Un passo dopo l'altro

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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Un passo dopo l'altro

    Furia



    Lo sforzo di Nakora era evidente. Quasi furioso: la sua mente – e dunque il suo chakra – cercavano di espandersi ed occupare totalmente quella dimensione. Lei aveva immaginato una specie di tempio con cancelli, dai quali io ero entrato, io lo immaginavo come un semplice flusso di chakra che costantemente e come un rigagnolo penetrava nel suo Mondo prendendone dunque il possesso. Ma qualsiasi fosse il modo in cui io o Nakora immaginavamo quel processo il risultato era il medesimo.
    Sorrisi mentre sentii una forza estranea alla quale non potevo oppormi minimamente sollevarmi. Non era una forza estranea, poiché essa presupponeva l'esistenza della stessa che mutava il mio stato di quiete in una accelerazione costante lontano da quel luogo. In realtà era il mondo stesso che si allontanava da me, rigettandomi: la fisica dello stesso era mutata in maniera tale da non accettarmi più lì dentro. Non vi era opposizione che potessi fare, ed i miei poteri non avrebbero più funzionato lì.
    Nakora ci era riuscita.
    Tornai in me, nel mondo reale, mentre lei sarebbe rimasta alcuni secondi lì dentro a guardare la distruzione causata dalla mia intrusione. Il Nibi tornò a riaffaccarsi alle sbarre ma non disse nulla. A quel punto però Nakora avrebbe capito che non doveva preoccuparsi: tutto lì poteva essere sistemato, bastava semplicemente volerlo. Lei era la padrona del suo Mondo interiore.


    Una volta tornata lì fuori mi trovò in piedi che fissavo distrattamente la foto della mia famiglia. Mi voltai verso di lei, riscuotendomi dai pensieri che mi avevano assalito e che avevano evocato in me una nostalgia dolorosa. Nascosi quelle sensazioni dietro un sorriso appena forzato e le parlai. Scusa se ho fatto disordine lì dentro. Sistemato tutto? Non so se aveva capito che non avrei potuto nuocerla lì. Anche se avessi dilaniato il suo corpo in quel mondo la sua mente non ne sarebbe rimasta affetta. Il Nibi era dietro le sbarre e lì vi sarebbe rimasto, per cui non era assolutamente in pericolo nonostante la violenza impiegata. Sappi che non avrei potuto nuocerti realmente. I danni che subiamo lì dentro, rimangono immaginari. Possiamo esaurire il chakra, tuttavia, ma non morire... a meno che non è il demone a farlo. Ma non moriamo perché ci uccide lì dentro, moriamo perché nel momento in cui smettiamo di combatterlo si è impossessato del nostro corpo e dunque si è liberato. Ma non è qualcosa con la quale devi fare i conti ora, Nakora.
    Mi sedetti nuovamente vicino lei, fissandola con apprensione. Il patto era stato suggellato e lei aveva fatto la sua parte, adesso toccava al Nibi rendere onorevole la sua parola. Le parole di Chomei tuttavia continuavano a ritornare nelle mie orecchie ed avevo il chiaro sospetto di ciò che sarebbe accaduto in quel momento.
    Temevo che nemmeno il Nibi potesse farci realmente nulla. Andiamo a scambiare due chiacchiere con lei, deve rispettare i patti,no? Dissi, posandole una mano sulla spalla. E nel momento stesso in cui lo feci ci ritrovammo nuovamente lì dentro, dinanzi le sbarre del Nibi.


    Ogni promessa è debito. Dissi semplicemente, poggiando una mano sull'enorme cancello. Avanti Nakora, avvicinati. Il Nibi rise appena ed allungò un singolo artiglio tra le sbarre.
    Vieni qui ragazzina. Disse Matatabi. Se vuoi dell'altro potere, te lo darò.
    Nel momento stesso in cui Nakora avesse toccato l'artiglio avrebbe avvertito la stessa sensazione che provava quando richiamava a se i poteri del Nibi ma ben più intensa del solito. Il chakra che avrebbe ricevuto era almeno il doppio rispetto a prima, tutto era aumentato e con essa anche la difficoltà nel rimanere lucidi.


    Furia.

    Era quello il grosso problema con il quale avrebbe dovuto fare i conti in quel momento. Tornai nel mondo reale dopo un istante e mi misi davanti a lei, piegando le ginocchia per abbassarmi. In quel momento lei sarebbe stata estremamente aggressiva: doveva imparare a gestire un nuovo potere e la quantità di chakra che il Demone le dava aumentava in maniera diretta la rabbia che lei provava. Solo se l'avesse dominata avrebbe trovato maggior lucidità!
    Ma per quella prima volta era pericolosa. Posai entrambe le mani sulle sue braccia, chiudendole in una morsa particolarmente salda, così da impedirle di alzarsi e cercare di saltarmi addosso con l'intento di uccidermi. Nakora, devi stare calma, non devi lasciarti sopraffare. Forza. Hai avuto il potere che ti ha promesso, adesso dominalo! E sarei rimasto lì, tenendola ferma finché non fosse stato necessario, ricordando dolorosamente quando avevo imparato a sopprimere quella furia io stesso la prima volta.
    Imprigionato, con la prospettiva di una morte certa, mentre un uomo stuprava violentemente una donna sottomessa che non vedeva futuro dinanzi a se.
     
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    Inizialmente non ci fece caso al fatto che la figura di Itai stava venendo meno, tant'era presa dal suo tentativo.
    Tuttavia un po' alla volta le cose sembrarono farsi più semplici, come naturali.
    Si lasciò guidare dall'istinto finendo così per riuscire a chiudere fuori da quel Mondo il Mizukage.
    Il vento andò gradualmente diminuendo, così come la pioggia e tutto il resto. Fu allora che si guardò attorno, abbassando il braccio che aveva tenuto innanzi al suo volto per difendersi dal vento.
    Sbattè un paio di volte le palpebre, notando come Itai fosse scomparso e al contempo, di come il il clima atmosferico stesse andando un po' alla volta migliorando.
    Tirò un sospiro di sollievo, sorridendo contenta e complimentandosi con sè stessa. Ci era riuscita.
    Il fastidio e la rabbia di poco fa erano venute a loro volta meno, sebbene ancora per poco.
    Come rialzò lo sguardo cercò di dare una sistemata a quel posto, agendo come le era stato insegnato fino a poco fa.
    Le crepe nel terreno vennero richiuse, la notte tornò tranquilla e tetra com'era sempre stata mentre il vento divenne appena un soffio leggero, quasi piacevole.
    Ora le risultava tutto più semplice.
    Con ambo le mani i fianchi guardò la sua opera, annuendo convinta e soddisfatta. Tutto era tornato com'era sempre. Il Nibi dal canto suo la fissava ancora dubbiosa, rimanendo distante dalle sbarre.
    Era il momento di tornare un attimo nel mondo reale così da parlare col Mizukage.
    Chiuse gli occhi venendo risucchiata dal flusso, immaginando di star uscendo da uno di quei cancelli e riaprendo così gli occhi dall'altra parte, proprio dove si trovava il suo corpo fisico.
    In quel momento si accorse che Itai non era più vicino a lei, bensì si era alzato e come si voltò capì che stava guardando una delle foto.
    Lei si accigliò leggermente, pensando probabilmente che doveva mancargli la propria famiglia e che forse era stata un po' egoista.
    Piombare così in quel modo a casa sua e chiedere di aiutarla, facendoli mettere da parte tutto il resto.
    Fu appena un istante durante il suo sguardo si rabbuiò leggermente, scivolando verso terra.
    Nel mentre il Mizukage le chiese scusa per il disordine che aveva creato nella realtà onirica, spiegandole comunque che non c'era modo di nuocerle realmente in quel modo fatta eccezione per un paio di casi al limite dell'estremo.
    Lei annuì vagamente, così da far capire che aveva compreso, per poi riportare lo sguardo sul suo volto.

    Non ti preoccupare Itai, capisco che era necessario e non c'era altro modo, non se voglio imparare le cose in fretta. Continuiamo pure.

    Ammise cercando di non dar a vedere il suo disagio di qualche istante fa, non voleva di certo riportare a galla il discorso sulla sua famiglia in quel momento, sia perchè probabilmente non avrebbe fatto altro che dargli nuovi pensieri, sia perchè visto quello che sarebbe stato il prossimo passo lei avrebbe avuto bisogno di un Itai concentrato, non sapeva quello che sarebbe successo di preciso e considerando che l'ultima volta aveva attaccato Febh, beh, preferiva non rischiare.
    Subito dopo quello breve scambio di battute il Mizukage tornò a sedersi vicino a lei, visibilmente preoccupato per poi chiederle se era pronta a fare il prossimo passo.
    Apprezzò il gesto della mano sulla spalla, sentendosi così rincuorata, per poi prendere un bel respiro e annuire convinta.

    Qualche istante dopo si ritrovarono nuovamente nel suo Mondo Interiore, ora perfettamente riordinato.
    Lei era qualche passo più indietro rispetto a Itai, il quale con una certa sicurezza aveva rivolto appena poche parole al Demone, ricordandole così la parte della sua promessa, subito dopo le intimò di avvicinarsi.
    Avanzò verso le sbarre raggiungendolo, mentre il Nibi si rivolgeva a lei affermando che le avrebbe dato quanto promesso, allungando un artiglio verso di lei.
    Sapeva bene, molto bene che da quel momento non si sarebbe più tornati indietro.
    Per tanto volse appena per un attimo lo sguardo verso Itai, per poi volgerlo nuovamente sul Demone e toccare l'artiglio del Nibi.

    Let It Burn


    kM6i9vA





    Come lo sfiorò tutto il mondo, il suo corpo, tutto quello era che lei venne stravolto brutalmente.
    Stava iniziando... E pur sapendolo, non poteva fare nulla per porvi rimedio, non in quel momento.
    Perse la cognizione del tempo, del luogo, di quella che era la sua mente e il suo corpo sentendosi deflagrare dall'interno come mai le era accaduto in vita sua.
    Proprio come il magma risale violentemente in un Vulcano quando questi sta per eruttare, così la rabbia stava risalendo in lei e fuoriuscendo, inondando i suoi pensieri ma anche il suo corpo nella realtà, le parve realmente di sentire un boato segno che aveva raggiunto il limite e che le barriere imposte da lei, dalla sua mente erano state abbatute, esplodendo.

    La sua figura nel Mondo Interiore cadde a terra come un sacco di patate, quasi subito dopo aver toccato l'artiglio del Nibi.
    Poteva sentire distintamente questi ridere, mentre si gustava la sua sofferenza.
    Un dolore indicibile prese ad attraversarla da capo a piedi, mentre i suoi occhi diventavano di un rosso intenso, quasi accendendosi come due fiamme.
    Stava soffrendo enormemente e questo derivava dal fatto che stava cercando di opporsi a quella furia distruttiva che voleva prendere il controllo su di lei, solo per un attimo si preoccupò di pensare come poteva star reagendo il suo corpo fisico se lei mentalmente si trovava in quello stato.
    Tuttavia una nuova fitta di dolore le impedì di pensare ad altro, riportandola al presente e lasciandola così a quattro zampe a terra, le unghie che raschiavano contro il marmo mentre digrignava i denti oltremodo.
    Le sembrava di essere avvolta dalle fiamme, stava bruciando divorata dalle lingue di fuoco invisibili all'occhio umano le quali però, lentamente, andavano fagocitando la rabbia che scorreva in lei, e con essa il suo spirito.


    Nel mondo fisico il suo corpo aveva iniziato ben presto a reagire, i muscoli si erano tesi a tal punto che le vene erano linee nette visibili e palpabili che scorrevano lungo il suo corpo, quasi ingrossate, mentre Itai poteva sentire chiaramente come stava cercando di opporre resistenza alla sua morsa, di liberarsi.
    Se il pavimento fosse stato di legno l'avrebbe provato a sfondare lasciandovi affondare parte degli stivali, mentre in preda a un raptus sarebbe partita di testa contro Itai, intenzionata a colpirlo con la fronte sul naso.
    Eppure in tutto questo lo sguardo rimaneva basso, come se non fosse stata veramente lei a guidare certe azioni.


    Il Nibi nel mentre se la rideva di gusto, gioendo davanti ad uno spettacolo del genere.
    Poteva sentire chiaramente il suo potere fluire in lei e assieme ad esso, la rabbia e il rancore che servava il Demone dentro di lui.
    Quella era una delle poche possibilità che avrebbe avuto per poter prendere il controllo su di lei, tuttavia era difficile capire se realmente ne era intenzionato oppure si stava solamente divertendo, mettendola alla prova.
    La sua voce risuonò nell'ambiente, arrecandole ulteriore dolore.

    Dunque che accade Nakora? Eh? Ahahahaha. Dov'è la tua volontà, tutta la tua sicurezza? Che dici se urlo qualcosa al Mizukage mentre te rimani li per terra eh?!

    Alzò immediatamente il capo per quanto possibile, puntando il suo sguardo su di lui come a volerlo incenerire solo con lo sguardo.
    Non doveva permettersi, non glielo avrebbe lasciato fare nella maniera più assoluta, non voleva che l'episodio precedente si ripetesse.
    Per tanto sebbene fosse combattuto il controllo del suo corpo, fece qualcosa che probabilmente Itai avrebbe potuto notare.
    Il sangue iniziò a bagnarle le labbra, cadendo copiosamente a terra e imbrattando il pavimento.
    Si stava mordendo la lingua, pur di evitare che il Nibi potesse anche solo farle dire cose che non erano sue avrebbe fatto questo e di più, nessuna esitazione.
    Il Demone stesso parve come preso alla sprovvista dalla cosa, tantò che sgranò gli occhi guardandola con odio feroce.
    Sbattè contro le sbarre con una forza disumana, facendo tremare tutto il Mondo Interiore e facendo smuovere il suo corpo fisico, quasi le avesse iniettato un'altra dose di rabbia.
    A quel punto avrebbe cercato in tutti i modi di liberarsi dalla presa del Mizukage, certo non era in grado di fare chissà cosa di complicato in quello stato però il chakra fu liberato violentemente in tutto il suo corpo, mentre scattava per cercare di togliersi di li.
    Tentò di scalciare e colpirlo in faccia per levarlo di li, buttarsi sul divano e indietreggiare così da fargli perdere la presa e via discorrendo, inutile dire che non avrebbe esitato a buttare all'aria tutto ciò che avesse avuto a portata di tiro.
    Tuttavia non una singola parola uscì fuori dalle sue labbra, oramai bagnate dal sangue.

    Tu... Lurida ragazzina, dannata! Che cazzo hai in mente eh?! Vuoi forse morire?!

    Sbraitò contro di lei riferendosi al fatto che si era ferita da sola, tra l'altro su un punto sensibile e che se non fosse stato per la posizione del capo abbassato, molto probabilmente le avrebbe creato enormi problemi.
    Tuttavia non rimpiangeva nulla, lo avrebbe rifatto altre cento volte fosse stato necessario, però mai e poi mai si sarebbe lasciata dominare dal Demone come l'ultima volta.
    Per un attimo le sembrò come se qualcuno l'avesse pugnalata allo stomaco, tant'è che cadde a terra urlando e faticò parecchio per rimettersi a quattro zampe, la sua mente si stava affaticando.
    Con la voce rotta e lo sguardo sofferente, si rivolse appena per un attimo al Matatabi.

    F-fottiti... Se è necessario, lo farò.

    Biascicò appena quelle poche parole prima di lasciarsi nuovamente andare ad un mugugno di dolore, rigirandosi di scatto e buttandosi di schiena contro il marmo.
    Le mani e i piedi che spingevano con forza contro il terreno, mentre il mondo veniva deformato di conseguenza, creando nuovamente delle crepe e buche a terra segno che la sua mente si stava come sfogando.
    Cercò di ripensare a come si era comportata la prima volta, cosa aveva pensato e a cosa si era aggrapata, cercando così di rifare lo stesso.
    Pensieri, memorie, persone e via discorrendo, e più di ogni altra cosa al mondo: La sua determinazione e il suo desiderio.
    Doveva ringraziare mentalmente del fatto che Itai non poteva vederla in quello stato nel suo Mondo Interiore, si sarebbe odiata come non mai a farsi vedere così debole e vulnerabile, una vergogna senza precedenti l'avrebbe coperta in quel caso.


    Nel Mondo Fisico il Mizukage avrebbe dovuto tenere a bada ancora diversi impulsi che la spingevano a voler fare a pezzi quel posto e la sua persona, purchè anche solo un oggetto andasse in mille pezzi in quel momento sarebbe stata contenta.
    Improvvisamente però avrebbe potuto vedere come, sul fianco destro che era leggermente scoperto per via del suo vestiario, delle sorte di simboli avevano fatto la loro comparsa iniziando a risalire fino alla spalla, coprendole parte del braccio fino alla mano per poi fermarsi.
    Non gli sarebbe stato difficile capire di che cosa facevano parte, non per una persona come lui.


    Idiozie! Non puoi resistere, guardati. Cedi e rinuncia, tu non hai bisogno di tutto questo. Torna alla tua vita mediocre!

    Questa volta ignorò completamente le parole del Nibi, sia perchè non voleva starlo a sentire sia perchè comunque non riusciva a trovare la forza per rispondergli, la sua mente era troppo presa dalla rabbia disumana che stava divorando il suo corpo e i suoi pensieri.
    Purtroppo non vedeva altra via d'uscita se non quella di patire il dolore e cercare di rimanere lucida il più possibile, non poteva fare altro.
    Certo era conscia che più si opponeva a quella corrente più avrebbe sofferto, era come cercare di camminare in un fiume di lava. Però se avesse rinunciato a farlo, se anche soltanto avesse dubitato per un attimo di lei e delle sue possibilità... Allora sarebbe stata sciolta dalla lava stessa, finendo per divenire tutt'una con essa.
    Iniziò a ripetersi di rimanere calma e tranquilla, che non faceva male e che andava tutto bene, che presto sarebbe finito. Eppure sapeva che non era così, lo sapeva perfettamente però doveva crederci, doveva mentire a sè stessa e tenere duro, non importava quanto sarebbe stata male, non importava se il dolore e la rabbia le avessero fatto sfiorare la follia, non doveva permettersi di lasciarsi andare.
    Quello era il suo corpo, la sua mente e costi quel che costi, tali sarebbero rimasti. Doveva solo riuscire a far fluire liberamente ed equamente quel fiume rovente nel suo corpo, controllandolo. Non importava quante volte si sarebbe scottata provandoci, doveva riuscirci altrimenti tutto quello era stato inutile.

    Improvvisamente il cielo si fece ancora una volta cupo, mentre la pioggia iniziava a cadere in quel luogo coprendo con il suo scrosciare, un urlo di dolore.
     
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    Un passo dopo l'altro

    Siamo ciò che siamo



    La furia era sconvolgente.
    La giovane ragazzina, in preda a scossoni senza precedenti, si lasciò andare ad una rabbia tale da farmi preoccupare ma non abbastanza da sconvolgermi. Lo sapevo, e non potevo far altro che stringerla per impedire di sfogare la sua rabbia contro di me.
    Ma non potevo prevedere ciò che lei fece a se stessa. La sua forza non era ancora vagamente sufficiente a mettere in pensiero la mia, anche se stavo faticando parecchio per tenerla ferma sul posto, ma quando vidi le labbra di lei macchiarsi di sangue e quello stesso sangue gocciolare sul suo mento e dunque in terra compresi che doveva essere sul serio una lotta furiosa tra lei e quel potere che il Nibi le aveva concesso.
    Chomei non disse nulla, ma quel silenzio aveva la stessa valenza di un “te l'avevo detto”. Al contempo però entrambi sapevano che era quasi inevitabile: quella furia era una componente costante che si affievoliva col tempo e con l'esperienza. Quando però vidi quel sangue per un attimo la mia presa si indebolì e lei riuscì a sfuggirmi. Cercò di colpirmi con una testata che bloccai senza troppi patemi d'animo con una mano, poi schizzò in avanti. Sentii il rumore di vetri che si infrangevano.
    Il portafoto era a pezzi, ma non avevo modo di preoccuparmene. Afferrai Nakora per le spalle e la strinsi, ignorando ciò che stava succedendo al sigillo. Non era importante in quel momento.
    Era importante che si calmasse.

    E lentamente avvenne. La furia del Nibi si dissolse, lasciando solo un substrato rabbioso ma meno rispetto al passato. Il sangue che le colava dalle labbra aveva bagnato le mie mani, ma così com'era stato per il portafoto ignorai quel dettaglio. Era solo sangue, ed era solo un portafoto.
    Quando il potere del demone ebbe abbandonato il corpo di Nakora lei svenne. L'agitazione in me si calmò e così la sollevai senza sforzo, mettendola distesa sul divano.

    Avresti dovuto saperlo che sarebbe andata così. Una lingua ferita ed un portafoto rotto non sono niente. Dissi a Chomei. Non mi riferivo a quello. Mi riferivo al tentativo di Matatabi di avvelenarle la mente. Ma ha resistito... Feci una pausa nei miei pensieri. Vero?


    Tutto era normale, dentro e fuori, quando lei si risvegliò. Il suo corpo avrebbe avuto diversi dolori, qui e lì, nel punti in cui avevo stretto la presa e dove si era morsa la lingua con forza.
    Sul tavolino davanti a lei c'era un bicchiere d'acqua, pieno, ed una bottiglia piena d'altra acqua. A terra il portafoto era ancora in frantumi, ma le foto erano ordinate sul tavolino vicino la bottiglia. Io ero da un'altra parte.
    Nakora avrebbe potuto sentire dei rumori metallici provenire da una stanza vicino la sua ed un soffuso soffiare caratteristico della fiamma che bruciava su un fornello. Se si fosse alzata, seguendo quei rumori, mi avrebbe trovato in cucina ad armeggiare con i fornelli, con l'intento di preparare un po' di carne. Ero un cuoco tremendo, ma almeno quelle ricette semplici (che consistevano nel buttare della carne su una padella aspettando che cuocesse e dunque salarla dopo) erano alla mia portata. Oh, ti sei ripresa. Come stai? Dissi come nulla se fosse successo. Se avesse provato a scusarsi avrei scosso il capo. Sapevo sarebbe accaduto. Non preoccuparti per il portafoto, è solo un portafoto. Ne comprerò un altro, tanto dovevo comunque farlo. Con Ayame nuovamente incinta dovevamo allargare lo spazio per le foto di famiglia, dopotutto. Sei stata giù un bel po' e si è fatta ora di pranzo... vuoi mangiare qualcosa? Immagino che tu sia esausta.
    Se avesse accettato avrebbe mangiato un po' di carne cucinata così così, dell'insalata condita e poco altro. In cucina sono un disastro. Specificai. È stata dura immagino. Però sei stata brava... Improvvisamente qualcosa parve rabbuiarmi.

    La ragazza era una Kunoichi di Oto. E sapevo bene cosa potesse significare. All'improvviso smisi di mangiare, lasciando le bacchette sul piatto, congiungendo le mani davanti la bocca. Oggi ho accettato di aiutarti senza pensarci perché finché vivrò, non permetterò a nessun altro di patire ciò che ho dovuto passare io con Chomei. Chiamala missione personale. Quando ho dovuto fare ciò che hai fatto tu oggi, nella sicurezza di casa mia, ero imprigionato e davanti a me una donna stava venendo stuprata. Quella stessa donna che salvai e della quale nel tempo mi innamorai fu uccisa davanti ai miei occhi quando dovetti chiedere per la seconda volta più potere a Chomei. Quei ricordi non dolevano più come un tempo. Ayame e la mia crescita avevano lenito quelle sofferenze atroci, così adesso riuscivo a parlarne con relativa tranquillità Tuttavia, rimango il Mizukage, Nakora. Immagino che tu ti sia fatto una certa idea di me, in molti mi credono debole perché sono... come sono. Sospirai, e risi appena. Quanto si sbagliano. E sospetto che alcuni che lo pensano siano delle tue parti Nakora. E sono certo che quando verrà il momento, ti vorranno usare come arma, conto di me. C'è gente a questo mondo che non ha i miei stessi ideali.
    Era quello il nostro destino? Non c'era davvero alcun modo di ribellarsi a ciò? Non ti suggerirò cosa fare, Nakora. Segui i tuoi ideali fedelmente, non pentirtene mai. Ma sappi che la gentilezza che ti ho mostrato oggi scomparirà se la tua forze dovesse divenire un pericolo per Kiri o per l'Accademia.
    Rimasi in silenzio per alcuni secondi, dunque mi rilassai. Fino ad allora però, e spero che questo momento non possa arrivare mai, potrai chiedermi aiuto quando vorrai.
    Era una brava ragazza, potevo intuirlo a pelle. Era sincera e vitale, e sopratutto sembrava essere decisa ad essere indipendente da tutti, persino dal Nibi. Mi sarebbe dispiaciuto enormemente trovarla dalla parte di Aloysius Diogenes Mikawa.

     
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  4. Nevi
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    HrEKxIv
    Non seppe dire per quanto tempo quel limbo tra follia e dolore la tenne prigioniera, alla fine perse completamente la cognizione del tempo.
    Le parole del Demone divennero confuse, lontane, alla fine si era sempre più chiusa in sè stessa come se stesse tentando di opporre un'ultima disperata difesa, e funzionò.
    La pioggia per un qualche motivo riuscì a passare attraverso il tetto del tempio, bagnandole il viso e dandole l'impressione di lenire le pene che aveva provato fino a quel momento, l'incendio che la stava divorando venne meno.
    Tuttavia era stremata, non riuscì nemmeno a muoversi da dov'era, rilassando giusto la sua figura mentale e rimanendo con la schiena a terra, lo sguardo perso nel vuoto.
    Sentiva chiaramente che qualcosa era cambiato, eppure non riusciva in alcun modo a gioirne al momento.
    Voleva solamente chiudere gli occhi e riposare, rimanersene sola con sè stessa per un po' di tempo, farsi avvolgere dall'oscurità così da cadere nel mondo dei sogni.
    In tutto quello il Nibi si era seduta in piedi, guardandola accigliata.
    Non sapeva nemmeno lei se realmente si era impegnata quella volta, provando così a prendere il controllo su di lei oppure era stato solamente un modo per metterla alla prova, per aiutarla.
    Per la prima volta da secoli e secoli, si sentiva confusa.
    Quella ragazzina era strana, non era come gli altri portatori che aveva avuto. Tutti quanti prima o poi avevano ceduto, preferendo così togliersi di dosso il fardello che era lei, il Matatabi, così da poter vivere una vita tranquilla e senza pensieri.
    Eppure quella Kunoichi non solo l'aveva cercata, non solo l'aveva desiderata per anni... Aveva anche fermamente deciso che preferiva morire, più che stare senza di lei.
    L'aveva visto nei suoi ricordi, nelle sue memorie da studentessa dell'Accademia che già agli inizi, come aveva sentito le storie sul suo conto ne era rimasta affascinata, decidendo così di conoscerla e farla sua.
    Mosse qualche passo avvicinandosi il più possibile alle sbarre, per poi sedersi a terra e avvicinare il muso, appena pochi passi separavano le due.
    L'unica cosa udibile in quel momento era lo scrosciare delle gocce di pioggia, le quali erano quasi una melodia.
    Improvvisamente sbuffò innervosita, odiava essere così confusa dopo tanti anni.
    Anche se doveva ammettere che in un certo senso le piaceva quella ragazza, oltre che incuriosirla... Come doveva classificare quella sua mentalità? Stupidità, follia, coraggio?
    Non lo sapeva nemmeno lei, era tutto così assurdo.
    Eppure rimaneva una verità assoluta il fatto che aveva saputo resistere a quello sforzo, accogliere il suo potere senza la benchè minima esitazione. Forse... Forse poteva essere veramente lei, quella giusta? Così giovane, eppure così imprudente che a volte sembrava quasi non le importasse della propria vita.
    Chiuse gli occhi decidendo di mettere da parte quei pensieri per un po' di tempo, l'unica scelta che fece in quel momento fu quella di provare a dare veramente un po' di fiducia alla ragazza. D'altra parte non la trattava male e anzi, era orgogliosa di avere dentro sè stessa un Demone, una cosa che molti preferivano tenere per loro stessi, considerata una vergogna e una maledizione.
    Chissà magari un po' alla volta avrebbe anche potuto cambiare comportamento nei suoi confronti, in ogni caso, quello che sarebbe avvenuto da li in poi dipendeva tutto dalla Kunoichi, lei non le avrebbe più negato il potere quando gliel'avesse chiesto, niente più giochetti. Stava alla ragazza crescere e capire quando sarebbe stata abbastanza forte da poterne prendere di più, era tutto nelle sue mani.

    [...]

    La prima cosa che avvertì fu il sapore metallico del sangue in bocca, mentre lentamente apriva gli occhi iniziando a sentire un po' alla volta tutto il corpo dolerle.
    Sbattè un paio di volte le palpebre cercando di ricordarsi cos'era successo, tuttavia a parte quanto accaduto nel Mondo Interiore, non aveva alcun ricordo di quello che poteva essere accaduto in quel posto.
    Cercò di alzarsi mettendosi a sedere, la testa le girò appena per qualche istante tant'è che quando fece per alzarsi fu costretta ad appoggiarsi al tavolino li accanto. Fu allora che se ne accorse.
    Le foto che erano prima nel portafoto ora erano ammucchiate li sopra con ordine, per tanto non ci mise chissà quanto a fare due più due e capire che, molto probabilmente, aveva distrutto lei il raccoglitore.
    Si sentì irremidiabilmente in colpa, soprattutto visto e considerato il fatto che Itai l'aveva aiutata, mentre lei, beh aveva distrutto una cosa che gli apparteneva.
    Abbassò leggermente lo sguardo finendo per alzarsi e cercando di recuperare, si sentiva ancora dannatamente debole e anche lo stomaco era abbastanza vuoto, e questo di sicuro non aiutava.
    Notando l'acqua e la bottiglia allungò appena una mano per afferrare il primo e portarselo alle labbra, mentre un rumore metallico attirava la sua attenzione e per tanto, iniziò ad incamminarsi in quella direzione con una certa lentezza, appoggiandosi di tanto in tanto alla parete quando le prendevano i giramenti di testa.
    Arrivò infine in una cucina, trovando così Itai preso ad armeggiare coi fornelli li presenti.
    Inizialmente non rispose alla sua prima domanda, guardandosi spaesata attorno per poi tornare con lo sguardo su di lui.
    Immediatamente le tornò in mente il danno che aveva provocato, per tanto si rabbuiò leggermente mentre faceva per posare il bicchiere - ormai vuoto - su una credenza li vicino.
    La gola le bruciava e parlare ancora le dava qualche fastidio, però il fatto che si fosse morsa con forza la lingua se lo ricordava chiaramente.
    Il tono era abbastanza sommesso.

    Scusami Itai, non volevo romperlo... Se avessi potuto, beh, mi dispiace.

    Ammise un po' giù di morale e senza nemmeno rispondere alla domanda su come stava, sembrava come se ne fosse dimenticata.
    Tuttavia il Mizukage non parve affatto essersela presa per la cosa, anzi cercò di tranquillizzarla a riguardo e questo riuscì a farla leggermente sorridere, grata.
    Subito dopo le chiese se voleva mangiare qualcosa, inoltre pareva fosse svenuta da un bel po'.
    Ancora appoggiata all'uscio all'entrata, annuì convinta. Poco ma sicuro che mangiare qualcosa l'avrebbe fatta stare meglio, oltre che rimetterla un po' in forze.

    Sì grazie, mi sento lo stomaco vuoto a dirla tutta. Comunque bene, credo, a parte qualche dolore qui e li per il resto non mi sembra ci sia altro.

    Affermò volgendo lo sguardo su sè stessa e controllando che non vi fosse altro sul proprio corpo, giusto quando andò a controllare il braccio destro si accorse del fatto che il sigillo era cambiato arrivando fino a quel punto, tuttavia a parte accigliarsi leggermente per la cosa e notando che non le dava alcun fastidio o problema, oltre che sentirsi come al solito, non vi diede troppo peso ignorando la cosa e tornando a guardare Itai, annuendo.
    Lo raggiunse al tavolo iniziando a mangiare, era evidente che fosse affamata e non fosse stato per il fatto che le faceva male la lingua ed era ancora debole, probabilmente si sarebbe lasciata andare alla foga di mangiare.

    Non ti preoccupare, a casa sono abituata ad arrangiarmi. Tra tutti i nostri orari così diversi, ho imparato a mangiare quello che c'è ed esserne contenta.

    Niente di più vero, quella che in famiglia sapeva cucinare benissimo era sua sorella gemella, non che lei non ne fosse in grado, però raramente ne aveva il tempo sicchè doveva prendere le prime cose che capitavano ed esserne soddisfatta.
    Nel mentre Itai che aveva ripreso a parlare parve come fermarsi improvvisamente, tant'è che smise di mangiare come se qualcosa gli avesse fatto passare l'appetito, un brutto pensiero probabilmente ma che tuttavia lei non riuscì ad interpretrare.
    Per tanto rimase per qualche istante con le bacchette appoggiate sulle labbra, smangiucchiando il boccone che aveva appena fatto e osservandolo in silenzio, cercando di capire.
    Ben presto riprese a parlare tuttavia sembrava come essersi fatto improvvisamente serio, per tanto sebbene non si fermò dal mangiare ebbe tutta la sua attenzione.
    Rallentò giusto un attimo accennò quell'episodio della sua vita, riportandole alla mente il primo incontro col Nibi, quando lei e la sua gemella venivano stuprate all'interno del Mondo Interiore, in quel tempo sotto il controllo totale del Nibi.
    Scacciò immediatamente certi ricordi, non si voleva guastare l'appetito.
    Tuttavia quando andò più a fondo nel discorso Itai, capì che cosa voleva dire per tanto attese che fosse lui a finire il discorso, così da potergli rispondere, forse, non proprio come poteva aspettarsi.
    Non le importava se era di un altro villaggio, nessuno le avrebbe mai detto che cosa dire a chi e altre cose del genere, lei era libera e avrebbe sempre fatto quello che avrebbe voluto.
    Posò sul bordo del piatto le bacchette, sorridendo amareggiata mentre giocava con alcuni rimasugli della pietanza, spostandoli con una bacchetta prima un po' a destra, poi un po' a sinistra.
    Il volto appoggiato al palmo di una mano col gomito poggiato sul tavolo, sembrava quasi una bambina piccola in quel momento.

    Itai io non sono di quelle parti per quanto il mio coprifronte dica il contrario, si può dire che mi ci hanno portato quando non sapevo nemmeno cosa fosse il mondo.

    Era un modo come un altro per fargli capire che, per quanto Oto fosse stata la sua casa in quegli anni non sarebbe mai stata veramente in grado di pensare come un classico Otese, perchè lei era di un altro popolo, altre persone che avevano vissuto in maniera diversa, e sebbene nulla di tutto quello esistesse più, lei ne aveva pur sempre i geni.
    Era un qualcosa che nessuno le avrebbe potuto portare via, mai.
    Il suo sguardo passò lentamente dal piatto a Itai, tutto sommato sembrava essere abbastanza tranquilla.

    E no non mi hanno preso da nessun villaggio accademico o cose del genere, tranquillo. Comunque, ho capito.

    Sorrise con aria mesta.
    Si ricordava quello che le aveva detto Deveraux al tempo, i problemi che sarebbero potuti sorgere se fosse stata di Kiri o simili, tuttavia non era nulla del genere per tanto non si preoccuò minimamente della cosa.
    In realtà non sapeva nemmeno lei perchè gli avevano accennato quella cosa, certo in parte era stato per fargli capire che lei avrebbe agito sempre e solo soltanto su propria iniziativa, dall'altra parte però probabilmente era stato una sorta di scambio per così dire ai suoi occhi, insomma l'aveva aiutata e lei si era come sentita in dovere, probabilmente, di dimostrargli che era grata e si fidava.
     
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