[Team 27] Caramelle, indovinelli e bamboo

[Corso Genin]

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    Y Danone
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    R E V O L U T I O N:
    Education is not preparation for life; education is life itself.

    Shizuka Kobayashi.... sensei!?




    divisore






    "soffia il vento:
    si tengono forte
    i boccioli di pruno"

    Uejima Onitsura

    . . .



    « ...Inoltre, i tuoi allievi dovranno imparare a rispettarti. Non permettere loro di fare i presuntuosi, è basilare che capiscano subito con chi hanno a che far--- »
    « AH! HEIKO-SENSEI NON HO CAPITO! RIPETI PER FAVORE! »
    « (…) Toshiro, c'è una ragione plausibile per la quale intendi rovinare la carriera Shinobi di tua figlia impedendomi di spiegarle come si fa la sensei? »
    « Si, mi annoio... e ho anche fame »
    « (…) SCIAGURATO! PIU' TI GUARDO PIU' MI CHIEDO COME HO FATTO A SPOSARTI!
    E TU! SHIZUKA! SMETTILA DI LEGGERE LA LETTERA DI CONVOCAZIONE DELL'ACCADEMIA COME UNA SCIOCCA! … MI ASCOLTI?! »


    […] Era una splendida mattinata di primavera al villaggio di Konoha: Il cielo brillava dei suoi colori più sgargianti e la natura, risvegliata dolcemente dal soave canto della vita, appariva meravigliosa picchiettata com'era di colori dalle tonalità pastello che non potevano far altro che portare l'allegria e la serenità in chiunque si fosse fermato ad osservare quel piccolo grande miracolo...
    … in chiunque, tranne che negli abitanti di quella casa: Villa Kobayashi.
    L'imponente e splendida magione del più potente clan di sete e tessuti delle Terre del Fuoco era infatti vittima quella mattina della più colossale agitazione mai vista, con domestiche vestite in kimono che continuavano a correre nervosamente lungo i portici della dimora, portando vassoi colmi di vivande e libri che prontamente, dopo un attimo, venivano rispediti indietro dalla voce imperiosa di un'inconfondibile Heiko Uchiha, la quale, ferma in piedi nella sala dell'airone -la più importante della casa, riservata alle grandi occasioni- continuava a tenersi il volto tra le mani, domandandosi cosa avesse sbagliato nella sua vita per finire in una situazione come quella: Possibile che i Kami l'odiassero così tanto?
    Era sempre stata una donna devota e temuta degli Dei, che aveva fatto dell'amore del suo villaggio la sua ragione di vita. Era stata anche la più potente Jonin degli Uchiha, destinata persino ad ereditare le redini del clan, e anche allora aveva sempre e solo agito secondo ciò che era giusto e non ciò che era piacevole...
    … dunque perché, ad un certo punto, si era intestardita a volersi sposare al capoclan di quella dinastia di mercanti, tale Toshiro Kobayashi, che con il suo carattere sarcastico e beffardo metteva costantemente a repentaglio il suo già instabile umore? Come aveva potuto scegliere come suo sposo un uomo che agiva guidato solo dai propri pensieri, incurante di ciò che gli altri avrebbero potuto pensare?
    Ma soprattutto, cosa aveva mai fatto per meritarsi una figlia come lei...?
    Lei che, frutto prezioso delle due stirpi più potenti del Villaggio della Foglia, aveva fatto sue le caratteristiche peggiori dei clan dal cui amore nasceva. Una combinazione letale, quella, che le aveva presto conferito un titolo forse troppo grande, ma che lei, nel suo essere bambina cocciuta, portava avanti a testa alta: Lei che era indomabile come il vento invernale, ma delicata come il più dolce dei raggi del sole...
    La Principessa Tempesta del Villaggio di Konoha.

    […] Era una ragazza minuta e dalla corporatura elegante, benché non protesa alla magrezza invidiabile tipica delle sue coetanee, quanto piuttosto ad un'attraente formosità che attribuiva al suo fisico una sensualità contesa tra quella della ragazzina e quella della donna adulta: Interessante, ma non eccitante. Affascinante, non provocante.
    La sua era la bellezza tipica delle bambole di porcellana, nobile e fiera: I di lei liscissimi capelli castani chiari, lunghi fino ai fianchi, incorniciavano infatti un volto dalla carnagione candida e setosa, sulla quale spiccavano un paio di bellissimi occhioni verdi e una bocca carnosa e rubiconda così simile a quella della madre, famigerata seduttrice, bellezza intramontabile...
    … eppure, ella, così intenta a rincorrere una vita che non sembrava mai collaborare con le sue aspettative, non sembrava rendersene conto. Non sembrava comprender quanto squisita fosse.
    Come avrebbe potuto, del resto?
    Aveva appena diciotto anni, e un futuro ancora tutto da scrivere... forse era un po' troppo presto per passare il tempo di fronte agli specchi. Questo, almeno, era quello che diceva sempre.

    « SHIZUKA! Togliti quello sguardo babbeo dal viso! »
    La voce di Heiko Uchiha scoppiò tonante nella sala dell'airone, tanto forte e tanto autoritaria che persino Teru Kobayashi -padre del di lei sposo- trasalì vistosamente, quasi rovesciandosi addosso la tazza di tè verde che con tanta cura si era preparato « Svegliati ho detto! Ormai manca poco! » Aggiunse ancora la donna, tutta concitata, fulminando con lo sguardo la figlia, la quale, seduta di fronte a lei al basso tavolino di legno massello giapponese che troneggiava al centro della stanza nella quale si trovavano i presenti, continuava a grattarsi la testa fissando la lettera stropicciata, inviatale ben un mese prima dall'accademia ninja, quasi si aspettasse che quella sua insistenza portasse gli ideogrammi a mutare e rivelarle chissà quale improbabile verità nascosta. Ovviamente però, per quanto si fosse impegnata negli ultimi giorni, nulla era cambiato in quella piccola missiva -anonima nel suo essere tanto importante- che riportava ancora scritto con calligrafia piccola e addossata che “visti i meriti di cui si era fregiata” (quali meriti?) e “gli importanti raggiungimenti ottenuti” (...eh?) “Shizuka Kobayashi era stata convocata come sensei dall'Accademia”
    … in altre parole avevano carenza di maestri, e visto che i Chunin evitavano quella patata bollente come lei evitava le diete imposte da sua madre, non avevano potuto far altro che sbolognare il problema ad una povera Genin, che certo non avrebbe potuto tirarsi indietro.
    Scuotendo la testa, incurante dell'ira senza fine di sua madre (certo non placata da suo padre, che alzatosi in piedi l'aveva presa per le braccia cominciando a ballare, forse credendo di farla così tranquillizzare), la giovane kunoichi non poté fare a meno di sospirare sonoramente.
    … Non aveva voglia di fare la sensei, anzi, per la verità non sapeva nemmeno se ne era in grado: Davvero sarebbe riuscita a dare ad altri le basi di un mestiere nel quale a malapena sapeva muoversi lei? E se fosse risultata una pessima insegnante...?
    Girandosi di scatto verso la pila di libri di teoria ninja che avevano silenziosamente cominciato a riempire la sala delle riunioni nella quale si trovava, questa volta per volere di Masamune Uchiha -nonno materno e, a sua volta, vecchio sensei accademico-, rimpianse di non aver leggiucchiato almeno qualcosa.
    Non ricordava niente del suo corso genin... che diavolo si sarebbe inventata una volta arrivata là?!

    « Ojou-sama... »
    La voce che arrivò ad accarezzarle le orecchie d'improvviso (proprio mentre pensava di prendere una corda e legarla alla trave più alta della casa per un'eventuale impiccagione), era quella di Ritsuko Aoki, sua cameriera personale e compagna di giochi sin dalla più tenera infanzia.
    Come sempre, il solo sentire la presenza dell'amica accanto a lei la rassicurò, inducendola a mettere da parte quei problemi a cui avrebbe pensato in un secondo momento, con forse più tranquillità.
    « Ojou-sama, la Vostra colazione » Disse la ragazza, sorridendo e disponendo sul tavolo di fronte alla kunoichi un ricco banchetto colmo delle più appetitose leccornie « Vista l'occasione importante, Ojou-sama, mi sono presa la libertà di cucinare le Vostre pietanze preferite... » Ennesimo sorriso « ...molte delle quali le ho inserite anche nelle vivande del Vostro viaggio »
    Guardando con occhi statici il tavolo imbandito di fronte a sé, Shizuka Kobayashi, per un attimo, si sentì mancare: Davanti ai suoi occhi, disposti in piccoli piattini dipinti a mano, c'erano infatti tutti i suoi piatti preferiti, uno più appetitoso e ben presentato dell'altro, tanto che la ragazza, prendendo le sue bacchettine di legno laccate di rosa, non poté fare a meno di urlare un poderoso “ITTADAKIMASU!” prima di gettarsi nell'impresa quasi impossibile di finire tutto...
    “quasi” però, proprio così, poiché l'appetito dell'erede del clan Kobayashi era proverbiale e ormai oggetto di miti in molte delle Terre Ninja che ella aveva avuto la fortuna di visitare da bambina, seguendo il padre nei suoi viaggi mercantili per imparare l'arte antica della vendita. Si diceva infatti che quella creaturina piccola e aggraziata fosse in grado di divorare ben quattro vassoi di sushi, due ciotole di ramen, una okonomiyaki intera, dieci mochi ripieni e sei porzioni di dango nello stesso pasto, e tutto questo senza essere assolutamente aiutata da nessuno.
    Un prodigio insomma... temibile, certo... ma pur sempre un prodigio!
    « Neh, Ritsuko-chan... hai spedito le lettere che ti avevo consegnato due settimane fa, vero? » Bofonchiò improvvisamente la nobile signorina, sfilando da uno spiedino di legno l'ultimo takoyaki rimasto sul tavolo.
    « Mi sembra un po' tardi per chiederlo, Ojou-sama » Rispose l'altra, ridendo « Se anche non l'avessi fatto, ormai come pensavate di rimediare? » Disse ancora, sbrigandosi però ad aggiungere (visto che quelle parole stavano facendo strozzare la sua amata padroncina): « Si, certamente che le ho spedite Ojou-sama!! »
    Accanto a lei, battendosi una mano sul petto, la giovane kunoichi sospirò di sollievo, e dopo aver bevuto un intero bicchiere d'acqua, chiese poi alla sua cameriera se per caso non avesse conservato le copie aggiuntive delle missive ufficiali ormai inviate, dato che voleva rileggere alcune cose “giusto per essere sicura” ...ormai, del resto -pensò guardando la posizione del sole da uno dei pannelli di riso scorrevole aperti che dava sul giardino della magione- sarebbe dovuta partire a breve.
    Facendosi un attimo pensierosa Ritsuko Aoki prese a rovistare nelle tasche del suo kimono, poi, facendosi ancor più dubbiosa, uscì di corsa dalla sala dell'airone, ritornandovi dopo qualche istante con in mano tre fogliettini pieni di correzioni e in più punti macchiati che, senza esitazione, porse alla sua signora, la quale, a sua volta, si mise a leggere:

    Gentile studente,
    in seguito alla sua iscrizione all'Accademia Ninja, è stato smistato nel Team 27 sotto le direttive della sensei Shizuka Kobayashi e dell'aiuto-sensei Kuroi Gumo.
    Il corso genin inizierà due settimane dopo la data di spedizione della lettera stessa. Il luogo d'incontro è segnato nella mappa allegata.
    Si prega di portare TUTTA la documentazione presente in questa busta. I motivi saranno resi chiari a tempo debito.
    Cordiali Saluti


    … Il tutto affiancato da una graziosa mappettina disegnata a mano (un oggetto puramente artistico, s'intende, con tanto di orsacchiotto per indicare il punto d'arrivo) e un altro piccolo fogliettino che però, la giovane erede, non ebbe nemmeno la premura di guardare. Sapeva già cosa c'era scritto, e del resto, le bastava che i suoi futuri allievi portassero tutto, niente di più e niente di meno.
    Sorrise. Forse non sarebbe stato tanto male, a dispetto di cosa diceva quello scemo di Raizen, anche lei sarebbe stata in grado di fare la maestra, e perché no, quello poteva essere il primo passo per diventare Chunin, e poi Jonin e poi anche---

    « SHIZUKA! »

    Un coltello da cucina si piantò improvvisamente nel muro alle sue spalle, appena ad un palmo di distanza dal suo orecchio, e lei -voltandosi lentamente verso la lama che ancora traballava eccitata per quel lancio perfetto e magistrale- sentì una goccia di sudore scivolarle lungo la schiena, sotto alla sua divisa ninja.
    Per un attimo, ebbe come la strana impressione di dover essere felice di essere ancora viva.

    « SHIZUKA! SAI CHE ORE SONO!? LE SEI! A CHE ORA PENSI DI ANDARTENE DI CASA!? EH?! »
    A urlare era chiaramente Heiko Uchiha, la quale, ancora con il braccio teso per aver lanciato il primo oggetto affilato che aveva trovato, guardava la figlia con occhi dardeggianti di collera, mentre alle sue spalle un allegro Toshiro Kobayashi continuava a ballare tirandosi dietro, stavolta, una delle domestiche della Villa.
    « Okaa-sama... non capisco perché dobbiamo sempre ricorrere a queste maniere, come dire... “forti” » Gemette in risposta la ragazza, alzandosi cautamente dal tavolo mentre alle sue spalle, un'abituata Ritsuko Aoki, le indicava l'uscita posteriore della magione, dove già aveva avuto la premura di disporre gli stivali della sua padroncina, la borsa a tracolla, le vivande e un immancabile sacchetto di caramelline gommose.
    « Aah... “maniere forti”, eh? » Ripeté la matrona, mettendosi a braccia conserte con sguardo sarcastico, mentre la madre di lei -tale Chizuru Uchiha- non cominciava calorosamente a salutare la nipote con una mano, quasi conoscesse già l'epilogo di quella scena « Lo sai, vero, che posso fare di meglio... » E affilando lo sguardo, la donna sibilò ancora: « Vediamo quanto sei migliorata, Shizuka, vediamo se-- » ...ma non ebbe il tempo di terminare la sua minaccia che le grandi mani abbronzate del capoclan dei Kobayashi le coprirono improvvisamente gli occhi, incuranti delle urla minacciose della diretta interessata che prese subito a sgambettare furibonda. Fermo alle spalle della moglie, Toshiro Kobayashi rideva infatti allegramente, e facendo spallucce esclamò un rassegnato: « Voi Uchiha... sempre pronti a dare battaglia con quei vostri occhietti a rotelle! Su, su Heiko! Lascia andare la nostra bambina, altrimenti farà tardi! » E così dicendo, strizzando l'occhio destro alla figlia, lasciò che quest'ultima si infilasse di corsa gli stivali, prendesse tutta la sua roba e, con passo leggero, saltasse in giardino, pronta a gettarsi oltre il muro di recinzione da vera fuggiasca.
    « AH! NO! SHIZUKA! » Urlò Heiko Uchiha, disperata, cercando di divincolarsi dalla stretta dello sposo « PER L'AMOR DEL CIELO! SE FAI QUALCHE DANNO... QUALCHE IDIOZIA... NON DIRE DI ESSERE MIA FIGLIA! CAPITO!? NON DISONORARE IL CLAN UCHIHA! »
    « Tranquilla Shizu-chii »
    Rise allora il padre, divertito come non mai « Puoi dire tranquillamente di essere figlia mia! Tanto ci penso già io a disturbare l'onore del clan Kobayashi!! Vai tranquilla!! »

    … E con quelle parole nelle orecchie, la giovane kunoichi saltò la recinzione, atterrando direttamente nella strada che costeggiava la sua immensa dimora.
    Aveva dato appuntamento al suo aiuto-sensei ben un'ora prima dell'inizio del corso genin, al solito punto indicato sulla mappa dove li avrebbero raggiunti poi gli allievi, e se non si fosse sbrigata non sarebbe riuscita a farsi trovare proprio lì, di fronte al luogo dell'addestramento, possibilmente in posa plastica e super figa (pacchetto di caramelle opzionale, doveva vedere sul momento). A quanto pareva, l'apparenza era importante per un buon sensei (?!) ...
    Tirando fuori dalla borsa a tracolla quattro cartelline per documenti, la ragazza aprì la prima senza smettere di correre, per poi guardare la foto che l'accademia gli aveva procurato reclinando la testa di lato: Kuroi Gumo, mh? Che tipo poteva essere?
    Beh, poco importava, lo avrebbe scoperto di lì a molto poco...
    … chissà che faccia avrebbero fatto?
    Aveva scelto il luogo dell'addestramento con cura e dedizione: Una foresta di bamboo!
    Chi altri ci avrebbe mai pensato? Mpf... sarebbe stato molto più divertente di quel che si era immaginata!


    . . . .

    FORESTA DI BAMBOO



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    La Foresta di Bamboo si estende per diversi chilometri in direzione nord-ovest rispetto alla posizione centrale dell'Accademia Ninja, e si presenta come un luogo ancora puramente naturale e come tale, non soggetto alla comodità e sicurezza tipiche dei luoghi smussati dalla mano dell'uomo.
    Le bambuseae presenti risultano essere molto vigorose ed eccezionalmente alte, con radici lunghe e profonde, spesso scoperte e visibili ad occhio nudo.
    Verso la parte est della foresta, che si estende per una consistente porzione di terreno libero, è presente un fiume, sormontato da un ponticello, che a discapito delle aspettative non risulta essere accogliente e ristoratore come sarebbe possibile immaginare: la fanghiglia e il colorito opaco delle acque, rendono infatti un possibile attraversamento pericoloso ed estremamente stancante.
    Intorno a questa zona l'atmosfera comincia a diventare umida, e come tale sempre più pesante: una lunga permanenza può portare difficoltà a respirare e un rallentamento generale delle movenze.
    Si può trovare sollievo, tuttavia, nel vento che sovente accarezza con dolcezza i fusti di bamboo -cantando in un modo estremamente suggestivo- e del sole che illumina dall'alto, riscaldando il terreno circostanze e sollevando i visitatori di quel luogo dal terribile incubo di una pioggia non prevista, che farebbe cadere la zona in uno stato di dissestamento del terreno e incapacità di movimento tale da far versare la situazione alla peggiore delle aspettative.

    Di una bellezza maestosa, come solo le opere d'arte della sapiente mano della natura riescono ad essere, la Foresta di Bamboo è comunque un luogo incredibilmente meraviglioso, un vero piacere!


    divisore







    SPOILER (click to view)
    Eccoci qui *O*
    Primo giro di ruolata, puramente free come potete vedere XDDDDD
    Siete liberi di presentare il vostro personaggio introducendolo alla giocata come preferite, e arrivare comodamente al luogo dell'incontro, che avrò la premura di descrivere passo passo nel corso della giocata.

    Per qualsiasi cosa non esitate a contattarmi! >_<
     
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  2. ¬Wex
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    Capitolo I: il corso ha inizio



    "Tutte le famiglie felici sono uguali,
    ogni famiglia infelice è infelice a modo suo"
    L. Tolstoj


    CODICE
    Gentile studente,
    in seguito alla sua iscrizione all'Accademia Ninja, è stato smistato nel Team 27 sotto le direttive della sensei Shizuka Kobayashi e dell'aiuto-sensei Kuroi Gumo.
    Il corso genin inizierà due settimane dopo la data di spedizione della lettera stessa. Il luogo d'incontro è segnato nella mappa allegata.
    Si prega di portare TUTTA la documentazione presente in questa busta. I motivi saranno resi chiari a tempo debito.
    Cordiali Saluti


    Masayuki aveva ricevuto questa notifica da parte dell'accademia qualche giorno prima in seguito alla sua richiesta d'iscrizione al corso genin; era ormai al terzo giorno di viaggio e cominciava a sentire il disagio del viaggiatore: lontano da casa, dalle comodità, dalla famiglia e per di più in un paese straniero.

    Il massimo proprio.

    Con la nuova organizzazione mondiale sorretta dalla duratura pace tra i vari villaggi, si era venuta a creare l'istituzione sovranazionale dell'Accademia: istituto fondato sull'alleanza dei vari paesi il cui fine era quello di addestrare shinobi, per farli crescere accompagnandoli nel loro percorso di apprendimento.
    Ne aveva sempre sentito parlare male: lui era originario di Kiri, un paese insidioso ed austero, freddo e distaccato e per la maggior parte dei suoi abitanti tutto ciò era considerato un insulto alla loro tradizione; questa mescolanza di culture e usi, tutta questa diversità: niente di tutto ciò era visto di buon occhio.
    L'idea di dover viaggiare lontano dalla sua isola per allenarsi con degli sconosciuti di altri paesi era invece per lui uno stimolo: sebbene fosse stato cresciuto in quel paese, secondo determinati criteri, in un certo modo e avesse inevitabilmente assorbito certi modi di fare tipici del suo paese, era comunque stato in grado nel tempo di filtrare sempre più le informazioni e gli insegnamenti che gli venivano impartiti riuscendo a costruirsi una propria forma mentis.
    La sua naturale predisposizione all'analisi gli aveva permesso di capire sempre meglio le persone, affindando una predisposizione particolare per il quale riusciva a capire le persone; non si parla certo di "leggere la mente" o simili: lui riusciva ad indovinare con una buona precisione la personalità e le inclinazioni di chi si trovava davanti, abilità che gli erano tornate utili più di una volta, soprattutto nel commercio. Masayuki infatti aiutava spesso suo zio nella sua piccola impresa di pesca e il rapportarsi con così tante persone l'aveva svezzato presto, rendendolo abile nel contrattare e nel capire se l'interlocutore lo voleva fregare o meno: del resto in un impiego simile o sei rapido nell'afferrare al volo quei piccoli indizi utili che trapelano dal modo di fare e di atteggiarsi delle persone o sei a terra.
    Però questo ormai era il passato. Lui ora stava imboccando la strada per la crescita, il primo grande passo per la scalata della gerarchia militare lo aspettava.

    Ma dove stava andando?

    Estrasse dalla tasca la lettera dell'accademia e riguardò per l'ennesima volta la mappa allegata alla notifica e tutte alle altre scartoffie burocratiche; la prima volta che l'aveva vista aveva pensato ad uno scherzo: uno schizzo fatto a mano che indicava a grandi linee quale sarebbe stato il luogo d'incontro. Niente di strano fin qua...quello che l'aveva lasciato profondamente turbato e perplesso era quell'orsacchiotto posto in mezzo di quel che immaginava essere un bosco.

    "Cioè un orsacchiotto...ma stiamo scherzando? Più che il luogo dove ci troveremo per sostenere il nostro allenamento mi sembra più l'indicazione del ritrovo di una scolaresca di bambini sui 4-5 anni...mi sarei aspettato un po' più di serietà: cos'è all'accademia hanno esaurito i sensei? Chissà magari ci ritroveremo con una ragazzino più piccolo, speriamo che sia almeno comptente e preparato"


    All'inizio aveva pensato si trattasse seriamente di uno scherzo ma la mole di carte e i sigilli ufficiali presenti su ogni foglio l'avevano convinto del contrario.
    Ed eccolo qua, in un paese straniero che un passo dopo l'altro avanzava verso il suo futuro.

    La notte precedente aveva soggiornato presso una piccola locanda lungo la strada principale ad est dell'accademia; l'aveva ospitato una gentile vecchietta, fornendogli un letto (nè caldo nè comodo a dir la verità ma era quantomeno un giaciglio decente con un tetto sopra di sè) e un pasto caldo. La sera prima aveva diluviato e quelle quattro mura erano state per lui una vera manna dal cielo: si era potuto riposare, ristorare e -cosa non da meno- asciugare.
    Era mattino inoltrato e quel rifugio un po' spartano era ormai alle spalle.

    <<"L'accademia dista una ventina di chilometri da qua, sempre dritto in direzione ovest; ma per dove devi andare tu troverai superata la collina uno stretto sentiero che devia leggermente a nord: imboccalo e ti ritroverai dritto dritto dentro la foresta>>


    Effettivamente quel sentiero c'era e lo faceva sempre più avvicinare alla foresta (che aveva scoperto essere di bamboo).

    "Dopo l'orsetto ci mancava solo la foresta di bamboo: un setting più normale no? A quanto pare no. Beh sono proprio curioso di vedere in faccia chi caspita mai ha pensato a un luogo più strano e inusuale. Eheh perlomeno arrivo riposato all'incontro, al ritorno mi devo fermare ancora da quella simpatica nonnina: mi ha dato un buon consiglio e un rifugio per la notte e mi ha fatto pagare anche poco!"

    Masayuki era molto attento al denaro: era una risorsa preziosa che non andava sprecata, difficile da ottenere e ardua da amministrare. Ma lui era bravo in queste cose e tirando un po' di qua, un po' di la era riuscito a risparmiare parecchio, sebbene stesse girando con davvero poco. Controllò il borsello dei soldi per poter fare un po' di conti per il ritorno ma c'era qualcosa che non andava: soppesò, aprì e guardò dentro. Si mise una mano in faccia.

    "Bastarda megera di me*da"

    Effettivamente la "simpatica nonnina" si era fatta pagare la sera stessa e si occupò direttamente lei dei suoi vestiti...ed evidentemente anche di quello che c'era dentro: aveva pensato bene di lasciare nel borsello solo le monetine "alleggerendogli" il carico di banconote. Al ritorno non gliel'avrebbe fatta passare liscia.
    Almeno non avrebbe dovuto camminare ancora a lungo poichè era giunto ai margini della foresta: secondo la mappa la distesa di estendeva per diversi chilometri ma il punto di ritrovo era a circa 2 chilometri da dove si trovava in quel momento; quindi entrò.
    La prima impressione che ebbe era che si trattava di un luogo "vergine" che aveva poco conosciuto l'uomo: le uniche tracce che aveva lasciato erano quel piccolo sentiero in terra battuta che si inoltrava nel fitto delle canne e un ponticello che permettava di guadare il fiume che tagliava la radura. Non era certo limpido e cristallino come i ruscelli di campagna che fino ad allora l'avevano accompagnato nel suo viaggio: l'acqua torbida e melmosa non ispiravano certo fiducia.
    Più avanzava più sentiva il peso della non indifferente umidità dal luogo: la respirazione era resa difficoltosa e sulla pelle insisteva una spiacevole sensazione di "appiccicaticcio". Sebbene venisse da un villaggio marittimo dove questa era la prassi non sarebbe mai riuscito ad abituarcisi.

    Poco dopo arrivò al luogo di ritrovo era il primo non c'era ancora nessuno: del resto era arrivato con un'ora di anticipo rispetto a quello che era indicato sul foglietto; per lui era meglio arrivare un giorno in anticipo che in ritardo, non ci poteva fare niente. Si distese dunque, poggiando la schiena su un fusto imponente, assaporando la pienezza che quel luogo gli trasmetteva ai suoi sensi: l'intensità degli odori, i colori sgargianti, la musicalità dei suoni. Spesso il vento alleggeriva il fardello dell'umidità, scuotendo le fronde degli alti alberi; questi sbattevano uno con l'altro creando melodie uniche e rilassanti: proprio quello che ci voleva.

    Stava per assopirsi carezzato dal vento e cullato da quelle melodie quando scorse tra le canne una figura: una persona di certo, sicuramente non alta.

    "Ti prego no"

    Questa fu l'unica cosa che riuscì a pensare nel vedere quella ragazzina comparirgli davanti.








    Edited by ¬Wex - 17/5/2012, 15:21
     
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    Gentile studente,
    in seguito alla sua iscrizione all'Accademia Ninja, è stato smistato nel Team 27 sotto le direttive della sensei Shizuka Kobayashi e dell'aiuto-sensei Kuroi Gumo.
    Il corso genin inizierà due settimane dopo la data di spedizione della lettera stessa. Il luogo d'incontro è segnato nella mappa allegata.
    Si prega di portare TUTTA la documentazione presente in questa busta. I motivi saranno resi chiari a tempo debito.
    Cordiali Saluti


    Finalmente sono stato inserito in un team per il corso Genin... Non c'ho asssolutamente voglia ma... devo! Questo è solo il primo di una lunga serie di passi che mai avrei penato di dover percorrere, ma ho scelto la mia via e devo arrivare fino in fondo. Devo diventare forte, più duro dell'acciaio.

    Ho un obiettivo: vendicare la distruzione del mio villaggio, chiunque sia stato non la passerà franca, dovrà pagare con il suo sangue per tutte le vite, tutte le lacrime, tutto il sangue che ha versato. I miei amici, i miei familiari, i miei conoscenti, giacciono tutti insepolti, tranne mio padre, nel posto dove sono stati barbaramente trucidati... tutto questo non può retare impunito...
    Ma ora non sono in condizione ne' di andare in missione da solo per investigare su quale sia la verità ne' sono lontanamente forte abbastanza per cavarmela da solo là fuori.
    Spero solo di non finire in squadra con dei bimbetti incapaci, non ho tempo da perdere, più il tempo passa più le speranze di ottener ciò che cerco si fanno vane, ma non voglio nemmeno degli enfant prodige sbruffoni che i credono il top del top. Li odio i tipi così.
    Vabbè, si vedrà..

    Diamo un'occhiata alla mappa... che merda, la foresta di bambù... ci sono già stato, non mi piace troppo come posto... c'è sempre una umidità pazzesca che spesso si condensa in una fastidiosa nebbiolina che impedisce di vedere bene e a volte può render difficile respirare... sembra di star quasi affogando! E poi.. su quegli steli dritti e lisci non ci si può neppure arrampicare agevolmente, e sembra sempre che nascosti nella foschia, fra stelo e stelo, si nascondano migliaia di occhi minacciosi pronti a saltarti addosso. Ma forse è solo suggestione...
    Rileggo un po'... sensei Shizuka Kobayashi e aiuto-sensei Kuroi Gumo... aiuto sensei? Sarà un idiota troppo debole per fare qualche missione importante da solo, messo a seguire la sensei come un cagnolino da tenere a bada. Bah... Ancora non lo conosco e già ho pregiudizi, spero che conoscerlo me li tolga. Dalla sensei invece non so cosa aspettarmi. Credo sia del mio villaggio, l'ho già sentita nominare, ma non ho la minima idea di chi sia..

    Mentre mi incammino verso la foresta di bambù, da solo, rifletto, mi fermo... Questo non è il mio mondo, sarò pure grande e grosso, forse incuto un po' di timore, ma non sono nato per combattere, chi me lo fa fare? Posso trovare altri modi per scoprire chi ha ucciso tutti quelli che conoscevo... se riuscissi a racimolare abbastanza soldi potrei sempliceente assoldare dei ninja perchè faciano il lavoro sporco per me, senza che debba diventarlo io un dannato ninja!
    Ma che diamine sto pensando? È una questione di onore! Hanno ucciso tutti i miei amici, mio padre, come diavolo mi viene in mente di potermene stare rinchiuso da qualche parte a racimolare soldi per mandare dei fot**ti mercenari a fare il lavoro sporco?!? forse non sarò forte, non ancora, ma non voglio nemmeno pensare di essere così un debole! Dimostrerò a tutti di aver potenzialità, di esser forte. Devo guadagnarmi il rispetto degli altri ninja e sviluppare le mie tecniche!

    Riprendo il cammino verso la foresta di bambù, ormai sono lì... in vistoso ritardo! Cominciamo bene... beh mi inventerò una scusa... poi mi impegnerò per rifarmi di questo imprevisto...

    Eccome qua, vedo una persona di lontano... no sono due! Un uomo e una donna... lui non sembra un ninja vissuto, o è quello sfigato dell'aiuto sensei o uno dei miei compagni di squadra... sembra un po' cresciutello, forse non sarò neppure il più vecchio della mia squadra... e quella... quella nana non sarà mica la mia sensei?!?

    "COUGH COUGH! Ehm... scusate il ritardo... io sono Rand Al'Thor... voi siete?..."

     
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  4. Christopher M. Moon
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    Il Sole si era appena levato alto nel cielo e stranamente per Horo la nebbia che era sempre stata presente fin dalla più tenera età era scomparsa. Era in una terra straniera. Per la prima volta aveva lasciato il Villaggio di Kiri e per la prima volta nella sua vita aveva varcato il confine del Paese dell'Acqua. Era quasi ironico che si sentisse più perso lì che in mezzo alla bruma che gli offuscava la vista da dove veniva.
    Non c'era tempo per la nostalgia: era stato appena assegnato al Team 27, un team che lo avrebbe fatto diventare un genin sotto la guida di un sensei esperto. Lui, di origini umili, nella cui famiglia nessuno aveva mai intrapreso la via per diventare uno shinobi, voleva scoprire che tipo di ninja sarebbe diventato.

    «Ecco a lei, Akira-san. E' stato un piacere riposare nella sua locanda.»

    Il giovane studente di Kiri fece un inchino dopo aver dato i Ryō necessari a pagare il pernottamento, dopo di che, con lo zaino in spalla, partì alla volta del punto che sulla cartina era stato segnalato simpaticamente con un orsetto.
    Moon-1
    Per quella missione aveva scelto un abbigliamento molto legato al suo clan di origine, i Fuyutsuki. I suoi vestiti e la sua fascia per capelli presentavano simboli tribali legati alle onde dell'acqua, tipici di una famiglia di coltivatori di riso che invocava gli spiriti del lago, presso cui avevano costruito la loro abitazione. per chiedergli aiuto e un raccolto abbondante, che puntualmente non arrivava mai.
    Horo la ricordava ancora... ricordava ancora sua madre in lacrime. Lui era diventato un ninja per pagare le spese mediche ricevute dal Villaggio della Nebbia per il padre... "Una vita per una vita"... Così aveva detto sua nonna. Il giovane Fuyutsuki non era arrabbiato con la sua famiglia per esser stato usato come merce di scambio: lui, infatti, era fiero di servire il Mizukage e diventando un grande shinobi avrebbe potuto migliorare la sua condizione e allora avrebbe anche riallacciato i rapporti con loro.
    Assorto tra i suoi pensieri il tempo volò e s'immerse in una foresta di bambù magnifica. Era a dir poco spettacolare. Lì - a giudicare dalla cartina - si sarebbe tenuto il suo addestramento lì avrebbe imparato che cosa realmente significasse seguire la via del ninja.

    Devo essere il migliore... devo farcela per loro, per me e per il Villaggio.

    Si disse mentre con un balzo raggiungeva la radura segnata dalla mappa. Davanti a sé vide una ragazza poco più alta di lui, che era solo ancora un bambino e altri due ragazzi che come lui avrebbero preso parte al corso. Uno forse lo aveva visto anche per il villaggio di Kiri, ma non ne era sicuro. Così evitò di mostrarsi troppo incuriosito nei suoi confronti per non risultare inopportuno e timidamente disse:

    «Scusatemi per il ritardo.»

    Era agitato e la voce era tremula. Subito arrossì per l'imbarazzo, che - dannazione - lo faceva sembrare un completo idiota. Non poteva dare quest'immagine di Kiri. Strinse le mani a pugni e rialzò gli occhi neri dall'aria furba verso gli altri. Non doveva abbattersi per quell'inizio incerto alla fine erano i fatti che contavano e lui era pronto a mettersi alla prova.
     
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  5. ¬Cruxolo
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    Caramelle, Indovinelli e Bamboo


    Atto Primo





    Al scoccar della mezzanotte Oto si tingeva di nero. Le luci soffuse delle case lentamente venivano spente dagli abitanti di tutti i quartieri del Villaggio, lasciando il vuoto negli animi di chi, in ritardo, doveva ancora rientrare nella propria dimora e si vedeva abbandonare anche dagli ultimi stracci di illuminazione artificiale. Quella sera, poi, il cielo era coperto da nuvole incredibilmente opache, e la luna, maestra della notte, era celata dietro il dorso di quelle creature del cielo. Da qualche parte qualcuno festeggiava il compleanno di un certo Kazato, ululando ai quattro venti gli anni che ormai quell'uomo sconosciuto si portava sul groppone; il sakè doveva esser andato giù molto bene quella sera. Senza più una casa, il coprifuoco del Ragno era scivolato inesorabilmente verso le ore più tarde della notte: troppo spesso si ritrovava a salutare con occhi stanchi il sorgere del fratello splendente della luna. Le sue nottate prevedevano avventure spericolate tra i tetti delle abitazioni di Oto: la mutazione non lo aveva solamente fatto diventare un aracnide, ma lo faceva anche pensare come tale. Ogni tanto si ritrovava in viottole disabitate a cercare un angolo dove lasciare il segno del suo passaggio, come se volesse catturare, data la dimensione delle sue ragnatele, delle mosche grandi come un maiale. Quella sera però Kuroi Gumo non era in giro a spaventare topi e gatti randagi: quella sera erano seduto a gambe incrociate sulla piazzola rialzata dove aveva eretto la sua lussuosa (?) dimora; dei cinque sensi a sua disposizione, solo l'udito era attento a ciò che stava accadendo per le strade e i locali quasi deserti di Oto - qualcuno aveva rovesciato la sua bottiglia di liquore e stava imprecando chissà quale divinità -; i suoi occhi, invece, erano fissi su un foglietto di carta, giunto pochi giorni prima, dove era stato scritto con calligrafia nitida e pulita che avrebbe dovuto presentarsi, fra circa una quindicina di giorni, su un luogo vicino all'Accademia, dove avrebbe dovuto presenziare in qualità di aiuto sensei ad un corso per aspiranti Genin. Il nome, segnalato come di dovere, era quello di Kuroi Gumo, il nome che aveva assunto solamente da poco tempo e che doveva essere sconosciuto ai più.

    Che sia stato Febh?

    Era da molti giorni che il Ragno pensava a come avessero potuto sapere, in così breve tempo, del suo cambio di nome; si era autoconvinto però che qualcuno dell'Amministrazione Otese avesse fornito le sue nuove credenziali all'Accademia in seguito al suo dialogo con lo Yakushi, il quale lo aveva esortato a riambientarsi al mondo degli shinobi. Quel giorno tuttavia il ragazzo si era deciso a lasciar perdere, tanto non gli avrebbe sicuramente migliorato la vita scoprire chi avesse avuto l'idea di proporre il suo nome per un corso a delle matricole ninja: quella lettera formale non gli lasciava scampo, doveva presentarsi all'appuntamento col destino o l'Accademia avrebbe rotto le scatole. E di ulteriori noie Kuroi Gumo ne faceva piacevolmente a meno. Afferrò tutto ciò che gli sarebbe servito per trovare il posto una volta partito in viaggio, compresa la mappa con le indicazioni del luogo - non molto distante, ma sicuramente gli avrebbe preso del tempo arrivare fin là - e trattenne nel pugno il cartiglio col nome della persona che avrebbe dettato legge in quel dannato corso: Shizuka Kobayashi. Si grattò il capo, cercando di leggere bene il foglietto: stropicciato com'era, sembrava voler dire al Ragno che il suo superiore sarebbe stato una donna. Aveva provato invano a stirarlo con le mani, ma il nome non era mai mutato su quel pezzo di carta: Shizuka era, e Shizuka rimaneva. L'incontro con lei era stato fissato un'ora prima dell'arrivo dei tre studenti che avrebbero partecipato al corso; frustrato dall'ennesima lettura di quel dannato cartiglio, il Ragno lo lanciò per aria, approfittando di una leggera brezza fresca che si era alzata in volo da Nord. Mentre i suoi lunghi capelli scuri ondeggiavano secondo i ritmi dettati da quel fiato di vento primaverile - già, avrebbe dovuto legarli prima del corso, gli arrivavano a metà schiena ormai - la sua mano sinistra scagliò al cielo un strano oggetto appuntito che non aveva le fattezze di alcuna arma ninja: sembrava fatto della stessa sostanza delle sue ragnatele, solo più indurito e coriaceo. Il kunai modellato da una delle tanti mani del Ragno si scontrò col foglietto in volo, portandoselo dietro contro il muro di legno di un edificio abbandonato.



    Era una notte stellata quella designata per il viaggio verso l'Accademia Ninja. Kuroi Gumo si lasciò alle spalle il suo Villaggio natale, pronto ad immergersi nel buoi dei sentieri extraurbani: l'aria frizzantina che si poteva respirare durante le tenebre era un toccasana per uno shinobi abituato a vagare al calar del sole, quando il cinguettio dei pettirossi lasciava spazio al fruscio creato dalle ali spiegate dei pipistrelli. A volte - come in quel caso - gli pesava essersi isolato completamente dal mondo attorno: non aveva nessuno da salutare prima di partire per un qualsiasi viaggio, non aveva nessuno ad accompagnarlo attraverso la sua strada. Era associale, si, ma ogni tanto il ricordo del nido famigliare gli accarezzava il volto, lo turbava e lo rendeva instabile; qualche tempo addietro gli era capitato pure di piangere contro i lunghi capelli che gli coprivano il volto, ora raccolti in una coda cavallina proprio sopra a metà della nuca. Si scrollò di dosso quei pensieri che riteneva superflui, addirittura stupidi viste le circostanze, e si immerse nella pece della notte, accompagnato solo da un braccio che non era suo. La mattina pungente sarebbe sopraggiunta molto lentamente...

    Ed eccola lì, alle prime luci del sole sorgente, la foresta di bamboo descritta nella lettera ancora appesa al muro di legno davanti la tana del Ragno. La sua fitta vegetazione impediva addirittura la visione del suo interno, come se nascondesse un segreto che per svelarlo avresti dovuto sbatterci addosso e non solo osservarne lo scrigno. Non era un esperto di corsi - si presentò al suo esame come privatista - ma al Ragno quel posto così idilliaco non dava assolutamente l'idea di un luogo adatto per addestrare degli studenti. De Gustibus, sussurrò ai primi raggi del sole, una kunoichi non avrebbe di sicuro scelto una caverna sporca e puzzolente. Lasciando cadere il cappuccio del mantello sopra le magre spalle per lasciarsi colpire dal sole splendente, Kuroi Gumo si addentrò nella foresta, cogliendo come prime sensazioni l'umidità presente nell'aria e l'incapacità di respirare a pieni polmoni. Il venticello primaverile che tante volte lo aveva accompagnato per le sue scorribande attraverso i luoghi più celati di Oto tornò ad accarezzargli la pelle, quasi fosse l'unico amico che il Ragno potesse permettersi di avere. Si lanciò tra le nodose radice che incapaci di raggiungere il cielo si destreggiavano immobili nel terriccio del luogo, saettando qua e là solo per il gusto di essere nuovamente immerso in un'habitat più selvaggio; era rimasto per troppo tempo chiuso tra le quattro mura di Oto.
    Poi la vide, minuta, quasi invisibile attraverso la maestosa altezza delle piante di quel luogo: di certo non magra come lo era lui, capelli castani lunghi approssimativamente come i suoi. Dovette avvicinarsi per riuscire a vederne i lineamenti, morbidi, e gli occhi, di un verde lucente. Per una ragazza simile veder arrivare un personaggio come lui, con occhi infossati e carnagione molto chiara, poteva significare solamente un tentativo di aggressione; per fortuna si era almeno sistemato i capelli.

    La nostra Kunoichi, suppongo...


    Per un ninja come lui era già tanto aver esordito con una simile frase. Parlando veramente di rado, Kuroi Gumo aveva perso qualsiasi capacità di dialogo, per non parlare del tatto verso il gentil sesso. Probabilmente non lo aveva mai visto, quindi era d'obbligo presentarsi quantomeno dicendo il proprio nome. Sicuramente sapeva che un certo Kuroi Gumo l'avrebbe dovuta aiutare nel corso.

    Kuroi Gumo, di Oto.


    kuroigumo
    Kuroi Gumo avrebbe lasciato poi la sensei libera di parlare, come era suo solito fare; ascoltare, ascoltare, per poi rispondere assolutamente nulla. Una volta che la kunoichi, Shizuka se non aveva capito male, avesse finito di parlare, il Ragno sarebbe balzato sul bamboo più vicino a lui, senza rispondere ad eventuali domande della ragazza. Quel bosco era così complementare con il suo essere animalesco: i Geni ribollivano nel suo corpo alla vista di così maestose altitudini, perfette per scalate veloci e fulminanti discese. Dall'alto della pianta Kuroi Gumo aguzzò la vista, alla ricerca di qualcosa che potesse attirare la sua attenzione: di sicuro quel posto doveva celare non poche sorprese, visto che era stato designato dalla ragazza come luogo per un corpo Genin. Un corso di fanghiglia correva placido tra le radici di quella grandissima foresta, attraversato solo in un tratto da un piccolo ponticello in legno. Poi qualcosa attirò la sua attenzione, una presenza nel labirinto di bamboo; non faceva parte della fauna locale, era un essere umano, dai capelli - se Kuroi non stava errando, ma di rado la sua vista aveva sbagliato un colpo - color argenteo, e una tunica scura addosso. Non poteva che essere lo studente con il quale si era ritrovato in quella missione dove era stato Caposquadra, Masayuki se la memoria non lo ingannava. La sensei andò verso di lui, e il Ragno fece altrettanto, scivolando con agilità tra gli apici delle piante che caratterizzavano quel luogo. Non si sarebbe palesato tuttavia, sarebbe rimasto nascosto lì sul bordo del cielo, celato alla vista grazie alla mimesi naturale di quel magico luogo e al lungo mantello che riusciva a ricalcare quasi perfettamente il luogo su cui appoggiava.
    Non passò molto tempo che gli ultimi due studenti arrivassero sul luogo dove sarebbe cambiata la loro vita. Kuroi Gumo si immaginò qualche anno più giovane, ancora tra gli Shimasu, a competere con altri ragazzi per un posto nell'albo dei migliori tra i vari corsi. Lui si che era stato furbo, si era presentato da privatista, evitando tutte le noie dell'Accademia. Forse questa era la sua punizione per aver evitato il Corso, addestrare altri studenti nel loro Corso! Uno dei due era un vero colosso, l'esatto opposto del giovane ninja del Suono: capelli rosso scuro, molto visibile tra il verde dei bamboo, l'altro era un ragazzino, troppo giovane anche solo per avvicinarsi all'età degli altri aspiranti, e dei due sensei. Kuroi Gumo decise allora di palesarsi al gruppo, visto che tutti coloro che dovevano essere presenti erano arrivati: si lasciò cadere dall'alto delle piante, facendo scorrere sulle mani scheletriche - solo due erano visibili, le altre erano coperte dal lungo manto - sottilissimi fili di seta. Giunse esattamente sul fianco della piccola sensei fogliosa, toccando agilmente il terreno con entrambe le piante dei piedi.

    «Benvenuti, Kuroi Gumo è il mio nome... Masayuki...»

    Fece un quasi impercettibile gesto col capo; era uno dei saluti più amichevoli che il ragazzo riuscisse fare.



     
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    But if life is eternal, life is not a question

    Shizuka Kobayashi's game




    divisore





    La foresta di bamboo era esattamente come se la ricordava: incantevole e pericolosa.
    […] Guidata dalle direttive severe ed esigenti di sua nonna, tale Chizuru Uchiha -colei che un tempo era stata una delle più famose Jonin del clan da cui traeva il nome- Shizuka Kobayashi si era allenata in quella foresta di giunchi qualche mese addietro, imparando lì a domare se stessa e il suo animo, apprendendo, non senza fatica, l'arte antica del controllo...
    … proprio lì, dunque, aveva imparato a non lasciare che il suo cuore, corrotto dalla maledizione dell'odio, snaturasse la sua indole, portandola alla follia della più scura delle malvagità.
    Lì, aveva imparato ad essere se stessa.
    Era un luogo che le piaceva, quello, soprattutto per il canto melodioso del vento tra i bamboo che le ricordava le canzoni gentili delle viandanti di Kumo di cui spesso, da piccola, imitava i motivi... quando perciò lo aveva scelto come luogo d'addestramento per i suoi (sicuramente adorabili) studenti, credeva di aver avuto una meravigliosa idea. Già. Peccato che “qualche mese addietro” era ancora inverno, mentre ora era primavera, e ciò significava solamente tre cose: Umidità, calura intollerabile, e... insetti.
    Rabbrividì, scuotendosi tutta come una bambina messa di fronte ad una punizione troppo severa, e stringendosi nelle spalle, non poté fare a meno di alzare gli occhi al cielo, supplicando i Kami di non farle trovare sul suo tragitto nessun tipo di lombrico, scarafaggio e soprattutto... nessun ragno. Per quest'ultima evenienza in special modo pregò molto e con molto ardore, e non perché fosse particolarmente timorata degli Dei, ma quanto piuttosto perché da che mondo e mondo, la giovane Principessa Tempesta del Villaggio della Foglia era rinomatamente... aracnofobica.
    Poco importava che fosse erede del più potente clan di Ninja delle Terre del Fuoco, poco importava che come maestro e mentore aveva il più temibile Shinobi di Konoha, poco importava che tutto, in lei, lasciasse presagire un futuro all'apice delle aspettative...
    … se si trovava davanti un ragno, inesorabilmente e disastrosamente, urlava con tutte le sue forze.

    “La nostra kunoichi suppongo...”



    Strillò.
    Strillò talmente tanto e talmente forte che Kuroi Gumo sarebbe potuto facilmente rotolare all'indietro per diversi svariati metri, nonostante tutto la ragazza parve non curarsi poi troppo della sua reazione offensiva presa com'era dallo stringersi le mani al petto ansimando angosciata e visibilmente impallidita. I suoi profondi occhioni verdi, delicatamente truccati come tradizione Kunoichi voleva, si posarono poi, a quel punto e dopo qualche attimo, sulla causa di quello spavento non previsto, e dopo averlo squadrato con attenzione e minuzia, si chiusero in un sospiro di sollievo.
    « Mi hai spaventata a morte » Mormorò la fanciulla con aria sconsolata « Da dove sei arrivato? Dal cielo forse? » Aggiunse, scuotendo la testa. Il peggior inizio di sempre: Se si fosse presentata al corso vestita da carretto di pere, avrebbe fatto meno la figura della deficiente.
    Portandosi una mano al volto, si maledì così tante volte che rimase stupita di non essere colta da infarto fulmineo.

    “Kuroi Gumo, di Oto”



    Se lo era immaginata, del resto, la foto che l'accademia ninja le aveva fornito nel fascicolo informativo era piuttosto simile al soggetto originale, cosicché la ragazza non ci aveva poi messo troppo per capire che si era appena data la zappa sui piedi con il suo aiuto-sensei, lo stesso che -durante il viaggio per arrivare in quel luogo- aveva programmato di sorprendere facendosi trovare appoggiata ad un grosso bamboo, con in bocca una lunga spiga di grano e lo sguardo lungimirante di chi conosce il mondo...
    Sospirò, rassegnata: Se avesse saputo che quell'uomo sarebbe riuscito a sorprenderla in quel modo, rendendo vani i suoi progetti, avrebbe evitato di farsi quasi ammazzare dal falcetto dell'agricoltore dentro al cui campo si era infilata (punto due del piano: “Sono una Sensei belloccia e discretamente esperta”). Dannazione, ci aveva quasi rimesso la testa.
    Scosse la testa, e ridacchiando per quell'imprevisto, la giovane kunoichi non vide altro da fare che presentarsi per quello che realmente era -se stessa- cosicché, volgendosi verso il suo silenzioso interlocutore, offrì lui il più meraviglioso dei suoi sorrisi, tipico di chi, come lei, guardava il mondo con gli occhi del Sole.
    « Il mio nome è Shizuka Kobayashi » Disse a quel punto, intrecciandosi le mani in grembo « Voglio scusarmi per la mia reazione poco garbata, purtroppo ero un po'... distratta, ecco » Bofonchiò imbarazzata, segnandosi mentalmente di non rimanere più assorta nei suoi pensieri fino alla fine di quell'addestramento « Sono stata scelta dall'Accademia ninja per condurre in qualità di Sensei questo Corso Genin » Riprese a dire dopo qualche attimo « Sono ancora molto inesperta, ma farò del mio meglio per essere all'altezza delle aspettative in me riposte » Esclamò, e sorridendo ancora una volta entusiasta, si portò le mani dietro la schiena, annuendo « Spero che tra noi potrà venirsi a creare un buon rapporto. E' un onore e un piacere poter fare affidamento sul tuo sostegno » ...e così dicendo, con una grazia difficile da trovare altrove, la ragazza si inchinò profondamente, in una forma di rispetto sopraffina che parlò al posto suo del riguardo e della considerazione con cui la giovane erede aveva intenzione di guardare al suo compagno...
    … un gesto, quello, che per quanto in una qualsiasi forma di società perbene prevedeva un'adeguata risposta, venne accolto solamente da... un improbabile silenzio.
    Rimanendo inchinata per un tempo che le sembrò piuttosto lungo, la ragazzina si chiese se per caso l'uomo, emozionatosi, non si fosse ingoiato la lingua per errore nel tentativo di risponderle troppo velocemente, ma quando alzò gli occhi di sottecchi, piuttosto perplessa, l'unica cosa che si trovò a fronteggiare fu lo sguardo distaccato dello Shinobi, che continuava a fissarla quasi si aspettasse che lei aggiungesse chissà cos'altro ad un discorso già di per sé concluso.
    Aggrottando la fronte, la fanciulla si riportò pertanto in eretta postura, e fissando l'interlocutore reclinando la testa di lato, non riuscì a contenere uno stupito: « Beh? » accolto ancora una volta da un profondo silenzio...
    … un silenzio che, come un lampo a ciel sereno, le fece a quel punto comprendere qual era la tragica situazione nella quale si trovava a versare.
    Facendo un passo indietro portandosi poi una mano al mento, l'erede squadrò dunque con attenzione il ragazzo che persisteva a rimanerle impalato di fronte, e dopo un attimo, annuì gravemente: Sguardo freddo, comportamento distaccato e un abbigliamento fuori moda dai tempi del Furisode color cachi di sua nonna Mihoko... non c'erano dubbi, anche stavolta, si trovava di fronte ad un perfetto disagiato sociale.
    Schiantandosi una mano sul volto, la ragazza alzò gli occhi al cielo con una vaga nota di disperazione a tenderle i lineamenti: Qual era la sua maledizione? Perché da quando era diventata kunoichi si era ritrovata ad avere a che fare sempre e solo con persone piuttosto disturbate, tendenzialmente sociopatiche e dal carattere discutibile? Dunque era vera la condanna di cui le aveva parlato sua madre da piccola?! Alle bambine che si nascondono nelle credenze divorando tutto gli Dei assegnano una colpa eterna!?
    … Ma Kami, questa colpa era davvero troppo solo per una sessatina di Ryo di acquisti alimentari!

    « Su, su, non fare così » Parlò improvvisamente, e guardando rammaricata Kuroi Gumo, estrasse dalla sua borsa a tracolla un grazioso sacchettino rosa con fantasie di coniglietti e orsacchiotti paffuti, poi, avvicinandosi lui, gli accarezzò la testa mettendosi in punta di piedini « Non c'è bisogno di essere timidi... come dici? Hai fame? » Esclamò stupefatta, poi, mimando sconcerto, aggiunse « ...Hai fame di caramelle gommose!? Ma allora sei fortunato! E' proprio quello che ho qui » Scosse una mano di fronte al viso, sorridendo « No, no, non ringraziarmi con le lacrime agli occhi, mi piace aiutare gli altri » E così dicendo estrasse dal sacchettino una manciata di caramelline, che ripose poi nelle mani dello Shinobi « Ecco, tieni... come dici? Al limone? » Pareva shockata « Ma quelle al limone sono rare da trovare, e sono le mie preferite... » Sospirò, annuendo seriamente « Capisco, quindi tua nonna malata può guarire solo mangiando quelle... beh, non c'è altro da fare allora » E cercando nella saccoccia, tirò fuori sette caramelle giallognole che subito ripose sulla pila già ben ordinata di dolciumi che aveva concesso allo Shinobi... poi però, guardando quest'ultima attentamente, aggrottò la fronte, si riprese una chicca e annuendo se la infilò subito in bocca « ...Stanno per finire, sai com'è » Borbottò allora, severamente, come se stesse parlando di argomentazioni di vita o di morte...
    … e forse lo spessore morale di quella discussione era veramente troppo elevata, perché lo Shinobi, dopo un istante, schizzò in cima ad un bamboo, e li si accovacciò, ignorando dunque la sua interlocutrice che invece, appassionatasi al carattere indisponente di lui, cominciò subito a zampettare intorno al giunco, pigolando un continuo: « Su, non fare il timido! Scendi di lì... ti do altre caramelle, lo prometto... alla mora stavolta! » ...un'opera di convincimento degna dei suoi più potenti antenati Uchiha (che sarebbero senza dubbio stati felicissimi di vederla in quel momento), che tuttavia fu costretta ad interrompere quando le sue orecchie avvertirono un fruscio non previsto.
    Tacque istantaneamente, e affilando lo sguardo, lasciò scivolare le braccia lungo i fianchi, avanzando poi tra la vegetazione con passo impercettibile, fino a quando, ad una decina di metri di distanza da lei, vide un ragazzo, quasi assopito, appoggiato ad un nodoso bamboo: Vestiva di lungo mantello nero decorato con un ricamo di nuvole blu, mentre i capelli, raccolti in una coda argentea sulla nuca, venivano delicatamente mossi dal vento, cosicché, quando quest'ultimo aprì gli occhi e la guardò, la ragazza parve rimanerne estasiata.
    Doveva sicuramente essere il suo primo studente... accipicchia, il suo primo studente!
    Chissà che tipo era? Accidenti! Gli sarebbe subito corsa incontro, magari l'avrebbe abbracciato, e poi, poi...

    “Ti prego no”



    sgrunt
    Tacque. Gli occhi ridotti a due fessure.
    Ferma nel punto in cui si era inchiodata sentendo quelle parole, la ragazza avvertì improvvisamente al suo fianco la presenza di quel sociopatico del suo vice, ma non degnò lui di nessuna attenzione intenta com'era nell'estrarre dal suo prezioso sacchettino una caramella all'arancia che poi, con una precisione millimetrica, tirò nell'occhio al giovane uomo, fulminandolo con gli occhi dardeggianti di permalosità.
    « Che maleducato! » Abbaiò infatti subito la kunoichi, piazzandosi le mani sui fianchi « “Ti prego no” ...cosa!? Non voglio commenti da uno che veste con quell'orribile mantello addosso! Ecco! » Sbottò tutta offesa « Oppure credevi che non ti avessi sentito? » Aggiunse con sguardo di sfida.
    […] A dispetto delle apparenze, Shizuka Kobayashi era una ragazza molto attenta a tutto ciò che la circondava (eccetto i brevi attimi in cui si perdeva nei suoi pensieri, di solito in fantasticherie nelle quali vestiva ruoli da eroina e tutti l'ammiravano e lodavano... insomma, utopie), e difficilmente era possibile fare, dire o addirittura pensare qualcosa che lei non comprendesse.
    Maestra esperta della comprensione del prossimo e tessitrice della più perfetta forma di persuasione esistente, quella del mercante, la ragazza sapeva sviscerare espressioni, timbri di voce e comportamenti, al fine di carpirne la vera essenza e il vero obiettivo, rendendola in questo modo l'avversaria più temibile per chi cercava, invano, di nascondere la verità. Una qualità del suo carattere, quella, che suo malgrado l'aveva sempre resa piuttosto incapace di rendersi simpatica al prossimo.
    Sospirò, e fu proprio mentre era intenta a riflettere su quella sua condizione non proprio simpatica, che sentì il sopraggiungere di altre persone: Il primo ad arrivare fu un ragazzo estremamente alto e imponente, dai capelli rossi e la carnagione scura che, per un attimo, la fece sobbalzare (possibile fossero tutti così maledettamente alti!?), mentre il secondo a sopraggiungere fu invece l'esatto opposto di lui, un bambino dai profondi occhioni neri e dalla corporatura minuta. Più o meno minuta. Nel senso, erano praticamente della stessa altezza -notò, non senza sconvolgimento- quindi i casi erano due, o si doveva rassegnare alla triste realtà che lei era bassa come un sacco di farina di tempura messo per lungo, oppure era il ragazzino troppo piccolo rispetto alla media dei suoi coetanei.
    Abbassando lo sguardo alla sua sinistra, sentì un rivolo di sudore bagnarle la fronte: La risposta, per quanto cercasse di nasconderlo, non sembrava poi troppo difficile da trovare...

    « Bene, bene, eccoci qua! »
    Esordì così, di punto in bianco, riportando lo sguardo sui presenti e sorridendo loro con un'espressione diametralmente opposta a quella contrita di un attimo prima, poi allargando le braccia verso l'alto, sorrise allegramente: Indossava una divisa ninja di pregiata fattura, progettata da lei e cucita sulle sue forme dalle migliori sarte del suo clan natale, il quale, ponendosi più dinamico ma non meno elegante delle soluzioni adottate in passato, aderiva alla sua persona risaltandone le curve e slanciandone la figura.
    La parte superiore consisteva in un kimono che, lasciandole libere le spalle e gran parte delle braccia, le offriva infatti semplicità e libertà di movimento pur non rinunciando alla grazia di un obi tradizionale che, terminando in un grosso e solido fiocco dietro schiena, conteneva al suo interno la giusta trama di nastri e tasche utili a tenere ben ferma la saccoccia contenente parte del suo equipaggiamento d'assalto e a nascondere con la sua bellezza una wakizashi dal fodero nero come la notte. Le gambe, invece, erano celate per intero da un paio di aderenti pantaloni neri, a loro volta imprigionati in degli stivali alti fin sopra le ginocchia, che le conferivano l'aspetto di una guerriera d'altri tempi.
    Un capolavoro, dunque, che la ragazza pareva saper valorizzare solo indossandolo, rivelandosi ancora una volta la degna erede della sua amata famiglia.
    shizukasmile

    Intrecciandosi le mani dietro la schiena, la kunoichi a quel punto sorrise, e scoccando un'occhiata a tutti i presenti, iniziò a parlare: « Benarrivati. Il mio nome è Shizuka Kobayashi, Genin del Villaggio della Foglia. Mi trovo qui, oggi, in qualità di vostra Sensei, supportata e aiutata da... » Fissò il suo vice, ringraziando poi il Cielo che quest'ultimo si presentasse da solo senza costringerla a farlo al posto suo « L'allenamento che si prospetta dinnanzi a noi è difficile e complicato, ma sono sicura che a prescindere da tutto, si verrà a creare un buon legame tra di noi » Disse ancora, annuendo in modo poco convinto (in effetti l'accozzaglia di creature che si era venuta a radunare in meno di un'ora in quella foresta di bamboo non lasciava presagire lidi piacevoli e semplici da gestire), poi, tendendo la mano verso l'interno della macchia, aggiunse un rassicurante: « Vogliamo andare intanto? » che fu subito accolto dal rumore dei suoi passi.
    « Tanto per cominciare, dato che provenite da villaggi diversi e non conosco dunque la vostra preparazione di base... » Riprese a dire dopo qualche attimo, muovendosi tra la vegetazione con naturalezza, come se conoscesse quel posto da sempre « ...che ne dite di parlarmi in primo luogo del motivo che vi ha spinto a intraprendere la via dello Shinobi? Cosa guida i vostri passi? » Volgendosi un attimo alle sue spalle, sorridendo ai ragazzi, fece spallucce « Parlate molto, è importante che si venga a creare un buon gruppo... il lavoro di squadra è spesso basilare in un questo mondo, sarà meglio che ve lo mettiate subito in testa » Disse, ritornando a guardare di fronte a sé e sperando, in cuor suo, che quel gruppo di Genin non facesse la stessa fine che aveva fatto il suo... di cui era rimasta l'unica ancora certificata in vita « Vorrei sapere quali sono le vostre basi: provenite da famiglie di ninja? Come siamo messi a preparazione teorica? » Domandò ancora, inoltrandosi in una parte della foresta in cui i bamboo erano più fitti e addossati gli uni agli altri rispetto a prima: l'aria cominciò a farsi improvvisamente pesante, e il terreno, ora più ombreggiato, risultava viscido e fangoso, vagamente inquietante

    « Qualcuno di voi mi sa dire, per esempio, qualcosa sul Chakra? Definizione, utilizzo, sistema circolatorio, porte... insomma, un po' di tutto » Continuava a parlare gesticolando allegramente, come fosse incurante o non conscia del luogo in cui si stava addentrando, sempre più scuro e opprimente, tanto che i più sensibili avrebbero potuto cominciare ad avvertire un vago senso di soffocamento, tipico di quei luoghi di cui si conosceva il momento d'entrata ma non quello d'uscita... un vero incubo, dunque, nel quale tuttavia lei sembrava perfettamente a suo agio: serena e rilassata, si muoveva infatti sul posto con sapienza, come se gli ambienti ostili offerti da una natura arrabbiata le fossero congeniali, o quantomeno, non difficili da comprendere.
    Fortunatamente, molto presto, di fronte al gruppo, si aprì una piccola radura in più punti debolmente soleggiata, e la ragazza, battendo le mani con soddisfazione, vi entrò subito, invitando poi gli altri a fare altrettanto.
    « Molto bene, qui è perfetto » Esclamò allegramente a quel punto, guardandosi intorno con sguardo indagatore « Disponetevi pure di fronte a me, adesso possiamo passare a spiegare le regole del gioco... » Continuò, ma si interruppe, pensierosa, portandosi poi l'indice della mano destra alle labbra « Ah, scusate, prima volevo chiedervi: Qualcuno di voi ha portato delle provviste di cibo e di acqua per caso? » Scosse le mani di fronte a sé, gentilmente « Non vi preoccupate, avreste fatto molto bene, vi chiedo solo di metterle qui davanti ai miei piedi... si, si tutte quante, fino all'ultima briciola, mi raccomando non provate a barare! Vi assicuro che capisco quando mi mentite, e non sono molto incline a perdonare chi cerca di prendermi in giro, quindi vi prego, siate collaborativi » Aggiunse con tono scherzoso, ridendo tranquillamente.
    Avrebbe dunque atteso con pazienza che i suoi allievi e, (incredibilmente) anche il suo aiuto-sensei, disponessero di fronte a lei quello che avevano con sé, poi, dopo che la processione fosse terminata, la ragazza avrebbe sospirato con aria compiaciuta, annuendo.
    « Molto bene, ora siamo davvero pronti! Vogliamo dare inizio all'addestramento? » E così dicendo, affilando lo sguardo, intrecciò le mani in grembo, riprendendo poi a parlare con una voce, stavolta, molto più calma e serena rispetto prima: « A tutti i presenti di questo corso è stata recapitata una lettera di convocazione, comprensiva al suo interno di una mappa e di un terzo foglietto... vi pregherei dunque di estrarre proprio quest'ultimo dalle vostre scartoffie burocratiche, avendo la premura di non lasciarlo vedere a nessun altro » Ordinò, con voce gentile, aspettando poi che tutti realizzassero ciò che aveva detto « Come potete vedere, sopra vi è segnata solo una lettera. Alcuni di voi avranno una “C” altri, invece, una “I” …
    … la “C” sta per “COLPEVOLE” mentre la “I”, invece, indica l' “INNOCENTE” ...a-ah, non fate vedere il vostro foglietto a nessuno, e sia chiaro, nessuno di voi può comunicare agli altri di sua spontanea volontà la sua posizione, vi spiego subito perché »
    E così dicendo, scostandosi una ciocca di capelli ribelli dal volto, la ragazza sorrise « L'obiettivo di questo addestramento è individuare chi è il colpevole, e una volta trovato... ucciderlo » Disse quelle parole di punto in bianco, con un'espressione tranquilla che attribuiva al suo volto una bellezza d'altri tempi che poco si sposava con l'annuncio che aveva appena fatto, tuttavia la kunoichi, quasi non curandosi delle reazioni dei presenti, si grattò una guancia con l'indice della mano corrispondente, ridacchiando « Capite perché non è conveniente che diciate agli altri qual è la vostra posizione? Potreste venir uccisi... o essere costretti a farlo, chi lo sa » Sospirò, alzando gli occhi al cielo, pensierosa « Beh, ovviamente chi è Colpevole ha il diritto, se non il dovere, di difendersi; non chiedo certo passività... del resto, anch'io mi ribellerei se sapessi di essere destinata a morire » Rise, scuotendo una mano di fronte a sé quasi si trovasse a fare battute divertenti « Chi è Colpevole può depistare chi è Innocente, in verità, tutti potete fare tutto... non mi interessa, questo gioco non ha regole tranne due: Non potete dire cosa c'è scritto nel vostro biglietto e... l'allenamento durerà una settimana, avrò premura di considerarlo terminato nell'ora del Cavallo del settimo giorno, e per allora tutto dovrà essere finito » Affilò lo sguardo, portandosi una mano di fronte alla bocca, troppo lentamente per nascondere un ghigno « Spero siate messi bene in ricerca delle tracce avversarie e nel puro e semplice combattimento... oserei dire che, senza queste doti, siete praticamente spacciati » Poi, battendo le mani ripetutamente, la fanciulla fece spallucce e guardando tutte le anime presenti in quella radura, sentenziò: « Sono sicura che non ci domande, del resto il gioco è facile da capire... dato che il tempo è prezioso in missioni d'infiltrazione e spionaggio, come sono convinta voi sappiate, vi auguro buona fortuna e chiaramente buon divertimento! Che la caccia abbia inizio! » E così dicendo alzò le braccia verso l'alto, attendendo che tutti sparissero dalla radura. Quando questo fosse avvenuto, qualora il suo aiuto-sensei non avesse seguito l'esempio degli altri, si sarebbe a lui rivolto con gentilezza, e portandosi una mano di fronte alla bocca avrebbe mormorato: « Beh? Che ci fai qui? Mi sembra che anche tu abbia ricevuto un terzo foglio... o forse sbaglio? »

    “E vi era una Principessa.
    Ella, la più bella e la più talentuosa del castello nel quale era nata, giaceva prigioniera in una gabbia di rose, poiché il suo cuore, nero come la morte, per quanto illuminato dal bianco della vita, conduceva il suo animo nelle profondità del peggiore degli abissi...
    ...lì dove lei, maestra del perfetto inganno, era capace di condurre chiunque le interessasse...”





    divisore







    SPOILER (click to view)
    Eccoci qui, primo post attivo di gdr.
    Tiratemi fuori nozioni teoriche degne di un professore accademico (XDDD) e poi divertitevi ad andare a caccia dei vostri compagni: Siete liberi di scegliere ciascuno una pista diversa e di adottare il comportamento che preferite, a seconda di come agirete, tuttavia, dal prossimo giro inizierò a gestire la ruolata :guru: ...
    Ah, chiaramente in una giocata come questa il metagame si vede lontano un miglio, io soprattutto sono esperta nell'individuarlo (ho imparato dai miei errori XD), quindi anche i player faranno meglio a stare zitti, leggere il loro foglietto (vi ho inviato tutto tramite MP) e non farne parola con nessuno, altrimenti non c'è gusto... detto questo: Stay tuned! :guru:
     
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  7. ¬Wex
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    Capitolo II: tutti contro tutti


    In un arco di tempo abbastanza lungo
    l'indice di sopravvivenza di un individuo scende a zero.

    -Fight Club

    La cose stavano peggiorando in modo catastrofico: derubato, in un posto assurdo, sperduto in mezzo ad una foresta di bamboo, un'umidità insopportabile e una sensei-bambina. Quello non era un addestramento genin, non poteva esserlo!

    "Starò ancora sognando, è l'unica spiegazione...probabilmente sono ancora addormentato, al riparo sotto le coperte a casa; un'ora al risveglio, poi devo fare un sacco di cose!"

    Ma quella era la realtà e lui, volente o dolente, avrebbe dovuto farci i conti.
    In breve tempo il gruppo si era formato ed erano li tutti presenti: era stato sorpreso nel vedersi comparire tra le canne quell'energumeno di Rand Al'Thor, uno shinobi di Konoha col quale aveva avuto modo di scontrarsi qualche tempo prima: un tipo grosso, alto almeno due metri e pieno di cicatrici. Altra sorpresa era stato trovarsi davanti il ragno: Kuroi Gumo, genin di Oto, era stato suo caposquadra in una precedente missione. Un tipo molto particolare. Poi c'era un bambino, uno di Kiri ne era sicuro: aveva una faccia conosciuta, l'aveva sicuramente vista al villaggio. Qualche centimetro più alta del ragazzino era invece quella che sarebbe stata la loro sensei: Shizuka Kobayashi. Masayuki di persone ne aveva viste parecchie in vita sua ma quella ragazzina era completamente diversa: una schizzata immatura che parlava senza mai fermarsi, neanche per respirare. L'instabilità e i disturbi emotivi della donna-bambina erano stati inoltre dimostrati dal fatto che senza un apparente motivo questa estrasse qualcosa da un sacchettino che aveva in mano e la scagliò verso di lui.

    "Oh cazzo: che cosa fa questa? Mi vuole ammazzare? Neanche le avessi fatto qualcosa!"

    Ma a quanto pare si sbagliava: la sensei sembrava possedesse strani...poteri.

    « “Ti prego no” ...cosa!? Non voglio commenti da uno che veste con quell'orribile mantello addosso! Ecco! Oppure credevi che non ti avessi sentito? »

    Effettivamente lui riteneva che lei non l'avesse sentito, era certo di averlo solo pensato: non si sarebbe mai sognato di esordire in un modo simile, tantomeno verso un superiore, tantomeno con una donna. Eppure lei l'aveva sentito. A questo punto i casi erano tre: o lui aveva parlato senza rendersene conto o lei poteva leggere la mente o chissà...magari era schizofrenica. Lui pensava che quest'ultima possibilità fosse la più accreditata ma gli era appena stato dimostrato che anche pensare poteva risultare pericoloso...sarebbe stato meglio eseguire gli ordini senza indugi, doveva rifarsi. Quella non era normale, stava sotto la media comune di buon senso e savoir faire ma destino o sfortuna che fosse era toccata a lui.

    Quantomeno nessuno si era fatto male: lei si era limitata a scagliargli contro una caramella gommosa. Non era certo la tipica arma da lancio ninja...ma poco importava, lui era vivo e aveva guadagnato una caramella. Aprì il palmo della mano, stupendosi della velocità con cui l'aveva afferrata.

    "Arancione: sì dev'essere arancia. Peccato, avrei preferito mora."

    Eccolo li: il team 27 al completo. Quello che sarebbe stato il suo team.

    « Ben arrivati. Il mio nome è Shizuka Kobayashi, Genin del Villaggio della Foglia. Mi trovo qui, oggi, in qualità di vostra Sensei, supportata e aiutata da... »
    esordì Shizuka scoccando un'occhiata che piuttosto sbieca al loro aiuto sensei Kuroi Gumo. « L'allenamento che si prospetta dinnanzi a noi è difficile e complicato, ma sono sicura che a prescindere da tutto, si verrà a creare un buon legame tra di noi. Vogliamo andare intanto?»

    Il gruppo si accodò alla sensei, Masayuki era l'ultimo nella fila e una volta dietro si concesse di mangiare la caramella che aveva ottenuto precedentemente.

    "Non male dai..."

    Intanto la sensei mentre camminava non smetteva mai di parlare: blaterava riguardo le loro origini, le loro conoscenze e la necessità di formare gruppo.

    «Tanto per cominciare, dato che provenite da villaggi diversi e non conosco dunque la vostra preparazione di base...che ne dite di parlarmi in primo luogo del motivo che vi ha spinto a intraprendere la via dello Shinobi? Cosa guida i vostri passi? Parlate molto, è importante che si venga a creare un buon gruppo... il lavoro di squadra è spesso basilare in un questo mondo, sarà meglio che ve lo mettiate subito in testa. Vorrei sapere quali sono le vostre basi: provenite da famiglie di ninja? Come siamo messi a preparazione teorica? Qualcuno di voi mi sa dire, per esempio, qualcosa sul Chakra? Definizione, utilizzo, sistema circolatorio, porte... insomma, un po' di tutto.»

    Decise di prendere subito parola per cercare di riparare il danno di prima.

    "Ma mi avrà veramente sentito? Come avrà fatto?" pensò. Poi esordì «Mi chiamo Masayuki Hasegawa e provengo da Kiri; ho scelto di diventare uno shinobi per seguire le orme dei miei genitori: erano entrambi dei ninja del Villaggio della Nebbia ma sono scomparsi poco dopo la mia nascita. Non ho mai avuto modo di conoscerli e le circostanze della loro scomparsa mi sono ancora ignote. Non sogno di diventare il più forte, di raggiungere le più alte vette militari o cose simili: voglio solo crescere, diventare più forte per poter proteggere chi amo, niente manie di grandezza o sentieri di vendetta per me».

    Pensava veramente tutto questo? No: però era quello che gli era stato richiesto di dire, per cui si adattò.

    «Per quanto riguarda la teoria penso di essere molto preparato: ho sempre amato i libri e studiare non mi è mai risultato un peso. Per ciò che concerne la sua domanda il chakra è una forma di energia che noi ninja siamo in grado di operare: è la risultante tra la propria energia cellulare e la propria energia spirituale. La quantità a disposizione di ognuno può aumentare con l'esercizio; risulta utile sia per usare jutsu di ogni tipo sia per potenziarsi: controllando l'energia è infatti possibile incrementare proprie qualità come resistenza, forza, velocità e simili. Il sistema circolatorio del chakra è molto simile a quello sanguigno e sono presenti centinaia di punti di fuga dai quali il chakra può scorrere: in otto zone del corpo questi punti di fuga sono concentrati e vanno a formare le cosidette "porte". Servono a regolare il flusso di energia e sono le seguenti: porta dell'apertura, del riposo, della vita, della ferita, della chiusura, della visione, dello stupore e della morte. I possessori del Byakugan, tecninca oculare di Konoha, sono in grado di individuare e di sigillare tutti i punti di fuga mentre chi è a conoscenza del Loto della Foglia è in grado di aprire tutte le porte ottenendo prestazioni estreme. Inoltre a seconda della persona questa può possedere una determinata impronta elementale ottenendo vantaggi nei jutsu basati su quel determinato elemento. Gli elementi in tutto sono cinque: fuoco, vento, terra, fulmine e acqua. Il fuoco è forte contro il vento ma debole contro la terra. Il vento è debole contro il fuoco ma forte contro il fulmine. Il fulmine è debole contro il vento ma forte contro la terra. La terra è debole contro il fulmine ma forte contro la terra. Va da sè che l'acqua è debole contro la terra ma forte contro il fuoco.»

    Questo era tutto quello che sapeva.

    "Spariamo basti"

    Continuarono a camminare fino a raggiungere una piccola radura nella quale si fermarono. Shizuka non perse tempo ad aprire la bocca.

    « Ah, scusate, prima volevo chiedervi: Qualcuno di voi ha portato delle provviste di cibo e di acqua per caso? Non vi preoccupate, avreste fatto molto bene, vi chiedo solo di metterle qui davanti ai miei piedi... si, si tutte quante, fino all'ultima briciola, mi raccomando non provate a barare! Vi assicuro che capisco quando mi mentite, e non sono molto incline a perdonare chi cerca di prendermi in giro, quindi vi prego, siate collaborativi »


    Masayuki non perse tempo poggiando a terra tutto quel poco che aveva: una borraccia d'acqua riempita a metà e qualche provvista.
    Una volta che ebbero eseguito quanto richiesto la sensei iniziò a spiegare l'addestramento:

    «A tutti i presenti di questo corso è stata recapitata una lettera di convocazione, comprensiva al suo interno di una mappa e di un terzo foglietto... vi pregherei dunque di estrarre proprio quest'ultimo dalle vostre scartoffie burocratiche, avendo la premura di non lasciarlo vedere a nessun altro. sopra vi è segnata solo una lettera. Alcuni di voi avranno una “C” altri, invece, una “I”: la “C” sta per “COLPEVOLE” mentre la “I”, invece, indica l' “INNOCENTE”. L'obiettivo di questo addestramento è individuare chi è il colpevole, e una volta trovato... ucciderlo. Chi è Colpevole può depistare chi è Innocente, in verità, tutti potete fare tutto... non mi interessa, questo gioco non ha regole tranne due: Non potete dire cosa c'è scritto nel vostro biglietto e... l'allenamento durerà una settimana, avrò premura di considerarlo terminato nell'ora del Cavallo del settimo giorno, e per allora tutto dovrà essere finito...»


    Non c'era tempo per pensare o per stare ad ascoltare ulteriori chiacchere, bisognava agire in fretta.

    «...spero siate messi bene in ricerca delle tracce avversarie e nel puro e semplice combattimento: oserei dire che, senza queste doti, siete praticamente spacciati...»


    Compose il sigillo della scimmia...

    «...sono sicura che non ci domande, del resto il gioco è facile da capire... dato che il tempo è prezioso in missioni d'infiltrazione e spionaggio, come sono convinta voi sappiate, vi auguro buona fortuna e chiaramente buon divertimento! Che la caccia abbia inizio!»


    Sul finire dell'ultima parola calò una fitta nebbia [slot tecnica: velo di nebbia]: questa copriva un'area di 100m2, in modo che tutti e 5 gli shinobi fossero occultati nel banco. Essendo stato l'ultimo nella fila si trovava all'esterno del gruppo: Shizuka era un paio di metri davanti a lui, leggermente alla sua sinistra. Gli altri stavano alla sua sinistra.
    Mentre calava la nebbia aprofittò dell'occasione e del probabile scompiglio per scattare rapidamente in avanti al fine di raccogliere in un sol gesto le sue provviste e magari anche quelle di altri li adiacenti [slot azione gratuito]: gli era stato chiesto di poggiarle per terra, non gli era stato proibito di raccorgliele. Per quanto riguardava le provviste degli altri...era un'eventualità. Non era neanche sicuro di fare in tempo a prendere le sue; ma se fosse riuscito sarebbe stato meglio così: aveva un vantaggio rispetto agli altri. Niente di corretto ovviamente ma la sua sopravvivenza era la sua priorità.
    Raccimolato quel poteva scartò a destra cercando di infiltrarsi nella foresta in direzione del fiume[slot azione 1 e 2: unico movimento di 20 metri]: in questo modo avrebbe cercato di occultarsi agli altri, potendone studiare le mosse, osservandone i comportamenti.
    Quello non era un setting da combattimenti clamorosi: le bambusae avrebbero resto arduo un combattimento corpo a corpo e i ninjutsu sarebbero stati notevolmente limitati. Bisognava agire d'astuzia cogliendo l'avversario di sorpresa.

    "Intendeva questo la sensei quando parlava di formare gruppo? Questo mi ricorda gli esami genin di 40 anni fa nel suo paese quando i ragazzi dovevano sterminarsi a vicenda...possibile che sia davvero così? Ne dubito...se non è uno dei tiri della bambina pazza dev'esserci qualcosa sotto. Del resto l'Accademia è una struttura internazionale: omicidi ad un corso genin avrebbero creato attriti politici notevoli tra i Paesi. Dev'esserci per forza dell'altro...devo scorpirlo".

    Solo allora estrasse il suo bigliettino: lo aprì e guardò il glifo che gli era capitato. Sorrise. Era ora di andare a caccia.


     
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  8. bono92
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    Ok, bene... iniziamo male... con la teoria sono messo veramente da cani... beh dai però qualcosa sul chakra lo so... -Allora... il chakra è l'energia che sfruttiamo per usare le tecniche ninja più svariate: taijutsu, genjutsu, ninjutsu... chi più ne ha più ne metta!- mmh... la sensei non è molto convinta... forse devo fare un po' più il serio... -Ha un suo particolare sistema circolatorio di trasporto, con vari punti di fuga, e otto porte che possono essere "sbloccate" per liberare più chakra danneggiando però l'utilizzatore- mannaggia se solo fossi stato un po' più attento su quelle lezioni di teoria... -Parte fondamentale dell'allenamento di ogni ninja sta nell'imparare a sfruttare al meglio il proprio chakra, senza sprechi, sopratutto perchè consumare tutto il proprio chakra può portare a gravi conseguenze, che possono portare anche alla morte- beh dai... ora la sensei sembra un po' meno perplessa... forse non avrò dato una risposta poi troppo esauriente ma non ho nemmeno fatto scena muta...

    Poi, giunti ad una radura la Sense esordisce con...
    « Ah, scusate, prima volevo chiedervi: Qualcuno di voi ha portato delle provviste di cibo e di acqua per caso? Non vi preoccupate, avreste fatto molto bene, vi chiedo solo di metterle qui davanti ai miei piedi... si, si tutte quante, fino all'ultima briciola, mi raccomando non provate a barare! Vi assicuro che capisco quando mi mentite, e non sono molto incline a perdonare chi cerca di prendermi in giro, quindi vi prego, siate collaborativi »

    Poca puttana... avevo preso qualche bella preda venendo per la strada... un fagiano, due pernici, anche un paio di pesci... non è che mi vada proprio a genio l'idea di abbandonare il mio bottino qua... vabbe' meglio non cercare di fare troppo il furbo...

    «A tutti i presenti di questo corso è stata recapitata una lettera di convocazione, comprensiva al suo interno di una mappa e di un terzo foglietto...»

    mmh... non me n'ero reso conto...

    «Alcuni di voi avranno una “C” altri, invece, una “I”: la “C” sta per “COLPEVOLE” mentre la “I”, invece, indica l' “INNOCENTE”. L'obiettivo di questo addestramento è individuare chi è il colpevole, e una volta trovato... ucciderlo.»

    C-c-cosa?!? ucciderlo? ma stiamo scerzando?!? ma-ma-ma... non dovrebbe essere un esame, un allenamento?!? Ancora non ho iniziato la mia vita come ninja e già rischio la pelle... in un contesto in cui ereo sicuro di essere... AL SICURO!!!

    Do una veloce letta al biglietto... ok... se siamo in ballo... che la danza delle spade inizi!

    Aspetta ma che sta facendo quello? <sigillo della scimmia> CAZZO! è il velo di nebbia! furbo il tipo... devo cogliere anche io l'occasione per telarmela finche non sono visto... Corro verso dove mi sembrava i bamboo fosseropiù fitti, rimanendo nell'area coperta dalla nebbia [slot azione 1 e 2: unico movimento di 20 metri] e... ora? Tecnica della trasformazione! [slot tecnica: tecnica della trasformazione] sono un po' grossetto come macigno... ma dovrei riuscire a rimanere inosservato per un po'... forse e meglio se me ne sto rintanato quì un attimo a vedere che fanno gli altri... mi concentro sull'udito... i suoni dei passi... attendo che anche gli altri facciano la loro mossa per reagire prontamente..

     
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  9. Christopher M. Moon
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    Una Genin?

    Horo rimase un po' perplesso da quella rivelazione. Come poteva la sua sensei avere solo un grado in più rispetto al suo? Forse era così in gamba che il grado non indicava il suo reale valore. Forse quella ragazzina di bassa statura nascondeva abilità superiori a quelle di un Genin. Incuriosito la guardò fisso, sperando che gli rivelasse di più di lei, ma così non fu ed anzi stava a loro parlare per presentarsi alla squadra.

    «Mi chiamo Horo Fuyutsuki e provengo dal villaggio di Kiri. La mia famiglia è composta da coltivatori di riso e da praticanti di medicina omeopatica e quindi nessuno ha mai fatto il ninja. Il motivo per cui ho intrapreso la via dello shinobi è stato mio padre: recentemente ha avuto un problema cardiaco che ci ha spinti a chiedere aiuto al team medico di Kiri, ma non avendo sufficienti Ryo la mia famiglia mi ha offerto al Mizukage-sama come suo ninja.
    Io voglio quindi diventare Genin per poter servire Mizukage-sama e per ripagarlo della sua infinita generosità. Voglio diventare il migliore, voglio dimostrare al Mizukage-sama che non ha sbagliato a curare mio padre ed ad accettare me come merce dei suoi servigi.
    Come potrete capire non so ancora quali sono le abilità che potrebbero contraddistinguermi da shinobi o quali sono le tecniche per cui sarò portato; questo mondo sarà tutto da scoprire per me!»


    Esclamò entusiasta. Era fiero di ciò che era e delle sue origini umili. La sua ambizione poteva essere percepita trasudare da ogni suo poro. Nessuno lì gli avrebbe potuto dire cosa sarebbe potuto diventare e se sarebbe potuto essere un grande shinobi. Benché fosse il più giovane del gruppo(undici anni circa), il suo ego era grande come una montagna e la sua voglia di dimostrare a tutti ed in particolare al mizukage cosa fosse in grado di fare era tantissima.

    «Visto che i miei compagni sono stati davvero esaustivi sugli argomenti da lei proposti, Shizuka-sensei, vorrei poter approfondire l'argomento sui differenti tipi di chakra: è vero che esistono solo cinque tipi di chakra, ma essi possono essere fusi tra di loro da particolari individui, che possiedono abilità innate. Qui a Kiri ho sentito parlare di tre abilità innate prodotte dalla fusione di due elementi di chakra: l'arte del Ghiaccio, prodotta da acqua e vento; l'arte dell'Ebollizione, prodotta da fuoco ed acqua; l'arte della Fusione, prodotta da fuoco e terra...»

    *Si fermò, forse anche lui aveva un'abilità innata, forse il suo Clan anticamente era un Clan Ninja e non di coltivatori di riso, ma a Kiri vi era stata una grande discriminazione da parte dei piccoli Clan limitrofi al villaggio delle Abilità Innate e per questo avevano smesso di praticare il ninjutstu... Ma forse quella era solo la fantasia di Horo.*

    «Mmm... riguardo a quest'ultima abilità innata ho sentito alcune voci: ho sentito che anche alcuni del villaggio della Roccia e della Nuvola la posseggano. Loro però la manifestano diversamente da chi del villaggio della Nebbia la utilizza: i miei fortunati compagni la usano sotto forma di Lava Fusa; quelli della Roccia, invece, o sotto forma di lapilli vulcanici o di calce viva; la Nuvola, infine, sotto forma di gomma vulcanizzata.»

    Concluse lui incerto se dar o meno adito a queste informazioni. Dopo tutto il mondo dei ninja era costellato da leggende di vario tipo e quella sull'Arte della Fusione poteva essere l'ennesima di tante. Altre abilità lui non ne conosceva, essendo molto radicato nel suo villaggio e non essendo da molto nel mondo dei grandi e valorosi shinobi.
    A quel punto la docente li fermò e spiegò loro il significato di quella lettera. A quel punto doveva esserci una vera e propria prova di sopravvivenza/caccia all'uomo/spionaggio. E chi era la preda a loro non era dato sapere.
    Horo aprì il suo bigliettino. Fece una smorfia... Forse si aspettava qualcosa di più. Il suo zaino era pieno di oggetti ninja ed eccetto una bottiglietta d'acqua non consegnò altro alla sensei.

    «Che la caccia abbia inizio!»

    Horo mosse il capo in segno di assenso e poi con uno slancio si allontanò dall'area circostante a grande velocità. Era iniziata la prova che avrebbe determinato il suo futuro nel mondo dei ninja!

    Nebbia?

    Anche i suoi compagni avevano iniziato a muoversi in quella prova sfoderando la tecnica del Velo di nebbia. Sicuramente era stato il suo compagno di Kiri ad investirli con quella bruma, che però su Horo non aveva l'effetto di disorientarlo, bensì di farlo sentire a casa.

    Aspetterò che diano loro inizio alle danze e poi ne approfitterò. Non permetterò a nessuno di mettermi nel sacco!

    Pensò lui risoluto piombando a terra, ormai a una distanza sufficientemente grande dal punto d'incontro. Ora sarebbe avanzato a piedi, stando attento a non fare particolari rumori. Un ninja doveva essere un'ombra e quella nebbia, lo avrebbe aiutato ancor più a nascondersi.
    Horo avrebbe dovuto anche pensare a preparare un luogo dove stabilire una specie di quartier generale da dove avrebbe potuto piazzare trappole da spargere per quella terra per cacciare qualche animale con cui sfamarsi e magari anche qualche suo compagno.
     
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  10. ¬Cruxolo
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    Caramelle, Indovinelli e Bamboo


    Atto Secondo





    Caramelle? Pensò il Ragno, quando da sopra l'albero sul quale era salito vide la sensei supplicarlo di accettare la sua offerta. Kuroi Gumo lasciò cadere il suo volto in un'espressione perplessa, come se non capisse se quella ragazza stesse facendo sul serio o meno. Lo implorava di scendere dalla vetta del bamboo, cercando in tutti i modi di creare un dialogo al quale il Genin di Oto non era interessato: d'altronde mesi di solitudine lo avevano reso refrattario ad ogni tipologia di contatto umano. Fissò per l'ultima volta il volto radioso della ragazza, per poi lanciarsi su un'altra pianta; ma sarebbe stato scortese non rispondere alla sensei, soprattutto visti i vantaggi che avrebbe potuto dare la conoscenza di una persona esterna al Villaggio del Suono. Decise allora di lasciare un barlume di speranza alla ragazza che tanto voleva mettersi in buoni rapporti con lui.

    Non sono un amante delle caramelle, magari più tardi potrei provarle però..

    Non era stato òìinizio ideale per una buona amicizia, questo è vero, ma Shizuka - si chiamava così? - avrebbe imparato col corso del tempo che non si poteva pretendere molto dal Ragno. Già il fatto che le aveva risposto era un evento veramente eccezionale.



    La prima sfida per gli studenti fu rispondere ad una domanda basilare sul chakra. Al Ragno, perennemente distratto, venne in mente il suo esame da privatista, passato egregiamente: allora gli chiesero esattamente la stessa cosa, una domanda sul chakra da sviluppare in ogni suo singolo tratto, dal sistema circolatorio al suo utilizzo nel mondo degli shinobi. I tre risposero nei modi più variegati, analizzando - unendo le tre risposte - praticamente tutti i punti fondamentali. Il ragazzino di Kiri aggiunse alcuni particolari utilizzi del Chakra, abilità innate si può dire, delle quali il Ragno aveva solamente sentito accennare e nulla di più. Kuroi Gumo incise nella sua piccola ma laboriosa testolina tutto quello che aveva detto il ragazzo: magari un giorno ne avrebbe avuto bisogno.

    « Ah, scusate, prima volevo chiedervi: Qualcuno di voi ha portato delle provviste di cibo e di acqua per caso? Non vi preoccupate, avreste fatto molto bene, vi chiedo solo di metterle qui davanti ai miei piedi... si, si tutte quante, fino all'ultima briciola, mi raccomando non provate a barare! Vi assicuro che capisco quando mi mentite, e non sono molto incline a perdonare chi cerca di prendermi in giro, quindi vi prego, siate collaborativi »


    I ragazzi lasciarono cadere ai piedi della sensei alcune provviste: lo studente del quale non ricordava già più il nome mise in bella vista un gran numero di animali, selvaggine che forse aveva catturato durante il viaggio o forse prima di partire, ma comunque sicuramente morta da poco. Kuroi Gumo non aveva nulla con se se non il suo equipaggiamento ninja: non essendo mai stato partecipe ad alcun corso Genin, avrebbe scommesso che fosse stato compito dell'Amministrazione o quantomeno della sensei provvedere alle provviste per i giovani aspiranti ninja - più aiutosensei si intende - e perciò non lasciò nulla ai piedi della schizzofrenica. Si aspettava inoltre che le lezioni del Corso sarebbero durate poco tempo, quindi non si era preparato veramente nulla da mangiare.

    « Molto bene, ora siamo davvero pronti! Vogliamo dare inizio all'addestramento? A tutti i presenti di questo corso è stata recapitata una lettera di convocazione, comprensiva al suo interno di una mappa e di un terzo foglietto... vi pregherei dunque di estrarre proprio quest'ultimo dalle vostre scartoffie burocratiche, avendo la premura di non lasciarlo vedere a nessun altro. Come potete vedere, sopra vi è segnata solo una lettera. Alcuni di voi avranno una “C” altri, invece, una “I” … la “C” sta per “COLPEVOLE” mentre la “I”, invece, indica l' “INNOCENTE” ...a-ah, non fate vedere il vostro foglietto a nessuno, e sia chiaro, nessuno di voi può comunicare agli altri di sua spontanea volontà la sua posizione, vi spiego subito perché. L'obiettivo di questo addestramento è individuare chi è il colpevole, e una volta trovato... ucciderlo »


    Kuroi Gumo si voltò verso la febbricitante ragazza, sfoggiando un sorriso macabro che mai e poi mai si era visto sopra il suo pallido viso. Aveva veramente intenzione di farli massacrare con le loro stesse mani? Quella ragazza era veramente diabolica! L'idea di vedere tre studenti uccidersi per un giochetto simile gli faceva schizzare energia da tutti i pori: si stava trasformando in una piccola Shizuka. Certo, probabilmente ci sarebbe stato qualcosa sotto, non poteva essere reale un addestramento simile, soprattutto in un corso affiliato con l'Amministrazione Accademica, sicuramente contraria ai spargimenti gratuiti di sangue.

    « Capite perché non è conveniente che diciate agli altri qual è la vostra posizione? Potreste venir uccisi... o essere costretti a farlo, chi lo sa. Beh, ovviamente chi è Colpevole ha il diritto, se non il dovere, di difendersi; non chiedo certo passività... del resto, anch'io mi ribellerei se sapessi di essere destinata a morire. Chi è Colpevole può depistare chi è Innocente, in verità, tutti potete fare tutto... non mi interessa, questo gioco non ha regole tranne due: Non potete dire cosa c'è scritto nel vostro biglietto e... l'allenamento durerà una settimana, avrò premura di considerarlo terminato nell'ora del Cavallo del settimo giorno, e per allora tutto dovrà essere finito. Spero siate messi bene in ricerca delle tracce avversarie e nel puro e semplice combattimento... oserei dire che, senza queste doti, siete praticamente spacciati. Sono sicura che non ci domande, del resto il gioco è facile da capire... dato che il tempo è prezioso in missioni d'infiltrazione e spionaggio, come sono convinta voi sappiate, vi auguro buona fortuna e chiaramente buon divertimento! Che la caccia abbia inizio! »


    La O della parola inizio scandì l'inizio dell'azione offensiva di uno degli studenti. Kuroi Gumo si ritrovò avvolto da una nebbiolina che in pochi secondi condenso per diventare una fitta muraglia invalicabile per uno tra i più importanti sensi, la vista ovviamente. La tensione si percepiva nell'aria. Tuttavia per gli studenti quella mossa avrebbe lasciato un segno indelebile sul resto del corso: ovviamente l'aveva lanciata un ragazzo di Kiri, e ovviamente, foglioso a parte, l'altro della Nebbia era a conoscenza che questi aveva voluto fuggire sfruttando l'elemento chiave del loro Villaggio. Di sicuro - pensò Kuroi Gumo - colui che ha lanciato il Velo di Nebbia nasconde qualcosa; o forse non aveva altre idee per abbandonare il luogo d'incontro. Il Ragno riuscì a sentire, in quel momento, i movimenti scalpitanti dei tre compagni di merende, tutti sempre più lievi, come se si stessero allontanando. No, aspetta, qualcosa sembrava sempre più vicino: con l'orecchio ben teso Kuroi Gumo riuscì a sentire qualcuno passare poco distante a lui, probabilmente solo qualche metro, era difficile a dirsi; ma ecco comparire una figura attraverso la foschia, che aveva infatti l'unica pecca di lasciar intravedere qualcosa fino a circa un paio di metri, o forse più: Kuroi Gumo riuscì a vedere una figura alta più o meno come lui, ad esclusione - pensò - poteva essere solo Masayuki: questo era praticamente davanti alla sensei, con le mani lanciate verso le cibarie. Poi più nulla. La situazione tornò calma, come la superficie dell'acqua dopo una brutta tempesta, quando le onde trovano finalmente pace; tutti gli studenti probabilmente si erano allontanati in direzioni diverse, per evitare uno scontro diretto esattamente dopo 5 minuti dall'inizio del gioco. Chissà se avrebbero veramente tentato di uccidersi..

    « Beh? Che ci fai qui? Mi sembra che anche tu abbia ricevuto un terzo foglio... o forse sbaglio? »


    Cosaaaaa? E quindi anche lui era in gioco? Cavolo se l'avesse saputo prima, avrebbe potuto già ferire gravemente il ragazzo di Kiri! Quando aveva aperto la lettera, non si era accorto di un foglietto extra: aveva la mappa accuratamente disegnata, l'invito, ma non ricordava che ci fosse altro. L'invito era rimasto conficcato in un kunai nella casa adiacente la sua tana: la lettera, però era ancora con lui, poichè la mappa gli era servita per raggiungere in luogo d'incontro. La estrasse e ci infilò una delle tante mani dentro, sfregando contro la ruvida carta: ne venne fuori un piccolo foglietto semichiuso, dove dentro era sicuramente segnata la sua lettera. Le diede una rapida occhiata, avvicinandosi non poco al cartiglio per leggere a causa della fitta nebbia che ancora copriva la piccola radura tra i bamboo che era stata designata come luogo del loro primo incontro.

    « Sei veramente pazza a lasciarmi giocare. Beh, io aspetto che si dissolva la nebbia, come ci hanno detto anche loro il chakra è fondamentale e usarne troppo per questo sottospecie di occultamente sarebbe sicuramente un suicidio.. »


    Cercò di guardare l'espressione della sensei tra la nebbia, per provare a capire dalle espressione facciali le sue emozioni in quel momento.

    « Tu giochi? »


    Sfoggiò un sorriso a trentadue denti.



     
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    You start him off toward a plausible goal, and then by a sudden twist you land him nowhere at all or just where he didn't expect to go.

    Shizuka Kobayashi puppet master




    divisore





    « Beh? Ma cosa stramaledizione state facendo? »



    La voce della piccola kunoichi sarebbe risuonata allibita, e per quanto la coltre di spessa nebbia che aveva appena invaso l'area circostante impedisse ai più di vederne il volto, non sarebbe risultato complicato per nessuno immaginarne l'espressione.
    Ferma nel punto esatto in cui aveva annunciato lo svolgimento del corso ai suoi stupidi discepoli, infatti, la kunoichi sostava con il suo bel viso da bambola conteso tra lo stupore e il più profondo disgusto. Sembrava quasi che non credesse a ciò che stava succedendo, proprio come se si trovasse vittima di un incubo dal quale, battendosi più volte una mano sulla guancia destra, sperò di destarsi... invano.
    Per un attimo -proprio mentre un povero stolto (quello con il mantello brutto, e con ogni probabilità persino il responsabile di quella coltre insopportabile) le scivolava davanti per riprendersi le provviste che aveva poc'anzi riposto a terra- reclinando la testa all'indietro come a voler prendere le distanze da quella situazione, la fanciullina non poté fare a meno di gemere, sconvolta.
    « E' uno scherzo? » Chiese infatti, indicando il punto in cui Masayuki si era ripreso le sue cibarie, probabilmente rivolgendosi al suo aiuto-sensei, di cui avvertiva ancora la presenza poco distante da lei « Scusa, ma non avevo appena detto che dovevano ammazzarsi a vicenda? » Commentò ancora, allibita « E dunque perché ci stiamo mettendo a giocare a nascondino?! » Esclamò ancora, turbata. Con ogni probabilità, se qualcuno le avesse vomitato sugli stivali, avrebbe avuto una reazione migliore di quella.
    […] Non poteva andare peggio di così: Non solo era stata costretta dall'Amministrazione centrale a condurre un corso genin di cui non avrebbe voluto sapere nulla, ma per di più si era ritrovata tra le mani un sociopatico, un fifone, un patriota e un povero pescatore che si credeva furbo. Si credeva così furbo, infatti, da attivare una tecnica inutile -che avrebbe potuto giocarsi l'animo (ah, ops, se lo era già giocato quello, beh, allora qualcos'altro) era appena stata sfruttata a proprio vantaggio da tutti- per poi osar riprendere da sotto il naso della sua stessa maestra ciò che ella le aveva proibito di avere.
    Portandosi una mano alla fronte e alzando gli occhi al cielo, Shizuka Kobayashi non poté fare a meno di sospirare sonoramente. Nemmeno lei, giovane principessa e al tempo viziata ojou-sama, aveva commesso al suo corso genin un errore dietro l'altro come stavano facendo quei tre poveri deficienti... ma che problemi avevano? Non aveva appena detto che doveva essere una missione di assassinio e spionaggio, quella? E allora per quale dannato motivo avevano tutti preso a zampettare scoordinatamente senza fare assolutamente nulla?
    Portandosi una mano al mento la ragazza rifletté: Probabilmente avevano creduto in uno scherzo, oppure avevano calcolato nelle loro testoline lente che fosse impossibile, per lei, costringerli ad ammazzarsi a vicenda a causa delle clausole che univano i vari Villaggi ninja e a cui anche lei era purtroppo sottoposta.
    Massì, massì... con ogni probabilità avevano poi tutti attuato la stessa strategia, sperando che l'occultarsi e il mimetizzarsi da qualche parte avrebbe potuto dare loro il vantaggio di osservare cosa facevano gli altri, e avevano fatto tutto questo senza ovviamente prendere in considerazione le possibili ed ipotetiche reazioni altrui. Un errore comune, per i principianti, il comportarsi senza tener conto di tutte le variabili...
    … ma loro avevano fatto molto più di quello, purtroppo, poiché non solo non avevano valutato l'ambiente nel quale si trovavano e le persone con cui avevano a che fare (osando persino sottovalutare la loro sensei), ma non avevano neppure analizzato bene la situazione nella quale erano stati gettati, ignorando -per idiozia o superficialità non era dato saperlo- tutti quei dettagli che, ahimé, li avrebbe portati a morire.

    “Sei veramente pazza a lasciarmi giocare. Beh, io aspetto che si dissolva la nebbia, come ci hanno detto anche loro il chakra è fondamentale e usarne troppo per questo sottospecie di occultamente sarebbe sicuramente un suicidio..”



    La voce del suo aiuto-sensei raggiunse le sue orecchie ovattata, ma per quanto distante essa fosse, e per quanto offuscata risultasse la figura del suo padrone, la giovane erede non poté non percepire una vibrante nota di eccitazione nelle parole del suo compagno, un sentimento, quello, che per un attimo, suo malgrado, la fece ghignare divertita.
    « Ti vedo compiaciuto » Rise dunque la ragazza, dopo qualche attimo « Sono felice che ti stia divertendo, era proprio questo l'obiettivo del gioco! » Aggiunse allegramente.
    Parlare con quella serenità le costava fatica e molto impegno, e benché ascoltare la sua voce potesse effettivamente dare di lei l'immagine di una creatura che non si sentiva tangere dalla situazione corrente, risultandone forse addirittura divertita, la verità che si espandeva all'interno del suo corpo era un'altra... e non era altrettanto piacevole.
    Era una verità scura. Buia.
    Una verità che le faceva tremare le mani e bruciare gli occhi, e che la faceva ghignare laddove avrebbe voluto solamente sorridere...
    … una verità, quella, che lei avrebbe dovuto domare; e l'unico modo perché vi riuscisse, era rimanere calma, ostentandola e imponendosela.
    Portandosi lentamente una mano vibrante al petto e premendo il palmo di questa sulla sua nuda pelle imperlata di sudore, la donna dunque inspirò profondamente, poi, dopo un attimo di pausa, annuì: Andava tutto bene. Non c'erano problemi di nessun tipo. Lei lo sapeva.
    Andava tutto bene.

    Per quanto il suo cuore fosse corrotto e apparisse nero come la notte...
    … Per quanto quella condizione sobillasse la sua maledizione, guidando il suo animo sull'orlo del più ripido degli abissi... lei ambiva agli stessi valori di sempre: Amore, gentilezza e altruismo.
    Già. Questa, almeno, fu la fiaba che volle raccontarsi in quel momento.

    “Tu giochi?”



    Sentire quella domanda la risvegliò improvvisamente dai suoi pensieri, e lei, trasalendo e voltandosi nella direzione in cui presumeva trovarsi il suo interlocutore, non poté fare a meno di sorridere: Aveva previsto idiozia da parte dei suoi allievi, ma non aveva preso in considerazione che anche il suo vice peccasse della stessa mancanza...
    « Ho mai detto il contrario? » Domandò a quel punto la ragazza, a sua volta « Mi sembra di aver detto “A tutti i presenti di questo corso è stata recapitata una lettera” ...non ho mai specificato che io ne fossi esente, e del resto... » Continuò, estraendo dalla sua borsa a tracolla un piccolo cartiglio consumato « … non ho nemmeno mai specificato il numero dei Colpevoli e quello degli Innocenti. Sbaglio? »
    Quello che la kunoichi teneva tra le mani pareva essere una busta piuttosto consunta e al cui interno si rivelò giacere un'accartocciata lettera recante il timbro dell'Amministrazione accademica centrale, l'abbozzo di una mappa disegnata a mano e in più punti pasticciata di macchie di cioccolato, e un ulteriore piccolo foglietto quadrato. Questo, a differenza dei precedenti, si presentava però pulito, quasi nuovo, come se fino a quel momento non fosse mai stato aperto. In effetti, era proprio così.
    […] Decisa più che mai a partecipare alla sfida con il solo fine di vincerla, Shizuka Kobayashi aveva affidato lo smistamento dei fogliettini da lei preparati alla sua domestica e dama di compagnia, Ritsuko Aoki, la quale aveva dunque avuto la premura di infilare i cartellini nelle buste di convocazione senza seguire nessuna ratio particolare, motivo questo che aveva reso la stessa sensei di quel corso una perfetta estranea alla sua posizione nel gioco, avvantaggiandola solo per il fatto di conoscere il numero preciso delle lettere disponibili. Niente di più, niente di meno.
    smile-1
    « Purtroppo però, sai, io sono una persona a cui non piace proprio fallire... » Riprese a dire a quel punto la ragazza, tenendo il suo fogliettino fermo tra l'indice e il medio della sua mano sinistra « ...ho un caratteraccio, devi sapere, davvero un caratteraccio » Sorrise, e fu in quel momento che se qualcuno avesse avuto modo di osservare con cura di dettagli il volto della giovane maestra, avrebbe potuto notare la sua candida carnagione farsi sempre più rosea, sempre di più... quasi lei, per qualche ragione sconosciuta ai più, stesse davvero prendendo fuoco « Ecco perché, in verità io ho già cominciato a giocare da parecchio tempo » Concluse, e in quello stesso istante, aprendo la bocca, ne lasciò uscire un'improvvisa fiammata che, in una sola frazione di secondo, incenerì il suo cartellino...
    … un'azione, quella, che in un altro momento e in un'altra occasione sarebbe potuta semplicemente apparire come l'esoso comportamento di una presuntuosa ragazzina di diciotto anni, ma che in quel momento, al contrario, ingenerò il panico.

    Fu solo una frazione di secondo.

    Kuroi Gumo non avrebbe neanche avuto il tempo di comprendere cosa stava esattamente accadendo che si sarebbe sentito improvvisamente sovrastare da un corpo di struttura media, il quale, saltandogli sulle spalle, avrebbe immediatamente cercato di disarticolargli il collo con una rotazione veloce e precisa delle mani, esprimendo così l'intento più che ovvio di rompergli l'osso del collo in un sol colpo.
    L'attacco non si sarebbe tuttavia fermato lì, quasi all'aggressore non interessasse più del dovuto il fatto che -nell'eventualità fosse riuscito nel suo intento- la sua vittima sarebbe potuta già essere morta: Portando rapidamente le mani a sostituire i piedi nell'appoggiarsi sulle spalle dell'avversario, il carnefice senza volto e senza nome sarebbe infatti saltato all'indietro, a ridosso della schiena del giovane Genin di Oto, cercando contemporaneamente di trascinare quest'ultimo con sé, nel tentativo di sbatterlo poi violentemente al terreno. La scelta di una modalità come quella, creativa e piuttosto bizzarra nel suo essere, sarebbe risultata deleteria per il Ragno del suono qualora riuscita, vista la potenza e la velocità con cui era stata svolta, ma proprio per la difficoltà di applicazione, nell'eventualità fosse invece risultata fallace, sarebbe stata rapidamente sostituita da un'improvvisa pioggia di kunai sempre indirizzati alle spalle del povero disgraziato a cui non sarebbe stato infatti dato un attimo di respiro, né in quel momento, né poi, poiché l'attacco sarebbe subito stato seguito da un altro, e poi da un altro ancora...
    … del resto, era quello il suo modo di combattere: Agile e veloce come il vento tra le pianure, imprevedibile come il mare scosso di rabbia, e feroce come i più potenti tuoni del cielo.
    Era questo, il modo di combattere della Principessa Tempesta di Konoha.

    [Contemporaneamente]



    Rand Al'Thor, questo il nome del rosso energumeno della Foglia, si trovava ancora tramutato in masso quando egli arrivò.
    Fermo nel punto che doveva aver pensato il più adatto al suo proprio occultamento e guardingo sulla situazione che lo circondava, lo Studente di Konoha avrebbe potuto immediatamente vedere il sopraggiungere di uno dei suoi compagni di corso: Di statura piccola e dai lineamenti ancora fanciulleschi, Horo Fuyutsuki sarebbe risultato inconfondibile da riconoscere, con quella sua piccola fascia sulla fronte dalla strana simbologia e quei suoi grandi occhioni neri, così peculiari dell'essere bambino.
    Camminando a passo lento e cadenzato, il piccolo kiriano sarebbe uscito dalla nebbia che ancora avvolgeva una porzione del bosco di bamboo come se non risultasse affatto turbato dalla tecnica all'interno della quale si trovava, ma anzi, ne risultasse rincuorato.
    Il suo volto, sereno inizialmente e poi sempre più divertito, sembrava guardare fisso di fronte a sé. Fisso, sul suo obiettivo.
    « Sai perché penso che la nostra sensei abbia scelto un bosco di bamboo come luogo di un simile addestramento? » La sua voce, piatta e apatica, risuonò improvvisamente nell'area circostante a lui, pregna di un sarcasmo che troppo poco si sposava con l'immagine gentile di una creaturina tanto piccola e graziosa come lo era l'aspirante Shinobi di Kiri « …Penso che il motivo risieda nel fatto che mimetizzarsi risulti praticamente impossibile » Disse ancora, appoggiandosi al grosso macigno che non era altro che il Konohoniano trasformato « Quindi tu spiegami, ti prego... » E così dicendo, il bambino ridacchiò allegramente, quasi si trovasse di fronte ad un regalo inaspettato che aveva desiderato per lungo tempo « ...Come diavolo fa ad essere credibile un macigno grande quanto una cassa in mezzo ad una foresta di giunchi » E così dicendo, prima ancora che il rosso avesse il tempo di fare alcunché, il piccino estrasse un kunai che senza remore piantò violentemente sul masso di fronte al quale sostava.
    Il punto che colpì fu del tutto casuale, errore forse dettato dall'inesperienza o forse dalla smania di concludere presto e scappare quanto più veloce possibile, ma la potenza con cui era stato inflitto avrebbe provocato una grossa ferita sul corpo del Colosso, più o meno all'altezza della terza costa, un punto molle che, una volta estratta l'arma, avrebbe provocato un improvviso e forte sanguinamento [2 leggere].
    Nonostante tutto sembrava proprio che il giovane kiriano non accennasse a fermare il suo attacco, cosicché, una volta portato a segno il suo primo colpo, si scagliò contro Rand Al'Thor incurante della differenza di mole ed età.
    Si muoveva veloce, forse grazie alla statura minuta e al peso leggero, e quasi volendosi prendere gioco del suo compagno -la cui tecnica era ormai stata sciolta, e che pertanto si mostrava nella sua forma reale-, quando arrivò a pochi centimetri da lui, si abbassò di scatto per poi rotolargli tra le gambe al fine di arrivargli alle spalle. Il movimento, compiuto in modo estremamente rapido, sarebbe stato subito accompagnato da un tentativo da parte del bambino di recidere con un kunai per mano entrambi i tendini delle caviglie del grande uomo, strategia quella che, qualora fosse stata portata correttamente a termine, avrebbe costretto l'energumeno a terra, incapace di utilizzare entrambe le gambe e quindi potenzialmente a rischio di vita.
    Dimostrandosi più pronto di riflessi di quel che aveva dato a intendere al momento della sua presentazione, tuttavia, nell'eventualità quella strategia non fosse risultata vittoriosa, il kiriano non avrebbe esitato a scagliare uno shuriken con attaccata sopra una cartabomba dietro la nuca del suo avversario, nella speranza forse che la piccola arma da lancio si conficcasse nel collo del gigante, uccidendolo sul colpo, o esplodesse prima ch'egli avesse il tempo di mettersi al riparo.
    […] Piccolo e imprevedibile, vista la sua capacità di rendere quel combattimento per la vita un gioco bambinesco, Horo Fuyutsuki avrebbe successivamente attaccato il suo nemico con una scarica di calci e pugni tutti ben mirati a punti molli o vitali che, se fossero arrivati a segno, avrebbero stordito la sua vittima in modo quasi irrimediabile...
    Già, era forse quello il problema: Chi sarebbe mai riuscito ad evitare gli attacchi di un bambino tutto proteso a vincere il gioco del quale era divenuto partecipe?

    Forse a rispondere, sarebbe potuto essere solo il piccino stesso.

    « ...Ecco perché dobbiamo stare uniti! Siamo entrambi dello stesso villaggio, e qui ci rimettiamo la pelle sul serio... »
    La voce che parlava era più adulta rispetto alla media dei partecipanti a quel corso d'addestramento, e benché fosse evidente non ci fosse nessun tentativo di scherno da parte di chi la deteneva, la vaga nota di sarcasmo che doveva essere tipica di quel ragazzo dai capelli d'argento e gli occhi di ghiaccio, risultava essere comunque piuttosto irritante. Nonostante tutto non era colpa sua... in verità, quella situazione non era colpa di nessuno, almeno secondo la di lui opinione. Di nessuno, se non di lei.
    « E' pazza » Avrebbe detto a quel punto Masayuki Hasegawa, guardando lievemente irrigidito il suo interlocutore. Questo, estremamente più basso rispetto a chi gli stava rivolgendo la parola, appariva di statura esile e delicata: grandi occhi neri, carnagione pallida e un volto ancora tutto da formare.
    Immobile di fronte al suo compagno, il piccolo Horo avrebbe dunque continuato a guardare l'uomo che gli parlava, forse incerto se dare lui credito o meno: Poteva davvero fidarsi di lui? Dopo quello che aveva detto la maestra? Eppure sembrava davvero così sincero... e dopotutto, erano davvero entrambi kiriani.
    « Non è normale... chi diavolo avrebbe mai creato un corso Genin come questo!? » Era effettivamente la domanda di tutti, quella « Non è normale, te lo dico io... ucciderci a vicenda!? Siamo qui per imparare maledizione! » E scuotendo la testa, il giovane aspirante Shinobi dal mantello nero avrebbe aggiunto: « Ha detto che non ci sono regole, e allora chi ci vieta di coalizzarci a dispetto di quei maledetti fogliettini, e collaborare per cercare di arrivare vivi alla fine di questo incubo!? »
    La sua tesi non faceva una grinzia, e forse per questo motivo Horo Fuyutsuki avrebbe avuto buoni motivi per credere alle parole del compagno... questo, almeno, fu quello che pensò prima di sentir improvvisamente freddo alla bocca dello stomaco.
    Era una sensazione insolita, quella, e nel momento in cui il bambino avrebbe abbassato lo sguardo in direzione di quella leggera pulsazione che avvertiva a livello della pancia, ne avrebbe capito il motivo: un kunai gli era appena stato piantato in pieno addome [1 leggera].
    Il responsabile era proprio lo stesso compagno a cui aveva ipotizzato di poter dare fiducia, il quale, ritraendo di scatto l'arma dal suo corpo, ghignò divertito: Il suo volto, dal quale adesso risultava cancellata ogni traccia di angoscia e dubbio, appariva più tetro di quello che il piccolo kiriano avrebbe potuto ricordare.
    « ...Ma dai, mi hai davvero creduto? » Avrebbe detto a quel punto il ragazzo, e così dicendo avrebbe cercato di colpire con un pugno il viso del suo interlocutore, approfittando forse della sorpresa e del dolore da egli provato. Qualora il colpo fosse arrivato a segno, avrebbe scagliato Horo Fuyutsuki per terra, con forza « Sei stupido o cosa?! Ecco perché i mocciosi dovrebbero rimanere a casa a giocare! Non permetterò a nessun altro kiriano di mettersi più in luce di me! » E così dicendo, senza perdere ulteriore tempo, il ragazzo dai capelli d'argento si sarebbe scagliato addosso al bambino, non prima però di aver attivato la tecnica della moltiplicazione acquatica, che avrebbe creato due perfette copie della sua stessa persona. Queste, a loro volta, avrebbero immediatamente attaccato in contemporanea il bambino dai grandi occhi neri: la prima con una falciata dritta alle gambe e un successivo tentativo di pugno alla gola -che qualora fosse andato a segno avrebbe fatto svenire il cucciolo senza titolo d'appello- mentre la seconda copia avrebbe provveduto a ostacolare ogni tentativo di fuga da parte della vittima con una pioggia di kunai (due indirizzati alla testa e uno alla gamba sinistra) e shuriken (tre in pieno torace).
    Durante tutto questo svolgersi di eventi, invece, il vero Masayuki Hasegawa sarebbe rimasto in disparte, intento a comporre un sigillo dietro l'altro che preannunciava l'arrivo quasi immediato di una tecnica di cui chiaramente il piccolo bambino di kiri non conosceva né il nome né la potenza. Poteva essere tutto e poteva essere niente... come avrebbe reagito? Cosa avrebbe fatto?

    Povero, povero piccolo cucciolo... sei stato sfortunato, sai?
    A quanto pare il giovane uomo dal passato misterioso è una persona a cui piace rimanere in disparte e non esporsi poi troppo... giusto?

    Fermo immobile nel punto in cui si era acquattato nel suo tentativo di occultarsi alla vista dei suoi compagni di corso, Masayuki Hasegawa cominciava a sentirsi mancare l'aria.
    Erano ormai passati cinque minuti dal momento in cui aveva attivato la sua tecnica ed era scappato dalla radura nella quale erano state spiegate le “regole del gioco” da quella schizzofrenica della sua sensei, ma lui non solo non aveva avuto modo di vedere i movimenti di nessuno, ma cominciava persino a non sentirsi troppo bene: La vista aveva infatti cominciato improvvisamente a farsi più appannata e informe [Riflessi: -3], forse a causa dell'atmosfera non troppo accogliente del fiume sul cui argine si era rintanato, che per quanto avesse potuto farlo sentire a casa nei primi attimi di arrivo -facendogli credere dunque che la sua strategia era la migliore tra le tutte- cominciava ormai a diventare estremamente pesante, ovattandogli l'udito e gravandogli sul volto come una maschera invisibile. Una maschera che, in brevi istanti, lo privò della corretta capacità di respirare [Resistenza: -2] e -notò nel momento in cui cercò di alzarsi per cambiare posizione- quella di movimento, ridotta drasticamente [Velocità: -3].
    … Che diavolo stava succedendo? Aveva creduto di aver scelto il luogo migliore per nascondersi, e allora perché ogni suo senso, eccetto il tatto, erano improvvisamente stati abbracciati da una sorta di preoccupante torpore? A malapena riusciva a muoversi, come avrebbe fatto a uscire di lì...?
    Respirando a singhiozzi e con il corpo pesante e molle, il giovane uomo dai capelli d'argento e gli occhi di ghiaccio comprese di trovarsi in pericolo: Era vulnerabile, lo era come non lo era mai stato, e per quanto le sue convinzioni sulla pazzia e l'esagerazione della sua sensei -incapace di imporre loro di ammazzarsi davvero a vicenda- fossero concrete... lui non aveva sicurezze. Per quanto infatti credesse che quell'addestramento fosse solamente una farsa, non poteva essere sicuro che gli altri la pensassero allo stesso modo, dopotutto né il bambino del suo stesso villaggio né il grosso gigante rosso gli sembravano poi troppo svegli. Con ogni probabilità si sarebbero picchiati selvaggiamente a vicenda, e se lui fosse dunque riuscito ad attendere fino a quel momento senza farsi scoprire, si sarebbe eventualmente ritrovato con la metà del lavoro da fare... già. Questo almeno era il suo piano iniziale prima di ritrovarsi praticamente cieco, sordo e come se non bastasse, incapace di coordinare correttamente il suo corpo... ma non c'erano problemi, del resto nessuno avrebbe potuto supporre che lui si trovasse lì. Proprio così. Gli sarebbe bastato muoversi con cautela, allontanarsi da quel postaccio, e poi attendere pazientemente...
    …ecco qual era il piano originario, proprio prima che un potente pugno si infrangesse per terra, sbalzandolo a due metri di distanza dal punto in cui era rintanato, e stordendolo come non mai.
    Scuotendo la testa e muovendo lo sguardo a destra e a sinistra, Masayuki Hasegawa non avrebbe tuttavia avuto ben chiara la dinamica degli eventi accaduti, fino al momento in cui non riuscì a vedere di fronte a sé un uomo dalla corporatura imponente e dalla muscolatura ingombrante, che dopo avergli scoccato un'occhiata piatta ma eloquente, gli si sarebbe gettato nuovamente addosso, mirando con un pugno alla sua testa, probabilmente nella speranza di colpirla e staccargliela dal collo: Era Rand Al'Thor, il grosso e ottuso studente di Konoha.
    Massiccio di corporatura e per questo dotato di una forza eccezionale, il giovane combattete della Foglia si era scagliato addosso al suo avversario senza emettere parola, non dando lui nemmeno il vantaggio di una sequenza di colpi lenti che, forse, avrebbero potuto facilitargli la possibilità di fuga. Avanzando a passo pesante, infatti, il grosso energumeno, dopo il primo colpo che aveva tentato di infliggere, non esitò ad estrarre due kunai, che scagliò subito contro il suo nemico, cercando di colpire con il primo la di lui gamba destra e con il secondo la gola, nella chiara manifestazione di ammazzarlo quanto prima o perlomeno ferirlo gravemente.
    A discapito della condizione ambientale avversa, Rand Al'Thor non sembrava soffrire delle condizioni di cui al contrario il suo compagno-avversario soffriva, probabilmente a causa della grossa corporatura fisica che lo rendeva più idoneo alla sopportazione di malus simili... questa, almeno, era l'analitica e rapida valutazione che Masayuki Hasegawa avrebbe potuto produrre prima di rendersi conto che il konohoniano aveva appena compiuto un sigillo, al quale era subito seguita una tecnica di cui non conosceva il nome e neanche le implicazioni: Aprendo la bocca improvvisamente, il rosso infatti aveva cominciato a rigettare olio nella direzione del kiriano, e se quest'ultimo non si fosse prontamente spostato, ne sarebbe stato investito, conseguenza questa che avrebbe causato un ulteriore rallentamento di riflessi e velocità nella giovane vittima. Nonostante tutto sembrava proprio che l'attacco non fosse finito, poiché il colosso -che sembrava fare dell'uso delle tecniche e della sua forza straordinaria le sue doti principali in combattimento- non esitò a ricominciare a comporre sigilli uno dietro l'altro, al termine dei quali, gonfiando profondamente il torace per poi calarsi leggermente in avanti, espulse una forte gettata di fuoco che pareva avere il duplice scopo non solo di incenerire al primo colpo il suo avversario, ma -qualora l'eventualità fosse fallita- di incendiare l'olio poc'anzi prodotto, che avrebbe immediatamente preso fuoco.
    La situazione era una delle peggiori che Masayuki avrebbe potuto vivere, poiché a quegli attacchi ne seguirono molti altri mentre lui, troppo preso a salvare la sua vita, non si sarebbe reso a quel punto conto che forse i suoi dubbi erano fondati... a quanto pareva, infatti, non tutti la pensavano come lui sugli obiettivi di quel corso.


    Che il gioco abbia inizio.


    divisore






    Molto bene, come promesso eccoci qua: Ognuno ha raccolto ciò che ha seminato, se avete malus o ferite imparate a gestire meglio il vostro comportamento, babbioni :sinve:
    Nell'eventualità non abbiate capito (Parlo di Wex che è lento :addit:) i foglietti che avete avuto la premura di guardarvi erano dei Fuinjutsu e voi siete stati intrappolati in un'illusione nel momento in cui Shizuka ha dato fuoco al suo. Non vi è possibile in nessun modo capire che siete vittime di Genjutsu e ogni ferita, colpo o situazione vi sembrerà reale come se la steste vivendo realmente. L'unica persona che può avere VAGHI dubbi è Kuroi Gumo, voi no. Ah Ah Ah [...]
    L'obiettivo del vostro post è combattere con gli avversari che vi trovate a fronteggiare, ma non limitatevi solo a difendervi dagli attacchi che ho descritto io, proseguite il combattimento come meglio preferite. Dimostratemi che siete in grado di difendere e offendere.
    Siete liberi di gestire il combattimento come preferite, correte per la foresta, applicate strategie, rotolate, zampettate, è vietato il cannibalismo e lo stupro comunque :sisi:
    Vi auguro un buon divertimento come sempre, e vi ricordo che per qualsiasi domanda o dubbio sono a vostra totale disposizione.
    Ah si... Cruxi :guru: sorpresa!!!!!!! :guru:
     
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  12. ¬Wex
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    Capitolo III: scontro tra le canne





    "Chissà cosa staranno facendo gli altri, probabilmente sarò riuscito a sfuggire al bambino e all'energumeno: vediamo come si sviluppano le cose, devo riuscire a trovare un modo per aggirarli e ottenere da loro quel che mi serve".

    Rilasciò il velo di nebbia appena si nascose al sicuro tra le fronde, incominciò ad elaborare un piano per poter avere la meglio sugli altri due compagni di squadra.

    "Ma il ragno e la nana parteciperanno?"
    si chiese.

    Ma non poteva sapere quel che loro due avevano in mente per i loro studenti.
    Ormai erano passato qualche minuto e regnava la quiete: nessun frastuono di scontri, nessun grido, nessun rumore causato da un movimento. Regnava un silenzio irreale.
    Nel frattempo l'umidità aveva incominciato a farsi pesante e un malessere cominciava a permearlo: la svista era annebbiata e la respirazione era resa particolarmente faticosa dalla pesantezza dell'aria. Provò ad alzarsi per cambiare posizione e per cercare una possibile migliore visuale e notò che la sua resistenza era calata facendogli tremare leggermente le gambe e i suoi riflessi erano notevolmente ridotti; per non parlare della velocità a cui si muoveva, sembrava un rottame arrugginito.

    "Ma cosa sta succedendo? Possibile che sia solo una conseguenza dell'umidità di questo posto? Non sarà che quella vecchia bastarda mi ha pure drogato; no non ne avrebbe avuto motivo…forse è una qualche tecnica, un ninjutsu o un genjutsu: ma se anche fosse chi cazzo la sta usando? Ma devo smetterla di pensare a queste cose, si tratterà solamente di suggestione, sono stanco dal viaggio e il luogo non mi è congeniale. Devo tornare ad essere lucido e calmo…ora PORCA PUTTANA"

    Masayuki fu scagliato ad un paio di metri di distanza, sbattendo violentemente la testa contro un tronco troppo cresciuto.

    "Ma che cazzo.."

    Si rialzò più disorientato di prima e toccandosi la testa nel punto in cui aveva sbattuto sentì la vischiosità del sangue sulle sue dita [Danno: 1 lieve]. Ma non era certo finita l'aggressione del colosso di Konoha: il kiriano non fece in tempo ad abbassarsi per schivare il colpo che gli stava per arrivare in quanto era ancora troppo intorpidito per poter riuscire ad evitare il pugno di Rosso Malpelo: impastò dunque del chakra nel collo affinchè questo non si spezzasse col pugno, aumentandone la resistenza. [Danno: 1 leggera]. Non era riuscito a difendersi ma quantomeno aveva limitato i danni.

    "Ma questo figlio di puttana quando cazzo è arrivato?"

    Il rosso incalzava e non accennava a fermarsi e sembrava che l'ambiente non avesse lo stesso malevolo effetto che aveva avuto su Masayuki. Dopo una lunga serie di colpi lo studente della foglia passò alla fase finale dell'attacco: estrasse due kunai e li lanciò con la palese intenzione di uccidere mirando alla gamba destra ed alla gola; il kiriano riuscì a schivare a pelo le due armi letali scagliate da pochi metri di distanza lanciandosi parallelamente al terreno verso la sua sinistra, eseguendo una capriola una volta atterrato a terra per potersi rimettere in piedi [Slot difesa 1].
    Aveva sì evitato i due pugnali ma la sua difesa elaborata aveva permesso all'avversario di comporre i seals per una tecnica: ebbe solo il tempo per vedere gli ultimi due sigilli e ciò non era certo sufficente per poter analizzare anche grossolanamente la tecnica. Non sapeva cosa gli stava per succedere ma una cosa era sicura: doveva quantomeno togliersi dalla linea diretta dell'avversario se non voleva finire male. Scattò lateralmente [Slot difesa 2] nell'istante in cui Rand Al'Thor espulse dalla bocca una grande quantitativo di olio: aveva scattato sì ma non abbastanza velocemente. La parte destra della sua tunica era stata investita dalla sostanza in concomitanza alla sua gamba e al suo braccio destri.
    Non sembrava che il liquido avesse proprietà corrosive ma appesantiva notevolmente le vesti riducendo ulteriormente la velocità e i riflessi già delibitati di Masayuki.

    "Speriamo che questa merda non sia infiammabile almeno" pensò.

    Fece scivolare il tanto che teneva nascosto nella manica sinistra pronto a controbattere ma a quanto pare quel macigno un po' troppo grossetto aveva ancora qualcosa in serbo per lui: composta un'ulteriore serie di sigilli espulse una palla di fuoco di raggio due metri e mirava proprio a lui. Non poteva permettersi di subire un attacco simile quindi scartò [Slot azione convertito in slot difesa] a lato per evitare la sfera, la quale esplose a contatto con l'olio presente sul terreno.

    "Me la sono vista bruttissima..."


    Mentre l'avversario stava componendo i sigilli per la palla di fuoco Masayuki squarciò col suo pugnale la tunica in modo tale da poterla togliere più agevolmente senza perdere tempo, avvantaggiando il nemico. Schivato il jutsu se la tolse definitivamente, lanciandola nel rogo [Slot gratuiti].
    Sotto la tunica portava un paio di pantaloni da combattimento: stretti, ma non attillati, gli avrebbero permesso di muoversi liberamente senza intralci. Fortunatamente l'olio era particolarmente vischioso e non era stato in grado di filtrare tramite il primo strato di vestiti.
    Il tronco nudo e snello metteva in risalto i muscoli definiti, l'unica sbavatura era il sangue che ancora gli colava dal naso rotto.

    «Tocca a me bastardo...» sussurrò tra sè. Non voleva che sentisse, voleva solo darsi la carica, far sì che l'adrenalina salisse.


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    I due si trovavano ormai a circa 7 metri di distanza.
    Masayuki estrasse [Slot azione gratuito] due kunai dal borsello che teneva attaccato ai pantaloni e li lanciò in direzione del suo compagno di corso all'altezza della vita [Slot azione 1]. Indipendentemente dal risultato sarebbe arretrato di 3 metri e mezzo [slot azione gratuito].

    «Ora si gioca a modo mio» questa volta parlò in modo tale che l'altro lo sentisse chiaramente.

    Una volta accertatosi che l'avversario avesse schivato l'attacco e che lo stesse guardando avrebbe composto i seal necessari per attivare la distrazione illusoria [Slot tecnica 1]: in questo modo sarebbe scomparso dalla sua vista per poter provare a gestire meglio la situazione e per cercare di riprendersi da quello status malsano.

    Ne aveva prese abbastanza era ora di provare a restituirgliele.

     
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  13. Christopher M. Moon
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    «Nessuno ce lo vieta...»

    Rispose un po' scettico a quell'affermazione del compagno. Era da poco che gli parlava e già Horo se ne voleva liberare. Loro erano sì dello stesso villaggio, ma la promozione se la guadagnavano singolarmente.

    Tu abbatterai per me quello di Konoa... Io abbatterò te per accertarmi che non ci sia più alcun colpevole...
    Il mondo degli shinobi è solo una labile realtà, che muta alleanze come i serpenti mutano la pelle...


    Si trovò a riflettere Horo proseguendo assieme al suo compagno di villaggio, ma quello fece una cosa che lui non avrebbe mai previsto: lo colpì dritto allo stomaco con un Kunai. Per quanto Fuyutsuki avesse previsto un suo possibile tradimento, mai l'avrebbe collocato a così breve distanza dalla stretta di quella fasulla alleanza.
    Un dolore lancinante lo colpì al petto, che sanguinava copiosamente. Fece qualche passo all'indietro guardando il suo avversario che lo sbeffeggiava. I suoi occhi erano lucidi e pieni di lacrime dal dolore che provava. Non poteva piangere, se l'era imposto, ma mai in tutta la sua vita aveva provato un dolore fisico tanto forte.

    Sbeffeggiami quanto vuoi... appena ti avrò vicino, il mio primo pensiero andrà al tuo collo e a come potrò squartartelo...
    MERDA!


    La sua mano sinistra copriva la parte ferita già non riusciva ad impedire la fuoriuscita di sangue, che scorreva sulle sue dita lento e caldo. Odiava quella situazione e - come si dice - al peggio non c'era mai fine: ora, invece di un avversario, ne aveva ben tre! Aveva usato la tecnica della moltiplicazione acquatica del corpo. Se Horo fosse stato più lucido, se i suoi pensieri non fossero tutti rivolti al dolore che provava, forse si sarebbe accorto che lì non c'era acqua... Avrebbe capito che quella quindi era solo un illusione... Ma, anche se se ne fosse accorto come avrebbe mai potuto fermarla, da studente qual'era? Senza alcuna conoscenza di una tecnica per sciogliere illusioni qualsiasi informazione sarebbe risultata inutile!

    Ecco che attacca!

    Ancora con la sinistra intenta a fermarsi l'emorragia, saltò verso sinistra[Slot Difesa 1]. Gli attacchi del suo avversario erano diretti a bloccare ogni sorta di tentativo di fuga, ma lui era pronto a reagire a tutto, quello infatti aveva mirato alle sue gambe al suo ventre ed alla sua testa, ma non ai suoi lati, quelli li aveva lasciati liberi, dando ad Horo la possibilità di elaborare una semplice strategia, nonostante fosse annebbiato dal dolore.
    [Slot tecnica][Estrazione Mortale/consumo 10/100 chakra]

    «ESTRAZIONE MORTALE!»

    Rapida la sua mano destra avrebbe estratto dal fodero nascosto sotto il suo zaino un Dadao, una piccola sciabola, con una velocità due volte superiore alla norma. Essa avrebbe dovuto avere due scopi: colpire direttamente la copia che si era scagliata nel corpo a corpo e respingere gli shuriken che gli erano stati diretti verso il torace contro l'altra. Sferrò quindi il suo fendente laterale mentre a denti stretti tentava di non farsi bloccare dal grande dolore che provava[Slot Azione 1].
    Preso dalla foga estrasse un kunai con la mano sinistra, senza badare all'emorragia [Slot azione Gratuita] e gli lanciò [Slot azione 2] sempre contro la copia che lo attaccava a distanza, convinto che respingere gli shuriken con il primo fendente non lo metteva al sicuro da quella. Se quel primo attacco fosse andato a segno, quel kunai avrebbe avuto un altro scopo: ovvero mirare all'originale, quello che ora stava componendo i sigilli per una tecnica che a Horo era ignota. Fortunatamente, il piccolo dai capelli azzurri, aveva tanta adrenalina in corpo da fargli ignorare o - per meglio dire - sopportare il dolore provato...
    Man mano che il tempo passava il suo viso impallidiva sempre di più... troppo sangue aveva perso per sferrare il suo secondo attacco: ma Horo era consapevole che essere uno shinobi implicava il sacrificio e che aveva ancora i suoi tonici da usare.
     
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  14. ¬Cruxolo
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    Caramelle, Indovinelli e Bamboo


    Atto Terzo





    Shizuka, o come diavolo si chiamava, il Ragno dimenticava sempre i nomi delle persone, gli fece capire che anche lei avrebbe preso parte al gioco. Una cosa un po' scorretta, dato che era stata proprio lei a ideare il gioco, e con tutte le probabilità del mondo sapeva benissimo se davanti aveva un Innocente oppure un Colpevole. Continuando a sorridere, la sensei fece roteare tra le mani un foglietto che dava tutta l'idea, appunto, di essere identico a quello che egli stesso aveva letto qualche istante prima: di sicuro era in gioco anche lei. La ragazza decise poi di bruciare il foglietto che aveva appena mostrato al Genin di Oto, probabilmente per evitare che finisse nelle mani dello shinobi del Villaggio di Oto; ma visto che il gioco consisteva nell'ammazzare gli altri partecipanti, non avrebbe fatto la differenza sapere se in quel foglietto appena incenerito ci fosse stata una I o una C.

    « Ecco perché, in verità io ho già cominciato a giocare da parecchio tempo »

    Kuroi Gumo si accorse in una frazione di secondo di essere in una situazione di netto svantaggio: non era mai stato un maestro nel corpo a corpo, anzi, lo aveva addirittura evitato per l'intero corso della sua vita. Aveva a pochi passi una Fogliosa che sicuramente sapeva il fatto suo nei combattimenti ravvicinati, le informazioni di cui il Ragno era in possesso gli facevano pensare a quello. E non ci volle molto perchè la ragazza gli togliesse ogni suo piccolo dubbio a riguardo.



    La giovane balzò in avanti mentre il velo di nebbia iniziava a diradarsi, segno che il ragionamento del Ragno era risultato più che giusto. Come una scimmietta Shizuka effettuò un buon salto, superando addirittura l'altezza non indifferente del ragazzo Otese. Con agilità impressionante la sensei appoggiò i suoi piccoli piedi sulle spalle scheletriche del suo aiutante, pronta, molto probabilmente, per effettuare un attacco. Kuroi Gumo non ebbe modo di reagire all'assalto frontale, non era mai stato una mente rapida e il suo istinto si era assopito a causa della solitudine di quegli ultimi anni: l'unica cosa che gli venne in mente in quella frazione di secondo era che una simile preparazione per un attacco non poteva che portare ad un'offesa nella zona cefalica del giovane del Suono; perchè mai - pensò il Ragno - la sua sensei avrebbe dovuto saltargli sopra se non per colpirlo nella zona più alta del suo corpo? Da la sopra non avrebbe potuto far altro, se non saltare via verso altre direzioni.
    Ed infatti le sue mani andarono a cercare il collo dell'aiutosensei. Una mossa fulminea, quasi istantanea, ma preceduta, tuttavia, da un balzo che non riusciva a nasconderle le intenzioni della guerriera di Konoha. Kuroi Gumo, sorpreso, certo, ma consapevole di ciò che poteva accadere dopo un salto simile, si ritrovò le braccia più alte del suo tronco pronte a guizzare verso gli arti superiori della sensei, o, per meglio dire, nemica: l'impasto di una modesta quantità di chakra sarebbe stata necessaria per essere altrettanto repentino nei movimenti, i rischi per una mancata reazione a quell'attacco erano troppo alti [Basso, Riflessi 400]. Il ragazzo Otese si ritrovò in una posizione di stallo, con le mani di Shizuka strette attorno al suo magro collo e due delle sue appoggiate agli avambracci della sopracitata; le braccia scheletriche del Ragno tradivano l'effettiva forza che ci celava al loro interno: chiunque l'avesse visto non avrebbe scommesso un centesimo sulla sua potenza muscolare, che invece non era affatto irrilevante [Forza 475]. La pressione che Kuroi Gumo esercitò sulla parte più prossima alle mani della sensei impedì alla stessa di portare a termine la propria offensiva, la quale avrebbe avuto bisogno di una notevole forza per spezzare la "presa" ferrea del ragazzo dalle sei braccia.
    Ma l'attacco ovviamente non terminò lì: sfruttando la situazione decisamente vantaggiosa - Kuroi Gumo imprecò mentalmente per non essersi messo subito sulla difensiva una volta lanciato il Velo di Nebbia - Shizuka decise di lanciarsi dietro le spalle del malcapitato "compagno di gioco", appoggiando le mani sulle spalle del ragazzo abbandonando così l'iniziale tentativo di omicidio istantaneo. L'attacco venne portato con troppa rapidità; il Ragno non ci capì più nulla, se non che il corpo a corpo non era pane per i suoi denti: le mani della ragazza trattennero saldamente le sue spalle ossee affinchè fosse scaraventato a terra dalla forza del salto. In un istante tutta l'azione si concluse. La terra rumorosamente accolse la schiena del povero Genin Otese, che lanciò in aria uno stridio soffocato dalle mascelle saldamente chiuse in un'espressione di dolore lancinante [2 Leggere per Contusione]. Tutto il corpo rabbrividì a causa del duro colpo subito alla schiena: la caduta risultò tuttavia dolorosa non tanto per la forza del volo a terra - ne aveva fatti di "incidenti volanti" a Oto - ma per il colpo di frusta subito a causa della coriacea terra fatta di radici nodose sulla quale era atterrato. Quella schiena non si sarebbe messa a posto nel giro di un'ora o due.

    Ma Kuroi Gumo sapeva che non c'era tempo da perdere; era a terra, contuso, con un ninja apparentemente più forte di lui nel corpo a corpo in piedi, pronto, presumibilmente, a colpire di nuovo l'avversario inerme. Sapeva che doveva girare le carte in tavola, e farlo sdraiato per terra, con le due braccia più alte distese lungo l'umido terriccio, non era la soluzione migliore: ma non poteva nemmeno girarsi, scappare via, perchè la distanza che avrebbe percorso per un'eventuale fuga avrebbe lasciato a Shizuka l'opportunità di colpirlo nuovamente, sfruttando le paure del Ragno di Oto. Per levarsi da quell'orrenda situazione Kuroi Gumo doveva pensare velocemente a un diversivo, una qualsiasi mossa adatta a rallentare il nemico-amico; l'adrenalina gli pulsava in corpo, il sangue non arrivava al cervello nel modo più opportuno per ragionare consapevolmente: e la schiena doleva come se fosse caduto dai tetti scivolosi del suo paese natio. Il Ragno d'istinto balzò sui due piedi con un singolo movimento di tutto il corpo, lasciando le spalle e la schiena - sempre dolorante - scoperte per un possibile attacco nemico: le braccia ben distese perpendicolarmente l'asse del corpo, per mantenere una sorta d'equilibrio precario. Non avrebbe lasciato il tempo a Shizuka di attaccare, però; pensando al fattore sorpresa che avrebbe potuto aiutarlo, d'istinto girò sul lato destro, angolando il suo volto in direzione della diretta avversaria. Non si erano mai incontrati, prima d'ora: la ragazza non avrebbe potuto prevedere che dalla sua bocca sarebbe partito un getto denso di appiccicosa ragnatela, diretto contro le gambe avversarie in modo da legarsi, presumibilmente, oltre che agli arti inferiori dell'ignara preda anche al terreno sul quale appoggiava [Slot Tecnica, Consumo Basso: Diametro Ragnatela 1 m (2 slot)]. La distanza, pressapoco sui due metri, che divideva i due avversari avrebbe reso l'attacco difficilmente schivabile, anche grazie all'imprevedibilità del colpo: infatti la ragazza avrebbe visto un ninja con le braccia ben visibili voltarsi e sparare una ragnatela dalla bocca, una cosa che non capita tutti i giorni. Ma per sfuggire alla morsa della sensei non sarebbe bastato bloccarla per qualche istante nella vischiosa creazione orale, e il Ragno lo sapeva: nell'effettuare la mezza giravolta e l'attacco "ragnoso", Kuroi Gumo avrebbe infatti sfruttato un paio di mani non visibili, nascoste appunto sotto il lungo manto, per unire un kunai e una cartabomba in una specie di missile esplosivo [Slot Gratuito Veloce]. Nell'effettuare il lancio della ragnatela, Kuroi Gumo avrebbe provveduto ad attivare il meccanismo, che subito avrebbe lanciato contro il ventre dell'avversaria, colpita o meno dalla sua appiccicosa creazione: il lancio sarebbe avvenuto un secondo dopo l'attivazione della bomba, e un tocco d'imprevedibilità sarebbe stato aggiunto dal fatto che a effettuare il colpo sarebbe stato una delle quattro braccia celate del Ragno: non aveva avuto ancora modo di vederle, come avrebbe fatto, in quei pochissimi istanti, a non rimanerne spiacevolmente scioccata [Slot Azione, Forza 475]? Nei due secondi scarsi che rimanevano prima della violenta esplosione, il Ragno avrebbe sfruttato la sequenza di attacchi per lanciarsi tra gli alberi alle sue spalle, per cercare di porre tra lui e Shizuka una distanza di circa venti metri [Slot Azione, Movimento 18 m]. Era l'adrenalina a farlo correre in quel modo, poichè il suo fisico - in particolare la schiena - diceva chiaramente di no. Una volta percorsa la distanza fissata, Kuroi Gumo avrebbe estratto e nuovamente scagliato un kunai: il lancio sarebbe stato veloce, ma facilmente schivabile - anche se la fitta vegetazione rendeva gli attacchi a distanza decisamente imprevedibili - ;tuttavia l'intento primario del Ragno non era quello di attaccare direttamente la sensei, ma di spaventarla con un attacco simile al primo, che avrebbe potuto far pensare a tutti una seconda cartabomba in arrivo. Il colpo era diretto nuovamente al ventre di Shizuka [Slot Azione, Forza 475]. Era un secondo diversivo: mentre la saette si avvicinava al nemico, il Ragno sarebbe nuovamente scattato nella direzione opposta, sfrecciando dolente tra gli alti fusti di bamboo, per altri sei metri [Slot Gratuito, Movimento 6 m]. Una volta giunto a destinazione - e sperando di aver distratto sufficientemente la ragazza di Konoha - il Ragno si sarebbe appoggiato dietro uno dei migliaia di tronchi presenti nella zona, attivando una delle specialità del suo mantello: questo avrebbe subito preso la colorazione della vegetazione circostante, un camuffamento più che adatto per resistere quantomeno ad un ulteriore offesa. Il camuffamento sarebbe stato migliorato dalla distanza che aveva percorso per allontanarsi dalla Fogliosa.




     
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    Shizuka Kobayashi, the Storm Princess




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    “Stai attenta, dolce Principessa...
    … credi che esser una creatrice ti possa salvare dalla tua maledizione?
    Ti stiamo dando un'occasione di riscatto: Non tradirci come ha fatto tuo fratello e tua madre prima d'egli.
    Non ti sarà permesso usare ciò che serbi dentro di te. Un tuo passo falso sarà la fine di chi desideri così ardentemente guidare, poiché non sei ancora in grado di dominarti...

    ...Oh dolce Principessa Cremisi, tremi?
    Lo vedi, bambina mia, che trabocchi del tuo stesso odio?
    Le tue mani saranno sempre lorde di sangue...
    Sorridi. Hai appena compreso il tuo destino.”


    « ...Non mi sembra proprio, oji-sama... »


    La voce di Shizuka Kobayashi risuonò nel silenzio della foresta di bamboo delicatamente, venendo poi subito portata via da una leggera brezza dei colori dell'accettazione, che sibilando tra gli sconfinati giunchi di quella foresta sempreverde, l'avvolse nel suo morbido abbraccio.
    Ed eccola lì: Imperiosa nel suo sguardo perfettamente compiaciuto, la giovane kunoichi di Konoha dai profondi occhi verdi e la rubiconda bocca di sarcasmo e menzogna si voltò lentamente ad osservare il ninja di Oto suo compagno che, a poca distanza di lei, rimaneva altrettanto immobile... con i suoi occhi neri, però, fissi nel vuoto.
    […] Impossibilitata ad usare la sua Genkai Kekkei in occasione di quello che era il suo primo addestramento Genin come sensei, la bastarda degli Uchiha non aveva avuto idea di come poter gestire quel corso fino a quando non si arrese all'evidenza di dover sfruttare ciò in cui era più brava: La falsità.
    Regina della manipolazione della realtà, Shizuka Kobayashi aveva tessuto dunque la tela di un piano quanto mai intrigante, creando nelle settimane che avevano preceduto quel giorno una serie di Fuinjutsu-Genjutsu che si sposavano perfettamente con il suo desiderio di allenare i suoi allievi senza permettere però a se stessa di farlo personalmente.
    Chiudendo gli occhi nel ringraziare gli Dei di non aver commesso niente di cui avrebbe potuto pentirsi, la ragazza sorrise con gentilezza: Ce l'aveva fatta... finalmente, stavolta, non aveva fatto male a nessuno.
    In ogni caso, era tempo di andare a riprendere i suoi piccoli allievi... fino al termine del suo gioco, del resto, erano tutti così vulnerabili...

    Ma non era colpa di nessuno, tantomeno di loro...
    … la verità era che i combattimenti si perdono, le missioni si falliscono... ma nessuno esce dall'inganno della mente: I labirinti della psiche sono pura follia, quelli di una creatrice candida disperazione.

    Una goccia.
    Due gocce.



    Uno stridio. Poi un'altro.
    Kuroi Gumo si trovava a terra, gli occhi contratti in una smorfia di dolore talmente forte da costringerlo in una paralisi di pochi istanti.
    Subito il colpo della sua improvvisata avversaria, infatti -che si era rivelata molto più veloce e agile di quello che aveva dato ad intendere fino a quel momento- il Ragno si ritrovò in una situazione per la quale capì di non poter rimanere fermo nemmeno un istante, poiché se solo l'avesse fatto, avrebbe dato possibilità alla sua compagna-nemica di aggredirlo nuovamente. Saltando dunque in piedi, non curandosi del dolore di quella schiena contusa, ma lasciando forse involontariamente le spalle e le braccia scoperte -occasione ghiotta, quella, che tuttavia non venne sfruttata minimamente dalla kunoichi di Konoha- Kuroi Gumo si sarebbe velocemente voltato, e forte della sicurezza che un buon gioco d'improvvisazione risulta essere sempre vincente, rigettò dalla bocca una grande ragnatela bianca che aveva il palese obiettivo di immobilizzare la ragazza, mentre con le braccia che aveva libere -due delle sei che, solo in quel momento, sarebbero potute esser viste dalla piccola castana- tentò di lanciare verso il ventre d'ella un kunai che, solo successivamente, si sarebbe rivelato essere tramite per una cartabomba.
    Un attacco perfetto sotto ogni punto di vista, quello... o almeno, questo, era ciò che avrebbe potuto pensare il ninja di Oto se, proprio di fronte ai suoi occhi, ogni suo impegno non fosse risultato vano: Muovendosi ancor più velocemente di come aveva fatto sino ad allora, infatti, la giovane kunoichi di Konoha evitò i due attacchi verso di lei scagliati muovendosi con due scatti laterali obliqui che la portarono contemporaneamente ad avanzare verso l'avversario, azzerando la distanza tra i due [Riflessi (+3): 475, Slot Difesa (2)] con un'eleganza e una sinuosità tipica solo delle danzatrici più esperte.
    Con ogni probabilità se la precedente combinazione di colpi da parte del moro non avesse previsto lo scoppio di una cartabomba, Shizuka Kobayashi avrebbe colto l'opportunità di quel breve attimo di stallo susseguente alla sua difesa per scagliarsi nuovamente addosso al proprio avversario in una sequenza claustrofobica di colpi che così peculiarmente contraddistinguevano il suo modo di combattere; tuttavia l'esplosione che di lì a qualche attimo si allargò nel punto di contatto tra i due Genin diede il vantaggio all'otese di scappare... come anche, del resto, di essere inseguito [Slot Azione (1)].
    L'inseguimento continuò per circa 18 metri, con un vantaggio del ragno rispetto alla principessa di circa 2 metri, a cui seguì un ulteriore azione offensiva dell'uomo nei confronti della sua improvvisata avversaria consistente nel lancio di un kunai diretto verso il di lei ventre. Grazie ai suoi riflessi eccezionali l'attacco sarebbe stato semplicemente schivabile dalla ragazzina castana, ma questo avrebbe con ogni probabilità dato il tempo all'altro giocatore di ordire chissà quale altra azione nei suoi confronti, ragion per la quale, la kunoichi subì il colpo scagliatole dall'avversario senza tuttavia emettere fiato [Danno 15: 2 Leggere] per poi approfittare del momento di stallo che sarebbe succeduto a quell'improvvisa reazione, per azzerare quella poca distanza che la separava dal suo carnefice [Slot Gratuito] e a quel punto, solo a quel punto, quando ormai le possibilità da parte dell'avversario di fuggire sarebbero quantomeno impensabili, la ragazza aprì la bocca e prima ancora che il suo compagno di giochi potesse fare qualsiasi altra cosa, ella rigurgitò un'improvvisa fiammata, tale da poter ardere l'intero viso di lui [Subisci e Mena, Slot Tecnica (1): Fiato di Fuoco, larghezza 1metro, potenza 20].

    « Mi davi l'impressione di un ragazzo simpatico... così simile a me... » La voce della kunoichi sarebbe a quel punto risuonata improvvisamente alle orecchie dell'otese, pregna di un sarcasmo raramente riscontrabile in una creaturina tanto carina « Chi puzza di sangue si sente da lontano, dunque perché abbiamo cominciato a rincorrerci? Avevo detto che il gioco... era un altro » e sghignazzando aggiunse: « Hai capito adesso a che gioco voglio giocare? »

    Tre gocce...
    « Nessuno ce lo vieta »
    … Quattro gocce.



    La prospettiva che in un allenamento come quello che era stato delineato da quella folle della loro sensei si potesse creare un alleanza era assolutamente insensata... questo, Horo Fuyutsuki lo capì non appena guardò le sue mani lorde del suo stesso sangue: Era stato accoltellato in pieno ventre da quello che, forse, solo per un istante, aveva considerato un compagno. Ben presto un dolore cieco, tamburellante, che gli fece comprendere come ogni suo errore, di lì in poi, sarebbe potuto risultargli letale.
    Ma non c'era tempo da perdere in supposizioni, il giovane Shinobi di Kiri dai capelli color argento aveva infatti creato due copie di se stesso che, simultaneamente, avevano attaccato il bambino, dando così possibilità al loro creatore di comporre un rapido sigillo dopo l'altro per creare chissà quale tecnica. Sarebbe stata una lotta contro il tempo.
    Schivando a sinistra, Horo fu agilmente in grado di evitare la falciata diretta alle sue piccole gambe effettuata dalla copia numero uno, ma probabilmente troppo ottenebrato dal dolore pulsante della sua ferita aperta, non si rese conto del pugno che quest'ultima gli indirizzò successivamente contro il volto, disattenzione, quella, che pagò amaramente con la rottura del setto nasale [1 ½ Leggera: Difesa omessa]. Il dolore provato dal giovane piccolo dagli occhi neri sarebbe stato accecante, quasi più della ferita al ventre, tanto che, ormai, trattenere le lacrime sarebbe risultato praticamente impossibile.
    La situazione pareva volgere al peggio: la seconda copia, quella più distante rispetto a quella che aveva appena concluso il suo attacco vincente, aveva infatti scagliato verso Horo ben due kunai diretti alla testa, uno alla gamba sinistra e tre shuriken al suo piccolo petto scosso dal respiro affannato tipico della vittima. Non c'era tempo da perdere, questo, almeno era quello che pensò il bambino, poiché senza esitazione portò la mano destra sotto il suo zaino e da lì ne estrasse un dadao con il quale, rapidamente, effettuò un forte fendente dritto di fronte a sé, chiaramente nella speranza di colpire il falso acquatico che più da vicino lo minacciava, e dissipare contemporaneamente il pericolo di almeno qualcuna delle armi verso di lui scagliate. Questa volta, la fortuna girò dalla sua parte, poiché l'attacco non riuscì solamente a intercettare la direzione dei tre shuriken, impedendo a quest'ultimi di ferirlo, ma fu in grado persino di colpire la copia vicino a lui, la quale, esplodendo in una bolla d'acqua piuttosto consistente, deviò di qualche centimetro la traiettoria dei kunai che viaggiavano veloci nel vento... una vera fortuna, quella, ma non sufficiente: Le due lame dirette alla testa infatti, deviate ma non annullate, lacerarono i lati della fronte del piccolo bambino prima di andarsi a inchiodare alle sue spalle, uno al suolo e uno sull'alto stelo di un bamboo [2 Lievi: Difesa omessa], mentre l'ultimo kunai non fu altrettanto benedetto dalla sorte, e senza pietà si conficcò nella gamba sinistra del povero Horo Fuyutsuki [1 Leggera: Difesa omessa] il quale, forse accecato dal dolore e con la vista appannata dalle lacrime, non era stato in grado di concepire in tempo una difesa adeguata.
    Il dolore, arrivati a quel punto, era quanto più di accecante possibile, ma il giovane sembrava non arrendersi: Carico del desiderio di non cadere per primo, estrasse infatti un kunai che scagliò rapidamente contro la seconda copia, la quale, incredibilmente, fece la stessa medesima azione, cosicché i due attacchi, annullandosi vicendevolmente, risultarono vani...

    Cinque gocce. Sei gocce.
    Poi il temporale.



    … Il cielo era plumbeo, ma da quanto tempo lo fosse diventato il giovane Horo -preso com'era dal difendersi e dall'attaccare, dal combattere per la propria vita- non avrebbe saputo dirlo. In verità, con ogni probabilità, se l'acqua non avesse cominciato a picchiettargli sulla pelle dilaniata, non si sarebbe nemmeno reso conto del fatto, poiché la perturbazione era giunta su di lui e il suo avversario con il silenzio tipico delle moleste e durature tempeste che precedevano l'estate.
    A dispetto del tacito esordio, tuttavia, in un istante venne giù il mondo: Tuoni, lampi e scrosci d'acqua a dir poco colossali cominciarono ad abbattersi sulla foresta di bamboo piegata da un forte vento che -complice dispettoso di quell'imprevisto non voluto- rendeva la pioggia ancor più pungente.
    Una disgrazia, così pareva... e invece, a dispetto di ogni plausibile e lungimirante ipotesi, quell'imprevisto parve cogliere di sorpresa colui che si faceva chiamare Masayuki Hasegawa, il quale, interrompendo immediatamente il componimento di quella tecnica che aveva con tanta pazienza cercato di attuare, non attese due istanti prima di mettersi in fuga in direzione nord-est, laddove vi era il fiume che collegava la prima estremità del bosco di giunchi alla seconda. Pareva proprio che l'idea del temporale lo terrorizzasse, e per quanto insensato e folle tutto quello poteva essere, vi era una verità ovvia che sarebbe potuta apparir lampante agli occhi neri del bambino di kiri: in quel preciso momento, il ventenne era una preda facile e altrettanto facilmente raggiungibile, benché fosse ovvio che qualora il bimbo non avesse seguito il suo avversario, questo si sarebbe presto dileguato.
    Il motivo di quell'improvvisa fuga fu presto cristallino: il terreno nodoso della foresta di bamboo, a causa dell'acqua che copiosa cadeva dal cielo nero come la notte, da sdrucciolevole divenne melmoso, e da melmoso si tramutò ben presto in un pantano di terra e fango che non faceva che peggiorare di minuto in minuto sotto lo schiaffo senza pietà di una natura che pareva quanto mai offesa.
    Horo Fuyutsuki dunque, cucciolo spaurito, si sarebbe presto ritrovato immerso fino alle ginocchia in una mota limacciosa che non avrebbe potuto non impedirlo drasticamente, bloccando ogni suo movimento in modo compromettente [Intralcio Medio], una situazione che sarebbe presto risultata letale per lui, se non avesse subito trovato un modo per uscirne...

    Sette gocce.
    « PORCA PUTTANA! »
    Otto gocce.



    Masayuki Hasegawa sbatté violentemente contro un tronco poco cresciuto che gli squarciò il retro della testa, come egli stesso poté constatare toccandosi la nuca lorda di sangue bollente, e come se non bastasse, stordito com'era dal colpo appena incassato, il giovane Shinobi non riuscì né a prevedere né a schivare un pugno diretto al viso che, suo malgrado, lo colpì senza pietà, rompendogli il naso irrimediabilmente [1 ½ Leggera: Correzione].
    L'inizio di quel combattimento non voluto, dunque, non risultò essere uno dei migliori, una constatazione facile da fare ma che parve non scoraggiare il ragazzo il quale -concentrandosi a dispetto delle ingenti debilitazioni che ne rallentavano velocità, riflessi e resistenza- riuscì a difendersi egregiamente dagli attacchi avversari, riuscendo poi a portarsi in una situazione di vantaggio ch'egli sfruttò per lanciare un kunai in direzione del rosso di Konoha. Un diversivo, niente di più e niente di meno, un modo come un altro per avere il tempo di compiere i sigilli utili ad attivare la tecnica che aveva scelto per quell'occasione... una tecnica che, tuttavia, parve non essere utile, poiché prima ancora che il giovane ninja dai capelli color della luna se ne potesse fare una ragione, Rand Al'Thor -dopo aver schivato con un rapido scatto laterale la lama che gli era stata scagliata contro- si immobilizzò improvvisamente, e alzando gli occhi al cielo, si lasciò sfuggire un'espressione quanto più possibile angustiata: Si stava mettendo a piovere.
    Il cielo scuro era divenuto tale in un momento imprecisato del tempo, e quasi sicuramente Masayuki non se ne era neppure reso conto... un errore quello, poiché nel momento stesso in cui le gocce piante dalle nubi temporalesche aumentarono di numero, scatenando l'inferno, il suo avversario -il colosso del Villaggio della Foglia- si voltò e prese a scappare in direzione nord-ovest, senza preoccuparsi né di lasciare la propria guardia scoperta, né tantomeno di attuare dei diversivi per non divenire vittima della sua stessa preda. Sembrava davvero agitato, come se qualcosa di irrimediabile stesse per accadere...
    … e quello stesso “irrimediabile” si palesò pochi istanti dopo sotto forma di uno strato di fango e terra che, un tuono dopo l'altro, continuava ad aumentare di proporzione.
    La melma acquitrinosa sembrava rendere il terreno dissestato e impraticabile, muoversi su di esso sarebbe risultato eccezionalmente complicato [Intralcio Medio], e benché una situazione del genere sarebbe potuta apparire forse di poco conto in un altro momento e in un altro luogo, per Masayuki Hasegawa non fu così: Trovandosi in vicinanza di un fiume, infatti, il pericolo che il giovane ninja doveva affrontare non si limitava al pantano rigurgitato da madre natura, ma anche allo smottamento del terreno che avrebbe potuto cominciare a franare verso gli argini di quel fiume rigonfio di pioggia da un momento all'altro.
    Una situazione senza dubbio disgustosamente disastrosa, quella, ma dalla quale il ragazzo avrebbe dovuto uscirne immediatamente. Se solo avesse tardato a rimanere ove si trovava, infatti, le conseguenze sarebbero state alcune tra le peggiori...


    divisore







    Scusate se vi posto così in ritardo, ho avuto febbre, problemi personali e anche l'università chiamava, ma non è questo il punto, passiamo a noi.
    Come avete notato nel post precedente ho forzato parecchio la mano su tutti voi perché le valutazioni incombevano e io non avevo ancora capito di che pasta eravate fatti, da questo post invece ho ridimensionato le cose, ciò non toglie che quello che avete seminato avete raccolto.
    In questo post siete alle prese con un troiaio di melma e fango che vi arriva alle ginocchia, voi praticamente dovete uscirne perché, come avrete capito, si tende ad affondare. Vi ho messo solo un malus che ho identificato come [Intralcio Medio], leggetevi gli status qualora non lo abbiate già fatto. Non ho voluto aggiungere o fare altro perché vorrei che foste voi, da soli, a capire fin dove potete spingervi valutando la vostra situazione. Rendetevi UMANI, per favore: Se ricevete un pugno in pieno viso talmente forte che avrebbe potuto “rompervi l'osso del collo” e lo incassate pieno... per l'amor di Dio, almeno dovete rimanere talmente intontiti da non capire dove state messi. Siete apprendisti ninja, ma prima di essere ciò, siete dei ragazzi come tutti, ricordatevelo.
    Per ogni cosa sono a vostra completa disposizione, come sempre... e scusatemi per il post schifoso, purtroppo non ho proprio testa in questi giorni ^^"
    Fate Vobis

    p.s. vvb :sisi:


    Edited by Arashi Hime - 29/6/2012, 18:43
     
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23 replies since 17/5/2012, 09:59   959 views
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