[Primo Accesso] Mura di Konoha

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    Una sfida a lungo attesa







    Raizen alzò gli occhi al cielo quando sentendo dei passi vide Shin travestito e con fattezze diverse, spalmandosi una mano sul viso.

    Cristo santo, ma cosa sta facendo?

    Parlava a mezza voce sfregandosi le tempie prima di rimuovere la mano.

    Ragazzo, non so cosa tu voglia fare, ma non penso sia cosa buona impicciarsi di affari che il tuo ruolo non ti permette di conoscere.
    Ho già qualche problemino qui, vediamo di non causarne degli altri.
    Chiedi e forse ti verrà concesso, ma l’ultimo pagliaccio che mi è passato sotto gli occhi penso ricordi ancora il sapore del suo moncherino.


    Un’ affermazione che lasciava pochi dubbi sulla sua veridicità quando si parlava dell’Hokage Rosso.

    Tornando a noi, Febh.
    O meglio, Ssalar, mi spieghi che è successo?


    Chiese, ignorando del tutto la posa rissosa di Febh.

    Intanto, se vuoi, si può fare una rapida prova.
    Ci possiamo pure scazzottare, ma in caso facciamolo a prescindere da una cosa che ti ho fatto.
    Ero ferito, secondo te, giusto?
    Beh, se uso qualche trucchetto premermi sulle ferite dovrebbe disfarlo e permetterti di vedere la realtà dei fatti, no?
    Se mi curi posso concederti pure di farmi una ferita nuova, alle mura ora non ho neanche un medico disponibile, quindi, prego.


    Annuì un'unica volta e stette li a braccia conserte.

    Anche se, nel mentre che ci prendiamo a sberle o che verifichi tutte le tue cosine, colui che ti ha gonfiato come una mezza calzetta se la da a gambe, sghignazzando non solo per averti fatto nero, ma pure per averti messo nel sacco.

    Una frase che da qualche parte avrebbe fatto breccia.
    Se le parole non fossero bastate con un sospiro le avrebbe poste lungo i fianchi portando gli avambracci all’altezza del torace, guadagnando qualche altro centimetro da Febh mentre divaricava le gambe, non si metteva in posizione di combattimento da fin troppo tempo.

    Ragazzo, davvero, con Febh?
    Non che sia preoccupante, tu hai me, lui una lucertola, ma insomma è capace che sto qui abbia battuto su una mensola mentre si alzava in quel sottoscala dove riposa.


    Probabilissimo, ma a sto punto perché tirarsi indietro?
    Febh in una maniera o nell’altra mi punzecchia spesso a riguardo, probabilmente accontentarlo è la cosa migliore da fare.


    Io aspetto, sen-sei.

    Lo scandire di quelle sillabe fu accompagnato da un piede che strusciando faceva maggior presa sul terreno, mentre la meno diplomatica delle espressioni compariva sul volto del Colosso: un ghigno di sfida.
    Se Febh avesse avanzato non si sarebbe tirato indietro.
     
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