La Neve sporca di Sangue

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  1. Jotaro Jaku
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    Sangue ghiaccio e tartufi



    Quando finalmente il prode Keiji si decise ad arrivare, Sanjuro lo fissò, in attesa. Chiaramente lo spadaccino aveva scelto la via più lunga e impervia per testare le proprie capacità ed allenarsi, invece del percorso più comodo. Di questo Sanjuro fu molto fiero; nonostante fossero quasi coetanei, l'altro Kiriano era decisamente più in forma e molto meno pigro di lui. Nonostante questo, Keiji chiese comunque allo sciamano come egli lo avesse battuto sul tempo, portando con sè la capra e la vecchia signora.

    - Pece e carote Keiji san, non devi mai sottovalutare l'aiuto che una carota più darti, anche nei momenti più bui. -

    E senza aggiungere un beneamato niente, proseguì assieme alla vecchia per potersi riposare, assieme anche a Keiji. Infatti, fino a che non avessero donato un po' di relax ai loro corpi più o meno stanchi, i popolani del luogo non li avrebbero infastiditi, nonostante lo stormo di curiosi che si stavano ammassando praticamente attorno al luogo dove i ninja stavano riposando; evidentemente non era consuetudine per tutti quegli abitanti, la presenza di stranieri, finanche accompagnati dall'anziana. La capra fu ovviamente donata al villaggio, come segno di ringraziamento per il benvenuto e per l'ospitalità.

    [...]

    Secondo le leggende che si sarebbero tramandate a Kiri e dintorni, quella capra sarebbe stata donata dal capo-villaggio come augurio di buon matrimonio a una coppia di giovani che si sarebbe sposata di lì a poco nel remoto villaggio innevato. La sposa, un giorno si perse nelle distese innevate, e per due giorni non fece ritorno a casa; il giovane marito, preoccupato, andò a cercare la sposa, ma senza alcun risultato, fino a che, dopo ben 3 giorni, vide una figura spuntare dai boschi; la capra, che un tempo era stata donata alla coppia, e da loro allevata, stava facendo ritorno a casa dal suo normale pascolo, portando con sè la sposa, seduta sul suo manto, esausta. Ringraziando la capra per aver trovato e salvato la moglie, il giovane ringraziò il capovillaggio per il dono ancora una volta, il quale, ricordandosi dello sciamano arrivato in visita anni prima e che aveva donato la capra, ringraziò a sua volta.
    E poi, proprio mentre Sanjuro stava iniziando a scrutare ancora più avanti nel futuro, grazie ad un contatto mistico con la dimensione delle capre, Keiji lo colpì con una spallata per andare a sedersi vicino a lui, rovinando un evento che forse non si sarebbe mai più verificato; impedendo allo sciamano di scoprire come avrebbe forse potuto salvare il mondo da un terribile nemico portatore di distruzione, e lasciando Sanjuro con un pugno di peli di capra.
    Tornato in sè, Sanjuro prese parte all'incontro con un uomo, abbastanza attempato, che si rivelò in seguito essere il padre di Munkeke, lo sciamano verso cui Sanjuro era in debito di un saluto. E in credito di una ciabatta.


    - Conoscerlo? Keiji san voi mi avete chiesto se lo avevo incontrato. Non se lo conoscevo. La risposta alla vostra precedente domanda resta la stessa; è stato infatti lui ad incontrare me. - Rispose Sanjuro alla domanda di Keiji, ritenendola senza alcun senso, e addentando una carota rimediata chissà dove, come niente fosse. La discussione proseguì per alcuni minuti, riguardo una coppia di visitatori che aveva messo sotto sopra il villaggio, ma data la complessità e la lunghezza del discorso, Sanjuro si perse nell'etere dei suoi pensieri, portando a casa solo l'aver capito che Munkeke era finito chissà dove nella neve lì vicino. E sicuramente aveva la ciabatta dello sciamano di Kiri. Non c'era altro da sapere. Con rinnovata energia, Gassan afferrò saldamente Sanjuro, e i due si avviarono nella giusta direzione, ma solo per un colpo di fortuna, mentre Keiji stava ancora terminando di parlare.
    Dopo un paio di minuti, lo spadaccino avrebbe raggiunto Sanjuro, e i due avrebbero seguito una pista vera e propria. O almeno questo lo avrebbe pensato Keiji, in realtà secondo Sanjuro, era Gassan a conoscere la via, lo sciamano lo stava solo accompagnando, e Keiji era così gentile da camminare davanti a loro per proteggerli dal vento freddo.
    Procedendo nella foresta, entro poco tempo avrebbero, anzi, Keiji, dato che Sanjuro stava ammirando il paradiso di ghiaccio attorno a lui, e cercava di staccare i peletti dello scroto che si stavano via via congelando, avrebbe trovato alcune tracce di sangue, e le avrebbe esaminate.


    CITAZIONE

    << È sangue vecchio di almeno un giorno. >> << ed è umano. >>


    - Uhm, a stare nel caldo di Kiri hanno iniziato a ricrescere i peli là sotto. E ora mi si stanno congelando, come quando mi sono trasferito a Genosha. - Per tutta risposta, Sanjuro gli descrisse cosa stava succedendo attorno al sacchetto delle meraviglie. Intanto, lo spadaccino lo stava lasciando indietro, intenzionato a seguire le tracce di sangue, così, lo sgangherato sciamano affrettò il passo per seguirlo, sempre con una mano sotto la gonnella. Improvvisamente, qualcosa fece capolino da una insenatura davanti a Keiji, il quale si lanciò letteralmente addosso a Sanjuro, facendolo cadere a terra e stamparsi a faccia in giù nella neve, come se non fosse completamente, o quasi, nudo. La scena fu così rapida, che lo sciamano nemmeno si rese conto di cosa aveva generato questa reazione nel suo compagno Kiriano, tanto che fece più attenzione a sbraitare e dimenarsi perchè aveva il peso di Keiji addosso, che per cercare di evitare i pipistrelli, o per il freddo della neve, che pareva come ignorare. Quando lo spadaccino finalmente mollò la presa su di lui, Sanjuro riprese posizione, scuotendosi di dosso il nevischio come fosse sabbia, e inveendo contro il ninja.

    - Keiji san, attento a dove metti le tue diseguaglianze cosmiche, hai rischiato di farmi cadere di mano l'equilibrio del mio misticismo! - Il tutto sempre mentre soppesava il proprio scroto. Ovviamente, Sanjuro non percepì minimamente il lamento lontano; non solo perchè le sue capacità percettive erano nettamente inferiori a quelle di Keiji, ma anche perchè lo sciamano, durante la delicata operazione di disgelo peli, grazie anche alla caduta, aveva perso gran parte della propria concentrazione. Qualità necessaria ad uno sciamano.
    Quando i due (no, sempre Keiji) scoprirono l'origine del lamento, si accorsero (stavolta anche Sanjuro) che esso preveniva da una figura appesa dentro il crepaccio più avanti. La figura in questione era un ferito e semisvenuto Munkeke, rimasto attaccato ad un ramo, alcuni metri sotto di loro. Immediatamente, Sanjuro saltò su un piede solo, compiendo simboli con le mani e gesti con la lingua, sotto la maschera, assumendo infine una posizione simile a quella di una vecchietta che raccoglie una patata sotto ad un mobile. Negli occhi di Sanjuro, brillò una luce scaltra.



    CITAZIONE

    Saluti rituali incompiuti: 0
    Saluti rituali forse andati a segno: 2


    Risolto nell'immediato il problema principale, ovvero salutare l'altro sciamano, Sanjuro si sedette a terra, pensieroso, mentre Keiji esaminava la situazione, per cercare di capire come arrivare da Munkeke il prima possibile, per tirarlo via da quella trappola di ghiaccio. Lo spadaccino cominciò a sporgersi, a fare misurazioni nella sua testa, a pianificare, mentre lo sciamano era sempre seduto a terra. Finalmente Keiji scelse di fare l'unica cosa saggia in quella situazione spinosa: chiedere a Sanjuro.

    CITAZIONE

    << Stupiscimi, Sciamano. Conosci qualche jutsu per controllare tutta questa neve e questo ghiaccio? >>


    Lo sciamano, sempre seduto a terra, fissò lo spadaccino da dietro la maschera, chiedendosi se il freddo stesse pretendendo un prezzo troppo alto dalla mente di Keiji, il quale stava chiaramente perdendo la lucidità necessaria ad affrontare quella situazione, e preparò una rapida e risolutiva risposta alla domanda del compagno di avventure.

    - Certo che no, ma per chi mi hai preso? - Tecniche per controllare il ghiaccio e la neve, e magari un oggetto misterioso della dimensione di un pompelmo che permetteva di teletrasportarsi dall'altra parte del mondo, o perchè no una lampada che riportava in vita i morti. Evidentemente il suo attempato amico spadaccino aveva perso il senso della ragione. Certo, c'era chi poteva conoscere un'arte simile, l'eremita fabbro di Genosha, ma andarlo a chiamare in quel momento sarebbe stato quantomeno proibitivo; ma Sanjuro? Chiaramente Keiji aveva battuto la testa.
    Questo ovviamente non impedì allo sciamano di risolvere ugualmente la situazione, attingendo al suo sapere alchemico e naturale sconfinato; infatti si rivolse a Keiji nuovamente.


    - Inizia a scendere e recupera il saggio Munkeke, io prendo i tartufi. - Proprio così; non disse altro.

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