Al Tempio della Nebbia - La Settima Riunione di KiriAmministrativo

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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    La Settima Riunione di Kiri
    II



    Si dice che alcuni passi siano molto più pesanti rispetto al normale. Sebbene leggeri, per le mere leggi della fisica, il loro rumore rimbomba come un colpo di pistola e catalizza l'attenzione degli astanti all'istante, costringendoli persino contro la loro volontà a voltare il capo verso chi giungeva.
    Non è chiarissimo da cosa dipenda; un po' dall'importanza che il sopraggiungente ha nel contesto della scena, un po' da quanto è inatteso il suo arrivo.
    Io ero inatteso. Molto. Del resto un Daimyo corrotto aveva annunciato a Kiri la mia scomparsa/partenza nella certezza che l'agguato avesse successo, mentre contemporaneamente appuntava un nuovo Mizukage. Chi si sarebbe aspettato un mio ritorno? Forse solo Ayame, alla quale avevo inviato un messaggio prima che la riunione iniziasse.
    Yogan planò verso il Villaggio ad una velocità folle, arrestandosi a dieci metri dal suolo, incombendo sulla folla che sollevò lo sguardo forse preoccupata dal fatto che si potesse trattare di un nuovo assalto. I loro visi si rilassarono, colti dal sollievo di notare che quel drago aveva le scaglie rosse.
    Tutto a Kiri conoscevano Yogan ormai.

    E così saltai, atterrando, e nel farlo tutta l'attenzione fu spostata su di me. Tutti quanti i miei compaesani conoscevano la mia calma, la mia tranquillità ed il mio spirito diplomatico. Sapevano che ero pronto ad ascoltare tanto quanto a sporcarmi le mani e questo sebbene avesse diminuito il timore dei Kiriani (e non solo) verso di me mi aveva fatto conquistare più affetto ed alleanze di quanto l'arroganza avesse mai fatto prima.
    In quel momento però era diverso. Qualcosa attorno a me sembrava atterrire le persone che fecero un passo indietro mentre camminavo. I segni della battaglia su di me erano evidenti, in molti si stavano chiedendo cosa fosse successo. Anche io.
    Perché il mio villaggio era in fiamme?
    Mi guardai attorno, notando case che bruciavano, fumo che si alzava in nere colonne. Molti si affannavano a cercare qualcuno, i propri cari, altri a trasportare oggetti e secchi di acqua.

    KYOTA! una voce catturò la mia attenzione. Era una voce straziante di una donna che urlava al proprio figlio che si trovava intrappolato sotto un cumulo di macerie. Un edificio di fianco era in fiamme ed il tetto in legno, con le travi consumate dal fuoco, minacciava di seppellire Kyota per sempre.
    Senza dire una parola scattai, scomparendo dalla vista di coloro che mi avevano visto atterrare e fui lì. Il chakra di Chomei mi avvolse all'istante ed una Coda di Chakra andò a far crollare il tetto su se stesso, mentre l'altra rimuoveva parte delle macerie franate sul piccolo Kyota che, tossendo, ne uscì.
    Mizukage-sama...
    Sono tornato. Dissi solo, mentre una piccola folla si riuniva attorno a me. Chiamatemi Akira Hozuki, Asmodai Akuma e Keiji Kagome. Fate girare la voce.
    Un uomo, uno dei chunin che aveva assistito alla riunione, fece per parlare, ma fu interrotto.



    Itai!
    La voce di Ayame giunse alle mie orecchie e per me fu un sollievo tremendo. La donna uscì dalla folla, lanciandosi su di me davanti gli occhi di tutti, senza preoccuparsi che tutti vedessero. Ed io, con altrettanto menefreghismo la strinsi saldamente a me.
    Che sollievo... Le bambine? Natsu? Chiesi. Lei si staccò da me. Aveva il viso sporco di cenere, i capelli scompigliati. Aveva indossato vestiti che non le vedevo indossare da prima della nascita di Jukyu e Nana.
    Stanno bene, ho lasciato Jukyu e Nana con Natsu mentre davo una mano con gli incendi. Itai... Cosa è successo?
    Ti spiegherò tutto, ma dopo. Ora devo capire io cosa è successo qui. Le accarezzai il viso con un dito e lei annuì.
    Continuerò ad aiutare a spegnere gli incendi. Natsu starà bene, è con Nana che si occupa di lui per un po' e Jukyu che li protegge.
    Non sapevo se essere orgoglioso o preoccupato del fatto che le mie primogenite fossero così affidabili. Rimanevano pur sempre bambine, ma sapevo che Nana era abbastanza tranquilla, adorava Natsu e Jukyu avrebbe trovato Ayame in un batter d'occhio se fosse stato necessario. Sapevo che se avessi detto ad Ayame che era meglio tornasse a casa mi avrebbe tirato uno schiaffo in faccia. Non potevo far nulla per farle cambiare idea, non quando aveva quello sguardo sul viso.
    Allora? Chiamatemi chi vi ho detto.
    Nelle vicinanze c'erano Kyodai Terumi e chi, degli altri, era vicino a lui. Non avevo notato nessuno, ma perché non mi ero soffermato sui visi della gente attorno a me. Ma tutta la gente attorno a me avrebbe potuto percepire la mia tensione e la mia rabbia.
    Il Mizukage era tornato ed avrebbe protetto il Villaggio.
    Sopratutto, gli avrebbe dato giustizia.
     
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  2. Roroo
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    Pensato
    Parlato



    L'arrivo di Itai Nara

    Villaggio della Nebbia pt. V





    Si fiondò alla sua massima velocità in direzione del Tempio.
    L'odore pungente del fumo lo costrinse a trattenere il respiro.
    In lontananza i suoi occhi riuscirono a scorgere i contorni di un'enorme creatura.
    Non pensò fosse un nemico bensì l'evocazione di un Chunin nel team di Keiji o Ryuu.

    Una balena... Il fumo si era diradato abbastanza da permettere al Terumi di scorgere sopra al cetaceo un uomo di circa cinquant'anni, senza un arto e con una benda nera a coprire un occhio mancante.
    Vennero informati da quest'ultimo di un Genin che stava trasportando un altro ninja verso l'ospedale, dove presumibilmente sarebbe stato costruito subito il campo di soccorso.
    Qualcosa si mosse alla sua destra, nella direzione opposta alla posizione del marinaio.

    Non fu il solo ad accorgersi di una seconda presenza.
    A una cinquantina di metri, apparve per alcuni secondi un uomo semi-nudo in sella a un cane o a una capra.
    Il Terumi riuscì a scorgere con esattezza un bastone e dei vestiti sporgenti, simili a quelli posseduti da Keiji.
    Saettò verso lo sciamano, tentando di fermarlo, ma le ferite e le ustioni lo fecero crollare in ginocchio dopo qualche metro.
    È Sanjuro... Rivelò uno degli esperti di ninjutsu che aveva combattuto affianco del Terumi.
    Un kiriano alquanto strambo ma fedele a Kiri. Direi di concentrarci qui. Kodai annuì, alzandosi a fatica.

    Okay, prendiamoci cura dei feriti.

    [...]



    Si ritrovarono tutti all'ospedale.
    Kodai apparve ai superstiti dopo venticinque minuti dalla serie di esplosioni, con l'abito sgualcito e i capelli arruffati, grigi a causa della polvere depositata su di essi.
    Senza l'adrenalina in circolo nel suo corpo, il dolore si era fatto più intenso.
    Avanzò verso l'ospedale a denti stretti, dribblando sia ninja sia semplici cittadini, molti dei quali in lacrime.
    Aveva intenzione di alimentare il desiderio di vendetta dandole in pasto il panorama più shockante: l'ospedale completamente raso al suolo.
    Persino le fondamenta erano scomparse, come se non fossero mai esistite. Molti dei cadaveri erano stati portati via, ma l'odore del sangue era ancora così intenso da farlo star male.
    Si sentì osservato alle spalle.
    Alcuni ninja del clan Terumi lo avevano riconosciuto ed erano avanzati di soppiatto. Erano così abituati a vederlo sorridere e festeggiare che si stavano interrogando se fosse veramente lui.
    Kodai li lasciò fare.

    L'unico Terumi che ha incrociato le lame con questi bastardi Qualcuno aveva informato Kazan, l'attuale Capoclan, della presenza del suo fratellino.
    Lo aveva udito alle sue spalle, riconoscendolo dalla cadenza dei suoi passi. C'era tristezza nella sua voce.
    Avrei voluto veramente essere al tuo fianco...come ai vecchi tempi. Ti ringrazio per aver reso onore al clan... Non ci fu alcuna reazione nell'espressione del Chunin. In un' altra occasione il suo cuore si sarebbe riempito d'orgoglio, invitando tutti a festeggiare.
    Pagheranno per aver fatto questo.
    Rimasero lì per ben tre minuti, in silenzio, ciascuno raccolto nei suoi pensieri.
    È giunto il Mizukage Kazan-sama. Sentì urlare alle sue spalle, insieme alle grida di gioia della folla lontana.
    Forse dovresti andare da lui. Si salutarono con un abbraccio.

    Individuare la posizione di Itai non fu difficile. I sopravvissuti si erano radunati attorno alla sua figura.
    Ritornato al campo allestito per far fronte all'emergenza, Kodai si fece spazio tra i civili, stringendo i denti ogni qualvolta urtava qualcuno con le spalle.
    Si posizionò a qualche metro di distanza dal Mizukage per non disturbare l'incontro con la sua famiglia.
    Non aveva mai visto dal vivo sua moglie e le sue figlie.
    La signora era molto bella, ma anche Itai non era da meno. Pochi uomini possedevano un viso e uno sguardo magnetico come quello del Mizukage. Kodai era uno di questi e a differenza del primo, il Terumi aveva intenzione di divertirsi ancora a lungo, fino a quando la sua bellezza e la sua ricchezza glielo avrebbero permesso.

    CITAZIONE
    Allora? Chiamatemi chi vi ho detto.

    Si fece avanti, zoppicando.
    Mizukage-sama. Prese fiato, abbassando lievemente il capo in segno di rispetto. Siamo stati attaccati da guerrieri che personalmente non avevo mai visto prima.
    Avevano uno stemma rosso e oro, con un Oni al centro. Non avevano chakra, bensì una forma di energia alquanto strana, mai percepita prima di oggi dal sottoscritto. Mi sono unito ai ninja presenti nella riunione tenutasi nel Tempio appena siamo stati attaccati.
    Keiji è con Sanjuro mentre Ryuu è su qualche barella, fuori pericolo.
    Si era informato sulla condizione di salute del ragazzo.
    Insieme ad altri ninja abbiamo sbarrato la strada ai nemici a Nord. Hanno attaccato da più ... Si fermò.
    I civili erano tutti in ascolto.
    Puntò nuovamente il suo sguardo stanco sul Mizukage.
    Ehm...mmh..forse...preferirei scendere nei dettagli in privata sede. Sono un po'...macabri. Sussurrò con la mano destra a coprire le sue labbra, incurante della rabbia ben visibile negli occhi del Mizukage.
    Manca ancora Akira Hozuki. Puntualizzò.
    Dovrebbe essere nei paraggi. Lui si era recato in Amministrazione.



     
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    Legenda:


    Narrato
    Parlato
    Parlato altri


    CAMPO MEDICO



    Nel posto in cui si trovava ora, Ryosei non aveva paura. La residenza di famiglia nel quartiere Kakita era il suo luogo sicuro, nella sua mente aveva solo ricordi piacevoli di lui che se ne stava sdraiato a scherzare insieme a suo fratello Yosuke, e così anche quel giorno; i due ridevano come matti ripensando all'ultimo scherzo che avevano fatto ai loro domestici. Ryosei riusciva a percepire l'intenso e gradevole odore del pranzo proveniente dalle cucine e non vedeva l'ora di abbuffarsi; dopotutto lui e suo fratello si erano allenati duramente tutta la mattinata e avevano consumato molte energie.
    Nel posto in cui si trovava ora, Ryosei non soffriva. Una volta tornato a casa dalle missioni e dagli allenamenti il Kakita si buttava tutto alle spalle e i dolori e le preoccupazioni sparivano. Purtroppo però Ryosei aveva imparato che esistono ferite tanto profonde da marchiare a vita le persone e tali da provocare un dolore che, anche se affievolito col tempo, resta per sempre vivo nella mente. Ryosei lo aveva imparato ma in quel momento non ricordava il perché e più si sforzava di ricordare, più le cose intorno a lui sembravano assumere un aspetto più tetro. Anche il volto di Yosuke sembrò improvvisamente più cupo, come se qualcosa lo turbasse.

    Yosuke ... che succede?
    Improvvisamente la casa iniziò a tremare; delle scosse violentissime stavano facendo crollare tutto ma Yosuke non si muoveva, se ne stava li immobile e Ryosei non poté far altro che afferrarlo per un braccio e portarlo fuori dalla tenuta, ma ciò che li aspettava fuori era anche peggio. Alte colonne di fiamme e fumo nero si ergevano da diverse zone del villaggio, la gente correva e gridava mentre continue esplosioni si succedevano in diversi punti del villaggio e sempre più vicino alla tenuta della famiglia di Ryosei e Yosuke
    Ma che ...
    Ryosei aveva una strana sensazione di Deja vu, adesso aveva paura, era confuso e non riusciva a muoversi. Si voltò verso la sua casa trovandosi faccia a faccia con Yosuke, il suo volto era imbrattato di sangue e Ryosei, impressionato da quella visione, non poté fare a meno di indietreggiare di scatto inciampando su un sasso e trovandosi a culo a terra. Yosuke lo stava fissando, il suo volto era ancora cupo come pochi istanti prima
    Avevi promesso che saresti diventato un grande shinobi, che il tuo nome sarebbe arrivato fino al luogo in cui riposava la mia anima e invece non sei riuscito neanche a salvare il villaggio, così come non sei riuscito a salvare me
    Ma io ...
    Saresti dovuto morire tu quella sera al porto, non io
    Sulle mura della tenuta Kakita era comparso il simbolo degli Oni, che alle parole di Yosuke iniziò a brillare di una intensa luce rossa. Ryosei non riuscì a muoversi e venne investito in pieno dalla violenta esplosione.
    AAAAAAAARGH!

    [...]

    Ryosei si svegliò improvvisamente e si ritrovò seduto sopra una barella da campo; ci mise diversi secondi a collegare le cose. L'ultima cosa che ricordava era che i loro nemici si erano fatti esplodere e che la violenta deflagrazione lo aveva coinvolto. Il Kakita era riuscito a voltarsi, ad accovacciarsi e a coprire la testa con le braccia, ma non sapeva quanto effettivamente le sue condizioni fossero gravi. Guardandosi intorno notò che si trovava in un ospedale da campo, probabilmente allestito di fretta e furia a causa del crollo dell'edificio originale che il Kakita stesso aveva notificato. Qualcuno doveva averlo portato in quel campo medico in cui il giovane studente era stato curato e fasciato. Le bende gli coprivano interamente il busto e le braccia e toccandosi la testa Ryosei constatò che la testa era rimasta illesa. Si guardò intorno in cerca di qualcuno che avesse potuto aiutarlo e provò ad attirare la sua attenzione. Se ci fosse riuscito il Kakita gli avrebbe detto

    Che è successo dopo l'esplosione ... che ne è stato dell'esercito nemico?



     
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    ehm...da qualche parte

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    Parlato Ryuu


    La settima riunione di Kiri

    Risveglio drastico


    Il respiro normale, le palpebre chiuse. Il Mizukiyo riprendeva lentamente e serenamente coscienza, risvegliato da una leggera brezza marina che gli accarezzava il viso ed un abbagliante luce bianca che quasi raggiunse le sue pupille coperte. Intorno a lui un silenzio assoluto, interrotto soltanto dallo scrosciare dell'acqua.
    Nonappena schiuse gli occhi, venne accecato dal bagliore bianco che lo sovrastava, e gli ci vollero parecchi secondi per far abituare gli occhi a quella luminosità immensa.
    Una sensazione strana lo assalì, un misto di ansia, preoccupazione e serenità per l'accettazione della verità che in fondo sapeva di conoscere.
    Sono morto?!
    Aiutandosi appoggiando le mani sulla nuda pietra, alzò la schiena da terra, e potè vedere l'immenso oceano blu davanti a lui, mosso leggermente dal vento, che portava piccole onde a schiantarsi sul duro scoglio sul quale si trovava.
    Rimase in silenzio, con la mente annebbiata da troppi pensieri, non stupendosi poi molto del suo trapasso. In fondo aveva usato tutte le sue forze per difendere gli altri genin, non preoccupandosi più di tanto della sua vita, e solo allora gli ultimi ricordi e sensazioni vennero a galla: gli angosciosi istanti prima del grande consumo di chakra per alzare il muro acquatico, il lancinante dolore al fianco e l'assordante boato che lo avvolse prima di perdere i sensi.
    In quei momento pensò a tutto quello che intanto era successo al suo villaggio ed ai suoi compaesani...Kiri era stata distrutta? L'esercito era stato respinto? L'unica cosa che poteva fare era starsene a riflettere su quello scoglio ed attendere che succedesse qualcosa.

    Hai finito con le cazzate?


    Una tremenda, familiare voce lo investì. La conosceva fin troppo bene e non riuscì a capire nè da dove provenisse, nè perchè riuscisse a sentirla, andando completamente in confusione.
    E tu che ci fai qui?!

    Sono qui sotto, idiota...


    Stavolta la direzione dalla quale proveniva fu molto più chiara, e lo costrinse a voltarsi, cosicchè il genin potè accorgersi del resto degli scogli alle sue spalle, scogli che conosceva molto bene e che nascondevano al centro l'entrata all'immensa caverna in cui riposava il Sanbi. Solo allora gli fu tutto chiaro, sentendosi sollevato ma anche imbarazzato dall'essersi soltanto ritrovato nel suo mondo interiore.
    ...oh...
    Era strano non ritrovarsi, all'improvviso, più morti, ma questo significava solo che Kiri era là fuori e aveva bisogno di aiuto, quindi dopo qualche secondo di esitazione, non poté trattenersi oltre e tornò nel mondo reale.

    Ancora una volta si ritrovò ad aprire gli occhi, ma ad attenderlo non c'era più quell'atmosfera rilassante, bensì un'aria appestata da un fetore nauseabondo e tante voci e urla confuse tutte intorno a lui, il tutto avvolto dalla sottile nebbia caratteristica del luogo. Voltò lo sguardo a destra e a manca prima di alzare la schiena con un colpo di reni e rendersi conto di ciò che lo circondava.
    Lo spettacolo raccapricciante al quale assistette lo lasciò sconvolto; sangue ovunque, edifici semi distrutti e gente disperata e in lacrime dovunque potesse posare gli occhi. Attorno alla barella sulla quale giaceva, vi era una marea di gente messa in condizioni molto peggiori rispetto alle sue, ed a quel punto si rese conto di essere stato fortunato, anche se non si spiegava il motivo per il quale non fosse rimasto coinvolto dalla tremenda esplosione in cui ricordava di essere stato coinvolto. Il suo corpo non aveva ferite gravi, nè ustioni, come potè constatare tastandosi busto e gambe.
    Accanto a lui vi era un giovane ninja dal volto familiare, probabilmente uno con cui aveva combattuto in prima linea nella battaglia, e quest'ultimo si sarebbe potuto accorgere della grande confusione e stupore del Mizukiyo nel guardarsi intorno. Dell'esercito nemico non sembrava esserci traccia, nè di agitazione per degli scontri in corso, quindi da quella specie di campo di pronto soccorso improvvisato, ricavato apparentemente dalle ceneri dell'ospedale, intuì che la situazione doveva essersi ristabilizzata, ma di certo non tornata alla normalità. Senza proferire parola, balzò dalla sua posizione e con pochi altri rapidi salti si diresse fuori da quella zona di dolore. Aggirò quel luogo e gli edifici attorno in cerca di ciò che davvero gli interessava al momento: sua nonna si sarebbe dovuta trovare nei paraggi, quel giorno, ed il terrore che fosse rimasta vittima dell'attacco lo pervase e gli impediva di ragionare lucidamente, costringendolo a vagare forsennatamente e senza una meta precisa.

    In breve si ritrovò nei pressi del luogo dov'era avvenuto il suo scontro, nel quale si accorse di un gruppo di persone riunite a parlare probabilmente dell'accaduto. Ryuu si fermò a pochi metri di distanza, cercando di capire cosa stesse succedendo, e fu in quel momento che si rese conto con chi stesse interloquiendo il suo amico Kodai, qualcuno che conosceva fin troppo bene.
    La vista del suo mizukage finì di scombussolare la sua mente. Solo a vederlo provò un senso di tranquillità e felicità, ma allo stesso tempo i suoi pensieri erano offuscati anche da tutto quello che era successo dalla sua partenza, a cominciare dal brutto sfogo che ebbe con il Sanbi. Non riusciva a credere che fosse tornato, anche perchè in fondo era stato detto dal Daimyo che non era chiaro quando questo sarebbe potuto succedere, tanto da richiedere la nomina di un nuovo kage. Un mizukage che aveva contribuito ad uccidere e tutto perchè il suo sensei aveva preferito partire all'improvviso, senza dire nulla e senza lasciare altre spiegazioni o una data imprecisa del suo rientro.
    Dopo essere rimasto immobile, con lo sguardo furibondo ed i pugni ben stretti, si mosse il più velocemente possibile verso di lui, e dopo aver balzato per scavalcare eventuali altre persone di mezzo ed arrivare all'altezza del suo volto, avrebbe caricato tutta la rabbia repressa nel pugno destro ed avrebbe rilasciato tutta la sua potenza facendo scontrare le sue nocche con la guancia sinistra del mizukage. [Slot Azione I]Considero l'impasto anche per la breve corsa
    Il genin sarebbe giunto dal fianco sinistro, per il mizukage, e quest'ultimo avrebbe potuto notare la furia del suo aggressore che gli veniva riversata contro, in quanto se il colpo fosse stato bloccato (da lui o un altro ninja) o schivato, il Mizukiyo non avrebbe atteso oltre, per cercare di colpirlo al ventre con un calcio (qual'ora avesse avuto libera una delle due gambe). [Slot Azione II, III]
    Che i colpi fossero andati a segno o meno, il genin avrebbe sentito le sue forze venire a mancare per l'incredibile sforzo fatto, cadendo affannato sulle sue ginocchia e contorcendo il viso in una piccola smorfia di dolore per il contraccolpo dell'eccessivo uso di chakra. Solo allora avrebbe guardato dritto negli occhi quallo che aveva sempre considerato il suo unico mizukage, e queti avrebbe potuto vedere come sul volto del suo aggressore non vi fosse la minima traccia di odio nei suoi confronti, ma un'espressione quasi di rimprovero e due lacrime che mal nascondevano la gioia di aver ritrovato il suo sensei, prima che gli quasi gridasse contro.

    E SI VA VIA COSì, SENZA SALUTARE?

     
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    La Settima Epidemica Riunione di Kiri

    VII



    Dopo un periodo imprecisato in cui il Kuro era sprofondato nel vuoto assoluto dei propri pensieri, esso stancamente e goffamente si trascinò in piedi dicendo:
    I prigionieri? All'ospedale...
    Subito si diresse verso l'ospedale al solo scopo di conoscere il destino dei prigionieri, percorse la distanza che lo separava dal suo obiettivo notando l'ulteriore aggravamento della situazione precedentemente vista: segni di esplosione quasi ovunque, resti umani bruciati e un fetore tremendo...Morti ovunque aggressori e difensori uniti in un abbraccio eterno e macabro...
    Giunto nel lungo in cui sorgeva l'ospedale gli fu chiaro l'accaduto: i prigionieri erano periti. Notò una piccola folla e decise di farsi largo in essa, riconobbe i 3 shinobi al centro: due reduci della battaglia e Itai Nara era tornato ma troppo tardi. Il Kuro si avvicinò al trio, con sguardo freddo e volto inespressivo e disse:
    Il daimyo è morto, Kiri è a pezzi, la popolazione decimata e gli invasori morti...Perché tutto questo? Abbiamo combattuto fino alla stremo per niente?


    Status Kitori Kuro Kenkichi
    Genin - Energia Verde
    Chakra: 100 Bassissimi;
    Vitalità: 30/48 Lievi;
    Energia Vitale: 102/120 Lievi;



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    Slot Difesa 1: -
    Slot Difesa 2: -
    Slot Difesa 3: -
    Slot Azione 1: -
    Slot Azione 2: -
    Slot Azione 3: -
    Slot tecnica 1: -
    Slot tecnica 2: -


     
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    La Settima Riunione di Kiri

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    Lasciai Meika ai suoi affari, con un sorriso agrodolce e senza nessuna risposta.
    Non avevo avuto il coraggio di dirglielo. Non che pensassi che potesse rimanere un segreto, probabilmente qualcuno già gli aveva raccontato tutta la storia, ma non ne avevo avuto il cuore, non dopo tutto ciò che aveva passato. La conoscevo, e sapevo benissimo come si sarebbe finita per addossare la colpa di tutto. Dell'epidemia, della morte di tante persone. Tutto sarebbe andato a pesare sulle sue spalle, ed io, per la prima volta, non sapevo se avrebbe condiviso con me quel fardello. O se io fossi riuscito a condividerlo con lei.
    I pensieri turbinavano nella mia mente mentre attraversavo a passo lento le strade disastrate del mio villaggio. Attorno a me tutti gli abitanti di Kiri si erano messi in moto: chi aiutava i feriti, chi domava gli ultimi incendi, chi estraeva i cadaveri dalla macerie. La macchina del villaggio aveva ripreso a ruotare, ma io che ruolo avevo avuto in tutto questo? Quasi senza accorgermene arrivai fin al palazzo dell'amministrazione. Salii le scale, le stesse che avevo percorso centinaia di volte, ma mai in quel luogo avevo sentito quel surreale silenzio. Seguii le tracce di sangue e spade per arrivare fino a dove c'era lui. Quell'essenza di morte che avevo sentito solo poco tempo prima e che, come per miracolo, si era estinta. Oltre ai cadaveri, nient'altro di lui era rimasto. Con gli occhi quasi persi nel vuoto tornai indietro, fino alle scale, e da lì salii fin nell'ufficio del Mizukage. La porta era aperta, ed una persona era in piedi di fronte alla finestra.
    Sapevo che saresti venuto qui. Quale posto migliore per riflettere di un ufficio senza un padrone? Un uomo di mezza età che indossava un elegante kimono color blu. Sulle spalle l'effige del clan Hozuki, in argento. Ryu, mio zio. Capoclan Hozuki. Ah, quindi adesso addirittura di avere un nipote? Che c'è? Eri preoccupato? Mi andai a sedere su una poltrona nel lato destro della stanza, dove il giorno precedente si era seduto il defunto Daymio. Preoccupato? No, mi sono finito di preoccupare per te da molto tempo, lo sai. Volevo sapere come stavi. Mi stizzii. Sto bene. Vidi il suo capo, ancora rivolta verso il mare, dissentire. Non credo. Rimase un attimo in silenzio. Il clan vuole sapere cosa è successo. Fino ad ora avevamo avuto Mizukage, folli omicidi, traditori, ma, beh... Un kagecida ci mancava. Loro si che sono preoccupati. Tsk. Non sento di dovermi giustificare con te, figuriamoci con il clan. Non si tratta di fare ciò che tu ritieni giusto fare, a volte si deve rispondere a qualcosa di superiore. Che sia un clan, un villaggio, un kage... Andassero all'inferno, tutti quanti. Se mi vogliono abbandonare, facciano pure. Ho fatto la cosa giusta. Per me, e per il villaggio. Risponderò delle mie azioni, se dovrò farlo. Adesso sto pensando soltanto a non far affondare Kiri. Non vorrei che per non far affondare Kiri, tu possa perdere te stesso nell'abisso. Sei solo un ragazzino. Lo stesso ragazzino svogliato che passava il suo tempo su un'amaca nel giardino di casa di mio fratello. Potrai essere diventato un discreto ninja, aver ottenuto la fiducia di Itai Nara, essere diventato capo delle squadre speciali... Ma rimani un ragazzino. Fottiti Ryu! Gridai. Non venire qui a farmi prediche! Sono stanco delle tue stronzate, non sono più un ragazzino. Cercai di recuperare la calma. Non ho bisogno di te, non ho bisogno del clan. Non ho bisogno di nessuno... Tutti abbiamo bisogno di qualcuno. Mio fratello aveva tua madre. Io ho il clan. Tu, adesso, chi avrai? Seinji Akuma andava fermato. Era un folle, e chi era presente alla riunione lo potrà testimoniare. Se così non verrà giudicato, sono pronto a lasciare il villaggio... Ma voglia assicurarmi che ci sia qualcosa da abbandonare. Smettila di fare l'uomo. Kiri esiste da prima di te, e continuerà a prosperare anche senza Akira Hozuki. C'è qualcosa di più importante adesso. Più importante di te, di Seinji Akuma e anche della tua amichetta. I miei occhi si infiammarono. Non erano banditi da quattro soldi. Erano soldati preparati. Ed un attacco del genere non si improvvisa. C'è qualcuno che sta cospirando contro Kiri, da tempo. Ed è qualcuno che sa molte cose su questo villaggio. Quel qualcuno va fermato. E' proprio quello che intendo fare, mentre te e il clan vi divertite ad affibbiare colpe per rimanere puliti da questa storia. Mi alzai dalla sedia. Domani partirò per il palazzo del Daymio. Qualcuno dovrà darmi delle risposte. Ryu sghignazzò. Dopo quello che è successo, sarà un miracolo se arriverai vivo fino al portone di quel palazzo. Te lo sto ripetendo, Akira: se continui così, rimarrai solo. Chi è solo, fallisce. Tirai un pugno contro il muro, con tutte le mie forze, creando una poderosa crepa su di esso. Se non fossi stato un Hozuki, probabilmente mi sarei fratturato l'intera mano. E COSA DOVREI FARE ALLORA?! DIMMELO! FORZA! NON LO VEDI?! I miei occhi incominciarono ad inumidirsi. TUTTO IL MONDO VA A FUOCO! Lacrime incominciarono a scendere lungo le mie guance. IO CI STO PROVANDO! HO PROVATO A PROTEGGERE TUTTI! MA HO FALLITO! Tirai un ulteriore pugno al muro, questa volta quasi sfondandolo. Ho fallito... Restai con i pugno conficcato nella crepa del muro, ricominciando a respirare in modo affannato mentre le lacrime cadevano a terra. Non voglio più fallire. Io voglio... Diventare più forte, ma solo per proteggerli tutti. Non voglio che nessun innocente soffra ancora. Ma giuro che chiunque abbia permesso tutto questo... Morirà... La pagheranno, tutti. Strappai via le lacrime dalle guance con la mia mano. Non hai fallito... Ryu sorrise. Guarda... Kiri è ancora qui. Noi siamo ancora qui. E risorgeremo. Ma prima... Abbandonò il suo posto e si diresse verso di me, finché non poggiò la sua mano sulla mia spalla. Dovrai rimetterti in piedi, con le tue forze. Solo questo dovrai fare da solo. Dopo, non ti guardare indietro. Per tutto il resto, avrai bisogno di qualcuno. E' così che si cresce, ragazzino. Si diresse verso l'uscita. E ora? Dove stai andando? Ho sentito tutto quello che c'era bisogno di sentire, riferirò al consiglio. Ah... Mi guardò prima di varcare la soglia. Prima di andartene, anche te... Guarda dalla finestra. E sparì, inghiottito dalle scale.
    Mi avvicinai alla finestra, non capendo a cosa si riferisse. Un'ombra rossa nel cielo catturò la mia attenzione immediatamente. Fottuto bastardo... Voltai immediatamente le spalle a Yogan che planava verso il villaggio, mentre con un gran calcio spedivo la sedia di Itai Nara contro il muro, spaccandola.

    Uscito dal palazzo dell'amministrazione, la folla non rimase insensibile al ritorno di Itai Nara. La capra di Sanjuro sbucò dal flusso di persone, controcorrente. Che allo sciamano servisse la mia presenza? Akira-sama! E' Itai Nara! E' tornato! Vuole parlare subito con lei! La voce di uno dei genin che aveva combattuto per Kiri mi raggiunse dal clamore generale. Pff. Digli pure che se vuole parlarmi mi troverà alla palude. Facile venire a fare il turista adesso... E così, senza indugiare, incominciai a correre verso la casa dello sciamano di Kiri.
     
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    La Settima Riunione
    III



    Man mano che rimanevo fermo altra gente si avvicinò a me. Un chunin di Kiri mi informò brevemente della situazione, mentre un altro pensò bene di scoraggiarsi. Ma prima che potessi fare qualsiasi altra cosa su di me si abbatté Ryuu che, come una furia, sembrava essere decisamente colpito dalla mia breve partenza. Beh, il ragazzo ne aveva fatta di strada data la rapidità che impresse in quei movimenti. Lo conoscevo bene però, sapevo che stava facendo urlare i suoi muscoli... per quale ragione poi? A che serviva quella dimostrazione contorta di affetto e delusione?
    Ma ti prego Ryuu... mormorai. Avevo ancora in me il potere di Chomei ed il primo pugno lo schivai senza problemi ruotando il busto, lasciando che si perdesse nel vuoto [Difesa]Riflessi: 700+3 tacche (Demone) +5 tacche (Furia Demoniaca 0.75 Bassi)->900.
    Tra me e te... Allo stesso modo il calcio che giunse non andò mai a segno, schivato da un secondo balzello che mi portò fuori dalla portata dell'attacco ed il terzo invece lo incassai... forse. In realtà il mio chakra aveva appena reso duro come l'acciaio il mio addome e Ryuu avrebbe avuto la stessa spiacevole sensazione di prendere a calci un muro, solo che ne approfittai per allungare una mano e posarla sul suo petto, spingendolo a terra con il pieno delle mie forze [Difesa][Azione][Tecnica][S&M]Ninpou: Karada no Kyoka
    Villaggio: Specializzazione
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    L'utilizzatore è in grado di rinforzare una parte del suo corpo (un arto, busto o testa) con il chakra rendendole dure come l'acciaio. La porzione rinforzata avrà potenza migliorata pari a 50 per il primo attacco o difesa. La porzione rinforzata non apparirà mutata all'esterno, ma sarà considerata come ricoperta da un ninjutsu. La tecnica può essere mantenuta inutilizzata per massimo un round.
    Tipo: Ninjutsu
    (Livello: 3 / Consumo: Alto )
    [Da chunin in su]


    Tecnica Immobile [2]
    Talento: L'utilizzatore può eseguire una tecnica avanzata in subisci e mena o in azione d'opportunità; può essere utilizzata 1 volta ogni 2 round. Non è possibile sfruttare altre abilità 'Talento' in combinazione.


    Ninjutsu Inarrestabile [2]
    Speciale: L'utilizzatore può migliorare la potenza delle proprie ninjutsu: se potenziate con una qualsiasi abilità 'Talento', la potenza aumenta di 10.


    Forza: 700+3 tacche (Demone)
    Velocità: 775
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    ...C'è ancora un abisso. Persino per queste scenate. Ricorda, se vuoi prendere a pugni il Mizukage assicurati di farlo per una buona ragione. Parlavo per esperienza del resto.
    Io l'avevo fatto!

    Per niente dici? Dissi poi a quel ragazzo dopo che quella scena fu terminata. Avete difeso il Villaggio, come ti salta in mente di dire che tutto ciò è per niente? Kiri forse oggi sarà stata ferita, ma finché siamo vivi nessuno sforzo fatto per proteggerla sarà mai vano.
    Yogan, in forma umana, vicino a me si lanciò in avanti assumendo la sua forma draconica dopo un mio gesto.
    Se Akira non viene vorrà dire che andrò io da lui. Kyodai, tu vieni con me mi concentrai, subito dopo essere saltato su Yogan ed allargai le percezioni fino a trovare la fonte del chakra di Akira.
    Verso la palude dissi alla dragonessa la quale spiccò il volo, passando rapida sulle case, tagliando di fatti la strada ad Akira ed atterrando davanti la capanna dello sciamano pochi secondi prima dell'arrivo dell'Hozuki.
    Beh, la sua concezione di turismo doveva essere alquanto fraintesa. Ero tutt'altro che lindo e pulito. Il pantalone destro era squarciato e sporco di sangue ed in generale portavo i segno di una intensa battaglia.
    Mi costringerai ad insegnarti il buonsenso a pugni prima o poi. Se ti chiamo, tu arrivi e non mi importa se lo ritieni opportuno o meno. Dissi, ignaro di tutto il caos che era accaduto. Cosa diavolo ci fai qui? Sono andato a cercare una cura e tutto sembrava essere stato preparato per tendere una trappola a me ed al Villaggio contemporaneamente. Il Daimyo è corrotto e prima che i fuochi su Kiri si spengano devo capire se anche il suo erede ha deciso di seguire la strada del padre. Non ho idea di chi o cosa ci sia in quella capanna, ma dovrà aspettare.
    Mi avvicinai all'Hozuki, con lo sguardo infuocato e parecchio distante dalla mia solita calma.


    Dobbiamo andare ad assaltare il palazzo dei Daimyo. E questa cosa è decisamente contro la legge ma i Kami mi siano testimoni ucciderò tutta quella stirpe prima di permettere al Villaggio della Zanna di mettere le mani su Kiri.
    Il perdono e la pace erano precetti importanti, che seguivo con infinita pazienza ed orgoglio. Uno stile di vita che in tempi come questi era difficile portare avanti con coerenza. Ma non significava essere stupidi e mettere a repentaglio la vita di un intero Villaggio per la salvaguardia della famiglia del Daimyo.
    Se anche il figlio di lui era implicato nello stesso tradimento del padre allora non poteva salire al potere e se così non era avremmo dovuto estirpare qualsiasi possibile nicchia di traditore da quel palazzo finché non fossero rimasti solo coloro che erano fedeli al Paese dell'Acqua.
    Non avrei dato mai la fedeltà a gente controllata dagli stessi nemici che intendevano distruggere tutto ciò in cui credevo.
    E per questa cosa ho bisogno dell'uomo che ho scelto come capo delle Squadre Speciali. Muoviti. Poi potrai arrabbiarti per la mia breve assenza.

     
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    La Settima Riunione di Kiri

    XI


    Rapidamente cercai di raggiungere la palude, dimora dello sciamano più potente di Kiri - anche l'unico, d'altronde, n.d.a -, seguendo la stramba capra, amica e messaggera di Sanjuro.
    Per tutta Kiri nessuno sembrava avere tempo per l'autocommiserazione o la disperazione. Ognuno si impegnava assiduamente per aiutare chi ne aveva più bisogno. Malgrado tutto quello che era successo, anche se forse contro voglia, i ninja superstiti di Kiri si stavano prodigando intensamente per rimettere la Nebbia in piedi.
    Forse Ryu aveva ragione, alla fine: non avevo fallito.
    Quando la baracca di Sanjuro fece capolinea alla mia vista, l'ombra di Yogan sorvolò il terreno dinanzi a me. Pff. Sbuffai, rallentando il passo e alzando la testa al cielo, quando Itai Nara sbalzò dalla dragonessa per atterrare a pochi metri da me, stringendo ancora la distanza con lo stesso sguardo che lui avrebbe potuto vedere nei miei occhi.
    Convinzione.
    Forza.
    Rabbia.
    Fottiti Itai. Veramente? Una trappola? Sei un genio. Ora capisco perché sei kage. Esclamai, avvicinando alla sua figura fino ad incutere quasi minacciosamente sul suo viso, guardandolo fisso negli occhi. Il Daimyo è morto. Sono state le sue stesse guardie ad ucciderlo. Le stesse che mi hanno impresso un sigillo sul mio corpo. Esclamai, mentre Itai nominava la Zanna. Quindi sono ninja della Zanna? Il Daimyo era controllato dalla fottuta Zanna?! Urlai, mentre tutto appariva più chiaro e maledettamente più oscuro. Fai scendere quel serpente sputa fiamme e muoviamoci. Esclamai, gelido, mentre stringevo i pugni. Ti prenderò a schiaffi più tardi. Continuai, mentre già lo precedevo, saltando sul dorso di Yogan. Sapranno che stiamo per arrivare. Sono marchiato... Mi sedetti a gambe incrociate. Meglio. Cercai i miei tonici nella tasca del mio giubbotto, per poi incominciare a masticarli. Seinji Akuma è morto. Sentenziai. Sono stato io. Sembrava stessi raccontando una frivolezza per quanto il mio tono fosse neutro. Quell'idiota del Daimyo lo aveva nominato kage, dopo avermi minacciato e accusato di aver avuto intenzione di vendere Ryuu e il Sanbi ai nemici di Kiri... Sapeva che la scelta non avrebbe fatto altro che creare caos per tutta Kiri. Era impazzito, di nuovo... Ha cercato di uccidere tutti i presenti alla riunione con uno dei suoi jutsu. Io, Keiji e anche Ryuu siamo dovuti intervenire... Lo scontro era iniziato con me, poi tutto è crollato in pochi momenti. Sospirai, prendendo fiato. L'ennesimo errore di Seinji Akuma. Un ninja che ha avuto troppe occasioni. E l'ha sprecate tutte. Guardai Itai. Almeno adesso non commetterà più errori. Sapevo di aver agito inizialmente per miei fini, quasi egoistici, ma avevo fatto la cosa giusta, alla fine. Quando questa storia sarà finita, eventualmente ne riparleremo. Mi sdraiai sulle scarlatte scaglie del drago. Fammi riposare un po' adesso... Sono... Stanco... E il viaggio sarà breve...
    Così, con gli occhi chiusi, cercai di eliminare ogni pensiero dalla testa, mentre il vento fischiava nelle mie orecchie.
     
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