La Ballata Delle Foglie

QdC | Esplorazione - Bosco delle 1.000 Fonti

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  1. Arashi Hime
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    Y Danone
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    I L L U S I O N:
    Illusion is the first of all pleasures.

    Shizuka Kobayashi's path




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    Se c'era una cosa che aveva davvero sempre odiato era il comportamento saccente e presuntuoso di Atasuke. Sin dal loro primo incontro aveva immediatamente inquadrato la personalità egocentrica e segretamente altezzosa dello Shinobi di Konoha, ma quando glielo aveva rivelato lui si era limitato a fingersi stupefatto, ammettendo che quella era la prima volta che qualcuno gli diceva una cosa simile.
    Immobile nel punto in cui si era inchinata un secondo prima, Shizuka Kobayashi fissò dritto in faccia il compagno mentre i suoi occhi verdi si affilavano in un'espressione pressocché agghiacciante.
    “Chi è che non pretende di fare il maestrino con tutti?” Gli avrebbe volentieri sbottato in faccia quand'egli ebbe finito di fare uno dei suoi lunghi e soliti monologhi in prosa (magari prendendolo per il collo e tirandoglielo, come si fa con i tacchini il giorno dell'ultimo dell'anno) ...ma, incredibilmente, si stupì di rimanere zitta.
    Strinse le mani a pugno, e si impose di sostenere lo sguardo dell'amico per poi sorridere in modo conciliante. Aveva già fatto abbastanza confusione e le sue scenate melodrammatiche non sembravano essere piaciute a nessuno, tantomeno a Tooru, da cui volente o nolente dipendeva gran parte del buon esito di quella missione e persino la sua sopravvivenza in terre che non conosceva. Avrebbe fatto meglio a cercare di mantenersi calma, d'ora in poi.
    « Raggiungiamo un compromesso, va bene? » Esordì cordialmente la donna, sorridendo « Tu, Tooru-san e Yugata-san avanzerete affiancati davanti, e io vi seguirò ad un passo di distanza, in questo modo tutto ciò che hai pensato dentro la tua testa... » Disse, puntandosi l'indice della mano destra alla tempia, come se vi avesse letto dentro « ...si realizzerà comunque, con l'aggiunta che l'uomo che ci ha ingaggiato e che stiamo proteggendo sarà più tutelato » Concluse, senza poi troppi fronzoli d'abbonimento. Tooru poteva senz'altro essere autosufficiente quanto l'Uchiha affermava, ma se la missione consisteva nello scortarlo, lei avrebbe fatto esattamente quello. Che poi lui fosse capace di impugnare un coltello non poteva che renderle le cose più semplici.
    Detto questo sorrise, ma non avrebbe abbandonato facilmente la sua presa di posizione benché si rendesse conto che stare troppo a discutere sulla formazione da tenere avrebbe estinto la possibilità di attuarla nel concreto, ragion per cui accolse con favore l'arrivo della carovana della sua famiglia e in particolare di colui che capeggiava il trio che si presentò all'uscio della stanza di quella bettola per prelevare Drake e Xander: Mamoru Aoki.
    « Risparmiatevi di chiedermelo, provvederò » Esordì l'uomo mentre i due suoi sottoposti si sbrigavano ad avvicinarsi al Chunin della Foglia, che prepararono per il trasferimento; e lo disse in un tono abbastanza basso da cercare di far si che solo Shizuka potesse udirlo « Vedrò di capire il perché di tutta questa segretezza, al vostro rientro avrete le informazioni che desiderate su tutta questa situazione, mia signora... » Quelle parole vennero accolte con un sorriso di ringraziamento e un'espressione che tradì molta più ansia di quello che ci si sarebbe mai aspettati dalla spavalda e inesperta cucciolotta di Raizen Ikigami. Fu infatti solo in quel momento, e follemente quasi, che la Principessa di Konoha si rese conto di essere veramente angosciata.
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    « Non so se è malato o chissà che cosa, ma non si sveglia e sembra peggiorare di secondo in secondo... » Mormorò la ragazza, non riuscendo più a capire a quel punto se fosse spaventata per trovarsi in una missione dieci volte più grossa di tutte quelle che aveva mai affrontato fino a quel momento o per l'idea di sapere Drake morire e con lui tutti i membri della sua carovana, nella sua mente infettati da chissà quale incurabile morbo. Per un attimo si maledì di essere così ignorante in medicina, se solo fosse stata più esperta forse avrebbe compreso la gravità effettiva della circostanza...
    « Prenderemo le dovute precauzioni » Si limitò ad affermare il braccio destro del famoso Toshiro Kobayashi, il celebre mercante delle Terre del Fuoco, prima di esitare per un istante « Vostro padre sarebbe venuto di persona, ma abbiamo ritenuto più adeguato non... » Shizuka scosse la testa accennando ad un sorriso, rendendosi conto di quanto pietosa fosse per il modo afflitto con cui stava guardando Mamoru in quel momento « … Vi aspettiamo a casa, Ojou-sama » Aggiunse però, nonostante tutto, il primo membro degli Aoki, e così dicendo tradì una lieve tensione del volto che la kunoichi fu sicura di non aver mai veduto prima... o forse si, tanti anni fa, quando Kuroro aveva tradito Konoha, abbandonando la sua famiglia e la sua nazione « Toshiro-sama mi ha chiesto di dirvi che il suo amore per voi, la sua adorata figlia, è come il vento: Non importa dove voi vi troverete, esso vi raggiungerà sempre, e con la sua forza indomabile vi sorreggerà se cadrete e vi seccherà le lacrime se piangerete... »
    « Non facciamo troppo i melodrammatici, non è detto che creperò proprio stavolta » Cercò di sdrammatizzare la kunoichi quando riuscì a ricacciare indietro le lacrime di commozione, ma la sua voce perse di tono sulle ultime parole, battuta dal groppo che le stringeva la gola. Sorrise ancora, quasi a volersi scusare: Non era necessario essere un Aoki per capire quanto lei, al contrario, valutasse assai concreta quella possibilità.
    Seguirono degli istanti di silenzio, in cui nessuno dei due conoscenti parlò, ma quando arrivò il momento del congedo fu Shizuka a parlare per prima, forte forse di una nuova determinazione. Quella di tornare a casa.
    « State attenti, va bene? » Disse la ragazza, seguendo con lo sguardo l'aiutante del padre « E... Mamoru? » Chiamò, mentre l'uomo già si avviava verso le scale del pianerottolo, pronto a dileguarsi seguendo i due suoi sottoposti già intenti a trasportare via con circospezione il malato o presunto tale « Bacia mio padre da parte mia » Disse la ragazza « Sulla bocca » Aggiunse, mentre l'interlocutore aveva già cominciato a scendere.
    In risposta, suo malgrado, ricevette solo un'imprecazione a mezza voce e una risata. La sua.

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    Al contrario forse delle aspettative Shizuka Kobayashi si rivelò essere una compagna di viaggio silenziosa e circospetta. Parlava di rado, e lo faceva solo se qualcuno le poneva una domanda o se era lei a porla, come suggerito dalla guida, in alternativa interveniva se ad essere intavolati erano argomenti riguardanti il proseguimento della missione, per il resto si limitava ad ascoltare tutto quello che Tooru diceva, assorbendo come una spugna ogni dettaglio sull'ambiente o le supposte creature “mistiche” che avrebbero potuto affrontare.
    Essendo cresciuta al fianco di Raizen Ikigami, la giovane kunoichi aveva sviluppato una certa incapacità a credere alle storie per bambini quale quella che le era stata propinata in quella missione, poiché le era stato insegnato che dietro ogni leggenda vi era sempre un fondo di verità... una presa di posizione piuttosto paradossale se però ad attuarla era una persona il cui animo si diceva corrotto da una maledizione di un Clan di cui era bastarda e che per giunta affondava le proprie radici in una storia di potere e giochi di depravazione intessuti dal Dio degli Inferi, molti secoli prima.
    Sospirò, scuotendo la testa e decidendo di archiviare il ragionamento in favore dell'ascolto della conversazione che si stava tenendo, e che prese in considerazione in misura pari a quanto se ne prese gioco: Parlavano di Genjutsu, la sua specialità ahimè, ma tutti continuavano a ritenere che bastasse guardare i sassi o il colore della fauna del posto per riuscire a capire se si trovavano o meno in un'illusione. Per un attimo valutò la possibilità di mettersi a ridere. Certamente sventare un Genjutsu cercando incongruenze nella realtà veduta poteva essere un buon tentativo, ma se il Creatore era di un certo livello quali quelli che lei aveva incontrato in passato, non era importante quanti sassi o quanti volatili si contassero: Sarebbero morti, o si sarebbero persi nel labirinto delle loro stesse menti fino a divenire pazzi.
    Se c'era una cosa che aveva imparato da Karasu Uchiha, era che il mondo dei Creatori di Illusioni era qualcosa di molto più vasto e perversamente letale di quanto una mente semplice avrebbe mai potuto osar immaginare. E visto che quell'uomo aveva continuato a chiamarla “allieva” durante tutto il percorso di distruzione che aveva raso al suolo Konoha portandola quasi sul letto di morte, lei aveva tenuto fede al suo ruolo e da lui aveva imparato anche un'altra cosa, ossia che il mondo si divideva tra chi era Creatore e chi, invece, non lo era; e che persino tra chi Creava la Realtà vi erano delle distinzioni, perché vi erano individui in grado di distruggere il mondo con un'illusione, come Karasu, e individui che erano ancora all'inizio del loro percorso e che non sarebbero sopravvissuti ad uno scontro con la prima categoria, proprio come lo era lei.
    Nonostante tutto non disse niente di tutti quei pensieri -era in possesso dello Sharingan del resto e alla minima incongruenza avrebbe fatto in modo di agire come sapeva- limitandosi ad accordare ai compagni di viaggio i loro strambi metodi, che seguì però al massimo della sua dedizione, rimanendo tuttavia piuttosto interdetta dal comportamento di Atasuke, che arrivati a quel punto si chiese essere o meno in possesso dell'innata del suo Clan. A dispetto suo infatti, che teneva nascosta la Genkai per motivi più o meno leciti, lui avrebbe potuto vantarsene apertamente e annunciare che semplicemente con l'uso della sua abilità sarebbe stato in grado di salvare la situazione, un comportamento eroico in puro stile ventaglio bicolore, eppure...
    I suoi dubbi vennero presto messi a tacere da un bigliettino che lo stesso chiamato in causa le infilò tra le dita con un rapido gioco di mani tra la seconda e la terza sosta, e che lei lesse rapidamente prima di infilarselo tra i due seni, ossia dove più o meno metteva tutto quello che non voleva che qualcuno toccasse. Il messaggio parlava di informazioni sulle sorgenti e su una presunta “arma leggendaria”, un appellativo di fronte a cui Shizuka impiegò della fatica per non ammutolire.
    Armi Leggendarie ? Non aveva neanche idea di che diavolo fossero, ma il nome non prometteva niente di buono. In un attimo la sua mente fu però comunque invasa da un fiume di domande: Si chiese se per caso un'arma in grado di fregiarsi del titolo di “leggendaria” non fosse qualcosa di strettamente legato alla presunta guerra che sembrava essere sul punto di scoppiare nel continente. E se fosse stata in possesso di quelle “streghe” ? Se proprio per questo motivo erano così invincibili come Tooru-san aveva detto? E loro cosa avrebbero dovuto fare precisamente? Recuperarla? Portarla a Konoha?
    Inutile dire che il seguito del tragitto fu pressocché un supplizio mentale per l'erede dei Kobayashi che accolse l'ultima pausa prima dell'entrata nel bosco con un sospiro di sollievo mal celato mentre, stringendosi stretta stretta nel suo mantello scuro, si sedeva per riposare. Un istante dopo Tooru la guida seguì il suo esempio, avvicinandosi a lei.

    “Ho visto gli uomini che hanno prelevato i vostri amici......e non erano ninja. Riconosco il portamento...di uno di loro ho riconosciuto anche la faccia, anche se dannazione se è invecchiato. ”



    Se l'inizio di quella conversazione non sembrava interessarle, arrivati a quel punto la ragazza si fece perplessa e anche decisamente incuriosita. Volgendosi verso l'inaspettato interlocutore, ne ricambiò lo sguardo.

    “In fondo lavorava per me, almeno fino a quando ho perso tutto e non ho più potuto permettermi di pagarlo...fortunatamente un mio vecchio concorrente ha saputo apprezzare le sue doti...come sta quel vecchio bastardo di un Kobayashi?
    Sei sua figlia, vero? O forse sua nipote? Il temperamento è...molto somigliante a quando era giovane.”



    Adesso si che era stupita, uno stato d'animo che non si fece problemi a mostrare.
    « Conoscete mio padre? » Domandò, ma non era sbalordita da questo: Toshiro Kobayashi era un uomo famoso per la sua ricchezza e il suo buon cuore, rispettato in tutto il continente e altrettanto temuto per il potere incontrastato della dinastia di cui era a capo, non era impossibile che anche una vecchia guida di Taki lo avesse conosciuto, ma... « Lui è come è sempre stato, anche in passato, gioca d'azzardo a Mahjong e perde » Annunciò la kunoichi, facendosi scura in volto « Sempre » Aggiunse, non nascondendo una leggera irritazione « Ma immagino che la sua gentilezza e il suo ottimismo non siano troppo diversi da quelli di un tempo, benché sentir dire che il mio carattere rassomiglia al suo, dopo una vita che mi è stato detto quanto al contrario sia simile a quello di mia madre, mi stupisce » Disse la ragazza, stringendosi nel mantello e osservando il volto dell'interlocutore per cercare di capire fin dove egli sapesse della sua famiglia « ...Eravate un mercante anche voi, Tooru-san? Di cosa? » Domandò poi, dopo un attimo, e sembrava interessata alla risposta « Avevate come sottoposto Gorou? Oppure Sadao? » Continuò attenta, non nominando però Mamoru, il quale, nato per servire suo padre e cresciuto come sua ombra sin dall'infanzia, non avrebbe potuto in alcun modo servire altra persona all'infuori del suo Primo Signore, a meno che... « Immagino che il non appartenere a nessun grande Clan mercantile abbia reso complicato il pagare dei sottoposti con i problemi di recessione a cui il nostro continente andò incontro in passato a causa delle tensioni politiche, soprattutto qui a Taki, oppure mi sbaglio? ...Come avete detto di chiamarvi di nome completo, perdonatemi? » ...a meno che i suoi sospetti sul Clan Aoki non fossero fondati e Mamoru, in passato come ora, fosse servito a ben altro che a calmare il carattere tutto pepe di suo padre, ottenendo informazioni nel minor tempo possibile e con la maggior accuratezza richiesta, spingendosi se necessario anche in Terre Straniere; ma se era quello il caso, perché proprio Tooru che poteva tutt'al più essere un disgraziato agricoltore...? Ma soprattutto, come poteva affermare di aver avuto come sottoposto uno dei suoi tre servitori se tutti i membri del Clan Kobayashi, a prescindere dal ruolo occupato, servivano la sua famiglia da generazioni?
    Socchiudendo gli occhi in un sorriso, la ragazza reclinò leggermente la testa di lato e annuì con gentilezza. Arrivati a quel punto aveva comunque già gettato le sue esche.
    « Porgerò in questo modo i miei omaggi a mio padre, la sua memoria è invidiabile, sono sicura che ricorderà di un tal intraprendente vecchio amico » Concluse, inchinandosi.
    Figlia del più celebre tra i mercanti ed erede di una dinastia che aveva fatto della manipolazione altrui il proprio asso nella manica per ottenere commerci sempre più vantaggiosi, la giovane Shizuka aveva in effetti qualcosa che condivideva con il padre, ed era la capacità innata di ottenere ciò che voleva da chi voleva... sperò che neanche quella volta la sua abilità la tradisse, perché se era vero che non si fidava del Kiriano o supposto tale, poteva dirsi altrettanto di quella guida, da cui si aspettava tutto e niente, e a cui non aveva apprezzato dare seppur vaghe informazioni circa la sua famiglia.
    Nonostante tutto c'era altro che spartiva con il suo amatissimo padre, ed era la gentilezza, una virtù che la portò ad intrattenersi con il vecchio fin quando non fu il momento di riprendere quel cammino che portò il gruppo all'interno del bosco, lì dove non mancò ovviamente di mettersi a piovere. A piovere. E Shizuka Kobayashi odiava la pioggia, come dimostrò bestemmiando tra i denti nel tirarsi il cappuccio del suo mantello sulla testa, benché il clima umido la stesse facendo sudare copiosamente, il che non era una buona notizia: L'odore diventava più forte e sarebbe stata più facilmente rintracciabile, senza contare le zanzare, che doveva insistentemente scacciare con una mano.
    La sua mente cominciava a divagare: Immaginava pericoli in ogni dove e ogni dettaglio veniva immagazzinato dalla sua mente come utile, a cosa e perchè ovviamente non sembrava essere rilevante. In breve tempo si rese conto di aver maturato l'agghiacciante idea di essere costantemente osservata, e per un attimo ebbe il timore che in quel gruppo già di per sé poco coeso Tooru-san remasse contro di loro, cercando di minare il loro affiatamento con una parolina lì e una là, tanto che per un attimo valutò più rassicurante dare fiducia a Yugata che a lui. Per un momento si sentì impallidire.

    “Dai su, riparati un po sotto il mio mantello... Spero che questa Pioggia non duri troppo a lungo, altrimenti potrebbe diventare un problema non poco pressante...”



    I suoi pensieri vennero interrotti da un fruscio e prima di avere il tempo di alzare la testa si rese conto che Atasuke era vicino a lei. Suo malgrado trasalì.
    « Ho già un mantello, grazie » Rispose rapidamente, in modo più brusco di quello che avrebbe voluto « E smettila di... »“piantonare Yugata”, stava per dire, ma si trattenne: Non avevo senso prendere le difese di qualcuno per dare la colpa a qualcun altro, si sarebbe creata dell'inutile tensione « …fare il cascamorto, non penso che sarai tu il fortunato che conquisterà il cuore dell'unica donna del gruppo » Si sbrigò allora ad aggiungere, scioccamente (e si maledì per questo), ma meglio di un silenzio facilmente fraintendibile.

    “Anche Tooru non si fida del kiriano, crede che ci sia qualcosa di strano”



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    Non aveva fatto in tempo ad accennare ad un'espressione benevola verso il compagno che questo, seduto al suo fianco, le bisbigliò quelle parole. In un istante il sorriso di poco prima le morì sulle labbra, e lei si irrigidì. Che non avesse poi fatto così male i suoi conti...?
    « Non ti fidare di lui » Sussurrò rapidamente, cercando di portare gli occhi di Atasuke nei suoi « Non prendere per oro colato tutto ciò che dice, è un falso » Non seppe precisamente perchè lo disse, e non riuscì a comprendere se avesse o meno fatto bene a sbilanciarsi così tanto, ma c'era qualcosa che non le quadrava in tutta quella circostanza, e non seppe se fosse interamente riconducibile al kiriano « Soppesa tutto ciò che senti e che vedi, e se mai le cose dovessero mettersi male, ricorda che mi conosci bene quanto io conosco bene te... » Aggiunse, forse insensatamente, prima di rialzarsi e, seguendo il gruppo, rimettersi in marcia.
    Stavolta questa fu relativamente breve, in quanto il gruppo arrivò in tempi abbastanza celeri alla fantomatica (e fatiscente) dimora dell'uomo che avrebbe dovuto ospitarli, ma che oltre ad essere apparentemente impazzito per aver lasciato la capanna incustodita, sembrava giustamente essere anche sparito; ovviamente perché le disgrazie non arrivavano mai da sole. Ma non era questo che la spaventava...
    … Arrivati a quel punto, infatti, sapeva che stava per accadere: Un lungo monologo solitario da parte di Atasuke stava per stordire tutti i presenti.
    Le sue aspettative non tardarono ad essere soddisfatte.
    « Senti un po', ma quanto diavolo parli!? » Sbottò la donna quando il compagno ebbe finito le sue illazioni, e la sua espressione era contesa tra l'irritazione e il più totale sconvolgimento « Sei solito tenere comizi mentre sei in missione, oppure cosa? » Domandò, allibita « Abbozzala di parlare da solo: C'è qualcuno in casa, non sappiamo chi è, lo scopriremo presto. Punto. La casa è minuscola, la planimetria misurerà ad occhio e croce ottanta, forse novanta Shaku... perché diavolo vuoi dividere il team » “composto da un tipo che dobbiamo teoricamente proteggere e dall'altro ci può bollare da un attimo all'altro” avrebbe volentieri aggiunto, irritata « Se sono state piazzate trappole e il tipo è abbastanza senziente da essere in grado di contare fino a dieci senza ripetersi, le avrà messe dove un povero babbeo come te andrebbe per evitarle, quindi... » “... Quindi sfondiamo la casa, spacchiamo tutto ed entriamo con un boato allucinante come il mio amato e buon vecchio sensei farebbe” avrebbe nuovamente aggiunto, ma si rese conto che forse esser stata cresciuta da un Colosso grande quanto una montagna e dalla delicatezza paragonabile ad un demone in una boccia certo non doveva averla aiutata particolarmente nella creazione di strategie, benché le accuratezze del compagno le sembrassero comunque assolutamente inutili se non addirittura ridicole. Non sarebbe bastato salire sul tetto e sfondarlo per entrare nella stanza da cui si era manifestata la luce? O forse era lei troppo sempliciotta (davvero probabile)?
    A prescindere dalle sue idee però lasciò che fosse Atasuke a fare il capo del gruppo per quella volta visto che sembrava tenerci così tanto, e si limitò dunque a seguire il compagno alla porta del magazzino, dove lui ebbe modo di dimostrare quanto legali fossero le attività insegnate dagli Uchiha. Se non lo avesse saputo esserlo guardiano delle mura di Konoha, gli avrebbe commissionato un furto agli uffici amministrativi del villaggio, arrivati a quel punto.

    “Ok, io ora entro da solo, farò un segnale nel momento opportuno”



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    « Ma certo, ma certo... ti aspettiamo qui, ti facciamo un fischio se arriva la polizia » Ghignò la ragazza, lanciando un rapido sguardo dapprima ai due altri compagni che l'affiancavano e poi dentro il magazzino. Le parve di vedere lo Shinobi degli Uchiha accucciarsi e toccare il pavimento, e lì per lì esitò: Cosa diavolo stava facendo adesso? Aveva trovato una trappola e stava cercando di disattivarla...? E se non ci fosse riuscito e questa fosse comunque scattata?
    Sorrise graziosamente, infilando le mani all'interno del mantello e toccando la tsuba della sua wakizashi quasi istintivamente, poi si rese conto della follia della circostanza che stava assecondando: Perché stavano facendo tutto quel baccano, se invece avrebbero potuto...
    « Tooru-san, chiamate il vostro amico, annunciate che siete voi assieme a dei compagni di cui vi fidate, se è vero che l'accogliente padrone di casa vi conosce perché non dovrebbe uscire? » Ma soprattutto: Se era vero che dentro c'erano dei briganti, o le magiche nonne di cui tanto si parlava, perché entrare in una casa in cui una trappola poteva essere l'anticamera di una serie ben più agghiacciante di pericoli? In ogni caso la loro presenza era già stata svelata, la candela che si era accesa aveva rivelato una persona di fronte alla finestra che dava davanti al piccolo spiazzo in cui loro avevano fatto il loro primo esordio, ciò stava a significare che se chi occupava la bettola era loro ostile avrebbe potuto attaccare da un attimo all'altro, avvantaggiandosi della conoscenza della casa e del territorio, meccanismi a prescindere ovviamente « Non fatemi venire il dubbio che io non possa fidarmi di voi come sono sicura voi vi fidiate di me, gli amici di mio padre sono anche i miei, quindi... » Sorrise ancora, affilando lo sguardo « Annunciatevi » Ordinò secca, trattenendo a stento un tremito.
    Era legata ad Atasuke Uchiha più di quanto lo fosse a molte altre persone in quel mondo e conosceva lui meglio di quanto forse conoscesse se stessa... ma loro due venivano da due vite e condizioni diverse, e se lui era cresciuto nella scrupolosità di un Clan dalle inquadrature sistemiche, lei era stata allevata nei boschi da un randagio dalla fama non rassicurante. I loro metodi di azione erano troppo diversi per coesistere, ma forse sarebbe riuscita a farli funzionare comunque « Yugata » Disse la ragazza a quel punto, volgendosi verso l'unico membro che sembrava essere ignorato pressocché da tutti « Tu sei qui perché non hai altra scelta, ma se non mi offri il tuo aiuto creperemo entrambi come animali... Forse sei di Kiri o forse no, forse tutto quello che hai detto è vero oppure è solo una grande menzogna, ma a prescindere da tutto ciò sei qui, perciò cerca di sopravvivere: Tieni gli occhi aperti, offrimi il tuo aiuto e io saprò fare altrettanto con te un giorno » Non seppe precisamente perché lo disse, ma immaginò che continuare ad ignorare un membro del gruppo fosse più deleterio che dargli troppo credito come avevano fatto fino a quel momento con Tooru.
    La buona ricetta per un Team vincente, le aveva sempre detto sua madre, era la perfetta armonia. E se questa non c'era, andava creata.
    Forse muoversi con troppa delicatezza non era proprio la scelta adatta... cominciava ad avere la netta sensazione che da quando era arrivata a Taki si fosse mossa su superfici veramente molto sottili. Di quelle che si rompono facilmente.


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