Problemi nell'Ovest

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    Yotsuki
    Commentai annuendo con il capo, come a riconoscere il blasone del clan.
    Avrei lasciato ai due Otesi ogni iniziativa, quello che volevo fare era rimanere in silenzio, seguirli, assecondarli.

    […]

    Penetrammo nel campo profughi.
    L'odore di carne e sangue mi inebriava, mi faceva venire in mente l'ultima puttanella che avevo dilaniato a morsi. Ancora sentivo il suo profumo, la sensazione del suo sangue denso e caldo bagnarmi le labbra e la pelle.
    I ninja medici e alcuni civili si muovevano laboriosi come uno sciame impazzito.
    Barelle, tendoni di emergenza, urla e pianti: regnava la confusione più totale.
    Una bambina malconcia si aggrappò alla mia veste strattonandola come per chiamare la mia attenzione.
    La mia mammaaahhh...! dov'è la mia mammaaaahh ?!
    Frignava in lacrime.
    Di istinto le avrei rifilato un calcio per togliermela di torno, ma non potevo di certo farlo.
    Un sorriso palesemente falso si dipinse sulle mie labbra, segnando il mio volto tumefatto.
    Mi accucciai alla sua altezza, fissandola dritto negli occhi con il mio volto inquietante.
    Hai perso la mamma piccolina?
    Le domandai incuriosito, non tanto per la richiesta d'aiuto, ma per il fatto che con tutta la gente presente quella pargoletta si era rivolto proprio a me, un mostro.
    L'afferrai sollevandola per la maglietta alla stregua di un cane che prende per la collottola il suo cucciolo, caricandola sulle mie spalle come se avesse peso nullo.
    Guarda da qua su se riesci vederla
    Aggiunsi inclinando il capo all'indietro, gettandole ancora un'occhiata.
    Stupida bambina, pensai indispettito.
    Un paio di passi - sembrava essersi calmata.
    La sua testolina come una banderuola si voltava in tutte le direzioni speranzosa, alla ricerca del volto famigliare della mamma.
    Un altro paio di passi – VOOOGLIO LA MAMMMAAAHHHHH..! DOV'E' LA MIA MAMMAAAAAAAHHHH!!?!
    Si agitava , piangeva e urlava sbattendo le sue fastidiose manine chiuse a pugno sulla mia testa, suonandola come se fosse un tamburo.
    Maledetto demonietto schifoso...
    Non sapevo cosa fare, ma fu proprio in quel momento che una donna, facendosi largo con veemenza tra la folla gridando il nome della bimba, mi raggiunse per portarsela via.
    Era ovviamente la mamma che la stava cercando e l'aveva notata sfilare tra la gente aggrappata alla mia testa.
    Seguirono lunghi e inutili convenevoli di congedo con la donna quali ringraziamenti e saluti con tanto di dolci sguardi - per quanto mi fossero anatomicamente possibili - e falsi sorrisi.

    [...]

    CITAZIONE
    Prima di arrivare all'accampamento vorrei sapere qualcosa di te. Non t'ho mai visto tra le strade di Oto.

    Cosa vuoi sapere ?
    Risposi con tono freddo, ma accondiscendente, tagliando per le corte.

    [...]

    La voce di quello che si sarebbe rivelato essere Miagi tuonò giungendo anche all'esterno del tendone principale.
    Due shinobi scattarono ad eseguire gli ordini incrociandoci mentre entravamo nel tendone.

    CITAZIONE
    Qui la situazione non migliorerà finché quei bastardi non saranno spazzati via! E chi viene! Tre ninja?! Ah ma ve lo leggo in faccia che non siete nemmeno Chunin probabilmente! Avanti chiedete e vediamo che uso disgraziato posso fare di voi in questo schifo di situazioni, sei braccia in più anche se deboli sono meglio di sei braccia in meno!

    zolm1

    Gouken, chunin di Oto.
    Qui a Suna siete tutti così stronzi o è solo prerogativa tua ?


    Sibilai, parlando con estrema chiarezza.

    Avevo attraversato mezzo mondo ninja per raggiungere il villaggio della sabbia e questo Miagi non solo non sembrava esserci riconoscente, ma non aveva nemmeno un minimo di rispetto per l'aiuto che gli stavamo offrendo gratuitamente.

    Edited by Juuza - 19/4/2015, 20:32
     
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  2. Gama
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    Problemi nell'Ovest

    3/?

    L'uomo, che poi si presentò con il nome di Gouken e dichiarotosi ninja del Suono, aveva a sua volto il volto tumefatto da diverse cicatrici. Io, da dietro la maschera, guardai le cicatrici che lo sfiguravano lasciando però i lineamenti riconoscibili; non dissi una parola e invidiai la forza che mostrava non nascondendo il passato indelebile sulla pelle. Tenni lo sguardo fisso nel suo e poi con voce tenebrosa mi presentai a mia volta Io sono Hisagi Diogene Mikawa, fratello di Aloysius e genin di Oto. Specificai la parentela con il capo clan dei Mikawa non per vantarmi - non ce n'era motivo, non era stata una mia decisione e nemmeno avevo dei meriti ad essere tale - ma non era difficile scambiarmi per lui: il suo DNA era il mio DNA e, fisicamente, eravamo identici solo la maschera nascondeva il volto che, ormai, era l'unica differenza con il Colosso di Oto.
    Seguii i miei compaesani lungo le vie di Suna, lo spettacolo raccapricciante che mi si era presentato nei giorni precedenti, non era mutato e ancora diverse migliaia di profughi, orfani e vedove, invadevano le strade con pianti e le urla. A differenza dei miei compaesani non mi lasciai distrarre dai pianti dei bambini, avevo sempre avuto difficoltà a relazionarmi con i ragazzini ma ora erano schivi alla mia figura, forse li intimorivo e, a conti fatti, è sicuramente meglio così: niente pidocchiosi urlatori, piagnoni e stupidi bambini fra le palle.

    Il jonin di Suna non riusciva a nascondere la rabbia che dentro di lui covava, il peso della responsabilità di dover rispondere alla situazione d'emergenza lo stava evidentemente logorando e ci accolse non certo in maniera garbata. Lo si poteva ben comprendere, doveva trovare una soluzione e, alla richiesta d'aiuto di Suna, Oto aveva risposto mandando due genin e un chunin - dopo scoprii che Gouken era di grado superiore al mio - sicuramente anche altri paesi avranno risposta alla richiesta d'aiuto ma, da quanto lasciava trasparire il jonin, o non erano ancora arrivati i rinforzi o non si erano rivelati sufficienti da poter sistemare la situazione.
    La fortuna di possedere una maschera è che non bisogna fare attenzione e nascondere le espressioni, per questo sorrisi celato dal volto privo di espressione quando sentii Gouke rispondere a Miagi; quel chunin era uno sbruffone ma era sicuramente una risposta a tono, certo il sunese era un suo superiore e le responsabilità di una risposta così sfrontata erano solamente sue, però non potevo evitare di sorridere guardando poi nuovamente il jonin aspettandomi chissà quale tipo di reazione.

    Sono Hisagi Mikawa, anch'io genin di oto. Le informazioni che abbiamo ricevuto sono piuttosto striminzite, per cui vorrei avere maggiori delucidazioni: la squadra ninja che è stata mandata ad Ovest era una squadra esperta composta da genin, chunin, jonin? Come fate a sapere che sono stati uccisi, potrebbero essere stati fatti prigionieri o essere rimasti vittima di... che ne so, una bufera improvvisa? Oppure sono stati ritrovati i cadaveri, se così fosse c'erano segni particolari o inusuali? Sono state mandate altre squadre verso ovest a cercare di recuperare o scoprire che fine ha fatto la precedente squadra?

    Poi mi ammutolii, facevo fatica a parlare a lungo e sentivo la gola ardere, la voce rocca e graffiata sarebbe filtrata attraverso la maschera distorcendola e lasciandogli solo un ricordo di ciò che è una voce umana.


     
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    Il risveglio è solitamente considerato uno dei più brutti momenti della giornata. Generalmente le persone lo odiano; specificatamente odiano la sensazione di sonno che non ti abbandona, gli arti ancora intorpiditi e quella costante mancanza di prontezza e concentrazione che generalmente è lenta ad abbandonarci.
    Questo non vale per me. Io sono solito aprire gli occhi di scatto, e da quel momento sono perfettamente sveglio e pronto. Il realtà, sto già ripensando all'ultima partita di scacchi fatta. Questa mattina non differiva dalle altre, mi alzai rapido, e dopo una veloce cappata in bagno mi vestì. Odiavo perdere tempo al mattino, bisognava essere rapidi e non sprecare nemmeno un secondo.


    Questa mattina inizia nel migliore dei modi.

    Pensai vedendo una missiva sotto la porta. Mi avvicinai e la raccolsi, qualcuno doveva averla appena lasciata, si sentiva ancora l'odore di quella persona. Stranamente però non mi ero accorto della sua presenza, evidentemente era stato accorto nel non farsi individuare. Lessi in fretta il contenuto della missiva, si trattava di un emergenza nel paese di Suna. Non era esattamente il mio paese preferito, ma sfido chiunque ad amare quelle temperature.
    Detto ciò, non era nella mia indole perdere tempo, avevo tutto il viaggio per riflettere e simulare una partita a scacchi mentale. Non pensavo ad una missione quando scelsi l'abbigliamento mattutino, quindi dovevo cambiarmi. Aprì l'armadio per prendere dei vestiti adatti ad un eventuale combattimento e l'equipaggiamento militare. Generalmente vestivo di verde, ma quel giorno non mi sembrava adatto. Presi una veste tinta perla, anche se ero biondo quel colore mi donava abbastanza, è indubbiamente mi sarei dovuto accontentare per quel viaggio. Finite le procedure di vestizione uscì di casa veloce, mi aspettava un lungo viaggio.



    [ . . . ]





    Arrivai a Suna in una giornata caldissima, o forse per loro era una giornata qualsiasi ma per me non era certo facile sopportare quel caldo. La missiva riportava poche informazioni, era indicato solamente che avrei dovuto presentarmi ad un certo Miagi Senzo. Probabilmente si trattava di un Jonin del paese della sabbia, evidentemente era incaricato di gestire questa crisi. Il paese era invaso da un'incredibile mole di persone, donne e bambini erano ovunque. Più raro riuscire a vedere qualche uomo in età utile, i pochi che si vedevano erano anziani. Probabilmente non vi era una vera e propria carenz di uomini, poteva anche solo trattarsi di una sorta di effetto visivo visto che donne e bambini erano ovunque e che forse i vari uomini erano invece concentrati in una zona determinata. Quello che più colpiva invece era la quantità di sangue per le strade ed il discreto numero di feriti.

    Probabilmente avrò il mio bel da farsi oggi...

    Pensai mentre cercavo il jonin. Camminavo in fretta, volevo raggiungere il prima possibile il soggetto in maniera da avere informazioni. Avevo bisogno di dati da elaborare. La missiva così vaga mi aveva lasciato discretamente infastidito. Sapere a cosa si va incontro è utile ad una congrua preparazione, così invece...
    D'un tratto mi trovai davanti ad un tizio grande e grosso, col naso schiacciato che gridava abbastanza incazzato. Attorno a lui si era radunato un piccolo grappolo di persone, lo sguardo cadde subito su quello sfigurato, mezzo coperto da una maschera. Oltre a lui ve n'erano altri. Il dialogo sembrava abbastanza acceso , indubbiamente quello grosso doveva essere il jonin di suna di cui parlava la missiva. Mi avvicinai al gruppo lentamente. Nonostante il lungo viaggio avevo un aspetto tranquillo, anche il fiatone scomparse rapido ora che avevo trovato l'obbiettivo.


    Near Nara, Genin della foglia.

    Probabilmente gli altri si erano già presentati, ero arrivato a discorso iniziato e non mi sembrava il caso di perdere tempo a raccontare qualche cazzata sul viaggio perdendo tempo con i soliti convenevoli. Solitamente non mi piaceva presentarmi enunciando anche il cognome, ma in questo caso feci un eccezione, in fondo quel giorno eravamo tutti uniti per uno scopo comune.



    Mi aggiungo in ritardo, ho cercato di stringere :)
    Buona giocata.
     
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Problemi nell'Ovest

    Durante il viaggio verso Suna



    I due, forse un po' vergognosamente dissero che non avevano alcuna esperienza col controllo del chakra. Se credevano che li avrei rimproverati per quello erano in errore. Tutti quanti dovevano passare attraverso certe sfide nella loro vita di Shinobi e quella non era che una delle molteplici. Così presi due kunai e glie li porsi, mentre il vento ruggiva. Avevano un intera giornata per riuscirci. Dovete impararlo ragazzi, vi sarà utile e non solo per restare sulla schiena di Yogan una volta presi i due Kunai ne presi un terzo e dunque lo tenni sul palmo aperto della mano. Dopodiché feci fluire il chakra sicché da far aderire perfettamente Chakra Adesivo (Base)
    Arte: L'utilizzatore cammina con facilità sulle superfici verticali.
    (Mantenimento: ¼ Basso)
    [Da Genin in su]
    il kunai alla mia pelle. Dunque girai la mano, mostrando come l'arma rimaneva incollata al palmo. Interruppi il flusso di chakra e feci cadere il kunai, salvo per riafferrarlo con la mancina e rimetterlo al suo posto.
    Non è difficile. Dovete immaginare il chakra che emettete che entra in contatto con l'oggetto e che dunque torna indietro. Dovete dosare esattamente la quantità di chakra: troppo forte aumenta la presa ma ad esempio, potreste tirar via la corteccia dell'albero sul quale state camminando oppure rompere un sasso sul muro, o staccare l'intonaco della costruzione. E cadreste. Troppo debole, ovviamente, non avreste presa. Per ora concentratevi solo sul farlo abbastanza forte da non perdere il Kunai per dieci secondo. E non fatemeli cadere in mare! In realtà non c'era molto da spiegare. Tutto quel lavoro era basato sopratutto sulla loro capacità di avvertire le giuste sensazione riguardo il controllo del loro stesso chakra. Non si può spiegare ad una persona come si sente, si vede o si gusta. Ed era la stessa cosa: una sensazione personale difficilmente interpretabile.





    Problemi dell'Ovest

    Akira & Meika



    Akira ricevette molti sguardi spaventati ma a rispondere fu l'uomo senza un braccio, affaticato, ma non per quella ferita così antica. Ragazzo, è stato orribile. Questi Demoni sono venuti dalle terre dell'ovest oltre la Valle Morta di Chikotsu che nessuno osa attraversare. Come abbiano fatto a superare la vasta distesa morta è un mistero. Sono venuti reclamando le nostre terre e quando gli abbiamo detto che non avevamo terra hanno riso ed hanno ucciso i nostri capi sospirò al pensiero, un sospiro carico di orrore Hanno detto che allora quella terra è la loro. No, non è così: noi siamo nomadi, ma girovaghiamo per la terra d'oriente di Yonfuu che giace ad ovest del Paese del Vento. Non abbiamo signore, ma quella è la nostra terra. Abbiamo reagito ed allora hanno detto che gli uomini forti avrebbero combattuto. Solo uno di loro ha combattuto, un essere senza cuore che si faceva chiamare Ishiken e da solo ha sterminato i nostri uomini uno per volta, uno dietro l'altro. Alcuni hanno provato ad intervenire, ma sono stati fermati dagli altri. Le loro tradizioni erano quelle ci dicevano e quella era la loro terra. Non ho potuto lottare, non volevano storpi, donne, bambini e vecchi. Non riuscì a dire altro. la sua voce si ruppe, e le lacrime iniziarono a sgorgare, memore forse di un figlio ucciso in quella carneficina a cielo aperto alla quale aveva assistito.



    Meika invece riscontrò i favori della ragazza, curandole quel taglio e probabilmente salvandole il braccio. Le ci volle un po' di tempo e di chakra ma il sollievo della giovane madre era palpabile mentre le ferita veniva guarita. Così, volentieri - ma con tristezza - rispose alle domande di Meika.
    I Demoni, i Demoni dell'ovestvenuti dal oltre Chikotsu. Volevano le nostre terre e hanno ucciso tutti gli uomini, tutti, compreso il mio caro dolce... non riuscì a pronunciare il nome di quello che doveva essere stato il suo compagno Loro hanno combattuto contro gli uomini, uno di loro, un Demone con la pelle bianca come il latte li ha uccisi uno alla volta, tutti. Hanno detto che così la conquista sarà fatta e poi ci hanno cacciati, hanno cacciato i vecchi, gli storpi, i bambini... qualche uomo è sopravvissuto, tra gli ultimi ad essere stati picchiati quando il Demone era stanco. Quasi tutti però sono morti strada facendo. Siamo andati via nel deserto, cos'altro potevamo fare? Molti sono morti di fame e di sete, noi siamo vivi per miracolo... grazie per aiutarci, grazie! E se quello schifo era per loro così importante si poteva solo immaginare l'inferno che avevano subito.




    Problemi nell'Ovest

    Alla tenda di Miagi Senzo


    Gli occhi di Miagi si strinsero. Poi, con un movimento rapido colpì la una tazza di porcellana davanti a lui spendendola con una precisione estrema (ed una certa velocità) dritta contro il naso di Gouken che in quanto a scarsa comprensione delle difficoltà che Suna stava passando in quel momento aveva battuto tutti. Collega gli occhi al cervello, idiota. Se c'è qualcuno che ha il diritto di essere stronzo quello sono proprio io..
    Proprio in quel momento entrai nella tenda, scostando il velo con la mano per poi lasciarmelo ricadere alle spalle. Avevo sentito tutto dall'esterno, ma non dissi una parola a Gouken Direi che possiamo smetterla di scaldarci, no? Questa è una pessima situazione, dovremmo collaborare. E tu... lo interruppi prima che i suoi nervi prendessero il sopravvento ancora una volta Itai Nara, da Kiri. Sono venuto qui per sistemare questa faccenda. Miagi sospirò e palve calmarsi. Dunque si sedette sulla sedia alle sue spalle, ma non risparmiò un'occhiata di puro disprezzo a Gouken. Bene, il Mizukage! La prima buona notizia da quattro giorni a questa parte. Ascoltate. La gente che sta qui ci ha detto che sono stati attacchi da un popolo straniero. Si fanno chiamare "Kijin" .. Sono combattenti, sanno fare solo quello ed hanno deciso di conquistare quelle terre. Miagi sospirò Riconquistarle ora è fuori discussione, ma ci hanno invasi. Non so perché, ma si sono stabiliti al confine del deserto. Abbiamo mandato una squadra, ci sono tornate le loro teste con una rapidità sorprendente. Si sono stabiliti a circa un giorno di marcia da qui.
    Pensavo ad una soluzione radicale del problema. Dissi, inrociando le braccia. Miagi scosse il capo Cosa significa?
    Se quegli stronzi fossero rimasti a casa loro chissà dove, non avremmo problemi. Ma bisognerebbe schiacciarli ed annientarli, oppure questi profughi continueranno ad arrivare.

    Rimasi in silenzio per alcuni lunghi istanti. Dunque sospirai, sapendo che non c'era altro da fare. Miagi-san, prenda gli individui che possono reggere un viaggio in mare e li faccia trasportare a Kiri. Provvederò ad aiutare Suna in questo modo per quanto riguarda i profughi. La soluzione radicale forse è difficile, ma possiamo scacciarli almeno da Suna e cercare di liberare le terre più vicine al confine. in quel momento giunsero Akira e Meika. Akira, Meika. Scoperto nulla? le parole dei due ragazzi non erano confortanti. Le notizie che recavano erano abbastanza chiare: qualcosa di estremamente violento si era stabilito nel Paese del Vento.
    Dobbiamo contenerli. Miagi-san, ci sono guerrieri tra questi profughi? Solo cacciatori, Mizukage-sama. Nessuna meraviglia che abbiano avuto vita facile. Io con i genin di Kiri andremo lì a cercare di fermarli, ho un piano. Per gli altri: questa non è una missione, non c'è un mandante per cui gli altri ninja sono liberi di seguirmi o meno. Ma vi avverto: se mi seguite, sarete sotto il mio comando. E su quello calai un tono perentorio che non accettava repliche. Era già abbastanza rischioso dover gestire eventuali azioni in solitaria di ninja in cerca di gloria che avrebbero potuto fare di testa loro per allargare il gruppo a ninja che pretendevano di mettere parole in decisioni militari.
    Non avevo finito da un istante quando un affaccendato ninja di Suna entrò e dopo un rapido saluto andò da Miagi a dirgli qualcosa nell'orecchio. Miagi annuì e il ninja uscì. La ragazza, è un ninja medico. Abbiamo bisogno di medici. Miagi non aveva peli sulla lingua, lo si intuiva abbastanza facilmente. Non a caso l'ho portata con me, Miagi-san. Ma non per farla rimanere qui, potrebbe essere utile dopo, in momenti più pericolosi. dissi e Miagi annuì, ma non demordette C'è molta gente che soffre qui. Che dite Mizukage-sama? Ce la prestate?

    Lanciai uno sguardo a Meika, senza però volerle comunicare qualcosa di particolare. Meika, a te la scelta. Mi rendo conto che saresti utile tanto con noi quanto qui. Ero anche curioso di vedere che avrebbe scelto. In ogni caso i suoi talenti sarebbero stati utili. Sia nella certezza di trovare qualcuno da curare lì nel campo, sia nell'incertezza di dare solo la sicurezza di un sollievo ai suoi compagni grazie alla sua medicina in caso di ferite. Due aspetti contrastanti ma equamente importanti di ciò che lei aveva scelto di essere.

    Dunque lì iniziavano le scelte. Chi avrebbe scelto di seguire Itai? Chi invece avrebbe scelto di fare di testa propria? E cosa avrebbe fatto Meika invece?





    Fate la vostra scelta gente :sisi:


    Edited by -Max - 21/4/2015, 21:28
     
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    La ceramica andò in frantumi contro il mio volto.
    Lo sguardo rimase immobile, con le ciglia che non sbattevano mai, proprio come quelle di un serpente, intento a riflettere tutta l'inettitudine di Miagi.
    Avevo collegato benissimo gli occhi al cervello, ma a differenza del jonin avevo imparato sin da bambino ad essere freddo, lucido e razionale.
    Uno shinobi è prima di tutto un'arma, uno strumento, non un pozzo di emozioni.

    Sfoga pure le tue debolezze su di me, se non sai reggere la pressione, jonin.

    Sibilai impassibile.

    CITAZIONE
    Direi che possiamo smetterla di scaldarci, no? Questa è una pessima situazione, dovremmo collaborare.

    Parole sante, non sapevo chi fosse entrato nella tenda, perchè ancora fissavo Miagi, tuttavia avevo percepito chiaramente la sua presenza con i miei sensi da rettile giungermi alle spalle.
    Mi limitai ad alzare la mani verso il cielo, in un cenno di accoglimento verso quelle parole.
    Il nuovo entrato si riverlò essere il Mizukage in persona e questo bastò a sedare lo scorbutico della sabbia.
    Divertente.
    Kiri doveva essere messa davvero male in quanto a ninja per inviare addirittura il mizukage.
    Dopo poco entrarono altri due ninja di Kiri.
    Li studiai con lo sguardo.

    Penso che la cosa migliore sia collaborare... nessuna riserva sul comando, siamo shinobi non prime donne

    Gettai un'occhiata ai miei compagni di Oto per cercare nei loro sguardi un'eventuale consenso, anche se poco mi importava quali sarebbero state le loro scelte, non eravamo un team.

    Tuttavia visto che dici di avere già un piano, sarebbe opportuno che lo condividessi con noi ora...

    Terminai incrociando le braccia davanti al petto, rivolgendomi al biondino.
     
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  6. Roronoa™
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    Problemi nell'Ovest

    Paese del Vento pt. III



    Percepì la tenda all'ingresso muoversi alle sue spalle.
    Un ampio sorriso si dipinse sul piccolo volto dell'otese.
    Era appena entrato un Nara, uno shinobi che Deveraux aveva addestrato nel primo corso Genin da lui tenuto.
    Il suo ex-allievo non lo aveva notato.

    Appena concludiamo qui lo saluto.

    [...]

    Miagi Senzo, un Jonin vecchio stampo.
    La mancanza di rispetto di Gouken non fu ignorata.
    In un impeto d'ira, egli scagliò una tazza di ceramica sul viso del Chunin di Oto.
    L'impatto fu violento, ma dalle sottile labbra dello shinobi colpito non uscì nessun grido di dolore.

    La tenda si riaprì, per la seconda volta.
    Si voltò. I suoi occhi verdi come foglie d'estate si soffermarono sul nuovo arrivato: era un ragazzo alto quasi quanto il Genin, capelli dorati e occhi duri quanto l'acciaio temprato.
    Chi era quel ninja, che arrivando in ritardo si era permesso di richiamare i presenti alla calma senza nemmeno presentarsi?

    Si girò rapidamente verso il Jonin della Sabbia, per osservare la sua reazione.
    Il tavolo sembrava tremare dal terrore, sicuro della sua imminente distruzione.

    Deveraux sgranò gli occhi, stupito nell'udire il titolo del nuovo arrivato.
    Quel ragazzo magro era il....Mizukage.
    Chi conosceva Deveraux sapeva che a stupire il Genin era anche l' appartenenza dello shinobi al famoso clan di Konoha.

    Un traditore. sentenziò il Genin, ma questa volta il suo pensiero non era intriso d'odio, ma dalla curiosità.

    Miagi era felice come un bambino nel giorno di Natale.
    Si decise a dare qualche informazione in più sulla missione.

    CITAZIONE
    Ascoltate. La gente che sta qui ci ha detto che sono stati attacchi da un popolo straniero. Si fanno chiamare "Kijin" .. Sono combattenti, sanno fare solo quello ed hanno deciso di conquistare quelle terre. Riconquistarle ora è fuori discussione, ma ci hanno invasi. Non so perché, ma si sono stabiliti al confine del deserto. Abbiamo mandato una squadra, ci sono tornate le loro teste con una rapidità sorprendente. Si sono stabiliti a circa un giorno di marcia da qui.

    Il briefing fu una chiacchierata tra il Mizukage e il Jonin della Sabbia. In silenzio, Deveraux raccolse le informazioni.
    Vennero raggiunti da due bambini, che si rivelarono essere Kiriani al diretto servizio del Mizukage.
    Come prevedibile, quell'Itai prese in mano la situazione.

    CITAZIONE
    Per gli altri: questa non è una missione, non c'è un mandante per cui gli altri ninja sono liberi di seguirmi o meno. Ma vi avverto: se mi seguite, sarete sotto il mio comando.

    Deveraux pensò al da farsi, mentre Miagi e il Kage disquisirono sul ruolo di quella ragazzina di nome Meika: era un medico, utile sia in missione sia nell'accampamento, per affiancare i medici sunesi probabilmente esausti.

    Voleva parlarne con i suoi due compaesani, ma congedarsi per parlarne in privato non era il massimo della trasparenza.
    Gouken lo anticipò, prendendo parola:

    CITAZIONE
    Tuttavia visto che dici di avere già un piano, sarebbe opportuno che lo condividessi con noi ora.

    Deveraux annuì.
    Concordava sulla seconda frase, meno sulla prima, infondo il ragazzo dai capelli dorati era il Mizukage, a lui sarebbe spettato il comando.

    Sono qui per aiutare Suna. Ci illustri il suo piano Mizukage-sama.






     
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    Un bel giochino per ammazzare la noia.
    Sempre se si potesse ritenere noioso un viaggio di due giorni sul dorso di un drago grosso quanto un palazzo al termine del quale ci saremmo dovuti confrontare con dei signori che stavano facendo migrare un intero popolo attraverso il deserto. Comunque, avrei avuto il tempo impegnato. Il Mizukage si era risentito del fatto che, sia io che Meika a quanto parte, non fossimo in grado di controllare il nostro chakra, quindi decise di impartirci una piccola lezione privata. Dopo averci passato un kunai ciascuno, spiegò in cosa consisteva quell'esercizio. Avremmo dovuto provare a far aderire il kunai al nostro palmo della mano, senza stringere il pugno ovviamente, in modo tale da non farlo cadere. E sarebbe stato meglio non farlo cadere, quel kunai, visto che era del Mizukage in persona. « Beh, non sembra difficile... » Dissi, prendendo il kunai dalla sua mano. Almeno la teoria: avrei dovuto concentrare il chakra nel palmo per farlo aderire al kunai, o, a seconda dai casi, alla corteccia di un albero, ad una parete rocciosa, ad una superficie liquida, e quindi, una volta a contatto, tornare indietro. Allargai le gambe, incrociandole, in modo da creare una specie di insenatura per permettere al kunai, se mai fosse caduto, di finirci dentro e quindi non rischiare di scivolare via nel vento impetuoso. Aprii il palmo della mano destra, chiusi gli occhi per un momento, e cercai di concentrarmi unicamente sul flusso del chakra che pervadeva il mio corpo. Sentii fluire l'energia attraverso me e la indirizzai verso l'arto destro, quindi, lungo il braccio, fino ad arrivare al palmo. A quel punto riaprii gli occhi e con la mano sinistra, in cui stringevo il kunai di Itai, feci aderire il kunai alla mano opposta. Sentii il mio flusso d'energia entrare in contatto con il freddo metallo, ma non riuscii a definire nient'altro. Non sapevo se, una volta tolta la mano sinistra, il kunai sarebbe caduto oppure sarebbe rimasto sospeso a mezz'aria. Decisi di scoprirlo quando sentii di essere pronto. Lentamente, quasi indeciso, spostai la mano sinistra. Il kunai restò lì dov'era, attaccato al palmo. « Al primo tentativo! » Esclamai, vittorioso. O almeno pensavo. Due secondi dopo, infatti, il sorriso che era comparso sul mio volto vene sostituito da una piccola smorfia, come se qualcuno mi avesse dato un pizzicotto alla mano aperta. Interruppi il contatto tra chakra e metallo, riprendendo il kunai ancora prima che cadesse tra le mie gambe. « Falso allarme... » Dissi, guardandomi il palmo destro, sul quale si era creata una piccola abrasione lungo tutta la pelle che era stata direttamente in contatto con il kunai. « Penso che questo succeda quando usiamo troppo chakra, vero Mizukage-sama? » Ma era una domanda retorica, conoscevo già l'errore. Riprovai nuovamente. Ripetei pedissequamente tutte le azioni che avevo eseguito solo pochi istanti prima, e questa volta ottenei un risultato ben diverso. Il kunai cadde tra le mie gambe, mentre io lo guardavo con un'espressione delusa. « Va bene, non è poi così semplice come sembra... » Guardai Meika. « A te come sta andando? » Avrei osservato quindi i tentativi di Meika e, successivamente, avrei provato e riprovato, finché non avessi raggiunto un risultato quantomeno accettabile. Testardo com'ero, non potevo certo lasciarmi sconfiggere da un kunai ed un pò di forza di gravità! Il viaggio, poi, era ancora lungo; di tentativi, e fallimenti, ne avrei potuti fare a milioni e non avevo neanche nient'altro di meglio da fare, oltre che guardare il cielo azzurro sconfinato, chiudere gli occhi, e lasciarmi andare al soffio del vento di tanto in tanto.


    [...]


    Tornai al punto d'incontro che avevo fissato con Meika e, dopo avergli raccontato in breve ciò che mi era stato riferito dall'anziano, incominciammo a dirigerci verso la tenda in cui il Mizukage ci aveva dato appuntamento. « La situazione è più grave del previsto... » Dissi, osservando le anime disperate che vivevano, o sopravvivevano in quel luogo. « Questi bastardi che hanno ridotto così queste persone sembrano molto pericolosi, soprattutto questo Ishiken, o come si chiama... » A quanto pareva, tutto il dolore era stato causato da un'unica persona, che rispondeva a quel nome. « Sono sicuramente una popolazione di guerrieri molto feroci e crudeli, un popolo che vive per combattere e per uccidere... Ma non so se sono stupidi, incoscienti o presuntuosi a spingersi fino a qui. Si sarebbero dovuti aspettare una reazione dall'Accademia e dagli altri villaggi... » O magari era stato proprio quella la motivazione: attirare su di loro guerrieri solo per soddisfare la loro brama di sangue e guerra. Non era una supposizione troppo ardita date le informazioni, però decisi di tenerla ancora per me, per il momento.

    Una volta arrivati alla tenda percepii subito la tensione che si stava respirando il quel posto. Il comando lo aveva un certo jonin di Suna, un tale Miagi, almeno fino dell'arrivo della spedizione della Nebbia. « Salve a tutti, sono Akira Hozuki. » Dissi, forse per giustificare lo spostamento di tutti quegli occhi sull'entrata in scena di me e Meika, anche se Itai aveva già anticipato il mio nome. « E le notizie sono pessime, direi, Mizukage-sama. » Raccontai quindi le notizie che avevo raccolto e, se nel caso non avesse parlato Meika, avrei riferito anche qualche dettaglio che avevo scoperto da lei, anche se le storie combaciavano pienamente. Finito di parlare, il Mizukage prese la situazione in mano. Dopo aver detto di avere un piano, chiese a tutti i ninja presenti, quattro senza contare me, Meika e Itai, se avessero avuto intenzione di seguirlo, e quindi obbedirgli, oppure di agire, eventualmente, in autonomia. Inoltre, pose Meika di fronte ad una scelta forse ancor più ardua: seguirci in battaglia, oppure restare al campo per portar manforte a tutti i feriti. Guardai Meika, attendendo la sua scelta, e non volendomi trovare al suo posto. Essere a metà tra seguire i propri compagni o aiutare quelle anime sofferenti, non c'era una scelta giusta e una sbagliata, si trattava semplicemente di scegliere, quindi decisi di non consigliarla in alcun modo e rispettare la sua scelta. Io di scelte, almeno per ora, non ne avevo.

    I due ninja di Oto, dopo aver aspettato che Itai finisse di parlare, si rivolsero a lui rispondendo alla chiamata. Entrambi, però, volevano conoscere il famigerato piano di Itai, e, uno in particolare, un tizio particolarmente viscido e disgustoso, con un evidente segno rosso in volto, gli parlò con eccessiva disinvoltura. Se fossi stato io il Mizukage, già gli avrei tagliato il collo dal busto. Pensai per un istante, prima di prendere la parola, compiendo un passo in avanti. « Se mi posso permettere, Mizukage-sama... » Aspettai qualche istante per vedere un suo eventuale cenno di assenso prima di continuare. « Il piano penso di averlo intuito... » Quel popolo sanguinario era attaccato alle loro tradizioni, e tradizione avrebbero avuto. « Non pensa, però, che tutti quegli uomini abbiano fatto troppa strada per giocarsi tutto in un unico combattimento? Sono sicuro che sconfiggerne uno, anche se fosse il loro capo, non basterà per scacciarli... Bisognerà combatterli tutti... E penso anche che questo Lei lo sappia, non è vero? » Il piano di Itai era sicuramente quello di affrontare quel loro demone, Ishiken, chiedendogli uno scontro da cui, probabilmente, non si sarebbe potuto tirare indietro, ma non mi aspettavo che un ninja di quel calibro pensasse di chiudere quella questione così facilmente. Evidentemente aveva già capito quello che io avevo espresso in parole, ma lo volevo comunque sentire da lui.
    Come ho detto, il rispetto si deve anche saper guadagnare.

     
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    Inizialmente la mia attenzione era stata catturata dal ragazzo con la maschera ed il volto distrutto, ma una volta presentatomi cercai di considerare anche le altre persone. Passando lo sguardo sui vari soggetti vidi ad un tratto Deveraux. Sgranai gli occhi ritrovandolo in questa circostanza. Mi dispiaceva essermi accorto solo adesso di lui, aspettai che i nostri sguardi si incontrarono nuovamente e gli feci un gesto alzando le sopracciglia, accompagnando il tutto con un sorriso.
    In realtà questi convenevoli erano poco utili, la tensione era alta. Quello con la maschera non sembrava avere una grande dimestichezza con le tensioni altrui. Il jonin di Suna aveva il suo bel da fare, e accuse e liti non erano sicuramente quello di cui aveva bisogno. L'arrivo e le parole del Mizukage erano chiare. Era ben meno chiara la reale emergenza della situazione. Gli altri villaggi avevano mandato ninja dalle dubbie capacità, ad un primo sguardo ero l'unico di Konoha. Se la situazione fosse stata più grave credo l'invio di aiuti sarebbe stato più consistente; eppure dall'emergenza che si poteva vedere nelle strade del paese del vento, e dalle parole del jonin con il quale stavamo parlando il tutto sembrava da non sottovalutare.



    Rimango sempre basito dalla voglia di sangue della maggior parte degli Shinobi. Nessuno ha ancora fatto nemmeno un sopralluogo, non sappiamo cosa sono disposti, sappiamo solo che tendono a fare sceneggiate mandando un finto demone contro dei semplici uomini. Sappiamo si e no dove sono collocati... Bah.

    In tutta onestà nemmeno le parole del Mizukage mi avevano particolarmente sollevato. Per il momento aveva solo lasciato intendere che avrebbe voluto risolverla alla vecchia maniera. Indubbiamente poteva contare su capacità uniche, ma difficilmente questo bastava senza il buon senso. Dentro di me speravo che si trattasse solo di una manifestazione di volontà atta a conferire in noialtri sicurezza, e che dentro di lui covasse strane strategie per risolvere la situazione nel migliore dei modi.



    Mi stupisce anche come quei ninja non si sottopongano subito al comando del Mizukage. Devono essere molto convinti delle loro capacità per subordinare l'accettazione alla spiegazione del piano.

    Pensai ancora un attimo a come comportarmi. Per la realizzazione del piano avrei indubbiamente voluto prendere la mia parte, che quasi mi spettava di diritto visto la mia appartenenza al clan Nara. Speravo seriamente che il Mizukage avesse ben udito il mio cognome. Detto ciò, visto che già gli altri stavano piantando grane, non mi sembrava il tempo di prolungare il dibattito. Dibattito due volte inutile visto che nessuno di noi aveva realmente visto il luogo in cui avremmo operato. Ritenevo importante la cooperazione di tutti, e l'atteggiamento dei ninja di oto non mi piaceva. Chiedere quale fosse il piano adesso significava cercare un pretesto per agire da soli. Il che avrebbe comportato rischi per tutti, e minor efficienza in generale. Mi sorse l'idea.



    Shinobi, Deveraux, non vi sembra più adatto pensare e parlare del piano quando saremo sul posto ? Così potremmo analizzarlo e valutarlo avendo già a disposizione un'idea del luogo in cui ci troveremo ad agire e la disposizione fisica dei nostri nemici. è impossibile sapere, da qui, qual'è il miglior modo per intervenire.



    Mi ero rivolto a Deveraux, che già conoscevo e all'altro ninja di oto che voleva conoscere anticipatamente il piano. La mia risposta, se ben accettato poteva togliere le loro richieste dalle croste del Mizukage, e magari si almeno raggiungere il luogo tutti assieme. Una volta sul posto sarebbe stato più difficile per eventuali rompi cazzo di turno agire da soli. In questo modo non avevo mancato direttamente di rispetto al Mizukage, dandogli un consiglio, ma magari gli avevo dato celatamente una mano.




    Near Nara da Konoha. Vengo con lei Mizukage.

    Dissi rivolto al biondino. Speravo davvero che le mie parole potessero contribuire ad una gestione sensata della "missione". Inoltre nell'accettare la subordinazione al Mizukage avevo ripetuto nuovamente il mio cognome, speranzoso che fosse effettivamente udito.

     
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    Problemi nell'Ovest

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    Il Mizukage decise che non era accettabile che loro non fossero capaci di usare il chakra in quella maniera così basilare. Lanciai un rapido sguardo ad Akira, sperando che almeno lui sentisse anche solo parte dell'imbarazzo che sentivo io in quel momento. Ma alla fine,d opo una rapida dimostrazione, il Mizukage ci consegnò due Kunai.
    Tu dici che è facile? dissi guardando il pezzo di metallo, cercando di tenere a mente le informazione datemi riguardo al come fare. Dovevo concentrarmi sul tenerlo ben incollato al palmo della mano... e non sembrava la cosa più immediata del mondo.
    Così feci ciò che qualsiasi altri Shinobi dotato di poca fantasia, poco intuito e molto tempo avrebbe fatto in quella situazione: feci fluire il chakra direttamente sul palmo della mia mano un po' troppo vigorosamente.
    Fu come se una molla ben tirata fosse stata rilasciata ed il kunai saltò via verso l'alto, provocando l'arresto di tutte le mie facoltà intellettive e cardiache. Fortuna volle che qualcosa in me riuscì a risvegliarsi in tempo - forse un antico istinto di sopravvivenza mai del tutto sopito - e riuscì a saltare abbastanza da afferrare il kunai e riatterrare su Yogan, salvo poi perdere l'equilibrio e finire indietro con la schiena. La paura di esserere mangiati da un drago lungo quaranta metri faceva miracoli: faceva passare le vertigini e ti donava coraggio di saltare sul dorso del drago stesso, quando poco prima avevi faticato ad alzarti in piedi.
    Non ci arrivo a Suna... ci vollero dieci minuti buoni prima di riuscire a ritrovare la concentrazione per ritentare. Nel mentre Akira era concentrato nei suoi esercizi e visto che il kunai non era saltato via stava sicuramente avendo miglior fortuna di me. Non avrei fatto la figura della cretina davanti al Mizukage. Rispetto allo splendido Akira Hozuki. Mi sarei infilata da me nelle fauci di Yogan piuttosto.
    Feci un respiro profondo e mi concentrai. Immaginai il chakra che fluiva, immaginai fili, molti fili che legavano il kunai alla mia stessa pelle. E feci fluire nuovamente il mio chakra verso il kunai, che questa volta non saltò via. Il che era un buon segno, dopotutto. Piano, molto piano, ruotai la mano e con meraviglia notai come il kunai rimase attaccato lì, contro il mio palmo.
    E ci rimase a lungo, finché non decisi di togliere la spina.
    Era stato così facile...
    Ok... dopo avrei rischiato di cadere, penso di aver capito. Non so, mi riesce.. lo rifeci, ed il kunai rimase ancora una volta ben saldo sulla mia mano Così semplice. Non sapevo perché.
    Eppure ci riuscivo. Almeno quello: non avevo idea di cosa sarebbe successo se avessi cercato di scalare un albero. Non riuscivo a capire che stessi esagerando o meno, ma una cosa era certa. Il kunai rimaneva lì.





    Quella scelta mi piombò addosso inaspettata. All'improvviso tornarono in mente le parole di quella madre che avevo curato, le sue parole. Mi estraniai da quella discussione, non ascoltai minimamente le parole di Akira e degli altri. C'era solo una cosa nella mia testa: la scelta.
    La scelta tra l'aiutare quel covo di disperati e tra l'aiutare il mio Kage, un mio amico ed altri ninja in una missione per salvare altri probabili disgraziati. Qualsiasi scelta avessi fatto avrei arrecato sollievo a qualcuno e sofferenze ad altri. Ma la scelta era più facile di quel che sembrava: logica, netta, precisa.
    Mizukage-sama dissi quando tutti gli altri ebbero terminato di parlare e prima che il Mizukage potesse dire qualsiasi altra cosa Miagi-san, io andrò con il Mizukage e gli altri. Se posso aumentare le possibilità di riuscita di questa spedizione e magari impedire o ridurre il numero di gente che viene da qui... lo farò. Ma quando torno, se possibile, vorrei rimanere qui a dare una mano. Posso, Mizukage-sama? non guardai il viso del Kage, ma dalla mia voce giungeva una tristezza tremenda.

    Akira aveva già colto quel lato di me quando la Confraternita rapì Hachi, il più scaltro dei tre bambini che ci avevano cacciato in quel guaio: non sopportavo la sofferenza e le ingiustizie altrui. Mi rattristavano prima di farmi infuriare e dopo la mia determinazione diveniva tale da non farmi fermare dinanzi a nulla. Così era stato per quei bulli schifosi della Confraternita, così era in quel momento per quei bulli schifosi dei Kijin.

    Avevo fatto la mia scelta. E non si tornava indietro da quelle.

     
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Problemi nell'Ovest

    Il Piano



    Rimasi a lungo in silenzio, senza interrompere le parole di nessuno. Ignorai il ragazzino che recava il mio stesso cognome, giacché i miei legami con quel clan erano sempre stati minimi e dopo così tanto tempo non suscitavano più alcun interesse in me. Meika prese la sua decisione in fretta, quasi rinvenendo da uno stato catatonico nel quale si era gettata.
    Decise di seguirmi. E di rimanere una volta tornati. Se vorrai rimanere a dare una mano qui potrai farlo. Dissi tranquillamente. La ragazza sembrava sensibile ai problemi di quella povera gente, che motivo avevo di impedirle di seguire i suoi istinti?
    Alla fine tutti quanti i presenti accettarono di seguirmi e così potei farmi una mezza idea su cosa fare. Che era ancora molto confusa. Akira aveva visto giusto, quelle tradizioni giocavano a nostro vantaggio con ogni probabilità, ma non era la cosa più immediata: c'erano molti altri fattori da considerare dei quali non sapevo assolutamente nulla. Il numero di nemici. Il loro scopo. Se batterli tutti avrebbe fermato l'invasione.
    A quel punto la soluzione radicale al problema dei profughi che giungevano a Suna pareva essere assai improbabile ma di quello si sarebbe discusso un'altra volta.
    In quel momento c'erano invasori accertati che minacciavano i confini Accademici e dovevo fare qualcosa, prima che questi Kijin facessero troppi passi in avanti.
    Le loro tradizioni... da quanto ho capito, loro prendono chiunque ritengano abile nel combattimento e lo sfidano. Questo "demone", che ha tanto spaventato questi poveri diavoli li ha battuti, sterminati e lasciati a pezzi. Deduco che sarebbe reciproca la cosa: dobbiamo distruggerli tutti. Feci un lungo sospiro. Non intendo mandare nessuno al macello. Se c'è bisogno di altri uomini per fermare una probabile invasione farò in modo di averli ma per ora siamo solo noi. Agiremo in questo modo: ci avvicineremo, ma manderò una mia copia a precederci circa una decina di chilometri prima di arrivare presso l'accampamento. Mapperà la zona e capirà quanti individui ci sono, dopodiché tornerà indietro prima del nostro arrivo. Correndo senza dovermi preoccupare di lasciarvi indietro darei tutto il tempo alla copia di andare, osservare, mappare e tornare. Una volta avuto il quadro generale della situazione deciderò che fare. Tendenzialmente intendo avere un approccio diplomatico per capire cosa vogliono. Se l'approccio diplomatico dovesse fallire, passò al richiamo delle tradizioni e gli farò pentire di aver messo piede in un territorio Accademico incrociai le braccia ed assunsi un'espressione ancora più seria (se era possibile poter essere più decisi di quanto già non fossi) Sarò sincero, nutro moltissimi dubbi riguardo le effettive possibilità di farla finita senza combattere. Ma in ogni caso, cercherò prima di capire che vogliono se possibile. Hanno ucciso tre ninja di Suna, ma a quanto ho letto nei rapporti inviati a Kiri, erano un Chunin e due Genin, ma se non sono troppi non ci creeranno problemi. Non finché ci sarò io nei dintorni.
    Senza false modestie, io ero di tutt'altra risma.






    Dopo aver fatto rifornimento di acqua e cibo abbandonammo il campo profughi. Non era ancora mezzogiorno, il sole saliva da est dirigendosi verso ovest e così gli demmo le spalle diretti verso occidente. La marcia non sarebbe stata facile, ed anzi, avrebbe certamente provato più di qualcuno specialmente nelle ore calde ma stando alle informazioni di Miagi saremmo certamente arrivati il giorno dopo. Il viaggio fu decisamente infernale intorno a mezzogiorno e fino a che il sole non placò i suoi raggi, ma centellinai l'acqua finché non giungemmo ad un'oasi.
    Era quasi notte per cui ci fermammo lì a riposare. Se avessimo corso tutta la notte ci saremmo stancati troppo. Sarebbe stato rischioso perdere tutte le energie solo per risparmiare tempo.

    In cielo una Luna piena bella come poche illuminava a giorno il deserto, divenuto improvvisamente assai freddo di notte. L'oasi non era che un laghetto con qualche palma alta e dell'erba che cresceva fino ad una decina di metri dalla riva del lago. L'acqua era fresca e limpida, come se provenisse da una fonte sotterranea invisibile che costantemente la riforniva. Lasciai che tutto il gruppo si riposasse e dopo aver consumato una cena frugale, ma energetica, aspettai altri dieci minuti prima di avvicinarmi ai due compaesani.
    Meika, Akira chiamai i due facendo loro cenno di alzarsi e seguirmi. Li condussi vicino due alte palme dall'aspetto antico e mastodontico. Ognuna di esse era alta circa quindici metri. Dei mostri. Presi due Kunai, dunque mi avvicinai alla base dell'albero a sinistra, posando una mano sul tronco.

    Ieri siete stati bravi entrambi. Tuttavia quell'esercizio era basilare, vi ha fatto comprendere solo cosa fare con il chakra. Meika ha compreso se ho notato bene che se non stai attento il chakra ha anche un effetto repulsivo... per un istante ho creduto di doverti recuperare in volo. Akira, tu hai già iniziato a comprendere gli effetti negativi della troppa forza. Ciò che dovrete far ora e recuperare questi Kunai. Misi un piede sulla corteccia dell'albero, feci fluire liberamente il chakra e corsi senza problemi fino a dodici metri di altezza dove con un colpo infilai il kunai profondamente nel legno. Con un salto fui sull'alto e misi il kunai alla stessa altezza, per poi scendere rapidamente.
    Recuperateli, avete... diciamo un paio d'ore di tempo, dopodiché non mi importa, voglio che la smettiate e che vi riposiate. In un paio d'ore però dovreste avere bene in mente le basi, la tecnica potrete affinarla da soli. Non temete di cadere, se dovessi notare che avete perso l'equilibrio da un'altezza pericolosa vi recupero io. Finché non rischiate di spezzarvi qualche ossa lascerò che la terra sia un buon insegnate sorrisi appena Mi spiace ragazzi, ma ci sono passati tutti.

    Così mi sedetti ad osservare i loro miglioramenti.
    Quando iniziarono a raggiungere i sei metri di altezza aguzzai bene gli occhi in cerca di segni che lasciassero intendere una loro caduta. Qualora uno di loro avesse perso l'equilibrio avrei immediatamente utilizzato le Code di Chakra: subito un arto pensile fatto di puro chakra cremisi si sarebbe allungato verso il cadente, afferrandolo saldamente per poi posarlo a terra.
    Così per massimo due ore. Dopodiché avrei detto loro di andare a dormire. Il giorno dopo sarebbe potuto essere difficile.





    La sveglia fu il sole e dopo una colazione ed aver ricaricato gli otri di acqua ricominciammo a correre. Non fu passata che un'ora che unii le mani a formare un sigillo e con una nuvoletta di fumo comparve dinanzi a me una mia copia esatta. Questa accelerò il passo alla massima velocità, lasciando indietro tutti quanti gli altri che dovevano adattarsi necessariamente ai più lenti del gruppo.

    La mia copia corse fino a che non fummo scomparsi alle spalle. Dopodiché evocò Qan
    Creatura Qan [Evocazioni]

    Creatura [Qan]
    Qan è il più giovane e inesperto dei Tengu, ancora in formazione nella sua strada di guerriero. Nel frattempo però ha imparato molto bene l'arte dello spionaggio ed è un esploratore molto esperto. Ha una lunga memoria e riesce a ricordare molte cose dei suoi viaggi esplorativi. E' sboccato e impertinente, il più delle volte, e non regge il sakè, sebbene lo ami come ogni Tengu.
    E' solito essere evocato anche per compagnia, in quanto conosce il Jutsu della Trasformazione Reale dei Tengu, che lo camuffa dal suo aspetto terrificante. Ovviamente, offenderlo nel suo orgoglio per il suo aspetto non proprio splendido equivale ad attirarsi il suo odio che lo renderebbe petulante oltrelimite.
    E' alto un metro e mezzo ed è un Karasu Tengu.

    Energia: Verde
    Taglia: 3 Unità
    Competenze Conosciute: Abilità [3]
    [Da Genin in su]

    Carte Ninja
    Arte: L'utilizzatore può incidere nelle carte ninja le informazioni conosciute, dialoghi, indicazioni senza la necessità di scrivere. Richiede slot gratuito Istantaneo. La carta può essere occultata, risultando bianca, e resa visibile a volontà del creatore. A discrezione del creatore è possibile permettere la lettura di tali carte agli estranei soddisfano delle condizioni.
    (Consumo per carta: ¼ Basso)
    [Da Genin in su]

    Visore [Vario]
    Semplice visore che garantisce una visione notturna ed una vista telescopica fino ad 1km di distanza.
    Tipo: Supporto - Supporto
    Dimensione: Piccolo
    (Potenza: - | Durezza: -)
    [Da Chunin in su]

    Rotolo Scrivente [Vario] [x3]
    Si tratta di un rotolo su cui è possibile imprimere informazioni tramite abilità apposite. Funziona in maniera identica alle carte ninja, ma è grande abbastanza da contenere molte informazioni o grossi disegni come una mappa.
    Tipo: Supporto - Supporto
    Dimensione: Media
    (Potenza: - | Durezza: -)
    [Da Chunin in su]

    Mappatura Totale
    Villaggio: Personale
    Posizioni Magiche: Topo, Drago, Bue, Topo, Gallo
    L'utilizzatore può, toccando il terreno acquisire in mente le informazioni sulla morfologia del territorio nel raggio di 1,5 km, compresa l'esistenza di costruzioni. Non può rivelare la localizzazione di persone, animali di qualsiasi taglia e oggetti di dimensioni inferiore alle 4 Unità. Una volta acquisite le informazioni l'utilizzatore potrà sfruttarle per 1 giorno prima che siano dimenticate. E' possibile memorizzare massimo una mappa alla volta.
    Tipo: Ninjutsu - Ninpou
    (Livello: 3 / Consumo: Medioalto)
    [Da Jonin in su]
    . Il piccolo esagitato Tengu svolazzò attorno alla mia copia che lo afferrò come al solito al volo, tenendolo fermo. Qan, ho bisogno che tu mi dica se riesci a vedere qualcosa da qui ad un chilometro di distanza. Roger! E detto ciò si alzò in volo, tenendo il suo prezioso visore sugli occhi. Scese rapidamente scuotendo il capo pennuto. No Itai, niente. Ok Qan. Tieniti....Eh? Qan non ebbe tempo di chiedersi cosa stava accadendo. Fu afferrato, caricato in spalla e trascinato alla massima velocità in avanti.

    AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHA Ma sta zitto! Ed usa quel dannato visore e dimmi quando ti sembra di vedere un accampamento! AAAA... AH OK! e si sistemò sulle mie spalle, tenendo il visore piantato sul muso.

    Dopo circa un'ora di cammino, durante la quale la copia aveva percorso circa tre volte la distanza coperta dal gruppo di ninja accademici che precedeva, Qan intravide qualcosa. Una serie di tende a cupola, pochissime ed una palizzata di tronchi acuminati ben piantati nel terreno dietro le tende. Non era certamente una struttura difensiva. La copia rallentò l'andatura e si avvicino furtivamente fino a cinquecento metri. Qan volò in alto, trasformato da uccello ed osservò dall'alto l'accampamento. Dunque discese, prese uno dei suoi rotoli e si concentrò attentamente. [Tecnica di Qan]. Dunque toccò il rotolo ed immediatamente su questo comparve una mappa dettagliata della zona.

    E c'erano sorprese.

    La copia anche lo notò: si era concentrata moltoSesto Senso [2]
    Arte: L'utilizzatore può percepire la presenza di manifestazioni di chakra entro 900 metri (3 passi); può essere applicata Percezione del Chakra. Sono necessari 2 round di concentrazione.
    (Consumo: Basso)


    Percezione del Chakra [0]
    Speciale: L'utilizzatore può vedere il colore del chakra di una persona osservata. L'utilizzatore può scoprire alcuni aspetti del chakra: impronte possedute; alterazioni da tonici, droghe, tecniche speciali, possessioni e simili; quantità approssimata della riserva.

    ed aveva rilevato diverse fonti di chakra. Quattro di maggior livello, di cui una molto grande sebbene non pari a me. Di queste quattro una era abbastanza debole, ma più grande di altre dieci ammassate in direzione di quella recinzione. Quel campo nascondeva ben altri segreti.

    Qan, rimani qui osserva dall'alto. Io torno indietro a consegnare la mappa ed a riferire le notizie. Quando ci vedi arrivare torna a riferire tutto, che ci siano cambiamenti o meno. Ok capo! E spiccò il volo, tornando nella sua forma animale, abbandonando quella di Tengu. La copia ricominciò a correre rapidamente all'indietro sui suoi passi, incrociandoci dopo nemmeno un'ora di cammino. Mi consegnò la mappa e svanì. Le informazioni si riversarono nel mio cervello e seppi che quella missione era più complicata del previsto.
    Ci sono problemi dissi, aprendo la mappa per poi metterla al suolo. Si notavano cinque tende non grandi ed un recinto largo circa vento metri e lungo altrettanto. Sono solo quattro nemici, il che mi insospettisce. Tuttavia uno di loro potrebbe occuparsi di tutti voi senza molto sforzo, immagino che sia quello che comandi da quelle parti. Tuttavia ho sentito diverse fonti di chakra molto deboli in quel recinto... forse prigionieri, e mi sembra strano. Non ne avevano fatti stando ai racconti. Detto ciò, la cosa migliore è agire su due fronti. Indicai sulla mappa le tende I nemici: ci andremo io, Gouken e Deveroux. Parleremo con loro, li intratterremo per un po' e li distrarremo, se necessario li combatteremo . Dai prigionieri andate Akira, Meika, Near e Hisagi. Ci separeremo a circa mezzo chilometro di distanza dall'accampamento, dunque svolterete a nord dietro queste dune indicai un gruppo di dune a nord delle tende, a circa trecento metri di distanza Aggirerete tutto l'accampamento ed andrete alle spalle. Nel mentre noi arriveremo di fronte, attirando l'attenzione di quei quattro. Vi assicuro che sarete informati del nostro arrivo da una mia evocazione che si trova già sul luogo. Quando lei vi darà il via libera, agite e liberate i prigionieri se necessario. Lascio a voi la valutazione della situazione, non fate cavolate. Una volta liberati, scappate verso ovest con i prigionieri liberati. Combatteremo quei quattro e ripuliremo questo posto. Vorrei fare almeno un prigioniero, così da ottenere qualche risposta su questa invasione striminzita. Sospetto che possano esserci forze più ingenti in arrivo, ma non ho avvertito nulla, né la mia evocazione ha visto qualcosa. Ora avanziamo.

    Ripresi la mappa e ricominciammo a correre verso ovest. Dopo poco più di un'ora arrivammo a mezzo chilometro dall'accampamento. Qan, nella sua forma di corvo, scese in picchiata e ci affiancò. Feci cenno a tutti di fermarsi.
    Itai, ho dato un'occhiata all'accampamento. Nel recinto ci sono dieci bambini, avranno meno di dieci anni sicuro da quanto ho visto. feci un cenno disgustato. Avevano rapito bambini? Quando? Nessuno l'aveva detto al campo profughi. Era anche vero che potevano essere stati rapiti in altri momenti, oppure i loro genitori erano morti. Oppure semplicemente non era giunta notizia: in quel caos non era improbabile che sfuggisse qualcosa. Che schifo. Qan, sorvola l'accampamento, ma tieni d'occhio i movimenti del gruppo di noi che aggirerà l'accampamento. Quando i nemici saranno distratti e probabilmente allontanati, da loro il via libera per liberare i prigionieri. Avvisami quando sono alle spalle dell'Accampamento. Mi raccomando, niente urli. Qan fece un saluto militare con l'ala Ok boss! disse a bassissima voce, dunque spiccò nuovamente il volo.

    Akira, Near, Hisagi, Meika andate. Poi mi rivolsi agli altri due restanti. Voi due, con me. State pronti alla lotta. Dunque mi rivolsi all'Akuma. Era un ninja medico, aveva più senso che andasse dove c'erano i combattimenti. Meika, tu sei il nostro ninja medico. Ti mando con la squadra di liberazione perché potrebbero esserci imprevisti ed i prigionieri potrebbero aver bisogno di cure per scappare. Avrai modo di rattoppare le nostre ferite quando ci riuniremo. Una volta terminato tutto, se abbiamo vinto, ci rivediamo all'accampamento. Andate!

    Lasciai che i quattro si dirigessero verso nord come avevo istruito loro. Dovevano essere furtivi per evitare di essere scoperti. Attesi lì, nascosto tra la sabbia, che Qan mi desse il via libera.
    I ninja, se fossero stati furtivi e se non avessero commesso imprudenze, non avrebbero avuto problemi a raggiungere il retro dell'accampamento. A circa trecento metri, nascosi tra la sabbia, avrebbero potuto notare come la recinzione non sembrasse dotata di alcun cancello. E nel silenzio del deserto, dove l'unico sono era il vento assai debole in quel momento, giungeva l'eco di urla.
    Urla di bambini.





    Yo.
    Allora, un altro post non esageratamente difficile, di pura narrazione. Lascio la descrizione dell'aggirata dell'accampamento a chi partecipa, ma se descrivete qualche comportamento errato potreste avere soprese.
    Chi rimane con me dovrà attendere il prossimo post per entrare ufficialmente in azione.
     
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    Come speravo il Mizukage aveva fatto in modo che tutti restassimo uniti. D'altronde non avrebbe avuto senso ipotizzare una strategia li dov'eravamo. Deciso di procedere uniti iniziammo il viaggio verso l'accampamento, capitanati dal Mizukage. Il viaggio sarebbe stato ben lungo, sotto il sole cocente di questo dannato villaggio.



    Il Mizukage sembra prestare parecchia attenzione per quei due ragazzi. Evidentemente sono dei suoi allievi. Spero abbiano appreso qualcosa da lui. Non lo conosco, ma se ha quel ruolo è sicuramente un valido shinobi, spero di poter contare anche su questi due ragazzi.

    Pensai mentre durante il riposo serale li aveva allontanati dal resto del gruppo per fargli fare dell'allenamento con il chakra. Era un'abilità che nemmeno io possedevo, effettivamente imparare ad utilizzare il chakra in maniera adesiva era importante, dovevo immediatamente metterlo nella lista delle cose da fare.
    Il viaggio fu abbastanza stancante, fummo costretti a razionare l'acqua ed usarla con intelligenza, per evitare di arrivare stremati ed assetati alla metà.
    Tra noi c'erano ninja di grado diverso, si vedeva dal fatto che alcuni, me compreso, viaggiavano praticamente al massimo delle loro possibilità, mentre altri sembrava trotterellare al passo.

    è ovvio che loro devono adeguarsi alle nostre possibilità. Da un lato rallentiamo la spedizione, speriamo di tornare utili in seguito.

    Notai comunque che i due ragazzi di kiri sembravano leggermente più affaticati di me, probabilmente ero leggermente più allenato. Avrei dovuto tenerne conto più avanti. Arrivati a pochi chilometri dall'accampamento il Mizukage spiegò il da farsi. Io e gli altri "piccoli" del gruppo avremmo dovuto aggirare l'accampamento, puntando a salvare gli ostaggi.




    La strategia è semplice. Loro intrattengono, e noi salviamo i buoni. Il tutto però appare sin troppo semplice. Odio queste situazioni in cui non conosco le reali competenze dei miei alleati. In questo modo non si può studiare un vero e proprio piano d'azione in base alle caratteristiche di ognuno. Mah... Sembra tutto troppo facile.

    Non ero molto convinto, ma per quello che sapevamo non c'erano altre azioni ipotizzabili. Tutte le nostre informazioni derivavano dalle abilità del Mizukage e dall'osservazione della sua creatura. Più di tutto mi preoccupavano le parole del Kage. Vi era un soggetto in grado di competere con tutti noi, in questo caso dovevamo sperare che lui non lo perdesse di vista, perchè altrimenti sarebbero stati cavoli amari per noialtri.



    Piu di tutto mi lascia perplesso la presenza dei bambini. Il Kage ha ragione nel dire che in queste situazioni di caos capita che alcuni particolari si perdano. Ma tutti sono attenti ai bambini. Se anche i genitori fossero tutti morti ci sarebbero comunque zii, parenti, amici e conoscenti a notare la loro assenza. Mi sembra troppo sospetto. In questo genere di situazioni tutti pensano prima di tutti ai bambini, ed è la prima cosa di cui ci si accorge la loro assenza.

    Nonostante i miei dubbi in merito non avevo occasione di esporli. Il kage ci aveva già dato il via per aggirare l'accampamento, e viste anche le precedenti reazioni di alcuni del gruppo non mi sembrava il caso di mettermi a contestare gli ordini. Decisi comunque che ne avrei tenuto conto, magari aspettando l'occasione migliore per analizzare la faccenda con gli altri del gruppo.
    Gli ordini erano semplici, noi quattro dovevamo aggirare l'accampamento. Purtroppo il Kage non aveva designato nessuno di noi a capo del quartetto, ciò avrebbe creato un po' di confusione probabilmente, ma anche in questo caso, non sarebbe stata una bella mossa per il morale se mi fossi messo a spiegare che qualcuno doveva fare il capogruppetto. Rimasi nuovamente in silenzio.
    Aspettai che anche gli altri fossero pronti e poi partì per la nostra destinazione. Dovevamo posizionarci dietro due dune a nord dell'accampamento che ci erano state indicate dal Kage. Da quel momento eravamo nel vivo della missione, ed era ovvio che avremmo dovuto prestare molta attenzione ad ogni movimento.



    Non essendoci il Kage ce la dobbiamo vedere noi... Non posso sapere che abilità hanno questi ragazzi, di conseguenza conviene stare attento ad ogni particolare.

    Mi muovevo attentamente, cercando di non sollevare sabbia ne tanto meno di fare rumore Furtività . Il vento era debole, e se le guardie avessero visto troppa sabbia spostarsi o se avessero sentito dei rumori non avrebbero avuto dubbi. Non avevamo animali o altro a cui dare la colpa. Drizzai le orecchie e tenni gli occhi ben aperti Investigatore. Se fossi riuscito a sentire qualche rumore o a vedere qualcosa di particolare avrebbe potuto esserci d'aiuto. Facendo il giro largo, in maniera da rimanere ben distante dalla visuale di coloro che erano nell'accampamento andai verso le dune. Durante questo tratto il rischio di un'agguato nemico era abbastanza alto. Vero che il kage aveva detto di non averli rilevati, ma ciò non significava che non ci fossero. Anche per questo mio timore cercavo di stare attento a suoni e simili. Purtroppo, l'unico suono che si sentiva chiaramente era quello delle urla dei bambini. Una volta arrivato dietro le dune sfruttai l'occasione per riferire un attimo con i miei compagni i miei dubbi. Parlai in maniera che solo loro potessero sentirmi , cercando di essere il più silenzioso possibile. In maniera tale che nemmeno se trasportate dal vento le mie parole avrebbero raggiunto le guardie.



    Ragazzi ascoltatemi un attimo. Non per mettere in discussione nessun ordine, ma direi di prestare attenzione ai "bambini. "

    Pronunciai la parola "bambini" con un tono diverso, scettico.



    è risaputo che se c'è un'assenza che tutti notano è proprio quella dei piccoli. Anche ammesso che tutti i loro genitori siano morti, ci sono sempre amici e conoscenti che possono accorgersi della loro assenza. Inoltre le urla. Se foste i cattivi di turno, saresti attenti a non farli urlare proprio per evitare di essere scoperti troppo facilmente. Dobbiamo indubbiamente seguire gli ordini, ma non mi stupirei se non fosse altro che una trappola. Occhio.

    Non volevo indurre nessuno dei miei compagni a cambiare strategia, anche perchè era evidentemente troppo tardi, ma se c'era la possibilità di prevenire e ridurre gli effetti di un'eventuale agguato a sorpresa, dovevo agire in modo di farlo.
    Presi due Kunai dalla tasca Slot gratuito immediato, ne tenevo uno per mano. Speravo di non doverli usare, ma il rischio c'era. Li avrei tenuti internamente nelle maniche, per evitare che il riverbero del sole sulla superficie metallica si trasformasse in un segnale d'allerta per i nostri avversai.
    Guardavo la creatura del kage, in attesa del suo segnale per partire verso l'accampamento, distante 300 metri dalla nostra posizione.







    Ragazzi se ritenete i miei post troppo lunghi ditelo che li stringo.
     
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  12. Gama
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    Problemi nell'Ovest

    4/?

    Il mizukage. Il mizukage avrebbe partecipato con noi alla missione, non mi sarei lasciato scappare l'opportunità di lavorare con lui: avrei potuto imparare molto, sia sul modus operandi per compiere al meglio una missione di questo tipo che su di lui. Kiri non è certamente in ottimi rapporti con Oto e scoprire qualcosa di più sui ninja del villaggio della nebbia si sarebbe sicuramente rivelato utile prima o poi. Il giovane ninja della foglia, invece, era un Nara; clan interessante con cui non aveva intrattenuto nessun rapporto, ahimè, nel periodo in cui ero stato un ninja di Konoha. Oltre ai miei compaesani, al mizukage e all'altro Nara c'erano due ninja di kiri, quello che si faceva chiamare Akira poté fornirci qualche informazioni in più, il mio sguardo rimase su di lui per qualche secondo, finalmente qualche informazione sui nostri nemici, certo nulla di straordinario o esclusivo ma me lo sarei fatto bastare insieme alle altre nozioni dateci dal Jonin di Suna.
    Fu poi il Mizukage a parlarci delle tradizioni di questa tribù, quindi espose il suo piano, l'obiettivo era uno: distruggerli.

    Ci vennero consegnate delle provviste e diverse borracce contenti abbastanza acqua per il lungo viaggio nel deserto, il sole si alzava ad Est e noi gli girammo le spalle allontanandoci e puntando ad Ovest. Il mizukage non ordinò nessun ordine di marcia ma seguimmo un ritmo blando per rimanere uniti, probabilmente non temeva nessuna imboscata o perché era impensabile che fossero così vicini al villaggio o perché, se ci avessero attaccati, sarebbe bastato lui a sventare l'agguato. Nessuna delle due opzioni mi tranquillizzò appieno e quindi, in silenzio, decisi di rimanere infondo al gruppo.
    Facevo fatica a respirare, malgrado non fossi particolarmente stanco, il sole mi stava debilitando e la maschera tratteneva il mio respiro caldo evitando che il mio volto fosse risanato dalle breve e leggere brezze di vento; il sudore copioso mi ricopriva quel ammasso di cicatrici che una volta, qualche persona amica, avrebbe potuto riconoscere il mio viso.

    Dopo diverse ore di marcia arrivammo ad un'oasi. Il sole scese ad una velocità innaturale oltre l'orizzonte e, in maniera altrettanto sovrannaturale, sentii il freddo salire e la luna illuminare l'oceano di sabbia che ci circondava. Il mizukage si allontanò insieme ai due genin della nebbia, sebbene fossi molto curioso di capire che diavolo stessero facendo, mi allontanai a mia volta da loro arrivando quindi alla pozza d'acqua dove mi tolsi la maschera e respirai a pieni polmoni, prima - ovviamente - mi assicurai che nessuno mi avesse seguito o fosse casualmente lì alle rive della sorgente d'acqua. Finalmente avrei avuto modo di vedere cosa diavolo stesse succedendo, dopo qualche ora di marcia avevo iniziato a sentire dolore al fianco e, ora che mi ero spogliato della tunica, vidi la fasciatura al petto essere bagnata di sangue. I medici del villaggio della sabbia si erano raccomandati di non prendere parte alla missione, mi avevano avvertito che qualche ferita si sarebbe potuta riaprire ma testardo come sono non gli avevo dato assolutamente nessun peso. Ora però necessitavo di una pulizia delle ferite e di cambiare le fasciature, mi maledii bestemmiando a denti stretti. Il Mizukage stava alla base di due alberi dell'oasi mentre i due genin cercavano di utilizzare il chakra per camminare in verticale, rimasi in silenzio attendendo che finissero, mi ero rimesso la maschera e il mantello, avevo sfruttato il momento di tranquillità nell'oasi per bere e mangiare senza mostrare a tutti il volto tumefatto.
    Quando si incamminarono verso l'accampamento mi sarei alzato e avrei camminato verso il terzetto, la ragazza era un ninja medico e avevo bisogno delle sue capacità, quindi a qualche metro da loro parlai con voce calma facendo prima un breve cenno di riconoscenza verso il Kage. Itai-sama, se non ho capito male la ragazza è un ninja medico. Avrei bisogno di un suo aiuto, posso rubargliela per qualche minuto? Avrei, infatti, preferito non farmi vedere ferito di fronte al resto della squadra (forse per orgoglio, pudicizia o, più semplicemente, per non mostrarmi ferito e debole) quindi se avesse accettato mi sarei di nuovo diretto verso il luogo vicino alla sorgente dove mi ero fermato prima, lì avevo preparato qualche ramo secco che, nel caso avesse avuto bisogno di fuoco o luce, avrei acceso rapidamente. Prima, però, le spiegai il problema. Sono scampato ad un lungo periodo di prigionia e tortura. Purtroppo il mio corpo testimonia ancora il loro sadismo, l'ospedale di Suna mi ha dimesso ma mi avevano consigliato di evitare particolari sforzi fisici accennando al fatto che qualche ferita si sarebbe potuta riaprire, non gli ho molto creduto - a quel punto lasciai cadere il mantello e aprii la tunica mostrandole il petto completamente fasciato da candide garze, un'evidente macchia rossa traslucida però macchiava quella purezza. Saresti così gentile da pulirmi la ferita e sostituirmi le garze? Non tolsi la maschera e attesi suoi ordini per facilitarle il lavoro, se avesse accettato la mia richiesta d'aiuto.

    Il sole ci svegliò e pose la ripresa della nostra marcia, il kage usò la tecnica della moltiplicazione e la copia scattò via ad una velocità mostruosa. Dopo qualche ora la vedemmo tornare e con sé portava una mappa, alquanto dettagliata, di un accampamento individuato proseguimmo quindi ed un uccellaccio iniziò a parlare e ci informò della presenza di un gruppo di bambini, circa una decina, che si sospettava fossero prigionieri. Certo, questo non rientrava nelle informazioni in nostro possesso non si pensava, infatti, che facessero prigionieri; chissà per quale motivo avevano deciso di accollarsi dieci bocche in più di sfamare. Insieme ai due genin di kiri e al Nara avrei dovuto aggirare il villaggio e, giunto nella parte settentrionale, avremmo dovuto attendere il segnale di Itai e salvare questi bimbi.
    Sfruttammo la protezione naturale delle dune per aggirare, celati alla loro vista, l'accampamento; malgrado la protezione naturale feci attenzione ad evitare smottamenti nel terreno o attirare l'attenzione di possibili sentinelle non individuate dal Mizukage. Arrivati quindi in posizione il Nara parlò, ci ammonì dal fatto che potesse essere una trappola. La voce rocca venne filtrata dalla maschera e mi girai cercando il suo viso, non alzai la voce temendo che qualcuno potesse sentire sebbene ci fossero trecento metri a dividerci dal campo nemico Eviterei di buttarci a capofitto verso la palizzata, se non avete idee migliori proporrei di sfruttare la tecnica della trasformazione e, tramite la parziale copertura vegetativa - sì, mi riferisco a queste piccole dune e quei sporadici cespugli -, avvicinarci alla palizzata e poi prelevare i prigionieri. Sempre che di prigionieri si tratti. Quindi avrei riferito della mia propensione al combattimento corpo a corpo e, se il Nara avesse dichiarato la capacità di sfruttare la tecnica segreta del suo clan, gli avrei consigliato di rimanere più arretrato insieme a Meika -unico ninja medico e per cui da proteggere, non volevo certo che credesse che la sottovalutassi, se nel proporlo avessi avuto questa impressione, le avrei specificato l'importanza della sua incolumità per il team - mentre io ed Akira avremmo potuto aprire la strada. Avevo solo sentito qualche voce riguardo alla capacità Innata dei Nara ma non era un segreto che si basasse sulle ombre, il recinto - grande circa una ventina di metri per altrettanti - proiettava l'ombra sulla sabbia e forse avrebbe potuto sfruttarla al meglio nel caso di qualche inconveniente; sia che ci fosse qualche guardiano o ninja nemico nelle zone, sia che i "prigionieri" non si rivelassero essere prigionieri.
    Facevo capolino dalla duna brevemente e senza uscire troppo con la testa, cercando ulteriori informazioni sul terreno di combattimento. Quindi, se non ci fossero state obiezioni e avessero concordato tutti, mi sarei trasformatoTecnica della Trasformazione - Henge no Jutsu
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Capra
    L'utilizzatore può cambiare il proprio aspetto. Le dimensioni possono essere maggiorata o diminuita al massimo del 50% rispetto le proprie dimensioni reali. La trasformazione permette di assumere le caratteristiche tecniche dell'oggetto in cui trasformati oppure ottenere armi naturali se possedute dall'animale trasformato. Le potenzialità devono essere parigrado l'utilizzatore, non è possibile ottenere una protezione fisica e non è possibile ottenere capacità di movimento non possedute dallo shinobi. È possibile applicare questa tecnica anche in combinazione con un altro shinobi, unendo i due in uno stesso aspetto fittizio. Solamente uno dei due shinobi avrà il controllo delle nuove sembianze ma entrambi dovranno pagare il costo di attivazione. Subire un danno pari o superiore a leggera causerà lo scioglimento della tecnica.
    Tipo: Ninjutsu - Ninpou
    (Livello: 6 / Consumo:Basso )
    in un serpente del deserto le cui colorazioni naturali avrebbero potuto giocare dalla nostra parte. Avrei invitato Akira a trasformasi con me affinché di due ninja comparisse un unico serpente, sempre per evitare di andare troppo nell'occhio. Quindi ci saremmo diretti verso l'accampamento, strisciando fra le dune e tenendo lo sguardo rivolto verso il villaggio e possibile altre minacce, ovviamente dopo il segnale del Tengu.




    Chakra 59/60 Bassi

    Allur, mi dispiace aver saltato un giro ma diverse cose hanno reso impossibile la stesura di quel post come la possibilità di seguire in maniera attiva il foro. Sembra che le cose siano tornate alla normalità quindi non dovrebbe succedere più.

    Per Near, Hidan e Macs/Meika: se vi va bene il piano, ossia di avvicinarci dopo esserci trasformati prima io ed Hidan seguiti da gli altri due, ottimo. Altrimenti potremo fare un mini giro di post per metterci d'accordo su un piano più ottimale e intelligente :asd:
     
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  13. Roronoa™
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    Problemi nell'Ovest

    Paese del Vento pt. IV




    Le parole di Near gli scivolarono addosso.
    Le sue lame non erano al servizio di chiunque, la sua fedeltà andava guadagnata, perchè una volta avuta, Deveraux era disposto anche a morire per salvare il più insignificante degli studenti, suoi compagni in quella missione.

    Il Mizukage illustrò il suo piano d'azione, dosando bene ogni parola, e concludendo con una frase che fece sorridere il Genin.
    Generalmente odiava le persone spavalde, ma considerando il rango posseduto dal ninja, Deveraux era curioso di vederlo combattere.
    Di cosa era capace quel biondino?

    Ci sa fare. Pensò, soddisfatto. Tentare di risolvere la questione diplomaticamente era saggio, anche se decisamente utopistico, ma tentare non nuoceva.
    Avrebbero potuto ottenere delle informazioni su quel popolo sconosciuto ai più.

    Lo sguardo di Deveraux scivolò su ogni presente, cercando di captare le loro sensazioni.
    Nessuno prese parola.
    Il Jonin aveva la fiducia di tutti.

    [...]

    La missione era appena cominciata.
    Dopo essersi riforniti di acqua e cibo, gli Accademici si misero in viaggio, entrando in quel mare di sabbia che non conosceva confini.
    Senza nessuna nuvola a filtrare i raggi solare, la temperatura e l'umidità iniziarono ben presto a torturare il team.
    Deveraux si era quasi abituato a quelle condizioni, aveva percorso l'Anauroch ben tre volte, quindi, poteva considerarsi un non-principiante.
    Si tolse la canottiera che indossava sotto l'abito, mettendosela sul capo.
    La sua borraccia era sulla sua destra, ben protetta dai raggi solari.
    Aveva imparato a bere spesso ma poco. L'ultima volta, a forza di resistere alla tentazione di idratarsi, aveva rischiato di svenire.

    Senza il mantello - che aveva regalato al piccolo - si sentiva più leggero, maggiormente libero di muoversi, anche se non aveva più la possibilità di nascondere i sigilli.

    Si avvicinò a Near, dandogli una pacca sulla spalla destra.

    Tutto bene? Ci sarà da sudare oggi. Esclamò, toccandosi la fronte.
    Lo vedeva concentrato, e questo era un bene.

    [...]


    Le tenebre scesero dopo qualche ora di viaggio.
    La temperatura scese a picco. Si passò dall'estate all'inverno in pochi minuti.
    Fortunatamente prima che l'oscurità avvolgesse in un abbraccio l'intero deserto, il numeroso team trovò una piccola oasi.
    Fu il loro rifugio per la notte.
    Dormirono sulla riva di un laghetto, stranamente privo di zanzare, immersi in una vegetazione rigogliosa, con alcune palme che sembravano delle vere e proprie torri.
    Fresca e limpida come uno specchio, l'acqua rifletteva il bagliore argenteo della luna.

    Dopo aver consumato un pasto veloce, Deveraux decise di addormentarsi subito. Correre nel deserto affaticava moltissimo, e con un imminente scontro aveva bisogno di tutte le sue forze.

    Il giorno seguente, svegliati da un furioso sole, Itai creò la sua copia.
    Scomparì alla loro vista in pochissimo tempo, e dopo un ora di marcia ad andamento sostenuto, essa ritornò indietro.

    O i Kijin sono vicini o lui è un missile.

    L'espressione di Itai si incupì quando vide la mappa consegnategli dal Bushin.
    L'appoggiò sulla sabbia, permettendo a tutti di osservare la forma dell'accampamento: cinque tende di uguali dimensioni, al centro o quasi, di un recinto quadrangolare di venti metri circa.
    Il team avrebbe incontrato solo quattro uomini, un po' pochini rispetto al numero ipotizzato da Deveraux, ma coerente con le dimensioni dell'accampamento, anche considerata la presenza di probabili prigionieri.
    20 metri per 20 metri, con le dimensioni ci siamo, combaciano con il numero di Kijin e dei prigionieri di cui però non conosciamo il numero.
    mormorò, in un momento di pausa del Mizukage.
    Il piano d'azione del Kage fu chiaro: il gruppo si sarebbe diviso a metà, un team, composto da Hisaki e gli altri Genin, dovevano liberare i prigionieri mentre Gouken e Deveraux, entusiasta di ritrovarsi al fianco del biondo, avrebbero tentato l'approccio diplomatico con i Kijin, distraendoli dall'azione dell'altro team.

    Ripresero la marcia fino a quando, dopo un oretta circa, un corvo scese dal cielo.
    Con un cenno della mano, Itai ordinò ai presenti di fermarsi.
    Era opera sua.
    Il probabile sottoposto, un evocazione probabilmente, informò che i prigionieri non erano altro che bambini, di età inferiore ai 10 anni.

    Per il primo team era arrivato il momento di agire.
    Deveraux doveva attendere ancora un po'.

     
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    La serpe del suono abbandonò il campo profughi assieme al gruppo di ninja: 2 di Oto, 3 di Kiri tra cui il Mizukage, e uno della foglia.
    Muoversi nel deserto non era di certo un problema per il serpente, quello era un territorio a lui congeniale dove si trovava a suo agio al pari di un ninja della sabbia.
    Inoltre come ogni rettile adorava il calore, il tepore del sole sulla pelle... avrebbe affrontato il viaggio in scioltezza.
    Portò la seta nera del turbante che gli fasciava il collo sul viso, fino a sotto la linea dello sguardo celando le sue fattezze.
    Gli sarebbe piaciuto disarticolare gli arti inferiori per muoversi strisciando come era solito fare nei deserti o nelle foreste sfruttando i duri addestramenti a cui si era sottoposto sin da quando il suo corpo era stato corrotto dai poteri proibiti del serpente.
    In questo modo avrebbe potuto avanzare ancor più agevolmente: invece di affondare i passi nella sabbia in una marcia sempre più pesante e faticosa avrebbe potuto muoversi con estrema agilità, come un vero predatore del deserto, ma non voleva dare troppo sfoggio delle sue abilità segrete.
    Mantenere un profilo basso, seguire l'andatura del più lento muovendosi come un normale essere umano. Questo era il piano che si era prefissato.
    Il piano del Mizukage per risolvere la questione invece, non era nemmeno un piano, o almeno per come lo intendeva Gouken, ammesso che con le informazioni di cui erano in possesso se ne potesse elaborare uno.
    Era trovare il nemico, parlarci presumibilmente inutilmente e ucciderlo.
    Così semplice e pragmatico da non contemplare una qualsiasi strategia.
    Visto che il piano prevedeva di presentarsi a viso aperto, senza sfruttare l'effetto sorpresa, la serpe del suono pensò che fosse del tutto inutile utilizzare le sue abilità assassine per celare la sua presenza da eventuali sensitivi.
    Dopo un giorno di intero viaggio, il gruppo bivaccò in un oasi per passare la notte.
    Gouken si tenne in disparte, seduto a terra in un angolo con la schiena poggiata ad un tronco di palma intento a fissare i due ninja di Kiri che facevano pratica con i rudimenti del chakra attraverso il suo sguardo che poteva penetrare l'oscurità della notte.
    Quelle immagini gli rievocarono vecchi ricordi, di quando ancora era un genin che si allenava nel bosco dei sussurri, da allora le cose non erano cambiate molto: non aveva ancora trovato una via da seguire, un suo credo ninja, ed era diventato man mano sempre più freddo e insensibile a tutto ciò che lo circondava.

    Il giorno seguente il Mizukage era riuscito a raccogliere tutte le informazioni necessarie sul campo nemico, addirittuara mappandolo.
    Doveva essere un ninja sensitivo.
    I nemici erano solo 4, di cui uno molto forte e c'erano diversi prigionieri.
    La missione sembrava prendere una bella piega: solo 4 nemici per il nostro gruppo che vantava il Mizukage di certo non erano un problema, ma se tra di loro ci fosse stato qualcuno con le stesse abilità di Gouken? in grado di eludere la percezione dei sensitivi ? tutte le informazioni raccolte si sarebbero rivelate incomplete e fuorvianti.
    E se qualcuno tra i nemici fosse un sensitivo ? o se ci fosse qualche sigillo di rilevazione a protezione del loro covo ? Probabilmente avrebbero smascherato il piano del Mizukage e il gruppo che doveva liberare i prigionieri sarebbe stato in pericolo.
    Stavano comunque correndo dei rischi.
    La serpe di Oto si limitò ad eseguire gli ordini, non era di certo un combattente di prima linea, ma avrebbe dato il massimo.
     
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    Problemi nell'Ovest

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    Meika sarebbe stata ancora dei nostri. Non so dire, però, se fossi felice o triste per lei della sua scelta.
    Conoscevo abbastanza bene Meika da poter profetizzare ancor prima che rispondesse quale fosse stata la sua decisione finale, ma accolsi comunque con gioia la sua conferma. Certo, noi saremmo stati mandati a discutere con dei pazzi assassini nel deserto, mentre lei se ne poteva stare al sicuro qui a fare quello che gli riesce meglio: aiutare le persone.

    z6ooNnk

    Era il suo cuore, però, a dirgli cose fare. Non poteva lasciarsi andare, non poteva restare indietro, non ora perlomeno. Al termine della missione sarebbe rimasta ancora a Suna per aiutare tutti i bisognosi. « Non chiedermi di rimanere con te a farti compagnia, eh... » Gli sussurrai all'orecchio. « Questo posto fa schifo: solo sabbia e un caldo infernale! » Gli sorrisi. « A parte gli scherzi, son contento della tua scelta... Anche se non ho mai avuto dubbi! So che è difficilissimo rimanere lontani da me... » Strizzai l'occhio con fare giocoso.
    Il Mizukage passò poi a spiegare il piano. O dio, piano... La parola piano collegata a questa circostanza avrebbe fatto rivoltare nella tomba ogni buon stratega della storia del mondo. Dopo aver brevemente riassunto quel che avevo già detto io riguardo le loro improbabili tradizioni, chiuse il discorso dicendo che li avrebbe distrutti, riassumendo all'osso il discorso. « Piano lineare, conciso e sicuramente efficace, Mizukage-sama... Mi piace! »

    Dopo una breve pausa per raccogliere il necessario per il viaggio, partimmo per una marcia che sarebbe durata fino al giorno successivo. Non era neanche mezzogiorno, ma la temperatura era già insostenibile. Almeno per me; almeno per un Hozuki. Dopo solo un'ora di viaggio mi sentivo completamente disidratato. Avevo fatto una buona scorta d'acqua, ma pensai che, se fossi tornato indietro, ne avrei dovuta prendere almeno il doppio. Oltre alla borraccia che avevo portato da Kiri, me ne feci prestare altre tre, tutte da 1 litro, che sistemai nella mia tracolla. Allo scoccare dell'ora bevvi praticamente mezza della mia borraccia alla goccia. « Questo posto è l'inferno in terra! C'è un motivo per cui noi Hozuki non ci mettiamo mai piede a Suna! » Dissi, rivolgendomi a Meika, neanche troppo a bassa voce. « Sto morendo di caldo! Sento tutta la mia morbida pelle secca! » E quella sarebbe stata l'intonazione con cui, più o meno ad intervalli regolari, avrei continuato ad assillare Meika, accompagnando ad ogni lamento un grosso sorso d'acqua dalle mie riserve.

    z6ooNnk

    Riserve che, però, ben presto finirono. Forse era appena passata metà pomeriggio che mi accorsi di aver terminato la mia acqua. Dalla borraccia aperta, messa in verticale all'ingiù, non scendeva più una singola goccia d'acqua. Avrei preferito nettamente morire. « Meikaaa... » Parlai con un tono sommesso. « Bellissima Meika... Non avresti mica un pò d'acqua da prestare al tuo amato Akira? » L'espressione era tutto un programma.

    Per fortuna, proprio quando il sole stava per scomparire dietro le dune di sabbia in lontananza, arrivammo in posto benedetto dalle divinità in quella landa desolata: una rigogliosa oasi, con tanto di una bella pozza d'acqua limpida, si presentava di fronte a noi, ornata tutt'attorno di alte e massicce palme esotiche. Quando arrivò l'ordine di Itai di fermarci per riposarci durante la notte proprio in quel luogo, lasciai cadere la tracolla nella sabbia e mi diressi a gran velocità verso il laghetto, inginocchiandomi davanti e infilandoci dentro tutta la testa. Uno struzzo acquatico, praticamente. Furono i secondi più belli dell'intera giornata. Bevvi così tanto che, ad un certo punto, mi si gonfiò talmente tanto la pancia da risultare quasi un pallone. Una volta sazio, mi distesi a braccia larghe sull'erba. « Finalmente... » Sussurrai, ancora intontito dal piacere che l'acqua provocò al mio corpo.

    Ci riposammo lì tutti insieme - tranne che per l'affascinante amico viscido di Oto, che se ne restò in disparte - mangiando e riposandoci. Questo finché Itai non chiamò me e Meika. Alzato dall'erba dopo tante ore, e con la pancia ormai sgonfia d'acqua, seguii il Mizukage, il quale si fermò davanti a le due palme più grosse dell'oasi. L'addestramento sul controllo del chakra, iniziato la mattina precedente, ancora non lo aveva soddisfatto appieno. Adesso avremmo dovuto imparare a compiere il passo successivo: camminare in verticale. Dopo aver facilmente piazzato i soliti due kunai a più di 10 metri di altezza, ci invitò a provare. Non avremmo dovuto diventare dei maestri, ma quanto meno avremmo dovuto apprendere le basi, così da poterci, in futuro, allenare da soli. « Apro le danze io, come al solito. » Dissi a Meika, mentre mi avvicinavo all'albero. Chiusi leggermente gli occhi, risvegliando il mio chakra e indirizzandolo verso le piante dei miei piedi. Aspettai qualche secondo in più di quanto avevo fatto il giorno precedente: adesso mi stavo giocando le mie sode chiappe. Quando sentii che il flusso di chakra era quanto più costante, fluido e costante possibile, decisi di appoggiare il piede destro sulla palma. Questo sembrò attaccarsi, come se fosse incollato al fusto della pianta. « Pia-a-ano così... » Fu la volta del sinistro. Rimasi così sospeso a mezz'aria, a circa 40 centimetri da terra, con entrambe le braccia ben larghe, forse per una mia insensata sensazione di equilibrio che mi donavano. « Adesso un altro... » Portai il destro ancor più in su. « E un altro ancora... » Continuai così, lentamente ma, almeno apparentemente, stabile per circa una decina di piccoli passi. La sensazione di rimanere parallelo al terreno e senza i piedi per terra era qualcosa di completamente nuovo e sconosciuto, non paragonabile con niente di quel che avevo mai provato prima. Ma basto con quel secondo di euforia ed eccitazione a far cadere tutti i miei sforzi, e me con loro. Sentii uno scricchiolio, quindi vidi come la superficie della palma incominciasse a strapparsi dietro le suole dei miei stivaletti ninja. « Troppo chak... » Non riuscii a terminare la frase che persi il contatto con il fusto e mi persi nel vuoto. Chiusi gli occhi. Solo per un istante. Quando riaprii gli occhi, mi ritrovai immerso in un costrutto di chakra rosso dalla conformazione simile ad una coda. « Wow! Che figata! » Esclamai, ancor prima che Itai mi riportasse a terra, intatto per fortuna mia e del mio fondoschiena. « E questa quando me la insegni, Mizukage-sama?! » La disfatta era stata già dimenticata alla vista di quella enorme quantità di chakra. Decisi, però, di continuare a provare, ma in modo diverso. Il mio problema era evidentemente la concentrazione e la mia capacità di regolare alla perfezione il flusso di chakra: bastava un attimo di distrazione che imprimevo e rilasciavo più energia del necessario, ottenendo i risultati già noti. Da quando decisi di riprovare mi sarei allenato non nel salire, ma nel girare intorno alla palma, a circa mezzo metro da terra. In fondo il concetto era lo stesso, solo che avrei potuto concentrarmi meglio sul flusso del chakra rispetto alla paura di cadere o alla voglia irrefrenabile di prendere il kunai. Mi allenai per circa mezz'ora con la nuova modalità, finché non ottenni dei risultati accettabili. Adesso riuscivo a camminare molto velocemente intorno alla palma e abbastanza in scioltezza. Era giunto il momento di tentare la scalata. Con calma mi posizionai volto al kunai, e continuai a camminare come avevo fatto da più di 30 minuti a quella parte, l'unica differenza è che adesso non giravo più intorno come un roditore in una gabbia, ma mi stavo avvicinando sempre più al mio obiettivo. In circa dieci secondi sarei arrivato al kunai. Mantenendo la concentrazione, mi inginocchiai lentamente, quindi feci forza per tirare il coltello fuori dalla palma. Fatto questo, se Meika non avesse ancora preso il suo kunai, avrei tirato il mio vicino al suo. « Porta giù pure quello visto che ci sei! » Per me era arrivato il momento di riposare.


    [...]


    La mattina seguente, dopo aver riempito le mie numerose borracce d'acqua, e senza aver prima dato un ulteriore grosso sorso direttamente dalla sorgente, ricominciammo il viaggio. Dopo un'ora circa, Itai formò una sua copia che fece scattare in avanti. Si stava evidentemente limitando molto a correre con noi, ma io, e non so quale altro compagno, di più non avremmo potuto dare in quel momento. Approfittai per dare il primo lungo sorso d'acqua, subito prima di pensare che, una volta tornato a Kiri, avrei dovuto intensificare gli allenamenti. Probabilmente il sole mi stava dando alla testa.
    La copia tornò dopo un pò di tempo, con una mappa ben disegnata di quel che era il modesto accampamento di quei sanguinari guerrieri. Qualche tenda affiancata l'una all'altra, e una palizzata dietro a queste. La notizia più sconcertante era però un'altra: sembravano esserci dei bambini prigionieri. La cosa a cui pensai per primo è che, tra le tante notizie riportate a me e Meika dai rifugiati, il rapimento di bambini non era contemplato. « Meika, sbaglio o non ti avevano detto che avevano scacciato insieme agli storpi, ai vecchi e alle donne, tutti i bambini? » Chiesi, ad alta voce, dopo aver ascoltato il pano del Mizukage di dividerci in due gruppi. Io ero, ovviamente, in quello che avrebbe messo la testa nella cosa che puzzava di più. « Adesso tutto può essere, però... Mi sembra tutto troppo strano... Certo, potrebbero esserci dei bambini rimasti indietro, però qualcuno ci avrebbe riferito qualcosa... » Guardai Itai. « Mizukage-sama, a me puzza proprio di trappola... Comunque andiamo a vedere. Nei peggiori dei casi, potremmo attaccare il nemico da due lati contemporaneamente... Magari lasciando quello forte a Lei... » Ovviamente.
    Aggirammo l'accampamento proprio come detto da Itai, stando ben attento a non fare rumori in eccesso ne a scoprirmi da quei pochi appigli tattici che il deserto ci aveva messo a disposizione [Furtività Base]. Una volta in posizione, i miei compagni di team si rivelarono essere tutti più o meno d'accordo: dovevamo essere prudenti. Hisagi però, il ninja di Oto, se ne uscì con un'idea alquanto strana, per essere eufemistici. « Caro, non vorrei sembrare presuntuoso, però penso che trasformarsi in un serpente lungo, più o meno, 8 metri, non sia un buon modo per passare inosservati... Attendiamo che quello strano uccellaccio ci dica di agire, e poi scattiamo tanto velocemente quanto in silenzio verso quella recinzione. Tanto, se è veramente una trappola, che tu sia un serpente di 8 metri o un cactus con le gambe, è indifferente. Meglio stare non troppo lontani e avanzare contemporaneamente, tenendo magari Meika per ultima, d'altronde è il nostro medico... Così, eventualmente, gli offriremo 4 bersagli, e non uno solo... Di soggetti viscidi già ne abbiamo troppi, senza che ci aggiungiamo pure noi il carico. » Dissi, alludendo in modo neanche troppo velato al secondo ninja di Oto di nome Gouken. « Allora, siamo d'accordo? » Cercai assenso nello sguardo di Meika, poi in quello degli altri. Non rimaneva, a quel punto, che attendere il segnale.

     
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