Shi-e-En

[Free GdR aperta a tutti: Nuovo Anno]

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  1. Arashi Hime
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    Y Danone
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    PARAGRAPH

    You can do the best research and be making the strongest intellectual argument, but...



    Shizuka Kobayashi sarebbe stata pronta a giurare. E lo avrebbe fatto senza esitazione. Più volte, se necessario.
    Sarebbe stata pronta ad affermare che non era stata la mano di Masaki Kurogane a infliggerle il brivido che le sconquassò il corpo, dalla base della schiena alla punta dei capelli.
    Se chiamata a rispondere, avrebbe detto che non erano state le dita di lui sulla sua pelle ardente ad indurla ad avvicinarsi al corpo dello Shinobi. A protendere il suo viso verso quello di lui. Ad inclinare la testa di lato, lentamente, per potersi avvicinare alle labbra che le si opponevano.
    …Avrebbe giurato in tutte le lingue che conosceva che non era stato il contatto di quel volgare Kurogane a suggerirle i peggiori e turpi desideri in appena un istante.

    Non era per colpa di Masaki Kurogane.

    «Attento a dove tocchi, Principe del Ferro.» Mormorò la donna, alzando una mano ad intrecciarsi al braccio di lui, che allontanò dal suo collo. Un secondo dopo le sue dita si allargavano a ventaglio sul torace dell’interlocutore, premendolo all’indietro. «Ti conviene imparare a trattare con la tua futura moglie…» Sussurrò, mentre la mano si faceva largo sotto il primo strato del kimono di lui. «…sai, noi donne Kobayashi…» E il secondo. «…non siamo propriamente…» Raggiunse la pelle, che sfiorò, scivolando su di essa con le unghie, muovendosi poi leggermente verso sinistra. «…le più facili da avere e gestire.» In prossimità del cuore la mano si fermò. La bocca di lei, però, no. Avvicinandosi a quella del Kurogane, sorrise appena, solleticando quella dell’uomo nell’assumere l’espressione dell’ironia…
    …ed erano così vicini, quei due, che solo il vapore delle acque su cui avevano camminato avrebbe potuto giustificare le loro ombre avviluppate. Lì, nel Paese delle Sorgente Termali, da molte centinaia di anni lo scrigno di segreti impronunciabili.
    «Toccami di nuovo con questa incuranza, Kurogane...» Sussurrò piano Shizuka Kobayashi, incurante delle sue labbra che si muovevano su quelle dell’altro. «...E posso garantirti che ciò che stai provando in questo istante sarà niente in confronto all’inferno in cui ti farò sprofondare.» Sorrise, e sembrava divertita da quella possibilità mentre lentamente toglieva la mano dal kimono di lui, che esitò nel vuoto per qualche istante, all’altezza del suo obi. «E no, questo non sarebbe altro che un mio piacere, ben lontano da…» Dalla missione, era evidente. «…il nostro matrimonio.»

    Lo avrebbe lasciato lì.
    Era sicura che il Vapore sarebbe servito tanto lui per sistemarsi, quanto a lei per togliersi di dosso la sgradevole sensazione che le allappava la bocca.

    […]


    «Dunque, questa è la mia proposta.»

    La situazione non era delle migliori. Sotto molti aspetti.
    La scimmia oggetto della disputa Kobayashi-Kurogane infatti, scagliata come un proiettile gigante contro la torre del Cielo, era appunto impattata, esplodendo contro le colonne decorative che aveva mandato in mille pezzi, sotto il panico generale di gran parte dei presenti, per poi rimanere incastrata a testa in giù e gambe rovesce in avanti. Fortunatamente però era integra, e cioè senza alcun buco da nessuna parte, come ebbe modo di constatare Shizuka tra un sospiro di sollievo e l’altro, totalmente incurante delle strilla della gente attorno a lei. Sembrava non avere occhi che per la bestia, la Principessa dei Kobayashi, e poco altro per il caos che era riuscita a creare.
    «Bell’esemplare, avevo visto bene.» Commentò la Dottoressa, annuendo seriamente. Senza pensarci due volte rigirò un ceffone tale al Primate che questo si svegliò di scatto… giusto in tempo per farsi venire una crisi di panico a vedere chi aveva di fronte e soprattutto per il fatto che un suo braccio era rovesciato all’indietro in modo grottesco ed innaturale. E che non sentiva alcun dolore, per questo. «Tranquillo, quello si può riparare.» Commentò la Dottoressa, sorridendo educatamente mentre l’animale ruggiva nel capire che ora si poteva tranquillamente grattare il culo senza girare il braccio. Visto che il braccio era già sul suo culo. E non bisognava essere umani per capire che questo non era un bene. «L’importante è che tu non avessi un buco nell’addome. Quello lo avrei riparato male, credimi. Forse con qualche trapianto, ma roba ancora sperimentale, insomma un problema, davvero…» Osservò la donna, grattandosi il mento nell’alzare gli occhi perplessi al cielo, sospirando poi sonoramente. E il primate parve iniziare a sudare copiosamente. «Guarda, guarda Masaki, sembra quasi che capisca quando parlo. Forse comprende anche la situazione! Deve essere davvero intelligente!» Disse allora Shizuka, sorridendo all’Erede del Ferro quando si rese conto che l’animale, rotolando in avanti per liberarsi dal buco che aveva creato nella Torre contro la quale era stato sparato, sembrava intento a cercare una via di fuga.
    Purtroppo per lui però la sua intraprendenza ebbe fine nel momento in cui la giovane Kobayashi, ritornando a guardarlo, fece scattare rapidamente in avanti una mano, agguantandolo per la gola e alzando poi il braccio verso l’alto nel tentativo impulsivo di sollevarlo da terra. E mai, mai nemmeno per un secondo, smise di sorridere…
    …e benché i suoi occhi fossero chiusi in quell’ostentata espressione di gioia, qualcosa, nel modo in cui arricciò le labbra, avrebbe suggerito ai due maschi presenti di non fare niente di avventato. Per la loro salvezza. E anche quella del Paese delle Sorgenti Termali.
    «Dicevo, questa è la mia proposta.» Riprese a dire la ragazza, schiarendosi di nuovo la voce. «Tu verrai con me a Konogakure no Sato e diventerai il mio animaletto domestico.» Più che una proposta sembrava un ordine. «Potrai dormire su cuscini pregiati, mangiare frutta sempre fresca e giocare nella Piana del Fuoco. In cambio…» E il modo in cui sorrise avrebbe probabilmente indotto un brivido gelido non solo nel povero animale, ma persino in Masaki Kurogane, che se pure aveva forse capito che la sua futura consorte aveva molti aspetti caratteriali a lui nascosti, certo qualche domanda se la sarebbe dovuta fare a vedere gli occhi lampeggianti di lei in quel momento. Soprattutto perché non terminò mai la frase. «Sei libero di rifiutare. Ma io sarò egualmente libera di picchiarti finché non accetterai. E se vuoi combattere, devi solo farti avanti.» Aveva giusto un paio di idee su una nuova teoria chakrica da far sviluppare… e quale migliore occasione di quella?

    E se avesse fatto un buco, beh…
    …qual era l’animale i cui tessuti, se impiantati in altra, avviavano subito una riproduzione cellulare ad alto tasso d–…?

    […]


    Intanto, poco lontano da lì, qualcuno avrebbe forse messo in discussione tutto ciò che aveva imparato nel corso della sua vita.
    Già, perché qualunque vita avesse condotto il giovane Baiko Hangetsu, era probabile che nessuno l’avesse mai preparato a quel momento… quello in cui una giovane donna, con occhi lucidi e labbra umettate e brillanti, avrebbe allungato con lentezza le proprie mani verso di lui, avvicinandosi…
    …e mentre il corpo di lei aderiva al suo, le forme femminili in contrasto con le sue temprate da anni di abnegazione, quelle piccole dita tremanti sarebbero state protese…
    …per poi serrarsi attorno al suo collo.
    Come due cesoie.

    «Tu devi parlare.
    Parla. Ora.»


    Ritsuko Aoki era una donna di ventuno anni assai graziosa: alta e snella come un giunco, con il corpo sodo e atletico privo di forme, aveva corti a capelli a caschetto rosso fuoco e splendidi occhioni blu oltremare che, assieme ad una carnagione abbronzata, sembravano quasi darle origini sunesi piuttosto che konohoniane. Ma tant’era che nessuno, nemmeno nella stessa Foglia, sapesse veramente chi erano gli Aoki, da che ceppo dinastico discendessero e soprattutto dove nascessero… il che, a tutti gli effetti, continuava ad alimentare la Leggenda per cui ciascun Kumori nascesse dalle ombre del Signore cui devolveva la vita, in quanto come si diceva, appunto, nessuno –se non il Capoclan Kobayashi stesso, a quanto pareva– sapeva chi davvero erano e cosa davvero facessero i membri di quel Clan vassallo.

    Se era dunque pur vero che i suoi passati erano nell’oscurità e i suoi futuri erano rimessi ai desideri della Principessa per cui era stata concepita e messa al mondo, era altrettanto vero che il presente di Ritsuko Aoki era abbastanza chiaro: uccidere quel manichino impagliato, o fargli ingoiare tanta di quella sabbia da comprovare la teoria per cui non avrebbe spillato da alcuno dei suoi orifizi una sola goccia di sangue, ma solo succo di cactus. Proprio come ci si sarebbe aspettati da un burattino senz'anima di argilla e fango.

    «Riesci a capire la gravità della faccenda?!
    Come puoi essere così tranquillo?!
    Che ne sarà della nobile stirpe dei Kobayashi, eh?!
    Non provi commiserazione?! EH?!
    Non pensi a cosa potrebbe essere successo?!
    BAIKO!»


    Si diceva che non ci fosse niente che fermasse un Aoki quando in ballo c’era la sorte del proprio Kobayashi. E in effetti sembrava che nessuno avrebbe mai potuto fermare la rossa dal tentare di scuotere per la gola il disgraziato Hangetsu… che solo in quella situazione qualcuno avrebbe trovato il coraggio di definire “poveretto”.

    «DI TUTTO! ECCO LA RISPOSTA! POTREBBE ESSERE SUCCESSO LORO DI TUTTO!
    AGGREDITI!
    RAPITI!
    VIOLATI!
    DERUBATI!
    DROGATI!
    FERITI!
    UCCISI …»


    Diverse disgrazie dopo.

    «…E TUTTO QUESTO PERCHE’ NOI NON ABBIAMO FATTO IL NOSTRO DOVERE!!
    OH, DIO DELLA PUNIZIONE, PRENDIMI ORA. INCATENAMI ALLA CELLA DEL PENTIMENTO!
    IO, INGRATO INVOLUCRO UMANO, HO MANCATO AI MIEI DOVERI!!
    PADRE. MADRE. PERDONATE QUESTA FIGLIA MALEDETTA E–…»


    Diversi strangolamenti su Baiko Hangetsu dopo.

    «…E TU, VILE MANICHINO DA CENTRO COMMERCIALE KIRIANO!
    PALLIDO ESSERINO TUTTO OSSA!
    MOCHI TROPPO TEMPO ESSICCATO!
    ESPIA IL FIO DEL TUO DISINTERESSE CON LA VITA E PRESTA LA TUA ANIMA AD UNA CAUSA SUPERIORE DI PERDONO E RAMMARICO PERCHE’ NELLA PROSSIMA VITA TU POSSA ESSERE REINCARNATO IN QUALCOSA DI MEGLIO CHE UNA SUOLA DI SCARPA BUCATA!!»


    ...E così dicendo, tentando di stringere la presa sul collo altrui, la donna avrebbe alzato le braccia al cielo, abbattendo poi i pugni di ambo le mani sul petto del poveraccio dinanzi a lei scoppiando in un pianto senza posa e senza vergogna.

    Intanto, intorno ai due, una folla di curiosi intenti a mangiare pop-corn caramellati e dango multicolore, seguiva la scena con una certa passione.
    [...] Certo che al Paese delle Sorgenti Termali si erano proprio superati quell’anno: persino spettacoli gratis in mezzo di strada!

    Ma la verità era che Baiko Hangetsu avrebbe dovuto fare i conti con la cosa peggiore che fosse capitata lui tra le mani.
    Una donna piangente. E furiosa.
    Addosso a lui.

     
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