Al Tempio della Nebbia - La Settima Riunione di Kiri

Amministrativo

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  1. -Hidan
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    La Settima Riunione di Kiri

    VIII


    E fu così che incominciava la battaglia per Kiri.
    Tra le grida di chi aveva capito la gravità della situazione e chi non lo aveva ancora compreso.
    Molti dei ninja furono colpiti nell'animo dalle mie parole, i loro cuori si infiammarono nel solo vedere la leggendaria Samehada, ma molti altri non avevano compreso nessuna delle mie azioni.
    Io non volevo uccidere Seinji. A me non interessava il fatto che lui fosse kage. Non ora, non in quella situazione. Io volevo solo proteggere Lei, salvarla.
    Adesso, però, la situazione era cambiata. Degenerata.
    Lei non sarebbe stata al sicuro finché tutti i nemici di Kiri non fossero stati fermati. Ovunque Lei si fosse trovata... Nella sua casa, all'ospedale...
    No, Lei era ancora viva.
    Io lo stavo facendo per Lei. Doveva essere così, o nulla avrebbe avuto senso.
    Guardai molti dei chunin del mio team darmi le spalle ed allontanarsi. Non provai neanche a fermarli, neanche a convincerli.
    Non preoccuparti. Nessuna copia. Non dividere le tue energie. Risposi al Terumi, mentre due dei studenti che avevano partecipato alla riunione tornavano di corsa verso di noi. Nella furia del combattimento non avevo neanche notato che si fossero allontanati. Ascoltai le loro parole in silenzio. Come avevo immaginato, già un gran numero di nemici erano dentro le mura. La descrizione del luogo di battaglia era però molto strano. Qualcosa di strano stava agendo dentro Kiri, non lasciando nessun testimone del suo passaggio.
    Sospirai, guardando il cielo, chiudendo un attimo gli occhi.
    Cosa mi aspettava dinanzi la mia strada?
    Lo scontro era stato logorante. Avevo utilizzato una quantità elevatissima di energie, fisiche e mentali, per mettere a tacere l'ex nukenin prima che potesse sopraffarci con le sue illusioni. Ma quello che mi aspettava sembrava ben peggio. Avete fatto n buon lavoro. Adesso occupatevi dei feriti e dei civili. Dissi ai due giovani njnja, che poco avrebbero potuto fare in quel inferno che si stava per scatenare. Allora io vado. Buona fortuna a tutti. Esclamai, facendo cenno al mio piccolo gruppo di seguirmi.

    La prima tappa fu il quartiere Terumi. I ninja del clan più bollente della Nebbia si erano già adoperati per iniziare l'evacuazione. Il loro quartiere non era stato colpito dall'attacco diretto delle navi d'assedio, ed è per questo che per primi si erano rigettati tra le strade della città in aiuto della popolazione. Il capoclan era già intervenuto verso est, e molti del ninja del clan avrebbero risposto all'appello solo con la popolazione civile in salvo. Ovviamente. Loro sono la priorità. Annuii, in risposta alle parole degli esponenti del clan. Radunate qui la popolazione, poi fatela muovere verso il sud della palude. Al momento è il luogo più lontano dalla guerra. Quando avete terminato, correte alle mura. Cercherò l'aiuto degli altri clan per ripulire la città, ma le mura sono fondamentali. Dobbiamo riprenderle. Augurai buona fortuna a tutti i presenti, quindi continuai la mia corsa verso l'Amministrazione.

    Il cielo si illuminò di nuovo.
    Vidi, in lontananza, altri colpi incendiari abbattersi verso il nord del villaggio. Quali erano veramente le nostre speranze di vittoria? Cosa potevamo fare di fronte ad un attacco così ben escogitato?
    Non ebbi il tempo di darmi una risposta di fronte a quello spettacolo.
    L'Amministrazione sembrava immersa in un clima di totale morte. Uno strano silenzio aleggiava in quel luogo. Tutto sembrava fermo, immobile. Come se il mondo attorno avesse smesso di muoversi, ed il tempo si fosse fermato.
    Le guardie del palazzo, trucidate. Nessun segno di lotta, solo di lame. Qualunque cosa era passata di lì, sembrava avesse tagliato tutto ciò che respirava senza dargli la possibilità di reagire.
    Alzai un pugno per fermare il team, proprio nel centro della piazza, di fronte al palazzo del Mizukage. Fermi... Sento dei passi... Sentenziai, portando le braccia ad impugnare le mie lame. Non volevo voltarmi.
    Sapevo che avrei visto i volti terrorizzati, ma non potevo permettere che anche loro cogliessero un cenno di esitazione dalla mia parte.
    Li avrei protetti, come tutti gli altri.
    Come Lei...
    M...Me... Le mani abbandonarono la presa. Gli occhi, incominciarono ad inumidirsi. N-non può essere... Feci un paio di passi in avanti, mentre Lei incominciava ad avvicinarsi a me più velocemente, finché non mi abbraccio. Le mie braccia strinsero il suo snello corpo, quasi con eccessiva forza, quasi a rendermi conto se fosse solo un sogno o un'allucinazione. Meika... Delle lacrime uscirono dai miei occhi, mentre la alzavo da terra e cercavo le sue labbra con le mie, così da avere una prova definitiva che quella fosse realtà.
    La baciai a lungo, intensamente, cancellando dalla mia mente Seinji Akuma, la guerra, la pestilenza, i morti.
    Perché sei qui? Vattene immediatamente! Kiri è stata attaccata. Stanno combattendo alle mura, ma anche il Villaggio non è sicuro. Devi andartene! Cercai di insistere, mentre la riportavo a terra dalle mie braccia. Parleremo più tardi... Ma ora, ti prego, devi andartene. Non posso combattere se non ti so al sicuro. Accarezzai la sua guancia, spostandogli i capelli dietro l'orecchio. Sei debole adesso... Cercai di convincerla, sebbene sapessi già per certo che non avrebbe abbandonato il mio capezzale.
    Difatti, gli occhi del clan Akuma incominciarono a squadrare l'ambiente attorno. Anche nel palazzo il silenzio e la morte regnavano sovrani.
    Tranne che per una figura.
    Sentii a malapena Meika iniziare la sua descrizione prima che si interrompesse, gelandosi sul posto. Meika, stai bene?! Chi c'è dentro il palazzo?! Ma il terrore prese conformazione fisica.
    Dalla stessa direzione da cui era arrivata Meika, un ragazzo con i suoi stessi occhi fece la sua comparsa.
    Poi durò tutto un istante.
    Il terrore sul suo viso, un sibilo nell'aria, la sua gamba che parve essere stata staccata di netto da un lampo, ed infine il suo volto.
    Il suo corpo, o quel poco che ne restava, ora giaceva a terra, in un lago di sangue. Vicino a lui, due lucenti daghe erano ora conficcate al suolo.
    Era durato tutto poco più che una frazione di secondo. Non le avevo neanche viste passare.
    Chi poteva esistere di così potente? Conoscevo bene Itai, ma quello non era nulla di paragonabile. Sembrava provenire da un altro mondo.
    Andate subito via. Tutti. Cercai di avere una voce ferma, anche se non seppi dire se ci fossi riuscito realmente. DUe di voi andranno al quartiere Kaguya e a quello Shinretsu. I restanti di voi passate da sud, lontani dall'ospedale, e andate al quartiere Hozuki. Dopo ancora a quello Kenkichi, quindi dai Kakita. Riferite a tutti la stessa cosa: I civili devono essere spostati verso la palude; terminate le operazioni di salvataggio, i Kaguya e gli Shinretsu devono muoversi verso le mura per dare manforte ai difensori. Dite agli Shinretsu di provare ad attaccare le navi d'assedio. Abbattetele o conquistatele. I restanti tre clan falli radunare davanti al quartiere Hozuki. Non devono permettere ai soldati all'ospedale di entrare nel Villaggio. Sono stato chiaro? Cercai lo sguardo, terrorizzato, di tutto il mio team. Andate. Diedi l'ordine, attendendo la loro veloce ritirata.

    Camminai lentamente verso la grande fontana al centro della piazza, a circa 20 metri dall'ingresso del palazzo dell'Amministrazione. Meika... Vai via, per favore... Io... Starò bene... Entrai nella fontana, immergendo gran parte del mio corpo, mentre estraevo le mie due spade, conficcandole nella pietra dinanzi a me. Qualsiasi demone ci sia lì dentro... Io non mi sposterò... Le mani, poggiate sulle ginocchia, tremavano. Ma tu devi andartene... Mettiti in salvo... Sei un medico, hanno bisogno di te. Io... Va bene così... Nella mia mente tornò come una fiamma vivo il ricordo di noi due, sotto una montagna di ghiaccio, a Genosha. Eravamo anche in quell'occasione quasi morti, ma felici. E Lei, adesso, stava bene. Gli sorrisi. Sto bene.
     
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