Un caso di trent'anni faFree per Shinichi e Genjo

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    Un caso di trent'anni fa


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    È una giornata bollente a Suna, nulla di strano fin qui, e sono impegnato a riparare dei pannelli di legno che fungono da ancoraggio per delle tende, sono stati danneggiati dopo la tempesta di qualche giorno prima. Il proprietario mi si avvicina e riconoscente mi offre una limonata.
    Ottimo lavoro Genjo!
    L’accetto volentieri, il lavoro ed il caldo insieme sono tremendi e le mie labbra secche reclamano un sorso della bevanda fresca. Il gusto, lievemente aromatizzato alla menta, mi riporta alla mente il ricordo di mio padre adottivo, lui ne andava talmente pazzo che non riesco quasi più a tollerarne il sapore.

    Sono diventato un ninja di Suna ormai da un mese, non tanto per fama, denaro o sete di potere, ma per capire la verità sull’uomo che mi ha cresciuto e sulle mie origini. Eppure qualcosa mi ha distolto dall’obiettivo, i piccoli lavoretti, lo studio, gli addestramenti, sono stato piano piano risucchiato dalla ruotine e quello che prima era il mio scopo si è piano piano trasformato in un rumore di fondo. Non dico di essermi dimenticato di come mio "padre" sia stato rapito e il gruppo di cui facevo parte massacrato, dico che forse per evitare di soffrire ho semplicemente, evitato di ricordarlo.
    Forse sarei potuto diventare davvero un ninja di Suna, prodigarmi per i più deboli del villaggio, aiutare i miei compagni, combattere i nemici della sabbia... se non fosse stato per quella limonata.

    Stringo il bicchiere fino a farmi sbiancare le dita per la rabbia, gli occhi persi nel vuoto. L’uomo mi chiede se sto bene. No. Non sto bene. Non è bello venire a sapere che sei quasi stato la cavia da laboratorio di qualcuno, che poi solo i Kami sanno cosa voleva dire Jiro quella volta.
    Assurdo pensare che a trent’anni suonati mi ritrovi a a chiedermi chi io sia e quali siano le mie origini. Prima non mi è mai importato, la storiella che mi aveva raccontato Jiro mi bastava, avevo i miei amici, la mia vita, ma ora cosa mi restava? Solo domande.
    Si, mi scusi, non mi sento bene. Credo che così possa reggere, le auguro buona giornata, contatti l’amministrazione se ci fossero altri problemi.
    Quindi mi incammino verso casa, deciso a recuperare il tempo perso.

    [...]


    Sapevo di averlo messo da qualche parte, c'è un'agenzia investigativa a Suna, è gestita da un Chunin, probabilmente potrebbe aiutarmi a trovare qualche informazione con discrezione. Mi faccio un giro all'indirizzo segnato, l'agenzia è stata sostituita da un laboratorio di un artigiano. L'ultima possibilità rimasta è di dirigersi verso la zona clan e chiedere.
    Per fortuna questo Shinichi sembra essere conosciuto, mi indirizzano verso la sua posizione. Spero che sia da solo.
    Trovandomi di fronte a Shinichi, mi piego in un inchino leggermente più profondo di quello che uso solitamente, gli riconosco un grado superiore al mio.
    Scusatemi se vi disturbo, ma vorrei proporvi un'indagine interessante che mi riguarda in prima persona, magari in privato. Forse non mi conoscerete, sono l'ultima ruota del carro qui a Suna... sono Genjo Sabita. Shinici Kurogane, la vostra fama vi precede, avrei bisogno delle vostre capacità deduttive... dovrebbe essere arrivata voce al villaggio di una compagnia di cacciatori di tesori che è stata completamente sterminata, fatta eccezione per il loro capo, Jiro Sabita. Vorrei il suo aiuto per capire chi manderebbe quattro shinobi ben addestrati a rapire il capo di un gruppo del genere facendo domande su esperimenti di almeno trent'anni prima...
    Ora non rimaneva che Shinichi accettasse l'incarico, era sicuramente il mezzo più veloce per trovare risposte, l'alternativa era diventare Kazekage, ma mi ci sarebbe voluto più di qualche mese.
     
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    Post Primo



    Ah si, guarda, è la che gioca con suo figlio più piccolo

    Con queste parole uno dei Kurogane avrebbe indicato a Genjo Sabita la mia posizione. Fin da li si poteva vedere una persona che lanciava in aria qualcosa e poi lo riacchiappava al volo. Ancora. E ancora una volta.

    Avvicinandosi avrebbe compreso che quella non era una cosa, ma un bambino.

    Più in alto papà, più in alto!

    Un altro lancio ancora e lo afferro con entrambe le mani.
    Yata ride, i capelli scuri lasciati lunghi ondeggiano al vento. A cinque anni ancora non si rende conto del pericolo che corre a essere lanciato a svariati metri di altezza.

    Ancora papà, ancora!

    Lo poso a terra. Adesso basta Yata, ti sei già divertito troppo.

    Quello scambio non avrebbe lasciato molti dubbi al giovane studente: quello era proprio lo shinobi che stava cercando.

    Mi volto verso di lui, ci scambiamo un incrocio di sguardi e lui si inchina. Riconosco le movenze prima ancora delle parole: è qui perché ha bisogno del mio aiuto. Il che significa… un caso.

    Scusatemi se vi disturbo, ma vorrei proporvi un'indagine interessante che mi riguarda in prima persona, magari in privato. Forse non mi conoscerete, sono l'ultima ruota del carro qui a Suna... sono Genjo Sabita. Shinici Kurogane, la vostra fama vi precede, avrei bisogno delle vostre capacità deduttive... dovrebbe essere arrivata voce al villaggio di una compagnia di cacciatori di tesori che è stata completamente sterminata, fatta eccezione per il loro capo, Jiro Sabita. Vorrei il suo aiuto per capire chi manderebbe quattro shinobi ben addestrati a rapire il capo di un gruppo del genere facendo domande su esperimenti di almeno trent'anni prima...

    Si, va bene, ma aspetta un attimo… dammi il tempo di capire la situazione non spiattellarmi tutto addosso
    così. Cerca di contenere i tuoi sproloqui in una ventina di parole, cazzo!

    Chi è questo buffo signore papà?

    Sospiro. Per fortuna che non c’è Miyako a casa, oggi. Una persona che ha bisogno dell’aiuto del papà. E cosa ti hanno insegnato mamma e papà?

    Si prende l’indice in bocca e volge lo sguardo al cielo. Che se qualcuno ha bisogno di aiuto bisogna darglielo?

    Bravo. E…?

    Apre la bocca, si è ricordato tutto. Ah già, e se non sei la mamma farti sempre pagare in anticipo!

    Gli spettino i capelli. Bravo Yata.

    Mi giro verso Genjo. Tirati su, Genjo, e vieni con noi. Dobbiamo parlare con calma.

    Se avesse tirato fuori l'argomento soldi avrei alzato l'indice della sinistra: Forse non ci siamo capiti. Non ho ancora accettato il caso. Prima mi esponi il caso, con calma, e solo dopo deciderò se averti come cliente.

    Mi faccio seguire fino a casa. Prima spolverati bene che non voglio che entri troppa sabbia in casa. Poi togliti le scarpe e lasciale li. Troverai delle comode pattine. Infine dovrai passare sotto un magnetizzatore.
    Mi raccomando, dopo esserti spolverato che ho pulito i filtri l’altro giorno.


    Apro la porta di casa. Se Genjo avesse avuto dei dubbi sulle operazioni da fare o l’ordine in cui eseguirle avrebbe potuto osservare me, o Yata. Prima avremmo sbattuto i mantelli da esterno, ripulendoli dal grosso della polvere e li avremmo appesi a degli appositi ganci. Poi ci saremmo spazzolati i capelli e i vestiti con delle grosse spazzole in setola sintetica. Ci togliamo le scarpe e indossiamo le pattine. Le mie sono nere, quelle di Yata hanno il disegno di un leone.

    Ci sarebbero stati diversi modelli per gli ospiti disponibili, in varie dimensioni e colori.

    Una volta sistemati saremmo passati attraverso un arco dorato che, grazie ai poteri di mia moglie (e di un nostro parete che aveva stretto un “patto” con Shukaku tempo addietro), era in grado di rimuovere tutta la sabbia dal corpo di una persona.

    Stiamo testando quest’apparecchio per rimuovere la sabbia.
    Se tutto va bene entro il prossimo anno dovremmo farlo uscire sul mercato.


    “Addio per sempre alla sabbia e alla polvere, con lo spolverino Kurogane!”

    Mi volto verso Genjo, mettendo una mano davanti alla bocca. Lo slogan è ancora un work in progress.

    Una volta sistemati avrei condotto Genjo verso la sala principale della dimora. L’elemento principale di casa mia, che poi aveva pensato Miyako a tutto, sono i tappeti. Numerosi tappeti ricamati ricoprono il pavimento e molti quadri di motivi diversi fanno lo stesso con i muri. Ha voluto organizzare ogni sala e corridoio con un tema preciso, chiaro solo nella sua testa, e ogni tanto decide di riorganizzare tutte le varie “esposizioni”. Un divertimento, per i ragazzi.

    Eseguo dei sigilli ormai familiari e da una nuvola di fumo esce un piccolo scorpione di colore giallastro.
    Otekko, lo scorpione di pirite.

    Buongiorno Sunagakure! Ehi, Yata, come stai?

    Yata si getta sullo scorpioncino prendendolo in braccio. Se ne approfitta perché tecnicamente avrei vietato a Otekko di reagire.
    Troppo forte, almeno.

    Faccio segno a Genjo si stare zitto mentre Yata si struscia sullo scorpione. Con la destra conto i secondi.

    Arrivati a cinque Otekko pizzica mio figlio che lo molla a terra Ahia!
    Siamo arrivati a cinque. Stai facendo progressi, Otekko.

    Yata mi mostra la mano dove Otekko lo ha pizzicato. È rosso ma non esce sangue. Guarda papà, mi ha
    fatto male! Devi punirlo!


    Lo scaccio con la mano. Tutta colpa tua, Yata. Ti abbiamo detto mille volte che non devi prenderlo in braccio. E ora… andate di la a giocare. Papà deve occuparsi di cose da grandi.
    Yata sbatte il piede. No, anch’io voglio fare le cose da grandi!

    Scuoto la testa e la spalle a braccia aperte. Ma se mi hai appena chiesto di punire Otekko per una punturina. E questa volta non ti ha neanche fatto sanguinare.
    Yata mette il broncio. Indico la porta che da al corridoio marino. Vai, subito. Il tono non ammette repliche.

    Yata abbassa la testa e si incammina verso la sua cameretta, seguito a ruota da Otekko.
    Conto su di te, compare.

    Lo scorpione si gira, alza la testa e porta la chela destra sopra gli occhi, in un saluto militare. Ci penso io, Shinichi!

    Accompagno Genjo dentro una stanza. Mancano gli onnipresenti tappeti e i muri sono tappezzati di librerie.
    C’è solo una scrivania, un paio di poltrone e un divano.
    Gli indico il divano. Accomodati pure, Genjo.

    Mi avvicino alla libreria che contiene i ritagli di giornale dei recenti fatti di cronaca. Dunque… se ho capito bene dei loschi figuri hanno attaccato la compagnia di cacciatori di tesori di tuo… padre? Fratello? Avete lo stesso cognome per cui penso siate imparentati, no?
    Mi giro verso Genjo per valutare la sua risposta.
    Avrei atteso una sua eventuale conferma prima di proseguire nella mia ricerca.

    Va bene. Dunque hanno sterminato tutti tranne te e tuo padre e hanno rapito lui. Corretto?
    Avrei sempre atteso la sua risposta prima di proseguire la ricerca.
    Ah, eccolo.
    Prendo il ritaglio di giornale. Do una letta all’articolo, così da avere un’idea generica dei fatti da parte di un osservatore terzo. Probabilmente hanno intervistato Genjo stesso, ma il giornalista ha dimenticato di menzionare questa cosa.

    Hai parlato inoltre di un “esperimento” giusto? Qualcosa avvenuto trent’anni fa?

    Questa è la parte che mi incuriosisce di più, assieme a un’altra cosa…

    E dimmi, questi figuri, portavano qualche segno identificativo? Ti pare appartenessero a un’organizzazione o qualcosa del genere? Sarebbero potuti essere dei ninja o ti sono sembrati più dei militari?

    In base alle sue risposte le possibilità diventavano molteplici.
    Purtroppo, non sempre le nostre rievocazioni dei ricordi sono affidabili.

    Se sei d’accordo Genjo, vorrei provare a interrogarti. Utilizzo un metodo poco tradizionale, ma molto in voga tra noi shinobi. Vorrei provare ad accedere mentalmente ai tuoi ricordi, se sei d’accordo.

    In caso positivo avrei spostato la poltrona portandola di fianco a lui. Mi siedo e appoggio un taccuino con una penna sulle mie ginocchia.

    Poso la mano sulla fronte del ragazzo. Rilassati. Chiudi gli occhi. Ascolta il suono della mia voce e andiamo in profondità, sempre più in profondità. Respira, rilassato. Dentro l’aria, fuori l’aria.
    Ripeto un paio di volte quella litania e, una volta che fosse stato tranquillo e rilassato, sarei riuscito a capirlo dal ritmo del suo respiro, avrei chiuso gli occhi e attivato la tecnica

    Che è successo quel giorno, Genjo? Fammi vedere!

    [Nota: essendo una free interpreta pure liberamente la domanda, puoi farmi vedere un flashback o altro. Sentiti libero di agire come preferisci.]

     
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    Un Caso di Trent'Anni Fa


    Post II


    Seguo le indicazioni del Kurogane, Shinichi sta giocando con il figlio, lo lancia in alto, troppo, e lo riprende al volo, forse sta saggiando la costituzione del figlio, forse vuole semplicemente stordirlo o peggio.
    Il bambino sembra divertirsi, alla fine è figlio di un ninja, è abituato allo straordinario, probabilmente sbadiglierebbe su una qualsiasi giostra, è la conferma che ho trovato la persona giusta. Gli vomito addosso tutto il discorso che ho ripetuto mentalmente per tutto il tragitto, sembra aver accettato, mi frugo tra le tasche, ma mi interrompe con poche parole. Vuole prima valutare il caso, poi si deciderà.

    Sta bene
    Aggiungo, e lo seguo fino a casa sua, prima di entrare mi spiega che mi devo pulire, capisco perfettamente la richiesta, la sabbia del deserto è sottile e sembra ritornare da ogni fessura, indipendentemente da quanto uno cerchi di spazzarla via.
    Scuoto i miei abiti con cura, appendo la giacca al gancio e rimango in maglietta. Poi passo la mano tra i capelli, scuotendoli con forza finché non sento più la presenza di sabbia. Quindi mi tolgo i sandali, strofino i piedi con cura e mi infilo le pattine, per passare sotto il macchinario magnetico. Sicuramente un macchinario utile, immagino che molti negozi e ristoranti sarebbero più che felici di installarlo.
    Il bambino recita uno slogan pubblicitario, dev’essere un tipino, immagino che faccia stancare tanto il padre e la madre.
    Però ll motivo è orecchiabile...
    Rispondo di rimando a Shinichi, cercando di non farmi vedere dal figlio, immaginando quanti Kurogane sarebbero felici di essere associati ad un aspirapolvere, per quanto tecnologico.

    Una volta entrati mi conduce ad una stanza, prima di evocare uno scorpione parlante, gli scorpioni non parlano, a meno che uno non beva troppo, ma forse è uno di quegli animali speciali che i ninja addestrano per accompagnarli in missione. Il figlio di Shinichi invece sembra crederlo un giocattolo, ci si lancia subito sopra e viene, manco a dirlo, punto per bene. Si lamenta, il padre lo redarguisce, e non posso fare a meno di vergognarmi di dover assistere a quella scenetta, quindi va in camera sua, scortato dallo scorpione.

    Hai un figlio bello vivace, sicuramente non ti annoi!
    Cerco di stemperare la situazione, Shinichi invece taglia corto, passando a chiedermi informazioni più dettagliate sul caso, pensare che quelle scenette di vita quotidiana, ma per me così lontane dalla mia esperienza, mi hanno quasi fatto dimenticare perché sono lì.
    Dunque… se ho capito bene dei loschi figuri hanno attaccato la compagnia di cacciatori di tesori di tuo… padre? Fratello? Avete lo stesso cognome per cui penso siate imparentati, no?
    Padre adottivo, si. Jiro mi ha preso con se quando i miei genitori sono morti. Ero piccolo quando mi prese con se, non ho ricordi dei miei veri genitori.
    Va bene. Dunque hanno sterminato tutti tranne te e tuo padre e hanno rapito lui. Corretto?
    Un po’ indelicato, ma corretto.
    Si, hanno attaccato il nostro appartamento e portato via Jiro. Io sono arrivato poco prima che sparisseronel nulla
    Hai parlato inoltre di un “esperimento” giusto? Qualcosa avvenuto trent’anni fa?
    Si, ne hanno parlato i rapitori poco prima di andarsene. Non mi è chiaro come, ma Jiro, se questo è il suo nome, era collegato a tutta la faccenda, forse aveva collaborato all’esperimento in questione, ma se ne era tirato fuori quando aveva deciso di prendersi cura di me. O almeno così ho sentito…
    Non parlai del fatto che potessi essere io il risultato dell’esperimento, non era rilevante per le indagini ed era fastidioso ammettere di non essere normale
    E dimmi, questi figuri, portavano qualche segno identificativo? Ti pare appartenessero a un’organizzazione o qualcosa del genere? Sarebbero potuti essere dei ninja o ti sono sembrati più dei militari?
    Erano ben addestrati, hanno ucciso sette dei miei compagni senza che nessuno di loro se ne accorgesse. Credo che fossero dei ninja o perlomeno conoscessero qualche tecnica di ninjutsu, dato che sono spariti nel nulla prima che potessi intervenire. Non ricordo alcun simbolo, indossavano ampie vesti di colore chiaro ed avevano il volto coperto da maschere di legno.
    Sembrò ponderare sulle mie dichiarazioni, poi mi fece una proposta singolare.
    Se sei d’accordo Genjo, vorrei provare a interrogarti. Utilizzo un metodo poco tradizionale, ma molto in voga tra noi shinobi. Vorrei provare ad accedere mentalmente ai tuoi ricordi, se sei d’accordo.
    Annuisco, forse Shinichi può notare qualcosa che io non reputo importante. Chiudo gli occhi quando il Kurogane me lo dice, cerco di rilassarmi mentre avverto che i miei ricordi di quel giorno vengono pescati, come con un amo, dal fiume della mia memoria. Cerco di non opporre resistenza, non è doloroso, ma è tremendamente imbarazzante… sembra di essere nudi. La fronte mi si imperla di sudore, sento il caldo di quel giorno.

    Da dietro la tenda sto origliando la conversazione tra Jiro e i tre rapitori. Davanti a me giace il cadavere di Joshiro, era uno dei miei compagni, mi aveva insegnato lui a orientarmi nel deserto con il cielo notturno.

    Ichiro-Saaaaaan, ti siamo mancati?
    Scappare via così, non è stato un bel gesto
    E portare via 7-5-N in quel modo.
    Sento il respiro di Joshiro rallentare, poi inizia a parlare. Solo in quel momento mi affaccio e riesco a vedere i tre rapitori.
    Quello con la parlata infantile è il più basso dei tre, indossa una maschera con disegnata sopra una catena e ha una strana arma in mano, sembra quasi una frusta di ferro, con tante piccole lame sparse per tutta la lunghezza della stessa. Non riesco a vedere bene gli altri dalla mia posizione. Riesco solo a notare i disegni sulle loro maschere uno ha un vortice nero su sfondo bianco, l’altro una vipera rossa disegnata su una maschera color legno. Catena e Vipera sono incappucciati, mentre Vortice ha i capelli rossi scoperti, ma non hanno altri segni distintivi, indossano indumenti adatti al deserto: ampi e dai colori chiari, per evitare il surriscaldamento.
    Non posso dire che sia un piacere rivedersi Mikiri-chan, magari dovremmo parlare dei vecchi tempi davanti ad una tazza di tè? Preparo una tazza anche per Ryuju e Takahide?
    Jiro trattiene a stento un urlo di dolore mentre si inginocchia tenendo la mano sinistra sollevata, ha qualcosa di luccicante proprio nel mezzo al palmo.
    Niente tè, dicci dove si trova 75N e ce ne andremo.
    Ryuju-Chaaaan, non esagerare con Ichiro!
    Jiro cerca di riprendere la concentrazione, nonostante il dolore.
    L'esperimento non è sopravvissuto... ho provato a prenderlo con me, dargli una vita libera
    Ichiro, ti sei affezionato all'esperimento? Non è da te...
    Ichiro non lo ascolta, il dolore lo sta facendo sragionare, anche se non capisco cosa gli stiano facendo.
    Lui non aveva colpa...

    Non voglio sentirlo, mi sforzo con ogni fibra di me stesso, l'immagine sfarfalla, ma non riesco ad impedire al ricordo di emergere, anche se sono convinto di essere riuscito a nascondere quella parte.

    Genjo non ha fatto niente per meritarsi di crescere in un laboratorio, assomigliava così tanto a lei...
    Genjo? 7-5-N? Gli hai dato il nome di tuo padre? Non me lo sarei aspettato da te, hehehehehe
    Finalmente il volto di Jiro si distende, noto che Ryuju, il Vortice, tende la mano in avanti due sfere di metallo si posizionano nel suo palmo. Le stava usando per stritolare la mano di Jiro?
    Ichiro-San, ora dobbiamo andare. L'esperimento sarà anche andato perduto in questi trent'anni... ma credo che il capo saprà mettere a frutto le tue capacità
    L'uomo con la maschera della vipera, Takahide, alza la manica rivelando un tatuaggio raffigurante un occhio su tutta la lunghezza dello stesso. Si morde un dito e disegna una singola striscia di sangue sul sigillo con una piccola quantità di sangue. Inizio a correre, ma sono già spariti.


    Ritorno nella casa di Shinichi, gli scosto la mano dalla mia fronte, scatto in piedi. Cerco di riprendere il controllo di me stesso, respirare piano.
    Ricordo che Jir... Ichiro,aveva un tatuaggio... una melograna. Forse può aiutare
     
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    Post Secondo



    Chiudo gli occhi mentre entro nella testa del mio interlocutore.

    Percepisco un forte caldo, normale per chi vive nel deserto. La sabbia sotto i piedi. Il vento sferzare attraverso le tende.

    Apro gli occhi e mi ritrovo li. In mezzo al deserto. Non sono con Genjo.

    Sono diventato Genjo.

    Percepisco il dolore alla visione del corpo di Joshiro.

    Faccio un respiro profondo. O credo di farlo.

    Escludi le emozioni. Analizza il tutto con occhio freddo e distaccato. Devi divenire una macchina.

    Mi ripeto quel mantra, che poi è lo stesso che mi diceva sempre Shu quando, ormai più di dieci anni fa, iniziai ad apprendere il ninjutsu.

    Lo stesso ninjutsu che una di quelle figure utilizzava o, almeno, così mi sembrava.

    Indossare vesti anonime di colore bianco raffiguranti animali è una vecchia abitudine del clan Kurogane. Io stesso, anni addietro, assumevo l'identità dell'averla quando dovevo sbrigare delle commissioni troppo... cruente per Shinichi Kurogane.

    Sembra proprio che manipolino la Satetsu.

    Mikiri, Ryuju e Takahide. Catena, vipera e vortice.

    I nomi e i simboli non mi dicono nulla ma ciò non significa che non possano avere un significato.

    La scena sfarfalla per un momento, come in una vecchia riproduzione di bassa qualità, ma non capisco se sia voluto da parte di Genjo o se sia il suo subconscio che voglia nascondergli qualcosa.

    Parlano di un esperimento e, da come ne parlano, sembra si tratti di una creatura viva. "prendere l'esperimento con me", "ti sei affezionato". Sarebbe potuto tranquillamente essere un animale di qualche tipo, anche se ne dubito.

    30 anni sono un tempo molto lungo per un animale. Una creatura da evocazione? Potrebbe essere ma allora in qualche modo avrebbero potuto sfruttare il legame del contratto per richiamarla invece di affidarsi proprio a Ichiro.

    Invece, dalle sue parole, sembra proprio che abbia preso l'esperimento a vivere con se. Come... un figlio.

    Che Genjo sia l'esperimento in questione è la scelta più semplice e logica ma ho preferito analizzare anche le altre alternative.

    Ora bisogna capire alcune cose in particolare. Ricostruire la storia.

    La tecnica si scioglie. Io e Genjo siamo nuovamente due creature separate. È il ragazzo ad aprire bocca per primo.

    Ricordo che Jir... Ichiro,aveva un tatuaggio... una melograna. Forse può aiutare.

    Annuisco. Melograna, vortice, vipera e catena. Un gruppo pittoresco, senza alcun dubbio.

    Mi alzo in piedi e mi porto la mano sinistra sotto il mento, quasi ad affilarlo. Risalire ad eventi segreti di 30 anni non sarà facile. Melograna, vortice, vipera e catena. E il tatuaggio di un occhio, non dimentichiamo anche questo dettaglio.

    Passeggio avanti e indietro per la sala. Faccio un paio di passaggi, prima di fermarmi. Un caso interessante quello che mi poni, Genjo. Ma andiamo con ordine. Per prima cosa dobbiamo valutare cosa sia successo in quel campo, recuperare alcuni elementi. Avere dei fatti e qualcosa di concreto in mano.

    Mi giro verso di lui. Te la sentiresti di tornare li? Di aiutarmi a cercare qualcosa?

    Se Genjo avesse risposto di si mi sarei illuminato in viso. Ottimo! Ci vediamo all'entrata di Suna tra un ora. Non posso lasciare Yata da solo, capisci. Devo prima organizzare la casa a puntino e poi... si torna a caccia! Ahahahah!

    Una volta che Genjo fosse uscito dalla mia dimora avrei potuto togliere la maschera dell'investigatore in pensione che vuole rivivere i vecchi fasti.

    Eseguo dei sigilli ed evoco uno dei miei messaggeri volanti. Una libellula di giada.

    Che succede, Shinichi?

    Ho bisogno di te, Komachi, per portare un messaggio. Devi trovare Hana e chiederle di venire subito qui. Bisogna che badi a Yata e faccia delle ricerche per conto mio.

    Apro la finestra e la libellula esce dal mio studio. Di li a breve Hana sarebbe arrivata e avrebbe potuto cercare all'interno del mio archivio personale dei riferimenti a questi possibili membri del clan Kurogane.

    Per fortuna di Genjo in passato ero coinvolto in molte di queste operazioni e conservo ancora una parte dei documenti che avevo copiato all'epoca. Se Hana avesse trovato dei riferimenti a quelle figure avrei potuto cercare di ricostruirne la storia. Trovati quei tre avrei potuto risalire ai loro "esperimenti", anche se temo che la ricerca di Ichiro aprirà un ginepraio molto più insidioso di quello che prevede Genjo Sabita.

    [...]



    OT Sentiti libero di descrivere preparativi e viaggio verso il tuo vecchio accampamento, se lo desideri, e chi e cosa troviamo una volta giunti la. Come al solito sono disponibile in privato.

    Chiedo scusa per l'enorme ritardo ma ho avuto molteplici impegni in questi ultimi mesi che mi hanno tenuto abbastanza bloccato. /OT
     
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