La Neve sporca di Sangue

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  1. -Hidan
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    La Neve Sporca di Sangue

    XIII


    Il buio, il caos, il dolore e il Freddo annebbiavano la mia mente, mentre Meika si rivelava essere l'unica luce, e le sue labbra il mio unico rifugio.
    E' nel momento della morte che la vita acquisisce il suo significato.
    Ed io stavo pomiciando Sanjuro, con passione.
    Nulla in tutta quella sofferenza mi permise di capire cosa stava realmente accadendo, neanche quando la piccola cacciatrice di Azumaido cercò di porre fine alle mie sofferenze trapassandomi la testa con una freccia scoccata a brevissima distanza. Il rumore del proiettile che rimbalzava misticamente in varie zone e parti della capanna arrangiata passò come il fruscio del vento nelle mie orecchie, almeno finché non colpì la ciabatta di Sanjuro.
    L'agognata ciabatta, frutto delle mille peripezie dello sciamano, era stata definitivamente trapassata, attivando un rituale mistico e trascendentale, per quanto buffo.
    Fu solo con l'immenso spostamento d'aria che ripresi leggermente coscienza - e per fortuna le labbra di Sanjuro erano già distanti dalle mie. Non riuscii neanche a capire cosa stesse succedendo, sentii solo un'enorme forza sollevarmi in aria, mentre la capanna costruita da Ipokash veniva frantumata ed i miei compagni volavano da una parte all'altra.
    Quando aprii gli occhi ero come sospeso a mezz'aria, sorretto da un'enorme mano umanoide. Di fronte a me era comparsa Repun Kamui, la Grande Balena Celeste. Era enorme, ben più imponente anche di Yogan nella sua forma da drago, e la sua sola presenza avrebbe intimorito anche il più potente dei ninja.
    Il signore dei kamui ci adagiò tutti a terra, e fu allora che sentii per la prima volta la sua voce. Dapprima sembrò essere solo un rumore trasportato dal vento, ma poi a noi tutto fu chiaro che era Repun a parlarci, ed i venti erano solo i suoi servitori, il mezzo tramite cui quell'essere comunicava con noi mortali.
    Nessuno di noi aveva parlato con lui, eppure sembrava sapere già tutto di quel che era successo.
    In me, che ero calore, c'era il Freddo, e stavo morendo per questo.
    Kimun disse semplicemente che tutti i kamui rispondevano a Repun, ed erano parte della grande balena stessa, quindi non ci sarebbero servite le spiegazioni. Lui aveva visto, lui aveva udito, lui aveva già compreso tutto.
    Con le ultime forze rimaste nel mio corpo, cercai di sorreggermi, mettendomi in piedi, mentre l'orso polare si preparava a lasciarci. Risposi al suo saluto, con un cenno del mio capo. Ti ringrazio di tutto Kimun... Spero di rivederti. Vivo, avrei voluto aggiungere, ma non conclusi la frase.
    Il maestrale gelido toccò il corpo di tutti noi, e sembrò parlare con tutti presenti quasi all'unisono. Le parole che rivolse a Sanjuro piuttosto che a Keiji furono ben comprensibili, ma quelle che che la balena rivolse ai due fratelli di Azumaido sfuggirono, per volere di Repun, sicuramente, alla nostra comprensione.
    Quando il vento gelido toccò il mio corpo, ebbi la certezza di essere riuscito a salvare Pen Gin, il maestro di spada d'Invero, ma ebbi anche la conferma che da lì a poco di me sarebbe rimasto solo il Freddo.
    Repun mi propose una scelta: sopravvivere, a costo di un'enorme sofferenza, o morire, ma dimenticando il dolore stesso per sempre, in una beatitudine di freddo celestiale. Io... Raccolsi le mie forze, cercando di parlare con tanta più voce potessi. Io... Sparire da quel mondo, dimenticando dolori e fatica, sebbene il Freddo rendesse la mia mente poco lucida e debole, non poteva essere un'alternativa accettabile. Io dovevo tornare, e lo dovevo fare soprattutto per LEI. IO VOGLIO VIVERE! Urlai, esaurendo definitivamente tutte le mie energie, e lasciandomi quasi andare verso la neve sotto i miei piedi.
    E per poco non successe.
    Riuscii a malapena a terminare la frase prima che lo sentii. Dentro me, il Freddo si stava muovendo. E se il suo spostamento di solito era lento, quasi impercettibile, questa volta invece era rapido. E doloroso.
    I miei organi, le mie ossa, i miei muscoli, la cartilagine, ogni singola cellula del mio corpo venne come trafitta e trapassata da un milione di aghi di ghiaccio, che si andavano a concentrare tutti in un unico punto, vicino al mio cuore nel mio petto. Non mi resi conto se urlassi in quel momento, ne per quanto tempo. Smisi quasi di avere coscienza di me, finché sentii il Freddo, ormai addensato in un unico globo, salire dalla gola fino alla bocca, per uscire da quest'ultima.
    Mi lasciai andare, cadendo in ginocchio con il respiro più che affannato e gli occhi sgranati nel vedere dinanzi a me un cuore azzurro e bianco, di puro Freddo.
    Non riuscii a capire come, ma dentro al mio corpo si era sviluppato un vero e proprio frammento di kamui. Qualcosa stava per nascere, e ne ero in parte padre. Vento, neve, ghiaccio e grandine incominciano a roteare intorno al globo di Freddo, fino a farlo sparire in un vero e proprio vortice elementale che esplose in un ululato e in un rumore di lama. Da una piccola luce in quella tempesta, una spada018408540aea3a0b0348a22594196148--guild-wars-fantasy-weapons di metallo e ghiaccio si materializzò sulla neve, dinanzi a me.
    Quel che era appena successo sbalordì anche il potente Repun. Se era insolito che da un umano potesse nascere una creatura del Freddo, era ancora più insolito che questa si manifestasse sotto forma di arma e non di animale. La grande balena fece apparire un altare di neve, sospeso a mezz'aria, e su di esso un rotolo era adagiato. Il contratto delle Creature del Freddo.
    Feci forza con il mio braccio sul ginocchio destro per alzarmi, avvicinandomi all'altare e incidendo il mio nome sul rotolo. Nobile Repun, ti devo la mia vita, e mai niente di quel che riuscirò a fare da qui in avanti potrà mai ripagare questo mio debito. Il Freddo è vissuto in me, e ora so cosa significa. Se prima non ero pronto, ora lo sono. E cercherò di esserne degno. E mentre pronunciavo le ultime parole, cogliendo al terreno un pò di neve, composi velocemente pochi sigilli, toccando poi la lama con il mio palmo destro, richiamando la vera forma della spada. La lama divenne luce, e da questa apparve un grande lupo bianco, in tutto identico al lupo ucciso dal Sanga il giorno prima. Un kamui ha bisogno di un nome... Accarezzai la creatura appena nata, sfiorando la sua gelida pelliccia. Bianco... Come si dice bianco nella vostra lingua, Ipokash? Attesi che la giovane cacciatrice, entusiasta per l'accaduto e per il suo vecchio amico, mi rispose. Retar... Retar Kamui, piacere di conoscerti.

    Erano passate più di sei ore dal nostro incontro con Repun, e grazie alla famiglia di Ipokash non ero più in pericolo di vita. Riuscirono a medicarmi almeno per farmi ritornare a Kiri, e mangiare qualcosa di caldo fu quasi più di aiuto, quasi più dei vestiti stessi. In due giorni su quell'isola ero stato nudo quasi tutto il tempo. Grazie mille Ipokash. Retar sarà sempre con me, e lo proteggerò, te lo prometto. Un giorno rivedrò anche l'uomo pipistrello... E quando succederà, sarò diventato più forte: lo sconfiggerò, questa è un'altra promessa che ti faccio. Vendicherò il tuo compagno e Pen Gin, non avrà di nuovo la meglio su di me. Kazuhiro si era dimostrato un avversario troppo superiore a me, ma la prossima volta sarei stato pronto.
    O almeno credevo.
    Qui ci salutiamo, dobbiamo rientrare a Kiri. Ma ci rivedremo un giorno! Fino ad allora, state attenti a voi stessi! Ora sono legato alle Creature del Freddo, se succederà qualcosa o saranno in pericolo, lo saprò anche io. Quindi salutai tutti i presenti, compreso l'idiota dello sciamano che mi aveva drogato e rapito per un futile errore il giorno prima, rischiando quasi di farmi ammazzare.
    Sfiorai la pelliccia di Retar e questo divenne nuovamente lama tra le mie dita.
    Toccai il filo: era Freddo.
    Ma non avevo più paura.
     
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