Shi-e-En

[Free GdR aperta a tutti: Nuovo Anno]

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  1. -Meika
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    Shi-e-en

    Distrazioni




    Perché non vieni anche tu allo Shi-e-en? Domandai a mio padre mentre con attenzione pestavo in un mortaio alcune foglie essiccate di colorito giallognolo. Mio padre scosse il capo, deciso a non ascoltar ragione.
    No no tranquilla. Tu piuttosto, ci andrai da sola? Eh? Oh? Perché sei diventata rossa?
    Già perché? Akira ed io avevamo deciso che quella famosa “vacanza” di cui avevamo parlato poteva essere proprio ad Hotami. Lo Shi-e-en era un festival stupendo, famoso in lungo ed i largo per la sua bellezza ed i suoi intrattenimenti. Ed il Paese delle Calde Primavere non era proprio il luogo “soleggiato” che si pensava, tuttavia al contrario di Genosha era un luogo carico di calore sotterraneo che risaliva fino al suolo e la possibilità di poter avere freddo sembrava decisamente remota.
    Inoltre era un luogo adatto a rilassarsi, a divertirsi, a far tutto ciò che si poteva voler fare in una vacanza. In un certo qual modo fui dunque contenta che mio padre avesse declinato l'invito quasi obbligato che avevo dovuto porgli, ma alla sua domanda non avevo potuto far altro che trovarmi spiazzata.
    Oh, capito capito. Mi picchiettò il fianco con un dito, mi scostai, quasi cadendo dalla sedia.
    Cosa avresti capito? Domandai, ma lui, claudicante col al solito, uscì dalla stanza zoppicando fino in cucina. Non potevo vederlo, ma sul suo viso era dipinta un'espressione a metà tra la preoccupazione e la felicità.
    Tornai alla mia opera, appena imbronciata, terminando di triturare le erbe. Non ero in camera mia, avevo deciso che se dovevo mescere veleni non potevo farlo nello stesso posto in cui dormivo.
    Avevo liberato in cantina un angolo gettando un sacco di cianfrusaglie di mio padre (il quale ne era stato enormemente addolorato) e lì avevo messo un tavolo e tutti gli attrezzi necessari. Avevo iniziato ad approfondire l'arte di creare sostanze sempre più complesse ma non solo malefiche: il libro che avevo preso a Suna era anche una collezione indicibile di tesori. C'erano centinaia e centinaia di piante diverse al mondo e moltissime erano descritte in quel voluminosissimo tomo a caratteri assai piccoli e scarsamente leggibili. Ad esse non erano associate solo effetti estremamente dannosi, come quelle che cercavo di solito, ma anche effetti benefici.
    Non che ne fossi così esperta: per preparare qualcosa per far tonici ci volevano ben altre conoscenze, ma il mio obiettivo era un banalissimo olio da bagno. Qualcosa che potessi sfruttare assieme agli effetti benefici delle acque termali, un mero trattamento di bellezza che qualsiasi ragazza si concedeva.
    Il tavolo di lavoro era un caos. Oltre la boccetta dove preparavo il mio olio ce ne erano altre non etichettate messe in un angolo, dalla forma del tutto identica ed indistinguibile da quella che stavo preparando. Era un veleno allucinogeno che avevo preparato poc'anzi. Scarsamente velenoso, ma molto allucinogeno, mi avrebbe certamente permesso di rendere le mie illusioni ancora più reali agli occhi dei malcapitati.
    Infilai le foglie tritate in una carta da filtro che ripiegai con estrema cura e legai con attenzione con un sottile spago. Lo infilai nel liquido oleoso nella boccetta che misi su una piastra riscaldata.
    MEIKA! l'urlo di mio padre mi fece sobbalzare dalla sedia.
    EH? urlai di rimando.
    VIENI QUI A VEDERE, FORZA!


    Quasi spaventata mi precipitai per le scale fino in cucina dove vidi mio padre fissare la più forte tormenta di neve che avesse colpito Kiri negli ultimi diciotto anni almeno, perché non mi ricordavo nulla di simile. Fiocchi grandi come pugni cadevano senza sosta dal cielo grigio, abbattendosi dolcemente al suolo e coperti dai loro gemelli prima che si potessero sciogliere.
    Oh diavolo, se continua così ci ritroviamo sotto mezzo metro di neve. Commentai, affascinata. Un motivo in più per stare ad Hotami, sinceramente. Ne ho abbastanza della neve per questo inverno.
    Come... come fai a dire questo? Arata si voltò, con un'espressione quasi bambinesca sul volto. Aveva sempre amato la neve in misura sproporzionata. Sospirai, scuotendo il capo. Torno a preparare ciò che dovevo! Ah! Per caso ci hanno consegnato dei pacchetti? Aspettavo alcune erbe dal Paese del Fuoco.
    Ah sì, sono in uno scatolo vicino l'ingresso.
    Mi diressi lì di tutta fretta e vidi la piccola scatola che attendevo quasi con ansia. La afferrai e corsi nuovamente nel mio “laboratorio”. La aprii con un paio di forbici e vidi una miniera d'oro: diversi sacchettini trasparenti accuratamente etichettati contenevano molteplici foglie secche di erbe che a Kiri e dintorni non avrei mai potuto trovare.
    Ma che intendi farci ora? la voce di mio padre giunse alle mie spalle. Sussultai, voltandomi quasi furiosa.
    Avvisa prima di entrare! dissi, quasi ringhiando.
    Pft, esagerata. Allora? Una versione potenziata del veleno allucinogeno che ho già creato. Voglio eliminare del tutto gli effetti dannosi per creare qualcosa che abbia solo effetti allucinogeni di maggior durata.
    Arata sbatté le palpebre alcune volte. Dunque, annuì, deciso. Non so se essere orgoglioso o preoccupato che mia figlia abbia iniziato a produrre droghe in cantina.
    È per le missioni! Ah, lasciami in pace! Dissi, sbuffando, arrossendo vistosamente. Lui rise, scompigliandomi i capelli (lui, Akira, insomma qualsiasi essere di sesso maschile che incontravo sembrava avere una certa idiosincrasia per l'ordine dei miei capelli). Ok ok, ti lascio stare.


    L'olio che dovevo portare ad Hotami era in preparazione ma dentro morivo dalla voglia di provare la creazione di quel “veleno” (difficilmente classificabile come tale, dopotutto). Ero conscia che non avrei resistito ed allora misi le mani nella scatola, tirando fuori tutto ciò che mi serviva. Polvere di taluni funghi, foglie di alcune piante, semi di altre. Mi misi al lavoro, senza sapere cosa, quella mia scelta, avrebbe portato.




    L'appuntamento con Akira per partire ad Hotami era alla sera di due giorni prima dell'ultimo dell'anno. Partendo al tramonto si sarebbe giunti a destinazione la mattina della festa. Un intero giorno per sistemarsi, provare le terme ed infine godersi la festa del nuovo anno. La nave che ci avrebbe dovuto portar lì era un traghetto che compiva quella rotta più volte l'anno, giacché collegamento per soli passeggeri da Kiri verso il Paese delle Calde Primavere. La neve era alta fino al polpaccio quella sera, ma il cielo era limpido.
    Molta gente riposava al caldo delle loro case, mola altra era al Porto pronta ad imbarcarsi verso Hotami. Akira era già lì ad aspettarmi. Notai quanto il suo bagaglio fosse misero rispetto al mio che, dimensionalmente, era circa il doppio. Uh, eccomi, freddo, freddo, freddo... Dissi, quasi saltellando sul posto. La temperatura era scesa moltissimo quei giorni. Povero Sanjuro, pensare che è scappato da Genosha perché aveva freddo. Aggiunsi, con una nota divertita nella voce.
    L'imbarco fu rapido e quanto prima riuscii a mettermi sotto un tetto, quanto più fui contenta. Quella volta però, al contrario dell'ultima gelida avventura passata assieme avevo con me guanti, sciarpa e berretto di lana adatti allo scopo. L'inverno era decisamente arrivato.


    Giungemmo ad Hotami la mattina dell'ultimo dell'anno. Avevo dimenticato il freddo: lì l'inverno sembrava non arrivar mai. Non che il clima fosse caldo: dove non c'erano sorgenti termali si poteva vedere la neve caduta nei giorni precedenti, tuttavia era tutto così perfetto da lasciarmi quasi a bocca aperta. Il tutto sembrava così diverso da Kiri. Una costante nebbiolina ma tiepida, circondava qualsiasi cosa entro dieci metri da qualsiasi fonte acquatica.
    Il Sonno di Ginken poi, dove praticamente tutti lì alloggiavano. Perché le altre Terme erano quelle di Gorazumi che – stando al listino dei prezzi – erano qualcosa ben al di là delle nostre possibilità.
    Non capivo però cosa potesse esserci di meglio del Sonno di Ginken però. È... mi guardi attorno, quasi spaesata, mentre vedevo alcune persone in accappatoio risalire le scale per le camere evidentemente rilassati.
    Terme! Ci andiamo, vero? Allungai una mano afferrando la sua, tirandola appena con fare quasi infantile. La festa sarebbe cominciata quella sera e c'erano ancora un paio d'ore prima di pranzo.
    Ci volle qualche minuto per registrarsi, avere la chiave della stanza e dunque prenderne effettivamente possesso. L'uomo che ci accompagnò fin lì, vestito in maniera impeccabile ma allo stesso tempo sparata con un semplicissimo kimono nero quasi marziale, era cortese come il suo ruolo gli imponeva di essere. Ci aprì la stanza e ce la mostrò, spiegandoci brevemente tutte le attrazioni lì al Sonno di Ginken. Le terme sono ovviamente al piano terra, prendete la prima porta a destra sul corridoio opposto a questo e vi arriverete. Nella stanza ci sono accappatoi, asciugamani grandi e piccoli. Vi prego, come giusto che sia, di lavarvi accuratamente prima di entrare nell'onsen. Vi prego di stare attenti a quelle vicino l'ingresso e sopratutto, non date troppa confidenza alle scimmie.
    Avevo visto di fatti alcune scimmie dal manto chiaro vicino al ponticello, non comprendevo perché non si potesse dar loro una grattatina sul capo o qualcosa da mangiare. Sono pericolose? Domandai, incuriosita.
    No. Sono diaboliche però. E nel tono dell'uomo mi parve di udire l'eco di un lontano terrore al quale faticavo a credere. Quando ci lasciò soli mi rilassai per un lungo istante quasi sospirando. Posai la testa appena contro il petto di Akira, socchiudendo gli occhi, stanca dal viaggio, ma felice.
    Nulla potrà rovinare questa vacanza, vero? mormorai.

    Sciocca Akuma.

    Non hai considerato te stessa ed il tuo disordine.




    Eppure ero sicura di averla presa... Mi dissi, cercando nella sacca dell'accappatoio l'ampollina che mi ero portata da Kiri. Non udii il leggero rumore di passi sul tetto. Mi grattai la testa, confusa: ricordavo perfettamente di aver preso l'ampollina ed averla portata lì fino alle terme. Non potevo di certo entrare con quella cosa addosso, il suo effetto si esplicava meglio se messa per dieci minuti prima di entrare nelle terme e poi lavata via. Inoltre era contro il regolamento entrare col corpo cosparso di lozioni o di trucchi di altro tipo. Lo comprendevo, si rischiava di inquinare l'osen in questo modo.
    Non trovandolo tuttavia pensai che l'avessi dimenticato in stanza. La mia scarsa fissazione sui prodotti femminili mi rese in grado di sopprimere la mia curiosità, rimandando al giorno dopo il test. Uscii dalle docce, con le braccia incrociate al petto ed un'aria interrogativa addosso. Pensavo di aver preso quella cosa che avevo preparato... bah, non ricordo.


    Ora immagino che ci si starà chiedendo dove fosse quella boccetta. In un attimo di distrazione, mentre posavo l'accappatoio all'apposito gancio per entrare nella doccia e regolarne la temperatura una scimmia “diabolica” era entrata da una delle alte finestre rettangolari che c'erano vicino al soffitto. Con l'agilità che era propria dei ladri si era calata in basso e notato forse un bagliore nella tasca del mio accappatoio aveva afferrato la boccetta rapida come il vento, scappando poi da dov'era arrivata. Ero troppo rilassata per essere sull'attenti: i miei sensi da kunoichi erano stati mandati temporaneamente in vacanza.
    La scimmia così si rubò quella che doveva essere, in teoria, una semplice lozione per la pelle che mi ero fatta da sola più per esperimento che per vanità. Se avessi dovuto maledire la scimmia o ringraziarla in quel momento non ne avevo di certo idea.


    L'arguta scimmietta di fatti si diresse in tutta fretta presso la grossa pozzanghera calda dove riposavano i suoi simili. Il tutto fu espresso a gesti e urletti, ma il senso era più o meno questo: Ho trovato questa! Sembra buona! Sembra come quella cosa che trovasti l'altra volta. Ti sentisti male. Sarà buona! Vedrai! E tolse il tappo all'ampolla trangugiando il liquido per metà, lasciando poi cadere il resto nell'acqua. La scimmia urlò il suo disappunto, l'altra, rise.
    FA SCHIFO! AHAHAHAHAHAHA!
    La risata di quella scimmia fu solo l'inizio.
    Perché lì dentro non c'era affatto la lozione che Meika credeva di aver portato da Kiri, piuttosto il potentissimo allucinogeno che aveva creato. Poiché, nella fretta di preparare la valigia, aveva dimenticato di etichettare la lozione ed il veleno e dunque li aveva banalmente confusi.


    Forse dovevo ringraziare la scimmia.

    Ma forse Hotami avrebbe maledetto me.



    La sera giunse presto. Le terme erano state perfette, un vero e proprio paradiso in terra. Sebbene i turni alle mura si fossero ridotti, quel lavoro rimaneva stressante e non ero mai riuscita realmente a riposare per più di un giorno di fila da che eravamo tornati da Genosha. Sentivo il corpo piacevolmente intorpidito, come se avvolto da un'aura di debolezza piacevole. L'aria poi era di una umidità incredibile, che mi ricordava quella del Bosco delle Mille Fonti. Solo che essendo inverno ed essendo quell'aria calda il tutto assumeva un diverso spessore.
    Ti dovrai sentir benissimo tra tutta questa acqua ed umidità. Dissi ad Akira, ridacchiando appena al di la della porta del bagno dove mi stavo vestendo. Avevo appena terminato di legare l'obi dietro la schiena. Sistemai i capelli, legandovi il fermacapelli sagomato come un fiore nero, lo stesso che indossavo alla Festa della Fondazione, e decisi di esser pronta. Ovviamente, ci avevo messo due volte il tempo che ci avrebbe messo Akira nonostante fossi notoriamente rapida in certe faccende.
    Ma si sa, la rapidità è un concetto relativo.
    Fuori dalla stanza si poteva udire il rumore della folle e della musica del Shi-e-en. Ci incamminammo fuori dal Sonno di Ginken ed io avevo in testa un solo pensiero: quello sarebbe stato un capodanno indimenticabile.


    Senza dubbio.

    Perché le scimmie non avevano ancora smaltito la sbornia.

    Difatti dopo alcune ore di più totale rimbambimento le scimmie, al tramonto, avevano iniziato ad atteggiarsi stranamente. Ridevano dei passanti, mostravano il sedere con meno pudore del solito. Dopo un po' decisero anche di essere impavide e dunque iniziarono a camminare tra i passanti dello Shi-e-en comportandosi... come delle persone sotto effetto di allucinogeni. O per essere precisi, come scimmie sotto effetto di allucinogeni. Ce n'era un numero imprecisato, tuttavia esse iniziarono a scorrazzare tutte – nessuna esclusa – per la festa importunando la gente in modi che solo i Kami conoscono. Erano troppo piccole ed oggettivamente strafatte per far male a qualcuno, ma di situazioni imbarazzanti potevano crearne in quantità industriali.

    Giunsi con Akira alle festa meravigliata, senza sospettare del disastro che avevo creato. Allora, dilapidiamo la fortuna che abbiamo avuto? Avevo scoperto che alla fine il gioco d'azzardo un po' mi piaceva.
    Nel mentre, sul pinnacolo del più alto edificio di Hotami, una scimmia agitando una boccetta vuota in mano, urlava qualcosa al vento che doveva suonare tipo come SONO IL RE DELLA FESTA, VENITE A ME, STRONZI!!! se solo fossimo stati in grado di comprenderne il linguaggio.



    Scimmie strafatte!
    Di numero imprecisato, non violente, ma imprevedibile. Sentitevi liberi di usarle come volete nei vostri post.
     
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