Shi-e-En

[Free GdR aperta a tutti: Nuovo Anno]

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  1. Arashi Hime
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    Y Danone
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    TRY SOMETHING NEW

    With the new day comes new strength and new thoughts.




    «L'importante è che non rimangano da soli.»



    Toshiro Kobayashi era baldanzoso: braccia conserte, bocca serrata, e l'espressione di chi è pronto a tutto pur di ottenere ciò che voleva.
    ...La sua determinazione fu però lisciata un secondo dopo quando sua moglie si limitò ad inarcare un sopracciglio. Il che parve bastare a ricomporre subito l'interlocutore in una posa meno plastica e soprattutto meno perentoria.
    «Toshiro, sono due ragazzi di venti e ventitré anni. Pensi davvero che non cercheranno di scappare?» Chiese educatamente l'ex Jonin, sorridendo. Non aveva dubbi al riguardo, dopotutto, per quanto Heiko Uchiha potesse apparire una donna tagliente e intransigente, forse addirittura poco sensibile, era pur sempre una madre. Era bastato lei uno sguardo per capire che Shizuka non vedeva l'ora di stare sola con Masaki, e non era necessario che guardasse lui per capire chi dei due lo avrebbe proposto.
    ...Tale madre, tale figlia: lei era scappata dal suo stesso Quartiere, sfidando la sua famiglia e quella del suo supposto futuro sposo, pur di partecipare all'incriminato Tanabata che l'aveva invece fatta riscoprire innamorata di quel, al tempo, presuntuoso e sarcastico Principe dei Mercanti... Avrebbe scommesso tutto ciò che aveva che Shizuka avrebbe fatto esattamente lo stesso.
    «...Heiko, lui le farà qualcosa di male, non capisci?! Lui... i serpenti Passavano periodi in cui Toshiro Kobayashi si fissava su cose varie. L'ultima volta erano stati i fenicotteri, quella ancora prima le teiere a forma di elefante, questa pareva essere quella dei serpenti. Heiko si limitò dunque a liquidare la faccenda sorridendo in modo mellifluo. «Ne sono certo, lui vuole fare... COSE...» Ventilare quella possibilità sembrò infliggere al Capoclan una stoccata di ferro al cuore e lui, portandosi ambo le mani tremanti al viso, parve essere sul punto di mettersi a piangere. «La toccherà! Oh Dei! Ne abuserà!!» Gemette ancora il Signore dell'Airone, ora ben lontano dal venticinquenne spensierato che un tempo aveva ghermito il cuore della più pura degli Uchiha. Essere padre lo aveva reso un paranoide, come dimostrò quando cadde teatralmente in ginocchio sul pontile, di fronte alla moglie, muovendo in modo straziante le braccia in aria in un ultimo triste ondeggiare prima di cadere pesantemente al suolo e fingersi morto. Nei suoi occhi si alternavano scene horror ad altre splatter. E in quasi tutte queste Shizuka piangeva, invocando il nome di suo padre perché la salvasse dal “mostro” (Masaki Kurogane, per l'occasione con corna e coda arpionata).
    «Amore mio, è più probabile che sia Shizuka ad abusare di lui.» Replicò gentilmente Heiko Uchiha, ignorando lo sguardo del marito che nel sentire quelle parole andava in frantumi e si ricomponeva all'incontrario come un quadro cubista.
    ...Nulla di cui stupirsi, del resto le donne che erano state addestrate alla "Peonia Bianca" di Kabuchou, avrebbero avuto di che insegnare qualcosa anche al migliore degli amatori. E sia lei che Shizuka avevano trascorso ben tre anni della loro adolescenza tra le mura del Quartiere Rosso, per apprendere a perfezionarsi nell'arte della vera kunoichi: la seduzione.

    Mettendosi a braccia conserte, la Matrona ghignò, sardonica: era tutto dannatamente perfetto.

    [...]



    Ritsuko le aveva dovuto tirare un ceffone sulla schiena per farla camminare in avanti e questo perché lei si era piccata a non muoversi di un solo passo. Di punto in bianco, quando aveva adocchiato da lontano la chioma albina di Masaki, la Principessa dei Kobayashi aveva infatti annunciato, e senza alcun senso, che non si sarebbe mossa dalla banchina nemmeno a costo di essere portata via di peso, cosa che effettivamente sembrò voler davvero fare ignorando il Kurogane fino a quando la sua Kumori, facendo roteare gli occhi al cielo, non la spintonò rudemente.
    «Smettete di fare la bambina.» Ordinò l'Aoki quando la sua Padrona le ringhiò una serie di improperi tra i denti. «Non mi sembra proprio il momento di fare la timida.» Le possibilità di capire che Shizuka Kobayashi, con quello sguardo furibondo e le gote imporporate, fosse imbarazzata anziché furiosa, erano più o meno rasenti a zero...ma Ritsuko era nata per servire una sola persona, e di questa conosceva tutto. Per quanto dunque poté sentirsi frustata di vedere quel genere di sguardo proprio sulla persona per la quale sarebbe morta in ogni vita a lei concessa dagli Dei, la Guardiana non poté far altro che quello che tutti si aspettavano da lei: supportarla. «E cercate di sorridere, o penserà che siete davvero in collera con lui. Non tediate la sua già ridotta mente.» Puntualizzò infatti la Kumori, tirando un calcio di punta nei talloni della Principessa quando questa parve comunque rifiutarsi di obbedirle.
    Un istante dopo Masaki le era davanti.

    “Shizuka”



    Se avesse dovuto essere onesta, non aveva mai notato che fosse così alto.
    Sollevando lo sguardo, la Principessa di Konoha rimase quasi stupita di quanto lui la sovrastasse. Si rese difatti conto, e non senza stupore, che persino con gli zori ai piedi gli arrivava appena al collo. Il quale si rivelò, ad una prima leggera occhiata, più strutturato di quello che aveva osservato prima d'allora.
    Era muscoloso, dopotutto. Non troppo, certo... ma il fisico asciutto e snello che presentava –notò, esitando per un battito di ciglia sul corpo di lui, vestito dello splendido kimono corvino di quell'occasione– sembrava esser stato raffinato da molti allenamenti che ne dovevano aver temprato le forme.
    Forse, allora, non era nemmeno così scarso come aveva supposto inizialmente.
    Aggrottando la fronte, la ragazza esitò: non aveva mai fatto caso a quel genere di dettagli, non ne aveva avuto mai bisogno dopotutto.

    “Finalmente sei qui.”



    Era ancora intenta a rimanere perplessa di fronte a quella serie di constatazioni inaspettate, quando improvvisamente Masaki le prese una mano. E la baciò.
    ...In un primo istante Shizuka valutò la possibilità di rigirargli un ceffone. Così, giusto perché le sembrò di punto in bianco molto ragionevole. E in effetti fu proprio ciò che parve pronta a fare quando alzò di scatto la mano destra al cielo. Fortunatamente però la sua Aoki, da dietro la sua schiena, non esitò a tirarle un calcio negli stinchi tale che lei, sbilanciata dall'inaspettato e con la testa ingarbugliata da una sorta di appannato vuoto, inciampò in avanti, proprio addosso al Kurogane, di cui toccò il torace con la testa, come una bambina...
    ...inutile dire dunque, che se fino a quel momento c'era stata una possibilità che il disastro venisse scampato, in quel momento tale possibilità era appena svanita.
    Avvampando come un cerino acceso e alzando di scatto la testa verso Masaki, con gli occhi verdi dardeggianti di rabbia –quasi la colpa dell'accaduto fosse proprio del povero malcapitato– la Principessa strinse infatti a pugno la mano prima levata...ma proprio quando uno sfrigolio di chakra blu elettrico tradì la sua intenzione di non trattenersi minimamente nel voler colpire il disgraziato Kurogane alla bocca dello stomaco, accadde l'impensabile: Ritsuko, portandosi una mano alla bocca nel mimare uno sbadiglio, sbatté con violenza un piede a terra. E per qualche ragione Shizuka sentì le sue gambe cedere.
    Sgranando gli occhi in un'espressione allibita, la giovane Erede ebbe appena il tempo di alzare le braccia per tentare di aggrapparsi istintivamente al collo di Masaki, che il suo corpo scivolò di peso a terra, proprio come se tutta la forza che aveva dentro di sé fosse stata drenata via in un secondo.
    «La mia Signora non ha dormito dal troppo desiderio di vedervi.» Avrebbe detto prontamente Ritsuko Aoki dopo quel teatrino durato appena qualche secondo, portandosi poi con eleganza una mano al petto e inchinandosi profondamente. «Perdonate la sua stanchezza, vi prego.» Sorrise ironica quando lo sguardo furente di Shizuka incontrò il suo. Come al solito era evidente che lei non avesse assolutamente idea di cosa fosse capitato, ma non era tanto stolta da non sapere a chi dover imputare la causa del suo comportamento svenevole. Suo malgrado la Guardiana ghignò con compiacimento. «Ben arrivato Kurogane-sama.» Aggiunse a quel punto, prima di girarsi verso l'accompagnatore di lui. «Baiko-sama.» Sorrise ancora, reclinando leggermente la testa di lato. I corti capelli a caschetto rosso fuoco ondeggiarono all'accenno della testa, ma gli occhi blu oltremare di lei non ridevano.
    Lo stava studiando. Ed era così evidente perché lei non sembrava preoccuparsi di farlo vedere.
    Quell'uomo le dava fastidio. Non capiva cosa pensasse, né cosa volesse. E per una Aoki, cresciuta per capire tutto e tutti, quella di non farsi “leggere” era l'offesa maggiore che uno sconosciuto poteva farle. Facendo schioccare sommessamente la lingua nel farsi da parte la Kumori della Principessa maledì quel fantoccio impagliato e tutta la sua progenie per le successive otto generazioni. Il minimo per una mancanza di rispetto come quella che continuava a perpetrare ai suoi danni.
    «Kurogane, suppongo.» Masamune Uchiha fu il primo a stringere la mano a Masaki mentre dietro di lui sua moglie Chizuru, eccitata, sorrideva a Mihoko Kobayashi che sembrava non meno emozionata. Le frasi “deve piacergli proprio tanto” e “è quasi svenuta” e anche “felice matrimonio” furono pronunciate un numero tale di volte da procurare in Shizuka la sgradevole sensazione di dover spaccare qualcosa. Magari la testa di qualcuno. Magari quella di Masaki. O di Ritsuko.
    O di entrambi.
    «Nostra nipote ci ha parlato spesso di voi.» Intervenne Teru Akarukawa, avvicinandosi e sorridendo al giovane Shinobi. Annuì, guardandolo da vicino. «Senza dubbio una personalità che non passa inosservata.»
    «Oh, speriamo che la presenza di noi vecchie crisalidi non sia un peso per voi, Kurogane-sama!»
    Cinguettò Mihoko Kobayashi, facendosi largo nel ridere con una mano dinocolata a coprirle la bocca. Benché fosse anziana era evidente che in giovane età fosse stata una bellezza rara, e gli occhi verdi affilati e attenti parlavano chiaro anche sull'acutezza della sua mente, che ancora non sembrava essersi ancora affievolita.
    «E' un piacere conoscere il fidanzato di nostra nipote.» Concluse Chizuru Uchiha, inchinandosi profondamente prima di lanciare qualche sguardo emozionato a Shizuka che non poté non alzare gli occhi al cielo, esasperata. «Spero che avremo modo di parlare, durante questo soggiorno. La nostra bimba è sempre molto riservata in merito a voi! Pensate che ancora non sappiamo neppure come vi siete incontrati...» Disse la vecchia ninja, sorridendo gentile e senza malizia.

    E in quel momento, improvvisamente, qualcuno ricordò qualcosa.
    Qualcosa di molto, molto importante.

    Qualcosa che non avrebbe dovuto mai dimenticare.

    La missione –gemette nella sua mente Shizuka, e la stretta della sua mano, intrecciata in quella di Masaki, divenne per qualche motivo tanto bollente da costringerla a cercare di ritrarsi con orrore.
    ...Raizen. Raizen ci teneva molto. Aveva scelto lei tra tutte le kunoichi di Konoha. Era la sua grande occasione di affermarsi nella ristretta cerchia di ninja che contano. Di spiccare.
    Desiderava il grado Jonin. Desiderava molto più di quello.
    Tutta quella messinscena avrebbe aperto lei le porte del potere più sconfinato. Lo sapeva. Lo sentiva. Lo voleva.
    ...Quando si era scordata della sua missione? Come aveva potuto? Lei che si distingueva per la sua incredibile capacità di rimanere sempre con gli occhi puntati verso l'obiettivo. Lei che non aveva mai dubitato del suo volere. Avrebbe distrutto e ricostruito tutto secondo il suo desiderio, se questo avesse portato favori a se stessa e al suo Villaggio.
    Era per questo che era stata scelta. Perché era pronta a tutto pur di ottenere ciò che voleva.
    Quando era riuscita a fare l'errore madornale di smettere di–...

    “Dici che riusciamo a distrarre tutte le guardie il tempo di girare l'angolo?”



    Trasalì. In un primo momento perché non si era accorta che lui le parlasse. Subito dopo perché quando si girò di scatto se lo ritrovò talmente vicino che suo malgrado inghiottì il fiato per istinto, emettendo un suonino strozzato molto simile a quello delle paperelle di gomma di suo padre.
    Benché impose a se stessa di apparire calma, e fosse convinta persino di esserci riuscita, arrossì talmente tanto da credere di sublimarsi di lì a qualche secondo.
    «Non ne ho idea.» La sua voce uscì più ferma di quello che si era immaginata quando si era maledetta per il suo comportamento. Con sua somma felicità, lanciando un'occhiata alle sue spalle, vide che il corteo della sua famiglia, come sempre al centro delle attenzioni di tutti, era troppo occupato a guardare il meraviglioso spettacolo che era Hotami per curarsi di lei, il che le avrebbe risparmiato battutine da lì ai suoi quarantanni. Non si poteva dire però lo stesso di Ritsuko, che a dieci passi di distanza da lei, al fianco di Baiko, sembrava essere sul punto di saltare addosso a Masaki e spaccarlo in due...ma a quello non badò. Era abituata a quello sguardo da quando era bambina, ormai. «Nessun Kobayashi conosce le abilità degli Aoki, ad eccezione del Capoclan...» Bisbigliò Shizuka, alzando una mano per cercare di metterla sul viso di Masaki e allontanarlo da sé. Quell'uomo non aveva nessun ritegno, oppure cosa? Possibile che non si rendesse conto di quanto impertinente fosse il suo atteggiamento?! «...benché sia stata già introdotta agli insegnamenti dell'Erede, dunque, non ho piena consapevolezza delle capacità del Clan Aoki. Ma è evidente che nessuno di loro sia un semplice civile.» Spiegò, scuotendo la testa. «Quindi la domanda è se riusciamo a scappare?» Continuò, guardando l'angolo indicato lei da Masaki, che si avvicinava rapidamente ad ogni loro passo. «Beh...» Inarcando un sopracciglio, la Principessa lanciò uno sguardo sardonico al Kurogane, e più che ammiccante sembrava di sfida. «...Io corro davvero molto veloce. Non so te.» Si limitò a dire, cercando con la mano destra quella sinistra di Masaki. «Intanto diamo inizio al Capodanno dei Kobayashi... come tradizione vuole.» Annunciò poi, soave, aprendo la sua capiente borsa di broccato...che più che un ricercato accessorio da signorina di buona famiglia sembrava un arsenale da guerra dentro un tessuto da 20.000 Ryo. C'era di tutto, lì dentro: kunai, spilloni, strisce di carta bianca apparentemente inutili, tre flaconi e due ampolline vuote. Insieme ad altri oggetti incomprensibili che però, vista la delicatezza con cui furono toccati, dovevano essere molto più che semplici balocchi.
    Nonostante quella grande varietà di "cose" la mano della Chunin si mosse però con confidenza su un solo oggetto.
    Senza nessuna esitazione, apparentemente abbastanza confidente nelle capacità di chi li seguiva da non voltarsi neppure, Shizuka lanciò a quel punto in aria una simpatica cartina tutta colorata... e non bisognava essere Jonin per capire che era una vera cartabomba.
    «NON OSERETE–...» Fece appena in tempo a urlare Ritsuko Aoki, muovendo di scatto una mano. Il vento si levò all'istante, come richiamato dal nulla, e la cartabomba venne alzata verso l'alto, dove detonò fragorosamente senza però coinvolgere nessuno.

    Da quell'istante in poi fu solo un rapido susseguirsi di eventi.

    Qualcuno gridò, una voce femminile scoppiò fragorosamente a ridere, una maschile si mise invece a piangere urlando ordini a destra e a manca, e quella di una ragazza ruggì con rabbia un solo nome...
    ...ma a quel punto Shizuka Kobayashi aveva già cominciato a correre stringendo nella sua la mano di Masaki Kurogane.
    «Sai usare il Controllo del Chakra, vero?» Chiese in tono di scherno la Principessa, e svoltando l'angolo incriminato si aprì di scatto i lembi del kimono, scoprendo le gambe nude. Senza pensarci un secondo, alla faccia di chi tra i due aveva un atteggiamento impertinente, saltò sul muro e aderendo con gli zoccoli alla parete, vi corse sopra verticalmente così da portarsi sul tetto spiovente del primo edificio. Non impiegò poi nemmeno un'istante a continuare a correre sulle tegole... un comportamento a cui sembrava molto più che avvezza. Quasi abituata. «Hotami ha un pontile principale da cui si snodano quasi tutti gli altri. Se arriviamo lì nemmeno Ritsuko riuscirà a percepirmi.» Gli odori erano troppo forti –pensò, non potendo togliersi dalla testa l'idea che la sua Kumori potesse in qualche modo “annusare” le persone; anche se il suo livello non doveva essere così alto, non quanto quello di Mamoru o Sanae, almeno. Non ancora. «Spero.» Aggiunse, sudando un poco. Se l'avesse presa quella volta l'avrebbe uccisa, e poi si sarebbe suicidata. Deglutì dell'immagine che la sua mente paralizzata le rimandò. «Non so nemmeno perché lo stiamo facendo.» Gemette con tono di ammissione la ragazza, ma mentre lo diceva lasciò la mano di Masaki per potersi sciogliere i capelli inutilmente agghindati che tanto la infastidivano e a quel punto, senza pensarci... saltò.
    Il tetto che aveva accolto i suoi passi fino a quel momento sparì sotto di lei, che si librò nel vuoto con il corpo arcuato in avanti e i capelli al vento. Sotto c'era solo una distesa d'acqua bollente e nulla più, ma la Principessa del Fuoco non sembrava assolutamente curarsene: gli occhi verdi, eccitati, erano puntati sul tetto della casa a cinque piani che le si stagliava di fronte, e le sue braccia sollevate al cielo, carezzanti il vento, sembravano fremere dell'ebrezza di non sapere se sarebbe arrivata a toccare l'edificio opposto o meno.
    ...E allora, mentre le gambe si protendevano in avanti per scoprire con sconvolgimento che non ce l'avrebbero fatta ad aderire, e solo per una manciata di centimetri, Shizuka Kobayashi realizzò.
    Realizzò che non aveva mai dimenticato la sua missione.
    Realizzò che non aveva mai pensato di mentire una sola volta a quegli occhi distanti perché, in fondo, aveva sempre saputo che non era necessario farlo.
    Realizzò che, dopotutto, non aveva nemmeno mai pensato seriamente che sarebbe stata con la sua famiglia per tutto il giorno senza tentare di rompere il muro che lui le aveva messo di fronte per tenerla lontana e da cui lei risultava così innervosita.
    Realizzò quelle e mille altre cose.

    Mille altre.

    «AH.»



    La sua esclamazione si librò nell'aria quando il suo piede toccò la decorazione a forma di libellula del tetto agognato, scivolò incapace però di arpionarvisi e dunque precipitò.
    I suoi occhi, traditi per un'attimo dallo stupore, si dilatarono nel vuoto. Facendosi d'improvviso più scuri.

    Non aveva ben capito come aveva potuto mancare il dannato tetto. Colpa probabilmente di quelle dannate decorazioni brutte.
    Dannata Hotami. Dannata preveggenza.
    Dannato tutto.
    ...E perché c'era una scimmia che urlava proprio di fronte a lei? Cos'aveva in mano?

    Ah?
    Una scimmia...?

    Cadendo pesantemente verso il basso Shizuka Kobayashi aggrottò la fronte: a quanto pareva tutte le sue nuove realizzazioni avevano un bel peso.
    E un nuovo punto di vista.
     
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