[Gioco] Spore, Parte II

Grado B

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  1. Alexander Hima
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    Chapter 02


    L'attacco



    I
    l briefing stava volgendo al termine quando tutti quanti descrissero i loro campi di competenza, o quasi se si pensava che non c'era solo un medico lì in quel gruppo dato che lo stesso Alexander possedeva abilità da primo soccorritore che aveva ritenuto opportuno non rivelare. Questo era dovuto al fatto che voleva che Atasuke venisse "protetto" con più motivazione da coloro che facevano parte del suo gruppo. Si mise seduto su una sedia mentre si accendeva una sigaretta per sentire come l'Uchiha stava rispondendo a Raizen e come questi replicava dal canto suo. Come aveva già accennato nella riunione lui vedeva le due strategia proposte per arrivare sull'isola al pari livello con la strategia proposta da Raizen più ricca di fattori incogniti. Senza considerare che in questo caso entrava in azione anche un'altro fattore: quello politico. Per tale motivo cominciò un discorso fine molto probabilmente a se stesso, quasi come se stesse parlando da solo indice di ciò era il suo parlare a bassa voce. -Mi lascia perplesso il fatto che non è stato considerato il lato politico di tutta questa faccenda. L'accademia è nella merda, il nostro compito con questa missione è anche quello di non peggiorare i rapporti con il paese del thè. Per tale motivo seguire le direttive del generale non farebbe altro che assecondarli facendo aumentare la fiducia di queste persone verso l'accademia anche se la missione dovesse finire male. Fare di testa nostra con delle precise direttive offerteci farebbe degenerare tutto nel caso di fallimento. Questo tralasciando la bontà dei due piani d'azione che ci sono stati propinati.- Come aveva premesso il discorso era più verso se stesso che verso gli altri, per tale motivo non avrebbe risposto ad eventuali domande o affermazioni che gli fossero state rivolte inerenti a ciò. Diciamo che aveva buttato lì quel discorso e l'aveva lasciato a se stesso. Tutti sembravano accettare la tavola "rotonda" con Alexander come vertice, ma rimanevano tutti della medesima idea, ovvero che avrebbe comandato esclusivamente se si fosse rivelato un capo intelligente. Sorrise per tale motivo alla donna di Suna, non perchè si sentisse lusingato ma semplicemente perchè un sorriso normalmente spiazza chiunque, successivamente aggiunse queste parole. -Se non mi rivelerò abbastanza intelligente riconoscerò il mio errore, ed il ragazzo di Suna mi subentrerà nel ruolo di leader. Sempre se dovesse succedere una cosa del genere.- Forse con quella nota aveva fatto trasparire la sua superbia, la cosa era molto probabile. Ma quella sua caratteristica insieme al buon senso avevano trovato già da tempo in lui un'armonia disarmante.

    I
    boati fecero capire ai ninja che l'attacco era cominciato, la cosa di li a poco si sarebbe fatta molto interessante. Nel frattempo Atasuke nelle vesti di esperto aveva appena impartito gli ultimi consigli, ovvero porre resistenza anche minima verso i mutanti. Quando infatti questi entrarono all'interno della casa Alexander si trovò pronto a lanciare contro di loro una sedia [Forza:125] quasi a frapporre tra lui e loro un qualche tipo di ostacolo, non puntando a lederli in alcun modo. §Certo che questi sono brutti come la fame.§ Pensò il ninja mentre Hohenheim di suna avvisava i suoi compagni del fatto che la rete fosse piena di veleno facendo si che il ninja decidesse di scappare [Vel. 125]. La corsa non durò molto dato che le reti erano state gettate verso di lui con una velocità maggiore. E fu così che alla fine tutti loro, o quasi furono catturati. Alexander restò sveglio per quanto poteva nel tentativo di verificare cosa stesse facendo la donna che era l'ultimo componente del gruppo che mancava.

     
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  2. Weasel
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    Bruciare il mondo ~ 3



    Avere a che fare con quegli shinobi era senza dubbio un'esperienza interessante, anche a livello sociologico. Atasuke, il ragazzo di Konoha, era forse quello che più la lasciava stranita. Aveva già avuto a che fare con quello che avrebbero dovuto affrontare, parlava di abomini, di ranghi, di ordini, era una continua spiegazione, precisazione, ipotesi. L'unico dato interessante in qualche modo che assimilò fu che alcune di quelle cose percepivano il chakra, una cosa che avevano in comune insomma.

    I consigli del ragazzo inoltre per quanto sensati le lasciavano addosso una strana forma di dubbio. Si stava basando interamente su delle interpretazioni personali oppure sapeva quello che stava dicendo? Avrebbero sicuramente catturato i più forti, davvero? Condivideva infatti alcuni dei dubbi espressi dal gigante, ma in effetti non aveva modo per verificare le informazioni portate dal ragazzo per cui avrebbe comunque dovuto correre il rischio se voleva avvicinarsi a chi si occupava di comandare quell'esercito di orrori.

    Non era difficile però capire chi sarebbe stato il suo vero ostacolo in quella "missione". Gli altri erano combattenti, prendevano ordini, magari ragionavano anche con i loro mezzi, ma tutti, nessuno escluso, era chiaro che faceva parte del sistema Accademia senza troppo preoccuparsi dei suoi risvolti, interni o esterni finchè non ne era personalmente coinvolto. Il Jonin di Konoha invece, forse era un gradino più in alto, anche se fumare in missione, e rendere così il proprio odore penetrante e inconfondibile era un errore da novellini, cosa che lui, ascoltandolo, riteneva la figura più lontana da se. «Non ho dubbi che verrà fatto un lavoro più che dignitoso. E che troveremo sicuramente dei punti d'incontro anche in futuro» L'uomo era uno Hyuga, e tanto le bastava per avere tutti motivi per tenerselo buono, ricordava perfettamente cosa sapeva fare Shay e come era capace di riconoscere il suo chakra indipendentemente da qualunque travestimento. Una cosa quantomai fastidiosa per chi come lei, aveva fatto dell'essere sempre irriconoscibile una ragione di vita.

    […]


    Diverse ore più tardi le sue sentinelle iniziarono a vedere un discreto movimento ai confini del villaggio. «Abbiamo compagnia sembra, sono quasi ai confini del villaggio» Poco dopo questa frase gli abomini iniziarono a farsi vedere scatenando diverse esplosioni. Erano probabilmente tra le creature più orribili che avesse mai visto, ma erano anche brutali e feroci e malgrado i massacri a cui stava assistendo non riuscì a trattenere un sorrisetto soddisfatto e un brivido lungo la schiena. Erano indubbiamente macchine molto efficaci. Quando individuò il gruppo che si dirigeva verso la loro abitazione abbandonò immediatamente gli aeroplanini in tutto il villaggio, che caddero a terra come morti per occultare immediatamente il proprio chakra. Aveva intenzione di resistere quel tanto che bastava da risultare più interessante degli altri, certo, ma voleva anche evitare di essere immediatamente riconosciuta come un ninja, quindi forse avrebbe dovuto calcare un po' la mano i altro modo. L'avvertimento del ragazzino di Suna però la fece imprecare mentalmente. Era troppo tardi per utilizzare il suo clone di carta, e non voleva rischiare di far saltare la sua copertura di chakra. Doveva solo sperare che quel veleno non fosse qualcosa di troppo dannoso.

    ~Merda~
    «Si, credo che la parola descriva bene la situazione.»

    Quando quelle cose sfondarono la porta Ame era comunque pronta a quello a cui andava incontro. Colse con la coda dell'occhio gli scarsi tentativi degli altri di opporre resistenza e per un attimo si chiedette se davvero non erano capaci di recitare meglio di così. Pazienza, se qualcuna di quelle cose avesse deciso di eliminare qualcuno dei suoi compagni sarebbero solo stati meno impicci per lei, sperava solo che le lasciassero lo Hyuga intero. Al mercato nero del paese delle cascate quegli occhi potevano renderle abbastanza da risolverle qualunque problema per davvero parecchio tempo.

    Non passò un battito di ciglia prima che uno di quei cosi le fosse addosso. Non c'era spavento sulla sua faccia, ne l'intenzione di provare a fuggire. Abbassandosi di colpo provò una spazzata alle gambe dell'abominio. Era ben consapevole che non sarebbe bastata, e che due di loro l'avrebbero legata in meno di cinque secondi finchè avesse continuato a combattere così. Ma sperava che una ragazzina così minuta e così fastidiosa risultasse abbastanza interessante da essere sottoposta all'attenzione di qualcuno di più utile di quei mezzi pesci. Le sue previsioni furono esatte, fu arrotolata e legata in poche mosse, e non senza lividi. Bloccata com'era non poteva evitare il contatto delle corde con la pelle nuda del viso e della mani e quindi le ci volle poco per iniziare a sentire le dita abbandonarla. La paralisi voleva dire niente sigilli, e niente sigilli significavano niente fuga in caso di pericolo. Sperava davvero che per una volta, forse, ci fosse una buona stella per lei da qualche parte.


    Chakra: 282,5/300

    Chakra Nullo
    Villaggio: Specializzazione
    Posizioni Magiche: Nessuna (Veloce+)
    L'utilizzatore azzera il proprio flusso di chakra, rendendosi completamente occultato nei confronti del sesto senso dei sensitivi e qualsiasi forma d'individuazione del chakra. Non sarà possibile utilizzare il chakra mentre mantenuta attiva la tecnica.
    Tipo: Ninjutsu - Ninpou
    (Livello: 4 / Consumo: ½ Basso )
    [Specializzazione Sensitivo]
     
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  3. Alkaid69
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    La Bocca dell'Inferno



    Uno a uno i ninja accademici vennero catturati e immobilizzati dalle reti, ciascuno inscenando un diverso teatrino, chi più, chi meno aiutato dalle proprie conoscenze e capacità.
    Nessuno degli abomini però riuscì a smascherarli, ed entro pochi minuti vennero trascinati fino ai limiti del villaggio assieme agli altri "abitanti" di Karakura.
    Lì videro la triste disfatta di un'umanità ormai sull'orlo dell'estinzione, piegata di fronte alla crudeltà di qualcosa di molto più mostruoso: decine e decine di persone ammassate in grosse reti avvelenate, e altrettante creature dalle forme e mutazioni più disparate.
    Un abominio con spine al posto dei capelli e un corpo quasi scheletrico legava una rete con tre persone ad un carro trainato da cavalli, per poi lasciare che il carro partisse e trascinasse le reti con i prigionieri per tutto il tragitto. Un altro abominio, questo con zoccoli al posto di piedi e una faccia equina pestava con veemenza alcuni prigionieri che avevano tentato di fuggire.
    E di situazioni simili ne videro ancora altre durante tutto il viaggio, che durò all'incirca due ore.

    Anche loro furono legati ai carri e trascinati al suolo per tutto il tempo: fu una specie di tortura, perché presto qualsiasi loro vestito o protezione sarebbe stata lacerata dal suolo stesso. Il veleno intorpidiva il loro tatto e quindi il loro senso del dolore, ma avrebbero comunque riportato ingenti danni se non avessero fatto nulla. [Danno 10 ogni 30 minuti] Tuttavia, dopo un'ora riacquistarono parte della mobilità delle braccia, e forse molto a stento sarebbero riusciti a muoverle per compiere qualche sigillo.
    Dopo due ore raggiunsero una spiaggia deserta nascosta fra alcune scogliere, e lì videro ben cinque navette da trasporto, pronte per essere caricate di prigionieri.
    Uno degli abomini che aveva fatto parte dell'attacco a Karakura avanzò fino a uno degli altri che erano invece restati alle navette (probabilmente a protezione delle stesse). Il primoworld22copy aveva fattezze di donna e portava una maschera da insetto rossa, ma al posto delle mani aveva delle grosse chele simili a quelle delle mantidi, mentre il secondoworld22copy sembrava un normale vecchio, ma al posto di barba e capelli aveva delle strane foglie, e delle radici al posto delle mani, tanto da sembrare un uomo fatto di legno vivo.

    « Li hai controllati? » fece il vecchio abominio « Un po' » mentì la donna mantide, uscendo la lingua nel tentativo di fare una linguaccia. Tutti gli abomini sembravano parlare una strana lingua, fatta di versi e schiocchi, mentre invece questi due parlavano distintamente la lingua umana: « Controllali uno per uno sulla nave, il Komon non vuole sorprese » « Lo so, lo so » « Bastava solo un » e la donna sbuffò rumorosamente e sputò su uno dei prigionieri. « TI DIVERTI, ANIMALE???? MHHHHH??? » urlò, e cominciò a pestare violentemente con i piedi il prigioniero, più volte, sempre con più forza, fino a che un rumoroso crack del suo cranio non ne sancì la morte « COSA C'E'? NON RIDI PIU'? AHAHAHAHAHAHAHAHA COSI' IMPARI A NASCERE, ANIMALE!! » e dopo un'altra risata isterica ordinò ad un abominio lì vicino di caricare tutti sulle navi.

    Entro poco ci furono sopra; alcuni abomini coperti interamente da mantelli malconci accesero delle lanterne e diedero il segnale di partenza, mentre i prigionieri venivano stipati come maiali al macello nella stiva, facendosi strada fra i corpi putrescenti abbandonati sul ponte delle navette.



    Il tragitto in acqua durò circa cinque ore, forse più, ma fu impossibile riposare perché dapprima vennero controllati per far sì che non avessero armi addosso e che fossero ancora paralizzati, poi uno di loro (Aveva una coda, la pelle verde e una faccia molto simile ad un rettile) fu incaricato di tenerli svegli ad ogni costo: ogni volta che qualcuno chiudeva gli occhi per più di un'istante (ma anche meno) veniva calciato in pieno viso dall'abominio, prima piano [Forza 200], poi più forte se lo faceva di nuovo [Forza 400].
    Nessuno dei prigionieri parlò, sia perché impossibilitati dal veleno, sia perché conscio del fatto che presto sarebbero morti così come quelli che non erano riusciti a sopportare il crudele metodo di trasporto terrestre o a resistere alle troppe percosse.

    Tutti sapevano di essere saliti sul traghetto di sola andata per l'inferno.

    [...]



    Erano ormai le 8 del mattino, e dall'oblò della navetta ogni membro del gruppo poté finalmente vederla: l'Isola, La Bocca dell'Inferno, il Paradiso degli Abomini era là, a circa 200 o 300 metri.
    Mentre si avvicinavano sempre di più, videro parte della sua larghezza: dovevano essere circa cinque o sei chilometri. Da lì potettero notare pochi elementi: il verde la faceva da padrone in quell'isola definibile quasi tropicale e c'erano almeno due grosse catene montuose visibili: una a est, e una a ovest dell'isola; c'erano anche parecchi isolotti tutto attorno, interamente coperti da vegetazione (e che quindi il gruppo non riuscì a individuare per bene, lontani com'erano, anche se dotati di una vista fuori dal comune); inoltre delle grandi scogliere ne coprivano l'intero perimetro, a parte per poche aperture, come quella nella quale la navetta si stava per inserire.
    Pian piano riuscirono a vedere anche alcuni loro sistemi di difesa, avvicinandosi agli isolotti: infatti su uno degli isolotti più bassi al quale ora erano passati molto vicini, c'era una grossa catapulta proprio in mezzo alla vegetazione, e almeno quattro sagome nascoste che sembravano osservare i nuovi arrivi.

    Entrando nell'anfratto si aprì loro la visuale dell'isola, coperta soltanto da altre catene montuose o dall'alta vegetazione. Da ambo i lati le scogliere avevano lasciato il posto alle spiagge, che dopo soltanto un paio di metri di sabbia solitamente si ricoprivano di vegetazione. Videro altri avamposti e grosse balestre dotate di arpioni, e chi di loro lo tentò vide o percepì nelle vicinanze almeno una trentina di presenza sconosciute (ma se avessero tentato di percepire oltre le presenze sarebbero state troppe per essere anche solo contate.)
    Passarono, dopo circa 500m, all'interno di un lungo anfratto (che quindi sembrava percorrere buona parte dell'isola dall'interno), sotto un basso ponte di legno dall'aspetto piuttosto antico.
    Ma le navette non attraccarono ancora, e continuarono per almeno altri 200 o 300 metri fino ad arrivare ad una grande banchina adagiata su colonne di pietra che copriva la maggior parte del corso d'acqua (il quale sembrava continuare ancora ma si divideva più avanti verso est e verso ovest rendendo impossibile capire dove esattamente andasse a finire.)

    Nel frattempo il gruppo riuscì a riacquistare anche parte della mobilità delle gambe, che seppur non perfetta avrebbe permesso loro di correre ad una certa velocità per qualche tempo [Tutte le statistiche fisiche sono dimezzate]

    Uscirono dalle navette e il forte sole mattutino riempì la loro visuale per qualche secondo, mentre nel frattempo venivano messi in fila indiana come scolaretti, lungo la banchina, con l'acqua del corso d'acqua dietro di loro e un porto pieno di nemici di fronte. Nella loro fila c'erano circa 15 persone: ciascun membro del gruppo era separato da 3-4 persone dall'altro. Nessuna parola da parte dei prigionieri era ammessa: tutti quelli che tentarono di parlare ricevettero percosse fino a desiderare ardentemente di non averlo mai fatto.
    Molti degli abomini nel porto erano indaffarati a trascinare gli altri prigionieri fuori dalle navette, altri a costruire altre banchine, altri ancora ad azzuffarsi fra loro come selvaggi; tutto intorno a loro c'erano alte rocce e una rigogliosa vegetazione, uno spettacolo incantevole se non fosse stato macchiato di tanto in tanto da cadaveri appesi a balaustre o semplicemente lasciati galleggiare nell'acqua o sulla strada. Il tanfo di morte era di conseguenza insopportabile.

    Unoworld22copy degli abomini lì presenti si avvicinò alla fila dove sostava ora il gruppo di shinobi. Era di statura media ma magrissimo, e la conformazione del suo corpo, sebbene assomigliasse a quella di un essere umano, aveva un che di bestiale, specie nella postura: la sua schiena arcuata proiettava il suo minuscolo petto in avanti e le spalle all'indietro, mentre le mani assomigliavano più ad artigli; il suo volto era adornato da due vivissimi occhi rossi e da una dentatura aguzza. Alla cintola teneva legata una piccola ascia.
    Portava in mano una tavoletta che controllava più volte mentre uno ad uno osservava i suoi prigionieri con quegli occhi vispi. Ogni volta che apriva bocca, uno degli inferiori smistava il prigioniero in un gruppo diverso: « hA-al caLvariO » indicava il prigioniero davanti a lui e passava a quello accanto « aaal campo-oh »; al successivo non disse nulla: staccò l'ascia dalla cintola e la ficcò nel cranio della donna accanto alla ragazza degli origami, per poi tirarle un calcio nello stomaco e farla finire in acqua, senza batter ciglio. Poi passò alla Nukekin. La osservò per bene, osservò il suo corpo e il suo volto e sentenziò: « hAl campo »
    Poi fu il turno del colosso di Konoha, e l'abiminio non ci mise più di un attimo a dire: « O-ho. UOmo gRosso... Ch-Calvario! »; al contrario, quando fu il turno del bambino di Suna quello restò parecchio tempo davanti a lui; più che guardarlo direttamente, ammirava un'area non ben specificata sopra la sua testa. « Un u-huomo pic-colo. PiaCerà ai K-komon... a-aal Calvario... »
    E allo stesso modo poi anche gli ultimi due ninja furono smistati e inseriti nel gruppo di quelli che dovevano essere portati al cosiddetto "Campo".

    Smistati i due gruppi, se non fosse accaduto nulla di eclatante, tutti i prigionieri sarebbero stati condotti o al "Campo" o al "Calvario".


    Il Calvario

    In tutto 25 fra tutti i detenuti usciti dalle navette furono condotti da cinque abomini al cosiddetto "Calvario". Camminarono verso sud dalla banchina per circa 700m, passando fra ripide salite e stradine scoscese (dove più volte si imbatterono in piccoli insediamenti e pattuglie, ma soprattutto in cadaveri penzolanti dalle fronde degli alberi) seguendo uno dei due corsi d'acqua che si dividevano al porto: questo finiva in una piccola vallata; i prigionieri camminarono lungo il bordo ovest di quella vallata, e presto giunsero ad una grande conformazione rocciosa a ridosso del precipizio che dalla loro posizione si poteva calcolare essere alta almeno 15m e larga 30.
    Chi li aveva scortati fino a quel punto era un enorme umanoide alto circa due metri e mezzo, con la pelle squamata e la faccia da rettile. Afferrò la grossa e grezza mazza ferrata che portava dietro la schiena e con essa puntò prima il gruppo di prigionieri, poi la parete scoscesa della roccia. « Ssscalate » sentenziò l'abominio con una voce sibilante.
    La parete era di certo molto ripida, ma non mancavano gli appigli e non sembrava essere impossibile da scalare, specie per dei ninja allenati (sebbene loro non fossero ancora al meglio delle loro capacità fisiche); tuttavia il resto dei prigionieri ebbe non poche difficoltà a fare ciò che quel mostro ordinava.
    Alcuni tentarono la fuga, ma un urlo[La gittata è pari a 18 metri. Ogni azione offensiva intrapresa costerà il doppio degli slot richiesti; le azioni gratuite saranno considerate tutte "Lente". Provoca Stordimento Medio] lancinante del rettile fece rallentare i loro movimenti (forse storditi da qualche tecnica sonora) e permise agli altri di ricatturarli e divertirsi a percuoterli come più credettero (un paio di detenuti morirono in questa maniera, lapidati più volte da un paio di abomini); questo sarebbe accaduto ogni volta che qualcuno avesse tentato di fuggire. Altri prigionieri invece tentarono la scalata, ma i più deboli irrimediabilmente finirono per sfracellarsi al suolo o cadere direttamente giù dal burrone.

    Soltanto 17 degli iniziali 25 riuscirono ad arrivare fino in cima, e i due ninja erano fra loro (se non avessero tentato di fare altro prima).
    Quello che videro quando finalmente ebbero scalato i 15 e passa metri di roccia fu un'arena scavata nella roccia, lunga almeno 30 metri, larga 20 e profonda almeno 50, dove gli spalti erano scalini anch'essi scavati nella roccia e percorrevano l'intera profondità dell'arena rendendolo uno spettacolo da capogiro. Su quegli spalti schiamazzavano rumorosamente quelli che sembravano essere centinaia di umanoidi mostruosi... centinaia di abomini.

    Quello era il Calvario.



    Il Campo

    Gli altri invece (circa una trentina), furono condotti alla stessa maniera verso est. Avevano ripercorso il corso d'acqua verso nord ma poi avevano svoltato a est salendo sul ponte che avevano visto prima dalla navetta. Da lì sembravano essersi immersi in una fitta foresta, fatta di stradine in terra battuta piene di bivi e salite o discese. In qualunque momento i presenti potevano essere sorpresi da abomini che spuntavano magicamente fuori dagli alberi o dai cespugli, e i più attenti ne avrebbero notati a decine nascosti tra le fronde.
    Percorsero poco meno di 1km fra le tortuose stradine e arrivarono ad un altro ponte, sovrastante un torrente che finiva in uno specchio d'acqua di discrete dimensioni; il ponte era però distrutto, e a portarli dall'altra parte sarebbe stata soltanto una singola corda che partiva da un grosso paletto piantato nella roccia e arrivava dall'altra parte (a circa 20m). La corda era sospesa ad almeno 15m dal torrente, ma caderci dentro sembrava abbastanza sicuro, data la profondità.
    Anche qui i tentativi di fuga furono presto repressi dai 5 abomini che accompagnavano i prigionieri: un piccolo umanoide pelosissimo e con un becco al posto del naso e della bocca usò anche lui la voce[L'illusione si attiva se le vittime presenti entro 18 metri l'utilizzatore. Le vittime perderanno automaticamente il senso dell'orientamento girando in tondo, senza accorgersene, anche se presenti chiari riferimenti spaziali. Efficacia 60] per bloccare i fuggiaschi. Questi ultimi sembrarono improvvisamente perdere l'orientamento e girare in tondo per qualche istante prima di essere presi d'assalto dagli altri e riportati al ponte distrutto o uccisi (in maniera del tutto arbitraria).
    E anche qui i più coraggiosi nel tentare di avanzare non sempre avevano pari capacità fisiche, cadendo nel tentativo, a volte portando con sé anche quello che stava loro d'avanti; non sarebbe stato un problema, se non per le loro urla alla vista di ciò che realmente si nascondeva in quelle acque: enormi pesci dotati di braccia e gambe che li avrebbero sbranati in pochi istanti.
    Soltanto in venti arrivarono dall'altra parte.
    Di lì in poi si aprì la loro visuale su un'area pianeggiante grande almeno 200m in diametro, sul quale campeggiavano edifici di pietra all'apparenza piuttosto antichi, assieme ad altri in legno chiaramente costruiti di recente.
    All'interno di questo piccolo avamposto i 3 ninja videro decine di abomini intenti a fustigare, picchiare o altrimenti controllare altri prigionieri. Questi ultimi costruivano, scavavano o venivano lasciati azzuffarsi fra loro suscitando l'ilarità di tutti i loro "padroni". Altri invece venivano semplicemente giustiziati nelle maniere più crudeli, per motivi non sempre facilmente individuabili.

    Quello era il Campo.



    Edited by Alkaid69 - 15/12/2012, 01:56
     
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    Il Calvario






    Furono imprigionati, insaccati e immobilizzati, ma il Colosso? Il Colosso masticava rabbia, e probabilmente ne masticava abbastanza da riuscire a metterci dentro ogni singolo cranio dei suoi compagni di squadra. Era indifeso, non poteva fare nulla, ma un po’ godeva a sapere che non era l’unico in quella situazione.
    Vedere ciò che gli abomini facevano ai normali umani non era troppo spaventoso, non per il Colosso soprattutto, lui stesso aveva provato nella sua pelle cose ben peggiori, e poi, dopotutto erano criminali, tra loro era probabile che in ben pochi non lo meritassero. Il pensiero, per un breve momento, andò agli innocenti che avrebbero potuto soffrire lo stesso trattamento, ma il Colosso non era il genere di persona che si infiammava per quel genere di pensieri o prospettive future, per cui, semplicemente, si limitò a distogliere lo sguardo, non avvezzo alla violenza gratuita. La cosa più probabile era che quello spettacolino lo aizzasse contro i carnefici in una sfida a chi portava più dolore all’altro, ma era immobilizzato, per cui si limitò solamente ad emettere uno strano mugugno simile ad un ringhio.
    Il tempo dello sfogo per gli abomini passo presto, e tutti i prigionieri vennero legati come prosciutti per la stagionatura a “traino”, presto il carro iniziò a correre nel ruvido pavimento, ai più avrebbe portato via i vestiti, ma il Colosso poteva salvarsi, il vento l’avrebbe salvato. Una sottile corrente infatti, difficilmente visibile nella massa di prigionieri che veniva trascinata l’avrebbe sostenuto, aiutato dalla confusione decise di usare le correnti anche per limitare il contatto della rete col corpo avvolgendosi nelle correnti di fatto, era veleno dopotutto e limitarne l’esposizione avrebbe aiutato, o almeno sperava.
    La scomoda gita terminò su una spiaggia deserta, in cui stavano ormeggiate cinque barcacce, lerce come gli abomini che vi trafficavano attorno, pronte per ospitare i nuovi prigionieri. Si avvicinarono due dei tanti, lievemente affiancabili a degli esseri umani nelle dimensioni e nella forma, la prima conservava addirittura un seno, peccato che, pensò tra se e se il Colosso, avesse preso in prestito da una mantide tutto il resto. Quella figura avviò nella sua mente una sequenza di pensieri che innescarono un piccolo conato di vomito mascherato rapidamente dalla grande forza interiore del Colosso, poco voglioso di subire lo stesso trattamento del prigioniero a cui era stata spaccata la testa, viste le condizioni penose in cui versava.
    Si fece avanti sulla scena anche un secondo individuo, una specie di albero ambulante, curioso nell’aspetto abbastanza da far chiedere al colosso quale fosse il vantaggio datogli dalla sua mutazione. Una domanda che probabilmente sarebbe rimasta insoluta.
    Vennero caricati nelle navi, così come erano stati trasportati, alla stregua di sacchi di letame, ed ancora una volta il Colosso si ritrovò a doversi mordere la lingua ben più di una volta per non vomitare addosso ai suoi geniali compagni. Restò immobile e vigile per tutto il viaggio, quello era il suo ruolo: il salame, ed il salame avrebbe fatto, dopotutto, farsi menare e di conseguenza ferire per qualche incontrollato slancio d’eroismo non sarebbe servito a nulla, e considerando il vigile sguardo dell’abominio che ogni tanto calciava qualche carcerato troppo stanco non si azzardò nemmeno ad attivare il vento, non avrebbe rischiato di svelare troppo sul suo conto, troppo alto il rischio di ritrovarsi in un tavolo per la vivisezione con tutto il veleno che aveva in corpo.
    Il mattino impiegò tanto ad arrivare, ed il riposo certamente avrebbe dato una mano alle lancette dell’orologio, ma al bestiame non era consentito dormire, le bestie dovevano stancarsi, dovevano fiaccarsi, dovevano avere paura, dovevano perdere ogni speranza. Con quei pensieri il Colosso riempì la mente per tutto il percorso, nella speranza di non far mai calare le palpebre, riuscendo a tenere lontano l’abominio dal calzare pesante che in quella notte aveva rotto ben più di uno zigomo. Per cui non poter far altro che inalare zaffate del pestilenziale odore che regnava in quelle barche, cercando di posare gli occhi il meno possibile sugli abomini che passavano di quando in quando.
    Il viaggio in notturna li portò ad un isoletta sperduta che il Colosso non avrebbe saputo rintracciare in una mappa, era uno spettacolo abbastanza singolare, difficile da vedere anche nella verdeggiante Konoha, dopotutto non si vedevano tutti i giorni bellissime foreste pullulate da abomini. Il lento incedere della barca li fece avvicinare all’isola, rimarcandone i caratteri geografici che già era possibile osservare da prima: due catene montuose non troppo alte ad est e ad ovest dell’isola. La barca rallentò ancora andando ad infilarsi nelle profondità dell’isola, probabilmente grazie ad un corso d’acqua, che ora gli permetteva di passare sotto un ponte e di osservare quanto, nella sua bellezza, quell’isola fosse orrenda.
    Era un po’ come se dietro una bellissima maschera d’oro e pietre preziose si nascondesse un orrendo volto incancrenito e marcescente, e quel fetore iniziava anche ad appestare il Colosso che non faticò ad immaginare gli abomini come un cancro rapido che dilagava per quelle terre e che probabilmente non aveva fatto troppa fatica ad occupare le vicine isolette per poi pensare di espandersi verso il vicino paese del thè. Un brutto affare, probabilmente l’organizzazione di quegli esseri vantava molte teste, e per ogni testa decapitata ne sarebbero sortite altre due. L’accademia questa volta aveva chiesto tanto, ed i ninja avevano decisamente iniziato male.
    Il gruppo, tenuto insieme dalla scarsa volontà del caso di non separarli sino a quel momento, era sbarcato su una solida banchina, e li, messo in fila insieme ad altri prigionieri per la prima cernita da parte dei primi abomini. La rabbia del Colosso intanto ne faceva ribollire le viscere quando constatò che il suo fisico era stato decisamente fiaccato dalle dosi di veleno assunte grazie alla rete, era lento e il mondo stesso appariva lievemente ovattato. Ad essere più precisi era decisamente nella merda.
    Un altro umanoide, che nuovamente confermava le informazioni di Atasuke, come i precedenti, parlava la loro lingua, era paragonabile a loro, e pareva ricoprire in grado piuttosto elevato a giudicare dalla mansione che svolgeva, l’evoluzione aveva decisamente la meglio in quel luogo, purtroppo per quanto guardasse quel corpo a forma di punto interrogativo non poteva dire nulla di più se non che avesse decisamente bisogno di un piatto di pasta. Per quanto potesse dispiacere a Raizen tuttavia, il destino questa volta non giocò dalla loro parte, e il gruppo venne diviso, lui e il piccolo sunese ad un luogo chiamato calvario, e il resto del gruppo al campo, non aveva la più pallida idea di cosa potesse comportare questo, e neanche se avrebbe rivisto i suoi compagni, tuttavia al momento della divisione non potè che guardare il “jonin” con profondo disprezzo, gli avrebbe sputato addosso se fosse stato sicuro di non incorrere nella colera di qualche abominio troppo manesco, e poi ormai la missione era iniziata, erano infiltrati ed a quel punto nessuna virgola poteva essere messa fuori posto, poteva mordere solo quando vedeva un nervo scoperto, ed in quella banchina non c’era altro se non un guscio di abomini parecchio tosto. Il Konohaniano pareva fosse stato scelto per il suo fisico, pareva che elementi come lui non capitassero spessissimo, l’abominio parve esserne entusiasta, ma lo shinobi un po’ meno, raramente buone notizie per nemici simili significavano buone notizie per lui.
    Fece qualche passo un po’ più lungo, cercando di accostarsi all’unico compagno di gruppo rimasto insieme a lui, forse inconsciamente aveva appena definito quella persona con cui smezzare la sua sfortuna.
    Iniziò un lungo cammino per l’isola degli strani esseri, in cui il Colosso constatò che vivere in quel posto era pressoché impossibile a meno di non accedere alle provviste degli abomini, sperando che mangiassero qualcosa di meglio della carne in putrefazione, ma considerando il numero di cadaveri appesi per la foresta, qualsiasi umano avesse provato a cibarsi di un prodotto della stessa avrebbe potuto rimetterci la pelle in tempi che definire brevi sarebbe stato un eufemismo. Tutti i prigionieri in quel momento erano slegati, ma la massiccia presenza di abomini scoraggiava decisamente qualsiasi tentativo di fuga, per cui, nuovamente, non restava che eseguire gli ordini del grosso pseudo rettile, l’unico umanoide, fatta eccezione per gli akimichi, che superava il Colosso per altezza. Fu il primo della fila a muoversi, sprezzante del pericolo mosse il primo passo verso la parete e prese a scalarla senza problemi, era fiaccato dal veleno, ma questo non gli impediva di essere atleticamente ben più preparato degli altri concorrenti che difficilmente gli stavano dietro, probabilmente al pieno delle forze gli sarebbero bastati due salti ben misurati per superare gli ostacoli, ma in quel momento non poteva far altro che preservare tutte le sue forze.
    La scalata non fu difficile, neanche troppo lunga, ma certamente più faticosa di quanto il Colosso non avesse preventivato, era da un pezzo che la sua preparazione fisica aveva superato quei livelli.
    Messo il primo piede sull’orlo della parete riuscì finalmente a guardare sotto di se.


    Merda.

    Era la prima parola che diceva da una giornata, e non riuscì ad esprimere meglio quella sensazione che ora gli stringeva e attorcigliava lo stomaco.
    Avrebbe poggiato una mano sopra l’appena sopraggiunto Hoheneim, ma uno strano presentimento lo fermò, lasciandolo li immobile sul posto, quasi pietrificato: gli abomini erano crudeli, erano arrabbiati e sapevano di potersi divertire con quella carne da macello, e se avessero potuto divertirsi a veder scannare degli umani legati da un qualsiasi tipo di rapporto lo avrebbero fatto.
    Per cui, al minimo gesto di interesse di Hohenneim verso il Canuto ninja quest’ultimo avrebbe mosso l’indice all’altezza della vita da destra verso sinistra, senza spostare il braccio, sconsigliando qualsiasi interazione tra di loro. Sperava di potersi riparare in qualche modo da occhi indiscreti per poter spiegare al ragazzetto cosa pensava di tutta quella pessima situazione.
    Ma, più di ogni altra cosa, sperava che sotto quegli spalti ci fossero delle celle, e delle colonne. Affinò lo sguardo cercando di carpire qualche dettaglio dell’arena per vedere se qualche parte di quella specie di buco scavato nella pietra lasciasse spazio a qualche anfratto scavato al di sotto di esso.
    Il Colosso pregò che il Calvario fosse cavo.
    Stringendo i pugni aggiunse un post scrittum alla sua preghiera, aggiungendo che l’effetto del veleno passasse presto.





    Chakra:52 bassi
    Ferite: nessuna

    Slot Tecnica: Manipolazione Della Forma
     
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    Il Calvario
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    Semplicemente, andò tutto come previsto. Il piccolo Hohenheim venne catturato dagli abomini, i quali non smascherarono la sua reale identità. Insieme ai suoi compagni, il chunin venne imbrigliato nelle pesanti reti intrise di veleno, e ben presto non riuscì più ad essere padrone del suo corpo. Immobilizzato in quella maniera, il bambino si ritrovò quindi indifeso, sperando che quella pensata non li conducesse ad un rapida morte. Intanto, intorno a lui, gli abomini facevano incetta uomini, donne e bambini, causando vittime e atrocità e dimostrando tutta la spietatezza che ne aveva reso funerea la nomea.
    Come un sacco di patate, Hohenheim venne condotto, trascinato a terra, verso dei carri trainati da cavalli, i quali sembravano non soffrire particolarmente la vicinanza di quei mostri. Aveva perso di vista gli altri, essendo limitato nei movimenti, ma supponeva che dovessero essere da qualche parte, forse legati analogamente a lui. Il chunin sapeva cosa stava per accadere…e non gli piaceva. Quando i carri iniziarono a muoversi, il terreno strappò e dilaniò i suoi vestiti e la sua carne. Inizialmente, il chunin pensò che, non conoscendo la durata del viaggio, sarebbe stato un azzardo sprecare chakra per difendersi. Tuttavia, costatando le sue condizioni fisica, dopo breve sfruttò la manipolazione della natura per non peggiorare la sua condizione [6 bassi, ferita leggera distribuita sul corpo]. Per due ore viaggiarono in quelle condizioni; a tratti il chunin intravide gli altri shinobi essere sballottati all’interno delle reti, mentre i carri avanzavano verso chissà quale destinazione. Alla fine della traversata, un decimo della riserva di chakra del bambino era stata consumata…le cose non iniziavano nella migliore delle maniere. Ad ogni modo stava bene, e le sue ferite erano solo superficiali.
    Il luogo dove si trovarono era vicino al mare: 5 barche erano lì ad attendere il carico in vite umane che gli abomini avevano collezionato. Un’occhiata bastò al ragazzo per vedere che bene o male, i suoi compagni erano integri: in particolar modo il colosso non aveva subito ferite.

    “ Un po’ rischioso..”



    Pensò il ragazzo sperando che gli abomini non si domandassero perché uno dei prigionieri aveva superato il viaggio indenne. A proposito dei controlli, arrivarono due individui dalle fattezze curiose: uno sembrava un vecchio ricoperto di fogliame, mentre l’altra era un individuo di sesso femminile, le cui sembianze si avvicinavano molto a quelle di una mantide. Quest’ultima era colei che si supponeva dovesse controllare il carico umano…ma il gruppo di shinobi fu fortunato: l’abominio non li controllò e fu concesso loro di salire. Meno fortunato fu un altro prigioniero, il quale subì l’ira isterica del mostro e morì sotto i suoi calci. Hohenheim osservò la scena con occhi indifferenti, mascherando il disprezzo per quelle creature: al momento giusto avrebbero pagato. Nota che non sfuggì alle sue orecchie, come sicuramente non sfuggì a quelle dei suoi compagni, fu il riferirsi dei due abomini ad un certo Komon:

    “Ecco qualcosa di interessante: Komon… probabilmente è il nome di uno dei capi. Un potenziale bersaglio.”



    Il tragitto sulla barca non fu semplice, ma decisamente più confortevole di quello che avevano appena affrontato sui carri. Vennero allocati nella stiva delle varie navi, come animali, mentre un tanfo di putredine aleggiava nell’aria a causa dei morti che giacevano insieme ai vivi in quel “ vagone di terza classe”. Abomini completamente avvolti da mantelli luridi, poco più che cenci, li controllavano assicurandosi che nessuno dormisse. Per i comuni prigionieri, quelle cinque ore furono una tortura. Hohenheim era allenato e il semplice stare seduto ad aspettare e riflettere era più che sufficiente per recuperare le energie. Nessuno parlava, solo lo sciabordare del mare contro la chiglia dell’imbarcazione e i passi degli abomini erano di compagnia alla triste compagnia. Cinque ore non sembrano passare mai, soprattutto in quel contesto: le persone intorno al piccolo di Suna avevano un’aria spenta, di condannati alla sedia elettrica, e così forse era veramente. Il chunin cercò di assumere la stessa espressione, sperando che dai suoi occhi non trapelasse l’ardore e la determinazione che era necessaria a completare quella missione.

    […]



    Uscendo dall’imbarcazione, il sole ferì gli occhi del bambino il quale, avendo recuperato buona parte delle sue abilità motorie, potè alzare il braccio a difesa del suo viso. Erano all’interno di un’isola, su una piattaforma che sorgeva sulle rive del fiume che avevano attraversato per penetrare nell’entroterra. Una lussureggiante vegetazione li circondava tutti: sembrava un paradiso terrestre se non fosse stata per la massiccia presenza di quei mostri. Nell’approccio all’isola, il chunin aveva avuto modo di acquisire alcune informazioni sui confini e sulla forza bellica che difendeva il presidio nemico: una serie di catapulte erano seminascoste dalla vegetazione e circondavano quasi tutta la costa.
    Vennero disposti in file, mentre un nuovo abominio li divideva verso vari settori dell’isola. Il chunin riscontrò che le informazioni di Atasuke erano quanto meno veritiere: i capi di quei mostri avevano fattezze umanoidi e possedevano un linguaggio e un’intelligenza sviluppata come quella umana. Un brutto esempio si trovava proprio di fronte a loro: alto e smilzo sembrava un chirurgo folle con quegli artigli e quell’accetta legata in vita. Lo smistamento procedeva rapido e ben presto toccò anche ai suoi compagni. Sebbene sperasse di potersi ritrovare con il gruppo il meno disperso possibile, di fatti questo venne diviso in due: Alexander, Atasuke e Nishi sarebbero andati al Campo, Raizen e lui stesso invece furono spediti al Calvario.
    In particolar modo, quando toccò a lui, il mostro disse: « Un u-huomo pic-colo. PiaCerà ai K-komon... a-aal Calvario... ».

    “Nuovamente questo Komon…”



    Pensò tra sè il chunin, e si unì al gruppo di quelli che dovevano andare al Calvario. Tuttavia, mentre si stavano allontanando da quel luogo e dal gruppo, il chunin, di spalle ai suoi carcerieri, sussurrò come se stesse pregando:

    “Profilo basso. Ricerca informazioni. Attendo ordini”



    Queste parole vennero trasportate in un attimo alle orecchie del capogruppo[Comunicare a distanza] , il quale ormai distava dal bambino 250 m. Il chunin si prese questo piccolo rischio, nonostante la possibilità di essere percosso dai guardiani. Tuttavia, l’insignificanza del gesto e di quel piccolo parlottare, sperava sarebbe passato inosservato.

    […]


    Seguirono il fiume che si allontanava dal porticciolo per circa settecento metri, scortati da abomini lungo una strada “abbellita” dai corpi di precedenti prigionieri che erano stati appesi alle fronde degli alberi. Arrivarono in una vallato che costeggiarono sul lato ovest, fino ad una parete rocciosa che vennero costretti a scalare. Ovviamente non fu un problema per nessuno dei due ninja, ma le persone comuni ebbero non pochi problemi e, tra quelli che caddero e quelli che tentarono la fuga, solo in 17 arrivarono sani e salvi all’imbocco del Calvario. Raizen gli fece segno di evitare contatti, quindi non si avvicinò a lui più che a chiunque altro membro del gruppo, tuttavia sentì distintamente il foglioso esternare la sua meraviglia/disappunto. Ed, in effetti, la scena che avevano davanti gli occhi meritava ben più di un “merda”: il Calvario era una grossa arena, i cui gradini erano pieni di abomini che a centinaia erano ammassati sugli spalti, urlanti e agitati, pronti a vedere l’imminente (?) massacro.


    OT/
    Chakra:
    Vitalità:
    /OT
     
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  6. Asgharel
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    Narrato

    °Pensato°
    «Parlato»
    "Parlato" (altri)
    -Citazioni-


    [Abilità/Potenziamenti/tecniche]


    ~Un Viaggio Comodo~


    Uno ad uno tutti loro vennero presto catturati. Non tutti diedero pienamente retta ad Atasuke, forse perchè non erano buoni attori, o forse semplicemente perchè non ritenevano la cosa necessaria. Qualunque fosse la motivazione, certamente ora non era importante dato che alla fine parve che tutti loro ce la fecero a passare oltre a quella prima selezione.
    Trasportati in maniera rude fino ai limiti del villaggio, o meglio, di ciò che ne rimaneva, Atasuke potè vedere con estrema rabbia come quella sottospecie di creature trattava gli altri prigionieri. Chi veniva legato dietro a carri e trascinato via, chi pestato a sangue, probabilmente perchè aveva tentato la fuga, chi invece veniva malmenato per puro piacere. Era una scena trite ed atroce, una scena che sarebbe toccato a nche a loro subire. Di li a poco infatti anche loro vennero legati ad un carro con la loro rete e quindi trascinati via. Per sua fortuna Atasuke era vicino ad Alexander, cosa che gli permetteva un certo grado di sicurezza, almeno a protezione della sua persona. Preventivamente Atasuke attivò quindi il suo sistema di comunicazione a lungo raggio cercando così di collegarsi prima di tutto al compagno Alexander. Non aveva troppe possibilità di manovra, tuttavia tenersi in contatto almeno con lui, era in quella situazione di vitale importanza in modo da riuscire a comunicare indisturbati per cercare di trovare una soluzione a quella scomoda posizione.

    [...]


    Il Viaggio proseguiva "tranquillo" o almeno così lo si poteva definire se si ingorava lo status in cui versava in quelle dannate reti. [Danno] Ad occhio e croce passò almeno un'ora prima di riuscire a recuperare almeno una minima mobilità nelle braccia, oltre che quel minimo di tatto che servoiva per avere almeno una percezione basilare dell'ambiente. Fino a quel momento non sentiva nulla ed anche non aveva percepito dolore alcuno, per quanto era ormai da molto che i suoi abiti erano stati strappati via dal trascinamento sul terreno. Resosi quindi conto delle ferite che probabilmente si stava provocando senza neppure saperlo, sfruttando il flebile filo di chakra, unito al rumore che provocava il carro per sussurrare senza essere notato alcune domande allo Hyuga. [Abilità]

    «Alexander, mi senti? Non so quanto durerà questo viaggio, ma di questo passo a breve rischio di essere davvero malmesso se non trovo un qualcosa su cui piazzarmi per evitare lo sfregamento con il terreno, consigli?»


    Attese quindi una risposta dallo Hyuga. Qualora egli avesse risposto "affermativamente" concedendogli di usarlo come "scudo umano" avrebbe usato lui, altrimenti avrebbe cercato qualche altro loro compagno di viaggio, meglio se oramai morto per la tortura subita.
    In ogni caso, trovato uno scudo umano, Aaasuke a stento e con fatica si sarebbe aggrappato allo stesso, o meglio alla rete che lo circondava in modo da cercare un appiglio abbastanza stabile a cui aggrapparsi in modo da tirarsi su dal terreno. Ci mise molti tentativi e qualche minuto, ma alla fine riuscì a tirarsi in alto togliendosi finalmente dal contatto con quel dannato terreno che seppur lievemente aveva già iniziato a ferirlo. Portò una mano alla schiena per cercare in qualche modo di tastare i danni, anche se più che "tastare" voleva vedere quanto era segnato di graffi cercando di "sporcarsi" con del sangue. Portò poi nuovamente la mano dinnanzi al viso, vedendo che era più sporca di fango e terra che di sangue, tuttavia la cosa non gli piacque comunque.

    °Dannazione... Speriamo solo che non faccia infezione o altro... Almeno c'è da dire che le ferite ed i tagli devono essere lievi dato il poco sangue fuoriuscito... potrei ancora dire che mi è andata bene in effetti...°

    [...]


    Passò un'altra ora di viaggio, prima che la spedizione si fermasse definitivamente. Alla fine del viaggio Atasuke vide che il gruppo era stato portato ad una spiaggia dove cinque navi da carico sembravano attenderli come anche un vecchio le cui fattezze rimandavano molto alle fattezze di un'albero.

    °Interessante mutazione... l'altra volta avevano tutti forma umanoide-animale, non avevo ancora visto degli uomini-pianta... Questo è più grave del previsto se, come temo, saremo su un isola traboccante di piante e vegetazione... tuttavia ciò torna anche un po a mio vantaggio, dato che le piante sono molto sensibili al fuoco...°


    Fece quasi per lasciarsi sfuggire un sorrisetto sadico, tuttavia riuscì a trattenersi e rise solo nella sua mente, come per cercare di alleviare la situazione sdrammatizzando.
    Intanto l'uomo-albero abbe una breve discussione con la donna-mantide che li aveva accompagnati fino a li. Quasi con stupore notò con quanta facilità la donna mentì al suo compagno dicendo che li aveva controllati quando in realtà nessuno li aveva minimamente perquisiti.

    °Non sono cambiati di molto in questo mese... Continuano stupidamente a comportarsi come bestie... Evidentemente l'unico punto di forza che hanno in questo senso è il loro legame di "colonia" di cui parlava lo shuui, ma a parte questo nulla di più... Meglio per noi°


    Pensò tra se mentre un'altro abominio lo prese con se "gentilmente" portandolo a bordo di una delle navi.
    Una volta imbarcati, altri gentili abomini, competamente coperti da luridi mantelli accesero delle torce dando quindi il via alle navi, le quali quindi salparono. Il terrore era chiaramente visibile neglio occhi dei presenti, terrore che parve aumentare ogni volta che qualcuno, sfinito dal viaggio e dal veleno faceva l'errore di chiudere gli occhi anche solo per qualche istante. Non poche volte Atasuke vide svariati malcapitati venire presi a calci ogni volta che cedevano al sonno e tra se comprese quanto semplice potesse essere finire come quelli che ormai putridi continuavano a popolare quella nave.
    Atasuke copntinuò però imperterrito a fissare l'abominio e l'ambiente putrido che lo circondava, dando prova della sua resistenza fisica, oltre che del suo ardore, cercando di non esagerare mai troppo nel suo sguardo. In fondo non voleva essere scoperto, ma soprattutto non voleva attirare alcuna ripicca su di se da parte del loro "guardiano".

    [...]


    ~Hi, I'm Abominio and Welcome to Hell~


    Giunto il sole del mattino, Atasuke buttò un'occhiata al di fuori del primo oblò che gli capitò sottomano. Vide in lontananza un'isola, probabilmente l'isola verso cui erano diretti e la scrutò a lungo, con attenzione, finchè non vi giunsero. Come temeva, almeno in apparenza la vegetazione la faceva da padrona, anche se non di rado vi erano molti cadaveri a modificarne l'apparenza. Sugli svariati isolotti non fu difficile notare, di tanto in tanto alcuni sistemi di difesa. Su uno in particolare Atasuke vide una balestra e quattro figure nascoste nelle vicinanze che parevano osservare con attenzione gli arrivi.

    °Il generale aveva ragione... Con tutti questi isolotti sarebbe impossibile raggiungere l'isola principale senza venire affondati e massacrati in acqua prima... temo che anche riuscire a fuggire sarà quasi impossibile, o almeno con una sorveglianza così stretta... Quanto vorrei avere un esercito a portata di mano...°


    Pensò quiasi sconfortato tra se e se lasciandosi sfuggire un sospiro triste.

    [...]


    Giunse infine il tempo per lo sbarco. Uno ad uno vennero fatti scendere in fila indiana e messi uno a fianco all'altro lungo la banchina. Dinnanzi a loro vi erano decine e decine di abomini, indaffarati a lavorare o a picchiarsi tra loro, forse per sport, forse per altro. Per Atasuke non era altro che un'altra dimostrazione del loro semplice essere "bestie".
    Nel loro "blocco" c'erano circa una quindicina di persone, mentre tutto il team era separato all'incirca da due o tre altre persone. Alcuni sussurrarono qualcosa o si permisero di muovere le labbra, ma vennero subito zittiti dai calci e dai pugni degli abomini. Fu quindi chiaro che non era ammesso parlare.
    Attese appena alcuni istanti prima che un rachitico e deforme abominio si mise a controllarli tutti uno ad uno "smistandoli" verso due luoghi, chiamati rispettivamente "campo" e "calvario". Alcuni vennero smistati, mentre altri vennero istantaneamente abbattuti, In particolare una non ricevette nulla dall'abominio, ad eccezione di un colpo dell'ascia che portava alla cintola direttamente nel cranio, prima di venire gettata senza ripensamenti nel fiume con un unico e rapido calcio.
    Egli era combattuto, sapeva che non poetava intervenire e che se anche lo avesse fatto sarebbe semplicemente morto, tuttavia trovava insoppoortabile un tale trattamento, per quanto sapesse che tutti i loro compagni altro non erano che condannati a morte. Riuscì comunque a trattenersi ed alla fine anche lui venne smistato verso il campo assieme ad Alexander ed alla donna del gruppo mentre dall'altra parte rimasero soli il giovane sunese ed il gigante.
    Smistati i gruppi, cinque abomini condussero entrambi i gruppi verso i due luoghi prefissati ed Atasuke, approfittando della situazione abbastanza "tranquilla", ne approfittò per aprire un canale di comunicazione anche con il gigante di Konoha, nella speranza che i due luoghi verso cui venivano spediti non fossero talmente lontani da uscire anche al di fuori del range della sua abilità. Sussurrò quindi alcune parole, aprendo appena la bocca, come per parlare tra se e se cercando di non attrarre l'attenzione dei guardiani o al peggio scaricando la cosa su uno qualsiasi degli altri presenti condannati a morte.
    [Abilità] [Abilità]

    «Raizen, sono Atasuke... non so di quanto ci divideranno, tuttavia se riuscissimo a restare entro un Km di distanza riusciremo a tenerci in contatto... Probabilmente i due luoghi sono ben oltre il Km, tuttavia credo valga la pena tentare. Stai solo attento a sussurrare solo quello che devi dire e cerca di non farti notare, non vorreci ci beccassero per così poco... »


    Si voltò quindi un'ultima volta verso Raizen lanciandogli un'occhiata decisa come d'intesa prima di muoversi con il resto delle persone condotte al campo.
    La marcia fu decisamente lunga, anche se in effetti a renderla lunga era più che altro l'effetto del veleno che ancora sembrava rendere fastidiosi e lenti i movimenti, che tuttavia poco alla volta tornavano ad esserte fluidi. Ad eccezione del percorso lungo il fiume verso nord, il perdurò competamente nella fitta foresta lungo piccoli sentieri formati semplicemente dal continuo passaggio di abomini e persone. Ad ogni passo in quella vegetazione era chiaro il rischio di cadere in un imboscata. Grazie al suo udito particolarmente fine nel captare suoni che la gente tendenzialmente nota
    [Abilità], Atasuke potè individuare diversi abomini, nascosti nella vegetazione prima di voltarsi "distrattamente" verso di loro scvorgendoli mentre cercavano di mantenersi nascosti osservando il gruppo di prigionieri.

    [...]


    Attraversata la foresta dinnanzi a loro vi era un ultimo grave ostacolo. Un ponte, particolarmente malridotto pareva essere l'unica via per attraversare la scapata che li separava dal resto del sentiero. Diversi metri più in basso scorreva un fiume, apparentemente tranquillo, ma che chiaramente doveva avere qualche sorpresa aggiuntiva, dato che altrimenti sarebbe stata una via di fuga fin troppo semplice ed appetibile. Atasuke attese prima che alcuni passassero tentando l'attraversamento reggendosi all'unica corda che restava per collegare le due parti del percorso. Di questi primi temerari alcuni caddero nell'acqua, forse a casua della carenza fisica, forse proprio per tentare la fuga. Non potè mai sapere i motivi di quelle cadute dato che giunti nell'acqua ebbero appena il tempo di tirare fuori la testa prima che degli altri abomini da fattezze molto simili a quelle dei pesci li sbranarono senza ritegno.

    °Uomini pesce... Ora si che ho capito come si erano accorti della mia presenza sull'isolotto-prigione... Evidentemente alcuni di quei bastardi erano appostati sotto al ponte ed hanno fatto fatto rapporto... Dovrò tenerne conto...°


    Elaborò tra se e se ancora alcuni minuti prima di decidersi aggrappandosi a sua volta alla corda portandosi a fatica dall'altra parte del fiume a forza di braccia. Certo per lui una cosa del genere non era un problema in condizioni normali, tuttavia a casua del veleno che ancora gli circolava nelle vene la cosa si stava rendendo più complessa del previsto, specie nel momento in cui quello dietro di lui perse la presa cercando di recuperarla attaccandosi alle sue caviglie quasi tirandoselo giù con se. Istintivamente Atasuke diede uno scossone con la gamba staccandosi l'uomo di dosso che con un urlo cadde nel fiume da cui non fece più ritorno.
    Atasuke si dispiacque dell'accaduto, tuttavia non poteva salvarlo, non in quelle condizioni, non in quel momento, non in quella missione.

    [...]


    A conti fatti dei trenta che erano ad aver intrapreso il cammino, solo in venti erano rimasti oltre ai cinque abomini per riprendere la marcia verso "il campo". Ai suoi occhi si aprì quindi la visuale di quello che pareva a tutti gli effetti essere un campo di lavoro in piena regola, costituito da edifici in pietra antichi ed alcune baracche in legno più recenti.

    °E dunque questo è il campo... In pratica ci hanno sbattuti ai lavori forzati... Ottimo... Spero bene per i nostri compagni spediti al calvario...°


    Osservò il campo, cercando di individuare almeno a grandi linee il livello ed il quantitativo di guardia, oltre che il numero di potenziali alleati in quella missione che sempre più pareva un suicidio, più che una missione.
    Se avesse avuto la possibilità di restare in qualche modo "appartato" o comunque sicuro di non essere udito avrebbe tentato di comunicare con Raizen, in modo da verificare se il collegamento era ancora attivo o se invece la distanza era eccessiva e quindi era inutile continuare a sprecare chakra per tenere un collegamento inutile.

    Qualunque fosse stata la conclusione del "viaggetto", un solo pensiero fece capolino nella sua mente.

    °Questa volta non so se ne tornerò ancora vivo...°



    OT- note -/OT

    Chakra: 38,75 Bassi
    Vitalità: 17 Leggere
    En.Vitale: 33 Leggere


    Metri Slot free: 7+(1)

    Forza: 500
    Velocità: 500
    Riflessi: 575
    Resistenza: 500

    Agilità: 500
    Precisione: 500
    Senjutsu: 500
    Concentrazione: 500

    Tempistica e Altri Consumi


    Slot Difesa | Slot Azione | Slot Tecnica | Slot Gratuiti e Consumi

    1° Slot Difesa: Difesa
    2° Slot Difesa: Difesa
    3° Slot Difesa: Difesa

    1° Slot Azione: Azione
    2° Slot Azione: Azione
    3° Slot Azione: Azione

    Slot Tecnica Base: Tecnica
    Slot Tecnica Avanzata: Tecnica

    Azioni Free: Non utilizzato
    Riepilogo impasti: Altri impasti

    Appunti


    Protezioni indossate: Guanti Rinforzati (mani), Corpetto di cuoio e Mantello
    AaD: 4/4 Kunai
    ADCC: Tanto (nascosto nella manica), Wakizashi sulla schiena sotto il mantello.
    Bombe: 2/2 Cartabomba Distruttiva I, 1/1 Fumogeno
    Varie: 2/2 10m Filo Nylon
    Varie: 2/2 10m Filo nylon Rinforzato
    Kit: 1/1 Kit primo soccorso, 1/1 Kit Meccanismi per trappole

    Conoscenze Utilizzate



    Conoscenza
    Contenuto
    Info: Info
    Costi e altre info pratiche

     
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  7. Alexander Hima
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    Chapter 03


    Un Viaggio Interessante



    D
    a dentro quella rete i ninja potevano notare come i loro avversari erano vezzi alla violenza indiscriminata, infatti uccisero una persona solamente per un tentativo di fuga. Nel frattempo che veniva analizzata quella scena oltre all'analisi della morfologia degli abomini il gruppo accademico venne attaccato a dei carri per poi essere trascinati attraverso il terreno. Alexander poco prima della partenza girò il capo nelle varie direzioni osservando i suoi compagni. §Probabilmente i due di suna utilizzeranno in modi distinti le loro capacità innate, probabilmente creando scudi di carta o altro. Raizen farà qualcosa, dovrebbe cavarsela in qualche modo. Infine c'è Atasuke, lui è quello che probabilmente avrà più problemi nel percorso, ma avrebbe aspettato che lui gli chiedesse aiuto.§ Cominciò ad attivare le capacità che gli derivano dalla sua profonda conoscenza del chakra. [Chakra no Tate] Una patina di chakra ricoprì la sua schiena facendo in modo che non risentisse del danno che si poteva infliggere per tutta la durata del viaggio. Quasi se l'aspettasse il giovane Uchiha chiese aiuto al capogruppo e questi senza esitazione allungò il braccio e fece in modo che il ragazzino utilizzasse il suo corpo per essere trasportato. Finita quella prima parte di viaggio poterono assistere ad un breve intermezzo tra due abomini che a differenza degli altri sembravano parlare correttamente la loro lingua. §Questi probabilmente devono essere gli abomini che Atasuke aveva definito come chunin: gli shuui.§ Poco prima di salire sulla nave vennero controllati da cima a fondo, la prima vera e propria idea intelligente che quegli esseri avevano manifestato, il tutto per controllare che non vi fossero spiacevoli sorprese; infine vennero tutti rinchiusi dentro la stiva con a guardia un abominio delle fattezze di una lucertola che aveva il compito di non far addormentare i prigionieri, rendendo sempre più evidente quella che era la loro tendenza alla violenza e alla tortura.

    D
    opo molte ore si vedeva finalmente quella che era l'isola degli abomini, fondamentalmente era anche gradevole alla vista quell'isola che si poteva definire tropicale; erano però molto più interessanti notare le difese dell'isola: catapulte, balestre con arpioni ed infine una quantità esagerata di abomini di guardia. Fuggire da quel posto sarebbe stato alquanto difficile, ma non impossibile considerando gli elementi presenti lì, uno in particolare che non sarebbe dovuto morire. Da un pò di tempo avevano riconquistato la capacità di camminare, il che gli avrebbe permesso di non essere trascinato a destra e a manca come la sera precedente. Anche se si sentiva visibilmente debilitato il ninja venne condotto fino ad un ennesimo abominio, questo però ricordava più un morto vivente che un vero e proprio animale. Questo decise di dividere il gruppo, cosa che non era molto piacevole per lui, decidendo di mandare il ragazzino sunese ed il konohoniano tutto muscoli in un luogo chiamato calvario. Nota positiva era il privarsi di Raizen dalla sua vista per il tempo che bastava ad organizzare un piano senza avere una mosca fastidiosa che gli ronzava nelle orecchie. Quando si erano allontanati di all'incirca 250 metri l'uno dall'altro Hohenheim di suna decise di contattare il leader del gruppo con una richiesta di ordini il quale rispose sussurrando nel momento in cui si rese conto di non essere osservato e sentito. -Hai tre giorni. Nel frattempo cerca di convincere gli altri ad appoggiare una fuga, a te sta il modo.- Non aggiunse altro, forse già quello che aveva detto avrebbe attirato non di poco le attenzioni su di lui che era alquanto stanco e privo di molto del suo chakra. Il percorso con gli abomini durò relativamente poco, avevano effettivamente percorso all'incirca un kilometro all'interno di quelle irte strade fino a trovarsi dinnanzi una sorta di prova per vedere chi aveva il fisico adatto a continuare a vivere, scena alquanto macabra considerando che sotto quella fossa vi erano dei mezzi pesci che erano tutt'altro che inclini a lasciar passare le persone. La "prova" su superata molto tranquillamente da Alexander che vantava una notevole agilità anche se con il corpo ancora intorpidito dal veleno. Dopo quel passaggio dinnanzi a loro si stagliò quello che doveva essere il così detto "campo" che rivelava a loro oltre al solito piacere degli abomini di vedere morte e distruzione anche delle strutture in pietra antiche. Subito sorse la curiosità in lui di andare ad investigare lì dentro per vedere cosa c'era al loro interno, la cosa che lo lasciava alquanto perplesso era il fatto che quella degli abomini si era appena rivelata a lui come una civiltà antica di cui nessuno era mai stato a conoscenza, o forse dietro a quelle strutture si nascondeva altro?

    Chakra Consumato:100/400


     
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    Inizia il Calvario


    La scalata di Raizen e Hohenheim fu relativamente rapida e senza intoppi. I due si scambiarono a mala pena un cenno, non notati dagli aguzzini che erano invece impegnati a massacrare coloro che avevano tentato la fuga. Un abominio attendeva in cima alla parete e contava i superstiti man mano che gli si paravano davanti. L'essere aveva spalle larghe e buona stazza, il suo volto era ricoperto di chiazze nerastre e il viso aveva una forma allungata, simile a quella di un lupo. I suoi occhi neri e spietati si posarono su Raizen. Ooh. più che un'esclamazione parve un ringhio animalesco. Uno grosso. Chissà quanto durerà. grugnì, prima di intimare al gruppo di dirigersi verso l'ingresso dell'anfiteatro, una buia scala che conduceva direttamente sulla sabbia dell'arena. Non appena gli umani fecero il loro ingresso la folla di abomini cominciò a strepitare in un baccano assordante. Il carceriere alzò in alto le mani, come ad invocare il silenzio, e dalla prima fila furono lanciate alcune armi rudimentali. Otto in tutto, fra bastoni di legno, aste in ferro e coltelli arrugginiti. Cercate di sopravvivere! fu tutto ciò che biascicò l'abominio vicino a loro, prima di risalire la scala e chiudere un cancello, mentre dal primo anello dell'anfiteatro decine e decine di "Inferiori" si lanciavano sulla sabbia sottostante, decisi a mettere alla prova gli umani. Erano in tutto una trentina e in men che non si dica ebbero circondato il gruppo. Nessuno di essi si lanciò all'attacco, ma rimasero a circa un metro e mezzo dalle prede, in attesa di una loro offensiva, mentre tutto intorno il frastuono era infernale.

    Campo di Lavoro


    Il secondo gruppo fu condotto al primo ostacolo, un ponte crollato a metà, e una volta superato ebbero davanti la loro vera meta: una grande pianura verde su cui si ergevano palazzi antichi ed edifici nuovi. Il gruppo fu diviso casualmente in drappelli da massimo due o tre persone, così che ogni shinobi finì con uno o più perfetti sconosciuti. Atasuke finì con un tizio alto, grosso e pieno di strani tatuaggi. I due erano controllati a vista da un abominio armato di frusta ed era stato detto loro di spostare una pila di pesanti mattoni. Ehi, tu. un sussurro appena udibile nel leggero vento che accarezzava la pianura. Continua a lavorare, fai finta di non sentirmi ma apri bene le orecchie. Era il compagno di lavoro dell'Uchiha che, chino su di una pila di pietre, parlava a voce bassissima. Aiutami a scappare. L'abominio di guardia fece schioccare in aria la frusta, a mo' di ammonimento ai due. Puoi distrarre la guardia per me? Stava ad Atasuke scegliere come agire. Avrebbe potuto dissuadere l'uomo dalla fuga, oppure aiutarlo per quanto possibile, oppure ancora utilizzarlo a proprio vantaggio nei più disparati modi. Indipendentemente da ciò - a meno di una vera e propria fuga tentata dall'Uchiha - lo shinobi di Konoha sarebbe stato costretto a lavorare sotto al sole per parecchie ore. Aveva tutto sommato una buona libertà di movimento, ma era praticamente sempre sotto osservazione di uno o più abomini. Diversi di quest'ultimi si riunivano quasi periodicamente, ogni ora, probabilmente per aggiornarsi sugli sviluppi di chissà quali avvenimenti.

    Okappa, prendo in mano io la Quest. Partiamo con un minipost per riprendere un po' la mano, per il momento considero attivi solamente Fenix e Asgharel, tutti gli altri saranno png in mano mia.
     
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    Il primo Sangue







    L’arrivo all’arena fu tutto fuorchè sorprendente, era un luogo di violenza, di massacri, dove l’odore del sangue inebriava la folla.
    Era il suo abitat naturale.
    Sorrise alle considerazioni del mutante dal volto ferino, anche se non troppo marcatamente, era nel loro territorio dopotutto, e fare lo spavaldo non gli sarebbe convenuto troppo, poteva anche essere forte, ma le bestie che stavano li attorno erano innumerabili. Il Calvario attendeva impaziente l’entrata delle nuove bestie. Sfortunatamente non aveva considerato un piccolo dettaglio, due tra di loro, ma senza dubbio una, erano troppo selvagge per qualsiasi gladiatore.
    Non visto il Colosso attivò i sigilli, estraendone i guanti rinforzati per poi indossarli con estrema cura mentre gli Inferiori si buttavano nell’arena bramosi di vittorie e del sangue che ne sarebbe scaturito.
    Sfortunatamente il Colosso era appena diventato un trita crani.
    Aveva attorno solamente un turbinio di orrore, violenza e urla, tuttavia non riusciva a fare a meno dell’adrenalina che quella situazione gli stava scaricando in corpo, aiutandolo a metabolizzare il veleno, già parzialmente liquidato con le fatiche che aveva dovuto sostenere sino a quel momento.
    Strinse più volte i guanti, per sentire il cuoio di cui erano fatti scricchiolare mentre si sovrapponeva piacevolmente facendo spessore nel palmo della sua mano, riempiendolo e di fatto indurendolo di non poco, avrebbe alzato le mani al cielo richiamando l’attenzione della folla, ma non si sarebbe lasciato trasportare, non ora, dopotutto avrebbe già attirato troppa attenzione di li a pochi secondi.


    Non lasciate spiragli verso il centro del gruppo, se ci muoviamo verso di loro per attaccarli senza scomporre il cerchio che abbiamo formato la formazione ci sarà d’aiuto a prevenire gli attacchi alle spalle.
    Per cui scegliete, o morite da codardi facendovi prendere alle spalle dalla morte, o la sfidate, guardandola nel viso e vendendo cara la pelle.


    Disse ancor prima che gli abomini inferiori li accerchiassero cercando di dare un minimo di carica ai prigionieri impauriti, decisamente poco abituati a situazioni simili, non sperava troppo nella loro organizzazione, ma se le fila avrebbero retto per qualche istante sarebbe comunque stato meglio di nulla.
    Raizen strinse un’ultima volta i pugni e poco prima che il gruppetto di trenta mostri finì di stringere il cerchiò parti all’attacco, rapido e violento come un onda anomala inattesa, scattando in avanti verso il primo abominio, quello che aveva di fronte, un metro e mezzo li separava, una distanza irrisoria che il suo braccio per poco non copriva nella sua interezza. Un diretto preciso, duro come una pietra, e veloce come una saetta [vel. Viola pot. + 30 dai guanti] correva verso l’abominio che sostava davanti a Raizen, o meglio, alla sua fronte, niente l’avrebbe fermato, era intenzionato con quel singolo colpo a sfondargli la testa. Il suo era il primo attacco, se avesse riscosso un simile successo avrebbe senza dubbio caricato gli unici compagni che aveva dentro al Calvario: 15 criminali e un sunese.
    Non doveva mostrare paura, esitazione, doveva essere la testa del gruppo, e doveva essere temibile per gli avversari e di riferimento per gli alleati, non doveva lasciare scampo, ne tempi di reazione, sfruttando al massimo quel minimo di effetto sorpresa che un così esuberante avversario poteva dare.
    Subito dopo il primo colpo avrebbe si sarebbe occupato del primo abominio alla sua destra, schivando rapido verso il basso eventuali pugni diretti ad un punto vitale in comune con qualsiasi creatura: la testa. Contemporaneamente il piede destro sarebbe scattato all’indietro, cercando di atterrare mediante un calcio allo stinco l’abominio che sino a pochi secondi prima stava alla sua sinistra e che vedendolo distratto dall’altro avrebbe potuto attaccarlo. Ritirato il piede ed arrestata la schivata verso il basso il Colosso si sarebbe rialzato, caricando un poderoso montante della stessa potenza di quello rifilato al primo abominio, solamente che questa volta non mirava tanto a sfondare la testa quanto ad alzarla a sufficienza dal collo per provocare uno svenimento, o una morte. Non gli importava decisamente nulla ci cosa i suoi colpi avrebbero comportato, era in trincea, e avrebbe ucciso qualsiasi cosa catalogata come avversario che gli si palesasse davanti. La testa inoltre rimaneva una delle parti più esposte di quei corpi deformi, e l’unica dove si aveva la certezza di ledere un organo di primaria importanza come il cervello.
    Se fosse riuscito a liquidare o stordire l’ultimo abominio sarebbe tornato su quello che aveva cercato di atterrare, in base a come l’avesse trovato, (già in piedi o ancora disteso) avrebbe attaccato. Nel primo caso avrebbe menato un potente gancio alle tempie, sfruttando la rotazione data dalla giravolta necessaria a passare dall’avversario colpito col montante a quello atterrato. Nel secondo caso invece si sarebbe limitato a menare un gancio discendente, atto a schiacciare il cranio al suolo, come un uovo.
    Dopo l’ultimo attacco avrebbe preso le distanze, staccandosi dal gruppetto poco più di un metro, tenendo alle spalle il gruppo e inquadrando i suoi avversari nel cono visivo, così da non doversi difendere da attacchi a sorpresa.





    Raizen
    Chakra:72 bassi
    Ferite: //

    Slot Azione 1: Diretto sul 1° abominio
    Slot Azione 2: Calcio all'abominio sull'immediata sinistra
    Slot Azione 3: Montante all'abominio sulla destra
    Slot Azione 4: Gancio all'abominio sulla sinistra



    /OT avevo fatto un errore nel calcolo del chakra, partendo da 60 anzichè da 80, l'ho riportato alla cifra corretta OT/
     
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  10. Asgharel
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    Narrato

    °Pensato°
    «Parlato»
    "Parlato" (altri)
    -Citazioni-


    [Abilità/Potenziamenti/tecniche]


    ~Si inizia a lavorare~


    Loro erano giunti fino al campo di lavoro e diversi erano quelli che invece erano periti nel tentare di arrivarvici. Sembrava quasi che la buona sorte li stesse aiutando in quel frangente, ma forse non era propriamente così. Infatti, come se non bastasse vennero nuovamente divisi tra loro in piccoli gruppi da un massimo di tre persone. Atasuke, dal canto suo venne messo in team con un omone grande e grosso ben fornito di tatuaggi. In poche parole il classico carcerato. Venne condotto in una delle zone di lavoro mentre i suoi compagni, ogniuno in solitaria con uno o più carcerati veniva condotto altrove. Se volevano separarli di certo ci erano perfettamente riusciti.

    °Dannazione... Questa non ci voleva proprio... Se già prima eravamo in una situazione rischiosa ora si che sono veramente cazzi... Meglio non perdere la connessione con Alexander... Già non ho più contatto con Raizen e siamo isolati dall'altro team, rischiare di restare isolato anche dal resto del team rimasto sarebbe un problema fin troppo grosso, non voglio finire di nuovo da solo contro queste bestiacce°


    Per quanto cercasse di vederla il più possibile sotto una luce diversa, quella situazione gli ricordava fin troppo lucidamente la precedente missione in cui rimase da solo a proseguire mentre i suoi compagni si occupavano di altre faccende, finendo per rimanere catturati e/o mortalmente feriti mentre lui da solo era stato l'unico a far ritorno a casa sulle proprie gambe, oltre che intonso.
    Mentre i suoi pensieri lo accompagnavano un abominio dotato della parola lo "accompagnò" con il suo compagno di sventure presso una grossa pila di mattoni lasciandogli l'ordine di spostarli in altra sede e lasciandoli alle cure di un suo molto meno sviluppato collega, chiaramente un inferiore non dotato della parola.

    °Ottimo... Quindi abbiamo solo un guardiano a tenerci d'occhio... Molto bene, con la libertà di movimento che abbiamo e con una sola guardia di questo tipo direi che non sarà un enorme problema recuperare la libertà di azione e far perdere le tracce in questa foresta, anche se avrei preferito avere ancora il supporto del byakugan di Alexander... temo che qui attorno ci siano ancora fin troppe sentinelle°


    Rammentò infatti delle sentinelle che lui stesso aveva udito muoversi nella boscaglia mentre arrivavano in quel luogo e rammentò anche il grado di protezione che l'isola aveva a sua difesa per evitare invasioni e contrattacchi dal continente.
    Per evitare strane reazioni da parte delle creature Atasuke si mise subito al lavoro osservandosi attorno alla ricerca di informazioni su ciò che lo circondava come la presenza di guardie aggiuntive o chissà che altro che potesse in un qualche modo interferire con la sua fuga o tornargli a vantaggio.

    "Ehi, tu. Continua a lavorare, fai finta di non sentirmi ma apri bene le orecchie. Aiutami a scappare."


    La voce del carcerato suo compagno era appena un sussurro, nulla di più, tuttavia l'abominio parve udirlo o forse si accorse semplicemente del differente modo di lavorare che l'omone aveva acquisito per cercare di comunicare con Atasuke e come ammonimento fece schioccare la frusta vicino a loro, come a minacciare che il colpo successivo lo avrebbero preso sulla schiena.

    "Puoi distrarre la guardia per me?"


    Quelle parole erano semplici, una chiara richiesta di aiuto, tuttavia Atasuke non era pienamente certo di come agire. Certo lo avrebbe potuto aiutare, tuttavia se egli lo avesse abbandonato si sarebbe trovato da solo a giustificare, e quindi a pagare, le sue azioni davanti agli abomini, se invece lo avesse lasciato andare fuggendo a sua volta, moltoprobabilmente lo avrebbero catturato di li a poco e probabilmente anche Atasuke avrebbe fatto la medesima fine, seppur battendosi più a lungo. L'unica via che gli restava era quella di sfruttare quell'uomo e poteva farlo in due modi: Con una cooperazione per una fuga in team, in modo da dare una speranza di vita ad entrambi o con un mero sfruttamento, usando solo l'omone come esca per far perdere le proprie tracce e lasciandolo quindi alla mercè delle bestie.
    Le possibilità erano molte, tuttavia una fu quella che lo rassicurava maggiormente, tagliare entrambi la corda nella maniera più silenziosa possibile in modo da evitare che la creatura possa in qualche modo dare l'allarme o stramazzare al suolo troppo rumorosamente attirando l'attenzione.
    Approfittò dell'attimo per guadagnarsi qualche secondo sussurrando per prima cosa as Alexander che cosa avrebbe tentato di li a poco sfruttando ancora la connessione di chakra che condivideva con il compagno, poi sussurrò le sue intenzioni anche al compagno di sventura predisponendo le sue azioni.

    «Alexander, mi senti? Dato il basso livello di guardia con il supporto del carcerato che mi hanno affiancato tenterò la fuga. Se puoi cerca anche tu una via per scappare, poi troveremo un punto di raccolta per proseguire la missione. Cercherò di mantenere il contatto il più a lungo possibile»


    La sua voce fu appena un sussurro, anche meno intenso di quello del carcerato dato che era più che coscente del fatto che il compagno lo avrebbe comunque udito grazie a quel sottile ed invisibile filo di chakra che li univa.
    Passarono ancora pochi secondi ed il loro guardiano si allontanò senza però perderli di vista per andare a confabulare con i suoi "colleghi", come a discutere di quello che andava accadendo nella zona, come aveva fatto quasi un'ora addietro.

    °Interessante... vuol dire che di tanto in tanto i fetenti si incontrano per aggiornarsi sull'andamento della giornata o comunque per discutere... Questo significa che anche in caso di fuga al massimo dopo un'ora sapranno della nostra fuga e ci daranno la caccia... questo può essere un bene per generare scompiglio ma è certamente una spina nel fianco...°

    «Hey... Ho deciso di aiutarti, ma ad una sola condizione: che tu venga con me e mi aiuti a tua volta, altrimenti nessuno di noi due lascerà vivo quest'isola, ci stai?»


    Approfittò un attimo della distanza dell'abominio per rivolgersi all'uomo, poi solo dopo la sua risposta avrebbe agito nonappena solo più il loro carceriere fosse concentrato su di loro.

    Se l'uomo avesse risposto positivamente all'offerta, Atasuke avrebbe simulato un piccolo incidente sul lavoro lasciandosi cadere il mattone che aveva in mano vicino al piede fingendo invece di esserselo schiacciato [Abilità] in modo che l'abominio si avvicinasse, anche solo di pochi passi per capire che cosa fosse accaduto. Raggiunta una distanza utile, Atasuke avrebbe quindi attivato il potere dei suoi occhi cercando di imporre non più un comando a livello di combattimento, ma un ordine perentorio, un'azione da far compiere all'abominio in modo da tenerlo distratto quanto bastava per tagliare entrambi la corda e sparire nella fitta boscaglia. [Abilità TS]

    «Guarda laggiù, un prigioniero sta scappando nella foresta, vai a dargli la caccia prima che riesca a fuggire!»


    Gli ordinò puntando con il dito l'altra parte del campo in modo che se anche avesse dato l'allarme e tutti fossero accorsi tutti si sarebbero diretti nella direzione opposta alla loro dando quindi spazio e tempo a sufficenza per sparire senza lasciare traccia.

    Se invece l'uomo avesse deciso di non cooperare, Atasuke gli avrebbe comunicato di approfittare della sua piccola recita per tentare la fuga correndo come un pazzo, ben conscio del fatto che l'abominio non lo avrebbe lasciato scappare, avrebbe a sua volta approfittato dell'inseguimento dell'uomo per tagliare a sua volta la corda approfittando della distrazione ben più efficace fornitagli dall'uomo. Se poi per qualche motivo l'abominio fosse rimasto concentrato su di lui senza notare il fuggitivo, Atasuke lo avrebbe additato urlando "sta tagliando la corda!" in modo da portare l'omone all'attenzione della creatura in modo da assicurarsi che il carcerato non guadagnasse la fuga a scapito suo, guadagnandosi quindi anche lui lo spazio utile per darsela a gambe.

    In ogni caso, dato il via alla fuga Atasuke si sarebbe prodigato non poco a non lasciare tracce dietro di se e cancellando meglio che poteva quelle lasciate, salvo di tanto in tanto una falsa pista da seguire in modo che se anche fossero riusciti a corrergli dietro, con le poche tracce lasciate avrebbe sviato gli inseguitori rallentandoli e guadagnando tempo per sparire letteralmente dalla circolazione.

    OT- Come d'accordo con il QM considero TS, TA ed abilità come aggiornate all'ultima versione di lista. Il resto della scheda resta comunque allo status postato ad avvio quest :zxc: -/OT

    Chakra: 38 Bassi
    Vitalità: 17 Leggere
    En.Vitale: 33 Leggere


    Metri Slot free: 7+(1)

    Forza: 500
    Velocità: 500
    Riflessi: 575
    Resistenza: 500

    Agilità: 500
    Precisione: 500
    Senjutsu: 500
    Concentrazione: 500

    Tempistica e Altri Consumi


    Slot Difesa | Slot Azione | Slot Tecnica | Slot Gratuiti e Consumi

    1° Slot Difesa: Difesa
    2° Slot Difesa: Difesa
    3° Slot Difesa: Difesa

    1° Slot Azione: Azione
    2° Slot Azione: Azione
    3° Slot Azione: Azione

    Slot Tecnica Base: Tecnica
    Slot Tecnica Avanzata: Tecnica

    Azioni Free: Non utilizzato
    Riepilogo impasti: 1/4B mantenimento Arte della Comunicazione con Alexander, 1/2B Abilità TS

    Appunti


    Protezioni indossate: Guanti Rinforzati (mani), Corpetto di cuoio e Mantello
    AaD: 4/4 Kunai
    ADCC: Tanto (nascosto nella manica), Wakizashi sulla schiena sotto il mantello.
    Bombe: 2/2 Cartabomba Distruttiva I, 1/1 Fumogeno
    Varie: 2/2 10m Filo Nylon
    Varie: 2/2 10m Filo nylon Rinforzato
    Kit: 1/1 Kit primo soccorso, 1/1 Kit Meccanismi per trappole

    Conoscenze Utilizzate



    Sharingan LV II - Imposizione
    L'utilizzatore può imporre un comando tramite un'illusione. Ogni Imposizione può utilizzare più slot dimensionali d'Illusione; ogni slot dimensionale d'Illusione richiede un consumo ½ Basso di chakra. Non eseguire un ordine causa un malus di 1 tacca a 2 statistiche primarie ogni slot dimensionale d'Illusione impiegato; l'utilizzatore può decidere ogni round le statistiche influenzate. Il comando non può essere autolesionista, rendere inabile la vittima o danneggiare terzi. È necessario lo scambio di sguardi tra utilizzatore e obiettivo.L'utilizzatore può vedere attraverso le illusioni subite di efficacia pari o inferiore a 20 per livello di tecnica speciale. Può utilizzare slot dimensionali d'Illusione per rilasciare le illusioni subite se l'efficacia è maggiore l'illusione. Ogni slot dimensionale d'Illusione richiede un consumo ¼ Basso di chakra.

     
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    Calvario: Primo Sangue


    La battaglia era cominciata. Raizen si armò con guanti rinforzati e tentò di organizzare il gruppo di prigionieri. Questi formarono rapidamente un largo cerchio, subito circondato da una seconda - e molto meno ordinata - cerchia di nemici. Subito il Colosso partì all'attacco, schiantando con un colpo fulmineo il malcapitato abominio che gli si parava dinnanzi. Dalle tribune si levarono grida di stupore misto a rabbia. La sua furia continuò, abbattendosi su di un secondo e terzo nemico, con una facilità quasi imbarazzante. I suoi compagni di sventura, nel frattempo, sembravano cavarsela egregiamente, sebbene nel parapiglia della battaglia avessero rotto la formazione e lasciato entrare all'interno del cerchio diversi nemici. Giusto per complicare le cose, dalle tribune scese un'altra ondata di mostri, questa volta Shinosha, evidentemente offesi dalle gesta di Raizen. Una decina di loro si diresse senza indugi proprio in direzione del Colosso, mentre gli altri - in tutto erano circa una ventina - andarono a dare man forte ai compari Inferiori. Il gigante si sarebbe trovato a dover affrontare un totale di venti nemici, divisi quasi in eguale numero fra Inferiori [Energia Verde] e Shinosha [Energia Rossa]. Due di questi partirono alla carica, cercando di colpire dai due lati il ninja di Konoha, sferrando una comune spallata. Nello stesso istante un abominio di grado inferiore avrebbe tentato di colpirlo alla nuca da dietro, utilizzando entrambi i pugni. Per finire, due dei nuovi scesi in campo avrebbero incalzato Raizen con calci e pugni, attaccando in perfetta sincronia, ed eseguendo una serie composta da calcio al fianco/gomitata allo stomaco/diretto al volto/ginocchiata al basso ventre, simultanei e con arti opposti. I suoi compagni, intanto, se la stavano vedendo con il resto degli abomini e - Hohenheim compreso - stavano lentamente soccombendo a causa del maggior numero di nemici.


    Fuga dal Campo di Lavoro


    Atasuke assecondò gli ordini datigli - spostare un grosso quantitativo di mattoni - e nel mentre si mise a studiare tutto ciò che lo circondava. Il suo compagno di prigionia gli sussurrò una richiesta d'aiuto e sulle prime l'Uchiha si prese qualche attimo per rispondere, tentando di contattare Alexander via chakra. La risposta telepatica dello Hyuga non tardò ad arrivare: Ti sento. D'accordo ricevuto, vediamo cosa riesco a combinare! Una volta informato il compaesano - che con ogni probabilità avrebbe cercato di mettersi in contatto anche con la Nukenin Ame - Atasuke accettò la richiesta del prigioniero tatuato, mettendo però bene in chiaro le sue condizioni. L'altro rispose con un velato cenno del capo. L'Uchiha mise allora in piedi una piccola recita, fingendo di esseri ferito un piede, in modo da far avvicinare l'abominio di guardia ed utilizzare su di esso la sua preziosa arte oculare. Così facendo riuscì a soggiogare l'aguzzino più vicino e mettere in piedi il perfetto diversivo per darsi alla fuga. I due si allontanarono in fretta dal campo di lavoro, avventurandosi in una foresta lì adiacente. Camminavano da circa un quarto d'ora quando si udì un fruscio sempre più vicino. All'improvviso, per un fortuito caso della (mala)sorte, davanti a loro comparve niente meno che uno Shui. Aveva una chioma di capelli fatta praticamente di foglie e occhi neri e decisamente malvagi. Non ebbe neanche il tempo di proferire parola che il prigioniero tatuato gli si avventò contro, rompendogli il collo con un sonoro "croc". A quanto pareva, il suo compagno era dotato di doti fisiche equivalenti - se non superiori - a quelle di Atasuke.
     
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    L'ondata







    L’attacco del Colosso, come preventivato, era stato distruttivo, ma a quanto pareva non tutti avevano recepito i suoi ordini, rompendo i ranghi del cerchio e lasciandovi penetrare i nemici: spalle troppo scoperte, si erano lasciati poggiare addosso la fredda falce della morte. Ma non era un bene, nonostante quelli fossero moscerini poteva darsi che prima o poi sarebbero arrivati i pesci grossi, e se il numero fosse stato uguale o simile si sarebbero solamente ridotti ad un lauto pasto per gli abomini.

    SERRATE I RANGHI! SGUATTERI!

    Urlò mentre serrava i pugni e stringeva la cassa toracica per far dare alle sue potenti corde vocali il meglio di loro mentre la seconda ondata giungeva a dar manforte alla prima.
    Iniziavano ad essere troppi, ed il loro obiettivo preferito era lui: Raizen, quello che non desiderava altro che tirarsi addosso il fuoco nemico.
    Per quanto l’avrebbe resistito non lo sapeva, ma era certo che parecchie di quelle teste sarebbero state svuotate dai cazzotti esuberanti del Colosso.
    La selva era ormai troppo stretta anche solo per considerare di prendere singolarmente un abominio e intrattenere uno scontro, era un chiusotto, un 20 vs 1, una situazione decisamente sconveniente che anche nelle sue peggiori risse non si era mai ritrovato ad affrontare, ma dopotutto era per quel motivo che era un guerriero, era per quel motivo che apprendeva, cresceva e si sviluppava: per l’arena.
    E questa era una delle poche volte in cui era veramente ciò che provava, combattere tra quell’odore nauseabondo di sangue, sudore e chissà quale liquido spremuto via dalle teste degli abomini gli faceva montare l’adrenalina in corpo, probabilmente in quel momento avrebbe potuto fermare una carica di bisonti col solo petto.
    Quando la nuova ondata gli si accostò fu nuovamente lui il primo a partire, col volto sformato dalla forza impiegata a caricare un nuovo pugno, scomposto, senza alcuno stile, una martellata brutale dall’alto verso il basso che si sarebbe schiantata esattamente sopra la testa dell’abominio che gli saltava al collo.


    BUM! SHAKALAKA!

    Se loro erano brutti nell’aspetto dovevano ancora apprendere quanto il Colosso potesse diventare orrendo durante un combattimento.
    La fortuna era che questi abomini, inferiori forse, ricordarselo durante un combattimento dopotutto non era semplice, erano stupidi, selvaggi, disarmati. Un branco di scavezzacollo disorganizzati, ma il loro numero iniziava a pesare, quel primo colpo inferto con così tanto ardore e spregiudicatezza sarebbe stato l’ultimo a peccare di scarsa guardia contro i successivi attacchi visto che pareva che gli abomini iniziassero ad organizzarsi lievemente ora che erano in gruppo. Il successivo attacco venne apportato da due abomini in contemporanea, uno da destra e uno da sinistra, entrambi con una spallata, mentre da dietro, poteva udirlo pure nel caos, si avvicinava un terzo abominio, probabilmente anche lui intenzionato a colpirlo.
    Non fece altro che saltare, lasciando cozzare i primi due tra di loro ed accompagnando la loro testa con le mani in modo da aumentare la violenza del colpo, per poi calare a pugni uniti e intrecciati sul terzo che sino a poco prima attentava dalle spalle alla sua nuca, avrebbe cercato di colpirlo esattamente alla sommità della testa se non spaccandogliela incassandola tra le spalle sino almeno a farci sprofondare la fronte. L’attacco successivo giunse da due dei nuovi arrivati, sufficientemente coordinati da essere pericolosi ad una distanza così ridotta, tuttavia questa volta la guardia era ben serrata. Il colosso era senza dubbio un bersaglio semplice viste le sue dimensioni, ma era armonioso nella struttura fisica, per cui raccogliendo le braccia e chinandosi avrebbe potuto fare massa solida coprendo con i pugni il volto, con gli avambracci il torace e con le braccia i fianchi. Sarebbe stato brutto per gli abomini sentire le braccia reagire subito dopo aver incassato, scattare rapaci verso la testa del più vicino tra i due, cercando una presa efficace sulla testa adatta a girare un collo parecchio fragile per la potenza del Konohaniano, riuscito o meno nell’impresa non avrebbe rilasciato la presa, bensì ruotando le gambe avrebbe caricato il busto come una molla per lanciare il corpo dell’abominio, che, se avesse resistito alla prima torsione ora avrebbe dovuto anche sopportare quell’ulteriore sforzo mentre il Colosso lo scagliava con violenza verso i suoi simili che attaccavano Hohenheim cercando se non di ferirli quantomeno di dare qualche secondo di respiro al piccoletto.
    Tornò al suo scontro sbuffando come un toro mentre ruotava il busto cercando il corpo più vicino con una gomitata, non avendo troppa visibilità era l’unica cosa che poteva fare. Un tempo era discretamente abile anche con i calci, ma al momento non aveva con se gli speroni, cosa che gli fece optare per uno stile parecchio vicino al pugilato.
    Alla gomitata sarebbe seguito un pugno discendente, sulla prima testa a portata di mano, mentre gli schizzi di sangue ormai iniziavano a lordargli il petto e il volto rendendo le sue braccia simili a torce tanto intenso era il rosso che le ricopriva. Allo sbilanciamento dato dal pugno, su cui venne scaricato l’intero peso del busto che fletteva in avanti, venne abbinato un calcio alle spalle, poco fine, una zoccolata quasi, ma utile a tenere eventuali furbetti lontano dalla sua schiena. Si sarebbe potuto portare con le spalle al muro, tuttavia sopra ai muri ci stavano gli spalti e quindi gli abomini, e ritrovarseli esattamente sopra la testa non sarebbe stato bello. L’unica cosa che il Colosso poteva fare era indietreggiare cercando nuovamente il gruppo principale per dargli man forte ed ottenere un occhiata in più alle sue spalle.
    Tuttavia arretrare senza mostrare cedimento sarebbe stato difficile, e se aveva guadagnato sino a quel momento un qualsiasi vantaggio psicologico non voleva perdere, doveva risultare del tutto incrollabile. Per cui come fare? Smembrare un coniglio azzoppato sarebbe stata una buona scusa.
    Si voltò nuovamente, caricando un colpo col palmo della mano aperto, diretto allo sterno dell’avversario che ora aveva di fronte, la spinta risultante sarebbe bastata a sbalzarlo qualche metro e anche se la potenza era tale da comprimergli il torace molto probabilmente non l’avrebbe ucciso. Quello che lo avrebbe ucciso sarebbe stato il ginocchio del Colosso, grande quanto una pentola, che dopo un salto effettuato per recuperare la distanza che li separava , gli sarebbe piombato sulla cassa toracica, cercando di fracassarla.
    Il combattimento era selvaggio, e contro gli abomini spesso usava per difendersi questo o quell’altro pezzo di cadavere se non interi corpi martoriati e rantolanti che spesso ricevevano il colpo di grazia proprio perché il Colosso non aveva remore a schermarsi con qualsiasi cosa che gli capitasse a tiro.


    Hohenheim. Non osare schiantare in questo letamaio, mi servi, dobbiamo uscirne assieme, ed in due possiamo, coraggio! Spalla contro spalla!

    Avrebbe spronato il piccoletto che nonostante le dimensioni insieme a lui era tra i più talentuosi.
    Si sarebbe sistemato al meglio solamente appena ricevuto un qualsiasi segno di assenso ed a quel punto avrebbe usato il sunese come specchietto retrovisore, una volta finito il suo avversario avrebbe premuto con la spalla destra o sinistra, per invitarlo ad una rotazione in modo da occuparsi di chiunque cercasse di lederlo, frontalmente poteva combattere intere orde, ma la schiena era cieca, andava protetta.


    SE NON SIETE IN GRADO DI FARE UN CERCHIO ACCOPIATEVI! SPALLA CONTRO SPALLA, O NON NE RIMARRA’ NULLA DI VOI!

    Poteva solamente cercare di coordinarli, nulla più, dopotutto era occupato a mantenere la sua vita e quella di Hohenheim, era un uomo dopotutto non un trita rifiuti.
    L’orda che l’aveva conquistato dopo la dipartita dei primi tre abomini iniziava ad incalzare mentre il coprifronte del colosso iniziava ad infradiciarsi di sudore.
    Tornò all’attacco col preciso intento di rompere quante più teste possibili, ormai aveva preso un certo gusto nel sentire le ossa fracassarsi mentre qualche zampillo di sangue, a volte con un pezzetto di cervello, gli lordava gli abiti. Tuttavia, per quanto stupidi, gli abomini iniziavano ad imparare proteggendosi la testa con gli avambracci. Al Colosso non restava che colpire tutto il resto, grazie ai guanti ogni colpo poteva essere letale, questa volta doveva darne solamente uno in più, infatti, ogni colpo alla testa era anticipato da uno al torso, generalmente poco sopra l’anca nel tentativo di romperla, una volta incrinata la difesa col primo colpo, che verosimilmente li avrebbe resi invalidi, avrebbe mirato alla testa. Poteva anche alternare i colpi alle anche con quelli sui fianchi, mirando magari alle costole flottanti in modo da spezzarle e forare i polmoni. Era sadico, ma dopotutto quella era una lotta per la vita.
    Non gli restava che continuare a picchiare, sino all’inverosimile, cercando di incassare i colpi al meglio, anche se probabilmente alla fine del round avrebbe avuto un colorito violaceo sfumato un po’ in tutto il corpo.






    Raizen
    Chakra:72 bassi
    Ferite: 2 leggere sparse su tutto il corpo

    Slot Difesa 1 : schivata mediante salto dei 3 attaccanti
    Slot Difesa 2 : S&M sui colpi avversari

    Slot Azione : vario
     
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    Calvario: Faccia a Faccia


    Ad ogni offensiva di Raizen la sabbia dell'arena diventava sempre di cremisi. Il Chunin si sbarazzò in fretta degli abomini che avevano osato attaccarlo. I suoi colpi, rapidi e letali, stavano decimando i nemici. Raggiunse Hohenheim e i due si posizionarono schiena contro schiena, in modo da avere una visione a quasi trecentosessanta gradi. Il sunese aveva una vistosa ferita sulla tempia ed era a corto di fiato, ma per il resto sembrava in buona salute. Anche il resto dei prigionieri adottò il sistema a coppie degli Accademici. Sulla tribune, intanto, l'abominio dai tratti ferini stava confabulando con un figuro incappucciato. Il Colosso continuava a maciullare una vittima dopo l'altro, scatenando un boato di disappunto ad ogni colpo. Anche Hohenheim pareva cavarsela abbastanza egregiamente, anche se forse stava incassando più del dovuto. All'improvviso, calò un silenzio quasi sovrannaturale sull'intera arena. Gli abomini che stavano combattendo si fermarono, alzando lo sguardo verso le tribune. L'individuo avvolto dal mantello si era alzato in piedi, tenendo le mani in alto per chiedere silenzio. Emise un lungo e roco suono gutturale e subito alcuni abomini delle prime file - con ogni probabilità Shuii, viste le poche mutazioni - entrarono nell'arena, obbligando i prigionieri a seguirli; tutti ad eccezione di Raizen, che per buona cortesia fu circondato da un campanello di qualcosa come quaranta abomini, che gli avrebbero impedito di fatto di fare qualsiasi cosa. Non appena i superstiti furono trasferiti chissà dove, anche gli umanoidi avrebbero abbandonato l'arena, lasciando il ninja di Konoha solo nel mezzo. L'abominio incappucciato fece un salto sovrumano, atterrando a qualche metro dal Colosso. Si alzò lentamente in piedi e con altrettanta flemma si abbassò il copricapo. Il suo volto era perfettamente normale, fatta eccezione per gli occhi completamente neri. Fece un ironico inchino allo shinobi, prima di prendere parola: I miei omaggi. La sua voce era simile al metallo che raschia contro altro metallo. A quanto pare qui abbiamo qualcuno di gran lunga più forte di tutti gli altri. Vediamo di scoprire quali segreti nascondi. sul suo viso spuntò un sorrisetto malvagio e subito l'abominio sarebbe scattato verso Raizen, tentando di portare un pugno all'altezza dello stomaco [Viola + 2 Tacche]. Intorno a loro la folla rincominciò col suo fracasso infernale.
     
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    Ciack! Si gira!






    Persino l’ammucchiata non andò male per il Colosso, era riuscito, anche grazie alle spalle coperte da Hohenheim, a fronteggiare quel massiccio attacco seppur apportato da una moltitudine di quelle che amava definire “mezze seghe”. Purtroppo per i clienti abitudinari dell’arena quello si mostrava sempre come un massacro, probabilmente Raizen era uno dei pochi ad esservi sopravvissuto, quale era il risultato?
    Esattamente l’opposto di ciò che desiderava. Quando il silenzio calava in un luogo simile voleva dire che un evento estremamente raro, anzi, del tutto fuori dal comune stava per accadere. Nella fattispecie, un abominio incappucciato dopo aver parlottato con il grosso aguzzino che li aveva condotti li chiese il silenzio, semplicemente levandosi in piedi.
    Un nuovo sciame di abomini si precipitò sull'arena, erano decisamente di un’altra categoria, si percepiva dai movimenti, ma soprattutto dai corpi più umanoidi, meno mutati, sorgeva quindi una domanda, chi poteva avere abbastanza controllo su di essi da poter ordinare, con un singolo suono, uno simile spiegamento di forze?
    In un primo momento il Colosso non volle rispondersi, anche se già sapeva, già immaginava cosa avrebbe risposto alla sua domanda.
    Presto i suoi compagni vennero trascinati via, nelle celle probabilmente, tranne lui, l’unico che desiderava andarci.
    L’incappucciato fu presto nell'arena, un rapido salto lo portò davanti a Raizen in pochi istanti, e mentre si avvicinava il sentore del Colosso si faceva sempre più forte, fino a confermarsi quando questo si sfilò il cappuccio.
    Un bestemmia, forse più di una, attraversò il cervello del konohaniano, una bestemmia così colorita che non trovava ostacoli ne tra gli dei più comuni e che probabilmente offendeva anche quelli degli abomini qualora ne avessero. Appena venne salutato Raizen rispose serenamente, cercando di liquidare in qualche modo l’adrenalina che sino a poco prima gli aveva fatto tingere di rosso l’arena.


    Non si fa una pausa cesso tra uno scontro e l’altro?
    Sa, per il pubblico...


    Era palese che quell'elemento non avrebbe contrattato, non avrebbe atteso, non avrebbe fatto nulla che potesse in qualche modo far sperare al Colosso che se la sarebbe vista bene, mentre il Komon sparava un discreto cazzotto il tempo si stoppò mettendo davanti a Raizen tre scelte, che in realtà aveva iniziato a vagliare sin da quando l’abominio era giunto sull'arena.
    Poteva nascondere il suo potenziale, ma a quel punto probabilmente sarebbe solo rimasto ucciso dal nuovo nemico che gli si parava di fronte, che pareva essere tutto, fuorché al livello della feccia che aveva sparso per l’arena. Poteva dimostrarlo, uccidendo il suo avversario, e poi magari ritrovarsi tutti gli spettatori addosso, e per quanto fosse bravo da li ne sarebbe uscito solo come una grossa e pulsante sacca di sangue e frammenti vari di ossa e organi. Oppure c’era l’equilibrio.
    Appena il pugno dell’avversario partì il Colosso strinse il pugno, il destro e mentre il chakra andava a rafforzare il suo addome per reggere la botta [mezzobasso] il suo pugno scattava, rapido verso l’avversario [Vel. nera] ad una velocità del tutto inconsueta per gli occhi di quasi tutti gli spettatori.
    Non era un pugno casuale, mirava esattamente all'aggancio tra la clavicola e lo sterno, durante il tragitto un lieve bagliore azzurrognolo avrebbe illuminato il pugno, rendendolo mortale per qualsiasi essere vivente [Bakuyaku No Kaze pot 50 + 10 da impronta + 30 guanti] appena inferto il pugno ed ammorbidita la carne infatti il vento compresso in quella zona sarebbe deflagrato pur non producendo un rumore troppo forte vista la sua natura. Il colpo era fondamentalmente un gancio discendente, e con quei potenziamenti avrebbe distrutto qualsiasi cosa avesse incontrato, dal collo, alla spina dorsale che lo reggeva, agli occhi, al cuore e al cervello li vicini, tutti troppo vicini per quell'esplosione. Aveva registrato tutto ciò che Atasuke aveva riportato sugli abomini, e sperava che per quante difese potessero innalzare i loro corpi o per quanto potessero essere potenti, quel colpo potesse essere vincente.
    Tuttavia, appena scaturita la tecnica, abbattuto o meno il nemico, il Colosso sarebbe crollato, come se fosse stato lui ad essere stato abbattuto o Anche lui, nella confusione di una simile azione sperava che l’esplosione potesse non essere attribuita a lui, mentre la potenza dei suoi pugni era già stata dimostrata e magari questa, pur creando dei dubbi poteva passare. Dopotutto non aveva troppe soluzioni, doveva scegliere se morire oppure recitare, instaurando del dubbio negli astanti e sperare fosse sufficiente a mandarlo nelle celle.
    Avrebbe così recitato, fingendo di essere svenuto dopo quel colpo [recitazione] affievolendo al massimo il respiro, trattenendolo addirittura se necessario, ma tenendo tutti gli altri sensi all'erta, persino gli occhi non sarebbero stati chiusi del tutto, lasciando un piccolo spiraglio coperto dalle ciglia che gli occhi del Colosso potevano passare, ma altrettanto non si poteva dire di quelli di qualsiasi altro osservatore la che non avrebbe notato la differenza. Aveva scelto l'equilibrio dato da un doppio KO, sperando che l'incertezza da esso scaturita avesse lasciato sufficientemente stupiti e dubbiosi gli astanti.
    Attese, speranzoso, nei risultati della sua messa in scena, ma soprattutto del suo colpo, se qualcosa fosse andata male, era comunque disposto a vendere la pelle parecchio cara.





    Raizen
    Chakra:63.5 bassi
    Ferite: 2 leggere sparse su tutto il corpo
    1 leggera sull'addome

    Slot Difesa 1 : S&M sul pugno

    Slot Azione : S&M Destro + tecnica

    Slot Tecnica :Bakuyaku No Kaze
     
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  15. Asgharel
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    Narrato

    °Pensato°
    «Parlato»
    "Parlato" (altri)
    -Citazioni-


    [Abilità/Potenziamenti/tecniche]


    ~Escape~


    Il suo piccolo stratagemma aveva dato i suoi frutti. Alla fine della fiera il suo compagno di team era stato allertato della manovra di fuga ed aveva risposto positivamente, segno che forse anche lui si sarebbe dato da fare per andarsene da quel campo di prigionia in modo da poter portare avanti la missione. L'incidente simulato come previsto aveva attirato l'attenzione della creatura, la quale si avvicinò troppo per evitare di cadere nella sua trappola ed infatti così fece. Si mise quindi a correre come una sciocca urlando grugniti incomprensibili a lui ma che chiaramente significavano "Attenzione! Prigioniero in fuga!" o qualcosa del genere. Atasuke fuggì quindi con il suo "nuovo compagno" nella foresta facendo perdere le loro tracce.

    °Ottimo, con un po di sana fortuna dovremmo riuscire a recuperare questa missione ed andare a colpire nel cuore di quest'isola, ma tutto dipende dagli altri... Da solo sono riuscito a salvarmi la pelle ed a salvare un villaggio, ma qui si tratta di distruggere queste creature nel profondo ed è tutto meno che semplice specie se valutiamo che su quest'isola uno shuui non sarà il nemico più difficile ma solo uno dei tanti...°


    Pensava tra se con un velo di preoccupazione mentre correva al fianco del colosso.
    Non ebbe tempo di rilassarsi però che dinnanzi a lui si palesò uno Shuui, particolarmente complesso da notare in quella foresta a causa dell'aspetto estremamente simile a quello di una pianta.

    °Merda, siamo fottuti°


    Pensò tra se preparandosi ad evocare il proprio equipaggiamento dai sigilli che come tatuaggi ornavano il suo corpo senza quasi notare che l'uomo suo pari si era scagliato sulla creatura rompendole l'osso del collo con un unico e rapido gesto.
    Atasuke rimase a fissarlo alcuni istanti quasi stupito delle sue capacità e poi prese a parlargli.

    «Complimenti... Vedo che te la cavi nient'affatto male... Credo che insieme abbiamo seriamente buone possibilità di uscirne vivi da questo posto... Ma prima di ciò credo sia meglio se troviamo un posto sicuro in questa foresta in cui fermarci un'attimo per organizzarci. Consiglierei quindi di evitare il più possibile di avvicinarci alla costa dato che queste bestiacce si nascondono anche nell'acqua, quindi li saremmo dei bersagli fin troppo facili da localizzare. Allo stesso modo è meglio stare alla larga sia dal campo di lavoro sia dal porto da cui siamo sbarcati, quindi a conti fatti direi di muoverci verso la montagna, quella zona mi pare sia meno abitata e quindi con tutti gli schiavi che devono tenere sott'occhio è il posto con la minor probabilità di incrociare delle vedette o delle pattuglie, inoltre essendo più in alto dovremmo riuscire a guadagnarci una buona posizione per analizzare l'isola e studiare una via di fuga»


    La comunicazione, salvo intoppi, raggiunse anche il suo compagno di team con cui continuava a mantenere una linea di contatto nella speranza che questi riuscisse a riorganizzare il resto del team ed a portarli da lui.
    Si mise quindi in marcia stando bene attento a non fare rumori sospetti e a non lasciare altre traccie dietro di loro oltre al cadavere dello shuui.

    [...]


    ~Il passo Successivo - Riorganizzazione~


    Erano quindi giunti in uno spazio abbastanza tranquillo quando Atasuke decise di fermarsi per dare il via alla progettazione dei passi successivi. Non aveva idea di che cosa fosse capitato a Raizen e agli altri dell'altro team diretti nella direzione opposta del loro gruppo ed allo stesso modo non aveva idea di che cosa stesse accadendo ai suoi diretti compagni con i quali non aveva neppure più i contatti eccezion fatta per quell'unico collegamente che ancora lo teneva in contatto con Alexander.

    «Bene, qui dovremmo essere al sicuro... almeno per un po... Io sono Atasuke, lieto di fare la tua conoscenza... Tu come ti chiami?»


    Atasuke cercò di mantenere un tono il più affabile possibile per cercare di conoscere il tizio con cui era fuggito e con cui probabilmente avrebbe dovuto progettare il resto della missione, o almeno per quanto riguardava la parte della fuga per tornarsene ancora vivo a casa.

    «Io sono stato spedito qui dopo che il mio villaggio è stato attaccato e raso al suolo da queste bestiacce. Ero riuscito a fuggire per un po, ma poi feci l'errore di attraversare un ponte sotto cui alcuni di loro sostavano nascosti nell'acqua e mi presero... Sono scortese se ti chiedo da quanto sei qui e come sei finito anche tu in questo girone infernale?»


    L'obbiettivo primario era semplicemente quello di iniziare a fare conoscenza nella speranza di riuscire ad acquisire la il maggiorn numero di informazioni utili nel minor tempo possibile in modo anche da poter capire se effettivamente poteva fidarsi di quell'uomo o se l'unica fiducia che poteva riporvi era legata alla loro fuga da quel posto e nulla più.

    [...]


    Fatta conoscenza Atasuke si diresse rapido su uno degli alberi di quella enorme foresta in modo da cercare di guadagnarvi una posizione sufficentemente elevata da permettergli di osservare l'isola o perlomeno quanto potesse osservarne da quella posizione. Per evitare inutili sospetti evitò di utilizzare il chakra adesivo e si arrampicò a forza di braccia come una qualunque persona normale. In fondo anche se poteva fidarsi di quell'uomo era bene non dare subito prova delle proprie capacità da shinobi.
    Raggiunta la cima e quindi una distanza utile da non essere udito, Atasuke si rimise in contatto con Alexander nella speranza che questi fosse anche riuscito a fuggire, sperabilmente con il resto del team.

    «Alexander, la fuga è stata un successo, attualmente sono in compagnia di un'altro degli schiavi. Sto cercando di elaborare un piando di fuga. Tu come sei messo? Sei riuscito a fuggire con il mio diversivo? Hai i contatti con il resto del team? Hai una qualunque informazione utile su questo dannato posto? Io mi trovo nella foresta accampato lungo il dorso della montagna. Se riesci a localizzarmi con il tuo byakugan evita il più possibile strade e fiumi che sono particolarmente pattugliati e occhio agli shuui, ce ne sono alcuni che vagano per la foresta e appaiono come piante»

    [...]


    Terminata la comunicazione Atasuke scese e si mise a tracciare con un bastoncino una rudimentale mappa dell'isola per cercare di raccogliere le idee e le possibilità che gli si offrivano. Doveva elaborare un piano, ma per farlo con attenzione aveva ancora bisogno di sapere alcune informazioni, informazioni che forse il suo compagno di squadra poteva comunicargli o informazioni che magari il suo compagno di sventura sapeva dargli.

    «Ok, questa è all'incirca la mappa dell'isola, o almeno per quello che sono riuscito a vedere da lassù... Circa qui dovrebbe esserci il campo di rpogionia in cui eravamo stati catturati... ora non so se durante la tua permanenza qui hai avuto la possibilità di raccimolare maggiori informazioni su quest'isola di quante ne ho ottenute io. Tuttavia vorrei che mi dicessi tutto quello che sai e che hai visto di quest'isola. Se vogliamo salvare la pelle ci serve sapere più cose possibili...»


    Ed attese speranzoso qualche risposta dall'omone che aveva aiutato a fuggire.

    OT- Come d'accordo per me se riesci fai pure meno post ma più corposi così non rallento il gioco e riesco ad avanzare con i post nei fine settimana -/OT

    Chakra: 37,25 Bassi
    Vitalità: 17 Leggere
    En.Vitale: 33 Leggere


    Metri Slot free: 7+(1)

    Forza: 500
    Velocità: 500
    Riflessi: 575
    Resistenza: 500

    Agilità: 500
    Precisione: 500
    Senjutsu: 500
    Concentrazione: 500

    Tempistica e Altri Consumi


    Slot Difesa | Slot Azione | Slot Tecnica | Slot Gratuiti e Consumi

    1° Slot Difesa: Difesa
    2° Slot Difesa: Difesa
    3° Slot Difesa: Difesa

    1° Slot Azione: Azione
    2° Slot Azione: Azione
    3° Slot Azione: Azione

    Slot Tecnica Base: Tecnica
    Slot Tecnica Avanzata: Tecnica

    Azioni Free: Non utilizzato
    Riepilogo impasti: 3/4B mantenimento Arte della Comunicazione con Alexander

    Appunti


    Protezioni indossate: Guanti Rinforzati (mani), Corpetto di cuoio e Mantello
    AaD: 4/4 Kunai
    ADCC: Tanto (nascosto nella manica), Wakizashi sulla schiena sotto il mantello.
    Bombe: 2/2 Cartabomba Distruttiva I, 1/1 Fumogeno
    Varie: 2/2 10m Filo Nylon
    Varie: 2/2 10m Filo nylon Rinforzato
    Kit: 1/1 Kit primo soccorso, 1/1 Kit Meccanismi per trappole

    Conoscenze Utilizzate






     
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96 replies since 4/11/2012, 04:22   2475 views
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