Shi-e-En

[Free GdR aperta a tutti: Nuovo Anno]

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    Parlato Kiyomi
    Parlato Hanako

    Shi-e-en

    Il debutto


    Una serata certamente proficua quella che si avviava al termine. Le due donne scendevano serene e con aria del tutto soddisfatta i piani della grande torre che solo pochi minuti prima avevano scalato per andare a riscuotere i sostanziosi premi vinti grazie ad Hanako, già pregustando il momento magico in cui avrebbero potuto mettere piede nelle fatidiche terme Gorazumi.
    Si erano godute decisamente poco la festa, ma in fondo non erano andate lì per quello, girando solo per una manciata di minuti tra le bancarelle e tralasciando lo splendore che le circondava. A Kiyomi non interessavano minimamente quelle cose, scendendo nuovamente in strada ignorando il caos e la gioia che regnavano nelle strade, quasi evitandoli per non sentirsi mischiata con quella marmaglia di gente di cui ormai poteva sentirsi di guardarli ancor più con aria di sufficienza, dopo essere stata baciata dalla fortuna in tal modo ed essersi guadagnata anche il privilegio di poter curare il suo fisico già impeccabile con le acque miracolose delle terme leggendarie.

    Cosa poteva esserci di meglio di un bel bagno rilassante alla faccia di tutte le altre persone che avrebbero potuto solo sognare di accedere a quel luogo privilegiato. Quelli erano i suoi pensieri mentre attraversava la folla a testa alta, ma mentre attraversava uno dei numerosi ponti sull'acqua della città, quando la sua attenzione fu attirata dalla musica che pervadeva l'aria e che ormai era talmente vicina da poterne individuare la fonte, notando uno dei tanti tendoni acquatici con un palco ben allestito e un piccolo gruppo di musicisti intenti per allietare la serata con le loro sonate tradizionali.
    Oh, ma tu guarda.
    In quell'istante, qualcosa si accese nell'immaginario della ragazza. In fondo aveva sempre avuto manie di protagonismo, ed esibirsi in uno dei suoi talenti preferiti quali il canto, era sempre stata una sua grande aspirazione. Con un palco ed un pubblico a portata di mano non avrebbe mai potuto perdere un'occasione del genere, fermandosi all'istante per un breve sorriso compiaciuto e riprendendo a camminare, ma in direzione del palco, scelta del tutto improvvisa che la sua domestica non seppe spiegarsi, mentre cercava di starle dietro con i pacchetti delle compere in mano.

    Arrivate in prossimità del palco, quello che frullava in testa alla sua padrona fu molto più che chiaro, ma si sentì comunque in dovere di chiedere spiegazioni, per essere sicura che stesse davvero pensando di mettersi in mostra in quel modo.
    Mi scusi, signorina, ha per caso intenzione di cantare?
    Naturalmente. Potrò dare finalmente un assaggio al mondo delle mie doti. Anche se per il momento mi dovrò accontentare di questo pubblico di bassa categoria.
    Perchè, tu non trovi che sia una buona idea?

    Oh no, no, credo che rimarranno tutti incantati dalla sua voce.
    Bene, allora inizia a dare disposizioni alla banda, non credo abbiano qualcosa in contrario. Io intanto comincio a riscaldare la voce.
    Le due ragazze salirono con noncuranza sul retro del tendone, più per la sicurezza di Kiyomi che difficilmente qualcuno avrebbe potuto negarle una breve performance, e mentre lei cominciava a preparare la sua voce al grande debutto con dei lunghi vocalizzi, la giovane Hanako lasciò le loro cianfrusaglie in terra, nel retro del tendone, per andare a contrattare con i musicisti spiegandogli la situazione. Magari non sarebbe stato proprio semplicissimo convincerli a fare da accompagnamento ad una cantante sconosciuta, ma essendo una festa pubblica, quanto grave sarebbe potuto essere, anche se non si fosse rivelata un granchè.
    Pochi minuti passarono e finalmente lo spettacolo potè avere inizio.

    La notte non era ancora terminata e le strade erano ancora affollate di gente che vagava divertendosi. La musica proveniente dal palco si era arrestata da un po' e se qualcuno avesse guardato in direzione del palco avrebbe potuto notare che le luci erano spente, tranne che per un'occhio di bue puntato su una donna dai lunghi capelli corvini e vestita di un elegante kimono rosso e dorato, che si avvicinava lentamente ad un microfono, tenendo gli occhi chiusi.
    Anche nonostante la sua rinomata sicurezza in se stessa, il cuore prese a battere un po' più velocemente del solito, non essendo mai arrivata a mettere in mostra le sue doti nel canto difronte ad un pubblico ma volendo farlo a tutti i costi per far si che cominci ad essere conosciuta anche come cantante e non solo per quell'ignobile lavoro che si era ritrovata a dover fare.
    Un dolce assolo di pianoforte cominciò a diffondersi nell'aria e quello era il segnale per Kiyomi di prendere fiato e contrarre il diaframma per emettere la sua poderosa voce che tanto aveva esercitato.


    La ragazza si sentì decisamente più rilassata nel momento in cui cominciò a cantare il brano che avrebbe dovuto essere solo uno dei pezzi in cui si sarebbe dovuta esibire, ma probabilmente non era il genere di musica più adatto ad una festa, cosa che Hanako cercò di farle notare subito dopo, attirando la sua attenzione dal basso del palco (dove era sempre rimasta) e parlandole lontano dai microfono. Kiyomi si sarebbe aspettata quantomeno un applauso, quindi il probabile quasi mutismo o l'ignoranza della folla nei suoi confronti l'avrebbe fatta rimanere alquanto interdetta, chinandosi verso la sua serva di cui si fidava, anche se non l'avrebbe mai ammesso, e sentendo cosa avesse da dirle.
    Ehm... signorina, forse dovrebbe cimentarsi con un altro genere di musica, credo.
    Non sono andata bene?
    Oh no, lei è stata impeccabile e meravigliosa come sempre, ma ho l'impressione che questo genere raffinato non vada molto bene per questo tipo di festa. Ci vuole qualcosa che faccia più baldoria.
    La ragazza restò per qualche secondo a riflettere con lo sguardo perso nel vuoto, elaborando ciò che in effetti quello che aveva detto la sua domestica poteva rivelarsi vero, e prendendo in considerazione un cambio di programma.
    Tu dici?
    Dico.
    Va bene, forse hai ragione.
    Si, in fondo ho fatto un pezzo troppo raffinato per questa accozzaglia di gente, devo abbassarmi più al loro livello, se voglio riscuotere successo.

    Bè, io non la definirei proprio in questa maniera, ma...
    Nessun problema, io sono una grande artista e posso adattarmi a tutte le situazioni. Dì alla banda di aumentare il ritmo e starmi dietro.
    Un ordine della padrona è sempre un ordine, per quanto sgradevole, quindi la giovane corse immediatamente sul palco per dare le nuove disposizioni all'orchestra, richieste dalla ragazza viziata che forse stava cominciando a dare anche un po' su i nervi a quelle povere persone, ma ormai Kiyomi era decisa: se la folla voleva qualcosa di movimentato, l'avrebbe avuto.

    Quella volta nessuno strumento si sentì partire per un introduzione, se non la voce della solista che, avvicinatasi nuovamente a microfono, riprese fiato ed abbassò il suo timbro di voce per cominciare una canzone dalle tonalità notevolmente differenti dalla precedente.
    E così una voce che sembrava quasi un sussurro iniziò a diffondersi tra le vie del villaggio, seguita da nuovamente da un pianoforte e successivamente da strumenti stavolta molto più rock.


    Sicura che stavolta avrebbe riscosso decisamente più successo rispetto a poco prima (anche se non se ne rese molto conto per via dell'adrenalina che le scorreva veloce in corpo), parti immediatamente con una nuova canzone, che i musicisti iniziarono quasi subito dopo, mentre lei teneva il tempo scuotendo la testa avanti e indietro.


    Era la prima volta che si cimentava in quel genere di canzoni, nonostante le avesse imparate, ma qualcosa le diceva che non le dispiacevano per niente. Se al pubblico fossero piaciute molto di più della prima, reagendo positivamente alla sua esibizione, avrebbe fatto un grande inchino con grazie e si sarebbe voltata mentre l'occhio di bue avrebbe cessato di illuminarla, uscendo di scena soddisfatta per aver dato alla folla un assaggio del suo talento.

    E alla fine avete anche ascoltato la voce di Kiyomi, anche se il primo è stato Jotty ad averne avuto un'anteprima :sisi:
     
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    Jotty2Hotty

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    Il pirata sfigato




    Armato di una barchetta a vela abbastanza malconcia, Jhin stava passando gli ultimi giorni del vecchio anno da cacciatore di taglie, in ferie. Infatti era risaputo tra i mercenari, che in alcuni precisi giorni dell'anno, la caccia era sospesa. Una sorta di convenzione non scritta tra tutti i cacciatori di taglie. Per gli ultimi tre giorni dell'anno, e i successivi primi tre giorni dell'anno nuovo, nessuno poteva nuocere a una taglia o incassarla, certo, a meno che non fosse stato il criminale a colpire per primo. In quel caso, la difesa era considerata legittima; e non a caso in questi "sei giorni del corvo" come venivano chiamati, le "legittime difese" erano in numero maggiore rispetto a quelle di tutto il resto dell'anno, messe assieme. Questo a significare che erano ben pochi i mercenari d'onore che rispettavano la "tregua" risalente agli albori della professione. Eppure il monco era uno di questi. Da quando aveva iniziato la professione di pirata-mercenario-cacciatore di criminali, non aveva mai attaccato un bersaglio, durante i sei giorni del corvo. Quell'anno non sarebbe stato diverso.

    - Ahhh, che bello navigare lungo la costa per godersi il GRASSONE IN SPIAGGIA panorama durante la tregua del corvo, PANZONE BAGNATO. -

    Così, proseguendo lungo una costa a caso del continente, giunse in prossimità di una insenatura, oltre la quale provenivano luci, colori, schiamazzi, musica, e molto altro. Ungendo i flutti col remo, il monco si fece strada più velocemente, attirato dalla curiosità e dall'aria di festa che sembrava arrivare da quel luogo. Una volta sul posto, ormeggiò la barchetta ad uno dei tanti moli, facendo non poca fatica a salire sul pontile di sbarco, per poi unirsi alla folla che si avvicinava al centro di quella che sembrava una grandiosa festa per la fine dell'anno. Tutto era addobbato con luci e colori, c'erano bancarelle ovunque, negozi aperti, tutti sembravano gentili e ben lontani da pensieri di guerra. Così, con le sue armi sotto gli abiti, e gli arti cigolanti, si avviò anche lui per le strade, con la sua solita maschera per non mostrare ovunque le sue ustioni. Dopotutto il luogo era pieno di ninja, lui non era certo il più strano.
    Giunto all'entrata della zona dei giochi, una signora gli passò un sacchetto pieno di gettoni, ma evitò di spiegargli il funzionamento delle sale giochi, dato che una volta ricevuto il pacchetto, il monco iniziò a blaterarle in faccia qualcosa sulle ricette delle zuppe.

    [Tic della gamba sinistra] - FUNGHI FRITTI GETTONI BRUCIA LA ZUPPA - [dita e collo che scattano]

    Con il suo sacchettino di gettoni in mano, nella mano buona, Jhin entrò in una sala da gioco a caso, che si rivelò essere un tavolo per il lancio dei dadi, dove era possibile scommettere. Lui era cresciuto tra i pirati, quindi il gioco d'azzardo era sempre stato estremamente affascinante, e sebbene i pirati non lo lasciassero mai giocare, convinti che un moltoplegico portasse iella, aveva assimilato molte nozioni sul calcolo della probabilità, anche se lui non era proprio una faccia da poker. I premi in quella sala da gioco, si dividevano in tante modalità di pagamento. Un cliente vincitore poteva riscuotere tutta la vincita in denaro, fino ad un certo massimo, oppure in pacchetti premio con dentro delle vincite casuali. Dapprima, il monco, rimase in disparte, per comprendere il funzionamento del gioco, calcolando nella sua testa le mosse migliori, il tutto compiendo gestacci con la mano meccanica senza rendersene conto, quindi, dopo una decina di minuti passati a fissare il tavolo da gioco, si sedette e prese con sè la busta dei gettoni. La tattica era di procedere con moltissime scommesse, tutte di calibro molto basso, per arrivare incontro alle probabilità migliori, che a lungo andare gli avrebbero permesso di accumulare le vincite più sostanziose. Doveva avere pazienza, e lasciare che la casistica gli facesse portare a casa qualche spicciolo. Pazientare, osservare, e ragionare.

    - Punto queste monete sul TRIS DI SEI ROSSO - [La mano meccanica con sacchetto dei gettoni li rovescia a causa di un tic]

    Che iella, doveva essersi distratto, o forse il sacchetto era bucato, non aveva potuto finire la frase, e tutti i gettoni erano caduti sul tris di sei ROSSO, una vincita con una probabilità misera e praticamente inesistente, che solo i poveri disperati sceglievano, convinti di diventare ricchissimi. Non gli restava che spiegare al croupier la svista, facendogli notare di voler puntare solo dieci monete su una più semplice coppia. Una vincita sicura ma di basso rilievo.

    - Mi scusi forse non sono stato chiaro, volevo solo puntare, PUNTO TUTTO -

    Ma per qualche ragione, incapace di capire, il croupier sembrò come accettare la sua scommessa, e passò il bastone per raccogliere i suoi gettoni e registrare la puntata. Jhin non capiva il perchè di quella sfortuna, il banco doveva essersi chiaramente confuso, lui non voleva puntare tutto, ma ormai sembrava davvero tardi.
    - Complimenti al signore che non ha tenuto fermo il piede per tutto il giro! Ha vinto tutto! -

    Giusto, Jhin aveva passato tutto il giro a colpire il banco col piede meccanico senza accorgersene, lasciando persino delle tacche nel legno del tavolo. Ma ovviamente non se ne era accorto, pensava fosse il tavolo a cigolare. Per questo all'inizio non capì che la vittoria era sua, ma alla fine, osservando i dadi, si rese conto che erano usciti davvero tre sei rossi! Incredibile fortuna! E pensare che con una puntata iniziale così alta, avrebbe portato a casa un sacco di grana!

    [...]

    Dal momento che non pensava di voler sfidare troppo la fortuna, scelse di prendere la vincita e recarsi al banco del ritiro vincite. Lì, quando passò il contenuto del sacchetto alla ragazza incaricata, questa rimase a bocca aperta, non poteva cambiare tutti quei gettoni in denaro, come il monco avrebbe voluto. Quella casa da gioco era piccola, e non poteva permettersi di perdere tutto quel denaro per una singola vincita, quindi, alla fine, Jhin avrebbe dovuto accettare, oltre al denaro massimo consentito per vincita, una scatola a caso a sua scelta, tra quelle disponibili, contenenti premi misteriosi.

    - Mmmm certo che è difficile SALIRE SUL PERO scegliere, prenderò quella, mi sembra piena di SALSICCE roba. - [Indica a caso in tutt'altra direzione]

    La ragazza, confusa dal tic del monco, capì tutta un'altra scatola, molto più piccola, fece la ricevuta, e la passò il monco, il quale all'inizio sembrava non capire, ma dal momento che il proprietario della casa da gioco gli stava facendo capire di togliersi dai piedi per non rovinarlo, il pirata sfigato accettò, infilandosi le mazzette sotto lo spolverino, e cercando di aprire la scatola. Al suo interno alcuni buoni molto interessanti, e un misterioso kunai con delle istruzioni. Dopotutto sembrava non essergli andata tanto male, ma la curiosità di sapere cosa avrebbe potuto trovare giocando come voleva fin dall'inizio, lo avrebbe tormentato per parecchi giorni. Alla fine, quando uscì dal locale, era ormai quasi sera tarda, le bancarelle iniziavano a rimettere a posto, e anche lui tornò verso il molo, per fare rotta verso il paese del miele. Una volta finita la tregua del corvo, avrebbe fatto ottimi affari.
    Proprio prima di abbandonare la festa, passò davanti a un piccolo chiosco di ramen e zuppe. Era davvero minuscolo, con soli 3 posti disponibili, e dal quale arrivava un odorino davvero incredibile di ramen. Fece per avvicinarsi, ma fu preceduto da tre tizi, abbastanza corpulenti, due giovani ragazzi, e un tizio leggermente più attempato, i quali occuparono tutti gli sgabelli. A quel punto, per non dover mangiare in piedi, Jhin decise che si sarebbe accontentato di un panino al sesamo lungo il fiume, peccato, avrebbe voluto assaggiare quel ramen....




    Lista vincite:
    1 comp. ryo
    1 kunai speciale
    2 buono da 200 crediti equip. pers.

     
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    Y Danone
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    PARAGRAPH

    You can do the best research and be making the strongest intellectual argument, but...



    Shizuka Kobayashi sarebbe stata pronta a giurare. E lo avrebbe fatto senza esitazione. Più volte, se necessario.
    Sarebbe stata pronta ad affermare che non era stata la mano di Masaki Kurogane a infliggerle il brivido che le sconquassò il corpo, dalla base della schiena alla punta dei capelli.
    Se chiamata a rispondere, avrebbe detto che non erano state le dita di lui sulla sua pelle ardente ad indurla ad avvicinarsi al corpo dello Shinobi. A protendere il suo viso verso quello di lui. Ad inclinare la testa di lato, lentamente, per potersi avvicinare alle labbra che le si opponevano.
    …Avrebbe giurato in tutte le lingue che conosceva che non era stato il contatto di quel volgare Kurogane a suggerirle i peggiori e turpi desideri in appena un istante.

    Non era per colpa di Masaki Kurogane.

    «Attento a dove tocchi, Principe del Ferro.» Mormorò la donna, alzando una mano ad intrecciarsi al braccio di lui, che allontanò dal suo collo. Un secondo dopo le sue dita si allargavano a ventaglio sul torace dell’interlocutore, premendolo all’indietro. «Ti conviene imparare a trattare con la tua futura moglie…» Sussurrò, mentre la mano si faceva largo sotto il primo strato del kimono di lui. «…sai, noi donne Kobayashi…» E il secondo. «…non siamo propriamente…» Raggiunse la pelle, che sfiorò, scivolando su di essa con le unghie, muovendosi poi leggermente verso sinistra. «…le più facili da avere e gestire.» In prossimità del cuore la mano si fermò. La bocca di lei, però, no. Avvicinandosi a quella del Kurogane, sorrise appena, solleticando quella dell’uomo nell’assumere l’espressione dell’ironia…
    …ed erano così vicini, quei due, che solo il vapore delle acque su cui avevano camminato avrebbe potuto giustificare le loro ombre avviluppate. Lì, nel Paese delle Sorgente Termali, da molte centinaia di anni lo scrigno di segreti impronunciabili.
    «Toccami di nuovo con questa incuranza, Kurogane...» Sussurrò piano Shizuka Kobayashi, incurante delle sue labbra che si muovevano su quelle dell’altro. «...E posso garantirti che ciò che stai provando in questo istante sarà niente in confronto all’inferno in cui ti farò sprofondare.» Sorrise, e sembrava divertita da quella possibilità mentre lentamente toglieva la mano dal kimono di lui, che esitò nel vuoto per qualche istante, all’altezza del suo obi. «E no, questo non sarebbe altro che un mio piacere, ben lontano da…» Dalla missione, era evidente. «…il nostro matrimonio.»

    Lo avrebbe lasciato lì.
    Era sicura che il Vapore sarebbe servito tanto lui per sistemarsi, quanto a lei per togliersi di dosso la sgradevole sensazione che le allappava la bocca.

    […]


    «Dunque, questa è la mia proposta.»

    La situazione non era delle migliori. Sotto molti aspetti.
    La scimmia oggetto della disputa Kobayashi-Kurogane infatti, scagliata come un proiettile gigante contro la torre del Cielo, era appunto impattata, esplodendo contro le colonne decorative che aveva mandato in mille pezzi, sotto il panico generale di gran parte dei presenti, per poi rimanere incastrata a testa in giù e gambe rovesce in avanti. Fortunatamente però era integra, e cioè senza alcun buco da nessuna parte, come ebbe modo di constatare Shizuka tra un sospiro di sollievo e l’altro, totalmente incurante delle strilla della gente attorno a lei. Sembrava non avere occhi che per la bestia, la Principessa dei Kobayashi, e poco altro per il caos che era riuscita a creare.
    «Bell’esemplare, avevo visto bene.» Commentò la Dottoressa, annuendo seriamente. Senza pensarci due volte rigirò un ceffone tale al Primate che questo si svegliò di scatto… giusto in tempo per farsi venire una crisi di panico a vedere chi aveva di fronte e soprattutto per il fatto che un suo braccio era rovesciato all’indietro in modo grottesco ed innaturale. E che non sentiva alcun dolore, per questo. «Tranquillo, quello si può riparare.» Commentò la Dottoressa, sorridendo educatamente mentre l’animale ruggiva nel capire che ora si poteva tranquillamente grattare il culo senza girare il braccio. Visto che il braccio era già sul suo culo. E non bisognava essere umani per capire che questo non era un bene. «L’importante è che tu non avessi un buco nell’addome. Quello lo avrei riparato male, credimi. Forse con qualche trapianto, ma roba ancora sperimentale, insomma un problema, davvero…» Osservò la donna, grattandosi il mento nell’alzare gli occhi perplessi al cielo, sospirando poi sonoramente. E il primate parve iniziare a sudare copiosamente. «Guarda, guarda Masaki, sembra quasi che capisca quando parlo. Forse comprende anche la situazione! Deve essere davvero intelligente!» Disse allora Shizuka, sorridendo all’Erede del Ferro quando si rese conto che l’animale, rotolando in avanti per liberarsi dal buco che aveva creato nella Torre contro la quale era stato sparato, sembrava intento a cercare una via di fuga.
    Purtroppo per lui però la sua intraprendenza ebbe fine nel momento in cui la giovane Kobayashi, ritornando a guardarlo, fece scattare rapidamente in avanti una mano, agguantandolo per la gola e alzando poi il braccio verso l’alto nel tentativo impulsivo di sollevarlo da terra. E mai, mai nemmeno per un secondo, smise di sorridere…
    …e benché i suoi occhi fossero chiusi in quell’ostentata espressione di gioia, qualcosa, nel modo in cui arricciò le labbra, avrebbe suggerito ai due maschi presenti di non fare niente di avventato. Per la loro salvezza. E anche quella del Paese delle Sorgenti Termali.
    «Dicevo, questa è la mia proposta.» Riprese a dire la ragazza, schiarendosi di nuovo la voce. «Tu verrai con me a Konogakure no Sato e diventerai il mio animaletto domestico.» Più che una proposta sembrava un ordine. «Potrai dormire su cuscini pregiati, mangiare frutta sempre fresca e giocare nella Piana del Fuoco. In cambio…» E il modo in cui sorrise avrebbe probabilmente indotto un brivido gelido non solo nel povero animale, ma persino in Masaki Kurogane, che se pure aveva forse capito che la sua futura consorte aveva molti aspetti caratteriali a lui nascosti, certo qualche domanda se la sarebbe dovuta fare a vedere gli occhi lampeggianti di lei in quel momento. Soprattutto perché non terminò mai la frase. «Sei libero di rifiutare. Ma io sarò egualmente libera di picchiarti finché non accetterai. E se vuoi combattere, devi solo farti avanti.» Aveva giusto un paio di idee su una nuova teoria chakrica da far sviluppare… e quale migliore occasione di quella?

    E se avesse fatto un buco, beh…
    …qual era l’animale i cui tessuti, se impiantati in altra, avviavano subito una riproduzione cellulare ad alto tasso d–…?

    […]


    Intanto, poco lontano da lì, qualcuno avrebbe forse messo in discussione tutto ciò che aveva imparato nel corso della sua vita.
    Già, perché qualunque vita avesse condotto il giovane Baiko Hangetsu, era probabile che nessuno l’avesse mai preparato a quel momento… quello in cui una giovane donna, con occhi lucidi e labbra umettate e brillanti, avrebbe allungato con lentezza le proprie mani verso di lui, avvicinandosi…
    …e mentre il corpo di lei aderiva al suo, le forme femminili in contrasto con le sue temprate da anni di abnegazione, quelle piccole dita tremanti sarebbero state protese…
    …per poi serrarsi attorno al suo collo.
    Come due cesoie.

    «Tu devi parlare.
    Parla. Ora.»


    Ritsuko Aoki era una donna di ventuno anni assai graziosa: alta e snella come un giunco, con il corpo sodo e atletico privo di forme, aveva corti a capelli a caschetto rosso fuoco e splendidi occhioni blu oltremare che, assieme ad una carnagione abbronzata, sembravano quasi darle origini sunesi piuttosto che konohoniane. Ma tant’era che nessuno, nemmeno nella stessa Foglia, sapesse veramente chi erano gli Aoki, da che ceppo dinastico discendessero e soprattutto dove nascessero… il che, a tutti gli effetti, continuava ad alimentare la Leggenda per cui ciascun Kumori nascesse dalle ombre del Signore cui devolveva la vita, in quanto come si diceva, appunto, nessuno –se non il Capoclan Kobayashi stesso, a quanto pareva– sapeva chi davvero erano e cosa davvero facessero i membri di quel Clan vassallo.

    Se era dunque pur vero che i suoi passati erano nell’oscurità e i suoi futuri erano rimessi ai desideri della Principessa per cui era stata concepita e messa al mondo, era altrettanto vero che il presente di Ritsuko Aoki era abbastanza chiaro: uccidere quel manichino impagliato, o fargli ingoiare tanta di quella sabbia da comprovare la teoria per cui non avrebbe spillato da alcuno dei suoi orifizi una sola goccia di sangue, ma solo succo di cactus. Proprio come ci si sarebbe aspettati da un burattino senz'anima di argilla e fango.

    «Riesci a capire la gravità della faccenda?!
    Come puoi essere così tranquillo?!
    Che ne sarà della nobile stirpe dei Kobayashi, eh?!
    Non provi commiserazione?! EH?!
    Non pensi a cosa potrebbe essere successo?!
    BAIKO!»


    Si diceva che non ci fosse niente che fermasse un Aoki quando in ballo c’era la sorte del proprio Kobayashi. E in effetti sembrava che nessuno avrebbe mai potuto fermare la rossa dal tentare di scuotere per la gola il disgraziato Hangetsu… che solo in quella situazione qualcuno avrebbe trovato il coraggio di definire “poveretto”.

    «DI TUTTO! ECCO LA RISPOSTA! POTREBBE ESSERE SUCCESSO LORO DI TUTTO!
    AGGREDITI!
    RAPITI!
    VIOLATI!
    DERUBATI!
    DROGATI!
    FERITI!
    UCCISI …»


    Diverse disgrazie dopo.

    «…E TUTTO QUESTO PERCHE’ NOI NON ABBIAMO FATTO IL NOSTRO DOVERE!!
    OH, DIO DELLA PUNIZIONE, PRENDIMI ORA. INCATENAMI ALLA CELLA DEL PENTIMENTO!
    IO, INGRATO INVOLUCRO UMANO, HO MANCATO AI MIEI DOVERI!!
    PADRE. MADRE. PERDONATE QUESTA FIGLIA MALEDETTA E–…»


    Diversi strangolamenti su Baiko Hangetsu dopo.

    «…E TU, VILE MANICHINO DA CENTRO COMMERCIALE KIRIANO!
    PALLIDO ESSERINO TUTTO OSSA!
    MOCHI TROPPO TEMPO ESSICCATO!
    ESPIA IL FIO DEL TUO DISINTERESSE CON LA VITA E PRESTA LA TUA ANIMA AD UNA CAUSA SUPERIORE DI PERDONO E RAMMARICO PERCHE’ NELLA PROSSIMA VITA TU POSSA ESSERE REINCARNATO IN QUALCOSA DI MEGLIO CHE UNA SUOLA DI SCARPA BUCATA!!»


    ...E così dicendo, tentando di stringere la presa sul collo altrui, la donna avrebbe alzato le braccia al cielo, abbattendo poi i pugni di ambo le mani sul petto del poveraccio dinanzi a lei scoppiando in un pianto senza posa e senza vergogna.

    Intanto, intorno ai due, una folla di curiosi intenti a mangiare pop-corn caramellati e dango multicolore, seguiva la scena con una certa passione.
    [...] Certo che al Paese delle Sorgenti Termali si erano proprio superati quell’anno: persino spettacoli gratis in mezzo di strada!

    Ma la verità era che Baiko Hangetsu avrebbe dovuto fare i conti con la cosa peggiore che fosse capitata lui tra le mani.
    Una donna piangente. E furiosa.
    Addosso a lui.

     
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    Shi-e-en

    Il ritorno della vecchia


    Il genin fu decisamente contento di rivedere i suoi vecchi amici dopo tanto tempo, ma la serata non sarebbe andata avanti ancora per le lunghe, quindi se voleva ancora conquistare la sua quasi ragazza, avrebbe dovuto darsi da fare.
    Per quel motivo, infatti non si fermò molto a chiacchierare con il monaco ed il suo adepto, cercando di stringere i tempi e salutandoli poco dopo per rimettersi a passeggiare con la sua amica, ma c'era qualcosa che ancora gli sfuggiva e che avrebbe presto notato.
    Ma dov'è il pony?
    Tra tutte le cianfrusaglie che aveva lasciato a terra, dopo aver dato un rapido sguardo, non c'era traccia del peluche a forma di pony rosa che Keiko aveva vinto ad una bancarella e a cui teneva particolarmente, forse più dell'anatroccolo che coccolava tra le sue mani.
    Immediatamente Ryuu si attivò per ritrovarlo il prima possibile, poichè la delusione della ragazza nel non vedere più il suo pupazzo, gli sarebbe potuta tornare molto utile nel caso in cui lo avesse ritrovato, essendo sicuro di ricevere tutta la sua gratitudine. Senza pensarci due volte, si ributtò a capofitto nella folla, dopo aver detto alla sua amica di non muoversi, e ripercorrendo a ritroso la strada che aveva appena fatto per sfuggire alla lite che stava per nascere dalla vecchia che avevano incontrato.

    Con un ansia sempre crescente, cercò di farsi largo tra la marea di gente che ancora affollava la sala da gioco, spostando lo sguardo a destra e a manca nella speranza di riuscire ad individuare il prezioso cavallino di stoffa che sarebbe potuto significare molto per la sua relazione con Keiko, immaginando che finalmente avrebbe potuto capitolare, ma il peluche sembrava essere svanito nel nulla. Dopo una manciata di minuti di ricerche era arrivato alla postazione dove si era seduto per giocare d'azzardo (perdendo tutto inesorabilmente), ma anche lì sembrava non esserci traccia del pony, quando finalmente, gettando l'occhio su uno dei tavoli, lo avvistò.
    Era poco distante da lui, su un tavolo da gioco assieme ad una persona sconosciuta, ma non ebbe dubbi che fosse proprio il suo. Probabilmente qualcuno doveva averlo trovato e se l'era preso, ma se gli avesse spiegato la situazione, forse non ci sarebbero stati problemi.
    Con calma si avvicinò alla persona che era seduta al tavolo, di spalle, felice di aver ritrovato il fatidico pony e speranzoso che lo avrebbe potuto avere indietro senza problemi, ma una volta arrivato abbastanza vicino e fattosi notare da quella che si intuì essere un'anziana signora, ebbe quasi un sussulto.
    Ehm...mi scus... oh! Era la stessa signora che poco prima aveva rischiato di prenderle da Keiko, anche se il genin non seppe bene valutare chi fosse nel torto o meno, ma certo è che si trattava di una vecchia decisamente scorbutica.
    Ancora tu? Che cosa vuoi?
    Scusi, signora, ma credo che quel peluche sia mio, devo averlo lasciato qui prima. Non è che potrebbe ridarmelo?
    Lo avete lasciato incustodito, quindi ora è mio.
    Oh, ma su, adesso non faccia così solo perchè ha quasi litigato con la mia amica.
    Io faccio quello che voglio, l'ho trovato e adesso lo porto ai miei nipoti.
    Andate a casa, che questo non è posto per voi.

    Era abbastanza evidente che quella vecchia avesse decisamente voglia di prenderle da qualcuno, ma purtroppo non era il caso di Ryuu, che non si sarebbe mai permesso di picchiare un'anziana, sebbene cominciò a ribollirgli dentro una certa rabbia. Con "sprezzo del pericolo" afferrò con una mano il pony con l'intenzione di portarselo via ugualmente, non volendo rimanere a discutere con quella vecchiaccia, ma questa afferrò a sua volta il pupazzo e sembrasse non avere la minima idea di lasciarglielo. Infatti cominciò un curioso tira e molla tra i due, col rischio anche di strappare il peluche, ma nessuno dei due era intenzionato a lasciar vincere l'altro, e la cosa cominciava ad essere anche piuttosto irritante per Ryuu.
    Lo molli, questo pupazzo mi serve!
    Serve anche a me!
    Ma non è suo!
    L'ho trovato io, quindi ora è mio!
    Lo lasci subito!
    No!
    Stava rapidamente portando il giovane all'esasperazione, che in un impeto di rabbia fece l'unica cosa che gli sembrò sensata per riuscire ad ottenere il suo premio, mandando a quel paese le buone maniere ed allungando una gamba verso la vecchia, spingendola via con una forza non indifferente e scaraventandola sulle sedie alle sue spalle e sottraendole finalmente il tanto agognato pony, che sembrava essere ancora intatto.
    Dopo aver esultato alla faccia della befana, si rese conto di quello che aveva fatto e che il suo gesto non era passato inosservato dalla gente intorno, che cominciarono a guardarlo in malo modo ed a chiamare la sicurezza, quindi capì molto presto che avrebbe dovuto filarsela alla svelta, scattando nuovamente in mezzo alla folla con il pony sotto il braccio e raggiungendo il più presto possibile Keiko.

    Per fortuna non ci mise molto a ritrovarla, e potè già vedere dalla sua espressione che fu più che felice di vederlo tornare con il suo prezioso pupazzo, ma per il genin non era proprio il momento di perdere tempo, raccattando i loro pacchetti il più velocemente possibile, stringendo la busta col pesce rosso fra i denti, prendendo lo scatolino vuoto del paperotto, caricandosi la sua amica in spalla e portando tutto al di fuori della sala, nel tentativo di scappare prima che giungessero le guardie.
    Ma che fai?
    Ti spiego dopo, andiamo!
    Grazie alla sua velocità, si defilò tra le strade del villaggio in men che non si dica, nonostante la presenza di tutta quella gente continuasse a rallentarlo parecchio, ma sarebbe stato lo stesso per i loro inseguitori, quindi dopo aver imboccato un vicolo appartato, potè finalmente riprendere fiato poggiando tutto a terra, compresa la sconvolta Keiko.
    Adesso si può sapere che diavolo combini?
    Eh... ho ritrovato la vecchia di prima... ce l'aveva lei il pony...e non è... non è andata molto bene.... gliel'ho dovuto strappare dalle mani... brutta storia... Disse tra un respiro affannato e l'altro, mentre la sua amica comprese il motivo di tanta fretta e fu felice di sapere che in qualche modo, Ryuu aveva combattuto per il suo pony, specie se si trattava dell'odiata vecchia in questione.
    La reazione della ragazza fu proprio come il genin si era aspettato, ma sfortunatamente non ricevette che un piccolo abbraccio da lei, tuttavia non gli dispiacque di certo. Sempre meglio di niente.
    E' stata una bazzecola, niente di che.
    Forse non era andato tutto come previsto, ma la serata non era ancora finita, sebbene non mancasse ormai molto alla mezzanotte, quindi se voleva conquistarla avrebbe avuto ancora un po' di tempo a disposizione.

    I loro stomaci erano ancora pieni per tutti i dolci e le schifezze varie di cui si erano ingozzati mentre facevano i loro giri tra le bancarelle, quindi poteva escludere l'andare a mangiare qualcosa come situazione romantica. Per i fuochi d'artificio c'era ancora un po' di tempo, e sarebbe stata forse un'occasione perfetta, ma nell'attesa avrebbero potuto provare con l'estrazione speciale che si sarebbe tenuta al tempio del drago d'argento.
    L'idea sembrò interessare particolarmente la ragazza, che accettò senza indugio a quella magnifica proposta del suo amico, quindi dopo aver raccolto nuovamente tutti i bagagli, si inoltrarono ancora una volta tra le strade affollate del villaggio. Certo non si sarebbero voluti perdere per niente al mondo i famosi fuochi d'artificio di mezzanotte, durante il rito per il passaggio del drago d'argento nel suo nuovo contenitore, perciò avrebbero dovuto cominciare a fare la fila per entrare al tempio e mettersi in coda per l'estrazione della fortuna, ma prima si fermarono ad una bancarella per acquistare un paio di lanterne di carta per poterle liberare in cielo insieme a tutte le altre che sarebbero state accese, così da partecipare a quel rituale entusiasmante.
    Sperando che almeno il fato gli desse buone notizie, il giovane genin si mise a fare la fila assieme a quella che sperava divenisse la sua ragazza, in attesa che arrivasse il loro turno e parlando del più e del meno come due innamorati.
     
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  5. Asgharel
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    Narrato

    °Pensato°
    «Parlato»
    "Parlato" (altri)
    -Citazioni-


    [Abilità/Potenziamenti/tecniche]


    Winter has Come! 六

    ~Scherzi degli Dei...~


    Atasuke fu il primo del gruppo a ricevere l'onore della fortuna nel tempio. Con la sua costante compostezza ricevette la sua predizione che salutò con un gentile inchino, ringraziando il sacerdote che gli aveva porto il piccolo biglietto.
    Lo aprì con calma e senza fretta, lasciando il posto agli altri ospiti che in quell'ordinata fila attendevano il loro turno per consultare l'oracolo nella speranza di un futuro radioso concesso dagli dei.
    Il suo sguardo si fece dubbioso nel leggere la prima delle tre predizioni, quella inerente al lavoro. In effetti sapeva dentro di se che non lo aspettava un anno lavorativo dei migliori, tuttavia, stava quasi sperando un un poco più di fortuna o la speranza di un miglioramento, ma questo non sembrava essere nel suo diretto futuro.
    Proseguì con la lettura, notando con piacere che a livello economico avrebbe avuto una grandissima fortuna, anche se in effetti, visto il “consiglio” del messaggio, seppur si aspettasse una frase criptica da comprendere, decisamente non riuscì a capire di che si potesse trattare, quindi decise, come spesso faceva, di lasciar correre.
    Fu invece alla lettura dell'amore, che il suo sguardo si incupì non poco, chiedendosi che cosa gli dei avessero in mente.
    Sapeva infatti che il suo destino amoroso sembrava tutto fuorché radioso, quindi non poté evitare di rimuginare su quanto potesse attenderlo nel nuovo anno. Che quella fosse una buona previsione? Un buon auspicio? Oppure si trattava solo dell'ennesima illusione che gli dei si divertivano a lanciargli addosso burlandosi di lui?
    Quale che fosse la realtà, passò in secondo piano quando gli strilli della Fuyutsuki attirarono la sua attenzione.
    Lo sguardo cadde sulla ragazza che sbraitava, raggomitolata a terra mentre con violenza batteva i pugni sul lucido pavimento del sacro luogo di culto.
    Non si seppe mai se a muoverlo fosse più l'imbarazzo, il disgusto o il semplice buonsenso, tuttavia, con estrema rapidità e fermezza arpionò il colletto dell'abito della Fuyutsuki, trascinandola via con vigore senza nemmeno darle il tempo di capire che cosa stesse accadendo.

    “Voglio ripescare!”

    «Impossibile»


    Sentenziò lui, continuando a trascinarla via, sentendo lo sguardo di tutti su di lui, ma soprattutto sulla ragazzina.

    “Voglio ripescare! Non è giusto! Sarò sfortunata in Amore per tutto l’anno. Questo è una maledizione... non una previsione del Futuro!”

    «Piantala di fare la bambina capricciosa, non siamo ad una fiera di paese e tu non sei una bimbetta di cinque anni!»

    “Fermatevi! Fermatevi, per favore!”


    Una voce alle loro spalle attirò l'attenzione dell'uchiha che si arrestò, voltandosi.
    Vide che un altro monaco stava cercando di fermarli per comunicare alla Fuyutsuki che nella sua sfortuna alla fine era quantomeno riuscita a vincere uno dei tre premi messi a disposizione con la lotteria.

    “Visto? Lo dicevo io.. che ero fortunata!”

    °Altro che shinobi... questa è una bambina delle elementari°


    Pensò Atasuke guardando il netto cambio di umore della ragazza mentre questa si allontanava tutta contenta per andare a ritirare il suo premio, mentre alle sue spalle Kazumi se la stava ridendo della grossa, o almeno era ciò che cercava di fare senza perdere la sua assoluta compostezza.

    «Ti sento divertita Kazumi...»

    “I-io? N-no, Atasuke-sama, stavo solo!...”

    «Alla fine puoi ammetterlo... un po ti piace quella ragazzina»


    “Atasuke-sensei! Io...”


    Non le diede il tempo di terminare la frase, voltandosi ed osservandola intensamente negli occhi, bloccando con un semplice gesto qualsiasi cosa ella volesse provare a dire.

    «Ma dimmi... perchè non hai partecipato all'estrazione?»


    Chiuse il discorso, passando ad un'altro argomento, decisamente più frivolo “senza notare” l'istinto con cui la ragazza iniziò a stropicciare il foglietto che stava cercando di nascondere nella mano destra, cercando poi di spingerlo nella manica del kimono, nella speranza di farlo sparire.

    “Semplicemente non volevo sapere da un foglietto che cosa potesse avere il mio destino”

    «Capisco... Beh, sembra che non ci resti altro se non goderci i fuochi... che ne dici, andiamo a recuperare tuo fratello e Shinpachi?»


    Ella rispose con un cenno di assenso con il capo, a cui Atasuke fece subito seguito girando l'offerta anche a Hiro, il quale era decisamente rimasto taciturno, quasi come se per qualche motivo avesse deciso di isolarsi.

    «Che ne dici Hiro? Vuoi venire con noi? Oppure vuoi restare ad aspettare Ayuuki?»


    Quale che fosse la risposta di Hiro, Atasuke e Kazumi si sarebbero quindi allontanati dal tempio per dare la caccia agli altri due allievi dispersi, i quali, dopo essersi praticamente giocati tutto erano rimasti a gozzovigliare a sbafo dalle bancarelle dei buffet gratuiti, unico luogo dove i due potevano ancora permettersi di ottenere qualcosa.

    «Shin-kun, Sano-kun... Vedo che come al solito non avete avuto molta fortuna...»

    “A-Atasuke-sama!”

    «Spero almeno abbiate avuto la decenza di non bruciarvi anche i vostri risparmi»


    Si chinò leggermente in avanti, avvicinando il suo sguardo inquisitore ai due, acquisendo un'aria sospettosa, come se già sapesse delle loro malefatte. Il suo sguardo si fece sottile ed affilato, al punto che molti credevano fosse addirittura in grado di tagliarli con la sola vista, finchè uno dei due non si decise a parlare.

    “Atasuke-sama... noi... siamo dispiaciuti... credevamo di poter vincere e per coprire una scommessa...”

    “Ma non è stata colpa nostra! Era il croupier, è stato decisamente lui! È lui che ci ha dato le carte sbagliate! Lo ha sicuramente fatto apposta!”

    «Quanto?»

    “In verità noi...”


    Cio che accadde dopo però non fu cosa molto interessante. Come già ben si immaginava, Atasuke si trovò praticamente costretto a coprire i debiti di gioco dei suoi due allievi scellerati che avevano ben pensato di non fermarsi con la fine dei gettoni ma di provare ancora ed ancora, finchè non si giocarono ben più di quanto possedessero.
    Vi fu però un risvolto positivo, in tutta quelle serie di eventi. Atasuke aveva staccato un po la spina, prendendosi il riposo che si era meritato, era riuscito ad evitare ogni forma di problema e stress lungo la serata ed aveva “strappato” un'altra vittoria al suo collega che ancora si ostinava a considerarsi un suo rivale, senza che in effetti quella forma di rivalità fosse mai stata accettata.

    […]


    Ah... un'ultima cosa... Nelle settimane successive, Okada sensei venne colto da una strana forma di raffreddore che sembrava scatenarsi ogni qual volta pronunciasse il nome di Atasuke o una qualsiasi parola che cominciava per “A”, cosa che i medici etichettarono come una semplice forma di stress causata dalla sua agitata forma di competizione verso l'Uchiha, anche se in verità... l'Uchiha sapeva quale fosse la causa del suo particolare raffreddore...
     
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    Shi-e-en

    Scimmie Affamate




    Lei, così vicina a me, era uno spettacolo al quale non potevo rimanere indifferente. Perché prima di innamorarmi di lei col cuore qualcosa tra di noi era scattato quasi dal primo momento in cui c'eravamo visti per un fortuito incontro sulla più alta collina di Konoha. Una sorta di tensione complice che attendeva di essere spezzata e che sapientemente (e con difficoltà) avevo tenuto nascosto per il bene della missione, di Konoha e della famiglia di Shizuka stessa.
    Ma quando lei si avvicinò così tanto a me, sentendo la sua mano che mi sfiorava il kimono intrufolandosi sotto il primo stato e fermandosi ad un passo dal mio cuore, assaporando il suo buon odore che non riuscivo a classificare, qualcosa in me scattò. Un lampo, dalla durata di un mero istante, che nel futuro più o meno immediato avrebbe avuto modo di ammirare assai a lungo e con decisione.
    A volte gli inferni più pericolosi sono quelli che infondo infondo vorremmo vedere, non trovi?, a cosa mi riferissi non era ancora dato saperlo, ma le nostre labbra per la prima volta si sfiorarono. Per un istante. Poi lei si allontanò ed io rimasi fermo per alcuni secondi nel vapore, felicissimo che quella tenue nebbiolina nascondesse il mio corpo agli occhi di Shizuka e dell'intera festa.




    La scimmia non era messa propriamente benissimo. Il colpo le aveva probabilmente creato un brutto ematoma all'interno ed i muscoli erano stati più o meno danneggiati, ma era ancora decisamente tutta d'un pezzo. Per Shizuka rimetterla a nuovo sarebbe stato uno scherzo da ragazzi... farla collaborare, un po' meno. Mentre guardavo la mia bellissima, raffinata e gentilissima futura moglie sbatacchiare e minacciare il primate come se non ci fosse un domani sentii un brivido gelido sconquassarmi le dita delle mani. Intimamente speravo di poter toccare il suo corpo, ma un'improvvisa rivelazione dai caratteri semidivini riuscì a confinare quel desiderio a data da rimandarsi.
    La scimmia fissò Shizuka con uno sguardo beato, ma leggermente più lucido di poco prima. Forse qualcosa nella sua mente annebbiata andava chiarificandosi. E quando fu completamente ripreso su udì un rumore alquanto chiarificante. Un sordo brontolio. Da fame.
    ... Shizuka... questa è fame chimica..., sospettai. La scimmia iniziò ad agitarsi tra le mani di Shizuka allora, decisamente affamata. Oh, vedo che si agita, dissi come se niente fosse, allungando una mano per afferrare il capo della bestiola esagitata. Zitta.


    Shizuka forse non aveva mai avuto modo di ascoltare quel tono da parte mia. Ero sempre così gentile, calmo e posato che il lato autoritario di me finiva sempre per essere messo a bada senza difficoltà. Ma la verità è che io ero un Kurogane. Ero Masaki Kurogane, Erede della Magione di Ferro e futuro XII Capoclan della mia dinastia. La mia autorità non era solo formata dall'educazione. Era genetica.
    La scimmietta, complice anche la mia salda presa sul suo cranio, parve calmarse finché qualcos'altro accadde... ma per capire cosa, dobbiamo tornare indietro di alcuni istanti.




    Baiko era addestrato per essere impassibile, cosa che gli riusciva con una certa naturalezza. Quando Ritsuko iniziò un'incredibile sequenza di urli ed improperi verso se stessa e verso lui stesso la sua reazione fu la stessa di sempre. Una calda indifferenza. Non era minimamente preoccupato per il suo padrone, giacché sapeva benissimo che data la situazione era in grado di badare a se stesso con estrema facilità.
    Quando Ritsuko strise le sue dita attorno al collo di Baiko, l'uomo finalmente ebbe un reazione. Reazione che gli sarebbe dovuta costare un'incredibile sforzo emotivo (ammesso fosse dotato di emozioni): sollevò un sopracciglio assumendo quella che doveva essere una tenue espressione perplessa.
    Ritsuko-san, disse, prendendo gentilmente le dita della Kumori tra le sue cercando di divaricarle. Stia tranquilla, Masaki-sama sa badare a se stesso in questa occasione così spensierata e finché sarà con lui posso garantire che Shizuka-sama sarà in perfetta salute, le parole erano pronunciate con un tono inesistente. In ogni caso, vediamo di trovarli, anche se credo che sarebbe scortese visto che mi pare che abbiano fatto di tutto per rimanere da soli, rimarcare ciò davanti a Ritsuko poteva essere pericoloso.


    Proprio mentre pronunciava quelle parole in cielo volò una scimmia. Curioso, disse Baiko, iniziando a camminare con calma seguendo la scia dell'animale. Entro breve lui e Ritsuko sarebbero giunti sul luogo di atterraggio della bestia. Trovandovi Shizuka, Masaki e per l'appunto... la scimmia.
    ... Curioso, ripeté ancora Baiko. Masaki-sama, non dovrebbe allontanarsi senza dirmelo, se avesse voluto della privacy con la Kobayashi-sama sarei stato lietissimo di concedervela.
    La voce di Baiko mi fece trasalire. Lentamente mi voltai ad osservare l'uomo e Ritsuko, sentendo un brivido gelido scorrermi sulla schiena.
    Oh, Baiko! Scusa eheheh..., mi grattai il capo. Sai, volevamo passeggiare da soli e poi è capitato che abbiamo incontrato questa volgare scimmia che ha osato usare le mani come non dovrebbe e dunque adesso... non ho ben capito che succederà, ma sarà tutto per la delizia del mio amore, mi voltai verso di lei. Il sorriso sulle mie labbra mostrava un certo timore. Quello su quelle di Shizuka invece, decisamente, no.


    Shi-e-en

    Ayuuki



    Puoi scegliere tra 2 Biglietti alle Terme o 2000 gettoni oppure un Chikara Kunai!

    Ryuu



    Biglietto estratto



     
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    Il Leone Dorato







    Fu così che il gruppo si spostò verso il luogo dell’estrazione, in mezzo a quella marea di suoni e colori riuscì a distrarsi così tanto da badare poco persino alle persone che gli ronzavano attorno, non che lo facesse di proposito, era semplicemente rilassato ed una volta ogni tanto del tutto distratto.
    Senza la necessità di tenere i sensi all’erta ad ogni minimo fuscello fuori posto, senza la tensione di tutti i giorni quasi si spegneva, rinchiudendosi in un mondo ovattato in cui i suoi pensieri vagavano senza sosta e senza motivo.
    Accennò addirittura un sorriso, apparendo per qualche momento soltanto come un gigante buono.
    Si ritrovò così dinnanzi alla grossa sfera contenente i biglietti della fortuna, una miriade, tutti dorati e piegati meticolosamente in forme disparatissime, sicuramente qualche sunese particolarmente voglioso aveva perso qualche giorno a piegare foglietti per dare vita a quel movimentato zoo dorato.

    Beh, buona fortuna allora.

    Tuffò la mano all’interno e mescolò qualche secondo, gli sarebbe piaciuto scegliere qualche figura in particolare, ma tra la marea di spigoli non era possibile distinguere nulla, la fortuna la faceva da padrone.

    E vada per il primo che capita.

    Chiuse la mano, dischiudendola solo una volta estratta meravigliandosi del suo contenuto.

    Wow.

    Aveva tra le mani la finissima riproduzione di un leoneLION, aveva così tante e sofisticate pieghe che nemmeno sapeva dove avessero cominciato a farle.

    Ma se lo rovino me lo rifate vero?
    Ci sono poche cose che mi piacciono, e quest’origami ne batte parecchie.


    Lo fissò ancora per qualche secondo per poi aprirlo e leggerne il contenuto.
     
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Raizen



     
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    Rosso Habanero?

    No, rosso jalapeño







    Spiegazzato il foglietto iniziò a leggerlo non senza qualche smorfia, la sfortuna nel lavoro un po’ lo preoccupava, non era di certo superstizioso, ma quando leggi predizioni così accurate qualche dubbio te lo fai venire.
    Vista l’inutilità del biglietto quasi si pentì di aver rovinato il suo bellissimo leone.

    Bah grandissima fortuna in amore!
    Come se mi servisse!


    Stava per accartocciare il biglietto quando l’abbottonassimo Itai si avvicinò per estrarre il suo biglietto facendogli venire in mente un buon modo per sfruttare quell’effetto sorpresa, cosa che avrebbe comunque fatto avvicinandosi lui stesso al Mizukage dandogli una pacca sulla spalla.

    Buona fortuna col biglietto!

    Esclamò come se il suo fosse un gesto del tutto innocente, dopotutto si era mostrato così sereno fino a quel momento che un po’ di cordialità non sarebbe stata strana.
    Subito dopo, volendo salvarsi da eventuali ripicche lanciò una delle sue sferette per poi teletrasportarsi su di una trave per osservare al meglio la scena.

    Beh, se non altro ti sei divertito!
    Mi sembravi stressato!


    Eh?

    Era la volpe a parlargli, stranamente cordiale seppur con un tono fin troppo malizioso e divertito.

    E questo che c’entra con…
    …dio mio… io non... io...


    Non riuscì a commentare in altro modo quella scenapng, si limitò ad allontanarsi, sempre di più fino a sparire dal suo subconscio.

    Ei chico, lo so che me sientes!
    Tira i dadi chico!
    Ahahahahah


    Lo scomodo del condividere la propria mente con un demone e che non potevi zittirlo se ti prendeva per il culo.
     
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  10. **Kat**
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    IX ~ Il premio: Chikara Kunai


    F

    ortunatamente fu Atasuke-sama a recuperarla ai piedi del templio. Era distesa a terra come una donna in procinto di preghiera e penitenze, una donna dilaniata dal dolore, forse per la perdita di un figlio o la morte dell’amato marito. Le mancavano solo le lacrime per passare agli occhi degli altri come una povera ragazza che stava provando dentro di sé le pene dell’inferno, per un destino ingiusto e spietato.
    Eppure quei pugni che assestava con rabbia e risentimento non era diretto a nessun parente perso oppure ai peccati commessi. Nessun sentimento di spiritualità era entrato nella sua testolina, che era maggiormente focalizzata sulle terribili parole che aveva letto sulla pergamena di bronzo. Sfortuna in amore.
    Lei stava rincorrendo da un bel po’ quel sogno proibito con l’Hokage, anche se quest’ultimo non si era mai minimamente accorto di lei. E Shin-kun, l’allievo del Karyuuken, non cedeva al suo fascino adolescenziale. La sua vita sentimentale era già un disastro. Perché i Kami dovevano esserle così ostili ora? Non lo accettava e per questo iniziò a sbattere i piedi a terra con la pretesa di cambiare il biglietto della Fortuna.
    - A..Atasuke-sama.. dai! - Non appena si rese conto che veniva trascinata di peso con il colletto del Kimono, la studentessa fece un tentativo per addolcire anche la serietà e la compostezza del Maestro del Karyuuken. Occhi cristallini e profondi che si soffermarono sul marmoreo viso dell’uomo. Non ci fu verso di farlo cambiare idea. Ma a quanto pare un sacerdote si fece avanti e proclamò la sua “reale” vincita.
    Le sorprese per la ragazza non erano ancora finite. Cambiò subito umore. Il broncio scomparve in pochi secondi per lasciar spazio ad sorriso solare e pacifico. Con aria soddisfatta si avvicinò di nuovo all’altare per poter ricevere il suo premio. - La fortuna mi sorride! - Cercò di trattenere una risata di gioia e non si accorse di Atasuke-sama che forse per imbarazzo o necessità si allontanò verso mete sconosciute. Probabilmente Hiro-kun l’avrebbe aspettata, o almeno sperava.
    Uno dei sacerdoti le consegnò una teca in cui era contenuto un Kunai particolare. - Chikara Kunai? - Ripeté le parole dell’uomo dalla candida veste. Osservò con attenzione la fattura dell’arma da lancio. Sembrava abbastanza grande da poter essere impugnata anche per il corpo a corpo. Si presentava come un Piccolo pugnale a lama quadrangolare, affilato sui due angoli stretti.
    La Fuyutsuki si afferrò ad afferrarlo con entusiasmo e fece un saltello di gioia. - Kawaiii! - Ma a quanto pare quell’arma, forgiata dei migliori fabbri del Paese delle Calde Primavere, nascondeva particolari Jutsu. Per ora alla studentessa non restava altro che ritirarsi nei suoi alloggi, accompagnata da Hiro-kun, suo inseparabile e fedele amico. Per lei la serata era finita nel miglior modo possibile.




    Scelgo il Chikara Kunai :3
     
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    E continua a piovere sul bagnato


    Parlato Kiyomi
    Parlato Hanako

    Era stata una serata piena di soddisfazioni per Kiyomi, e anche se non si fermò ad osservare se avesse riscosso successo tra il pubblico, gli applausi che sentì bastarono a soddisfare il suo ego, mentre raggiungeva la sua domestica nel retro del palco per ricomporsi dopo la sua esibizione scatenata e riprendere la strada dell'hotel dopo aver deciso di andare alle terme quando ci sarebbe stata più tranquillità. Nonostante non avesse mai pensato di esibirsi in simili generi musicali, aveva dimostrato di sapersi adattare, mostrando a tutti il suo talento anche se non furono in molti ad accorgersi di lei.
    Oh, non me la prendo, sono così tutti presi da queste frivoli attività da bancarella che non mi avrebbero notata neanche se fossi stata Izanami.
    In ogni caso è stata eccezionale e le posso assicurare che la gente è rimasta molto compiaciuta dello spettacolo. Pensi, che alcuni ci sono anche rimasti male che sia durato così poco.
    Bè, è ovvio: come prima volta devo abituarli a poco a poco, non posso certo esporre tutto il mio repertorio così. Ho lasciato il palco prima che risultassi monotona, così sono rimasti con la voglia di volermi ancora ascoltare. E' così che si arriva al successo.
    Bè, forse Hanako aveva gonfiato un tantino le cose per com'erano realmente, ma non si sarebbe potuto comunque dire che non avesse cantato bene. Tra l'altro avrebbe dovuto sorbirsi le sue sfuriate nervose nei giorni seguenti, se le avesse dato una cattiva notizia, quindi contenta lei, contenti tutti.

    Dopo il suo breve debutto, si sentì assolutamente di ottimo umore, tanto che prese a camminare con più scioltezza rispetto al solito, fiera di godersi l'atmosfera dopo lo spettacolo, mentre i musicisti avevano ripreso la loro normale andatura. La sua espressione era decisamente più rilassata in confronto a quando era arrivata, anche se continuava ovviamente a non sopportare la folla soffocante che occupava le strade, ma che per fortuna stava cominciando a diminuire per via dell'orario.
    Si sentiva talmente di buon umore che a quel punto fece una cosa decisamente non nella sua indole, voltandosi verso la sua domestica e concedendole il resto della serata libera, anche se con la sua consueta superbia, come se stesse concedendo un miracolo ad una comune mortale.
    No, aspetti, dice sul serio? Posso andare?
    Ma si, vatti a divertire. Mi hai fatto vincere tu quei premi, te lo meriti.
    Non capitava spesso che fosse così in pace con il mondo da dimostrarsi così generosa, anzi, Hanako non ricordava nemmeno se lo fosse mai stata, ma proprio per quel motivo decise di accettare al volo quell'improvviso sbalzo di personalità prima che ci ripensasse, ringraziandola e sparendo tra la folla in men che non si dica. Purtroppo per lei, prima che potesse farlo, si sentì improvvisamente frenata, in quanto la sua padrona aveva afferrato al volo il suo kimono per non lasciarla fuggire. Ed ebbe i suoi buoni motivi per farlo.
    Dove credi di andare, piccola furbetta? Sgancia i miei soldi, i gettoni rimasti e la chiave della stanza dell'hotel.
    Non ti lascio un'altra volta da sola con i miei soldi, devo forse ricordarti cosa è successo l'altra volta.

    Non ci fu altro da aggiungere. Il carattere della giovane al di fuori del lavoro era pressoché incontrollabile, quindi si arrese quando capì che il suo piano era stato scoperto e consegnò quanto richiesto a Kiyomi, mettendo in mezzo la scusa che si era trattato solo di una dimenticanza con un sorrisetto innocente quanto falso. Che bella accoppiata...
    Si, una dimenticanza, come no. Vedi di non prenderti la mano con tutto il braccio, domattina alle 7 voglio la mia colazione pronta come tutte le mattine, quindi vedi di esserci e di essere in forma, o puoi cominciare a cercarti un altro lavoro. Siamo intesi?
    Certo, intesi, non si preoccupi. E di nuovo via, fiondandosi nella festa ancora in corso e mollando la sua padrona, che la guardò allontanarsi per dirigersi chissà dove avrebbe potuto ubriacarsi e conoscere chissà quale persona "non proprio ben'intenzionata", per poi alzare gli occhi al cielo e cominciare a camminare anche lei, in direzione dell'albergo.

    Rimasta sola in mezzo alla folla in balia dei festeggiamenti, l'unica cosa che aveva voglia di fare era tornarsene in albergo e mettersi a dormire nella tranquillità della sua stanza, ma ad un certo punto, passando davanti al luogo dove neanche un'ora prima la sua domestica si era dimostrata tanto abile nel giocare d'azzardo, a tal punto da riuscire vincere tutti quei gettoni con cui poterono comprare quegli stupendi premi, qualcosa stuzzicò i suoi pensieri.
    L'idea che per lei fosse stato così facile vincere così tanto in neanche molto tempo, che i loro gettoni si fossero moltiplicati così facilmente senza dover fare assolutamente niente, le fece venire un'incredibile voglia di cimentarsi anche lei e di provare a giocare. Non era mai stata una patita del gioco d'azzardo, non essendosi mai avvicinata neanche a pensare di abbassarsi ad una tale frivolezza, eppure in quel momento non riuscì a sottrarsi all'idea di poter provare anche lei a vincere qualcosa per incrementare le sue fortune. Rimase per diversi istanti a fissare alternativamente la sala da gioco e la strada verso l'hotel, ma alla fine si decise a provare quella nuova esperienza.
    Che diavolo, se ha vinto lei, posso farlo anche io Non può essere tanto difficile.

    Anche se si trovò un po' a disagio ad entrare in un luogo simile da sola, vi entrò a testa altra, incurante delle persone che osservarono quell'apparente bellezza innocente sedersi ad uno dei tavoli da gioco e cominciare a giocare. Dapprima fu un po' impacciata con le puntate, cercando di non dar a vedere la difficoltà che riscontrò nel decidere quali caselle avrebbero potuto avere più probabilità di farla vincere, ma pian piano cominciò a prenderci la mano.
    Ricordava le regole (per quanto elementari) dalla volta precedente, guardando giocare Hanako, e basandosi sulla sua strategia che le fece vincere così tanto, cominciò ad adottare un metodo simile, puntando in più caselle contemporaneamente e cercando di fare anche qualche passo azzardato di tanto in tanto puntando la maggior parte dei suoi gettoni, ma con un po' di fortuna ne uscì quasi sempre vincitrice. Più andava avanti e più capiva perchè esistessero tanti casi di dipendenza da giochi del genere, in quanto la speranza di vincere ti spinge a continuare anche fino alla follia, ma al contrario degli altri, lei aveva un perfetto autocontrollo, anche se non si sarebbe detto.
    Attorno a lei si era accalcata una folla di persone che, attirate dalla fortuna sfacciata che stava avendo quella donna, si avvicinarono per guardare con quanta facilità alternata a puntate rischiose riuscisse a vincere. Non fu decisamente una cosa breve, ma arrivata ad aver quasi quadruplicato la sua somma iniziale, alla fine decise di alzarsi da quella sedia dov'era rimasta seduta tanto a lungo, in preda alla soddisfazione più totale e quasi all'euforia derivata da tutte quelle vincite.
    Fiera e appagata di aver riscosso così tanto successo anche giocando d'azzardo, uscì dalla sala da gioco a testa alta, con la sua borsa strabordante di gettoni, e dirigendosi ancora una volta allo sportello all'ultimo piano dell'edificio dove avrebbe potuto ritirare altri sostanziosi premi. Si poteva dire che in quel momento non c'era campo in cui Kiyomi non sfondasse.
    Chi l'avesse vista salire quella lunga scalinata verso il cielo, l'avrebbe vista scendere dieci minuti dopo con la borsa molto più sgonfia, ma con un sorriso ben più ampio in volto, diretta felicemente verso la sua stanza d'hotel, quasi saltellando per la strada.
    CITAZIONE
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