Le ricerche dell'orrore a Hatsune

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  1. YukiYu
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    Forse non era stata una buona idea spingermi tanto oltre e me ne accorsi solo quando mi ritrovai in trappola in quell'angolino, con davanti a me diversi tizi vestiti di nero.
    In quel momento mi passarono per la testa tutte le possibili imprecazioni che conoscevo.
    Non feci nemmeno in tempo a raccogliermi di nuovo i capelli... lasciai a terra il nastro e in una frazione di secondo tentai di portare le braccia in posizione di difesa.

    Dannazione!!!

    Urlare era inutile, quei due se n'erano usciti e l'altro ragazzo probabilemnte chissà dov'era... nella sua stanza probabilmente e avevo i miei dubbi che potesse sentirmi.
    Tuttavia non ebbi nemmeno il tempo per aprire la bocca.
    Le braccia mi servirono a ben poco come difesa, in breve mi arrivarono diversi colpi e caddi a terra inerme.
    Tuttavia non mi sarei mai ritenuta sconfitta, cercavo di tirare calci e pugni, un po' alla cieca, ma quanto meno tentavo di mordere pure.
    Come nulla mi ritrovai bloccata, mentre un tizio mi inniettava qualcosa in vena.

    Che diavolo....?!

    Non riuscì nemmeno a finire la frase...d'improvviso si fece buio, e persi i sensi... era davvero piuttosto incredibile quella situazione, non del tutto nuova.


    Mi resi conto che stavo riemergendo dalle tenebre, ma che comunque non potevo vedere nulla.
    Per un attimo mi preoccupai, ma poi capii che ero bendata... bene, per lo meno non ero morta.
    Ma quando mi resi conto di essere legata... allora si che iniziai a preoccuparmi seriamente.
    Incatenata, con gli occhi bendati.
    Di colpo un brivido gelido mi percorse la schiena... avevo paura, e non provavo quella sensazione da molto.
    Il cuore inizò a battermi all'impazzata, ma mi imposi di stare calma.

    Manteni la calma Karai. Sei uscita da una situazione ben peggiore in passato.

    Anche se non avevo nessun ricordo di come ne fossi uscita, però a testimonianza avevo una cicatrice vistosa al petto.
    Che diamine! Ero sopravvissuta ad un kunai in pieno petto, da quanto avevo ricostruito dalla mia memoria, avevano tentato di uccidermi quando avevo sei anni... e se ero sopravvissuta allora!
    Questo mi dava un po' più di coraggio e presi un profondo respiro per calmare il mio animo.
    Ma quella punta di coraggio sparì in un attimo quando sentì una gelida lama alla mia gola.
    Di certo non potevo sopravvivere se mi sgozzava... chiunque fosse quel bastardo.
    Tuttavia mi sentì così inerme ed impaurita che mi sembrò di perdere tutte le mie energie di colpo.
    Anzi... a dire il vero non sentivo manco il chakra.
    La paura lasciò posto ad una sorta di confusione quando sentì la domanda che quella voce sconosciuta mi pose.
    Che razza di domanda era?
    Sinceramente non sapevo che rispondere... anzi, sinceramente avevo davvero voglia di rispondergli, ma a modo mio.
    Ma ero abbastanza intelligente da capire che mi trovavo in una situazione delicata e che quindi l'ironia non era ben accetta.
    In un tempo piuttosto breve, cercai di ragionare sul significato di quella domanda... perchè me l'aveva posta? Se gli avessi detto di no cosa sarebbe successo? a cosa gli serviva la mia risposta?
    Una cosa era certa... ero talmente tesa che non riuscivo a ragionare freddamente.
    Il mio cervello era in tilt e non riuscivo a farmi dei ragionamenti logici.
    Mi facevo alquanto pena.
    Tutta via mentire non mi avrebbe aiutato, ero giovane, avevo appena fatto i 16 anni, nessuno avrebbe creduto che non fossi più vergine, anche se volendo avrei potuto benissimo non esserlo se solo avessi recitato la parte della ragazza complessata e lussuriosa.
    Il problema stava in quello... avevo l'impressione di non riuscire a parlare e che quindi la voce che mi sarebbe uscita non sarebbe stata adatta per recitare.
    Quella era la mia prima missione, non avrei mai e poi mai immaginato che potessi trovarmi in una situazione simile.
    Andava ben oltre la mia immaginazione.
    Rimasi in silenzio per un po', quasi senza respirare... cercai di nuovo di ragionare sulla risposta, ma la testa iniziò a girarmi.

    Dannazione Karai! Pensa!!

    Quale delle due risposte mi avrebbe consentito di vivere più a lungo?
    O per lo meno di far perdere loro del tempo, così magari qualcuno mi avrebbe salvata.
    Se mai avessero capito dove mi trovavo... se mai mi avessereo voluto cercare...
    L'unica persona verso la quale nutrivo un minimo di fiducia era Jyazu.
    Lo conoscevo da più tempo e solitamente non mi aveva mai dato modo di dubitare di lui.
    Era un'idiota, ma era anche la persona che conoscevo meglio... forse l'unica persona che conoscevo.
    Rimasi in silenzio, ormai avevo perso troppo tempo nei miei pensieri, ed inoltre anche se provai ad aprire bocca, la voce non mi uscì,... proprio come temevo.
     
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  2. Kikko-kun
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    [LE RICERCHE DELL'ORRORE AD HATSUNE]


    Le mie domande non avevano trovato risposta. Tetsui si limitò a spiccicare qualche parola confusa, ma nulla di più. Probabilmente era ancora molto sconvolto per la morte del figlio, e non potevo biasimarlo. Vidi alcune persone che presero il corpo di suo figlio e lo adagiarono su di un lettino, per poi portarlo via. Alle 17 si sarebbero svolti i funerali. Pensai che fosse il caso di parteciparvi, nel rispetto di Tetsui e di suo figlio. Se non ci fossimo presentati, non ci avremmo fatto una bella figura inoltre saremmo sicuramente risultati sospetti. Sapevo cosa significava perdere una persona amata. Conoscevo il dolore e la sofferenza del ritrovarsi improvvisamente soli. Prima che se ne andasse, gli dissi che avrei partecipato al funerale, era una promessa.
    Ora però era giunto il momento di pensare ad altro

    -Dove sono finiti gli altri Shinobi?-

    Non ebbi il tempo di pensare che Morai mi venne incontro e mi spiegò ciò che era successo la notte scorsa. Rimasi sorpreso nel sapere che i 2 ninja nella notte erano riusciti a catturare uno di quei tanti farabutti. Non mi aspettavo tale risultato, ma non era di certo il momento di festeggiare anzi, la scoperta che la giovane ninja di OTO era scomparsa mi fece preoccupare. L’ultima volta si era radunata insieme agli altri nel corridoio del palazzo e da li, non si era più vista. Probabilmente se vi era un luogo in cui cercare, era il palazzo stesso. Il tempo stava scarseggiando così con una certa fretta dissi

    -Occupatevi voi del bandito. Io vado ad investigare a palazzo. Mi raccomando alle 17 siate presenti al funerale-

    Detto ciò mi voltai, e con una certa fretta mi mossi in direzione della reggia.
    Al mio arrivo trovai tutto, portone principale compreso, chiuso. Mi domandai il perché, d’accordo che vi era appena stato un assalto, ma sigillare la zona in quel modo. Soprattutto dopo aver visto da dove erano usciti i banditi la scorsa notte. Cominciai a cercare una via alternativa, non avevo tempo e dovevo escogitare qualcosa in fretta. Feci un lungo giro tutt’attorno al palazzo, e stavo per perdere le speranze quando notai qualcosa che poteva fare al caso mio. Una parte delle mura che circondava il palazzo era ricoperto d’edera. Mi avvicinai e afferrai un paio di radici,strattonandole, in modo da testare la resistenza. Sembravano reggere alla perfezione, così puntai i piedi sul muro e cominciai la scalata. Dopo qualche minuto finalmente arrivai in cima; dall’alto ebbi un’ottima visuale del retro dell’edificio. Più precisamente la mia visuale spaziava su di un enorme giardino, pieno di alberi, cespugli e ruscelli dall’acqua veramente limpida. Ma non era il tempo di mettersi a guardare il panorama, cosi mi calai nuovamente dall’altra parte e dopo aver posato i piedi a terra, feci un rapido scatto dietro un albero.

    Il giardino, ma anche il palazzo stesso erano fin troppo tranquilli. Una calma quasi inattuale avvolgeva ogni cosa, facendomi preoccupare non poco. Con rapidi scatti cercavo di portarmi sempre più vicino alla struttura. Riuscito a raggiungerla, accostandomi al muro cercavo di farmi notare il meno possibile, anche se non potevo sapere da chi

    -Questa calma non mi piace per niente-

    Pensai mentre passo dopo passo superavo ostacoli e percorrevo diversi vicoli stretti. Voltato l’ennesimo angolo e percorso qualche metro notai che per terra giaceva un oggetto curioso. Un nastro dorato. Lo raccolsi e poco dopo ricordai la persona a cui apparteneva tale oggetto: Karai. Misi il nastro in tasca e continuai le ricerche sperando di trovare presto la ragazza. Cercavo nei dintorni, nei muri e nei vicoli più stretti sperando di trovare un indizio per la mia ricerca.

    Da solo contro il grande edificio. Uno scontro strano ma interessante…
     
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  3. KiHawke
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    Interrogatorio


    Jiazu mi chiese di portargli qualcosa da mangiare. Io sorrisi, per poi annuire e dirigermi verso l'edificio. Peccato che lo trovai chiuso. Un attimo di perplessità mi raggiunse, ma arrivai velocemente alla conclusione di dover cercare gli altri due compagni per conto mio. Girai un po' a caso, per il villaggio, e la mia attenzione fu attirata da un gruppetto di persone che sembrava si stesse dissipando. Altri due passi mi concessero la vista di un cadavere sconosciuto, che portava il simbolo dell'accademia inciso sul palmo della mano destra. Vidi il un mio compagno, il kiriano, e lo avvicinai. «Hey! Uhm...chi è...lui?» Chiesi, indicando il cadavere. Poi gli avrei spiegato la nostra situazione: . «Siamo riusciti a catturare uno di quegli stronzi. Sta bene, quindi abbiamo intenzione di interrogarlo...ma dov'è Karai? La otese...io non l'ho vista, ma stava cercando qualcosa nel palazzo. Hai idea di dove possa essere?» .Poi, una volta ricevuta una risposta, sarei tornato da Jyazu, irritato dal complicarsi di questa faccenda. Un cadavere ed un membro della squadra disperso. Speravo fosse ancora ad investigare da qualche parte, ma se i banditi fossero riusciti a catturarla...

    Quando rividi il mio compagno, una scena non molto bella mi si pose d'avanti. La testa del tipo che avevamo ucciso prima era stata asportata dal corpo ed ora era utilizzato come sgabello dall'otese. Gli feci cenno di avvicinarsi; non volevo che l'ostaggio capisse in quali situazioni ci trovavamo. Bisbigliai:
    «Abbiamo un compagno in meno: Karai è sparita...e il figlio di quel Tetsui è attaccato ad un palo. Il padre, se possibile, sta peggio di lui. Alle 17 dobbiamo essere al funerale...io non mancherò. Quell'uomo è il nostro unico collegamento fra noi ed il villaggio, meglio tenerselo amico. Ora...» mi mossi e presi la testa per i capelli, tirandola in aria palleggiandoci un po', come fosse una palla da calcio. . «Allora, allora...chi abbiamo qui? Signor...Kraven, giusto? Allora, rapidamente, hai due possibilità. O parli,e rimani vivo e vegeto, oppure morirai fra le più atroci sofferenze...sofferenze che solo noi ninja possiamo provocare.» La testa cadde sul mio piede, poi volò di nuovo nell'aria. Fermai la "mia palla" per aria, sempre stringendola per i capelli. Con tutta la mia forza, la spinsi verso un muro vicino; probabilmente uno schiocco sordo avrebbe probabilmente annunciato la rottura del setto nasale. Estrassi uno shuriken dalla borsa, e poggiai la testa per terra, vicino al prigioniero. Mi sedetti anche io, per poi iniziare a cavare, lentamente, l'occhio dalla testa del morto, tenendo con la mano sinistra le palpebre sollevate; Pazienza se il bulbo si fosse rovinato nel procedimento, la mia era solo una minaccia. Non mi sarebbe piaciuto torturare quel bastardo...ma lo avrei fatto senza remori, se necessario.. «Sai, è facile! Molto facile! Non è mortale, e provoca un dolore assurdo. E non sto ancora usando metodi particolari...vuoi provare la combustione lenta? O la frittura, lenta? scegli te. Ah già, se vuoi puoi anche parlare. Le domande te le ha già fatte il mio compagno. Rispondi.» Gli dissi, sorridendo come niente fosse. Speravo cedesse, altrimenti non avremmo avuto molta pietà...
     
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    Hatsune-
    …Akuma…



    Il ragazzo ebbe l'intuizione giusta, quella di dirigersi nel palazzo. Forse, era azzardato il farlo da solo, ma il coraggio non mancava a nessuno dei 4 di quel gruppo. Aggrappandosi a dei vegetali sul muro, il ragazzo riusciì a scavalcare il muro stesso, trovandosi nel giardino. Riuscì a trovare il nastro. Esorbitante. Eppure... era altro che doveva cercare. E non la ragazza. Lì non l'avrebbe trovata. Camminando, avrebbe sempre più avuto la sensazione che qualcuno lo osservava, ma la sensazione non sarebbe mai divenuta realtà.



    -

    Hatsune-
    …Karai…




    Non era propria la migliore delle idee, quella di non rispondere alle domande di coloro che l'avevano rapita. Anzi, una pessima idea. Perché la non risposta, uguagliava la non collaborazione. E la non collaborazione, creava problemi. E questi ultimi non potevano persistere, andavano eliminati. Così, con tutta furia e forza, un pugno maschile arrivò direttamente nella pancia della ragazza. Era doloroso. [Danno:20]
    Poi, sentì una voce maschile, probabilmente di colui che l'aveva colpita.

    Controllala!

    -Non sono la tua schiava.

    Ed inizò il litigio. Immezze a quelle voci litiganti, ne avrebbe sentite altre due vicino alla porta. Erano due maschi, che tra offese e parolacce, si prendevano gioco dell'Accademia e degli accademici. Poco dopo, la porta si sarebbe chiusa, e il diverbio si sarebbe allontanato. In quel silenzio, Karai avrebbe sentito i respiri di altre ragazze. Forse una decina.



    -


    Hatsune-
    …Morai e Jyazu…




    I sdue ebbero la preda. Era lì, dinnanzi a loro. Inerme, incapace di muoversi. Incapace di agire, ma per nulla impaurito. No, Kraven, non era lui. Kraven era il ragazzo morto. Appunto. Un ragazzo. La testa del quale, ora veniva usata come pallone, per fargli del male. Ma nessuna reazione seguì alle loro parole, se non uno sputo in faccia all'otese.
    Perchè non vai a farti fottere?
    Disse con disprezzo totale, ignorando le parole e le azioni dei due. Non avrebbe tradito la loro fiducia. Non poteva farlo. Avrebbe resistito, ne era certo.



    -

    Hatsune-
    …Cimitero…




    Il cimitero era leggermente fuori dalla città. Era limitato da delle grosse mura, ed un cancello di ferro abbastanza grande da riuscire a resistere ad una corica di 100 tori. All'interno, una buca e vicino ad essa 3 figure. Una di queste, era Tetsui, l'altra suo fratello-guerriero, e la 3° il becchino. Le 3 figure erano ferme dinnanzi alla buca.



    Edited by leopolis - 15/5/2011, 02:58
     
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  5. Tokì
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    ["Vai a farti fottere"]

    Recepite le informazioni riguardo alla situazione malandata e ricevuta la risposta dal bandito il mio umore era visibilmente cambiato: avevo un diavolo per capello. Ed io, possedevo molti capelli.

    "Perché non vai a farti fottere?"

    Disse il bandito, adirandomi come non mai. Lanciai un occhiata svelta prima al giovane Uchiha che si era messo a giocare con il testone del bandito morto, e poi lasciai scivolare lo guardo carico di nervoso sul bandito: gli avrei fatto male. Molto male.
    Scattai a passo deciso verso di lui, superando eventualmente l'Uchiha per guadagnarmi una posizione ancor piu ravvicinata con quel tizio: mi piegai in avanti, flettendo le gambe e allungando le mani; con la prima mano, cioè la destra andai ad estroflettere la lama interna, cercando di infilargli la punta di questa dritto in una delle due cavità nasali, mentre l'altra mano, con un veloce scatto scivolò in basso, per insinuarsi fra le gambe del bandito ad afferrarne lo scroto.

    Iniziai a stringere.




    « Lui parla di occhi.. » mormorai, indicando morai con un occhiata. « ..Io invece ti strappo direttamente le palle se non mi rispondi. » iniziai a stringere, a stringere abbastanza forte da fargli male, ed enfatizzando il tono tuonai forte vicino al suo orecchio: « ..Tu mi DEVI rispondere. » dissi, carico di rabbia.
    Probabilmente quella gente aveva preso Karai, e non potevo permettermi di perdere altro tempo: era diventata una questione dannatamente personale.

    A quel punto, se il bandito avesse risposto mi sarei fermato, altrimenti avrei continuato a stritolargli lo scroto -con poca forza in piu- ripetendo le domande per una seconda volta: non avrei più accettato un NO.
    In caso di risposta ancora negativa, avrei impastato una quantità di chakra pari a MezzoBasso nella mano, e aumentando la pressione avrei cercato di strappargli letteralmente lo scroto.

    Infondo non avevamo tempo da perdere, ed io ero sempre stato un uomo completamente privo di pazienza.

    In ogni caso la mia avventura con il bandito sarebbe finita molto presto se questo avesse collaborato: tramite la lama interna che gli avevo infilato nel naso avrei risollevato il polso di qualche centimetro, spingendo in avanti fino a bucargli il cranio e quindi ucciderlo.
    Almeno gli avrei dato una morte indolore.

    Mentre se questo non avesse risposto, l'avrei lasciato morire dissanguato.

    Forse l'Uchiha avrebbe storto il naso, o ancora peggio mi avrebbe fermato. In ogni caso, per me la vita di quell'uomo non aveva più valore.

    L'eventuale cadavere l'avrei chiaramente lasciato li.
     
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  6. YukiYu
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    Il pugno lo sentì, eccome.
    Mi arrivò dritto in pancia, devo dire che non me lo sarei aspettato... una minaccia si, ma che passasse direttamente alle botte no.

    aah!!

    Mi sfuggì un gemito di dolore e l'aria mi manco per diversi secondi... mi sembrava che avesse ridotto in postiglia l'intestino.
    Ripresi a respirare affannosamente, mentre il cuore mi andava a mille.
    Sentì l'ordine dell'uomo e la cosa mi preoccupò molto...

    Controllarmi?? Ma ci devono solo provare!!

    La voce che gli rispose era da donna, per adesso avevo solo capito che erano in due, un uomo e una donna, ma ancora non stavo capendo il senso della domanda che mi era stata posta.
    Non sapevo come sarebbe andata a finire la faccenda, ma quello che avevo capito era che volevano sapere a tutti i costi se ero vergine o no.
    Il motivo mi era ancora ignoto.
    Sentivo bisbigliare... erano due voci lontane, sovrastate dal litigio dai due, ma mi concentrai, tanto da capire che erano due uomini.
    Quindi erano in quattro.
    Cercai di capire le loro parole, e alla fine riuscì a sentire quello di cui stavano parlando.
    Dovetti isolare le loro voci da tutto il resto, e io mi isolai con loro per capire al meglio le loro parole.
    Sacrificio, albero e sangue impuro.
    Cominciavo a capire qualcosa... e soprattutto ora trovavo il senso alla domanda che mi aveva fatto.
    Avevano bisogno di sangue puro, quindi di una vergine, la domanda ora era chiara.. per sacrificarla ad un albero.
    Okay, forse la situazione non era proprio chiarissima, ma più comprensibile di certo.
    Ora... se avessi detto che non ero vergine, probabilmente mi avrebbero uccisa subito perchè risultavo inutile.
    Ma se avessi detto di essere vergine mi avrebbero sacrificato ad un dannato albero.
    Ora dovevo solo capire quale delle due opzioni mi avrebbe permesso di vivere più a lungo, almeno per dare il tempo agli altri di salvarmi.
    La prima opzione era da scartare.
    Mi avrebbero uccisa subito... del resto se avessi detto che ero vergine mi avrebbero sacrificata, ma si trattava pur sempre di un rituale, no?
    Magari avrebbero dovuto aspettare una determinata situazione, preparare un rito...
    La seconda opzione poteva sembrare quella che mi dava più chance di sopravvivenza.
    Comunque per il momento non dissi nulla, la domanda ormai era passata, e ci avrei pensato solo se me l'avesso riproposta.
    Si chiuse una porta.
    Se n'erano andati, probabilmente ero sola.

    Un momento... tutta questa storia dell'albero cosa c'entra con i banditi e il problema per il quale siamo stati chiamati?

    Questa domanda affiorò nella mia mente con violenza, come un lampo nel buio.
    I banditi mi avevano portata in questo posto, quindi avevano a che fare con i tizi che parlavano di sacrifici ad un albero.
    Probabile che gli attacchi dei banditi servissero come copertura, distrazione, per qualcos'altro?
    Tutti si concentravano sulla questione dei banditi, così gli altri agivano indisturbati sul vero obiettivo.
    Era la strategia più vecchia del mondo...ma alle volte funzionava.
    E venni assalita dalla rabbia.
    Strinsi forte un pugno... avevo scoperto un sacco di cose, la maggior parte tratte da mie considerazioni, ma comunque potevano stare in piedi... però queste scoperte non servivano a nulla se non potevo dirle agli altri!
    Alzai l'avanbraccio per quanto le catene me lo permettessero e poi lo abbassai con forza, per colpire con il pugno il tavolo a cui ero legata.

    Dannazione!!

    Solo in quel momento sentì qualcosa... dei respiri.
    Tanti respiri.
    Non erano solo in quattro in quella stanza, quindi.
    Che cosa stava succedendo?
    Ma comunque non sopportavo di starmene con le mani in mano per tutto il tempo.
    In preda alla frustrazione e alla rabbia cercai di capire quanti fossero, dovevo fare qualcosa.

    Ehi! C'è qualcuno?? Posso sapere dove sono?? E chi siete??

    Parlai solo per disperazione, stetti zitta subito dopo la mia ultima parola, e mi resi conto che molto probabilmente non mi avrebbe risposto nessuno.
     
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  7. Kikko-kun
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    [PASSAGGIO]


    Era passato ormai diverso tempo da quando avevo cominciato ad esplorare il palazzo. Non c’era anima viva al suo interno e le stanze e corridoi di quel grande edificio erano completamenti vuoti. Dovevo sbrigarmi, ma non sapevo cosa fare. Più camminavo, più il tempo passava e più la ragazza di Oto era in pericolo. Tornai più volte alla mia stanza e a quella dei miei compagni ma senza risultati. Anche la grande sala da Thè del giorno prima era deserta. Possibile che non ci fosse più nessuno? Non mi azzardavo a chiamare la ragazza per paura di essere scoperto e facevo sempre più attenzione a rimanere nascosto nell’ombra. Il silenzio che regnava in quel luogo era qualcosa di tremendo. Sentivo che qualcosa non andava, ma non sapevo cosa. Scossi le spalle per levarmi quei brutti pensieri dalla testa e mi rimisi a cercare.

    Tornai sul luogo del ritrovamento del nastro, e cominciai a cercare li vicino. Probabilmente quello era il posto migliore in cui far convogliare le mie ricerche. Purtroppo però anche questa volta mi ero ritrovato in un vicolo cieco. Sbuffai e mi sedetti per riflettere. Fissavo il terreno erboso sotto di me, ma la mia mente spaziava altrove. Poi ad un tratto, senza rendermene conto, avevo trovato un indizio. I ciuffi d’erba erano alti e si facevano cullare dal vento, ma la parte che stavo fissando erano stati calpestati più e più volte. Molto strano. Mi alzai e osservando meglio vidi che formavano una sorta di sentiero. Probabilmente diverse persone erano passate di li in fretta e furia. Stando basso seguivo il percorso che fini presto lungo una parete. Guardando in alto, a destra e a sinistra non vedevo nulla di strano di conseguenza il muro era la mia unica possibilità. Cosa significava quella brutta interruzione?

    Appoggiai l’orecchio al muro e battei con il pugno contro di esso per vedere se dall’altra parte era vuoto o meno. Potevo sfondarlo e vedere cosa sarebbe successo, ma preferivo riservare questa azione solo in caso non avessi altra scelta. Tastavo il muro in cerca di un pulsante, una leva o qualunque cosa potesse permettermi di passare dall’altra parte. Speravo solo di non sbagliarmi ed aver fatto la scelta giusta.Il tempo passava e dovevo sbrigarmi

    -Maledizione Karai tieni duro sto arrivando!-

    Pensavo mentre cercavo di risolvere l’immenso mistero che si celava dietro il palazzo di Hatsune.
     
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  8. KiHawke
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    Colpo basso

    Quel bandito voleva evidentemente essere riempito di botte. Il mio intervento, per quanto fosse magari stato poco efficace, non era uno scherzo. Gli avrei strappato gli occhi con un cucchiaino, ma Jiazu mi precedette, portandolo in una posizione alquanto scomoda. Il mio compagno sembrava esser stato punto sul vivo dalla cattura di Karai, e il suo stesso metodo aveva qualcosa di estremamente brutale ed efficace insieme. Non potevo fare molto in quella situazione, quindi semplicemente mi appoggiai ad un muro lì vicino, iniziando a scribacchiare sul mio taccuino. «Quando hai finito, dimmelo...» dissi, noncurante. Quel bandito, ora come ora, si meritava benissimo di soffrire. Avevamo perso una componente del gruppo, e dovevamo assolutamente ritrovarla. Lo avremmo massacrato se non avesse parlato, almeno io.

    Se il bandito avesse parlato, non avrei avuto il tempo di fermare l'otese, ma la cosa non mi sarebbe andata giù molto facilmente. «Perchè lo hai ucciso? Aveva parlato! Dovevamo risparmiarlo!» dissi, con un tono di voce visibilmente irritato. Non mi sembrava giusto uccidere un prigioniero che ci aveva dato le informazioni necessarie. Era un tradimento, era scendere più in basso dei nostri nemici. Se loro depredavano piccoli villaggi, catturando delle ragazze per poi magari violentarle e ucciderle per capriccio, perché noi ci dovevamo avvicinare minimamente a loro? Non era forse sbagliato? Avevamo catturato un nemico, e lo stavamo torturando, ma noi lo facevamo per salvare persone innocenti, non dovevamo per forza diventare come quelle persone.

    In caso invece il Bandito fosse incredibilmente riuscito a resistere e non avesse confessato niente prima della sua "perdita", lo avrei afferrato per la gola, stringendo lievemente. «Ok, cara signora, non vuoi parlare. Sei sicura? Ti diamo un altra possibilità, poi continueremo a torturarti, sai?» dissi, iniziando a stringere un po' di più. Poi, in base a come mi avesse risposto, avrei continuato diversamente...

     
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    Hatsune-
    …Akuma…



    Il giovane non sapeva quel che cercava. Camminando, avrebbe sentito sempre di più sentirsi osservato. Come se qualcuno lo stesse seguendo. In diversi corridoi del palazzo, avrebbe visto dei guardi. Molti di essi raffiguravano una damigella, ed un albero di ciliegio. Nulla di significativo a prima vista, se non fosse per gli occhi. Sembrava quasi si muovessero, lucicassero. Se il ragazzo si fosse avvicinato, osservando gli occhi. Non ci avrebbe visto nulla, a prima vista. Pochi secondi dopo, però avrebbe chiaramente visto un suo riflesso in quei occhi. Quasi come se fosse del vetro, quasi come se fosse uno specchio. Avrebbe potuto trarne le giuste conclusioni, ma se avesse deciso di togliere il quadro, ci avrebbe visto solo due piccoli buchi llì dove in prospettiva erano gli occhi della damigella.
    Sceso giù, il ragazzo trovò un indizio. Si accorse, però, che l'erba calpestata finiva in un punto immezzo al prato. Se avesse prestato più attenzione, avrebbe visto che quello era il punto dove avevano mangiato il giorno prima. O meglio, dove gli avevano offerto da bere, e loro avevano declinato l'offerta. Non ci avrebbe messo molto a capire che sotto quel punto c'era il vuoto. Bastava dare dei classici colpetti sul terreno, per accorgersi che in quel punto qualcosa non andava. Ascoltando il rumore, inoltre, lui avrebbe capito che non era solo quel quadratino a essere "strano" bensì un buon pezzo di terra che cominciava da lì e si estendeva per un buon perimetro nel giardino.
    Da lì aveva diverse opzioni, come il cercare di sfondare quella "lastra", o il continuare le indagini cercando quel qualcosa di segreto che lo controllava nell'edificio.



    -

    Hatsune-
    …Karai…




    Un'altra pessima scelta quella di cercare il dialogo. Ottenne dei risultati, che non durarono. Qualcuno le rispose. Le disse che erano tutte delle ragazze pure, prese dal villaggio. Le dissero che stavano per morire, e chiesero il suo aiuto. Anzi, implorarono. Avrebbe sentito tante voci femminili in lacrime, in cerca di un salvatore. Poi, la porta si sarebbe nuovamente aperta. Vi erano due voci.
    Ti avevo detto di non lasciarla con tutte!
    Disse l'uomo con fare rabbioso. Poi si avvicinò velocemente alla ragazza, e le slegò le mani, ma non le tolse la benda. Che fosse una buona opportunità per cercare di liberarsi, o era più saggio lasciar fare?



    -


    Hatsune-
    …Morai e Jyazu…




    Osservando la reazione del ragazzo otese, il bandito capì di aver fatto la scelta sbagliata, oppure come la pensava lui "non proprio saggia". Poco ci volle affinché il nemico si ritrovasse con una lama puntata dritto nel naso.
    Ho dei figli... non uccidermi ti prego.
    Esclamò, in preda al panico. Sapeva di non poter parlare, ma ormai non aveva scelta. Se parlava, l'avrebbero fatto fuori. Se non parlava, quel pazzo gli avrebbe strappato i testicoli, e poi ucciso. Forse era ampiamente meglio parlare, e subito. E così lo fece, rispondendo a tutte le domande fatte precedentemente.
    La spia è chiaramente Tetsui. Solo voi non l'avete capito. Ha ucciso suo figlio, per sembrare di essere colpevole.
    Poi sospirò, cercando di allontanarsi dalla lama, mentre il dolore allo scroto aumentava.
    La ragazza è nel nostro covo. Il covo è a 5 km da qui, a sud-est, vicino ad una collina. Ovviamente è sotto terra, ma ci potete accedere dal posto dove avete dormito.
    Sorrise. Aveva detto tutto. Ora voleva essere lasciato andare. Ma negli occhi di quell'otese vide altra rabbia. Sentì alla perfezione come una lama gli penetrava nel naso, poi nel cervello. Il rosso del sangue, ed il buio totale. Il suo corpo rimase inerme sulla sedia, mentre il sangue fiottò giù sul terreno.

     
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  10. Tokì
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    Lo ammazzai, senza pensarci.
    Non lasciai spazio al rimorso, oppure alla compassione per chi aveva una famiglia.
    Avevo tenuto fede al mio stile, e senza indugiare oltre ritirai rapidamente la lama dal viso deformato del bandito, gli afferrai un lembo dell'abito e con un rapido movimento la ripullii dal sangue gocciolante, quasi con disprezzo.
    E poi, voltatomi alle parole di Morai posai lo sguardo su di lui; nei miei occhi avrebbe visto solamente il vuoto. Lo fissai per qualche attimo e poi, rinfoderando la lama interna con un sibillio sinistro risposi alla domanda dell'uchiha. « Non devono sapere. »
    Ed effettivamente era così, lasciare andare quell'uomo sarebbe significato permettere alla vera spia di capire cosa sapevamo. Non potevamo permettercelo, almeno non ancora.

    Allontanandomi di qualche passo dal cadavere addocchiai la figura di Morai, pensieroso. La situazione era grave, e dovevamo muoverci in modo adeguato; forzare troppo la mano con Tetsui sarebbe significato creare grossi danni.
    Un forte dubbio mi esplose nel cranio: forse il sospetto che avevo fin da primo momento in cui avevo sentito parlare della spia era VERO. Forse era lui la vera spia. Ma se il bandito avesse mentito? .. Era difficile trovare una risposta.

    « ..Verifichiamo l'informazione. »

    Sentenziai poi, quasi come se qualcuno mi avesse strappato dai miei pensieri.
    Non seguii l'indicazione del bandito, ma mi recai direttamente a sud-est, diretto alla ricerca della fantomatica collinetta di cui parlava il tizio. Ci sarebbe voluto un pò, ma perlomeno mi sarei potuto fare un idea della situazione.
    Dovevamo muoverci.

    E chiaramente lungo la strada presi qualche segno di riferimento per non perdermi durante la via di ritorno.

     
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  11. YukiYu
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    Eppure qualcuno parlò.
    Certo, non ottenni le risposte che speravo, ma per lo meno iniziai a farmi un'idea generale di chi fosse insieme a me.
    Mi dissero che erano tutte ragazze pure, e che presto sarebbero morte... sacrificate, molto probabilmente.
    Quindi ci avevo visto giusto, tutto quello servì solo a confermare le mie ipotesi.
    Ma con tutte quelle ragazze che piangevano e che mi imploravano di aiutarle, non riuscivo a ragionare in modo pulito.
    Avevo parecchie domande, ma quelle che mi davano un a certa premura erano... primo: se erano tutte legate e bendate.
    Secondo: se sapessero chi c'era dietro a tutto questo.
    Terzo: se sapevano dove erano state portate.
    Ma molto probabilmente, se c'era una spia nel villaggio, erano state bendate, per non farsi scoprire ed era altrettanto logico che non sapessero dove erano state portate se avevano iniettato a tutte quella roba.
    Ma ora la domanda era un'altra... perchè ero bendata? Non mi pareva di aver riconosciuto nessuna voce, quindi non potevo riconoscere nessuno, e poi se sarei comunque morta che senso aveva bendarmi.
    O forse ero solo io quella bendata per il semplice fatto che così avevo meno possibilità di scappare.
    Mi stavo facendo un sacco di pensieri complessi che non fecero altro che farmi scoppiare un gran mal di testa.
    Quelle continuavano a piangere e io ero sull'orlo di una crisi isterica.
    Mantenni comunque il controllo.

    Non vi preoccupate e smettetela di piangere. Non risolverete comunque nulla con le lacrime. Vi assicuro che ne uscirete tutte sane e salve.

    Il mio tono era stranamente deciso, ero sicura di me stessa e di quello che avevo appena detto.
    Dico "stranamente" perchè in realtà il mio animo si rivoltava senza sosta.
    Feci un gran sospiro e in quello stesso momento la porta si aprì di nuovo.
    Mi concentrai per sentire ogni tipo di rumore o voce... avvertì solo due voci.
    Qualcuno si avvicinò a lei e le slegò le mani, non mi tolse la benda, ma io ebbi l'istinto irrefrenabile di scattare seduta e tirargli un pugno in mezzo ai denti.
    Istinto che soffocai con forza.
    Per molte ragioni rimasi per il momento immobile... la prima ragione era che non avvertivo il mio chakra, quindi non potevo combattere con le tecniche ninja, la seconda ragione era che non avevo armi, molto probabilmente me le avevano confiscate.
    Potevo provare con un corpo a corpo, ma ero una contro due, e se avessi fatto qualcosa avrebbero persino potuto chiamare i loro compari.
    Togliermi la benda era anche un'altra opzione che mi sollecitava non poco.
    Tuttavia per il momento non feci nessun gesto avventato, volevo prima capire cosa stava succedendo al momento.
     
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  12. Kikko-kun
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    [BRECCIA]


    Il muro non era la soluzione che cercavo. Era passato un sacco di tempo e ancora non avevo trovato la via. Sbuffai e battei il pugno contro il muro. Cominciavo a perdere la pazienza. La mia compagna era in pericolo ed io ero ancora a perdere tempo. Mi abbandonai un attimo lasciandomi cadere sul soffice terreno d’erba. Il tonfo che sentii era diverso dal normale. Qualcosa non andava. Mi voltai di scatto e comincia ad osservare, successivamente posai l’orecchio a terra per ascoltare. Un paio di pugni e trovai finalmente la soluzione. Non erano scomparsi tramite una parete nascosta ma bensì un passaggio sotto terra. Ora il problema era trovare un modo per aprire il passaggio. Sicuramente ci sarebbe stato una leva o un meccanismo che a contatto avrebbe sollevato il terreno, ma per cercarlo mi ci sarebbe voluto del tempo. Dovevo trovare un metodo molto più sbrigativo

    -E adesso? Non posso di certo farlo saltare in aria. Ma devo comunque trovare un modo-

    Mi osservai in torno ma non vi era nulla che poteva fare al caso mio. Vi erano solo alberi e la lunga tettoia del palazzo. La tettoia. L’idea che mi venne probabilmente era una delle meno brillanti che il mondo degli Shinobi avesse mai visto, ma una vita e forse più erano in pericolo e non era il momento di soffermarsi su simili pensieri. Mi arrampicai sulla tettoia come meglio potevo, non ero agilissimo ma ce la feci comunque con una certa rapidità. Dall’alto osservavo il giardino sottostante

    -Mi dispiace dover rovinare un simile paesaggio-

    Detto ciò feci un profondo respiro, successivamente facendo leva sulle gambe spiccai un salto in direzione del terreno “vuoto”. Non appena fui in parabola di discesa concentrai il chakra sui piedi. Con questo gesto intendevo potenziare la mia caduta cosi che il terreno sottostante avrebbe ceduto sotto il mio peso. Una mossa non geniale,forse anche stupida, però efficace. Speravo solo di non creare eccessivo rumore perché ciò avrebbe compromesso tutto.

    Non appena mi trovai a meno di un metro feci forza e tentai di sbattere i piedi per terra con tutta la forza possibile.

    -Coraggio cedi!-

    SPOILER (click to view)
    Chakra 14.5/15
    Forza: 225

     
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  13. KiHawke
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    No mercy...si, stocazzo!

    Quell'uomo aveva una famiglia. Una famiglia, cazzo. Non era una persona innocente, ma perché ucciderlo così? Non riuscii a spiegarmi la freddezza dell'otese: come si poteva rimanere così freddi ed impassibili, con la propria lama macchiata dal sangue di un padre di famiglia? Non era necessario ucciderlo, e non lo sarebbe mai stato, in queste situazioni. Uccidere qualcuno in combattimento, in un inseguimento o anche per le troppe torture, è una cosa non giusta, ma accettabile. Perché la morte di una persona ne può salvare molto altre, altre vite innocenti, magari. In quei casi, è una cosa inevitabile, a volte. Ma perché uccidere così? Aveva parlato! Quello che poteva fare lo aveva già fatto, perché strappargli la cosa che più di prezioso aveva? [ «Non c'era bisogno di ucciderlo per non farci scoprire. Bastava stordirlo, legarlo, insomma immobilizzarlo. Perchè lo hai ucciso? Non provi neppure un minimo di pietà per qualcuno che, seppur malvagio, ha ua famiglia? Ora non sei forse sceso al suo stesso livello?» dissi, semplicemente non capendo come quell'uomo potesse essere così senza scrupoli. Sarebbe diventato così, una volta diventato un ninja degno di questo nome? Qualcuno che per la missione sacrifica vite come fossero gettoni bonus? Poggiai la schiena contro il muro. Ero scosso, e ciò era ridicolo, non fu mai visto uno shinobi degno di questo nome che rimanesse scosso per la morte di un nemico. Ma, nonostante tutto, le informazioni che il bandito ci aveva dato probabilmente si sarebbero rivelate utili. Jiazu borbottò qualcosa riguardo al verificare l'informazione; probabilmente si sarebbe diretto al covo. In un secondo, decisi che era meglio seguirlo: sia perché ancora molte persone mancavano all'appello, sia perché smagari, la volta dopo, sarei riuscito a fermare quell'uomo...
     
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    Hatsune-
    …Akuma…



    L'intuizione dell'Akuma era giusta, ma sin troppo semplice per potersi rivelare esatta. Esistevano diversi modi per aggirare un ostacolo, lui doveva esserne a conoscenza. La prima scelta, quella di spezzare l'ostacolo con la sola forza bruta, era anche quella meno esatta. Specie per un combattente di cervello e non di forza, come lo erano in genere gli Akuma. Spiccò il suo salto, arrivando su nel cielo, e poi abbassandosi con un'enorme velocità e colpendo il terreno, ma nulla. Sentì chiaramente un suono metallico, come se sotto l'erba ci fosse una lastra di metallo, ma questa non cedette, e non diede minimi segni di cedimento.
    La via era un'altra.
    L'orologio indicava le 12.



    -

    Hatsune-
    …Karai…




    A discapito della sua poca esperienza, la scelta della ragazza di non reagire era una delle più sagge fatte in corso della missione. Venne presa violentemente sotto il braccio. La stretta era forte, molto forte. Probabilmente era di un uomo, e i polpastrelli delle dita le avrebbero rimasto dei piccoli segnetti. Trasportata con violenza al di fuori della porta, avrebbe chiaramente sentito il respiro affannato di altre due figure. Difficile capire di che sesso fossero. Nessuno l'avrebbe toccata.
    Puttana!.. Già, sarai la mia puttanella per il resto della tua vita.
    Sbraitò l'uomo che la trascinava con estrema violenza.
    Idiota! Maschilista idiota! Ecco cosa sei...
    La rabbia dell'uomo sarebbe cresciuta ancor di più a quelle parole, pronunciate da una donna. Quella che poco prima si trovava nella stanza, alla quale era stato detto di "controllare". Era evidente che tra i due non scorreva buon sangue. Da lì, nonostante il braccio della ragazza nella morsa di quell'uomo, molto più forte di lei, avrebbe sentito chiaramente accendersi un diverbio tra i due, con tanto di critiche ed insulti, ma prima che essa potesse togliersi la benda, a meno di sue eventuali ed improbabili reazioni vista la situazione, si sarebbe ritrovata buttata di forza in una stanza a caso, e la porta chiusa, non a chiave. Da lì, avrebbe avuto tempo per togliersi la benda. Guardandosi intorno, avrebbe visto un tavolo di legno, un'altra porta, un piccola finestra 30x30, un comodino con un letto ed una sedia in legno. Nessun oggetto bellico in apparenza. Svuotando il comodino, avrebbe trovato delle forbici.
    Poco dopo, avrebbe sentito il diverbio finire. Una figura allontanarsi, e l'uomo entrare impetuoso nella stanza. Era forte, i segni sul suo braccio glie lo dimostravano, ma la sua forza non era al pari con la sua astuzia.
    L'orologio indicava le 12.



    -


    Hatsune-
    …Morai e Jyazu…




    Un bel po' del loro tempo, sarebbe andato via nell'intento di verificare le parole di un defunto. Seguendo una strada non troppo semplice, ma colma di vari ostacoli e pericoli, dopo circa una mezz'oretta di cammino, si sarebbero ritrovati sul posto indicato. Vicino ai numerosi alberi di ciliegio, un'enorme collina. Era priva di vegetazione, quasi esclusivamente erbosa, e ci sarebbe voluto molto tempo per capire se sotto davvero c'era qualche genere di covo. All'apparenza nessuna traccia. Non vi erano né impronte di scarpe, né voci, né rumori, oltre ai naturali rumori della zona. Inoltre, la porta per accederci poteva essere ovunque.
    Orolologio: 13:00.



     
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  15. Tokì
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    Per quanto avessi spiegato all'uchiha l'importanza di eliminare quell'individuo questo aveva continuato a lamentarsi. Non riusciva a comprendere miei metodi e da una parte riuscivo a capire il suo modo di reagire, probabilmente -secondo il mio punto di vista- utilizzavano metodi meno brutali a Konoha, forse più umani. Forse anche troppo per i miei gusti.
    Al suo rimproverarmi ringhiai appena, emettendo un basso verso di disappunto nei suoi confronti; lo lasciai finire di parlare senza obbiettare quanto aveva da dire, e poi risposi con quel cinismo che mi aveva contraddistinto dall'inizio della missione.

    « Diavolo, taci. »

    Sputai quelle parole come acido, carice di un preoccupante cinismo con il quale Morai, volente o dolente avrebbe dovuto fare i conti.
    Furono proprio in quei momenti, su quelle basi estreme che con il tempo avrei strutturato quello che poi un giorno avrei chiamato il codice d'onore, cioè il mio Credo Ninja.



    [Mezz'ora Dopo, nei pressi della collinetta]



    Lungo la strada non dissi nient'altro, non era necessario approfondire la situazione e a qualsiasi ulteriore domanda o commento da parte di Morai non avrei risposto, ma bensì mi sarei limitato ad un comportamento di totale disinteresse nei rispetti dell'argomento. Infondo era così, e per me farla troppo tragica su quel tizio era inutile.

    Arrivati alla radura mi portai le mani hai fianchi riposandomi per giusto un paio di secondi, tirai un profondo respiro e poi iniziai ad incamminarmi verso la collinetta guardandomi attentamente intorno: niente. Niente di niente. Proprio ZERO.

    Ringhiai ancora.

    "No, era troppo spaventato per dire una cazzata.
    Dovevo farmi indicare con precisione il punto.
    Diavolo, mi sono comportato da dilettante."

    Sì forse avevo sbagliato. Sì, forse l'avevo ammazzato troppo presto.
    Ma in ogni caso non era tempo per autocommiserarsi.
    Non c’era tempo da perdere. Incrociai le braccia al petto e ruotai il busto in direzione di Morai fissandolo dritto negli occhi, indeciso sul da fare, e poi qualche attimo dopo..

    « .. Do un occhiata in giro. »

    Mormorai, secco.
    Niente ordini o consigli, eravamo in una situazione di stallo e dovevamo trovare il modo di uscire, in due la ricerca sarebbe stata più veloce ma non avrei biasimato un eventuale dipartita da parte dell'uchiha. Infondo ero insopportabile e un po’ pazzo.

    Iniziai quindi a cercare nei pressi della collinetta raggirandola e pestando il terreno alla ricerca di un punto vuoto, provai pure sulle pareti della collina ed in cima. Alla fine, se avessi trovato niente avrei guardato nella zona circostante continuando a tastare il terreno e a controllare eventuali alberi nelle vicinanze; per fare questo mi sarei mosso velocemente in modo da non perdere tempo ma facendo ben attenzione a come mi muovevo.
    Insomma ci sprecai circa un paio d'ore, non un minuto di più ne uno di meno.
    Qualora avessi trovato qualcosa mi sarei fermato, ridacchiando in modo piuttosto sinistro.
    Chissà perché?


     
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46 replies since 13/4/2011, 18:23   677 views
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