Rapimenti scientifici

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    Il Fiore Lupo

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    ~Post VIII
    Ombre di un Futuro Passato.





    Avevamo convinto l’uomo, forse grazie a Kanazawa o forse perché il nostro sguardo era carico di aspettative. O forse per le mie parole. Difficile a dirsi. Il suo modo di fare, il suo atteggiarsi era ancora più criptico di quanto lo facevo io nei confronti degli altri.

    Di una cosa però ero certo, la sua potenza era semplicemente tangibile. Non potevo dimostrarlo, ovviamente. Ma lo sentivo. Lo percepivo sulla superficie della mia pelle. Forse… e dico forse era ancora più potente di Febh stesso. Comunque in qualche maniera c’eravamo riusciti, sia io che Shin ed entrambi lo seguimmo nella radura. Quando si voltò in un attimo il mio cuore smise di battere. Vidi gli stessi occhi di Kairi, rossi e profondi. Ma il suo sguardo era terribilmente più profondo.

    Fin troppo.

    Aprii gli occhi, diversamente dal solito. Come se qualcosa mi aveva turbato nel profondo e per un attimo rimasi sconcertato. Sì perché stavo vivendo un esperienza assurda. Fui subito colto da un sentimento di paura, sorpresa… tutto quello era… semplicemente insensato.

    Davanti a me c’ero io. Il Kato non Yotsuki, non il Ninja che apparteneva al Suono, ma il prezzolato mercenario al servizio di Oni-Chi, Sangue di Demone. Ero Kato Yatsu, Kato il Bastardo. Già perché loro sapevano chi ero veramente, ovvero il figlio di uno Shinobi esiliato. Insomma… un bastardo.

    Mi avvicinai, per assurdo, al mio me di anni fa; mi ricordavo aimé quel momento. Avevo diciassette anni ma non contava l’età in quel posto… per numerosi motivi. Nel mio caso ne avevo già viste così tante, così tante atrocità che ero già vecchio dentro. Senza alcuna ombra di dubbio.


    Allora Toireru come è andata la tua spedizione? – il diciassettenne pose questa domanda ad un omaccione, altissimo e molto muscoloso – Di merda, non siamo ancora riusciti a trovare il bambino. Ma ci stiamo sempre più avvicinando-. Il Kato giovane sorrise a quel punto e buttò per terra vicino alla parete una mela mezza mangiucchiata. Il mio sguardo seguì il percorso di quel frutto e come potevo suppore vidi quello che avevo rimosso. Una lunga parete, probabilmente parte di uno scantinato e disposte su quella parete c’erano ben dodici uncini e appesi, come maiali a testa in giù, c’erano dodici esseri umani. Donne, uomini e anziani. Nudi ed eviscerati. Mi ero abituato all’odore. Non ci facevo più caso, alla fine non era così diverso dalla merda che si muoveva in quei sobborghi.

    Abbassai lo sguardo e vidi uno scolo, dove il sangue colava dai corpi e, grazie all’additivo inventato da Oni-Chi stesso, si muoveva in un’unica direzione incanalandosi in un buco, verso il sottosuolo. Tutti i vari organi erano disposti ordinatamente su un tavolo, protetti adeguatamente per preservali. Ma il sangue… perché il sangue fluiva verso il basso? Quella era la domanda che mi posi per tanti anni. Comunque Toireru si avvicinò a Kato, praticamente passandomi attraverso. Ero incorporeo, cosa stava succedendo nella mia testa? Non riuscivo a capire.

    - Kato, hai fatto un buon lavoro. Uccidere tutte quelle persone senza destare alcun sospetto verso di noi non è stato così semplice. Devo ammetterlo. Oni-Chi sarà alquanto felice, no? – lo Yastu a quel punto si volto verso il gigante. In una frazione di secondo partì una rapida ginocchiata, direttamente sui genitali dell’uomo. Un colpo che lo piego a metà. Con gesto secco quel Kato prese la testa dell’uomo e con forza la infilò all’interno di uno degli addomi aperti del cadavere più vicino.

    - NON OSARE. NON PROVOCARMI. Tu non puoi sapere cosa penserà o vorrà o potrà Oni Chi nei miei confronti. Se vuoi il mio posto affrontami ora. Uccidimi, se ci riuscirai ma appena odorerò un tuo tradimento il tuo corpo finirà tra questi uncini. – il mio sguardo era nero. Carico di un odio che non poteva essere quantificato. Ero completamente un’altra persona.


    Di un nuovo un battito di ciglia e mi ritrovai proiettato in avanti.



    In una stanza circolare adornata da strutture e pavimenti in marmo caratterizzata da un inconfondibile tetto a forma di cupola. Barocca. Due file di banconi limitavano la circonferanza. La fila per gli Esterni e la fila per gli Interni.
    Un’ombra si proiettava all’esatto opposto rispetto alla mia posizione. Era Oni-Chi.

    Kato. Vieni avanti.



    Feci qualche passo. Fermandomi al centro della stanza. Una donna, bellissima. Giovane e terribilmente spaventata era ridotta in catene. Sotto lo sguardo di Oni-Chi e dei suoi cinque Ketsueki Masuda, i Maestri del Sangue.

    Uccidila, poi violentala e infine bevi il sangue. Questo è il passaggio per entrare nell’En Dansei. Te lo sei meritato.



    Per un attimo il cuore, me lo ricordo, sussoltò non di spavento ma di gioia. Semplicemente perché era un’occasione irrepetibile. A volte alcuni membri del Culto morivano di vecchiaia prima di essere chiamata a quel rituale, eppure io ero così giovane… così fortunato.

    E così entrai nell’En Dansei. Mi spogliai dei miei limiti. Il volto di quella donna l’ho rimosso.

    Un dolore, nel mio vero me, mi colpì il cuore. Avevo perso molto quel giorno.


    Di nuovo mi proiettai in avanti, nel tempo.



    E di nuovo mi ritrovai in quella stanza circolare, questa volta però ero seduto tra gli eletti, nella seconda fila più esterna. Si discuteva, molto. Finché non mi alzai.

    Una donna, una ragazza legata al Destino. Quello era il mio compito: prenderla e portarla ad Oni-Chi. La mia garanzia per la fila interna…

    - NO. BASTA. -



    LEI DOVEVA ESSERE PROTETTA.


    Mi svegliai da quel torpore. La mia mente si bloccò. Mi morsi le labbra e mi ferii le mani. IL sangue caldo cadde per terra, in forma di gocce…pesanti. Qualunque cosa stava succedendo non potevo andare oltre… era per la sua sicurezza.

    Di nuovo mi ritrovai in un altro momento.


    Tuttavia quando aprii gli occhi mi ritrovai in un paesaggio ben diverso. Un paesaggio di guerra, desolazione e disperazione. In qualche modo mi ricordava Konoha. Cadaveri, olezzi putrescenti impestavano il campo di battaglia. In lontanza notai la presenza di una persona. Era Shin.

    Stavo vivendo un sogno, probabilmente. Surreale, ma così… vero.

    Mi avvicinai, lentamente. Con tutta probabilità si sarebbe accorto della mia presenza. Arrivato al suo fianco guardai verso il basso, verso il cadavere di Kairi Uchiha. Una delle poche persone buone di cuore che avevo mai conosciuto.

    Guardai il mio amico. I miei occhi erano carichi di odio, ma anche di fermezza: - Non siamo gli Shinobi che l’Accademia merita… ma quelli di cui ha bisogno… per evitare tutto questo. –

    Mi risvegliai da quell’onirico sogno. Davanti a me di nuovo l’Uchiha. Il mio sguardo si fece truce.

    - Ha visto, no? Ci sono molti modi per ottenere il potere. Con il sangue o con la fatica. Io ho scelto. Ho deciso di intraprendere la seconda via… per un ordine migliore. Per evitare il Caos. Per scongiurare che nell’oscurità della notte sorgano mostri che non possiamo affrontare. -
     
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    Rapimenti scientifici

    Post 9 ~ Ieri. Oggi. Domani



    Shin aprì e chiuse la bocca diverse volte come se cercasse di riprendere fiato. In realtà stava cercando di trattenere i conati provocati dalla visione che lentamente scompariva dalla sua mente. Tutta quella morte, quell'ostentata crudeltà, lo stomacava in modo quasi doloroso. Insieme a tutto quello però risuonavano anche le parole di Kato. ...evitare...tutto questo... Il sussurro, completamente impercettibile, non era altro che un pensiero espresso al mondo. Non era quello lo scopo che si era sempre premesso, fin da quando aveva scelto quella strada? Strinse i pugni, poggiandoli a terra con un impeto di rabbia, ridestandosi dalla trance in cui era caduto.

    Lo Yotsuki nel frattempo stava sostenendo lo sguardo dell'uomo con un'intensità incredibile. Quello non reagì alla frase sputata fuori dall'otese, ma diede segno d'aver inteso. Il silenzio che seguì durò a lungo. Solo il rumore del vento tra le frasche e l'erba alta che ondeggiava ritmicamente impedivano di pensare che il tempo si fosse fermato. Ad un certo punto mosse appena il capo, ed una ciocca di capelli scese a coprirgli parte del viso. Caos dici? Il caos non è altro che l'altra faccia dell'ordine. Uno non potrebbe esistere senza l'altro. Il mondo è in costante equilibrio. Fece una pausa, assicurandosi che i due comprendessero il suo discorso. Ci sono uomini che cercano di squilibrare la bilancia da uno dei due lati, ed altri che passano la loro intera vita a fare in modo che ciò non accada. Ed io sono tra questi. Per la prima volta la persona davanti a loro mostrò un'espressione differente, sebbene difficilmente interpretabile. Avete rivisto parte del vostro passato. Avete scorto un possibile futuro. Ora non mi resta che chiedervi, cosa intendete fare del vostro presente? Fece un passo in avanti, fronteggiandoli. Era chiaro che molto dipendeva dalla loro risposta.

    Il giovane Kinryu fremette interiormente, ma l'unico segno esterno fu lo sbiancare delle sue nocche mentre le mani si stringevano. Si alzò lentamente, con le spalle incassate e la testa abbassata. Aprì la bocca per parlare, ma la richiuse. Deglutì e poi tentò di nuovo. Le parole che uscirono dalla sua bocca erano secche, graffianti. Le mie mani sono già sporche di sangue, non sono meglio di te, Kato. Mosse il capo per inquadrarlo. Sul suo viso non c'era disgusto, né nulla di simile, ma una specie di compassione. Quella donna...non sono riuscito a vederne il volto, ma deve essere importante per te se è riuscita a cambiare la tua vita in modo tanto drastico. Anch'io ho qualcuno da difendere... Il pensiero corse in primis alla sorella, rivedendone il corpo riverso a terra. Ma sono debole. L'espressione di disgusto per se stesso che si dipinse sul suo viso era terribile a vedersi. Alzò lo sguardo sull'uomo che lo squadrava in attesa. La prego sensei, mi mostri la sua strada. Si stava affidando a lui completamente, senza riserve. L'uomo sorrise. Non reclamare le cose, ottienile. Solo così sarai ricompensato. La parole erano rivolte tanto a Shin quanto a Kato. Cosa avrebbe scelto per sé lo shinobi di Oto?

    Dopo essersi allontanato di alcuni passi, l'Uchiha si arrestò. Voltando indietro la testa, li scrutò per un lungo istante con i suoi profondi occhi neri. Se veramente volete diventare più forti, seguitemi. E, senza ulteriore indugio, si incamminò verso il folto della foresta.



    つづく



    Eccoci alla fine. Si tratta di un momento di svolta per Shin, più in piccolo per lo stesso Kato. Spero che la giocata ti sia piaciuta e di poter approfondire quanto emerso in una successiva giocata. Grazie per l'impegno!
     
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    Il Fiore Lupo

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    ~Post IX
    Una nuova strada.






    Rimasi in silenzio, quando dopo un semplice battito di ciglia, fui riportato alla realtà. Per un attimo mi sentii mancare come se qualcosa in me, nel mio sistema circolatorio del Chakra, si fosse spezzato ma fu una sensazione che svanì in fretta.

    Guardai Shin e non potei fare a meno di notare uno sguardo profondo. Cupo. Era la prima volta che lo vedevo così torvo e francamente potevo ben capire le ragioni. La visione di Kairi Uchiha, sua amica e mia buona conoscente, era sicuramente un qualcosa di terribile. Io tuttavia la morte l’avevo vista, accarezzata e provocata. Ci avevo dormito e con essa mi sono mosso libero tra i miei sogni, accompagnato da quel gelido respiro.

    Le parole di quel potente Ninja tuttavia non mi scosserò non più di tanto, quantomeno non allo stesso livello della visione che avevo appena superato. Parlava di Caos e Ordine come due facce della stessa medaglia. Ma la mia idea era ben diversa. Io le consideravo entità ben distinte. La prima come un male, cancerogeno e metastatico. In grado di distruggere tutto ciò che toccava. Di spezzare le volontà anche più forti. La seconda invece una conquista, un qualcosa che doveva essere permanentemente mantenuto con sacrifici.

    Ma il vero problema era che per contrastare il Caos bisognava conoscerlo. E per comprenderlo era necessario assimilarlo… e quindi sporcarsi dentro. Questo però Shin non lo poteva sapere. Lui non aveva il cuore malato. Il suo sigillo delle Kitsune era ancora integro ed era la prova lampante. Sorrisi, in un gesto genuino, appoggiando la mano sulla spalla del mio amico. Il foglioso si era dichiarato davanti a tutti come debole, incapace di difendere i propri cari. No, non era così.

    - Shin, solo il pensiero… la consapevolezza di voler migliorare, diventare più abile ti rende più forte e rispettabile della maggior parte delle persone, Ninja compresi. Da parte mia invece… - rivolsi lo sguardo verso il Sensei – Voglio diventare più forte… senza alcuna ombra di dubbio. Voglio diventare potente per reclamare le cose prima che qualcuno, dall’animo irrimediabilmente corrotto, le distrugga. Non ci sono e non vedo alternative. L'ordine, per quanto imposto, è sempre meglio di una guerra aperta. Perché la guerra... è terribile.–

    Per un attimo il Maestro di Kanawaza rimase in silenzio, cogitabondo. Poi si volto di spalle e con una frase telegrafica, secca e diretta ci invitò a seguirlo nella foresta. A dare inizio al nostro percorso. Al nostro allenamento.


    Probabilmente mi sarebbero aspettate molte altre giornate… complicate.



    Ringrazio Historia per questa giocata... in un certo senso travagliata. Perché partita con uno scopo più leggero ma che successivamente si è evoluta in qualcosa di molto più profondo e complesso che coinvolto la caratterizzazione del pg stesso.
    Alla prossima!
     
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17 replies since 29/1/2017, 17:36   247 views
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