La Falce che miete e il Vento che punge

Il viaggio

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  1. DioGeNe
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    Quella era la filosofia del Mikawa e nulla più di un sacrificio estremo per il bene della missione poteva elevare un ninja ai suoi occhi. Il sacrificio di Kaori, espresso nella più elevata forma dal piano di Aloysius, aveva concesso di imporre uno scacco matto che il più abile dei giocatori non avrebbe saputo evitare.

    " Sai stata brava anche tu Jukusei. Torna da Kaori e prenditi cura di lui. "

    " Grazie Diogene "

    Era questo il legame che il garth aveva costruito dopo anni di cooperazioni con quelle creature. Se tutti i ninja del mondo fossero stati leali e preparati come loro, allora ogni alleanza sarebbe stata facile e i piani di una vita si sarebbero potuti attuare in pochi mesi. Ma la realtà non era questa e quasi rammaricato a pensare di tali cose, l'otese si accasciò vicino al corpo del ninja svenuto: lo scatto per giungere fino all'ospedale aveva fatto riapre due ferite e l'utilizzo, sebbene non così profuso, del chakra gli stava procurando un fastidioso mal di testa. Fatto ciò prese mumei e pulendo la lama sul kimono disse con voce sincera:

    " E adesso cosa ne dovrei fare di te? "

    E già, il Colosso aveva recuperato il suo bersaglio ma tutta quella storia lo aveva profondamente intrigato. Il legame con i ninja della Zanna, lo Tsuchikage, un'arma dai poteri mistici e, non di meno, quella follia non propria che animava le azioni dell'argilloso stesso. Voleva indagare ma aveva faccende importanti da portare a compimento...Shiltar e Hoshi dovevano essere portati ad Oto e, ivi nascosti, Aloysius avrebbe potuto mettere per iscritto insieme ad Eiatsu almeno uno dei mille piani che avevano accompagnato i suoi pensieri sin da fine missione.
    Ma la verità era che era stanco e doveva rallenatare; per la prima volta da quando abbandonò il nome di Siomaru, il suo corpo, strutturato per essere una macchina da guerra invincibile, era un limite per la sua mente. Forse lo giudicherete assurdo, ma quel breve scontro con l'argilloso aveva fatto capire al Garth che ancora non aveva ragguiunto l'apice... tutta quella situazione ne era l'esempio lampante! Le sue azioni erano ancora vincolate da futili problemi: un boss della malavita, i mezzi di una famiglia facoltosa, una ferita che si riapre, quel maledetto fiatone per non aver ancora recuperato tutte le energie...la paura di perdere un bene prezioso.
    Fu solo allora che il Colosso pensò ad ispezionare il corpo del suo "rivale" alla ricerca del tanto anelato bottino; se lo avesse trovato lo avrebbe nascosto nella sacca portaogetti.

    Ovviamente quando Seiichi arrivò nella stanza il Colosso era già in piedi, il suo volto inespressivo e la sua voce ferma. Prima regola: mai mostrare debolezza. Udì le parole del suo interlocutore ma, in sostanza, nulla avrebbe potuto contraddire le sue che seguirono e questo il il capo della combriccola avrebbe potuto leggerlo dall'intensità dello sguardo del Mikawa:

    " Sarò io stesso a portare Aizen da Midori e, sotto la supervisione tua e dei tuoi uomini se ciò ti rasserena, mi occuperò dell'interrogatorio. Concedimi un giorno di tempo per parlare con lui cosicchè possa recuperare ciò che cerchi e intanto ritrovare le energie necessarie per il viaggio. Quando ti avrò riconsegnato il tuo bottino, si perchè ti prometto che ci riuscirò, lascerò questo villaggio accettando di buon cuore le premure che hai proposto per le mie "cose". "

    Perchè ogni tanto i complotti oltreconfine e i problemi veramente difficili potevano essere per un momento accantonati, perchè ogni tanto bisognava seguire la via dell'istinto e non il maniacale raziocinio. E poi c'era ancora una "cena" da poter consumare.

     
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23 replies since 19/5/2013, 10:22   390 views
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