Verso il D.E.S.E.R.T.

Atto V
L'Apprendimento †

Non mi aspettavo quel tatto da Hoshikuzu: era un tipo eccentrico, davvero strano, eppure si era dimostrato capace di leggere tra le righe del mio comportamento. Mi porse una maschera prima di chiedermi l'elmo e poi uscì dalla stanza. Ne fui colpito e lo ammirai sinceramente per l'uomo che era, prima che per il ninja o l'inventore.
Portai le mani alle estremità del mio casco, e premetti i due pulsanti che lo tenevano sigillato. Un leggero sibilo anticipò il distaccamento della placca sottostante. Poggiai il pesante oggetto sul tavolo mentre fissavo la maschera al volto. Portai poi le mani al petto per comporre i sigilli necessari alla tecnica della trasformazione e resi quella maschera nient'altro che una copia di chakra del mio elmo.
Ti ringrazio. Dissi atono, mentre, uscendo dalla stanza e richiudendo la porta alle mie spalle, porgevo l'elmo dell'Inquisitore al Rosso. Fammi strada.
Scendemmo molti piani in quel gigantesco laboratorio e ci arrestammo soltanto quando giungemmo in quella che pareva a tutti gli effetti essere una fucina. Ma un prerequisito minimo per lavorare qui dentro, Hoshikuzu, è l'essere una donna attraente? Chiesi mentre ancora eravamo lontani dalla persona da cui evidentemente ci stavamo dirigendo. Quando vidi che il sunese stava per presentarmi, la donna scattò ed urlò, ancora voltata, quasi come se riuscisse a vederci nonostante ci stesse dando le spalle. AH!!!.. fermo dove sei rosso.. fammi indovinare.. devo costruire o insegnare qualcosa di strano per il tuo amico e.. aspetta aspetta non dirmelo.. viene da Kiri!!! Parlando si voltò e la risposta del Chikuma mi lasciò piuttosto perplesso. Netsu!.. come diavolo fai a saperlo?!.. hai ideato un qualche marchingegno di preveggenza senza dirmi niente?!.. Vi sarà inutile ricordarvi che avevo il simbolo di Kiri inciso sul mio elmo ...
Comunque avevo appena appreso due cose: il nome della ragazza con cui avrei avuto a che fare e che non fossi stato l'unico kiriano di recente arrivo al D.E.S.E.R.T. Il mio nome è Kensei Hito, Netsu. Piacere di conoscerti. Dissi con tono piuttosto formale. Lasciai che il Rosso facesse le presentazioni per me mentre la meccanica esponeva piuttosto coloritamente le sue opinioni. Sembrava di essere all'interno di una di quelle commedie teatrali di stampo occidentale: mancavano soltanto le finte risa di sottofondo. Fui poi distratto dalla donna che mi chiese di seguirla. Risposi affermativamente con un cenno della testa. Ti sono ancora grato per l'ospitalità, Hoshikuzu. A dopo. Avrei detto, congedandomi dal padrone di casa. Ci inoltrammo in una stanza piena di stranezze come arti prensili del tutto poco umani o braccia a forma di cannone. La mia sete di conoscenza era il mio principale motore e per questo motivo mi persi nell'osservazione di quei peculiari utensili bellici: mentre mi immergevo in una conoscenza a me del tutto aliena, una domanda inaspettata ruppe l'atmosfera. Allora.. Kensei.. di un po’.. perché indossi quella maschera?!.. hai qualcosa da nascondere?!.. Stavo per rispondergli in malo modo ma la donna era evidentemente intenta in altro e non ebbi il tempo di controbattere prima che mi lanciasse contro una sequela di rotoli di carta. Hoshi ha detto che vuoi imparare.. e a me sta bene.. ma non tutti sono tagliati per questo genere di lavoro quindi cerchiamo subito di capire se tu lo sei o no.. innanzi tutto voglio capire se anche in te è presente la scintilla dell’inventore o se dietro a quella maschera si nasconde solo il volto di un guerriero capece solo di usare quello che gli viene detto di impugnare.. su forza apri! Non aveva torto: ero un guerriero ed ero uno dei più capaci ad impugnare ciò che mi veniva dato; ma ero anche molto di più e quella era una delle tante occasioni in mio possesso per dimostrarlo.
Tra la risma di fogli in cui ero sommerso, dopo una rapida occhiata, tre sembravano essere quelli cui tutti gli altri facevano riferimento: una sorta di lama per gambe, dei ditali perforanti e delle gambe munite di pistoni idraulici. Interessante ... sussurrai, mentre cercavo di rimettere a posto i fogli. Netsu chiamai la ragazza per quanto riguarda questo progetto, avrei una idea interessante. Potremmo inserire una lama snodabile al posto della tibia che può essere controllata attraverso il chakra: può fuoriuscire sia in avanti che indietro, aumentando l'effetto sorpresa. La lama deve essere snodabile in più punti di modo che possa essere utilizzata anche per conficcarsi in particolari terreni senza dover ricorrere al chakra adesivo. Indicai poi due punti sui progetti. Potremmo mettere un canale per il trasporto del chakra qui e qui e, se siamo abbastanza bravi ... presi il progetto delle gambe dotate di pistoni Potremmo inserire dei mini pistoni idraulici, proprio come questo. Spostai definitivamente il primo progetto per concentrarmi su quest'ultimo. Avendo a disposizione invece l'intera gamba, il pistone idraulico potrebbe avere più funzioni. Iniziai ad indicare diversi percorsi nella protesi. Ovviamente non solo quello dell'attutire le cadute ma magari anche quello di potenziare i salti, similmente a quanto siamo capaci di fare attraverso il chakra. Inoltre potremmo utilizzarli anche per aumentare la lunghezza dell'arto stesso, giusto per sfruttare l'effetto sorpresa. Certo, quest'ultima opzione esporrebbe il pistone e quindi renderebbe più fragile la protesi ma ... bhè, possiamo ancora lavorarci. Presi poi l'ultimo progetto, quello dei ditali. Si potrebbe fare qualcosa di simile anche con questi ditali. Prima di tutto, renderli delle effettive protesi-falangi, magari lanciabili attraverso l'utilizzo dal chakra oppure attraverso l'ausilio di piccole corde. Quest'ultimo utilizzo sarebbe decisamente più tattico e meno offensivo, esponendo, come l'idea della gamba allungabile, la protesi a delle fragilità strutturali. Comunque sono anche questa un'ottima arma segreta, se poste invisibili nelle mani di soldati. Guardai la donna soddisfatto. Se mi allunghi qualche attrezzo, posso provare a costruire qualcosa. E se lo avesse fatto, nel giro di circa un'ora, sarei tornato con tre protesi da sottoporle.