Aka Kekkonshiki

[Quest di Villaggio, grado A]

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    Y Danone
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    SUN TZU AND HIS DAUGHTER

    If you know the enemy and know yourself you need not fear the results of a hundred battles.



    Venire teletrasportati era come essere infilati in una lavatrice dopo aver mangiato tre ciotole di ramen.
    Shizuka Kobayashi non era finita in lavatrice. Ma aveva mangiato tre ciotole di ramen.
    L’epilogo fu triste.

    «BLEAARGH»

    Vomitò in un angolo del sotterraneo, una mano al muro e l’altra sulla pancia. A sua discolpa si poté dire che provò, per una dozzina di secondi, a resistere a quell'impulso. Il risultato che ottenne, però, fu solo quello di assumere tre diverse tonalità di verde.
    «Oddio…questo Kimono costa 223.690 ryo…mia madre mi ammazza.» Gemette la ragazza, impallidendo. Come da tradizione, infatti, anche quel giorno la Principessa indossava uno degli splendidi abiti del suo Clan: maniche lunghissime, obi esagerato, e inamidato colletto bianco tipico delle donne sposate. Sospirò, e dopo essersi pulita la bocca con un fazzoletto ricamato che da solo avrebbe potuto acquistarne almeno altri trecento normali, la ragazza arricciò le labbra. «Questa storia del matrimonio mi ha stufata, Raizen. Diamoci un taglio quanto prima.» Disse, girandosi e avvicinandosi alla Volpe. Fu tanto sincera da risultare fuori luogo. «Tutte queste idiozie da mettersi addosso, le manfrine in casa che non ti dico, e pure Masaki mi innervosisce. Ha cominciato a diventare un po’ troppo…» Cercò il termine giusto. «…appiccicoso, diciamo.» Commentò alla fine, senza peli sulla lingua. Lanciò uno sguardo all'uomo, fissandolo in silenzio un attimo. «Non mi piace essere messa in gabbia senza il mio consenso. Non sono abituata a sbattere le ali a comando per ottenere il compiacimento migliore. E tu lo sai.» Affermò, ed era chiaro a cosa si riferisse. In ogni caso non aggiunse altro e rimase zitta anche quando il Kage le pizzicò il viso, limitandosi piuttosto a sospirare. «Per la verità ormai hai smesso anche tu di essere quello che mi conosce “meglio di tutti”...ma diciamo che tra il grande pubblico, sei quello che se la cava meglio.» Sorrise educatamente, allontanando con una mano quella della Volpe. «Vivo la mia vita stando al tuo fianco dalla bellezza di sei anni, sarebbe strano se fosse diversamente, no?» Aggiunse con tutta calma. «In ogni caso, tornando all’argomento di prima: non vedo perché fare tutti questi salti pindarici quando mi basta invitare formalmente Masaki a conoscerti. Anche perché mi risulta che un Clone si individui facilmente, per un sensitivo. Ma tant’è…me ne occupo io, no?»
    La forza di Shizuka Kobayashi, in quella missione, non era mai stata l’essere la Shinobi più potente, cosa che effettivamente non era; ma l’essere la più diretta e priva di menzogne. Non vi era falsità più grande, per una manipolatrice, che la verità stessa. E nel suo caso, in quel caso, la sua grande abilità non era recitare, ma essere sempre vera nelle sue mille sfaccettature. Con ogni probabilità la Principessa del Fuoco era la donna più idonea a eseguire quella missione, proprio perché era la creatura più pragmatica dell’intero continente.
    Fu per questa ragione, che una volta fuori da lì spedì una lettera a Masaki Kurogane e lo invitò formalmente al cospetto di Raizen Ikigami.
    “Come ben saprai, Masaki, Raizen è il mio maestro e io sono la sua unica allieva” recitava la missiva. “Sono legata a lui con un doppio filo: è una delle persone più importanti per me. Al pari della mia famiglia e dei miei più cari amici, ricopre un ruolo di prestigio nel mio cuore. Per questa ragione voglio poterti presentare a lui, prima della cerimonia, come l’uomo con cui ho deciso di trascorrere il resto della mia vita.
    Essendo molto impegnato non sono riuscita ad ottenere prima di ora un incontro, e invero egli ci potrà dare solo poco tempo -informale, non temere-, tra una sua incombenza e l’altra, ma è mio desiderio riuscire davvero a farvi conoscere.
    Vorrei che questo fosse un incontro amichevole, privo di pretese, sentiti dunque libero di non rispettare l’etichetta che il nostro rango ci impone da sempre. Capirai da solo che Raizen è un uomo che non ha bisogno di formalità, tra amici. Ne sono certa.”

    La data era per il giorno successivo, e l’ora quella più congeniale per un tè.
    La lettera, invece, era il proseguimento di ciò che Shizuka aveva iniziato in passato: introdurre Masaki nella sua cerchia di affetti. Lo aveva già fatto con Atasuke, e prima ancora con Ritsuko e la sua famiglia. In occasione dei loro appuntamenti non aveva perduto la possibilità di portarlo a mangiare i deliziosi dolcetti della pasticceria "Usagi" di Kame-chan ed era stata felice di regalare lui le sciocchezze chiccose del negozio di Momoko.
    Aveva dato a Masaki il meglio di ciò che aveva: le persone che amava. Anche quella volta, sarebbe stato così. Un invito per presentargli il suo maestro (che per puro caso era anche l’Hokage).

    […]


    Ci volle un notevole sforzo per non girarsi a fulminare con lo sguardo Raizen quando questi non mancò di ironizzare sull’interrogatorio che aveva svolto. Un’ispezione piuttosto approfondita, invero. Ma insomma, la gioventù…e nonostante tutto il suo lavoro era stato davvero encomiabile.
    «Ota…coff coff…fuku…» Tossì, portando elegantemente un fazzoletto alla bocca. «…infa…coff coff…me…» Aggiunse, sempre tossendo, perché solo la Volpe la sentisse. Comunque non aggiunse altro, in merito.

    Quando Raizen iniziò a porre domande, però, parve perplessa: riteneva che alcune di quelle fossero già implicite nelle risposte che aveva ricevuto lei, ma apprezzò il modo diverso di impostare gli interrogativi. Si chiese se la psiche delle persone avesse più chiavi e se queste potessero aprire dunque più livelli di coscienza. Quell’idea, come anche la consapevolezza che dopotutto aveva ancora davvero molto da imparare, la stuzzicò abbastanza da farla tacere e lei, mettendosi a braccia conserte, avrebbe infatti osservato lo scambio di battute tra i due fino a quando il Kage non le si rivolse in ultima istanza.
    Inarcando il sopracciglio sinistro, la donna parve perplessa.
    «Grazie per dirmi quando devo usare le mie abilità nel corso della mia missione.» Ironizzò, sarcastica. «Non ci avrei mai pensato da sola, in effetti…» Gemette, portandosi una mano alla fronte con aria contrita. «Ho ancora così tanto da imparare da te, sensei…» Sussurrò con voce rotta.
    Lasciò perdere in un attimo.
    «Non ho bisogno di creare realtà fittizie, Raizen. Non ho mai mentito nel corso di questa missione.» Disse, scrollando le spalle e mettendosi a braccia conserte di fronte allo sguardo dei due ninja. «Quando hai scelto me per questa faccenda mi hai chiesto di mimare amore per un uomo, ma io non sono mai stata innamorata. Sarei risultata così falsa da essere pietosa, l’ho capito quando mi sono ritrovata a studiare il comportamento delle coppiette del Villaggio e a simulare allo specchio occhioni dolci da cerbiatta, quindi semplicemente ho deciso di essere me stessa. Al limite avrei fallito prima di arrivare al punto saliente che, vista la circostanza del caso, non avrebbe comunque smascherato nessun piano diabolico, ma solo il mio biasimevole tentativo di prendermi gioco del cuore di un uomo.» Osservò con una leggerezza quasi allucinante. In sostanza stava dicendo che fino a quel momento non aveva minimamente tenuto in considerazione la missione, ma si era goduta ogni istante come uno qualsiasi della sua vita. Non aveva mentito, aveva solo offerto una delle tante prospettive del suo carattere, un cristallo pluri-sfaccettato e per questo imprevedibile –per gli altri e per se stessa– con accortezza, con ossessività in certi casi era vero, ma senza essere vittima dell’ansia che ci si sarebbe aspettati in quel genere di situazione. E se era pur vero che adesso le cose cominciavano a farsi davvero serie, il che prevedeva un’attitudine mentale e di comportamento ben diversa, non avrebbe cambiato l’inclinazione del suo cuore e del suo carattere.
    Avrebbe continuato a manipolare la realtà, rimanendo però seduta nella realtà stessa.
    «Se anche volessi mi è impossibile creare “sentimenti” in toto, credo.» Disse, riflettendoci. «Però penso di poter agire sulla psiche per rimuovere quei ricordi o quei momenti che portano in effetti l’animo di una persona a mutare i propri sentimenti…ma è qualcosa in cui non mi sono mai addentrata, perché troppo pericolosa.» Pensò ad un esempio, e dopo un attimo annuì. «Rammenti a Kumogakure, Raizen?» Chiese a quel punto. «In quel contesto di infiltrazione avevo pensato di entrare nelle file nemiche, assieme alla Generazione, eliminando la mia Volontà del Fuoco e risultato così insospettabile. Questo prevedeva ovviamente cancellare l’amore per il mio Paese, il mio Villaggio e per tutte le persone che mi sono care, una missione impossibile se ci pensi bene.» Togliere l’amore era come creare l’amore: era impossibile recidere completamente le radici nel cuore di qualcuno. Così era anche per l’odio, per la cupidigia, e per quello spettro sentimentale primario che formavano l’albero psicologico di una persona. Eppure… «Tutto molto bello, ma c’è stato un momento in particolare, uno solo, in cui ho veramente razionalizzato che non avrei mai e poi mai tradito il Fuoco e che sarei stata pronta a morire per proteggere il mio Villaggio, diventando così il suo Scudo Perfetto. In quel momento i tasselli di sottofondo scombinati e buttati un po’ lì e là hanno assunto la forma della consapevolezza: ebbene, eliminando quell’istante, sarei tornata ad essere una qualunque ninja che vive per una certa causa.» Non sarebbe stato necessario continuare nella spiegazione per far capire cosa tutto quello avrebbe comportato, sia le possibilità note che quelle, invece, imprevedibili. E se i ricordi fossero andati perduti, cosa ne sarebbe stato di lei…? «Ogni sentimento ha un momento preciso in cui diviene noto, tu la chiami "scintilla", e diciamo che è così, è vero. Per questa ragione posso agire in questo senso anche per “creare” e non solo per “distruggere”...ma è un processo davvero complesso e rischioso che non ritengo sia meritevole di essere usato in questo caso. Non è necessario simulare amore.» Disse con molta educazione, reclinando leggermente la testa di lato e accennando un sorriso composto. «Limitiamoci a cancellare solo ciò che inerisce alla missione e lasciamo il resto così com’è. Ma io devo poter conservare la consapevolezza di…» Esitò, e a quel punto tacque per un attimo.
    Chiuse gli occhi, cominciando a ragionare su tutti i possibili scenari: una missione di strategia e infiltrazione era come giocare a scacchi. Il trucco era pensare tre mosse avanti agli altri.
    Ma lei aveva sempre amato i grandi numeri e i numeri pari.
    «Beh, in ogni caso per quanto riguarda i tuoi "guardoni professionisti"…» Riprese a parlare dopo qualche istante, annuendo come se avesse capito chissà cosa. «…se pensi di farmi seguire a caso da qualcuno dentro Magione Kurogane il giorno dell’incontro con mio suocero, ti sbagli di grosso. Non intendo macchiare di sangue il kimono scarlatto che si tramanda da generazioni nella mia famiglia.» Sorrise. «Del mio sangue.» Puntualizzò educatamente. «Sono sicura che ti sei preparato questo discorso con un sacco di anticipo, imponente Hokage…ti credi già il più abile stratega.» Disse la ragazza, avvicinandosi a piccoli passetti al Colosso. Non appariva intimorita dalla presenza dell’uomo, come dimostrò cercando di pinzare la guancia di lui tra indice e pollice. «“Ho ideato un piano che Sun Tzu a mio confronto non è nessuno”…lo hai pensato, eh?» Ghignò, divertita. Socchiuse gli occhi, ben sapendo che alla Volpe sarebbe bastato poco per capire la domanda sottointesa: “Ma chi ti conosce meglio di me?” «Scordatelo, troppo rischioso. Ma le tradizioni del mio Clan possono volgere a nostro favore.» Osservò, annuendo. «“La sfilata della benedizione” potrà accorrere in nostro soccorso. Come da tradizione sarò io ad organizzarla…e sono certa che tu voglia farmi uno splendido regalo di matrimonio, vero Raizen?» Chiese la ragazza con dolcezza. «Per esempio la coppia di pendagli per capelli, i “Pavoni Gemelli”, di oro, avorio e smeraldo, firmati dal Mastro Gioielliere del Fuoco.» Non era una proposta. Era una richiesta. Esplicita. Sfacciata. E soprattutto tanto, tanto, tanto, tanto costosa. «Mi piacciono così tanto…» Sussurrò, intrecciando con seducente eleganza le dita della mano tra i suoi lunghissimi capelli castani. «Non sono in lista da parte di nessuno, eppure sono certa che entrambi siate d’accordo con me…» Disse, guardando i due uomini. «…Il verde mi dona moltissimo, non è vero?»

    Aveva già pianificato tutto.

    Futura Matrona Kobayashi: niente era lasciato al caso. Mai.
     
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Aka Kekkoshiki

    VIII



    Lessi la missiva non appena Baiko me la portò. La lettera era intatta, segno che nessuno l'aveva manomessa, ma ero anche certo che tutto ciò non garantiva affatto che qualcuno non l'avesse letta. Le parole vergate da Shizuka invocavano un incontro con Raizen e lei mi informava della situazione tra loro e del fatto che l'Hokage fosse un uomo da considerare "alla mano". Lo sapevo benissimo, ma aveva fatto bene a fingere che io non fossi così vicino all'Hokage. Meno persone sospettavano del coinvolgimento della più alta carica della foglia nel matrimonio tra la Principessa dei Kobayashi e l'Erede dei Kurogane meglio era.
    Ho un appuntamento con l'Hokage, Baiko.
    Oh, Masaki-sama, come mai? Chiese inespressivamente l'Hangetsu.
    È il maestro di Shizuka, ci tiene che lo conosca prima delle nozze spiegai, passandogli così la lettera. Baiko la prese e la lesse rapidamente, ripiegandola poi con cura per consegnarmela.
    Dovrei avvisare mio padre? Domandai, più a me stesso che a Baiko il quale però ritenne comunque opportuno dire la sua.
    Sì, Masaki-sama, credo sia opportuno disse con voce atona, per poi incrociare le braccia al petto e rimanere lì, fermo come una statua.
    Ci pensai un secondo, concludendo che aveva ragione. Avvisare mio padre di un incontro con l'Hokage gli avrebbe fatto certamente piacere, ed io dovevo cercare in tutti i modi di renderlo quanto più bendisposto possibile in vista dell'incontro con Shizuka. Solo che non sapevo cosa quella decisione avrebbe portato.


    Incontrai mio padre alla sera, avvisandolo dell'incontro con l'Hokage il giorno successivo. L'uomo mi gissò in viso con i suoi profondi occhi neri per un lungo istante, poi annuì.
    È importante che manteniamo i migliori rapporti possibili col Villaggio della Foglia convenne. Lui non ci era riuscito con questo Hokage. Probabilmente stava assemblando un qualche piano nella sua mente per sfruttare l'imminente incontro tra me e l'Hokage a suo vantaggio. Al termine della cena, quando mi alzai per ritirarmi nell emie stanze, fui fermato dal comando di mio padre.
    Non ancora Masaki. Voglio mostrarti una cosa.
    Fui condotto, un po' confuso, nei sotterranei ed i suoi passi mi condussero fino all'enorme cassaforte nera che non mi era mai stato permesso di vedere. Ad un certo punto, dall'ombra, comparve l'inquietante figura di Mujona Hangetsu. L'uomo vestiva totalmente di nero, aveva la pelle quasi incolore come quella del figlio ed i capelli erano appena ingrigiti dal tempo. Gli occhi rossi fiammeggiavano nell'ombra, famelici. L'Hangetsu si avvicinò a mio padre.
    Jinsuke-sama la sua voce era profonda, ma ugualmente atona come quella del figlio.
    Mujona. Apri la Fucina.
    Quel comando mi fece comprendere molte cose. Cosa fosse la Chiave delle Fucine, ad esempio. Una Chiave. Una Chiave che Mujona portava con se, sempre, dalla quale non poteva separarsi mai.


    L'Hangetsu si prese il dito della mano destra nella sinistra con forza e quest'ultima lo torse in maniera innaturale. Un istante dopo la pelle venne via, ma non rivelò muscoli ed ossa. Solo un dito di nero metallo che pareva assorbire tutta la luce che lo colpiva, senza riflettere nulla agli occhi. Mujona avvicinò il dito alla cassaforte e vi rimase fermo per alcuni secondi, dopodiché la struttura di metallo all'improvviso si aprì. Quella più che una cassaforte era una stanza nella stanza.
    Quello che sto per mostrarti, Masaki, è il più grande segreto dei Kurogane. Il perché la Chiave delle Fucine è così importante. E dovrà rimanere un segreto, Masaki.
    Quando disse quelle parole mio padre mi stava fissando negli occhi. Mi afferrò il mento tra le dita, stringendolo con forza.
    Un segreto. Nessuno dovrà saperlo. Nemmeno Shizuka Kobayashi. Se dovessi rivelarlo a qualcuno io lo saprò, stanne certo, ed allora non ci sarà nulla che potrà salvare coloro che conoscono il contenuto di questa stanza senza averne il diritto.
    Ebbi paura.
    Ebbi paura di mio padre come mai l'avevo avuta prima d'ora. Sentii tutto il peso della sua autorità, tutto il suo potere ed un intento assassino tale che decisi in quel preciso istante di fare così come mi aveva detto, tenere tutto per me finché rivelarlo non fosse stato sicuro per gli altri.
    A nessuno. Dissi a bassa voce, abbassando poi lo sguardo.
    Jinsuke mi lasciò il viso ed entrò nella Cassaforte, seguito da Mujona il quale richiuse la spessa porta alle sue spalle. La stanza era del tutto nera e priva di luce, ma ad un battito delle mani dell'Hangetsu una specie di lampada di forma sferica che emetteva una luce rossastra si accese.


    Non c'erano tesori in quella Cassaforte. C'era solo uno scrigno chiuso. Un parallelepipedo d'acciaio ornato d'argento, che fu aperto da Mujona così come aveva aperto la serratura della cassa forte. E quando Jinsuke alzò il pesante coperchio dello scrigno il suo contenuto fu rivelato. Adagiato su un panno probabilmente rosso (era difficile distinguere i colori in quel momento, sotto una luce monocromatica) c'era un rotolo di grosse dimensioni e pregiata fattura, sigillato da un nastro nero.
    Queste, Masaki, sono le Ryūketsu no omoide. Le Memorie Insanguinate, il Terzo Ricordo della Battaglia delle Akamuji.
    Rimasi silenzioso per un lungo istante. Poi il solo commento che potei fare fu un sincero, interrogativo e stupido. ... Eh?
    Non puoi averne sentito parlare. Nessuno sa dei Ricordi a parte coloro che li custodiscono. E tu, come mio erede, un giorno custodirai questo segreto.
    Ho capito padre ma... cosa sono? Memorie? È una cronaca del passato? Perché è così importante per noi? A quel punto ero curioso. Molto curioso. Perché, essendo un Kurogane che pur aveva fatto una scelta drastica nella sua vita, voleva conoscere di più di tutti quei segreti che suo padre gli aveva fatto solo assaggiare.
    Sono delle Memorie, Masaki. Memorie che appartengono a molti individui ed uno solo, Memorie potenti e pericolose che dovranno tornare a colui che ne è il proprietario ed a nessun altro. Poiché esse sono memorie, e le memorie definiscono l'animo e l'esperienza di vita di un mero umano è troppo piccola per non essere sopraffatta da queste innumerevoli vite.
    Ma chi? Di chi sono queste memorie? Domandai, avvicinandomi al tesoro che mi aveva mostrato.
    Del Guerriero che guiderà la costruzione del Nuovo Mondo, Masaki. Ma non sta a me dirti tutto. Quando prenderai il mio posto saprai. Masaki, ricorda. Nessuno deve sapere.
    Nessuno saprà.




    Una volta dall'Hokage, in un posto sicuro per l'incontro l'Ikigami fece una battuta riguardo gli interrogatori. A quel punto feci uno sguardo interrogativo, confuso. Di che interrogatorio stava parlando? Dopotutto Shizuka aveva cancellato dalla mia testa i ricordi delle domande, per cui di fatti custodivo (non con poco piacere) solo ciò che era accaduto fuori.
    Non so di cosa tu stia parlando.
    Ed ero sincero.
    E poi incominciò un nuovo interrogatorio.
    Oddio, abilità ninja sì, qualcuno le ha ma niente di così eclatante. Siamo un clan di mercanti, io sono lo strambo che ha voluto fare il ninja. Certo, ci insegnano a combattere per comprendere le armi, ma in genere non lottiamo in prima linea.
    Baiko ha un sigillo suo cuore, io lo so da tempo, e da tempo gli ho chiesto a cosa servisse. Non ha mai voluto rispondermi, immagino perché non possa. Non perdere tempo su quel versante, non ti dirà nulla.
    Shizuka è la figlia della cugina di mio padre, il che significa che in comune avevamo cosa... un bisnonno? Non credo, onestamente. Sai, tu non la conosci, non è questione che scopre quando la gente mente è solo... furba, manipolatrice, strategica. Non ho mai sentito però che riuscisse a beccare chiunque gli menta. Poi questo fatto delle bugie, onestamente potrebbe essere persino gonfiato, quasi delle leggende. Se qualcuno ha mentito a mio padre e l'ha fatta franca, non avrei modo di verificarlo. E nemmeno mio padre, del resto.
    Attacca un Hengtsu e combattici, che vuoi che ti dica. Dissi stizzito. Gli Hangetsu sono un deterrente. Le loro abilità sono quasi mistificate per prevenire gli attacchi. Il loro nome è uno scudo più potente persino delle loro abilità e tutte queste seghe mentali che ti stai facendo sulle loro abilità ne sono la prova, Hokage. Sono abili assassini, molto furtivi, abili nell'uso delle lame ed esperti avvelenatori ma l'esatta estensione dei loro poteri è un mistero che loro tengono molto rimanga tale.
    Non ha mica degli orari prestabiliti mio padre, sai? Cioè, dipende da cosa deve fare. A volte sta via anche per mesi, a volte rimane in casa per settimane ricevendo diversa gente. Ma perché poi me lo chiedi, non dovevamo programmare un matrimonio al quale mio padre non poteva assolutamente mancare?
    Verranno al matrimonio, quando verranno? Stiamo organizzando questo proprio per riunirli, no? Che domanda poco sensata.
    ... Baiko? Puoi provare a chiederglielo se vuoi, ma è più facile cavare informazioni da un ciecosordomuto autistico particolarmente chiuso in se stesso. È vero, sicuro qualcosa sa, ma credi che io abbia vissuto più di vent'anni vicino quell'uomo senza domandargl mai nulla? Non può parlarmene e se non lo fa con me non lo farà con voi... a meno che non lo interroghiamo forzatamente, ma credo sia una di quelle cose che metterebbe tensione in famiglia. Sai, rapire la guardia del corpo... interrogarla... non crea bei ricordi prematrimoniali.
    Quando giunse la domanda della chiave delle fucine feci la migliore faccia da poker che possedevo. Io sapevo cosa c'era nel forziere, ma non potevo rivelarlo. Tuttavia, non intendevo tradire la fiducia di Raizen e Shizuka, così alzai una mano.
    Non chiedetemi mai più della Chiave delle Fucine e del Forziere. Dimenticatevene. Fidatevi di me, vi prego. Con la missione non ha nulla a che vedere. Dopotutto quel segreto sarebbe potuto venire a galla dopo la morte di mio padre. Non inficiava la missione, del resto. Poi risposi all'ultima domanda.
    Non sono un sensitivo, non so proprio come darti questa informazione Raizen.
    Dunque Shizuka rispose al piano di Raizen, ed io annuii, approvando.
    Sì, è stupido cercare di creare sentimenti, sopratutto perché a mio padre non interessa. Del resto, abbiamo recitato per un bel po', basterà cancellare ciò che riguarda la missione come suggerisce Shizuka e ti assicuro che mio padre cadrà ai piedi dei suoi milioni di Ryo non appena lei farà l'inchino per salutarlo. Shizuka, cos'è questa sfilata? Domandai curioso allora.
    Shizuka poi richiese un certo dono all'Hokage. Costoso. Nell'ordine delle sei cifre. Deglutii al pensiero che l'Hokage, probabilmente non facoltoso quanto me e lei potesse permettersi quei gioielli.
    Povero Raizen.

     
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    Le vie dell'inganno2








    Il colosso fece spallucce.

    Beh, chiamala come vuoi, ma mi pare di non aver sbagliato, no?
    Non so quanto questo sentimento vada bene, aiutiamoci un po’ insieme, pensare non fa mai male dopotutto.
    Stavo riflettendo infatti su una piccola tipologia di amore.
    Allora.
    Voi due in realtà siete molto distanti, parliamoci chiaro, siete le due famiglie più ricche del fuoco ma di fatto non avete mai interagito l’un l’altro.
    Sospettare di questo fatto sarebbe lecito per tuo padre, no?
    Mi chiedevo se non si potesse lavorare per limitare questo con un piccolo semplice ricordo: una lieve pressione dalla parte della tua famiglia Shizuka.
    Renderebbe il tutto ancor più credibile no, soprattutto se la scintilla sopracitata è incerta.
    Dopotutto non è la prima volta che voi nobili programmate i matrimoni.
    Per il guardone e il gioiello invece va bene, ma è di primaria importanza che tu lo tenga vicino.


    Fu poi il momento di Masaki che si vide controbattere ad ogni domanda con semplici cenni della testa quando non c’erano opposizioni o ulteriori domande.

    Chiedo semplicemente perché i piani B sono sempre necessari, SEMPRE.
    Generalmente gli uomini di grande potere hanno delle routine, e il loro timore di finire avvelenati ad esempio li porta a portare il cibo da casa nonostante i viaggi all’estero. O scandire la giornata e i suoi pasti in base ad orari precisi che gli si confacciano.
    Per quale ragione? Uno schema standardizzato rende evidenti le modifiche, anche minime.
    Un pasto servito alle 12, sempre dallo stesso cameriere, crea molteplici punti di riferimento. Se tuo padre si siede a mezzogiorno e 59 sa che da li a 60 secondi si aprirà la porta della sala, che il cameriere compirà dai sei ai dieci passi per arrivare al tavolo, posizionarsi alla sua destra e servirlo.
    Maniacale trovi?
    Eppure reale, nella stragrande maggioranza dei casi.
    Ma se così non fosse possiamo dire o che il nostro caso è lievemente più semplice o lievemente più difficile.
    Non faccio mai domande casuali, Masaki.


    Il tono sull’ultima parola si fece lievemente tagliente.

    Ma volendo possiamo spostarci sulla festa, sempre che tu gradisca.
    I Kobayashi intendono gestire la sicurezza, il loro legame a doppio nodo con gli Uchiha


    Ed indicò Shizuka strizzando l’occhio.

    Gli rende facile avere buoni shinobi oltre che il famigerato clan Aoki.
    Possiamo avere suggerimenti per l’intavolamento del discorso o tuo padre tenderà ad essere favorevole?
    Tornando alla scintilla invece penso di aver detto tutto, ma non mi dispiacerebbe sapere che vi frullerà nel cervello, giusto per poterlo tenere di conto, per cui se possibile organizziamoci, si che basterebbe togliere i ricordi della missione, ma una casa costruita su solide fondamenta non può che essere più resistente, no?
    Ah, mi servirà anche fare qualche piccola modifica al guardone, dovrà essere li esclusivamente per la tua protezione, ma ci penseremo al momento opportuno a cosa fare con la sua mente.
    E non sottovalutiamo le mie finanze, grazie.
    Vorrei ricordare a voi ricconi leccaculo che al mio posto non ci sono nato, me lo sono guadagnato.


    Sorrise ampiamente.

    Tu però avrai un regalo differente, non vedo che possa azzeccarci un pavone con un airone, mi parrebbe di cattivo gusto sbagliare pennuto, o spaglio?
    Ah, e non so chi cazzo sia Sun Tzu, ma puoi anche piantarla, che la situazione è il sottoscritto che l'ha organizzata, e ha ben poca voglia di farsi soffiare i meriti da sotto il naso.
    Certo, parlando con onestà il piano è infattibile senza le materie prime, ma insomma, non si può mica ringraziare il martello se il fabbro ti ha fatto una buona spada.
    Per cui cala la cresta, gallinaccia, ad ognuno il suo merito


    La indicò con l'indice mentre ghignava.
     
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