addentro il villaggio, gli era bastato chiedere al primo passante per essere indirizzato con maggiore precisione verso la sua meta.

    La locanda era davvero un posto accogliente, ma soprattutto caldo. Appena entrato, la variazione di temperatura fece percepire al chunin di avere i vestiti bagnati a causa della nebbia che aveva condensato. La sala era bella grande: svariati tavoli erano stati collocati nel salone dove prendeva forma anche un palco e un lungo bancone dietro il quale era visibile del fumo .Il buon odore di cucinato che proveniva da lì non lasciava adito a dubbi: la cucina doveva essere davvero buona.

    Togliendosi la maschera, che reputava inopportuna per una condizione così conviviale, si diresse al bancone. Nel breve tragitto che fece, il chunin notò che il locale non era affollato e che, comunque, la sua clientela apparteneva alla categoria ninja.

    Il proprietario, o comunque il ragazzo dietro il bancone, doveva essere anche lui un ninja: era abbastanza alto con profondi occhi verdi.

    “Buon giorno. Una kunoichi alle mura mi ha indirizzato qui. Vengo da Oto e necessiterei di una stanza per i due o tre giorni per i quali mi tratterrò...”

    Aspettando che il ragazzo controllasse la disponibilità delle stanze, il chunin scese dalle spalle il suo bagaglio ,che conteneva esclusivamente abiti, e si mise a sedere su uno degli sgabelli. Se ci fosse stata disponibilità, informatosi sui prezzi, si sarebbe fatto accompagnare nella stanza libera. Invero ci sarebbe stato per poco tempo, quello necessario a liberarsi del bagaglio. Infatti , avendo affrontato un lungo viaggio era invero stanco e affamato.

    “Se le cucine sono aperte preferirei mangiare se per lei non è un problema”

    [...]


    Non appena seduto al tavolo il chiunin si sentì già meglio: finalmente al caldo, con un pasto pronto in arrivo, sentiva già che le forze gli stavano tonando. Ed, invero, gliene sarebbero servite parecchie...Non potendo fare a meno di spegnere il cervello, i suoi pensieri tornarono al missione che lo attendeva.

    “ Mmm non mi sembra di essere stato seguito, ma questo non significa nulla...è molto probabile che , giocando in casa, sia loro davvero facile tenere sott'occhio qualcuno. Per stare sicuro dovrò comportarmi in maniera esemplare...attenendomi al piano, non c'è motivo che qualcosa vada storto...”

    Intanto gli arrivò la sua ordinazione, il che scacciò questi pensieri a favore di altri più leggeri. In particolar modo se fosse stato il proprietario a servirlo, avrebbe chiesto:

    “Lei è Kiriano di nascita non è vero?Agli occhi di un forestiero è proprio evidente, lo si capisce dalla fierezza del suo sguardo .Confido quindi che, almeno lei, mi sappia indirizzare verso un Artefice, motivo per il quale mi sono fatto tutta questa strada fin da Oto! Mi scusi se inizio...”

    E, con soddisfazione, assaggiò il primo boccone: squisito!

     
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  11. Akimaru Tokugawa
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    Era passata una settimana dalla partenza di Akimaru, ma alla Tana se la cavavano bene; sotto il comando del capocuoco Sanji gli affari andavano alla grande, carismatico al pari di Akimaru il cuoco della nebbia aveva saputo farsi valere e chissà, un giorno, la locanda sarebbe stata sua.

    Fino ad allora non era successo nulla di particolare, ma quel giorno ci fu un ospite inaspettato. Un ninja di Oto venne a presentarsi alle porte della locanda, chiedendo vitto e alloggio e fin qui nulla di strano.
    Sanji si apprestò personalmente a prendere l'ordinazione, spacciandosi per il padrone della locanda che, quel ninja, non poteva conoscere. « Salve, per le stanze non c'è problema. Ce n'è proprio una libera, non è una suite ma dovrebbe andare bene per due giorni o tre. E' dotata di servizi e ha un letto a baldacchino ad una piazza e mezza. Le va bene? » chiese mentre si apprestava a voltare l'enorme tomo dove in ninja avrebbe dovuto firmare sia all'arrivo sia alla sua partenza. « Le cucine son sempre aperte, le porto il piatto di oggi, qualcosa di particolare. »
    Pochi minuti dopo Sanji ricomparve dalla cucina, portando un grande piatto con qualcosa dentro di poco definito, sembrava esser un misto di carne e verdure con un amaro odore di caffè, Sanji era un maestro con il caffè e la maggiorparte dei suoi piatti erano a base di quello. L'unica cosa che avrebbe potuto capire il ninja di Oto e che si trattava di carne di Manzo.
    Appena lasciato il piatto al cliente, il cuoco si trovò in una situazione imbarazzante. Non sapeva rispondere all'ultima domanda postagli dal ninja, una domanda molto particolare. « Si sono Kiriano di Nascita, tuttavia non saprei dirle proprio dove trovare un artefice anche perché non se ne vedono da un sacco di tempo. Però potrebbe chiedere all'Amministratrice di Kiri, Fujiko. Lei si occupa anche delle attività commerciali, quindi sa tutto. Dovrebbe chiedere a lei... »

     
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    Incidente di percorso

    Il piatto arrivò fumante in davvero poco tempo. Eiatsu annusò il miscuglio di odori riconoscendo immediatamente il caldo aroma del caffè. Non aveva mai assaggiato una pietanza come quella, probabilmente carne di manzo, con una spezia così atipica. Il sapore era particolare, e non dispiacque al chunin che prontamente fece i complimenti al cuoco.

    “ Non mi sarei mai aspettato che la combinazione di sapori riuscisse così bene, davvero complimenti.”

    Tuttavia, la brutta notizia circa la non reperibilità di un artefice fece virare il buon umore di Eiatsu.

    “Da tanto tempo, addirittura?Diamine!Onestamente non credevo sarebbe stato così complesso trovare questo particolare artigianato qui da voi. E niente di meno devo chiedere che ad un'amministratrice...bhè dovrò mandarle una lettera per annunciarmi, sperando di poter essere ricevuto entro i termini del mio permesso...”

    Inforcò un altro pò del suo manzo, ma ben presto smise per rivolgersi nuovamente all'uomo che lo aveva servito.

    “Senta se non ha altro lavoro da fare perché non siede con me?”

    Qualora avesse accettato, Eiastu avrebbe chiesto circa questa amministratrice Fujiko della quale non aveva mai sentito parlare. Di contro, per stimolare la conversazione, parlò anche dell'attuale amministratore di Oto e delle sue stravaganze dovute essenzialmente al fatto che lo avevano forzato in quel ruolo. Quella sera si dimostro particolarmente sboccato e, se l'uomo gli avesse fatto compagnia, gli avrebbe offerto anche quello che di buono aveva da offrire la locanda da bere.

    [...]

    Il giorno seguente Eiastu era partito di buona mattina alla ricerca di un artefice. La notte prima, dopo cena, aveva ascritto una lettera all'amministratrice chiedendo un incontro informale, da organizzare possibilmente due giorni dopo. La sera aveva riposato in un sonno senza sogni nell'accogliente camera preparatagli: una collocazione modesta ma ospitale, la cui unica pecca era quella di avere un bagno interno, sprovvisto di finestre.

    Stesse tutto il giorno fuori, ma quando tornò nella locanda, verso sera, Sanji lo avrebbe trovato su una sedia a rotelle! A cena, se gli avesse chiesto cosa fosse successo, Eiatsu avrebbe detto:

    “Allora, come poterlo dire senza sembrare un deficiente... Mi trovavo in una piazza qui vicino piena di gente. Ce n'è una davvero bella dietro l'angolo. Stavo ovviamente vedendo se qualcuno sapesse indirizzarmi verso un benedetto artigiano quando, nella calca, sono inciampato, ho colpito un passante e mi sono fatto cinquanta metri di scale in discesa...rotolando. E poi nulla...un signore gentile mi ha aiutato a trovare l'ospedale, mi hanno visitato, e mi hanno messo qui sopra”

    La storia era sostanzialmente vera. Aveva omesso ovviamente che l'inciampare era stato voluto, come voluta era stata la presenza di una lunga scalinata lungo la quale cadere. Il posto altre-sì era stato studiato e scelto affinché ci fosse così tanta gente da non poter distinguere se l' “inciampo” fosse vero o finto. Decisamente le ferite erano vere! Aveva la caviglia sinistra slogata, un paio di costole andate e per un pelo aveva rischiato il trauma cranico...niente comunque che non fosse stato programmato.

    Una volta finito di desinare avrebbe detto:

    “ Bene ora mi aspetta un pò di riposo, sperando che queste notte non mi facciano soffrire le pene dell'inferno queste ferite, ma la vedo dura...Guarda tu in che stato mi dovrò presentare domani dall'amministratrice...

    Con un po' di difficoltà, convinse le stridenti ruote del suo nuovo mezzo di trasporto a condurlo lungo il pulito pavimento della locanda. Non ci sarebbe voluto molto per prendere confidenza con quello strumento ma, per adesso, il chunin era piuttosto goffo. Fece si e no quattro metri, quindi virò la sua postazione di comando nuovamente verso il cuoco:

    “Sanji che tu sappia ci sono ,dopo le navi, delle carovane che mi possano riportare ad Oto.In queste condizioni non posso certo viaggiare sulle mie gambe...ma ho dei vincoli temporali da rispettare”

    In seguito a quest'ultimo scambio di battute, il chunin infine si recò nella sua stanza, per prendersi il suo meritato di riposo dopo una giornata così movimentata.

     
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    Non impiegai molto tempo nell'individuare il locale che cercavo, giusto qualche domanda ai passanti, ed in pochi minuti mi ritrovai all'interno della locanda. Apprezzando il tepore del salone mi feci avanti richiudendo la strana porta alle spalle, uno sguardo fugace ai presenti senza riconoscere alcun volto cosa assai normale trovandomi in gita in un villaggio che mai -prima di allora- avevo visitato, quindi dritto verso la meta del mio peregrinare.
    La spada assicurata al fianco era stata accuratamente sigillata con del tessuto, evitandone ogni possibile estrazione involontaria dato che, per puro sentimento egoistico, non mi sentivo ancora pronto a perdere un arto per un qualche stupido avvenimento casuale.

    Mossi passo verso il bancone, stringendomi le braccia intirizzite dal freddo in un vigoroso abbraccio nel tentativo di scaldarle, mentre volgevo ora l'attenzione al locandiere sperando di ricevere una pronta risposta alla mia ordinazione. « Un whisky, liscio. » Accomodandomi poi su uno degli sgabelli al bancone. « Grazie. »
     
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    " Offro io.."

    Disse il chunin muovendo lentamente la sua sedia a rotelle verso il nuovo arrivato.Il cigolio delle ruote avrebbe permesso al Mikawa di accorgersi rapidamente dell'arrivo alle sue spalle dell'eliminatore, in maniera tale che non ne rimanesse sorpreso. Con ogni probabilità il noto Mikawa di Oto, da poco redivivo nella madrepatria, non si era accorto del chunin, o del fatto che fosse anche lui un Otese, semplicemente perchè non avevano mai avuto modo di parlare. Cose che, tra l'altro, era diventata di massima importanza per il ragazzo, non appena aveva visto la possente figura del Mikawa varcare le porte della locanda.

    Eiatsu non credeva al destino, e le coincidenze gli facevano sorcere pesantemente il naso.Non poteva non pensare che l'avvento di un otese proprio in quel luogo e in quel momento, potesse essere in qualche maniera collegato ai suoi intenti. Con ogni probabilità non era così, ma certo non poteva non vagliare l'ipotesi.

    Se il chunin avesse accettato l'offerta, il ragazzo avrebbe detto:

    " Non capita tutti i giorni di trovare un altro Otese in territori Kiriani, dico bene? Mi chiamo Jin, chunin del Villaggio del Suono!"

    Si sarebbe quindi accomodato, con tutta la sua postazione mobile, a circa due sedie dal chunin.

    " Allora...anche lei in cerca di artigianato kiriano?"

    Chiese per fare conversazione.Luis non aveva la fama di essere un chiacchierone, ma le informazioni che aveva potevano essere fondamentali!

     
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    Possibile che avessi già incontrato un amico in quelle gelide terre? Mi voltai appena, accomodandomi meglio sullo sgabello così da poter cogliere con le grige iridi il generoso ospite, ma non trovai nulla all'orizzonte udendo invece un fastidioso cigolio che accompagnò lo sguardo poco più in basso.
    Con aria scettica osservai il giovane cercando di carpirne le intenzioni, certo non sarei stato lì a rischiare un approccio di carattere sessuale da parte di un uomo, ma non mi diede l'idea di essersi interessato al mio fondo schiena. Feci cenno al tizio dietro al bancone, accettando l'offerta, e pareva che lo sconosciuto aspettasse solo quello.
    Si presentò come Jin, un chunin di Oto a quanto diceva, portandosi poi a qualche posto di distanza. « In effetti è inusuale... Luis. » Non smisi un attimo di guardarlo, ancora non ero completamente certo delle sue intenzioni e non avevo mai avuto gran dimestichezza con gli estranei, specie se si trattava di stupide conversazioni.
    « Solo in cerca di un Kaguya. » Ero stato molto vago sulle mie intenzioni. Non ero solito condividere nemmeno stupide informazioni con chi non sapesse strapparmele con un minimo d'astuzia, portai quindi lo sguardo sul bicchiere appena servito, tracannandone il contenuto in un sorso per sollevarlo all'aria, riportando l'attenzione sull'altro.
    « Grazie, ma ora tocca a me. » Ordinai quindi altri due whisky, nonostante Jin sembrava non avesse ordinato nulla il giro precedente. « Che tipo di artigianato può portare un uomo del suono da queste parti? » All'eliminatore di nuovo la palla.
     
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