Shi-e-En

[Free GdR aperta a tutti: Nuovo Anno]

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    Notti Piccanti





    Fu il secco tocco di quattro dita su altrettante corde a risvegliarlo, con lo sgradevole suono quasi metallico tipico delle onde sonore che si riflettevano sulla cassa armonica di una chitarra vecchia e scordata, probabilmente dallo scarso talento del musicista.

    Raizen! Que as fatto della tu vida?

    Un imponente figura si stagliò contro la torrida luce proveniente da una piccola finestrella in legno, interrompendo la trama irregolare di un intonaco dato da grasse cazzuolate. Poteva distinguerne solo i contorni e pareva avesse sulla testa un copricapo a dir poco ingombrante, decisamente poco ninja.
    Una voce lievemente rauca, lievemente soffocata da un collare di ciccia che macchiava di untume un candido colletto.

    E tu… tu chi cazzo sei?

    La domanda più naturale e sentita da dieci anni a quella parte portò la luce a calare dietro la figura, quasi a comando, rivelando ciò che la silouette nascondeva: ricami rossi e dorati di una finezza disarmante, in un numero così elevato da essere pacchiani, e svariate sferette che penzolavano da un copricapo ridicolmente ampio che inclinato com’era copriva ancora il volto dell’uomo.

    Soi el tuo senso de colpa!
    La vida che hai dimenticato!


    Una scrosciata, quasi un rullo di tamburi prodotto esclusivamente con le bacchette che battevano sul legno diede spessore a quella rivelazione mentre l’uomo si mostrava, aprendo le mani e mostrando lo strumento che aveva prodotto quel suono: due coppette di legno.

    Soi RAINEZ!

    Raizen sgranò gli occhi spalancando la bocca.

    Dei ingrati e scopa asini!

    Si levò dal letto in un turbinio di coperte, iniziando a pensare che probabilmente questa volta aveva davvero esagerato col piccante.
    Intanto ora era in grado di vedere che la ridicolaggine di quell’uomo non si fermava esclusivamente ai particolari notati nel primo momento, portava indosso un poncho logoro che non riusciva a coprire un ventre fin troppo imponente per un uomo di quell’età, pantaloni aderenti a tre quarti fermati da una fascia rossa, infradito e…

    È un incubo!

    Due grossi baffi incorniciavano le labbra di un volto paffuto e cicciottello ma che condivideva inconfondibilmente più di un lineamento con Raizen, seppur ammorbidito da chissà quali cibarie.

    Soi te!

    La rivelazione sconvolse Raizen a tal punto che il mancamento lo fece ricadere nel letto come un sacco di patate.

    Ma col cazzo brutta palla di merda unticcia!
    Tu sei almeno DUE me, se contiamo il grasso che ti scola di dosso pure tre!
    E dei ingrati non farmi pensare al puzzo che potrebbero emettere!


    Si, perché una folta peluria non impediva comunque all’uomo di avere quella pelle lucida propria del grasso cutaneo.

    No! Raizen, no!
    Escuchame!


    Si avvicinò saltellante, felice e soddisfatto della missione caritatevole di cui si era fatto carico in totale autonomia, cercando di prendere il volto di Raizen con la mancina, mentre la destrorsa tendeva l’indice puntandoglielo tra gli occhi.
    Fu addirittura in grado di fare qualche clone per un improvvisata strimpellata incalzante che dava all’azione una ridicola ed immotivata tensione.

    Tu sei insoddisfatto piccola tortilla indifesa!
    Riprenditi la tu vida, i tuoi vizzi, la tua PASSION!
    Sei mas dolce di una torta ai tre latti, un tempo eri piccante come un Jalapeño!
    Svegliati, presto! Ai! Ai! AIIIIIIIIIIII!


    Cadde rovinosamente dal letto, risvegliato da quelle grida… pittoresche.

    Porco mondo.
    Devo mangiare più leggero la notte.


    Il suo sguardo esitò sul manifesto della festa di fine anno.

    E ACCIDENTI DEVO ANDARE A DIVERTIRMI.

    Partì senza esitazione, con lo sguardo del peggior dipendente da gioco d’azzardo.





    La Festa del Nuovo Anno





    Il viaggio non durò troppo, le gambe dell’Hokage erano rapide dopotutto, e la solitudine lo faceva marciare di buona lena.

    Si, si, tanta fortuna e buon anno.
    Dammi le MIE monete.


    Battè sul banco con l’indice abbastanza forte da far vibrare il ripiano, con lo sguardo di chi non aveva nemmeno un minuto da perdere, lo stesso sguardo che gli permise di individuare in poco tempo il miglior padiglione per giocare ai dadi presente nella zona.

    Coraggio Raizen, lanzadi!

    Ma aveva ancora una parte di cervello attiva e funzionante che gli permise di osservare il gioco degli altri azzardati, facendogli comprendere che la cerchia più sicura sulla quale puntare erano gli intervalli di somme e che queste risultavano essere più frequentemente comprese tra 7 e 14, con qualche sporadica eccezione.
    Iniziò con puntate basse per testare la sua deduzione, ma non essendo un giocatore professionista, per quanto sagace, gli capitava di farsi prendere la mano ed abbandonarsi alla prudenza o al rischio, ritrovandosi dopo fin troppe mani ad avere un gruzzolo praticamente identico a quello datogli in prestito.

    Conosco i dadi.

    Affermò con una certa sicurezza dopo un numero di mani di cui aveva perso il conto, arrivando a puntare fino a duemila monete, per poi recuperarle con piccole puntate sui quadranti ad intervallo.
    Ripristinato il gruzzolo iniziale gli bastarono due puntate mirate, ma comunque volute dalla fortuna, per avere soldi a sufficienza da reputarsi soddisfatto.

    E vaffanculo.

    Qualche avventore si voltò verso di lui con un’ occhiata bieca, ma di fatto non mandava nessuno allo sgradevole paese, forse Rainez, ma nessuno di loro poteva conoscerlo.

    Entiendo lo spirito della juventude in te, Raizen!
    Arde potente nel tuo corazon!


    Rabbrividì nuovamente, allontanandosi dal tavolo con le tasche decisamente più pesanti, seppur l’assenza di vizi gli impedì di continuare ad applicare la sua strategia, dopotutto, doveva solamente dimostrarsi di essere ancora in carreggiata.

    E CAZZO SE LO SONO.

    Affermò con convinzione al nulla più totale. Un uomo solo tra la folla, ma fin troppo grosso perché qualcuno potesse dargli di “picchiatello”.
    Non volendo trasportare l’ingombrante sacco di monetame fece subito cambiare il tutto in una più pratica cambiale[Segnalo l’avvenuta acquisizione della competenza ryo] che avrebbe riscosso a tempo debito.
    Stava quasi per prendere la strada verso Konoha quando il ricordo del panzone lo assalì nuovamente.

    A letto con las gallinas Raizen?
    E domattina colazione al molino?
    Tu e quel pervertido mangia croissant?
    Rilascia el fuego!


    Uno sguardo di rimprovero che pretendeva che quella fosse una lunga notte.
    Fu un lungo gioco di sguardi che nessuno potè percepire, ma il Colosso, quello in linea, cedette, non gli restava che abbordare qualche fortunato per un piccolo prestito, e pareva che li attorno qualche debitore ci fosse.
    Il Mizukage, e consorte ovviamente.
    Quella donna orribilmente c…

    Carissima Ayame!
    Vedo che il gioco ti sorride e non poco!
    È la seconda volta che ti vedo tra i tavoli e per la seconda volta stai a sbancarli!


    El fuego!
    EL FUEGO!
    Deve sentirlo!


    Scosse lievemente la testa mentre il suo istinto veniva rimesso a catena.

    È sposato, lardoso… lardoso ciccione.
    Non so di dove sei, ma sicuro colesterololandia ti farebbe sindaco.


    Io sono stato messo in ginocchio, di nuovo.
    Oh! Itai!
    Al contrario del mizukage a cui il destino pare aver dato fortuna in amore e mediante essa pure ai tavoli da gioco.


    Sorrise bonario.
    Quello era il momento di far valere qualche Piccolo debito che il kiriano ancora aveva.

    Ti sei ripreso poi dopo tutti gli ultimi strapazzi?

    Una domanda retorica, scontata, ma uno sguardo malizioso, malavitoso: quello dello strozzino.
    La vita aveva un prezzo abbastanza elevato dopotutto, no?
    E Itai non aveva ancora saldato NESSUN debito.

    AIIIIII CARRRRRRAMBA CHE STOCCATA MI SENOOOOOOOOOOR!!!!

    Una ridicola musichetta gli invase il cervello, molte trombe e campane, il lardoso si agitava agitando delle maracas coloratissime, strumento sconosciuto al Colosso, ma pareva avesse messo delle cicale al loro interno.
    Qualcosa nel suo cervello stava marcendo, e lo faceva ad un ritmo fin troppo elevato.




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    Rainez
     
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