La prima volta

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    Y Danone
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    GOODBYE

    It's time to say goodbye, but I think goodbyes are sad and I'd much rather say hello.
    Hello to a new adventure.




    Mentre accompagnava Haruki e Shirai al Gate dell'Accademia, Shizuka ascoltava pazientemente le parole del ragazzo. Aveva le mani dietro la schiena e le dita intrecciate le une alle altre alte. Il volto alto scrutava il sole che cominciava ad arrossire in vista della sua dipartita, e lei, bagnata dal bacio di quell'infuocato tramonto, non poté che sorridere lanciando uno sguardo, con la coda dell'occhio, al suo interlocutore.
    Era da un po' che ci faceva caso, ma ormai non poteva che esserne sicura: lei e Haruki dicevano praticamente le stesse cose, solo vedendole da punti di vista differenti. Il che portava, inderogabilmente, ad un risultato di idee diverso.
    Socchiudendo gli occhi ancora rivolti al cielo rosa e oro, la Principessa del Fuoco si chiese per la prima volta quanto potesse essere importante il “punto di vista” nella decisione di ciò che era giusto e di ciò che era sbagliato. Nel decretare, cioè, la strada di ciascun essere umano.
    Lei e Haruki avevano quasi certamente lo stesso tipo di ideali, ma il divario che li rendeva tanto lontani risiedeva nel modo in cui guardavano alla vita e alla morte, all'amore e all'odio. Era possibile che due persone, che camminavano seguendo strade puntate forse nella stessa direzione, solo per l'incedere del loro passo scoprissero di essere diventati paralleli gli uni agli altri, incapaci dunque di incontrarsi mai?
    Si chiese improvvisamente se era proprio il tanto decantato “punto di vista” a condannare alcune persone nel baratro della cosiddetta malvagità, issando invece altre all'olimpo della giustizia.
    In passato c'erano state molte guerre, grandi e piccole, combattute con ideali giusti ma intrapresi in modo errato, e del resto vi erano anche state molte dispute ree ma credute volute dal bene solo per il metodo con cui erano state divulgate.
    Perché? Chi decideva, precisamente, chi aveva ragione e chi torto?
    ...Se era vero che tutti perseguivano la propria giustizia, finalizzata a ciò che era considerato "bene", qual era davvero la verità che meritava di essere ascoltata e quella che invece doveva essere costretta al silenzio?

    Lei, che perseguiva la giustizia votata alla salvezza e prosperità del suo Paese e a quella della Pace Accademica, ma lo faceva calpestando ed estirpando, cancellando e ardendo... come doveva considerarsi?
    Buona? O cattiva?

    “Io e lei probabilmente moriremo giovani e sul campo di battaglia, esattamente come è successo per molti alti shinobi”



    Sorridendo nel guardare dritta di fronte a sé, Shizuka sollevò con flemma una mano e... si toccò vistosamente un seno, palpandolo con poca grazia mentre con la mano libera strofinava più volte l'elsa di ferro della sua nodachi. Non che credesse che Haruki portasse sfiga, certo che no... ma viste quante volte le aveva già detto che doveva schiantare, come minimo mentre tornava a casa... beh, non aveva importanza.
    Sghignazzando, alzò un dito indice a coprirsi la bocca per frenare ogni parola di Shirai, a cui fece poi spallucce nel tornare ad ascoltare pazientemente il sacerdote rosso.
    «Quando arriverà il momento in cui moriremo, dovremo farlo senza pentimenti. Suppongo che almeno in questo ci troviamo d'accordo.» Quando egli ebbe finito di parlare, toccò alla Principessa farlo. La sua voce ruppe il silenzio nella quale si era rinchiusa proprio quando il Gate si issò su di lei e gli altri due giovani sunesi, schiacciandoli con la sua ombra imponente. «Immagino che sia questo quello che tu dici essere “la gioia concessa per aver offerto la propria anima ad una causa superiore”.» Quella scelta di parole la fece ridere, ma si trattenne bene dal farlo ad alta voce. Aveva idea che a lungo andare Haruki sarebbe arrivato anche a rifilarle un ceffone, come una mamma esasperata con un figlio sguaiato. «...Mi hai dato molte cose su cui riflettere, ragazzino. Avrò modo di approfondire aspetti di alcune domande che non avevo pensato di poter far fruttare, in precedenza. E penso di averti dato un bello schiaffo morale anche io, no?» Disse quando infine si fermarono di fronte ad una carrozza in attesa. Benché fosse di fronte ad Haruki, constatò ancora una volta, con rammarico, che il più alto tra i due era proprio lui. Un bel colpo, quello, per la povera Principessa, la quale dovette accantonare la possibilità di scombinare i capelli al sacerdote. Non che si preoccupasse che lui la vedesse mettersi in punta di piedi (bene, a quel punto era certa che avrebbe continuato a ridere di quelle battute per il resto dei suoi giorni), ma c'era un po' di dignità gerarchica e femminile anche in lei, dopotutto...
    ...e così, proprio mentre lui cercava di salire sulla sua carrozza, Shizuka sgattaiolò al suo fianco, e senza preavviso gli pinzò entrambe le guance con indice e pollice di ambedue le sue mani.
    «Ci incontreremo di nuovo. Di sicuro. E quel giorno saremo cambiati entrambi... perché questa è la vita: continua evoluzione.» Stoccò alla fine. Era evidente che non era facile non lasciarle l'ultima parola. «Konogakure no Sato ha i gate aperti, per te e il piccolo Shirai. E io sarò sempre pronta ad essere al tuo fianco, se vorrai.» Annunciò a quel punto, a bruciapelo. «Gli Shinobi possono essere anche destinati a morire, e possono forse non essere ricordati da tutto il mondo... ma lo saranno certamente dalle persone che li hanno amati. E tu sei amato, Haruki, almeno da me. Almeno da ora.» Affermò allora, sorridendo nel chiudere gli occhi. «Hai un'amica e un'alleata nel Paese del Fuoco, Haruki Miyazaki del Culto della Fiamma.» Disse ad alta voce, allungando le gote del povero ragazzo. «Mostrami come la tua vista diverrà acuta. Più della mia, mi par di capire. Aspetterò pazientemente il giorno in cui potremo rivederci.» E a quel punto, però, lasciò andare il giovane.
    Non aggiunse altro mentre questo saliva sulla carrozza, cogliendo piuttosto l'occasione di accucciarsi di fronte a Shirai, a cui offrì di nascosto il pacchetto di caramelle che aveva già tirato fuori in precedenza. La confezione laccata era dentro un sacchettino di tessuto ricamato deliziosamente secondo una fantasia di fiori delle rocce, tipici di paesi aridi o montani.
    «Per quando finirai il tuo digiuno.» Gli sussurrò la ragazza, sorridendo. «Stai attento ad Haruki per me.» Aggiunse poi, rialzandosi e scompigliando al bambino i capelli. «Buona fortuna.»


    Mentre la carrozza se ne andava, Shizuka rimase ferma, salutando la sua dipartita. Salutava Shirai, ovviamente, mica Haruki. Quello era cieco, dopotutto, che poteva vedere?
    Portandosi una mano alla faccia con gli occhi verdi che le si inumidivano di lacrime, la giovane shinobi trattenne a stento le risate per quell'ennesima battuta di pessimo gusto di cui non sembrava mai averne abbastanza. Sospirò a intermittenza, ridacchiando.
    Le erano sempre piaciuti i casi difficili.
    E quel ragazzo era certamente uno dei suoi preferiti.

    Che il Fuoco potesse guidare presto un loro nuovo incontro.


     
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