Nuove ali per il Vento

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    Y Danone
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    ART OF MEDICINE

    Wherever the art of medicine is loved, there is also a love of humanity.



    Stringendo le mani al petto e reclinando la testa all’indietro, gemette.
    Le gocce di sudore, cristalli lucenti e perfetti, scivolarono lungo il suo collo fino a perdersi nell’incavo dei suoi seni…e lei, schiudendo la bocca, non riuscì a frenarsi dal gemere ancora una volta.

    «No, Itai, non…»

    In ginocchio a terra, la donna abbassò la testa, stringendo le labbra umide. Le sue mani, istintivamente, si arpionarono al lettino medico in cui un uomo giaceva inerme.

    «…Itai…così è… è troppo…»

    I suoi splendidi occhi verdi, umidi, si girano lentamente. Affamati, ma supplichevoli.

    «I-io non…»

    E urlò di nuovo…
    …prima di ghignare.

    Senza alzarsi da terra, Shizuka Kobayashi rimase immobile. Fissava intensamente il biondo di Kiri, apparentemente incurante di stare di fronte ad uno shockato Makuramon –zampe di fronte agli occhi a dispetto dei generosi spazi tra le dita–, il futuro Kazekage (o almeno la metà sana di lui), e Raizen Ikigami, al quale aveva comunicato giusto dieci minuti prima di essere il padre di suo figlio.
    Insomma, tutto nella norma.
    «Di un po’, sei solito andare per il continente a darlo a tutte le ragazze che incontri?» Chiese la kunoichi, passandosi lentamente una mano dal mento lungo il collo. Le dita, ondeggiando sulla sua carnagione, arrivarono alla scollatura della divisa, su cui esitarono. «Sei un uomo generoso, dunque…» Per poi togliere un paio di gocce di sudore. Ovviamente, solo quello. «…ma Ayame lo sa?» Fece a quel punto scorrere la mano lungo le forme del corpo, dal seno ai fianchi, fino a posare lentamente la mano a terra. «Voglio dire, non è da tutti riceverlo dal Mizukage…» Le dita si aprirono a ventaglio sulle mattonelle del laboratorio e lei, facendovi leva, si riportò lentamente in piedi. Il suo corpo, morbido e generoso, si mosse lento e in modo calibrato. Nessun movimento era lasciato al caso. «…riceverne così tanto, poi…» Mimò imbarazzo...ma poi sorrise per l’ennesima volta, arcuando leggermente la schiena all’indietro e scostandosi i capelli dal collo. Era falsa come una gazza, e lo stava prendendo in giro, era evidente. «…tutto questo…» Schiuse la bocca, lasciando che un sospiro fremente scivolasse tra le sue labbra rosse e carnose, mentre la sua cascata di capelli castani, lisci e setosi, ondeggiava dietro la sua schiena, accarezzando le braccia che ricaddero soavi lungo i suoi fianchi. «…chakra.» Concluse, desiderosa.

    Aggiunse un altro gemito, poi sorrise divertita.

    «Anche meno la prossima volta, BakItai. Un padre di famiglia dovrebbe stare più attento a fare queste cose.» Disse, come se stesse ventilando la più perversa e sporca delle possibilità. Lanciò un’occhiata a Raizen. «Arriva un momento in cui bisogna un po’ mettere la testa apposto, tu lo sai bene…non è così male, dopotutto: innamorarsi, metter su famiglia, roba del genere, sai.» Sorrise divertita.
    A quel punto però, dopo aver tirato un ceffone tra capo e collo alla sua scimmia di laboratorio, ancora imbambolata a fissare la scena come se fosse davvero chissà quale filmino porno made in Oto, si finì di sistemare il camice e i guanti.
    E iniziò.

    […] L’operazione richiese la bellezza di sette ore.
    Apparentemente infatti un conto era progettare, un altro conto era fare: creare da zero ciò che serviva a Hoshikuzu Chikuma, usando il simbionte e il suo chakra medico –che di medico aveva ben poco, a quel punto: imponeva e ordinava, di certo non “serviva” né “obbediva”–, fu qualcosa di molto più difficile di quello che si era prospettato su Makuramon. Ragionevolmente, del resto, ricreare un dito era ben diverso dal rifare mezzo corpo umano.
    Quando Shizuka Kobayashi si rese conto del grave errore che aveva fatto a decantare la sua bravura medica in una circostanza come quella, che non aveva mai sperimentato prima e di cui dunque non conosceva le implicazioni, non vide altra scelta che sorridere ai due Kage.
    «Mettetevi comodi.» Disse infatti, conciliante. «Party all night long.» E non si sbagliava.

    La prima fase consistette nell’impiantare lo scheletro meccanico creato da Raizen, una passeggiata rispetto a quello che l’avrebbe attesa di lì a un’ora. Unire la meccanica con l’osso fu un lavoro certosino, ma non eccessivamente complicato, merito della perfezione della struttura artificiale, eccellente nel suo essere sostituta. La parte complicata subentrò piuttosto con la creazione, da zero, di tutto il resto.
    Il simbionte si rivelò, come da previsione, poco incline ad ubbidire all’esterno e molto desideroso di essere imbrigliato, un’impresa di fronte alla quale Shizuka non si ritrasse, ma che le costò quasi tutto il suo chakra, e gran parte di quello di Itai.
    Ben presto fu evidente che non solo era necessario usare il chakra medico per tenere sotto controllo le implicazioni dell’operazione e curare lo shock dovuto all’impianto di un corpo estraneo in un fisico ancora fresco di mutilazione, ma era doveroso usare quello stesso chakra per “ordinare” il modo in cui si pretendeva che le cose andassero, imponendosi sull’intelligenza del simbionte con quella più evoluta dell’uomo. Del chakra medico, arrivati a quel punto, rimase dunque ben poco.
    Qualsiasi cosa Shizuka stesse utilizzando, difatti, non era più niente di quello che la medicina tradizionale era solita riconoscere. Non stava curando, stava ledendo. Non aiutava, pretendeva.
    Eppure lei non sembrava rendersene conto.
    Troppo concentrata nel suo lavoro, si imponeva sul simbionte senza badare a ciò che stesse usando. Fintanto che il risultato la compiaceva, del resto, non aveva ragione di recriminare sul mezzo.

    E così Shizuka Kobayashi, la Primario di Konohagakure no Sato, lavorò senza posa.
    Il chakra blu elettrico che avvolgeva le sue mani tremava sulle pareti del laboratorio, illuminando con il suo sfrigolio luminescente il corpo di Hoshizuku Chikuma, che lentamente si ricostruiva sotto le mani della scienziata, i cui occhi non si chiudevano se non per qualche battito. Mai.
    La crescita accelerata, dovuta a cui qualsiasi cosa stesse facendo la ragazza, si concretizzava all’occhio, passo dopo passo, nella formazione delle parti mancanti del corpo del futuro Kazekage: dapprima il braccio, dopo l’avambraccio, e così il fianco, la coscia, la gamba. Il simbionte si muoveva come un serpente ad ogni nuova iniezione, muovendosi in modo grottesco e ruggente attorno all’arto meccanico…ma non c’erano serpi che la scienziata di Konoha non potesse addomesticare e ben presto fu chiaro che non c’era neanche limite a ciò che quella donna era capace di fare pur di ottenere la sua ragione.

    «Il corpo deve accettare lo shock subito.»
    Era ormai l’alba, ma ad indicarlo era un orologio scrostato appeso alla parete, data l’assenza di finestre. Lì sotto l’impressione era quella dell’immobilità: avrebbe potuto essere sempre la stessa ora, nessuno avrebbe creduto il contrario. Il che probabilmente spiegava perché Shizuka perdesse completamente la nozione del tempo e riuscisse a rimanere rinchiusa lì sotto per giorni, se i turni all’ospedale glielo permettevano.
    «Il simbionte non è genetica standard, è “vivo”, diciamo.» Continuò a spiegare la ragazza. Le tremavano le gambe e cercò dunque, con tutta la nochalance possibile, una sedia su cui lasciarsi cadere: a dispetto del chakra di Itai, un’operazione di quel tipo, complice anche la sua scarsa dimestichezza, si era rivelata devastante per lei. Come al solito però fece finta del contrario, giacché non apprezzava dimostrare debolezza, almeno nel suo campo. «Possiamo dire che sia come un virus, l’ho già detto mi pare… ho iniettato nel corpo di Hoshizuku un elemento reattivo, vivo e infettante. È un po’ come farsi un vaccino, diciamo.» Si grattò la testa, perplessa. Non sapeva bene come spiegare in termini semplici quella situazione a quei due stangoni tank: nessuno dei due brillava per conoscenze edotte, dopotutto. Meglio non dirlo, però. «Fintanto che il suo corpo non si abituerà al suo nuovo assetto e non imparerà a gestire il simbionte, non lo sveglierò. Non ho neanche idea di cosa potrebbe succedere di qui a qualche ora, dopotutto.» Osservò. Per qualche preoccupante ragione però non sembrava angosciata…ma emozionata e curiosa come una bambina a scuola. «Quando avrò constatato che il suo corpo ha trovato un equilibrio, procederò alla rimozione dei sigilli. È possibile che decida di creare per lui dei ricordi di base da innestare, che eliminerò progressivamente via via che la fisioterapia fisica e mentale a cui lo sottoporrò darà i suoi frutti. Pulirlo del tutto e rimetterlo in piedi, sano e con arti potenziati addosso, non credo sia proprio una buona idea.» Sorrise elegantemente. Non era necessario spiegare il perché. «Vedremo che succederà prima di decidere.»

    E c’era molto da vedere.
    Quando Itai Nara e Raizen Ikigami fossero rientrati nel laboratorio a giornata inoltrata, dopo probabilmente un sano riposo, avrebbero trovato Shizuka Kobayashi –arrivata appena qualche attimo prima– seduta su una delle sue poltrone del suo laboratorio: gambe accavallate e camice bianco addosso, la scienziata aveva i capelli raccolti in una crocchia storta e un paio di occhiali sulla punta del naso. A braccia conserte, e con il volto ben dispetto rispetto alla notte prima, beveva da una cannuccia un succo violaceo da un beverone formato maxi su cui spiccava a caratteri cubitali la scritta “KONOHA BANZAI”.
    «Sembra che sia impazzito durante la notte.» Fu la prima cosa che disse la donna, dandosi una spinta e girando sulla poltroncina con le ruote per fissare i due Kage. «Ma io non c’entro, giuro che non ho toccato il suo cervello.» Sorrise. «Per ora.» Aggiunse, e sembrava più una minaccia che una rassicurazione. «Mettetevi comodi, è uno spettacolo splendido: sembra che la psiche di Hoshikuzu stia lottando con l’intelligenza artificiale del simbionte. Ovviamente si presuppone che la mente dell’Habanaro stia rielaborando uno scenario di un certo tipo, il cervello deve dare una spiegazione a ciò che non capisce, altrimenti… si rompe, diciamo.» Spiegò, incurante che mentre lei parlava il Jonin si stava picchiando da solo. Prendendo un registro dalla copertina di cuoio sulle ginocchia accavallate, difatti, la donna prese incurantemente a scrivere.

    Ovviamente c’era poco da “rimanere comodi”, e per una volta Raizen Ikigami sembrò quello che funzionava meglio tra tutti i presenti: tentando di bloccare il rosso, infatti, richiamò all’attenzione la Kobayashi. Era irritato, e a lei bastò un’occhiata per capirlo.
    Suo malgrado, lei sospirò.
    «Stai calmo, lui sta bene.» Disse la donna, posando il suo registro su uno dei suoi piani da lavoro e scendendo dalla sedia. Girandosi a fare l’occhiolino a Itai, si avvicinò poi a Raizen, sulla cui spalla posò una mano. Strinse con dolcezza. «Se stesse davvero male, non sarei così tranquilla, non pensi?» Mormorò alla Volpe, accennando ad un sorriso rassicuratore. Peccato che sentirlo dire da una come lei e in una situazione come quella era un po’ come sentirsi prendere a ceffoni dal buon senso, ma tant’era… «Lascia fare a me.» Disse a quel punto, facendo un passo avanti all’Hokage.

    Scostandosi una ciocca di capelli dal collo, la Chunin dunque sorrise, baldanzosa…
    …e si chiese mentalmente che diavolo dovesse fare.
    Era evidente che la situazione del rosso esulasse da ciò che si imparava nei tomi di medicina sulla gestione dei pazienti, ne conseguiva dunque che lei non avesse assolutamente idea di come comportarsi. Decise di andare per tentativi.

    «Hoshikuzu Chikuma.»

    Provò a chiamare, ma fu evidente che la sua voce non riusciva a intaccare quella sorta di allucinazione di cui il sunese era vittima. Qualsiasi cosa stesse vedendo e percependo, difatti, non era niente di collegato alla realtà effettiva. Era una sua esclusiva percezione.
    Esitò, e per un attimo sentì davvero l’incertezza del non sapere come comportarsi.
    «Hoshikuzu.» Avrebbe chiamato di nuovo Shizuka. Qualsiasi cosa stesse succedendo…che potesse essere colpa sua?
    Aveva sbagliato qualcosa nell’operazione? Non era riuscita a domare correttamente il simbionte?

    Cos’aveva sbagliato?

    «Hoshikuzu.» Chiamò a voce più alta, ma sembrava che qualsiasi cosa dicesse, l’uomo non potesse udirla.
    Sentiva sulla schiena gli sguardi di Raizen e di Itai, e le domande che questi portavano, e per un istante ebbe timore a voltarsi. Non aveva assolutamente idea di cosa diavolo stesse succedendo, ma non poteva dirlo. Non era questione di “figura” o “reputazione”…era una faccenda di equilibrio: se avesse ammesso che la situazione le era sfuggita di mano, quei due come avrebbero reagito?
    Conosceva abbastanza bene entrambi da sapere che avrebbero vacillato. E Raizen, di certo, sarebbe stato il peggiore tra i due da gestire.
    A quel punto, quindi, era evidente che doveva cambiare approccio.
    «Molto bene.» Disse allora la Chunin dopo quella rapida riflessione. Improvvisamente sembrava avere le idee chiare. «Mi sembra evidente che non si risolverà niente in questo modo.» Decretò. «Faremo in un altro modo. Che nessuno dei due si azzardi ad intervenire, ovviamente. Iniziamo subito con la fisioterapia.» Annunciò, e facendo un passo indietro richiamò alle mani una dose ridicola di chakra. Era talmente tanto che l’alone che avvolgeva le sue mani arrivava quasi a toccarle i gomiti. «Lascialo andare al momento giusto, Raizen.» Ordinò, sorridendo con dolcezza alla sua Volpe. E non fu necessario puntualizzare quale fosse “il momento giusto”.

    Girandosi e prendendo due boccette da uno dei cassetti dell'enorme cassettiera soffitto-pavimento, la donna annuì. Afferrò una siringa, scosse il liquido color ambra che aveva reperito a colpo sicuro con chissà quali intenzioni, siringò il prodotto, e poi semplicemente lo iniettò al paziente. In vena.
    A braccia conserte, battendo un piede a terra sotto lo sguardo probabilmente perplesso dei due Kage, la dottoressa sbadigliò, si guardò le unghie, si grattò dietro la testa... e poi, dopo un paio di minuti, sorrise.
    «Oh, lo so perfettamente che sei sveglio.» Cinguettò la donna. «Buongiorno Hoshikuzu Chikuma. Io sono Shizuka Kobayashi, ti trovi nell'Ospedale di cui sono Primario.» Chiuse gli occhi. «Ti prego di non fare confusione, sai, hai già fatto qualche guaio...» E quando gli riaprì il verde smeraldo dei suoi occhi si era cancellato, lasciando il posto ad un oceano rosso in cui tomoe nere come la notte giravano, ferree. «...a Suna non avete molti soldi per ripagare i danni.» Osservò, approfittando dei primi momenti di torpore del risveglio del Jonin e del fatto che questi fosse ancora tenuto fermo da Raizen, per abbassarsi e cercare di guardare negli occhi il rosso, cui avrebbe sorriso. Qualsiasi cosa stesse vedendo, da sveglio era costretto, anche mentalmente, a vedere la realtà dei fatti. «Non fare danni.» Ordinò, mentre alzava una mano e la puntava verso la fronte dell'uomo. Avrebbe cercato di battere sulla stessa il suo dito indice e di premerlo con forza. Per ottenere cosa, era ancora da capire. «Stai calmo.» Ordinò nuovamente, e così dicendo avrebbe cercato di imporre l'ordine più in profondità nella mente dell'uomo, scendendo ad un livello più basso, più inghiottito della psiche dell'habanero. «Stai...» Scendendo in fondo, nella psiche di lui. E non era un luogo in cui un normale Genjutsu o Fuuinjutsu erano capaci di imprimersi. Era la sfera più intima dell'essere, e non della mente, quella che intendeva lei. «...calmo.»

    Aveva appena risvegliato Hoshikuzu Chikuma.
    E aveva fatto anche molto peggio.

     
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    Amministrazione Konoha
    ..Deve essere stata una festa.. MEMORABILE!!!
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    Stava lottando il rosso. Si insomma, ci stava provando almeno. La ragazza completamente nuda che lo aveva assalito rideva mentre lo guardava con occhi persi d’amore o fame, difficile a dirsi. Il Chikuma era confuso e dolorante, prendersi a schiaffi da solo non era stata una gran bella sensazione e la cosa sembrava non volere accennare a smettere. Certo non poteva sapere che poco distante da lui, a non più di due passi, Shizuka, Raizen ed Itai lo stavano guardando mentre si contorceva a terra nudo sul pavimento vaneggiando verso una fantomatica ragazza, che solo lui poteva vedere.


    -GAAAARGH!!.. Mer.. ghaaa…- il rosso stava per collassare soffocato dalla sua stessa mano quando improvvisamente sentì il collo nuovamente libero di respirare -Buargh.. cought.. cought.. anf.. anf..- la ragazza sembrava essersi bloccata quasi qualcosa o qualcuno la stesse trattenendo. Non riusciva a capire bene cosa ma anche il suo corpo si era fatto dannatamente pesante e muoversi gli risultava quasi impossibile -Sono bloccato!.. anf.. anf..- il Chikuma stava vivendo un sogno e in quel sogno Raizen e le sue code di chakra non c’erano anche se in quello reale la sua forza stava concretizzando un lavoro degno di lode. Bloccato come era il rosso non poteva più autoinfliggersi ferite, o meglio il suo braccio e gamba non potevano. Anche la ragazza attaccata alla sua parte destra del corpo sembrava indispettita della cosa mentre metteva su il grugno piagnucolando parole sconnesse ed incomprensibili. Per quanto gnocca e formosa quella sconosciuta sembrava possedere il carattere di una bimbetta capricciosa -Mnfh!.. NO NO!!!.. LASCIAMI!!!.. LASCIAMI!!!- -EHI STA FERMA DANNAZIONE!!! E STACCATI DAL MIO CORPO.. SEI INGOMBRANTE!!!- la ragazza era sempre li appiccicata alla sua parte destra del corpo. Il rosso riusciva a sentirla, a percepire il contatto tra la loro pelle, poteva sentire il calore emesso e il suo fiato scontrarsi con il suo collo -..ma che diavolo sei?!.. una sanguisuga?!..- il Chikuma cominciava ad averne abbastanza anche se trovarsi in quella situazione piuttosto ose aveva messo di buon umore altre parti del suo corpo.


    Poi tutto esplose attorno a lui. Un lampo accecante lo avrebbe colto all’improvviso, un lampo di luce intensa che tuttavia non gli aveva procurato dolore o cecità anzi, sembrava avergli miracolosamente donato nuovamente la vista. Davanti ai suoi occhi la formosa e sensuale Shizuka Kobayashi lo stava fissando mentre premeva la sua fronte con il dito indice della mano dicendogli di stare calmo. Il rosso avrebbe atteso qualche secondo per mettere bene a fuoco la scena prima di rispondere in maniera quanto mai ovvia e naturale con un -Sei bellissima!!!- mentre quell’altra ancora si stringeva al suo braccio destro mugugnando con ritrovata serenità.


    Ecco come Hoshi fosse in grado di fare bel gioco a cattiva sorte, sempre e comunque, era un mistero. Il rosso senza dire altro sarebbe rimasto li a fissare la ragazza per poi esplodere in un sorriso sincero anche se tumefatto e sanguinante -..oh.. ma che diavolo abbiamo combinato ieri sera?!.. le cose a casa di quella brutta scimmia di Raizen devono esserci un po’ sfuggite di mano.. cioè.. come si chiamava quel film uscito qualche anno fa.. una notte da ricchioni?!.. no spetta.. una notte da ninjoni!!!..- e via così a vaneggiare per qualche minuto mentre cercava di capire dove caspita fosse finito. Il Chikuma ricordava dell’incontro della sera precedente e dell’invito di Raizen nel suo super appartamento e poi -..boh!.. Shizuka.. qualsiasi cosa sia successa ieri sera vorrei che tu non ti facessi un’idea sbagliata su di me.. cioè questa ragazza nuda accanto a me io manco la conosco ok..- il rosso aveva accettato di seguire Raizen nella speranza di poter conoscere meglio Shizuka e adesso lui si faceva beccare a letto con un'altra completamente nudo -..non so cosa sia successo.. ma deve essere stata colpa di Raizen.. si perché Itai è troppo tonto per fare ste cose.. già è un bravo ragazzo io lo ammiro davvero tanto.. ma sai non è proprio un tipo festaiolo..- e via a vomitare un sacco di altre frasi e parole senza senso. In tutto questo il Chikuma non si era minimamente accorto della presenza di Itai e Raizen nella stanza concentrato come era ad osservare le bombe della Kobayashi che china come si ritrovava sul rosso aveva lasciato spazio alla paradisiaca scollatura del camice -..wow.. certo che fa caldo qui dentro.. gnam.. gnam.. improvvisamente mi è venuta una gran sete.. DEL LATTE!!!.. ecco cosa berrei adesso.. si.. latte..- inutile quanto si sforzasse, quella scollatura aveva la potenza di un nucleo galattico in quel momento. Un buco nero ipermassiccio lo stava trascinando verso quel punto di non ritorno, superata la singolarità tornare indietro sarebbe stato praticamente impossibile.


    Il Chikuma avrebbe vaneggiato ancora un po’ prima di voltarsi nuovamente verso la pazza che aveva tentato di ucciderlo fino a poco fa -..si è calmata.. mmh.. questa tizia deve essersi fatta di qualcosa.. era completamente impazzita.. ci credi.. voleva uccidermi!!!.. per fortuna sei arrivata tu..- il rosso si era messo a ridere mentre voltava la testa da una parte -..e Raizen..- continuando a ridere per voltarsi dalla parte opposta -..e Itai..- ancora ridendo -..e una scimmia..- rise ancora per poco prima di strabuzzare gli occhi. Il sangue nelle vene gli si era completamente gelato capendo che li in quel momento non c’era solo lui con la concubina e la Kobayashi -..oooh.. ma allora ci siete anche voi.. bene.. sapete credo che si sia fatto tardi.. forse è meglio se me ne torno a casa.. è stato un piacere davvero.. magari la prossima volta facciamo da me.. tu staccati forza..- la ragazza non voleva staccarsi mentre si strusciava il naso sulla spalla del rosso continuando a sonnecchiare -..eh staccati dannazione!..- il rosso cominciava ad essere infastidito dalla cosa. In ogni caso non sembrava essere in grado di alzarsi da li quindi l’unica cosa che poteva fare era di continuare a fare il suo bel viso -..quindi insomma.. ieri sera abbiamo esagerato!.. che diavolo ci hai fatto Raizen?!..- il rosso si era voltato verso l’Hokage con sguardo serio e torvo. I suoi occhi si erano piantati sul volto severo dell’uomo senza dare peso al fatto che questi fosse completamente ricoperto di chakra porpureo. Lo sguardo severo del rosso avrebbe raggiunto quello dell’Hokage come la lancia di Longino aveva raggiunto il costato di un non noto ninja dei tempi passati, uno Yakushin si narrava. Sembrva quasi che il rosso sapesse la terribile verità che Raizen aveva tentato in tutti i modi di sotterrare -..tu!..- era li il rosso, era nella mente del colosso di Konoha. Quello sguardo severo e fisso su di lui non lasciava scampo, era ovvio quali fossero le motivazioni di quell’espressione. Il rosso lo avrebbe fissato a lungo in silenzio prima di muovere la narice destra cercando di farsi notare dal foglioso. Lo avrebbe fissato ancora e ancora una volta avrebbe mosso la narice. Dalla sua posizione Raizen appariva ancora più imponente e grande, una torre di babele infinita, ma c’era altro che il rosso poteva vedere da li. Continuando a fissarlo con severità avrebbe mosso ancora una volta la narice prima di sussurrare cercando di non farsi capire dagli altri verso l’uomo -..la narice destra.. hai un cappero gigante che sta per fare un salto della fede..- poche parole precise e schiette. Sapeva che Raizen avrebbe apprezzato l’avvertimento.


    Insomma Hoshi era semplicemente convinto di essersi svegliato dopo una serata alcolica piuttosto pesante, niente di più e niente di meno. Non era certo la prima volta che si svegliava chissà dove in compagnia di qualche concubina nuda ed il fatto che con lui ci fossero anche tutti i suoi amici allora stava a significare solo una cosa -..deve essere stata una serata epica ragazzi!.. qualcuno ha fatto delle foto?!.. porca vacca se lo sapevo mi sarei fatto prestare il D-Visor da Hohe.. waaaah!!!.. ditemi che abbiamo delle foto!!!..- il rosso era stranamente di buon umore, ma soprattutto era calmo e si sentiva a casa tra amici nonostante il luogo dove si trovasse non fosse proprio rassicurante -..sentite un po’.. ma che ci faccio in ospedale?!.. non eravamo tutti a casa di Raizen?!.. non ditemi che ho bevuto troppo e sono crollato come un sasso!!!.. accidenti.. non ricordo niente.. e poi questa chi diavolo è?!.. sia chiaro.. non ho intenzione di assumermi alcuna responsabilità sull’accaduto.. soprattutto su di lei.. spero non sia una delle vostre kunoichi!!!..- il rosso ora sembrava preoccupato, anche se a vederlo sembrava tutto fuor che preoccupato. La ragazza dai capelli rossi si era accoccolata al suo fianco e non sembrava intenzionata a scatenarsi come poco fa -Mmhgna.. Ho..shi.. cu.. cucu.. mnfh.. Chi.. cu.. la..- -Oh merda.. questa sa il mio nome?!.. mai dire il proprio vero nome ad una concubina.. è la regola numero 2 del libro.. "La violenza della Pomiciata".. chi è stato a dirglielo?!.. Tsk!.. sembra che dovrò cancellare la sua memoria.. la la Oriahara vorrà sicuramente un capitale per farlo.. maledizione Hoshi.. hai commesso un terribile errore!!!..-. Qualsiasi cosa avesse fatto Shizuka sembrava aver funzionato, almeno per il momento.


    In tutto ciò il rosso era nudo, tumefatto e con l’alza bandiera attivo. Avere due donne a pochi centimetri da lui aveva attivato il suo supporto ausiliario del chakra, un sistema circolatorio a se stante che nemmeno gli Uchiha o gli Hyuga potevano vedere o percepire. Quello che teneva alto il suo onore di uomo era la semplice e pura passione per la gnagna, una passione che si annidava nel suo più profondo e intimo subconscio, un luogo dove nemmeno Shizuka Kobayshi poteva sperare di raggiungere -Oh.. io non so voi.. ma comincio ad avere fame.. non è che posso fare una doccia e andiamo a mettere qualcosa sotto i denti?!.. ho sentito parlare di quel chiosco leggendario qui a Konoha.. Ichi qualcosa.. dicono che non esista luogo migliore dove andare a mangiare del Ramen..- e in effetti il rosso doveva avere una gran fame dato il borbottio emesso dalla sua pancia -..forza aiutatemi a rimettermi in piedi e a spostare questa qui.. basta che facciamo alla svelta perché sono proprio senza energie.. anche voi sembrate provati dalla nottata.. pfui.. siamo proprio una banda di matti!...- il rosso si era messo nuovamente a ridere. Ora spettava a loro decidere se spiegare al rosso cosa fosse realmente successo o se intraprendere una strada diversa, più ninjosa e oscura.


    OT/ Date del Malox ad Hoshi va! :dappa:
     
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    Il Capo chino

    Quando i sensi di colpa pesano il collo cede







    Quando Itai gli spiegò le carenze della sua tecnica Raizen ne rimase lievemente sorpreso.

    Oh, te pensa, non credevo funzionasse così.
    Beh, se le cose stanno così allora a te il palcoscenico mizukage.


    Disse indicando Hoshi e tutto quel siparietto mentre lui si faceva da parte, osservando il tutto da qualche metro di distanza per non dare disturbo.
    Fu nella fase finale che rimase disturbato dall’umorismo di Shizuka, anche se forse quello non era il termine più corretto, probabilmente era solo un surrogato di maschilismo.

    Maiala.

    Commentò senza mezzi termini, ma sorridendo dopo uno sguardo di sufficienza durato qualche secondo.

    Il Risveglio



    Quando Hoshi si tranquillizzò, grazie alla mediazione di Shizuka, il Colosso rimase a sentirlo parlare facendo roteare di quando in quando gli occhi, precisamente quando si riferiva alla tizia di fianco a lui.

    Mh, diciamo che non abbiamo ancora finito Hoshi.
    Siediti, son sicuro che ti servirà mettere qualcosa tra le tue chiappe e il pavimento.


    Intanto Raizen dal canto suo si lasciò cadere su una poltrona dall’alto schienale di un rosso scuro ed intenso, comparsa dopo la composizione di un singolo sigillo, pareva estremamente comoda.

    Non sei qui per caso, Hoshi.
    Tuttavia non sei un sensitivo, però sei abile con le scritte se non ricordo male per cui ti servirà uno specchio per iniziare a comprendere.


    Avrebbe fatto un cenno a Shizuka perché gliene passasse uno, ma senza parlare, la situazione dopotutto richiedeva totale silenzio.

    Immagino non ricorderai, o ignorerai del tutto chi abbia fatto quei sigilli.
    Dimmi, immagini chi o per cosa avrebbe potuto farlo?


    Ascoltò l’ovvia risposta poi invitò Hoshi a guardare verso Eiatsu.

    Lo conosci, giusto?
    Se per caso l’hai dimenticato ti dico io chi è: un otese, uno sgherro di Diogene.
    Ricordi la tua missione vero?
    Le stelle di Iwa?
    Immagino di si, stavi per schiattarci, e altrettanto bene la ricorderà il biondino qui dietro.
    Ma il biondino è stato preso dai cattivi e pensa, guardalo come è bello pacifico e pulito.
    Te invece sei stato preso da un compagno e sei stato tradito.


    Indicò la sua testa battendoci l’indice qualche volta, con la chiara intenzione di indicare quella di Hoshi.

    E non solo.

    Disse con un sospiro.

    Ogni tuo singolo ricordo è stato modificato e sovrascritto con un'unica intenzione, trasformarti in una loro pedina, con o senza il tuo benestare, eri uno schiavo inconsapevole, di fatto inavvicinabile se qualcuno avesse avuto l’intenzione di liberarti da quel giogo, eri stato riprogettato per la fedeltà incondizionata e per l’automatica difesa di quelle modifiche.
    Un fantoccio.


    Lo guardò a lungo, cercando di prevederne eventuali reazioni, più per sfizio che per reale necessità, anche se non avrebbe abbassato la guardia per un solo istante, il suo racconto era fin troppo forte e non voleva che uno shock di quell’entità potesse creare qualche altro crollo psicologico in Hoshi e fargli scatenare il suo demone nuovamente.

    Dopo Iwa, seppur non so con esattezza il tuo cammino, sei stato portato in uno dei covi di Diogene, oppure a villa Mikawa, non so di preciso, ma li dentro hai subito il trattamento che ti ha reso tale, sei stato salvato per diventare una marionetta.
    A questo punto ti pongo davanti due possibilità, puoi credermi o puoi non credermi.
    Se ti stai interrogando sulla presenza di eventuali prove o fatti che mi appoggino sul momento non ti darò risposta, questo genere di alleanze non si fanno con le carte, ma con la volontà, col cuore come direbbe una mezza calzetta.
    Di fatto nessuna delle due scelte ti lederà in alcun modo e di fatto non cambierà nemmeno i nostri rapporti, è più una questione di scelte personali che ti porterà solo vantaggi, quello di scegliere di credere a degli amici, o quello di farti ingannare.


    Avuta una risposta, positiva o negativa che fosse avrebbe guardato verso Shizuka.

    Il ricordo di Eiatsu che riguarda Hoshi e i piani di Diogene, mostraglieli pure.

    Una risposta positiva già prima di quella prova avrebbe permesso ad Hoshi di avere un alleato in più in un eventuale rivalsa, un alleato fidato e potente come solo Raizen sapeva essere, in caso contrario semplicemente ognuno avrebbe agito per conto proprio, nonostante la delusione del Colosso che nuovamente si sarebbe visto rifiutato senza una precisa motivazione.
    A procedimento ultimato Raizen avrebbe chinato la testa.

    Tuttavia ora ti starai chiedendo come mai tu sia qui e riesca ad ascoltarmi senza smattare, no?
    Beh, diciamo che è colpa mia.
    Anzi, togli pure il diciamo.


    Questa volta a partire fu un video, sembrava un video di sorveglianza e riprendeva da una buona angolazione il putiferio successo qualche notte prima in amministrazione.

    A Konoha credono che quello sia un Uchiha, ma immagino tu non avrai problemi a riconoscere il tuo Fuujin.

    Lasciò poi scorrere le immagini, fino al momento dell’esplosione che oscurò l’obiettivo.

    Probabilmente se non avessi scelto di dirtelo neanche tu te ne saresti accorto, ma quell’esplosione ti ha portato via una gamba e un braccio, l’esplosione causata da me.
    E probabilmente, quel “qualsiasi cosa con cui tu parlavi” altro non è che una visione del parassita che abbiamo usato per ricostruire parte dei tuoi arti, la cui base ora è solido metallo.
    Restano solo da rimuovere i sigilli di Diogene, ma tra te e Shizuka impiegherete solo pochi secondi immagino.


    Strinse le labbra inspirando.

    Scusa, Hoshi.
    Son stato il secondo a farlo, ma questo non mi discolpa, come il primo non ti ho chiesto pareri su come volessi essere trattato, ho agito di testa mia, e non è stata una delle mie pensate migliori, decisamente.


    Piegò la testa, tenendola china per qualche secondo, seppur la sua necessità di sfogarsi non lo trattenne dal commentare quell'episodio con un'altra parte di se.

    È così che parla la gente quando si scusa?

    Lo chiedi a me ragazzo?
    Mi sembra tu abbia fatto meglio del solito, ma stiamo a vedere che ne pensa il pomodoro stellato qui davanti.


    A me sta cosa mi scioglie il cervello, io non ci riesco a fare il lecca culo.
    Se io devo dire scusa dico scusa. Che cazzo serve fare una sviolinata di cinque ore?
    Tanto se non vogliono capirti non ti capiscono lo stesso!
    Vanno proprio a sentimento, mi guardano in faccia e gli sembro uno stronzo, parlo e lo confermo, ma insomma, so anche essere sincero!
    MA NO! NESSUNO CHE OSSERVI!
    Nessuno che dia importanza ai gesti, al vero impegno, ma se ti dicono “o mi dispiace il mio cuoricino piange col tuo puniscimi gne gne mi mi mi” e allora gran festa, tutti buoni.
    Stronzi.


    Erano già in due ad attendere risposta.
     
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    Anche se il posto non era dei migliori, risvegliarsi in mezzo a tutta quella gente aveva messo il Chikuma di buon umore. In fin dei conti era in mezzo ad amici, o no? Quando Raizen lo invitò a sedersi sulla sedia il Chikuma non se lo fece ripetere due volte appoggiando le candide chiappe sulla regale poltrona mentre la ragazza si accoccolava su di lui stando seduta sulla sua gamba destra e appoggiandosi al suo petto e spalla, era incredibilmente appiccicosa quella tizia ed il rosso davvero non ne poteva più. Ok era nudo abbracciato ad una bellissima ragazza nuda, ma con lui c’erano anche Raizen, Itai e Shizuka, per non parlare poi della scimmia che mai gli aveva staccato gli occhi di dosso -Quella non morde vero?!.. no perché ultimamente ho avuto diverse esperienze negative con le scimmie..- il rosso sembrava intimorito e sospettoso nei confronti della scimmia che poi, che cazzo ci faceva un scimmia li proprio non sapeva spiegarselo.


    Nonostante la situazione piuttosto assurda l’Hokage, buahahaha, si insomma Raizen sembrava piuttosto serio nei modi e soprattutto nel tono della voce il che presagiva due sole cose, rogne o una filippica alla Haruki, entrambe situazioni che il rosso preferiva evitare se possibile. L’amico aveva preso a parlare di presunti sigilli che sembravano essere stati apposti sul corpo del rosso e che di sicuro non ne conosceva l’esistenza -Eh?!.. scritte!?.. sigilli.. ma di che diavolo stai parlando?!.. si sono piuttosto abile con quel genere di cose ma perché avrei dovuto scrivermi della roba..- il rosso aveva buttato l’occhio guardandosi allo specchio -..ORCA VACCA!!!.. CHI CAZZO HA SCRITTO QUELLA ROBA?!!.. EHI EHI.. NON SCHERZIAMO!!!..- il rosso ora cominciava ad agitarsi di nuovo -..quella è roba pesante.. ma che diavolo sta succedendo?!..- il rosso non ricordava una cippa di niente riguardo quei sigilli. Sarebbe rimasto in silenzio mentre Raizen chiedeva chi o cosa li avesse scritti trovando nel rosso solo uno sguardo vuoto e confuso -..non ne ho idea.. sto provando a ricordare ma.. niente.. insomma.. chi diavolo potrebbe avermi fatto una cosa del genere?!!..- quelli che il rosso aveva sulla testa erano tutti sigilli atti a legare una persona ad un'altra rendendola di fatto schiava della sua volontà. Se quello che il rosso aveva intuito era vero allora era di certo stato manipolato da qualcuno anche se non aveva idea da chi. Ci avrebbe pensato Raizen a ricordarglielo facendo il nome di Diogene, il colosso di Oto.


    Udire quel nome aveva ammutolito Hoshi facendogli cambiare espressione di colpo, ora il suo solito sorrisetto aveva lasciato spazio ad un volto fermo e serio, il tempo dei giochi era finito. La storia di Razien sembrava quasi incredibile mentre la ascoltava. Vicino a loro il corpo di un ninja ad Hoshi sconosciuto giaceva inerme, uno sgherro del colosso che a quanto stava a dire l’Hokage possedeva tutte le informazioni riguardanti quella brutta storia. Dopo la missione alla Roccia degli Spiriti il rosso sembrava essere stato tratto in salvo dallo stesso colosso per poi essere sottoposto a dei particolari trattamenti che lo avrebbero trasformato in uno dei suoi sgherri. I ricordi di tutta quella storia erano svaniti dalla mente del rosso e per quanto si sforzasse non riusciva a trovare riscontro su ciò che gli stava raccontando Raizen. Solo dopo aver visionato i ricordi dei progetti del Colosso il rosso si convinse che quella storia era effettivamente vera. Il Chikuma sarebbe rimasto in silenzio per diversi secondi prima di ricominciare a parlare, quella situazione ra più complessa di quanto potesse mai immaginare -..accidente a Diogene.. mi sono sempre fidato di lui.. è sempre stato più di un semplice compagno di avventura o amico per me.. insomma se sono quello che sono lo devo anche a lui.. diventare un ninja potente come lui è sempre stato uno dei miei sogni fin dalla prima volta che lo conobbi..- il Chikuma era confuso, ma non sembrava deluso dalla scoperta -..quello che Diogene mi ha fatto è senza alcun dubbio terribile.. tuttavia..- lo sguardo del rosso era deciso e fermo, il ragazzino dentro di lui sembrava quasi fosse morto in quel momento -..se non fosse stato per lui i sarei morto quel giorno alla Roccia degli Spiriti.. gli devo la vita.. questo è certo..- avrebbe fatto una pausa prima di continuare -..ma non lo perdonerò per quello che mi ha fatto.. anche se.. è successo solo a causa della mia debolezza e incapacità!.. siamo ninja Raizen.. sai bene anche tu come funziona il nostro mondo.. lo sapete bene tutti.. e con questo non voglio giustificare il colosso sia ben chiaro.. la prossima volta che lo incontrerò gli farò sputare la verità a calci.. ma non lo odio per questo.. l’unico da biasimare in questa storia sono io.. e la mia debolezza..- era scattato qualcosa nel cuore del rosso, qualcosa che finalmente gli aveva fatto capire molte cose di quel mondo crudele e senza scrupoli, un Hoshi era appena morto per lasciare spazio ad un nuovo Chikuma dai sentimenti più profondi e veri -..so cosa cerchi Razien.. vuoi vendetta.. un motivo per scatenare una guerra.. ma così facendo scateneresti solo un male ancora più grande.. e daresti finalmente a Diogene un motivo per scatenare tutto il suo potere senza remore.. mi dispiace ma non posso permetterlo.. non ora!- lo sguardo del rosso era diretto e schietto verso quello del gigante di Konoha, non vi era timore o rabbia nel suo sguardo, solo pura determinazione -..in questo momento non è Diogene il nostro peggior nemico.. tutti voi lo sapete.. lottare tra di noi adesso.. significherebbe solo distruggerci con le nostre stesse mani!.. anche Diogene lo so.. ne sono certo.. ed è sicuramente per questo che fino ad ora non ha fatto la sua mossa apertamente.. sa che nello stesso momento in cui si muoverà un nemico molto più potente di lui si abbatterà sul continente annientandoci!..- Raizen lo sapeva bene ed anche Itai non poteva dire il contrario -..è assurdo lo so.. ma abbiamo bisogno della forza di Diogene.. se vogliamo affrontare questo nuovo nemico ormai alle porte del continente che noi ninja difendiamo da centinaia di anni!..- il rosso non aveva intenzione di tirarsi indietro, Diogene Mikawa avrebbe affrontato la sua ira un giorno, ma non quel giorno.

    png


    -..ricorda chi sei ora Raizen.. essere Kage.. ti accolla la responsabilità delle vite di tutta la gente che vive nel tuo villaggio!.. proteggerli dovrebbe essere la tua unica preoccupazione e dovere..-


    Sentire parlare Hoshi a quel modo avrebbe sicuramente stordito chiunque nel raggio di svariati chilometri. Fortunatamente a subire lo shock sarebbero stati solo i tre amici li presenti, la scimmia ed il cadavere dell’amico del Colosso. Fortunatamente le sorprese per il rosso non erano ancora terminate, di sicuro il Chikuma avrebbe ricordato quella notte come una delle più strane e avvincenti di tutta la sua vita. Raizen aveva infatti continuato il discorso mostrando al rosso una serie di immagini su di un monitor mentre la ragazza seduta su di lui si accoccolava ancora una volta mugugnando qualche parola sconnessa.


    Vedendo il monito il rosso avrebbe subito cambiato espressione tornando ad essere il solito scemo -Oh ma allora ci sono i video della scorsa notte!.. uhuhuhu.. brutte canaglie!.. fatemi vedere un po’..- l’Hokage si era messo a blaterare una qualche strana storia mentre il Chikuma osservava il monitor eccitato. Il video di sorveglianza stava riprendendo una zona piuttosto tranquilla del centro di Konoha, tuto sembrava sereno e pacifico fino a quando l’immagine di Raizen avvolto dal chakara del demone era apparsa seguita da quella del rosso. I due non sembravano esattamente in rapporti amichevoli tanto che il video si concluse subito dopo con una gigantesca esplosione ai danni del rosso. Un silenzio di tomba era sceso nella stanza mentre il Jinchuriki del nove code cercava di giustificare quel gesto, Hoshi era piombato in un abisso di pensieri. Lo sguardo fisso a terra non sembrava presagire nulla di buono mentre ascoltava. Raizen lo aveva colpito alla morte mentre lui era in evidente stato confusionale portandogli via metà del corpo, un evento che il rosso ancora non aveva metabolizzato dato che il suo braccio e la sua gamba erano ancora li. Avrebbe atteso fino alla conclusione del discorso prima di rialzare lo sguardo verso il monitor riavvolgendo il video fino a pochi istanti prima dell’esplosione.


    Sembrava quasi in catalessi il Chikuma mentre guardava il video mandandolo avanti per poi riavvolgere il nastro e riguardare la scena con sempre più attenzione. Lo avrebbe fatto per almeno una decina di volte prima di sbottare di brutto con un -..orca vacca.. dovevo essere fatto di brutto se mi sono beccato un colpo del genere in pieno!!!..- e sarebbe esploso in una sonora risata. Il Chikuma se la stava ridendo di gusto, in fin dei conti anche se Raizen gli aveva cavato mezzo corpo ora quella metà del corpo era di nuovo li anche se con un impiccio in più. Hoshi non capiva bene come avessero fatto a rimetterlo in sesto così velocemente tuttavia il suo braccio e la sua gamba erano li e anzi, se doveva dire la verità le sentiva anche meglio di prima -..aspetta.. che vuoi dire con la parola..”parassita”.. mi stai dicendo che questa tizia che sta seduta in braccio a me.. in realtà le vedo solo io?!..- le cose cominciavano a farsi strane anche per lui. Un breve spiegazione avrebbe sicuramente chiarito la cos anche se il campo medico non era proprio la materia dove Hoshi poteva eccellere. Sembrava che in qualche modo Raizen, Shizuka e itai avessero utilizzato un vecchio esperimento condotto alla foglia per ricostruire le parti mancanti di Hoshi e la cosa sembrava essere funzionata alla grande -..accidenti.. non so come abbiate fatto ragazzi.. ma questa roba funziona alla grande.. vi giuro che non sento alcuna differenza.. anzi!.. ora la mia parte destra del corpo sembra essere più.. forte!..- Hoshi davvero non riusciva credere alla cosa, il fatto di aver perso metà del corpo non sembrava impensierirlo più di tanto -.. quindi questo parassita.. ora si è fuso con il mio corpo.. e questa ragazza che vedo solo io.. è la proiezione mentale che il parassita ha nella mia mente.. ma perché è una ragazza?!..- il rosso sembrava pensieroso quando una lampadina gli si accese sopra la testa -..oh!.. forse ho capito!..- entrando in uno stato meditativo profondo il rosso aveva chiuso gli occhi mentre le sue labbra ripetevano un mantra sussurrando poche parole -..acqua fredda.. acqua fredda.. acqua fredda..- lo avrebbe ripetuto per un po’ prima di riaprire gli occhi e accorgersi che la ragazza era completamente svanita nel nulla.


    Il suo sguardo da perplesso ora era diventato quello di un vero e proprio scienziato -Ora capisco!!!- il Chikuma aveva svelato l’arcano. Senza nessun preavviso la sua mano sinistra sarebbe saettata a velocità supersonica verso Shizuka agguantando senza tanta remore il suo seno destro. Il movimento sarebbe stato impercettibile per la ragazza e nemmeno Itai o Raizen sarebbero riusciti ad intercettare il rosso da quella breve distanza [Palpata di Raijin][Azione 1][velocità: Nera+8 / Consumo: MedioAlto].


    Il rosso avrebbe dato una bella strizzata decisa al seno della ragazza senza ferirla in alcun modo prima di voltarsi nuovamente verso la sua parte destra del corpo e vedere una seconda Shizuka completamente nuda seduta al posto della ragazza di prima -Lo sapevo!!!.. è come avevo intuito io.. scusami Shizuka.. ma l’ho fatto solo per l’amore della scienza..- nel dirlo un ricolo si sangue aveva preso a scendere dal suo naso tanta era stata l’emozione. Insieme alla scienziata nuda anche un secondo intruso era tornato a svettare verso l’alto, il parassita reagiva agli stimoli sessuali del Chikuma, quando il soldato d’inverno era sull’attenti, era allora che il parassita proiettava se stesso nella mente del Chikuma sottoforma dei suoi più nascosti desideri sessuali. Quella che era apparsa prima infatti, altri non era che la ragazza che il rosso immaginava sempre durante le sue sessioni di meditazione solitaria, una semplice fantasia nata nel suo subconscio più intimo -.. qualsiasi cosa abbiate fatto ragazzi.. avete creato qualcosa che va ben oltre la vostra immaginazione.. credetemi..- il rosso avrebbe quindi ripetuto il mantra della castità per far scomparire la finta Shizuka, troppo potere ora risiedeva nella sua mente e nel suo corpo, un potere che lo avrebbe sicuramente caricato di immense responsabilità.


    -Raizen!..- la finta mano del rosso si era appoggiata sulla spalla dell’Hokage mentre un sorriso si stampava sul suo volto -Su con la vita!.. mi hai quasi ucciso è vero.. ma non ci sei riuscito quindi.. nulla è accaduto!.. inoltre hai di sicuro fatto di tutto per rimediare all’errore.. quindi mi ha sicuramente dimostrato la tua buona volontà nei miei confronti!..- il rosso aveva fatto spallucce -..è chiaro dal video che in quel momento avessi completamente perso il controllo di me stesso.. probabilmente anche io avrei fatto lo stesso al tuo posto.. magari senza cavarti metà del corpo ecco.. ma solo perché poi non avrei saputo come ricostruirla!..- ora la sua mano era scesa in cerca di quella dell’Hokage -..nessun rancore!!!- il rosso era sincero nel suo gesto, ora spettava al colosso di Konoha accettare o meno quella decisione. La filosofia del rosso forse poteva sembrare strana o stupida, ma lui credeva veramente di poter un giorno creare un mondo dove tutti potessero vivere in armonia e pace. Quel gesto e quella dimostrazione di amicizia era solo il primo passo di un lungo cammino che aveva intenzione di percorrere, ora che era di nuovo libero di volare tra il vento.

    OT/ ma quanto ganzo è Hoshi?!!
     
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Nuove Ali per il Vento

    VI



    Alla scenetta messa in atto da Shizuka dovetti trattenermi per non ridere. Ridere di fronte al corpo smembrato e comatoso di un caro amico. Così, chiusi gli occhi, feci un respiro profondo e tirai fuori il sorriso più canaglia che possedessi, retaggio dei tempi in cui (prima di mettere al mondo dei figli) fumavo (e facevo esplodere le sigarette addosso ai miei nemici) e portavo orecchini di metallo al lobo destro.
    Non lo sai che darlo in giro è la mia specialità, baby? il chakra, ovviamente. Non c'era un'oncia di menzogna in quelle parole, ma era stemperare la tensione prima di un intervento così importante era quasi consigliato. E così, con una pessima battuta a seguito di una scenetta, iniziammo a lavorare sul corpo di Hoshi e per la prima volta dopo anni ricordai la sensazione di essere così a corto di chakra da temere per la propria vita.




    Il giorno dopo Hoshi era impazzito, sentendosi aggredito da qualcosa che non esisteva. Urlava, mezzo comatoso e Raizen lo bloccò prontamente, permettendo a Shizuka di risvegliarlo. Il suo braccio e la sua mano erano completamente ricostruiti, ma a quanto pare la sua mente aveva assimilato il simbionte in maniera diversa dalle aspettative.
    Ma Hoshi era nuovamente sveglio, sano e salvo e quella volta le sue memorie erano integre. Allora Raizen gli spiegò cosa aveva scoperto, gli fece vedere i sigilli che si portava dietro. Io rimasi in silenzio al fianco dell'Hokage, studiando con attenzione il volto di Hoshi, pronto a sedare qualsiasi scoppio d'ira troppo acceso da parte del Sunese.
    Non ce ne fu bisogno. La maturità che mostrò Hoshi in quel frangente mi sorprese così come la sua capacità di mettere da parte i torti personali per un bene maggiore. Hoshikuzu Chikuma aveva smesso di parlare come un ragazzino ed aveva iniziato a ragionare come un capo.
    Ma quando ebbe finito di parlare, risposi, non essendo d'accordo con molte cose che il Chikuma aveva detto.
    Ciò che è successo a te è successo per la tua debolezza, come ciò che è successo a me è successo per la mia gli mostrai il palmo della mano sinistra, dove le cicatrici mostravano ancora le parole vergate nella mia stessa carne mesi e mesi addietro. Ricordati della notte del diciannove.
    Ma ciò che ha fatto Diogene è solo colpa sua dissi schietto È un traditore. Se fosse stato un nemico, allora potresti incolparti per quello che è accaduto, ma lui sarebbe dovuto essere un alleato. Non avrebbe dovuto manipolarti per i suoi scopi.
    La mano sinistra si richiuse in un pugno serrato.
    Hoshi, noi non vogliamo vendetta dissi, marcando quella parola. Ed ancora meno vogliamo la guerra. Quanto spesso parole di guerra si trasformano in atti di guerra? No, noi vogliamo giustizia per le vittime di Diogene e vogliamo la pace dentro l'Accademia. Ma finché lui esiste, finché lui porterà avanti i suoi piani allora non potremo far altro che contastarlo.
    Hai ragione nel dire che non è il nostro peggior nemico. Ma proprio perché non lo è, non possiamo averlo al nostro fianco quando il nemico arriverà. Dimmi, Hoshi, con tutto ciò che è successo te la senti di combattere al suo fianco? Perché io invece sono certo che se mi voltasse le spalle mi pianterebbe una spada nella schiena. Dimmi, Hoshi, hai la certezza che Diogene non si sia già alleato con questo vero nemico? dissi, lasciandolo a riflettere davanti l'evidenza di quelle parole: no. Non si poteva lottare assieme ad un uomo che voleva distruggerti.
    Mi dispiace, ma il Mikawa ha passato una linea di non ritorno. L'unico modo che avrebbe per permetterci di fidarci ancora di lui sarebbe consegnarci il suo cuore battente, permettendoci di stritolarlo al minimo segno di aggressione. Abbiamo bisogno della sua forza Hoshi, ma lui ha deciso di voltare le spalle all'Accademia non c'era soluzione per quello che era accaduto. Non per me.
    Non avrei mai più potuto fidarmi di Diogene Mikawa.
    Essere Kage significa proteggere la propria gente. Dai nemici, e dai falsi amici che tramano nell'ombra.


    Ma Hoshi era diverso da me e Raizen. Era sempre stato un tipo spensierato, che prendeva il mondo alla leggera, riuscendo ad essere amico di tutti e nemico di nessuno. Lo dimostravano le azioni che compì dopo: la palpata a Shizuka, le parole di conforto a Raizen. Per lui, tutto quello che era successo forse non era dimenticato, ma era perdonato. Ed ero certo che lui più di tutti sarebbe stato incline a sopportare Diogene per un bene superiore, ma la fiducia nel Colosso era ormai inesistente.
     
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    CONCLUSION (?)

    Reasoning draws a conclusion, but does not make the conclusion certain, unless the mind discovers it by the path of experience.



    Era così prevedibile che la presunta mortificazione a cui avrebbe ceduto in altri contesti, semplicemente non si palesò. Del resto, se era pur vero che la sua scenetta non era propriamente il massimo della pudicizia, era altrettanto vero che sentirsi offendere da un uomo che aveva fatto delle troie di Otafuku, e purtroppo non solo di loro, la sua seconda casa –in molti sensi–…era terribilmente ironico. E pietoso. Per lui, però.
    «Oh no, Raizen…» La donna si sarebbe voltata, lanciando uno sguardo sorridente al Kage. Avrebbe potuto essere sarcastica, ma decise di essere compiacente. «…non è il termine che avrei utilizzato per definirmi.» Osservò, alzando il dito indice della mano destra per portarlo allo sterno dello Shinobi. Il dito sarebbe stato posato sul petto di lui e lentamente fatto scivolare fino al mento. Solo l’unghia carezzava il corpo d’egli, leggera e delicata. «Posso fare di meglio…» Suggerì, portando il pollice vicino alla bocca dell’uomo e protendendo l’indice sotto la mandibola di lui, così da sembrar sul punto di stringerne il mento. Non lo fece. «…ma cosa ne puoi sapere tu che vai con le ragazzine Carezzando con il pollice il labbro inferiore di Raizen, la donna avrebbe avrebbe increspato le carnose labbra in un sorriso gentile, reclinando poi leggermente la testa di lato nel socchiudere gli occhi verdi.
    …No, giovane Hokage, non era l’espressione della bambina, quella.
    Sapeva giocare, la Principessa del Fuoco, e il messaggio era evidente: lo sapeva fare meglio di lui.

    Semplicemente non valeva nemmeno la pena impegnarsi. In quel momento.

    In compenso l’uscita di Itai Nara fu proprio ciò che si era aspettata, tanto che, allontanando con leggerezza la mano dal volto della Volpe, dando infine lui le spalle, la kunoichi si mise a ridere.
    «Non mi aspettavo niente di meno da un così bell'uomo.» Avrebbe commentato, tirando un buffetto sulla spalla del Mizukage. Alla fin fine, qualcosa in cui i due potevano ridere sulla stessa lunghezza d’onda sembrava esserci.

    […]


    «Non so che dire, Hoshikuzu…sono una donna gelosa, non so se posso perdonarti per quello che hai fatto.»

    La voce di Shizuka Kobayashi era teatrale mentre rispondeva al rosso. Le sue mani, però, esperte e rapide, controllavano i parametri e le reazioni del corpo di lui agli stimoli esterni. Le pupille si dilatavano lentamente e anche gli arti reagivano con più stanchezza, come ci si sarebbe aspettati dopo la somministrazione della robaccia che gli aveva dato per svegliarlo…ma la dottoressa ebbe modo di constatare che non tutto il corpo del sunese era sopito.
    Si trattenne dal ghignare con ironia, quantomeno perché si rese conto che il comportamento del rosso era pressoché fuori dalla norma, fatto che le interessava più delle doverose misurazioni del caso (circa i parametri vitali, ovviamente): a prima vista, infatti, l'uomo vedeva qualcosa che gli altri non vedevano, e non ci voleva un’intelligenza fuori dal comune per capire –visti gli atteggiamenti e le parole– che si riferiva al suo braccio e la sua gamba. Insomma, il poveretto parlava con il suo corpo. E non con quella parte che ogni uomo tratta al pari di un fratello, il che ne aggravava senza dubbio la posizione.
    «…Una reazione al simbionte?» Domandò tra sé e sé la Chunin, portandosi una mano al mento e aggrottando la fronte in un’espressione pensierosa.
    Possibile che la “presenza” del parassita fosse tale da imporsi nella mente dell’habanero tanto da suscitare in lui allucinazioni così nitide? Che il Jonin stesse ancora tentando di assimilare a sé la presenza del corpo estraneo? Certo questo spiegava sia l’atteggiamento autolesionista che i vaneggiamenti, ma… non poteva esserne sicura fintanto che non avesse appurato, ragion per cui doveva constatare. In modo altamente professionale. Ovviamente, del resto era la più affermata figura medica del continente, doveva mantenere alta la sua reputazione.

    Allungando una mano, Shizuka avrebbe tentato di agguantare il braccio e la gamba di Hoshikuzu, palpando poi vistosamente per tutta la lunghezza degli arti.
    «Sarà meglio risvegliare.» Disse la donna seriamente. «La circolazione Sì sentì in dovere di puntualizzare.
    Pregò che se il suo pronostico si fosse rivelato vero (e dunque Hoshi stesse in quel momento vedendo Shizuka palpare una donna nuda e procace), per puro scopo scientifico (vedere il decantato potenziale del ros–…emh, eliminare le allucinazione al suo paziente), lei non si sarebbe messa a ridere.

    […] Ecco il problema di avere a che fare con qualcuno che non ha il confine tra giusto e sbagliato.

    png


    A dispetto di quanto potesse seriamente divertirsi lavorare per quella causa, quando arrivò il momento dei chiarimenti, lei non si intromise.
    Shizuka Kobayashi era solo una Chunin, che per qualche motivo militava in una cerchia di pezzi molto più grossi di lei. Questo, però, non aveva mai ingigantito il suo ego. Sapeva quando poteva osare e quando era giusto farsi da parte. Il chiarimento tra Raizen e Hoshikuzu era qualcosa in cui lei non poteva né voleva intervenire. Si limitò infatti ad ubbidire quando la Volpe le chiese di svolgere alcune azioni, e parlò solo quando dovette trasferire una copia dei ricordi dell’interrogatorio in merito ai piani del Signore del Sangue circa lo stesso Jonin.
    «Con permesso.» Disse in quell'occasione, dopo che si fu portata la mano destra alla tempia: quando le dita della donna si fossero allontanate dalla testa di lei, fili di chakra blu elettrico, duttili al suo volere, seguirono la mano della kunoichi, che venne apposta a quel punto nella testa del giovane…e lui, in un solo istante, sarebbe stato travolto da un moto di sentimenti, ricordi, colori, odori e parole completamente nuove. Sconosciute.
    In meno di una frazione di secondo il quadro sarebbe stato chiaro nella sua mente.

    A quel punto però, appoggiandosi ad una dei suoi piani di lavoro di ferro rugginoso, la donna non aprì più bocca. Fino a quando, perlomeno, non sentì che fosse il caso di farlo.
    «Ho ricreato da zero la parte del corpo che ti mancava.» Disse la Principessa, guardando il rosso. «Partendo da una base meccanica offerta dall’operato di Raizen, ho impiantato il simbionte nella tua carne e modulato la sua crescita e il ripristino totale del tuo fisico fino alla situazione attuale. È ragionevole ritenere che le allucinazioni di cui sei preda siano l’effetto collaterale, mi si passi il termine, di subire la presenza intelligente di un corpo estraneo all’interno di sé. Quindi sì, vedi solamente tu la presenza femminile di cui parli, e ancora una volta sì, è possibile che la situazione si protrarrà fintanto che tu non riesca ad imporre la tua forza su quella latente del simbionte, dunque gestendola…ma non ti preoccupare, pronostico che accadrà a breve.» Spiegò, accennando ad un sorriso.
    In verità c’era poco di cui sorridere, se i suoi conti erano giusti le allucinazioni erano probabilmente dovute ad una sua mancanza nell’assoggettare la volontà del simbionte alla giusta causa di cui lei stessa si era fatta portavoce. In poche parole, il parassita possedeva volere proprio anche dopo tutto il suo impegno nell’invertire l’effetto del chakra medico per i suoi scopi.

    Rimase immobile, stringendosi nelle spalle, mentre socchiudeva gli occhi in un’apparente maschera di cordialità.
    Hoshikuzu Chikuma era il futuro Kazekage di Suna e parlava di debolezza e inesperienza…lei invece, una semplice Chunin tra milioni di altri parigrado, si crogiolava nei suoi pochi raggiungimenti credendosi al di sopra di tanti altri del suo settore.
    Aveva sempre creduto che il titolo cui aspirava non si discostasse poi troppo da quello di “Kage” –chi è al pari di un “Capo Villaggio”, ma non ha Villaggi a cui ubbidire– ma era evidente che vi era una grande differenza tra chi viveva la propria esistenza solo per proteggere gli altri e chi, come lei, viveva per la fame di potere. Che poi la ragione della sua bulimia intellettuale fosse quella di proteggere il suo Paese, era un fatto che trovò improvvisamente privo di rilevanza.

    Non disse niente, preferendo tacere.
    Chiudendo gli occhi, la Principessa del Fuoco sorrise. Il rosso non era poi così male, dopotutto…alla fine sembrava avere anche qualche altra cosa sempre attiva nel suo corpo –pensò, non potendo fare a meno di ridacchiare di quel paragone così poco degno per un momento come quello.
    In verità, infatti, sue parole l’avevano colpita, mossa in un certo senso…e le avevano ricordato qualcosa che forse aveva dimenticato per un po’ troppo tempo.
    Si sentì dunque riconoscente. E in un certo senso fortunata.
    Pensò, forse per la prima volta da quando il fato aveva deciso di collocarla su quel palcoscenico molto oltre le sue possibilità, che era davvero felice di poter toccare così da vicino qualcuno di incredibile come quelle persone, che avevano vissuto più di lei in termini di età ed esperienze.

    Aveva ancora molto da imparare e ancora molto doveva crescere.
    C’era ancora tanto che avrebbe voluto scoprire. Troppo in cui avrebbe voluto migliorare.
    Ma se solo avesse continuato a tenere lo sguardo sul suo obiettivo…

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    «…Hoshikuzu Chikuma, io…» Mormorò la ragazza, forte di un sentimento da tempo dimenticato, alzando lentamente la mano al petto. «…vorrei chiederti se per me fosse possibile…» La sua mano urtò contro un’altra. «…magari venire un giorno…» Inarcando un sopracciglio la Kobayashi abbassò lo sguardo. «…a suna per…» Perché si stava palpando le tette in un momento delicato come quello? «…poter…» No. Non era lei che si stava palpando. «…d-d…» La mano era più grande della sua. Nerboruta e dalla carnagione abbronzata.
    Non era la sua mano. In effetti nemmeno il braccio era il suo. Grazie agli Dei visto quanto era muscoloso.
    Esitando un attimo, dunque, la ragazza risalì dalla mano, lungo l’arto, fino al proprietario di ambedue. Rendendosi conto, a buon ragione, che no, non era la sua mano e no, non era il suo braccio. Ovviamente.

    Rimase impietrita, impallidendo pericolosamente.
    Di fronte a lei intanto Hoshikuzu Chikuma esplodeva in acclamazioni senza senso sul valore della scienza, applaudendo al suo capolavoro medico per ragioni che solo lui capiva, ma che non avevano fondamenti casti vista l’epistassi che lo stava drenando di tutto quel sangue che non era convogliato in altri paradisiaci lidi. E lei, per un istante, si sentì improvvisamente molto stupida.
    «Come diavolo ho fatto…» Mormorò la ragazza, alzando una mano tremante a coprirsi il viso. «…per un solo attimo…» Sibilò, alzando quella libera verso l’alto. «…a credere di poterti chiedere…» La mano venne improvvisamente avvolta da un alone di guizzante e ruggente blu elettrico, completamente fuori controllo. «…QUALCOSA DI SERIO?» Ruggì la donna, sbattendo con violenza il pugno sul mobiletto medico più prossimo a lei…il quale esplose in una pioggia di bisturi e ampolline che volarono dappertutto, preannunciando un disastro...che però non accadde.

    Veloce come un’ombra, infatti, Makuramon –la scimmia di laboratorio– schizzò in avanti, prendendo al volo tutti gli oggetti medici, un po’ su di un vassoio di acciaio, e un po’ in fronte. Tipo i bisturi. Ma insomma erano incidenti di percorso, a cui per inciso la bestiola sembrava abbastanza abituata, come dimostrò correndo di fronte a Shizuka, incurante delle lame conficcate in capo. Senza pensarci un secondo si buttò subito in una lunga arringa in prosa incomprensibile ai più.
    «COME NO?!» Abbaiò la donna, facendo roteare la mano sulla scrivania e lanciando in aria metà della roba che ci si trovava sopra: tre libri, un pacchetto di droga borotalco e un coltello da cucina. Che si conficcò di fianco alla testa della bestia, la quale sentì improvvisamente gocce di sudore scivolargli sotto il pelo. Deglutendo, riprovò a calmare la sua padrona. «Ah, mh, certo…» Disse questa, ansimando a grandi boccate d’aria nel tentativo di calmarsi. «…tu dici, eh?» Mormorò, mentre la scimmia da laboratorio annuiva vistosamente, congiungendo con sollievo le zampe al petto. «Senti un po’…» Era salva, almeno quella volta ce l’aveva fatta. «…ma tu, da che parte stai?! EH?!»

    Quando era molto piccolo sua madre gli diceva che avrebbe potuto diventare qualsiasi cosa.
    Sognava allora di essere un potente capobranco, di conquistare il Paese delle Sorgenti Termali e di avere orde di concubine e una progenie invidiabile...
    …invece, alla fine, aveva deciso di fare lo schiavo da laboratorio.
    Mentre la mano della sua padrona lo agguantava per il collo, si chiese quanto avrebbe potuto essere diversa la sua vita se solo avesse fatto scelte diverse. E dire che aveva sempre e solo sperato di lanciare cacche addosso ai turisti, dando così il buon esempio al suo branco e i suoi bambini (bambini veri, non in tubi)…

    «MAKURAMON, TU…INUTILE BESTIA PSICOLABILE! CONIGLIO TRAVESTITO DA SCIMMIA MASOCHISTA!»

    E poi roteò.
    Sentì il suo corpo venir alzato di peso, neanche pesasse un chilogrammo, e lanciato a tutta velocità e con una forza tale da scomporlo a livello subatomico, contro il povero rosso ancora allettato. Di faccia.
    Di bocca, per la precisione.

    «SONO STANCA DI ESSERE LA SOLITA MEZZA CALZETTA IN MEZZO A VOI MALEDETTI MOSTRI!»

    Un bacio in bocca. Ecco cosa sarebbe successo se il rosso non avesse fatto nulla.
    Un bacio in bocca, con la lingua. Questa però ce l’avrebbe messa la scimmia.
    Del resto oh, se sei in pista, meglio ballare.

    «ARRIVERA’ IL GIORNO IN CUI MI BASTERA’ UN DITO PER ANNIENTARVI! UN DITO HO DETTO!»

    Strillava intanto Shizuka Kobayashi, e alzando il dito indice, che venne circondato di chakra blu elettrico, lo impattò con violenza sul terreno del laboratorio.
    […] Si spezzò un’unghia, e per inciso, a parte un leggero tremore che crettò una sola mattonella, non successe assolutamente nulla.
    Un successone, insomma.

    «MALEDIZIONE!»

    Ululò la ragazza, avvampando di imbarazzo fino alla punta delle orecchie: e dire che era abbastanza sicura di poter implementare quella tecnica in quel modo.

    «PERCHE’ NON RIESCO MAI…»

    E così dicendo si sarebbe girata di scatto, con occhi lampeggianti, verso la scimmia. Accecata dalla rabbia ne agguantò la coda e senza pensarci mezzo secondo avrebbe tentato di saltare a cavalcioni di Hoshikuzu Chikuma: premessa interessante, se non fosse stato che avrebbe poi cercato di strangolare il Jonin con la coda della bestia che, strillando, si aggrappò la testa bisturata con le zampe. Sangue cominciò a zampillare a getto.

    «…NON RIESCO MAI…»

    Urlò, guardando furiosamente l’Habanero.
    Per un istante un guizzo di rabbia mortificata saettò negli occhi verdi della ragazza…e lei, arrivata a quel punto, esitò (non sulla cravatta di pelo attorno al collo del Jonin, no, anzi).

    «…Oh, lasciamo stare.» Gemette alla fine . «…prima o poi riuscirò a farti rimpiangere anche questo, Chikuma.»

    In caso, avrebbero dovuto chiamare i boy-scout di Konoha per sciogliere il nodo da marinaio che legava il rosso alla coda della scimmia.



    Incassa il bacio alla francese della scimmia, Hoshi

    Postpiùlungodisemprenonsapevopiùcomefare
     
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    E così, anche quella buffa storia stava per volgere al fine. Itai, nonostante le parole del rosso non sembrava riuscire a perdonare il Colosso di Oto, non che andasse perdonato per quello che aveva fatto. Mettere da parte il risentimento non sembrava comparire tra le sue opzioni ed il rosso non disse nulla a quella sua scelta. Itai non era solo un potentissimo ninja oltre che Jinchuuriki, ma anche il Mizukage del villaggio di Kiri, particolare che fece balenare nella mente del rosso una domanda che mai si era posto fino a quel momento, che fine aveva fatto Shiltar Kaguya dopo la missione alla roccia degli spiriti. Se c’era una cosa certa, allora era che durante quel periodo di transizione non lo aveva più rivisto. La mente del Chikuma era troppo carica di informazioni in quel momento per elaborare quel fatto, ma avrebbe sicuramente avuto modo di scoprire di più sull’accaduto. Raizen e Itai sembravano decisi a sistemare la questione aperta con Diogene il prima possibile e di certo il Chikuma non li avrebbe fermati nel loro intento -Qualsiasi cosa abbiate in mente di fare per fermare quel mostro si ritorcerà sicuramente contro di noi.. ma.. sarò con voi se chiederete il mio aiuto.. come vi ho già detto se sono sopravvissuto alla missione ad Iwa è stato solo per merito del Mikawa.. sono in debito con lui nonostante quello che mi ha fatto.. ma non starò dalla sua parte.. non più ora che che mi avete liberato dal suo giogo..- Hoshi voleva evitare quella guerra ad ogni modo, ma in quel momento sapeva di contare uno zero nei confronti dei due, doveva ottenere più potere politico se voleva confrontarsi alla pari con due personaggi come loro.


    La pace e la serenità era tornato nuovamente a posarsi sul gruppo, Hoshi non era tipo a cui piacevano i musi lunghi qualsiasi fosse la situazione. Forse quel modo di fare poteva sembrare infantile ai più, ma lui credeva fermamente che anche nei momenti più bui un sorriso o una battuta potessero cambiare le sorti del mondo stesso. Mentre Shizuka parlava di come avevano operato sulla sua nuova protesi il rosso si era impegnato in solidi e precisi lavori di scavo portati avanti con il mignolo della mano sinistra mentre a round appallottolava quanto scoperto nelle profonde narici del suo naso. Il rosso era parecchio interessato alla cosa anche se in realtà sembrava non fregargliene niente -..oh si una protesi insomma.. e avete usato un essere semi senziente per ricostruire le parti mancanti.. metà del corpo mi pare di capire.. almeno da quel che ho visto dal video di prima.. per caso ho urlato come una femminuccia?!..- lo sguardo del rosso sembrava preoccupato mentre fissava Raizen, l’idea sembrava quasi spaventarlo -..Mh.. comunque l’idea di andarmene in giro con questa cosa che mi confonde proiettando donne nella mia mente un po’ mi alletta.. uhuhuhuh..- lo sguardo del rosso non sembrava presagire nulla di buono -..spero duri ancora qualche giorno..- la sua espressione era peggiorata nuovamente.


    Ad ogni modo per onore della scienza la sua mano era volata a palpeggiare il prosperoso seno della scienziata di Konoha trovandola completamente spiazzata. Il rosso sarebbe rimasto li per qualche secondo esibendosi in una serie di “popipopi” da vero sommelier navigato. Se glielo avessero chiesto, il seno di Shuzika Kobayashi Nobile Principessa Mercante del Villaggio di Konoha del Paese del Fuoco avrebbe avuto per lui al tatto un gusto fruttato, più precisamente di frutti primaverili e di sottobosco per passare poi ad una punta di pesca dolce. Nella sua mente avrebbe percepito il tepore ed i profumi primaverili del gelsomino in fiore, ma anche una nota solare ed estiva con una spruzzata di salsedine del grande oceano Namnen. Insomma era una tetta da posizionare agilmente nella TopTen personale del Chikuma.


    Tutto bello direte. Beh insomma. La reazione di Shizuka alle attenzioni del Chikuma non fu propriamente degna di una Principessa, almeno a detta del rosso che mai provò così tanta paura prima di quel momento della sua vita. In un istante la Principessa del fuoco, in un impeto di passione e rabbia, aveva trasformato il laboratorio nella foresta dei coltelti volanti, anche se a volare non erano propriamente coltelli, ma bisturi affilati come rasoi. Il miraggio nella mente del rosso scomparve in un istante a quella esplosione di pura rabbia denotando una ritirata anche della sua truppa più coraggiosa e fiera perché sempre sull’attenti ad ogni chiamata alle armi -KYAAAAAAAH!!! QUESTA CI UCCIDE TUTTI!!!- beh se Hoshikuzu Chikuma non aveva urlato come una checca mentre gli vaporizzavano metà del corpo lo aveva fatto in quel momento. Completamente rannicchiato sulla sedia il rosso si sentiva impotente mentre la ragazza diventava rossa e poi viola dalla rabbia. In tutto questo la scimmia che sembrava essere stata battezzata sotto il nome di Makuramon era volata per tutta la stanza recuperando i pugnali con agilità e perizia degne di un Jonin, una performance che il rosso avrebbe tanto voluto applaudire se non fosse per la paura di perdere nuovamente qualche arto.


    Insomma Shizuka era letteralmente esplosa in una classica crisi pre “Akatsuki”, si luna rossa. Per chi vuole intendere, intenda oppure in camper. Ohohohoh! Mentre blastemizzava la scimmia per sfogare la rabbia e la frustrazione quest’ultima era finita tra le grinfie della tigre. Con impeto la dolce Shizuka l’aveva presa per la coda facendola poi roteare rapidamente come una frombola, arma del passato che presupponeva il lancio della suddetta una volta raggiunta una buona energia cinetica. La scimmia semplicemente partì a razzo mentre la candida e nervoruta mano della mercante di Konoha si apriva fiondandola verso la faccia del fiero e belloccio ottavo capo del clan Chikuma. Quello che avvenne poi sarebbe stato solo leggenda. Makuromon completamente assoggettato alla pressione del volo non riuscì a chiudere in tempo la bocca e ritrarre la lingua che finì per impattare con quella del rosso che ancora urlava come una checca isterica. Ora chiunque avrebbe vissuto la cosa come qualcosa di terribile, ma per uno come Hoshi la cosa sarebbe stata anche peggio perché lui prima di ritrarsi spinto dalla curiosità dell’evento avrebbe pure fatto un giro di pista prima di staccarsi. Baciare una scimmia non rientrava certo tra i suoi sogni proibiti, ma a caval donato, non si guarda in bocca mentre ad una scimmia, beh evidentemente si. Il bacio passionale tra i due sarebbe durato la bellezza di tre lunghissimi secondi, il tempo per una pinocchiata se Raizen ed Itai ne avessero avuto voglia. Dopo di che il Chikuma avrebbe lanciato via la scimmia chiedendo con ancora le bave alla bocca -BLEAH!!!.. DIMMI CHE E’ UN SCIMMIA FEMMINA!!!..- e lanciarsi al più vicino cestino per vomitare una volta individuate le palle al vento dell’animale. Si, era quello il giorno più brutto e triste dell’esistenza del leggendario Jonin di Suna.


    Come se non bastasse Shizuka non ancora completamente soddisfatta aveva riagguantato la scimmia per utilizzarla per strozzare il Chikuma ancora provato dai conati di vomito -Bleargh.. ugh.. ugh.. fer.. ferma.. te.. la.. uughh.. - il rosso era in grave difficoltà mentre cambiava colore passando dal rosso paonazzo al viola per poi sbiancare di brutto. Shizuka non si stava risparmiando, sembrava davvero che l’Akatsuki avesse un grande effetto su di lei. Annaspando il rosso avrebbe tantato in tutti i modi di liberarsi accorgendosi di essere però troppo debole per reagire e poi tutta quella situazione un po’ gli ricordava una delle sue sessioni di bondage il che fece ricomparire nuovamente quella strana allucinazione che ora però aveva le sembianze di quella dannata scimmia di Mukaromon, la stessa che lo aveva baciato ed ora veniva utilizzata dalla Kobayashi per perpetrare la sua vendetta sadica. Insomma la situazione era completamente scampata di mano -Argh!.. Rai.. zen.. ita.. i.. uggh.. ai.. u.. gaaah..- parlare era ormai diventato praticamente impossibile o quasi. Diventato uno strumento nelle mani di Shizuka il Chikuma sarebbe rimasto li impassibile ad ascoltare tutti i suoi discori sbavando come un vegetale senza mai spostare lo sguardo da quello della Kobayashi per concludere con un -Gr.. a.. zie!..- e uno dei suoi soliti sorrisi da ebete.


    OT/ CHE FIGATA STA GIOCATA!!!!
    Mi sono divertito un sacco! Grazie davvero!.. Per me la si può anche chiudere qua.. non avrei altro da dire o fare.. se volete continuare qui o in altra sede per parlare in maniera più approfondita della storia di Diogene e tutto il resto si può fare! Per ora ringrazio tutti i partecipanti per la bella esperienza e aspetto il vostro ultimo post per assegnare gli stemmini meritati.. pensavo di proporne 2 a testa e poi il terzo se vi spetta ve lo proponete tra di voi! Dannati scansa fatiche :sisi:
    Grazie ancora per la divertentissima esperienza di gioco! :riot:
     
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    Pedine







    Le labbra di Raizen si incresparono in un sorriso mentre Shizuka le accarezzava.

    Vuoi proprio dare spettacolo qui?
    Davanti a tutti?
    No, guarda che poi a casa ti mettono in punizione.


    La schernì scherzosamente. Chiunque avrebbe potuto inventare qualsiasi cosa sul conto di Raizen, ma la verità, pura e limpida era che nessuno l’aveva mai visto fare nulla di eclatante, nessuno sapeva chi frequentasse e con che frequenza, ma pareva che le invenzioni di qualcuno fossero ormai di pubblico dominio, ma lo riguardava ben poco, un leone non poteva curarsi di ogni singola pulce presente nella sua criniera, gli sarebbe bastata una scrollata di quando in quando per scuoterle via.
    Shizuka, per quanto concerneva quell’argomento, ne sapeva quanto gli altri.
    Ascoltò in silenzio le parole di Itai annuendo in segno di assenso ogni tanto.

    Sai Hoshi, in un primo momento ero quasi propenso a farmi influenzare dalla tua ondata di bontà, ma devo ammettere che le parole di Itai sono decisamente più assennate.
    Se può aiutarti guarda alla realtà senza usare troppi filtri:
    La vita che ti è stata data da Diogene se l’è ripresa. Non ti ha dato nulla, ha solo preso e l’ha fatto per se stesso.
    Se pensi di avere un debito consideralo saldato.
    O almeno, io farei così, credi a me, non sei l’unico ad aver assaggiato la “bontà” di Diogene.


    E volente o nolente il discorso si chiuse li, con Hoshi che presto riacquisì la sua vena goliardica, o per meglio dire perse gran parte dell’afflusso di sangue al cervello, concentrandolo sulla sua piccola palma sunese.
    Evento che gli fece perdere la ragione in ben poco tempo, facendogli compiere probabilmente uno dei suoi più grandi errori, probabilmente da mettere nella top ten insieme a quelli dell’aver dato fiducia a Diogene.
    Da parte sua il Colosso non mosse un dito, la reazione di Shizuka gli permise di restare sufficientemente appagato da non dover intervenire, l’ultima volta che lui aveva fatto una cosa simile se l’era cavata con un ricambio.
    Soddisfazione o appagamento erano probabilmente i termini più adatti in quel momento, complesso soddisfare due istinti così primordiali e radicati nell’animo di un uomo.

    Hoshi, mi sarei anche stufato della bancarella espositiva della sagra del salsicciotto e ti assicuro che vederlo sbattacchiare a destra e a manca mentre lo fai stagionare non mi fa di certo cambiare idea, si è salvato una volta, non assicuro per la seconda.

    Ma la vendetta rosa non attese ad arrivare e Raizen alle richieste di Hoshi si limitò ad alzare le mani mostrando i palmi.

    No no, problema tuo, te la sbrogli tu ora.
    Comunque, direi che puoi trattenerti qualche periodo in ospedale fino a farti quadrare per bene tutte le analisi… valori… quella robaccia la, meglio riprenderti per bene prima di tornare a far la fame a Suna.


    Ridacchiò e poi lo lasciò a sventolare le mani sotto la presa di Shizuka, scomparendo ed archiviando definitivamente quella storia.
    Una grossa pedina in meno nella scacchiera dell’otese.



    Hoshi XQ_________
    Ricambio in toto, anche se mi son cacato addosso più del necessario XD
     
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