La Neve sporca di Sangue

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  1. -Hidan
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    La Neve Sporca di Sangue

    VI


    Il legame tra gli abitanti di Azumaido e le creature della Neve era più profondo di quello che immaginassi.
    Conoscevo la possibilità per gli shinobi di legarsi ad una razza animale tramite la firma di un contratto, ma questa volta la cosa sembrava profondamente diversa.
    Pen Gin era una Creatura del Freddo, ed era il Freddo stesso a sancire il legame tra loro e le persone. La Prova del Freddo...? Ripetei, a bassa voce, mentre ascoltavo le parole della giovane cacciatrice. Era tramite quell'antico rituale che i cacciatori di Azumaido imparavano a conoscere il Freddo, ad unirsi all'Inverno, e ad evocare le Creature del Freddo.
    Per tre mesi da soli a Genosha, senza viveri e vestiti; questa era la prima selezione.
    Io ci ero stato a Genosha, in una condizione molto simile alla loro, ma non ero solo, non lo ero mai stato, e riuscii, con Meika, a sopravvivere e a concludere la missione. Anche la notte precedente era successo, in un modo o nell'altro, ma Ipokash sembrava veramente preoccupata e spaventata dalle possibili conseguenze del mio gesto.
    Io, però, non mi sarei tirato indietro. Ipokash... La tenni per le spalle, guardandola negli occhi. Posso farcela... Possiamo farcela. Non devi pensare a me, dobbiamo salvare Pen Gin, penseremo dopo al Freddo... Sorrisi, debolmente. Supererò la prova del Freddo, se è questo che serve. Non ero stato capace di difendere lei, Pen Gin e il suo lupo da quella calamità di uomo, ed era per questo che non potevo tirarmi indietro. Non è il tempo dei ringraziamenti, ma su una cosa hai ragione: sono uno stupido. E, forse per la prima volta in vita mia, mi stavo sentendo debole.
    A Tsuya mi ero confrontato con shinobi e creature molto più potenti di me, ma ero comunque riuscito a cavarmela, in un modo nell'altro.
    Oggi era stato diverso.
    Non c'era mai stato un vero scontro, ero stato poco più di un passatempo, uno scherzo. Ero stato inadatto, e surclassato, in tutto e per tutto.
    Facciamolo... Strozzai i pensieri nella mia mente, ci sarebbe stato il tempo per l'autocommiserazione. Salviamo Pen Gin... Congiunsi la mano con quella di Ipokash, seguendo le sue istruzioni, aiutandola con il mio chakra, mentre lei toccava il maestro spadaccino che, così come apparso, scomparve in una fredda nuvoletta d'aria.

    C'eravamo riusciti.

    Ma quale sarebbe stato il prezzo?

    Avevo ancora gli occhi impiantati sul manto di neve su cui era scomparso il pinguino spadaccino quando mi accorsi che Ipokash mi stava abbracciando. Sentivo stringere, ma era una sensazione strana, svuotata da ogni cosa che poteva dirsi umana a quel mondo. Non sentivo il suo corpo toccare il mio.
    Portai lentamente la mano sul petto, quasi a volermi toccare il cuore, che non riuscivo più a sentire battere.
    Il sangue pareva non scorrere più.
    Guardai la mia mano, notando come la mia pelle, già di carnagione molto chiara, contrastava con il blu delle unghie.
    Perfino il mio chakra sembrava essere scomparso, sostituito con qualcosa di più oscuro... E Freddo.
    Ipokash... Bisbigliai, più per verificare se fossi vivo che per chiedere aiuto, mettendomi seduto a peso morto., con le braccia poggiate sulla neve tra le mie gambe. La mia pelle, a contatto con il ghiaccio, non aveva più nessuna reazione.
    L'ambiente attorno a me sembrava essere svanito, innocuo, indifferente. Strinsi la neve nei miei pugni, ma, come prima, nessuna differenza.
    Ipokash aveva ragione.
    Il Freddo era dentro me.
    Non sento... Non sento... Nulla... C'era solo una sensazione di vuoto ingombrante, incessante, che avanzava, millimetro dopo millimetro, nel mio corpo, gelido come solo la morte sapeva e poteva essere. C'è solo il... Freddo... La guardai, quasi incredulo di fronte a ciò che stavo sentendo avanzare nel mio corpo. Sto... Morendo... Lo sentivo, ne ero stranamente cosciente, quasi come se fosse una liberazione ammetterlo.
    Ed era solo con quell'ammissione che avrei potuto combattere il Freddo.
    Ma io... Non posso morire... Devo tornare... A casa... Mi aspettano. Meika.
    Mi sollevai, con fatica, ergendomi nel vento gelato, che oramai non era tanto diverso da una qualsiasi brezza primaverile. Se questa è la Prova... Supererò... La Prova. Ipokash era ferita e sanguinante. Dite che sopravvivete tre mesi a Genosha senza vestiti... Poche ore ad Azumaido non mi uccideranno più di quanto non lo stia già facendo il gelo dentro me. Incominciai a sbottonare la mia pesante pelliccia e a liberarmi da tutto quello che non mi offriva più alcun calore. Dobbiamo lavare le tue ferite e fasciarle... E sai meglio di me che adesso non ci sono vestiti che mi posso salvare. Lasciai scorrere via dalle braccia la pelliccia, accorgendomi di come il mio corpo non sentiva in alcun modo la differenza tra prima e dopo. La cosa mi fece, stranamente, sorridere. Con il cazzo che crepo qui, non prima di aver ammazzato quello stronzo di prima... Giuro che vendicherò il tuo lupo e Pen Gin, Ipokash, ma ora devi ascoltarmi. Io non posso farcela senza di te. Useremo le mie vesti per pulire le tue ferite e fasciarle. Io non ne ho bisogno. Esclamai, mentre mi strappavo anche le vesti che mi erano state donate dalla cacciatrice nel capanno. Prima useremo parte di questi per lavarti le ferite, userò una mia tecnica per avere l'acqua necessaria. Dopo le mie vesti ti serviranno per fasciare le ferite. Tieni la pelliccia così come ti indico... Parlai, mentre già strappavo la prima manica per poi comporre velocemente tre sigilli, con cui creai un clone d'acqua, che subito distrussi, facendo riversare l'acqua sulla pelliccia, che avevo girato appositamente al contrario consegnandola in mano a Ipokash, che la avrebbe tenuta tra le sue braccia così da farle formare quasi un borsone; in questo modo la pelle avesse trattenuto l'acqua al suo interno. [Tecnica della Moltiplicazione Acquatica] Resta così... Io ti lavo le ferite... Con la manica appositamente strappata, dopo averla inzuppata nell'acqua, incominciai a levare il sangue in eccesso e la sporcizia superficiale dalle ferite di Ipokash.
    Avrei ripetuto l'operazione più e più volte, su tutte le ferite sul corpo della cacciatrice, prima di passare alla successiva operazione. Aiutandomi ancora con la mia forza e i denti, avrei cercato di strappare le mie vesti in modo tale da creare, più meno, delle fasce, più lunghe che larghe, così da permettere una medicazione improvvisate. Sai... Non sono stato sempre un buon Hozuki... Prima avevo bisogno spesso di queste medicazioni... Era sempre una mia cara amica a curarmi, dopo che io mi ero fatto male in vari modi, andandomi a ficcare in guai sempre più grossi di me... Diciamo che sono abituato quasi... Se lei fosse qui, adesso ti sistemerebbe in un batter d'occhio... L'operazione di fasciatura sarebbe quindi continuata finché le ferite non fossero finite; nell'eventualità la parte di sopra non fosse bastata avrei sfilato anche i pantaloni per continuare le operazioni. [Tempistica]

    Quando Ipokash fosse stata medicata, sarebbe venuta la parte successiva. Dovevamo muoverci. Il movimento era vita, in qualsiasi condizione di sopravvivenza, e io di tempo ne avevo molto poco; dovevamo avvicinarci al villaggio, ma non potevamo farlo in quelle condizioni. Io non ero in grado di poter affrontare anche un viaggio così breve... Il Freddo cresceva, ogni istante di più mi inghiottiva nella sua morsa. Non riuscirò mai ad arrivare fino al tuo villaggio... E forse neanche te... Non conosci nessun'altro kamui che può aiutarci? Abbiamo bisogno di qualcuno che ci trasporti... Possiamo ripetere l'operazione di prima, posso aiutarti con il mio chakra... Ma tu, prima, hai bisogno di recuperare le energie. E di mangiare soprattutto... E anche io ne ho bisogno... Mi guardai intorno, nella gelida desolazione. La potente tecnica di Pen Gin aveva creato un'enorme distesa di neve, ghiaccio ed alberi secchi. Non possiamo costruirti un arco... Ma una lancia si. Con quella pensi di poter di poter recuperare del cibo? Avrei chiesto ad Ipokash prima di incominciare a muovermi in quel che restava della foresta dopo il devastante attacco di Pen Gin, che aveva sconvolto il paesaggio con la sua furiosa tecnica. Prendiamo un paio di rami che fanno al caso nostro e creiamo una punta ad una delle due estremità... Mi trascinai attraverso la neve, quasi nudo, eppure senza sentire il gelo attorno... Il Freddo era dentro a me, e quel che c'era fuori era ininfluente. Tirai fuori dalla neve un ramo secco lungo poco più di un metro e, facendo leva con la pianta del piede, ne spezzai un'estremità in modo da creare una specie di punta. Allora... Che te ne pare? Potresti prenderci qualcosa? Chiesi alla cacciatrice, mentre mi appoggiavo ad un tronco di un albero senza foglie. Mentre tu andrai a caccia, mi serve sapere se è possibile fare quello che ti ho chiesto... Abbiamo bisogno di un kamui che ci aiuti nella traversata... Possibilmente qualcosa di grosso, che ci possa trasportare entrambi... O anche trainarci. Mi guardai attorno. Il legno, almeno, non mancava. Potremmo creare una specie di piccola slitta su cui farci trainare... Magari troviamo un modo per creare delle funi... O utilizzare la pelliccia, forse potrebbe reggere. Allora?
    A quel punto le nostre scelte erano obbligate: in base alla risposta di Ipokash, avremmo iniziato prima la caccia. La giovane cacciatrice non avrebbe impiegato molto prima di catturare un paio di giovani scoiattoli delle nevi. Non era poi molto, ma, come avevo già provato nella capanna, erano nutrienti, e alcune parti si mangiavano crude, cosa che non poteva che andare a nostro vantaggio. Accendere un fuoco in quel momento era impensabile, e la natura morta non ci avrebbe aiutato un granché con alcun tipo di vegetale.
    Catturati gli scoiattoli avrei finalmente scoperto quale sarebbe stata la mia sorte: se Ipokash mi avesse detto che avremmo potuto evocare un kamui allora tutto sarebbe stato differente. Avremmo potuto impiegare anche un po' di tempo per effettuare i preparativi di cui gli avevo parlato per facilitare il trasporto. Ma, se così non fosse stato, non mi sarei tirato comunque indietro. E va bene... Allora mettiamoci in marcia... Ho poco... Tempo... E, in effetti, il tempoConsiderando un'altra mezz'ora per la caccia, mi rimangono a disposizione 7 ore/6 ore e mezza. Nel caso in cui non si possa evocare un kamui, si inizia subito la marcia con questo tempo a disposizione. Nel caso in cui esista questa possibilità, possiamo impiegare un'ulteriore mezz'ora per cercare di preparare una specie di slitta con residui di tronchi di alberi. era poco.
    Il Freddo continuava ad avanzare verso il mio cuore, ma non lo avrebbe preso.
    Il mio cuore non si sarebbe fermato quel giorno.




     
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