Al Tempio della Nebbia - La Settima Riunione di Kiri

Amministrativo

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  1. Jotaro Jaku
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    L'Oni



    L'altro Akuma seguì le direttive di Meika, attendendo che la ragazza fosse pronta, nonostante la fretta del momento. Quando la kunoichi avesse recuperato il proprio equipaggiamento, sarebbe partito assieme a lei alla volta del palazzo amministrativo. Il giovanotto aveva sempre guardato a Meika come un esempio all'interno del clan; anche lui sognava di diventare un medico, e probabilmente, sempre restando in disparte, aveva negli anni provato un certo calore verso la ragazza; motivo per il quale, appena l'aveva vista a terra, si fosse precipitato da lei senza preoccuparsi delle fiamme che avrebbe dovuto spegnere. Quando Meika chiese informazioni su quello che stava accadendo, Koi rispose con sicurezza, proprio perchè voleva mostrarsi tutto d'un pezzo agli occhi di lei, ma riportando di fatto il nulla più totale.

    - Non lo sappiamo Meika-san, i nemici sono giunti dal nulla, prima l'esplosione all'ospedale, poi le fiamme, non abbiamo ancora idea di chi o cosa ci abbia attaccato, e nemmeno dove siano molti dei ninja del villaggio. Forse sono ancora al tempio. -

    Quindi a tagliare corto, l'ordine della stessa Meika, poco sindacabile, di restare nel quartiere e aiutare chi avesse bisogno. Spostare i feriti e metterli al sicuro. Koi fu deluso dalla scelta di Meika di lasciarlo indietro. Voleva mettersi in mostra, dimostrarle di poter essere d'aiuto, e nella sua inesperienza non capì immediatamente che era proprio quello consigliato da Meika, il metodo per farlo. Rispose alla ragazza, credendo poco anche lui alle sue stesse parole.

    - Ma io volevo...Si, come comandate. - Si allontanò per recuperare i secchi d'acqua e tornare a riempirli, voltandosi un paio di volte verso Meika, sparendo poco dopo tra le vie del quartiere Akuma.

    [In Amministrazione]

    Quando Meika rivolse il suo "sguardo" al palazzo dell'amministrazione, di primo acchito non notò niente di così impressionante da abbagliarle la vista, quindi, analizzando, avrebbe potuto notare come su ogni piano del palazzo, non ci fossero forme di vita. Gli impiegati non combattenti erano fuggiti altrove e non si trovavano nell'edificio. Erano presenti vittime, almeno una ventina, disseminate per i vari piani. Alcune di loro erano accasciate come le guardie poste fuori, come se fossero semplicemente morte durante il turno di guardia, altre invece erano riverse un po' ovunque. Sui tavoli, sulle sedie, o semplicemente per terra. Il teatro degli orrori non era nemmeno troppo insanguinato, i corpi erano sì feriti, ma nessuno di essi aveva subito eclatanti menomazioni; semplicemente tagli profondi, e una volta feriti erano caduti a terra quasi immediatamente, senza nemmeno coprire tanti metri perdendo sangue. Il palazzo sembrava piuttosto pulito, nonostante ci fosse stata una battaglia. Non sembravano esserci superstiti; nessun nucleo vitale spiccava in nessuna parte dell'edificio, di Itai nessuna traccia. Pareva non ci fosse rimasto nessuno, vivo.
    Poi qualcosa. Non ci avrebbe fatto caso prima, poichè la figura, immobile e ferma, di spalle, non aveva mosso un muscolo durante tutta l'analisi; non solo, ma anche una volta notato, il corpo in questione non avrebbe emesso alcun segno di vita, era più simile ad una bambola o ad un manichino, che a un essere umano.


    Era una figura umanoide, situata al secondo piano, ferma in piedi, di spalle. Dalla corporatura si trattava certamente di un uomo, alto un paio di metri, forse leggermente di più, dal fisico slanciato, con un corpo estremamente atletico e una foltissima chioma di capelli scuri, lisci; lunghi fino alle natiche. Aveva un'armatura completamente rossa finemente decorata di cui faceva parte integrante sia un lungo mantello, anch'esso rotto e con ricamato il simbolo dell'oni, lo stesso presente sulle vele delle navi nemiche, sia un drappo che cadeva verticalmente in mezzo alle gambe, dello stesso colore dell'uniforme.
    Sulla schiena, all'altezza delle scapole, erano presenti sei daghe, divise equamente in gruppi di 3 per lato, e ai fianchi portava due lunghi foderi laccati rosso. Per finire, sullo spallaccio sinistro, era presente una testa di drago d'oro le cui corna prendevano forma verticalmente, arrivando all'altezza dello zigomo, mentre il muso di tale drago adornava tutta la spalla fino quasi al gomito, una sorta di paraspalla in rilievo. Nella mano sinistra teneva una sorta di scatola con l'impugnatura di una valigetta. Gli occhi di Meika non avrebbero potuto penetrare il contenuto di quella scatola, nemmeno con una grande concentrazione.
    Quando Meika avesse fissato più attentamente gli occhi su di lui, per un istante, sarebbe stata investita da un'onda oscura di energia che sarebbe durata una frazione di secondo, e tutta la sua visuale sarebbe stata coperta da un gigantesco oni dalle fattezze terrificanti.


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    La visione sarebbe durata davvero poco, come un lampo, un pensiero, ma abbastanza improvviso e terrificante da lasciare il segno nella sua mente. Non solo, ma passata la visione, l'uomo si sarebbe voltato. Non completamente, ma solo con la testa, verso Meika, osservando dietro di lui oltre la sua spalla adornata dalla composizione di legno che raffigurava il drago. Stava guardando verso di loro, verso di lei. Stava fissando Meika.
    Forse era una brutta sensazione, non c'era motivo di pensare che l'individuo potesse essersi accorto di venire osservato dall'esterno, forse qualcosa lo aveva distratto, o aveva sentito un rumore e quindi si era appena mosso per controllare cosa avesse attirato la sua attenzione. Nient'altro sembrò cambiare nella visuale, solo la postura di quell'uomo misterioso che fissava nella loro direzione attirato forse da qualcosa.


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    No. Stava proprio fissando Meika.



    In quel momento, da dietro l'angolo spuntò Koi. Il ragazzo non era riuscito a trattenersi e dopo qualche istante aveva seguito Meika, correndo a perdifiato per raggiungerla, aveva attivato anche lui il Magan per poter capire dove la ragazza fosse andata, e quando giunse nella piazza, vedendo che tutti, lei compresa, erano rivolti verso il palazzo, fece lo stesso, mentre correva verso di loro. Se Meika avesse spostato la sua visuale sul ragazzo che stava arrivando e sull'uomo, avrebbe notato chiaramente che il tizio misterioso stava spostando la sua attenzione su Koi. Aveva visto anche lui.
    Passò giusto un istante, in una rapida successione di eventi, Koi notò prima i corpi ammassati fuori dall'amministrazione, quindi, voltato verso il palazzo, vide quello che Meika aveva visto pochi istanti prima, l'oni aveva invaso la sua mente, e il suo volto era contorto dal terrore. In quel momento, un oggetto venne sparato da dentro il palazzo verso il giovane, così veloce e preciso da renderne difficile persino l'identificazione, poi subito dopo un altro.
    Due fischi metallici bucarono l'aria e le pareti dell'amministrazione come fossero fatte di burro. La prima daga colpì Koi all'articolazione del ginocchio destro, disinegrandola come un proiettile di cannone ridurrebbe un manichino di plastica, conficcandosi nel terreno, mentre la parte inferiore della gamba volava da tutt'altra parte, e il ragazzo volava in avanti a causa dell'energia cinetica data dalla corsa. La seconda lo colpì dritto nel volto, ancora deformato dal terrore.
    [Velocità 1000]
    Il ragazzo non aveva probabilmente nemmeno sentito dolore, e quello che restava di lui era a terra nella piazza, in una pozza del suo stesso sangue, mentre le due daghe erano a terra, conficcate quasi totalmente nel terreno, fumanti, da quanto il metallo che le formava si era surriscaldato.
     
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