Tempio del vento

[Vario]

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    La parete di fuoco






    Il Colosso strisciò a malapena fuori dalla porta, il veleno che aveva in corpo rendeva ogni movimento un supplizio, un po’ come camminare su un prato di aghi, ma solo dopo qualche movimento il Raizen si rese conto che definirlo “prato di aghi” era poco, sarebbe stato meglio dire che gli aghi li aveva in corpo, che scorrevano tra le sue vene e capillari pungendo i muscoli con crudele sadicità ed attenzione.

    Draghi dimmerda, maledetto il giorno in cui siete strisciati fuori dalle vostre uova.

    Riuscì a tirarsi in piedi poco dopo essere uscito, pareva che terminare l’assunzione del veleno potesse comunque giovargli, la prossima prova pareva essere peggiore della prima, ma forse avrebbe potuto aiutarlo a recuperare.

    Ah, bene. Ma dimmi avete combattuto anche contro un compattatore di metallo?
    Perché non credo di poter sopravvivere a tutto.


    L’aria era già calda ben prima dell’entrata nel corridoio, e percorrerlo era come entrare in un forno , persino l’aria davanti ai suoi occhi sfarfallava, rendendogli difficile comprendere quando erano i suoi sensi ad abbandonarlo o il corridoio a giocargli un brutto tiro. Presto fu costretto ad attivare la manipolazione del vento creando una piccola corrente che allontanava il calore e rinfrescava il sudore, che ormai aveva reso fradici i suoi vestiti.
    Tuttavia grazie all’imponente sudorazione era riuscito a smaltire il veleno, o quella parte di esso che lo faceva addirittura camminare male, persino la sua pelle iniziava a schiarire nuovamente, mentre si liberava dalle tossine accumulate. Mentre camminava ascoltava il piccolo drago, nuovamente ammansito dalle minacce di Raizen, sufficienti quantomeno a non canzonarlo mentre rischiava la vita, prese a raccontare cosa il corridoio evocasse nella mente dei rettili.


    Oh, mi sembra giusto, quindi il primo umano che vi capita sotto tiro fate in modo di farlo soffrire quanto avete sofferto voi. Beh, coerente dopotutto.
    Lerciosi ignoranti. Vi vantate di saggezza, poteri e abilità che pare vi siate dimenticati di avere.
    La mia morale, il mio nindo, il mio modo di vedere il mondo potrebbe anche essere grossolano, cafono e forse crudele… ma voi siete degli stolti che si impegnano ad odiare il mondo perché sono stati odiati.


    Guardò il piccolo drago negli occhi, e forse se fosse stato abbastanza grande da essere paragonato ad un ragazzo o ad un uomo umani gli avrebbe sputato in faccia, ma si fermò, sentendosi quasi in colpa a voler insultare così tanto un bambino.
    La parte più difficile del corridoio tuttavia doveva ancora arrivare, e come disse il drago questa volta i danni sarebbero stati ben più gravi. Il Colosso tese un braccio e poi il dito indice per poi ricoprirlo con del vento particolarmente compresso atto a respingere lontano dalla pelle calore e fiamme, tuttavia non bastava, il calore scottò il dito addirittura poco prima che questo toccasse il muro.


    Stupidi idioti

    Ringhiò tra se e se.

    Passalo ad Etsuko, sbrigati.

    Abbaiò al drago, cercando di pronunciarlo rapidamente quanto bastava da non fermarsi nel mezzo e cambiare decsione. Poteva sembrare che la reazione fosse stata dettata dalla semplice convenienza, ma il Colosso si limitò a fare la scelta più conveniente, non sapeva cosa avrebbe potuto rischiare, e un danno permanente al membro portante di quel duo sarebbe stato decisamente troppo. In quel gruppo non sarebbe morto nessuno. E nessuno se ne sarebbe andato menomato. Al Colosso non piaceva fare lo scaricabarile, per cui non potè che deviare dal suo percorso facendo ammenda con una promessa: se il kiriano avesse rischiato di perdere la vita lo avrebbe ripreso anche dalle fiamme dell’inferno.
    Inoltre il drago aveva detto che il tempo di percorrenza non incideva sulla vittoria, quindi il kiriano si sarebbe potuto fermare per ristorarsi.


    Logico no?

    Si chiese tra se e se il Colosso, cercando di rassicurarsi, venir meno alla sua indole solitaria non lo rendeva mai troppo fiero, ma alla fin fine c’era sempre un obiettivo al primo posto da raggiungere. Tuttavia si riteneva abbastanza fortunato ad avere mani sufficientemente grandi da poter agguantare al meglio tutto ciò che volesse: voleva vincere, su tutti i fronti.
    Avrebbe preso la vittoria e si sarebbe anche fregiato del merito di salvare la vita al suo compagno, superata la barriera pose la mano sulla porta senza esitazione, sospinto da un nuovo spirito combattivo che quella prova aveva fiaccato per qualche istante. Avrebbe mangiato tutto, tutto!
     
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