Al Tempio della Nebbia - La Settima Riunione di KiriAmministrativo

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  1. -Max
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    La Settima Riunione di Kiri
    II



    Si dice che alcuni passi siano molto più pesanti rispetto al normale. Sebbene leggeri, per le mere leggi della fisica, il loro rumore rimbomba come un colpo di pistola e catalizza l'attenzione degli astanti all'istante, costringendoli persino contro la loro volontà a voltare il capo verso chi giungeva.
    Non è chiarissimo da cosa dipenda; un po' dall'importanza che il sopraggiungente ha nel contesto della scena, un po' da quanto è inatteso il suo arrivo.
    Io ero inatteso. Molto. Del resto un Daimyo corrotto aveva annunciato a Kiri la mia scomparsa/partenza nella certezza che l'agguato avesse successo, mentre contemporaneamente appuntava un nuovo Mizukage. Chi si sarebbe aspettato un mio ritorno? Forse solo Ayame, alla quale avevo inviato un messaggio prima che la riunione iniziasse.
    Yogan planò verso il Villaggio ad una velocità folle, arrestandosi a dieci metri dal suolo, incombendo sulla folla che sollevò lo sguardo forse preoccupata dal fatto che si potesse trattare di un nuovo assalto. I loro visi si rilassarono, colti dal sollievo di notare che quel drago aveva le scaglie rosse.
    Tutto a Kiri conoscevano Yogan ormai.

    E così saltai, atterrando, e nel farlo tutta l'attenzione fu spostata su di me. Tutti quanti i miei compaesani conoscevano la mia calma, la mia tranquillità ed il mio spirito diplomatico. Sapevano che ero pronto ad ascoltare tanto quanto a sporcarmi le mani e questo sebbene avesse diminuito il timore dei Kiriani (e non solo) verso di me mi aveva fatto conquistare più affetto ed alleanze di quanto l'arroganza avesse mai fatto prima.
    In quel momento però era diverso. Qualcosa attorno a me sembrava atterrire le persone che fecero un passo indietro mentre camminavo. I segni della battaglia su di me erano evidenti, in molti si stavano chiedendo cosa fosse successo. Anche io.
    Perché il mio villaggio era in fiamme?
    Mi guardai attorno, notando case che bruciavano, fumo che si alzava in nere colonne. Molti si affannavano a cercare qualcuno, i propri cari, altri a trasportare oggetti e secchi di acqua.

    KYOTA! una voce catturò la mia attenzione. Era una voce straziante di una donna che urlava al proprio figlio che si trovava intrappolato sotto un cumulo di macerie. Un edificio di fianco era in fiamme ed il tetto in legno, con le travi consumate dal fuoco, minacciava di seppellire Kyota per sempre.
    Senza dire una parola scattai, scomparendo dalla vista di coloro che mi avevano visto atterrare e fui lì. Il chakra di Chomei mi avvolse all'istante ed una Coda di Chakra andò a far crollare il tetto su se stesso, mentre l'altra rimuoveva parte delle macerie franate sul piccolo Kyota che, tossendo, ne uscì.
    Mizukage-sama...
    Sono tornato. Dissi solo, mentre una piccola folla si riuniva attorno a me. Chiamatemi Akira Hozuki, Asmodai Akuma e Keiji Kagome. Fate girare la voce.
    Un uomo, uno dei chunin che aveva assistito alla riunione, fece per parlare, ma fu interrotto.



    Itai!
    La voce di Ayame giunse alle mie orecchie e per me fu un sollievo tremendo. La donna uscì dalla folla, lanciandosi su di me davanti gli occhi di tutti, senza preoccuparsi che tutti vedessero. Ed io, con altrettanto menefreghismo la strinsi saldamente a me.
    Che sollievo... Le bambine? Natsu? Chiesi. Lei si staccò da me. Aveva il viso sporco di cenere, i capelli scompigliati. Aveva indossato vestiti che non le vedevo indossare da prima della nascita di Jukyu e Nana.
    Stanno bene, ho lasciato Jukyu e Nana con Natsu mentre davo una mano con gli incendi. Itai... Cosa è successo?
    Ti spiegherò tutto, ma dopo. Ora devo capire io cosa è successo qui. Le accarezzai il viso con un dito e lei annuì.
    Continuerò ad aiutare a spegnere gli incendi. Natsu starà bene, è con Nana che si occupa di lui per un po' e Jukyu che li protegge.
    Non sapevo se essere orgoglioso o preoccupato del fatto che le mie primogenite fossero così affidabili. Rimanevano pur sempre bambine, ma sapevo che Nana era abbastanza tranquilla, adorava Natsu e Jukyu avrebbe trovato Ayame in un batter d'occhio se fosse stato necessario. Sapevo che se avessi detto ad Ayame che era meglio tornasse a casa mi avrebbe tirato uno schiaffo in faccia. Non potevo far nulla per farle cambiare idea, non quando aveva quello sguardo sul viso.
    Allora? Chiamatemi chi vi ho detto.
    Nelle vicinanze c'erano Kyodai Terumi e chi, degli altri, era vicino a lui. Non avevo notato nessuno, ma perché non mi ero soffermato sui visi della gente attorno a me. Ma tutta la gente attorno a me avrebbe potuto percepire la mia tensione e la mia rabbia.
    Il Mizukage era tornato ed avrebbe protetto il Villaggio.
    Sopratutto, gli avrebbe dato giustizia.
     
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