No Pain, No Gain<b>[Negozio]</b>

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  1. ~Cube
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    Il Fiore Lupo

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    No Pain, No Gain


    III



    Finalmente dopo vari approcci il vecchio si lasciò a qualche rivelazione e qualche informazione in più. Ascoltai con molta curiosità, in pratica questo Daisuke Yotsuki partì alla volta dell’Isola Jiro. Un luogo probabilmente ostile dove in teoria si nascondevano tesori decisamente succulenti, tra i quali un altro dei Jigoku. Mi grattai la testa, pensieroso. Alla fine dei conti chi mi poteva assicurare che Daisuke non fosse interessato anche lui all’utilizzo di questi tatuaggi? Poteva aver aggirato il vecchio, in maniera magistrale, e averlo convinto di ben altro. Difficile del resto resistere alla tentazione di imparare ad utilizzare quelle armi, soprattutto dopo averle viste in azione.

    Comunque a quanto sembrava per quel Ninja l’avventura si era rivelata decisamente fatale. O era morto o era diventato un nemico dell’Accademia, in entrambi i casi incompatibile con il Villaggio del Suono. Quando ascoltai la seconda parte del suo discorso all’udire le parole, recitate, del vecchio sull’eventuale morte di Daisuke e del riferimento sul Capoclan non mi trattenni oltre. Presi a ridere, rumorosamente, scrollando la testa dall’incredulitàDavvero, vecchio? Ma si rende davvero conto della parole che sta pronunciando? – non smettevo di ridire – Lei… vuole che vado a chiedere il permesso al Capoclan nel caso in cui ritroverò il suo Padroncino morto… per i Jigoku? Ahahahah puntai l’indice in linea d’aria verso il Quartiere Yotsuki – Il suo Capoclan ha bandito mio padre, costringendolo alla vergogna. Il suo Capoclan ha ridotto alla fame la mia esistenza per una decina di anni buona. Il suo capoclan mi ha costretto ad agire in maniere che non possono essere raccontate. Il suo capoclan ha permesso a lei di istruire e creare un mostro come Mani d’Oro. L’unica volta in cui avrò a che vedere con il suo Capoclan sarà per destituirlo e pormi al suo posto. – sbuffai, alzandomi e avvicinandomi alla finestra – Mi parla di educazione, di buone maniere e di tradizione… ma non creda che i suoi peccati siano venuti a meno con la morte di Mani d’Oro. Lei ha insegnato ad un mostro come utilizzare un’arma mostruosa. Difficile fare di peggio, onestamente. – lo squadrai. Non era questione di età o rispetto, ma di azioni – Sono stato io a frantumargli la testa e porre fine alla sua vita da scarafaggio, se le interessa saperlo. Io ho chiuso quello che lei ha lasciato aperto. E altrettanto farò con il suo padroncino. Mi dia tutte le informazioni che è a conoscenza… e poi per favore… non sfidi la mia intelligenza. – Mi avvicinai di nuovo verso il tatuatore, con entrambi le mani in tasca – Se fosse stata una missione ufficiale, quella di Daisuke, a quest’ora sapremmo già del suo destino. Ha agito di testa sua. E senza ufficialità. Quindi mi spieghi per bene tutto, se vuole che ritorni anche io da quell’isola, vivo. Le informazioni di suo padre, quello che le disse Daisuke prima di partire, eventuali indizi o mappe. E poi mi tolga una curiosità… perché le deve così tanto? Da che cosa l’ha salvata? – se si fosse rifiutato di rispondere all’ultima domanda avrei aggiunto: - Stupido. Vecchio stupido. Non me ne frega un cazzo delle cose personali, ho bisogno di saperlo per riconoscerlo. Se dovesse essere cambiato nel profondo magari il legame che vi unisce potrebbe portarlo indietro, o alla ragione. – le memorie andarono verso Iwa e i posseduti.

    ________________________________________________








    Al termine della conversazione le cose invero si fecero molto più interessanti. Il vecchio prese, in un certo senso, i ferri del mestiere: vari aghi, di tipi diversi e dalla qualità sicuramente superiore, un po’ di cuoio e ovviamente dell’inchiostro. Mi concentrai con estrema intensità sui movimenti che da lì a poco mi mostrò, analizzando e memorizzando ovviamente tutte le parole e insegnamenti orali. Il tatuatore ci sapeva fare, ed era assolutamente indiscutibile. Così come io potevo considerarmi un Maestro nell’arte della forgia lui raggiungeva livelli ancora più professionali nell’utilizzo di quei piccoli strumenti.

    Mentre osservavo i suoi occhi focalizzarsi sulla carne e dipingere i tatuaggi notai l’intensità del suo lavoro, del suo sforzo ma allo stesso tempo la classica serenità di chi, dopo una vita del genere, conosceva tutti i segreti del mestiere. Glielo dovevo: era un vero Maestro anche lui. Dunque dopo averlo ascoltato e osservato mi resi conto che era giunto il mio momento. Il preciso istante in cui avrei impugnato l’ago e avrei posato il mio primo punto sulla pelle. Un po’ come il mio primo ferro battuto, un momento difficile da scordare. Compresi che si sarebbe trattato di un lavoro molto lungo, che avrebbe richiesto numerosi tentativi, errori e ripetizioni. Per quello mi decisi che avrei utilizzato un piccolo trucco, per velocizzare l’apprendimento e chissà magari per colpire il Tatuatore: - Senta, vecchio. Mi dia tutti gli strumenti, aghi pennelli e cuoio che ha a disposizione per allenarmi. Ho intenzione di impegnarmi al massimo ma con una sola postazione mi limiterei troppo. – E così impastando la giusta quantità di chakra finii per creare copie fisiche fin tanto che il vecchio sarebbe riuscito a procurarmi materiale a sufficienza e quel punto osservando tutti i vari me duplicati mi limitai a pronunciare: - Al lavoro, ragazzi. –

    Già, il vecchio era stato decisamente chiaro. Quanto meno per la prima parte dell’addestramento la qualità principale sarebbe stata la pratica, la manualità, la capacità di impugnare con sicurezza e abilità gli aghi, e sfruttare con la giusta quantità l’inchiostro. Solo una linea tratteggiata perfettamente avrebbe concesso al Chakra di fluire attraverso i segni e raggiungere il proprio scopo. Così mi misi a lavorare, di gran lena, e altrettanto le mie copie. Quando si trattava di imparare qualcosa di manuale nulla poteva risultare più pratico che sfruttare la Kage Bushin. Le copie trasmettevano all'originale non solo quanto visto ma in parte anche quanto dolore provato e di conseguenza anche quanto imparato e memorizzato. Era una sorta di boost, di accelerazione.

    E avrei continuato per tutto il tempo, senza sosta, incessantemente. Non mi sarei mai fermato, avrei sfidato la mia soglia di resistenza. Avrei puntato oltre, volevo apprendere l’arte. Dimostrare al vecchio la forza di volontà che albergava in me. E così sarei andato avanti per tutta la notte, lasciando pure andare a riposare e rinfrancarsi il vecchio. Avrei tentato il tutto per tutto, prima avrei iniziato con il tracciare le linee dritte, poi una volta acquisita abbastanza esperienza avrei annullato le copie, acquisendo l’esperienza che loro avevano accumulato e ne avrei prodotte altrettante, più esperte e consapevoli rispetto alle precedenti, procedendo con un passaggio magari più complesso. Con una linea invece più difficile: un quadrato o un rombo. E se fossi riuscito anche in quell’intento sarei andato oltre, mi sarei spinto al limite delle mie capacità. Riprovando, richiamando sempre le copie, accumulando la loro esperienza fino a tentare l’impossibile: il tratteggio di una circonferenza.

    All’alba, della mattina successiva, il tatuatore se si fosse alzato e sarebbe venuto a controllare avrebbe sempre trovato il me originale con le copie, intenti tutti a lavorare. Dunque mentre i miei occhi si posavano sul pezzo di cuoio e le mie mani si muovevano vertiginosamente tra inchiostri, aghi, pennelli e “tele” ad un certo punto intervenni verso il vecchio. Un tono di voce basso, concentrato, distinse il mio parlato: - Daisuke Yotsuki mirava ad imparare l’arte per distruggerla. Mani d’Oro mirava ad imparare l’arte per distruggere. Io, Kato Yotsuki, miro a imparare l’arte per controllarla. Io sono il Guardiano di Oto. Devo difendere Oto. – Posai il pezzo di carne davanti al Maestro, rilassandomi per un momento. Ero decisamente stanco, e provato. Mantenni lo sguardo basso... a lui la valutazione del mio operato. Lo avrei colpito?





     
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