L'accompagnatrice senza volto

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    Y Danone
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    GODS ARE...

    It is better to light a candle than curse the darkness.




    «Ma gli Dei sono cani, allora.»
    Disse Shizuka Kobayashi a se stessa.

    «Per te sono, e sarò sempre, solo “Okaa-sama”.»
    Disse Izumi della Peonia Bianca a Yato Senju.

    «Quella donna mi ha mandato da te.»
    Disse Yato Senju a Shizuka Kobayashi.

    E il cerchio si chiuse.


    Ancora inginocchiata a terra, la Principessa della Foglia rimase immobile un secondo a fissare il ragazzo che le sostava di fronte. I suoi occhi verdi, allibiti, erano fissi in quelli blu di lui. Per un istante parve indecisa se mandarlo via o prenderlo a ceffoni. Lì e subito.
    «…Come ti permetti di usare le mie stesse parole contro di me?» Domandò, come se improvvisamente fosse stato quello il problema principale. «Sei talmente piccolo, a mio confronto, che dovresti piegarti solo stando al mio fianco.» Ringhiò ancora, ma non aggiunse altro e dopo una seconda rapida occhiata al volto del ragazzo, in direzione del quale socchiuse gli occhi, affilandoli in un’espressione indecifrabile, ritornò con lo sguardo sul cadavere. Incredibilmente, non continuò il discorso.
    Non aveva tempo né modo di recriminare. Izumi lo aveva mandato lì e dunque il problema era già sorto. Con ogni probabilità pensava che il moccioso, abbastanza sfacciato da non farsela sotto come chi lo aveva preceduto, potesse esserle utile in qualche modo…
    …ma era cresciuta per troppo tempo a Kabuchou per non credere che quel “modo” non prevedesse il suo corpo fatto a pezzi.
    «Uno scudo.» Mormorò tra sé la Principessa, sorridendo mestamente.
    Il Quartiere a Luci Rosse di Otafuku era famoso per avere una sua solida Legge interna. Forte di una tradizione che trascendeva il tempo dei Kage e dei Daimyo, il Quartiere delle Lanterne era cresciuto potente e indistruttibile, con le proprie regole e la propria morale.
    Ma era pur vero che Kabuchou era sempre e solo per Kabuchou.

    Il mondo, da Otafuku in poi, capovolgeva i propri equilibri. Era come un cerchio perfetto: c’è chi stava dentro e chi stava fuori.
    L’occhio di Kabuchou tutto vedeva e nulla lasciava… tollerava e proteggeva gli stranieri perché avrebbe potuto essere accecato dalla polvere che qualcuno avrebbe forse alzato in caso contrario, ma se infine qualcosa accadeva era solo il silenzio che inghiottiva la verità.
    La gente di Kabuchou era solo per la gente di Kabuchou. Non era importante chi avrebbero dovuto sacrificare per proteggere la propria “famiglia” e la loro “casa”.
    Omicidio. Sesso. Soldi. Corruzione. Verità. Amore. Libertà.
    Erano tutti concetti labili, al Quartiere delle Lanterne Rosse.
    Ecco perché Yato Senju era lì.
    Perché lei era la figlia di Izumi-sama.
    Era “cosa” di Kabuchou.

    «Hai abbastanza coraggio da rispondermi e dirmi cosa pensi pur non essendo nella posizione di farlo. E anche quello di disobbedire all’ordine di un superiore, benché la situazione sia chiaramente molto più che compromessa.» Disse improvvisamente Shizuka Kobayashi, mentre con un kunai iniziava a tagliare i vestiti del cadavere. Sorrise, suo malgrado: anche lei aveva iniziato così. Una lingua lunga, tanta voglia di dimostrare qualcosa, e il coraggio per non tirarsi indietro di fronte a nulla. «Spero che le tue capacità siano all’altezza della tua faccia tosta. La gente come te può finire solo in due modi. E il primo di questi è in una bara.» Il secondo era come lei, probabilmente. Scosse la testa, lanciando un’occhiata al giovane ninja, cui sorrise. E stavolta nella sua espressione non vi era rabbia né freddezza, ma una sincera apprensione. «Rimani al mio fianco e non ti allontanare mai. Sei più al sicuro con me che con chiunque altro, ormai.» Ammise, e paradossalmente seppe di avere ragione.
    Mentre in lontananza continuavano le esplosioni, la piccola Chunin avrebbe continuato ad analizzare il cadavere: le stringature avevano ricoperto il fisico del morto, proprio come aveva supposto inizialmente, ma per quanto continuasse ad analizzarle, a dispetto delle sue conoscenze e dei suoi studi [esp.Fuuinjutsu], quella serie infinita di kanji non aveva nessun senso se non quello fatto espresso dalla lettura all’incontrario.
    Non potendo dunque fare altrimenti, la giovane iniziò a controllare il corpo dal punto di vista medico [esp.Medico]. Palmo per palmo. Centimetro per centimetro. Millimetro per millimetro.
    Se c’era qualcosa che doveva essere scoperto, l’avrebbe trovata.
    «Ci troviamo a che fare con una falla nella rete di protezione e informazioni di Kabuchou. Ragiona sul fatto che questo non è mai successo neanche durante le grandi Guerre Ninja. Quello che è del Quartiere Rosso, infatti, di solito ci rimane.» Riprese a dire la ragazza per rispondere alla domanda fattale. Mettendosi carponi aprì gli occhi capovolti del cadavere senza alcuna esitazione, quasi fosse avvezza a fare quel genere di cose. Nonostante ciò si muoveva con cautela, attenta a dove toccava, e spesso invitava lo studente a indietreggiare, soprattutto quando era costretta a gestire la testa del morto, che maneggiava sempre con l’impugnatura di qualche kunai, e mai senza togliersi i guanti neri che indossava, come se non volesse toccare la pelle di quel corpo. Era molto più che attenta. Era nervosa. «I target sono pezzi grossi dell’Accademia, che vengono ritrovati con il cervello in pappa. Valutiamo la possibilità di trovarci alle prese con un manipolatore. O forse più di uno. Chiunque sia/siano stanno chiaramente cercando informazioni, ma non sappiamo quali. Ecco perché siamo qui.» Imprecò sottovoce mentre un rivolo di sangue iniziò ad uscire dagli occhi del cadavere. Quel corpo sembrava sul punto di disfarsi. Era certa infatti che se avesse toccato nel punto sbagliato, sarebbe esploso in mille pezzi. La sola idea le fece salire un conato di bile alle labbra. «Qualunque sia il loro obiettivo lo vogliono raggiungere così tanto da essere pronti a far scoppiare tutta Otafuku e ad aprire una guerra con Konoha.» Disse, sostenendo con delicatezza la testa cadavere per poi alzare la mano libera verso l’alto. Un altro paio di esplosioni suonarono come fuochi d’artificio, ma rispetto a quelle di prima, queste erano più vicine. «Arrivati a questo punto, però, non faranno altre vittime. Se sono i pezzi grossi che vogliono, non so perché abbiano fatto scoppiare tutto. Kabuchou sarà vuota entro meno di venti minuti, se non lo è già.» Commentò, poi però esitò, stupita.
    Aveva creduto di dover indagare la mente dei due ragazzini che avevano preceduto Yato per scoprire cosa avessero visto, sempre che avessero visto qualcosa… ma probabilmente non era necessario.
    Avevano agito nell’ombra fino a quel momento, accorti abbastanza da distruggere il cervello di chi prendevano di mira pur di non farsi trovare, ma ora avevano iniziato a far esplodere tutto. O erano diventati pazzi, oppure il senso di rimanere nascosti era appena saltato.
    Abbassando lo sguardo sul cadavere, la Principessa dell’Airone esitò.
    «Ascolta Yato…» Esordì, e girandosi verso il ragazzo, sorrise. Per qualche ragione il suo volto adesso sembrava quasi allegro. «…supponiamo che si stia tenendo una partita di caccia al tesoro e nascondino, contemporaneamente e per la stessa posta in palio.» Iniziò a dire, e si rimise in piedi, congiungendo le mani e creando subito un clone
    Tecnica Superiore della Moltiplicazione del Corpo - Kage Bunshin no Jutsu
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Una (1)
    L'utilizzatore può scindere il proprio corpo in più cloni corporei. Possono essere creati entro 1,5 metri dall'utilizzatore o da un suo clone, potranno allontanarsi fino a 30 metri. Sono esteriormente e potenzialmente uguali all'originale. Possiedono 500 crediti equipaggiamento duplicati; non è possibile duplicare Bombe e Tonici.
    Se distrutti, rilasceranno una nuvola di fumo che concede occultamento ambientale parziale entro mezzo metro, per 1 slot azione; le informazioni possedute ritorneranno all'utilizzatore. Torneranno all'utilizzatore 1/8 dei danni subiti dai cloni, sotto forma di affaticamento; i tonici utilizzati dai cloni verranno conteggiati nei limiti dei tonici utilizzabili dall'utilizzatore.
    La vitalità è pari ad una ferita ½ leggera ogni grado ninja posseduto. Il chakra posseduto è diviso equamente tra tutte le copie create e l'utilizzatore; una volta disattivata la tecnica o distrutti tutti i cloni, il chakra residuo tornerà all'utilizzatore. Tutti cloni possono sfruttare la TS se attivata dall'utilizzatore; utilizzare e mantenere la tecnica speciale richiede tutti gli slot tecnica.

    Tipo: Ninjutsu - Ninpou
    (Livello: 4 / Consumo: Medio )
    [Da chunin in su]
    di sé, a cui poi, assolutamente senza senso, voltò però le spalle. Avrebbe cercato di afferrare il Senju, perché la seguisse dietro il muro che ancora ospitava il pover’uomo senza mani, svenuto. «Cercare il tesoro per noi è più importante che nasconderci, ma siamo comunque in netto svantaggio e non possiamo far altro che seguire le briciole che ci lasciano gli opponenti, ci siamo?» Era una domanda retorica, perché continuò subito. «Tutte le piste che ci fornisce la squadra avversaria sono identiche: stesso modus operandi, stesse pedine, stesso risultato. Poi improvvisamente a noi -che siamo abbastanza fottuti, eh- torna indietro una pedina diversa da tutte le precedenti. Unica, potremmo dire. E la squadra avversaria cambia di punto in bianco il suo modo di comportarsi. Viene allo scoperto e inizia a fare confusione come se non gli importasse più di farsi trovare.» Accovacciandosi a terra e guardando negli occhi lo studente, Shizuka sorrise. Qualsiasi fosse il modo in cui ragionava il suo cervello, era un modo piuttosto strano. Anzi, quasi incomprensibile. «Dimmi, Yato, che ne penseresti? Sta a noi la prossima mossa… cosa dovremmo fare?» A quel punto però la domanda non era retorica, perché la Chunin sembrava davvero aspettarsi che il ragazzino capisse cosa avesse appena detto e le fornisse persino una soluzione al quesito. Avrebbe infatti atteso le sue parole prima di alzarsi, girare il muro, e puntualmente trascinandosi dietro il Senju, tornare a guardare il cadavere. Questo, però, non si presentava più come lo avevano lasciato appena cinque minuti prima.
    Fermo in una pozza di sangue, infatti, era aperto in due come un libro. Il Clone di Shizuka, sudicio di sangue fino ai gomiti, era inginocchiato a terra con le mani dentro le interiora del corpo, e sembrava cercare qualcosa.
    «Dimmi, Yato… ti intendi di medicina?»
    La domanda arrivò al ragazzo con voce gentile, e se lui si fosse girato ne avrebbe capita la ragione: quella donna stava sorridendo.
    Non appariva turbata, né disgustata dalla scena, ma perfettamente a suo agio. E fu allora chiaro che non solo era avvezza a quel genere di situazione, ma abbastanza esperta da sapere come far maturare tutto quel grande enigma a suo vantaggio.
    «Da questo momento sì.» Tagliò corto. Era evidente che non si preoccupasse poi molto di aspettare che lo studente si abituasse al suo passo. «Dentro il corpo non ho trovato niente purtroppo, come puoi vedere da solo, in compenso il sangue corrode.» E improvvisamente il clone alzò le mani: i guanti erano quasi del tutto spariti e la carne stessa del bushin stava disgustosamente fumando. «Stimo che sia un qualche effetto di quei Fuuinjutsu. Ecco perché il nostro amico mani di fata ci ha quasi rimesso la pelle.» Indicò il disgraziato storpio. «Probabilmente è una conseguenza che si attenua con il tempo, una specie di assicurazione affinché il cadavere non venga toccato mentre muore e subito dopo che è morto.» Mugugnò. «Secondo te perché?» Domandò poi, forse perché lei non ne aveva idea. Alle loro spalle intanto, qualche rumore di sottofondo, come di passi incerti e mormorii, cominciava a farsi sentire. «Va al corpo e impara a memoria il messaggio all’incontrario dei Fuuin. E già che ci sei controlla mentre appongo quel sigillo. Visto che l’ho appena inventato non vorrei che succedesse qualcosa di sbagliato... in caso succedesse davvero, aiutami in qualche modo. E vedi se trovi altro, magari!» Disse, come se quello a cui stesse parlando fosse un medico, o peggio, un qualsiasi esperto del settore. A quel punto girò i tacchi e si avviò lungo il corridoio ad ampie falcate, lasciandolo da solo con un cadavere in rapida decomposizione, un clone in fase di sparizione, un uomo senza mani, e probabilmente anche parecchie incomprensioni.

    Che non poterono che aumentare quando il cadavere iniziò a serpeggiare in terra come elettrizzato dall’interno.

    […]



    «NON SO NULLA!»
      «Questo lo valuterò io.»
    «NON HO VISTO NULLA!»

    Ma secondo il principio matematico per cui con un kunai puntato alla gola improvvisamente si sanno molte cose, la voce maschile, che divenne presto strozzata, si quietò.
      «Dove avete trovato l’uomo?»
    «Sotto le colline d’accesso portuale.»
      «Era vivo?»
    «…se si può dire così!! Urlava! La bocca gli era esplosa! Era esploso tutto!»
      «Tutto?»
    «Il terreno fumava e c’era un buco!»
      «…Era solo?»
    «Si! Certo!!»
      «Dove sono i suoi zoccoli? I piedi erano già feriti? E le mani erano già ustionate? Perché non ha documenti con sé?»
    «N-NON SO NULLA!»

    C’era anche un altro principio matematico, per il quale quando sentivi la carne della tua gola aprirsi e il sangue colare, improvvisamente non solo sapevi, ma eri anche collaborativo.
    «ABBIAMO PRESO NOI I SOLDI MA NON ALTRO! NON ALTRO! NON HO VISTO NULLA!»
    E visto che i principi matematici non sbagliavano mai, e nemmeno con il leggero taglio che si allungava il simpatico uomo sapeva nulla, la graziosa Principessina di Konohagakure no Sato lo lasciò andare.

    […]



    «Ah.»



    E dunque la situazione era pressoché la seguente:
    Il cadavere di “Satoru Kameyoshi” –secondo quando dicevano i documenti recuperati: gestore degli archivi storici proibiti dell’accademia centrale (sposato con tre figli, gli Dei lo punissero)– anguillava in terra, ancora aperto a due come un libro, mentre le sue interiora brillavano come lampadine.
    Il suo clone, nel tentativo di essere ricoperto meno possibile di sangue, si muoveva in piedi sopra di lui mentre insisteva ad apporre un qualche genere di Fuuinjutsu, o gli Dei solo sapevano cosa (manco il bushin sembrava molto certo di quello che stava facendo, in effetti). Il che creava un’illusione ottica abbastanza agghiacciante.
    E poi c’era Yato Senju.
    Il povero Yato Senju.

    «Tranquillo, passa in Ospedale da me. Ti metterò in terapia a mie spese.» Lo consolò Shizuka Kobayashi, perplessa di guardare quanto aveva guardato il ragazzo. E visto che per inciso la situazione l'aveva indirettamente creata lei, forse due o tre domande era giusto farsele.
    Quale che fosse la situazione, grattandosi la testa la kunoichi esitò: perché diavolo non riusciva a creare quel maledetto Fuuinjutsu? E perché non era del colore che voleva lei? Perché diavolo non andava mai niente come sperava, dannazione?
    «Buone notizie comunque, amore.» Cinguettò di punto in bianco, guardando il Senju e cambiando argomento come se nulla fosse. «Abbiamo una pista, quindi partiamo subito. Tu hai imparato a memoria quanto ti avevo detto? Trovato nulla di nuovo? Pensato a qualcosa di intelligente?» Domandò ironica, e a quel punto parve essere intenzionata a prendere l’interlocutore… in braccio. «Sarebbe meglio andare alla mia velocità. Senza offesa, ovviamente.» Spiegò, rimanendo poi in attesa. Non sembrava maliziosa, ma certamente era divertita.
    A prescindere da come si fosse conclusa “la trattativa” i due si sarebbero diretti verso le colline dell’area portuale.
    Non prima di aver detto comunicato un’ultima cosa.

    «Il cadavere possiede in sé il seme della distruzione.» Avrebbe detto infatti il clone, accusando dolorosamente le ustioni del sangue infetto, quando ebbe finito di ricucire il cadavere e si fosse dunque rimesso in eretta postura, guardando gli astanti terrorizzati. «Custoditelo. Nascondetelo. Poiché nel momento in cui verrà sottratto, per questo luogo sarà la fine.» Ed esplose.
    Una frazione di secondo dopo, la mente di Shizuka Kobayashi si riempì delle grida piene di panico dei membri della cosca di Kabuchou.
    E lei, rise.
     
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    [Il culto dei Sette Tesori?]

    Come prevedibile quella donna se la prese con me, colta sul vivo e ferita da quelle stesse parole che mi aveva lanciato contro ed a cui non poteva opporsi ormai. Io mi limitai a sostenere il suo sguardo, nel caos che infuriava tutto intorno, perché era l'unica cosa che potessi fare. Dovevo far colpo su di lei, farmi notare e prendere in considerazione, così da essere più vicino di un passo al mio obbiettivo. E sopravvivere a quel guaio in cui mi stavo cacciando, a ben pensarci. Cercherò di evitare la questione bara per un pò. Risposi cercando di smorzare almeno un poco la tensione, provando ad indossare una maschera risoluta. Ed eseguirò gli ordini. Sono nato per farlo. E questo era assolutamente innegabile.

    Ma il momento idilliaco di sguardi e parole cariche di significato doveva pur finire, con la kunoichi che si gettava a capofitto nell'esame del cadavere. Non battei ciglio: non era il primo che vedevo e la carriera nella squadra medica era una delle più plausibili per il mio incarico: un hokage ferito cerca un medico ed è privo di difese nei suoi confronti. Inoltre uno dei miei addestramenti era stato il venir gettato in una fossa comune piena di cadaveri in vari stati di decomposizione, proprio per desensibilizzarmi.

    Quindi...stavano uccidendo delle personalità accademiche dentro i bordelli. Ma qualcosa è andato storto nonostante le uccisioni e chiunque sia ad agire nell'ombra non ha più tempo, quindi ha scatenato questo inferno di esplosioni ed incendi per ottenere quello che vuole. E deve essere qualcuno capace di passare oltre l'omertà ed i controlli interni di Kabuchou. Dissi sovrappensiero, a braccia conserte mentre guardavo quel corpo che decomponeva fin troppo in fretta...mi ricordava quello di una donna incinta che si trovava nella fossa comune...solo che non era realmente incinta ma piena d'aria al punto da sembrarlo, con il gaso accumulato sotto la pelle che crepitava al minimo movimento mentre i tessuti venivano via quasi fossero di plastica. Non sembra naturale... Lei in tutta risposta generò un clone corporeo (e non potei che chiedermi se non fosse qualcosa che le aveva insegnato LUI, dato che lo avevo visto usare quel genere di teniche) e poi mi condusse via. Non vuoi che veda le analisi sul corpo? Chiesi quasi contrariato, ma lei aveva già iniziato a spiegare la situazione a suo modo...solo che mi mancavano tutte le informazioni essenziali per capire di cosa diavolo stava parlando. Allargai le braccia. E chi sarebbe questa pedina che ci è tornata? Il cadavere con le scritte che non capiamo?

    Ma lei aveva domande e chiedeva deduzioni a partire...dal nulla. E questo mi irritò, facendomi accigliare. Dedurre qualcosa basandosi sulle congetture è pericoloso. Recitai meccanicamente qualcosa che mi avevano insegnato negli anni, ma poi sospirai, portando una mano alla radice del naso mentre provavo a riordinare le idee. Non so chi sia stato tanto scemo da scrivere qualcosa sul morto, ma quel morto aveva un segreto...una traccia su qualcosa che è stato nascosto e che...penso...fosse incaricato di tenere nascosto. Diceva qualcosa tipo "è volere che non siano ritrovate", no? La presenza di quei Kanji mi fa pensare...ad una setta o qualcosa del genere. "Sette Guardiani", no? Quanti sono i morti? Magari ognuno di loro aveva qualcosa di questo "tesoro"...od un indizio per trovarlo. Allargai le braccia. Quindi ora sappiamo che il nemico cerca questa organizzazione che nasconde il tesoro e che ha perso un indizio, che abbiamo noi anche se non lo capiamo. E quindi ha iniziato a far esplodere in giro le cose nella speranza di trovare il tesoro anche senza l'ultimo indizio. Avevo analizzato la situazione al meglio delle mie capacità, ma ora veniva la parte in cui sarei dovuto essere propositivo. Forse...siamo in pochi per qualcosa di troppo grosso come uno scontro frontale. Io dico di cercare di decifrare l'indizio, se esiste, e poi preparare una trappola. Anche in due possiamo cavarcela in un ambiente adatto come i corridoi in cui mi portava quell'energumeno del tuo amico. Abbiamo poco tempo, lo so, ma potremmo fingere di sapere cosa stanno cercando e muoverci come se lo sapessimo...e catturare così uno o più dei bombaroli. Io conosco abbastanza bene la città e tu la conosci meglio di me...non dovrebbe essere difficile. Io ho anche un jutsu capace di cambiare l'aspetto delle cose...un'illusione.

    Comunque andasse, saremmo poi tornati dall'altra parte, dove il clone aveva aperto in due come un tacchino il cadavere. Un modo un pò brutale di cercare indizi. Commentai, per nulla sconvolto dalla vista del sangue mentre lei mi chiedeva delle mie conoscenze mediche, domanda alla quale distolsi lo sguardo, un pò imbarazzato. Solo un pò di primo soccorso...sono ancora uno studente. Comunque mi avvicinai, annuendo ai suoi ordini. Le ho già memorizzate prima. Ero bravo a memorizzare le cose. E il fuuinjutsu che spiega l'incarico e distrugge il corpo rafforza la mia idea di un culto o simili. Ma se il sangue corrode forse nasconde anche l'indizio...se davvero sei capace di piazzare sigilli anche tu allora potresti interagire con quello e salvare qualcosa...forse. Quella chiedeva a ME di risolvere la situazione? Avevo detto che le avrei fatto da scudo, mica da investigatore...ero solo uno studente! Ma cercai di non dare in escandescenze, contando silenziosamente: non dovevo farmi buttare fuori da quella missione. Sette guardiani all'entrata....che non siano ritrovate...verranno protette. Il senso generale è chiaro...ma non "seguono l'ultima parola e l'ultima del creato". Non capisco proprio cosa possa significare. La lingua del cadavere è esplosa per prima... Un pò impacciato cercai io stesso di aprire ciò che restava della bocca e guardare, sollevando la lingua con uno spiedo, per non toccarlo direttamente. Se "parola" era l'indizio per guardare sul dorso della lingua o simili allora è sparito per primo, ma se fanno esplodere le cose qui a Kabuchou allora il tesoro è qui secondo gli altri indizi...se davvero sono sette accademici ad avere il segreto per trovarlo.

    Non sapevo che pesci pigliare. E' morto per proteggere qualcosa da qualcuno. Qualcosa che voleva tenere segreto. Qualcosa di pericoloso, evidentemente. Poi il morto iniziò a muoversi scosso da convulsioni post-mortem, facendomi cadere a terra spaventato per un attimo. EHI! Gridai col cuore che improvvisamente premeva con forza per saltarmi via dal petto...nella fossa comune se non altro erano fermi e silenziosi, eccetto le occasionali fuoriuscite di gas. Con una mano al torace mi alzai lentamente, intanto che il Bunshin ricuciva il cadavere e la Chunin dava indicazioni per tenerlo al sicuro. Non mi serve la Terapia. Sbuffai, piccato, anche se probabilmente un osservatore esterno, conoscitore della mia storia, avrebbe detto che serviva ben altro che una semplice terapia psicologica per risistemarmi. Gestore degli archivi...e forse lui stesso era un "archivio".

    C'è qualche altra pista, allora? La mia idea della trappola era molto meno valida senza aver risolto l'enigma presentato dal corpo...ma forse la nuova pista ci avrebbe fornito qualche indizio per metterci all'opera. Il porto, quindi? Ci ero stato due volte in passato....speravo che questa terza non fosse l'ultima.
     
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    MISTERY

    Mystery creates wonder and wonder is the basis of man's desire to understand.




    Tutto quello che accadde da quel momento in poi non venne mai narrato.

    Otafuku bloccò ogni condotto d’informazione e da quel momento per diversi mesi si chiuse su se stessa, proibendo ogni accesso entro il Quartiere Rosso di Kabuchou se non a coloro che rientravano nella cerchia delle grandi costellazioni.

    Le esplosioni avvenute furono dette mai accadute. E nessuno osò mai contestare la versione ufficiale dei fatti.

    I morti, semplicemente, sparirono.
    I feriti tornarono a guarigione ultimata.
    La distruzione fu nascosta all’occhio esterno e risanata.

    Nessuno seppe mai niente. E il niente divenne realtà appurata.

    «E stigrancazzi non ce li vogliamo mettere?»

    Fu attestato che Shizuka Kobayashi non andò mai in missione.

    «Che puttanaio è mai questo?»

    Un modo carino per dire che la missione fallì miseramente.

    «Dei benedetti, Yamo, Yago, o come ti chiami…»

    Ogni documentazione venne proibita.
    Tutti i fascicoli, distrutti.

    «…sembra un racconto dell’orrore.»

    Yato Senju fu privato di ogni memoria, al termine della missione.

    «Qui ripuliamo alla grande, poi vediamo che fare.»

    L’unico bagliore che fu lasciato nella sua mente, fu la sensazione di essere legato per qualche ragione a Shizuka Kobayashi, Primario dell’Ospedale di Konohagakure no Sato e Principessa ereditaria del Clan dell’Airone Smeraldo.
    Fu l’unica richiesta che la donna ebbe modo di avanzare.
    “È un tipo interessante” sembra aver detto, ma non fornì mai altre motivazioni per il suo gesto.

    Per quanto riguarda il gruppo di stranieri che ordirono l’attacco a Otafuku…
    …di loro non fu scoperta che l’identità:

    Shinoko Yamanaka, del Clan Yamanaka. Chunin.
    Tateru Nara, del Clan Nara. Chunin.
    Manokichi Uchiha, del Clan Uchiha. Genin.
    Samiko Teterui, della famiglia Teterui. Genin.

    I loro corpi furono distrutti. Le loro famiglie informate.

    Pare che i quattro fossero lontani dal Villaggio da diversi mesi, pretendo di essere in una missione mai concessa da nessuno, né dall’amministrazione né dall’Hokage.
    L’autopsia sui loro corpi non offrì mai più di quanto il cadavere ricolmo di sigilli antichi offrì.

    Shizuka Kobayashi riportò che i quattro, prima del suo arrivo, riuscirono ad entrare presso un covo sotterraneo da cui si aveva accesso dal porto di Otafuku. L’apertura, poco più grande di una tana di coniglio, fu fatta esplodere.
    Qualsiasi cosa successe dopo, però, la Chunin della Foglia non fu in grado di dirlo.
    Tre degli Shinobi subirono la stessa sorte dell’uomo senza nome, con sole poche differenze: ad esplodere non furono le loro bocche, ma le loro mani. I sigilli si dipanarono dai polsi vuoti, annodandosi come viticci intorno alle braccia, fino al collo, che risultò completamente strangolato.
    Il messaggio decriptato era sempre lo stesso:


    “Liberati quando il tempo dell'attesa ebbe inizio.”

    “Non vi è alleato se non l'oblio.”


    "Seguono l'ultima parola e l'ultima del creato."


    “E' volere che non siano ritrovate.”

    “E pertanto fino alla fine verranno protette.”


    “I sette guardiani siederanno all'entrata.”



    Solo uno dei ninja non morì allo stesso modo: Manokichi Uchiha.
    Egli fu trovato in ginocchio, dentro il covo sotterraneo che sembrava vecchio di centinaia di anni, e con le braccia ancora protese in avanti e gli occhi sgranati in un’espressione di terrore, in una sorta di mummificazione rocciosa destinata a durare in eterno, teneva in mano tre Mon di legno.

    Il primo recava l’ideogramma di “Serpe”.

    Il secondo quello di “Secondo guardiano”.

    Il terzo, sembrava il più nuovo fra i tutti, come fosse da poco tracciato nel legno invece antico, serbava l’ideogramma di “Fallimento”.

    Il covo, scolpito nella terra e nella pietra calcarea, recava sui muri lordi di sangue fresco raffigurazioni di radici che dal soffitto si ramificavano secondo una grande trama fino al pavimento, in cui ideogrammi capovolti, girati, piegati lateralmente, tracciavano una lista di parole apparentemente senza senso.
    Nessuna delle ottantotto interpretazioni che Shizuka Kobayashi offrì nelle mani di Raizen Ikigami, Decimo Hokage di Konohagakure no Sato, aveva un senso logico ai di lei occhi. E benché molti ideogrammi ricorrevano, come “caccia”, “maschera”, “guerra”, “pericolo”, “prova” e “animali”, nessuno dei decifratori del corpo sigillatori della Foglia seppe capire il messaggio che si presupponeva nascosto.

    I Mon di legno, invece, furono riportati.
    Avvolti dentro quattro stoffe di lana, a loro volta chiusi in una cassa di legno e ferro, furono condotti nelle mani dell’Hokage.
    Sembra che per prenderli, Shizuka Kobayashi sacrificò la bellezza di dodici cloni, in quanto ogni volta che la pelle di uno entrava a contatto con il legno, questa fumava e subito dopo esplodeva in tempi tanto rapidi da impedire qualsiasi cura.

    Il covo venne distrutto.
    Ogni prova, in puro stile Ombra del Sole, eliminata.
    La missione venne considerata fallita.

    Nessuno seppe mai cosa accadde.
    Né chi era coinvolto.

    E benché molto lontano da lì qualcosa alzò la testa e girò ciò che forse ricordava un paio di fumosi occhi in direzione di due figure…
    …i responsabili non vennero mai trovati.


     
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