Gelide nottate

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    Domande Inattese








    Quando Hebiko uscì dal bagno ad attenderla fuori c’era Kubomi, accigliato quanto poteva esserlo un cucciolo di drago lungo un metro e mezzo.
    Aveva in mano uno spazzolone e un secchio.

    Quello è Kubomi. Saluta kubomi!

    Raizen parlava dal soggiorno con un tono quasi cantilenante, mentre il drago eseguiva passo passo le istruzioni, snudando i denti aguzzi con un sorriso.

    Ha con se uno spazzolone ed un secchio, sono tutti tuoi.
    Quella bestiaccia ha fatto un casino assurdo per terra.


    Il drago allungò le zampette porgendo a Hebiko i modesti strumenti.

    Ho le domestiche, ma da qui a domattina mi tocca camminare in quelle chiazze d’acqua pesticciando tutta la casa, e non ne ho decisamente voglia, sarebbe un porcilaio entro due secondi.

    La guardò di traverso quando gli disse che nel cassetto c’era del casino causato dalla bestiaccia.

    Ci passerò sopra, anche se non sottolineerò che potevi rimettere apposto i danni di quell’ombrello con le ali.
    Ombrello che non vedo in giro.
    Non è che l’hai lasciato a combinare qualche altro danno in giro per la MIA casa, vero?


    Raizen ci vedeva lungo, Kubomi infatti era li per quello, basto uno sguardo tra i due perché questo partisse alla ricerca dell’accozzaglia di geni per sorvegliarla, il che nella sua ottica equivaleva probabilmente a scocciarlo, punzecchiandolo fino al limite per capire cosa fosse in grado di fare.
    Ma dopotutto aveva la mentalità di un bambino, era comprensibile.

    Tu l’hai detto.

    Non aggiunse altro alle considerazioni su Oto. Raizen aveva forse una vita troppo semplice essendo nato a Kumo e poi spostatosi a Konoha, non aveva mai conosciuto luoghi inospitali come potevano essere Suna od Oto, anche se recentemente non era solo l’inospitalità a guastare i due villaggi.

    Certo che è possibile è un frammento, un avanzo, un ricordo. E tu sei intera.
    Ma non sarò io ad addestrarti.


    Si alzò dal tavolino e si sedette nuovamente nella sua poltrona, decisamente soddisfatto del pasto, anche per via del fatto che la delicatezza del sushi da asporto consentiva di non dover usare nemmeno un singolo piatto, bastava svuotare tutti gli avanzi non commestibili in una busta e buttarli.
    Abbozzò un piccolo sorriso di piacere per poi sospirare.

    Dicevo.
    Io non posso addestrarti. Sono un Kage, e non sono il Kage del tuo villaggio.
    Anzi, ti dirò di più, sono il kage del villaggio che a breve potrebbe arrivare a scontrarsi con il tuo.
    Se io ti addestrassi tu saresti costretta a fare una scelta quel giorno.
    Tradire il tuo villaggio e passare dalla parte di chi ti ha dato il necessario in cambio di niente, oppure restargli fedele e tradire il buon samaritano


    La guardava serio, ma non severo.

    Ogni scelta potrebbe essere sbagliata quel giorno, per te.
    Io invece avrei il cinquanta percento di possibilità di vedermi rivoltati contro i miei stessi insegnamenti.
    E no, non sarebbe piacevole.
    Meglio prevenire che curare, no?


    Chiese con aria innocente.


    Edited by F e n i x - 28/2/2017, 21:17
     
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    Il bivio

    IX



    Alla vista del drago le pupille della Vipera si annerirono del tutto. Allungò le mani per prendere gli strumenti, ma si spinse un po’ più in là per acchiappare anche il serpente volante, portandolo a sé, abbracciandolo e accarezzandolo.

    Sei così carino!! Posso farlo dormire con me? Vuoi dormire con me? Sì che lo vuoi. Dormirà con me.

    La ragazza accettò di sistemare il disastro combinato da Darwin, ma battè i piedi quando Raizen si lamentò del suo cassetto:

    Scordatelo! Non metterò le mani nella biancheria di un uomo.

    Lasciò andare a malincuore il draghetto per lasciarlo partire alla ricerca del suo animaletto, mentre si apprestava ad asciugare il bagno rapidamente, piuttosto affamata.
    Durante la cena ebbe modo di parlargli di come vedeva il suo villaggio, e di domandargli qualcosa per lei molto importante. Si aspettava che in cambio avrebbe richiesto qualcosa di grosso, o una missione alla quale stavolta avrebbe dato più peso, ed era pronta a contrattare la cosa. Di certo non si aspettava un no secco.
    Battè gli occhi un paio di volte, era chiaro come non si aspettasse una risposta del genere. Non appena lo vide spostarsi sulla sua poltrona si mosse rapidamente per fermarlo, scossa da quella breve risposta che non aveva programmato:

    P-perchè no!? Sarà un patto diverso stavolta! Non ti fidi?!

    Poi Raizen rivelò il motivo. Motivo che ammutolì la Vipera, rendendola visibilmente nervosa. Se ne rimase in piedi di fronte al camino, fissando l’uomo in controluce, ascoltando in silenzio la sua proposta. Proposta che non accettava. Aggrottò la fronte, silenziosa, senza nemmeno guardarlo in faccia.

    Nessuno fa mai niente per nulla, mh?

    Si strinse tra le braccia, pensierosa, rispondendo con la prima e più logica cosa che le veniva in mente:

    Se riuscissi a rinforzare l’alleanza tra i due villaggi? Ci guadagno una sessione di addestramento o solo un applauso?

    Non si sarebbe aspettata una risposta positiva, se non ironica. Lasciò perdere la sua richiesta per il momento, concentrata su un altro dettaglio piuttosto importante e che rendeva la sua presenza lì decisamente fuori luogo. Si strinse tra le braccia, fissando Raizen piuttosto preoccupata:

    A prescindere dalla mia scelta, sarà difficile per me prender parte alla guerra. Hai dimostrato di voler aiutare il mio villaggio, non riuscirei a combattere contro di te. Ma delle parole al vento non servono a nulla.

    Visibilmente frustrata, si sfogò una seconda volta, quasi senza volerlo, sembrava stesse riflettendo a voce alta.

    Non credo che Febh voglia rompere l’alleanza, pigro com’è si impegnerebbe solo per evitare una guerra. Ed io ero già pronta a dargli corda, non abbiamo motivo di metterci contro di voi. ...Altre persone non la pensano come noi però.

    Sapeva già cosa avrebbe potuto chiederle ascoltandola. “E tu cosa vuoi”? Non lo sapeva. La Vipera continuava a pensare ai motivi per i quali avrebbe dovuto restare fedele ad Oto, ed ai motivi per cui al contrario avrebbe dovuto scegliere di tradire per unirsi a Konoha. Ed entrambi i motivi si restringevano a due persone: Febh, o Raizen. Il primo l’aveva accolta al villaggio dandole un’ottima postazione di lavoro, dalla quale poteva controllare un minimo le sue azioni, cercando di guadagnarsi un posto piuttosto alto in Amministrazione; l’altro l’aveva aiutata a riscoprire se stessa, a conoscere la sua vera natura e forzata a sfruttarla al meglio. Sì, i suoi poteri le piacevano, ed era merito dell’uomo se aveva davanti se ora si sentiva così forte, anche se il prezzo da pagare era abbastanza alto, poiché sopportare le voci della Serpe non era semplice. Anche Febh aveva un grosso difetto, lo conosceva troppo poco per potersi sentire al sicuro nel parlargli di se stessa, dato che la sua prima confessione non era andata a buon fine.
    E che dire di Oto stessa? Non molto. Se avesse dovuto basarsi solo sull’affetto per il villaggio in sé, avrebbe impiegato cinque minuti a fare la sua scelta. Dopo che lo Yakushi si era complimentato con lei però, la cosa era diversa. Fino ad ora non si era mai posta nemmeno la possibilità di poter cambiare villaggio, ora invece l’Hokage stesso sembrava proporgliela con l’offerta di un addestramento che il suo capo non si sarebbe mai potuto permettere.

    ...Devo pensarci. Oto è pur sempre casa mia.

    Chiunque avrebbe notato la sua insicurezza. Il fatto che non si fosse imposta di scegliere la sua patria fin dalla prima insinuazione lasciava intuire molto sulle condizioni nel suo attuale villaggio. Le mani tremavano appena, mentre lei si spostava su uno dei divani, riavvolgendosi nella coperta. Sarebbe rimasta in silenzio per una mezz’ora buona, o almeno fino a che Darwin non arrivò di corsa in salotto, fuggendo gracchiando da Kubomi.

    ...Da-Darwin?

    La Vipera si strofinò gli occhi con una mano, asciugandoli, prendendo in braccio il suo animaletto. Quando il drago era andato a cercarlo lo aveva trovato nel letto di Raizen, a farsi una cuccia graffiando le coperte. Se il drago lo avesse stuzzicato, la creatura avrebbe cercato di scavarsi una via di fuga nel letto, arrivando a bucare persino il materasso con le sue zampette affilate se il serpentello volante non avesse fatto nulla per fermarlo. La chimera sembrava piuttosto spaventata dalle creature squamose: probabilmente finire più volte nello stomaco dei serpenti evocati dalla sua padrona aveva creato in lui una fobia per tutte le creature lunghe e squamose.
     
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    Equilibrio








    Sulla reazione esagerata di Hebiko, Kubomi ebbe da ridire, lasciando gli strumenti e svicolando dalla presa, con un sinuoso movimento a mezz’aria.

    Hey.
    Non si tocca.


    Avrebbe detto agitando la zampetta per aria con un dito artigliato teso. Svolazzò fuori portata prima di riprendere a parlare.

    Prima chiedere, poi si vedrà.

    Era in totale estasi. Le sue parole non lo dimostravano di certo, ma il finto contegno che si dava era assai semplice da smascherare solamente osservandolo, se si poteva identificare un posteriore tra le spire del suo corpo da rettile quella corrispondente al sedere stava palesemente ballonzolando allegramente per quel complimento indiretto.
    Purtroppo per Darwin però quello era solo un assaggio della splendida serata del drago.
    Quando lo trovò dentro la stanza infatti venne infiammato dalla tipica iper responsabilità che nasce nei bambini quando gli viene assegnato un incarico, e non lesinò un po’ di fisicità nei suoi scontri col mezzo volatile, agguantandolo per distoglierlo dal pessimo lavoro che stava facendo al materasso.

    No!
    No!
    Sciò stupida bestia!
    Sciò!


    Si accapigliarono qualche secondo prima di riuscire a rotolare giù dal letto cosa che avviò un inseguimento all’ultimo sangue, anche se Kubomi era nettamente superiore a Darwin, trasformando la piccola gara in un inutile fuga che lo costringeva a virare di continuo per non cadere tra le spire del drago.
    Intanto i due padroni si occupavano di discorsi ben più seri.
    Era da una vita che qualcuno non gli chiedeva di essere addestrato, che non glielo chiedeva a qualsiasi costo, affermazioni con un certo non so che di nostalgico, fu in quel momento che sentì la necessità di alzarsi ed avvicinarsi ad Hebiko. Avrebbe teso la mano verso la sua testa mentre si sedeva sui talloni e poi l’avrebbe accarezzata sorridendo bonariamente, senza malizia, boriosità e null’altro.
    Il quel momento Raizen era molto più grande di quanto la sua presunta età o il suo parlare colorito non dimostrassero.

    Solo un applauso.
    Ammenochè tu non abbia modo per uccidere Diogene.


    Disse quelle parole con estrema tranquillità.

    Sarò sincero Hebiko, Oto non mi sta a cuore, potrebbe crollare in questo esatto momento sprofondando nelle sue stesse fogne insieme ai suoi abitanti, se i ninja si salvassero per me andrebbe bene.
    Perché?
    Perché a me, come al resto dell’alleanza, interessa la potenza militare.
    È orribile da dire?
    Si, è orribile. Ma c’è poco da fare, a nessuno importa un’ accademia coesa, siamo un accademia soltanto quando ci fa comodo.
    Per il resto del tempo ci sputiamo addosso sventolandoci davanti al naso questo o quel segreto vantandoci su chi sia arrivato per primo a quale informazione sul prossimo, a volte vendendocele.


    Si rialzò, prendendo nuovamente il suo posto dopo quel gesto.

    Cosa vuol dire questo?
    Che non è possibile pensare alla pace, non verrà comunque mai raggiunta, però l’equilibrio si.
    E se dovessimo mettere tutto su una bilancia al momento Diogene è un peso troppo grande da riequilibrare, parlando del presente.
    Ma, se in un futuro ipotetico lui non ci fosse più la condizione più rosea raggiungibile sarebbe comunque l’equilibrio, una cosa così squisitamente delicata e facile da alterare.


    Prese fiato, sospirando, non aveva troppa voglia di iniziare un discorso così complesso, soprattutto dopo una giornata di lavoro, soprattutto dopo un pasto come quello, in grado di dare un incredibile sonnolenza.

    No, non penso nemmeno io che Febh lo voglia. È svogliato, ma non stupido.
    Troppi nemici circondano Oto, troppi nemici in grado di schiacciarlo se decidesse di staccarsi dall’accademia, della quale tra l’altro diventerebbe molto probabilmente nemico, aggiungendone un altro alla lista.
    È anche egoista quando ci si mette, ed ho avuto modo di vedere che se non ha margine di guadagno è in grado di boicottare un alleato pur di chiudere il conto il pareggio, nonostante per lui fosse del tutto inutile il guadagno fatto dall’alleato.
    Ma nonostante questo sa che un alleanza come quella accademica è comoda per la crescita comune e come detto non la scioglierebbe.
    Altra questione è Diogene, penso sia semplicemente pazzo.
    Geniale a tratti, ma pazzo.
    L’idea di vedere il continente sotto un'unica bandiera gli ha del tutto divorato il cervello.


    Concluse con quella considerazione e lo sguardo perso nel vuoto, incantato sul movimento sinuoso di una fiammella nel camino.

    Ti stai chiedendo se ogni volta che devo dare risposte a domande simili a quelle poste da te rifletto su queste cose?
    Si, sempre.
    Spasmodicamente aggiungerei.
    È un filo di pensieri continuo, al quale, a grappolo, ne lego di nuovi, in una corda sempre più ramificata e di cui nemmeno vedo la fine.
    E la tengo stretta continuamente in mano perché temo che lasciandola ne perderei la visione compiendo degli irrecuperabili passi falsi.


    Solo sul finire della frase riuscì a distogliere lo sguardo e guardare in faccia Hebiko.
    Intanto Kubomi gli si avvicinò all’orecchio, silenzioso come solo un animale che lievitava poteva esserlo, con una velocità costante ed un immobilità che facevano risultare la scena ancora più comica.
    Arrivato a portata di sussurro tese una zampetta verso l’orecchio e parlò a Raizen.

    Quel becco con tutti quegli animali attaccati dietro è troppo strano, ma divertente, posso portarlo a Kushami?
    Son sicuro che ci potremmo divertire un sacco!
     
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    Decisioni importanti

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    Hebiko si mostrò tesa non appena Raizen le si avvicinò, rinunciando ad indietreggiare quando si rese conto dell’innocenza di quel contatto, pur spingendolo appena con la mano, lasciandogli intuire come non fosse abituata a simili approcci. Si lasciò sfuggire una risata ironica, consapevole che avrebbe ricevuto una risposta negativa ma non aspettandosi la battuta su Diogene.

    Di certo non ne sarò in grado senza questo addestramento.

    L’Hokage non si trattenne nello spiegare come vedeva gli altri villaggi, cosa che lasciò la Vipera perplessa e leggermente alterata. I suoi pensieri erano al momento in contrasto con quelli di Hebiko, fino ad un certo punto di vista. Lei se non altro sarebbe stata disposta ad aiutare gli altri villaggi in cambio di un guadagno personale, ed avrebbe apprezzato un equilibrio stabile tra le varie associazioni. Era una ragazza che preferiva programmare le cose per tempo, che sapeva come organizzarsi ma che aveva bisogno che le cose andassero come aveva previsto, e di previsioni ne faceva parecchie. Il problema era quando qualcosa prendeva una piega non prevista, la cosa rischiava di mandarla in panico e renderla incapace di reagire a modo, a meno che qualcuno non l’avesse aiutata a riprendere la calma. In quel momento era in una situazione simile: aveva fatto parecchie ipotesi su cosa potesse succedere nel momento in cui avrebbe chiesto un patto differente a Raizen, ma mai si sarebbe sognata di arrivare a dubitare del suo villaggio Natale.
    Sembrò farsi particolarmente nervosa quando le ricordò dei numerosi nemici di Oto e del suo impegno nel cercare di rendere il villaggio un posto in cui sentirsi al sicuro, sia per i cittadini, ma soprattutto per se stessa. Perchè alla fine anche lei, come la metà se non tutti i ninja otesi, era egoista e pensava solo a cosa le faceva comodo. E voleva sapere di avere un villaggio sicuro, dove poter dormire tranquilla, sapendo che fino a che non usciva dalle mura nessuno avrebbe potuto farle del male. Invece da quando si era trasferita dal vivere nei vicoli all’Amministrazione, l’unica differenza era una migliore dimora e un guadagno mensile. Per il resto continuava a tendere le orecchie ad ogni minima cosa, fidandosi a malapena dei suoi sottoposti (o meglio, degli impiegati che aveva sottomesso con la forza). Ora Raizen le stava offrendo ciò che lei avrebbe sempre voluto, richiedendo “solamente” che cambiasse bandiera.

    Se non fosse per Febh, la scelta sarebbe decisamente più facile. Inizio a chiedermi cosa sarebbe successo se dopo la mia fuga da casa fossi fuggita ad est, invece che ad ovest.

    Borbottò sovrappensiero, ascoltando la piccola confessione dell’uomo, rispondendo con una domanda spontanea:

    Perchè spingersi a fare l’Hokage? A meno che tu non sia stato scelto dal popolo. Ma se è stata una tua scelta personale… Perchè? L’hai fatto per te stesso, per soldi e fama? Oppure, non lo so, c’è qualcosa di più “onorevole” che ti ha spinto a prendere questa decisione?

    Era sinceramente incuriosita, inoltre sembrava volerlo conoscere meglio. Che volesse farlo per aiutarsi nella sua difficile decisione o semplicemente per approfondire il loro rapporto non era chiaro. Cercò di giustificare la sua domanda:

    Dai tuoi discorsi sembra che tu prenda seriamente la tua posizione. Magari mi sbaglio. In fondo l’unica persona con la quale posso confrontarti è Febh, e, insomma… Ci vuole poco per essere leader migliori di lui.

    Darwin interruppe il discorso, apparendo all’improvviso, mentre la Vipera se lo rigirava tra le mani, cercando di capire da dove venissero le piume ed il cotone che si trovavano attaccate alla bestiola. Ebbe un’illuminazione ricordando da quale stanza fosse uscito, correndo nella camera con la bestiola in braccio, in panico.

    Oh no! Stupido idiota, ma che ti è preso!?

    La creatura non aveva (tutte) le colpe, il drago l’aveva spaventato non poco con la sua presenza e quella era stata la sua prima reazione. La ragazza in quel momento sentiva tutti i suoi risparmi volatilizzarsi: d’accordo che la cena le era stata offerta, ma dubitava che sarebbe passato sopra ai danni. E se il letto aveva la qualità del resto dell’appartamento, probabilmente avrebbe dovuto rinunciare ai suoi successivi due stipendi per rimettersi in pari.

    ...E’ tutto ok! Hai una camera degli ospiti, no? Io… Io dormirò sul divano. Sì. Ti ripagherò tutto. ...Con calma però, eh.

    Imbarazzata, si spostò in salotto, indecisa sul come tenere a bada la sua creatura.

    Non hai, che so, una corda? Lo piazzo qui e se ne starà buono buono sul divano. Credo fosse semplicemente spaventato. Alcuni dei miei serpenti ogni tanto se lo mangiano, probabilmente credeva che Kubomi volesse fare lo stesso. ...Kubomi può dormire con me sul divano, se vuole.
     
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    L'Hokage







    Non si aspettava quella domanda, non in quel momento e tantomeno da Hebiko, tanto che per qualche secondo rimase immobile a riflettere per poi interrompere il silenzio con lo sguardo perso nel vuoto ed una voce distratta.

    Eh?

    Quando la domanda gli venne ripetuta si sarebbe fatto pensieroso, sorridendo dopo un po’, come se avesse ricordato chissà quale episodio.

    Qualche anno fa ti avrei risposto che non lo sapevo, qualche anno fa avevo idee del tutto differenti, anarchiche, non ero più giovane, soltanto più ignorante.
    Più simile a Diogene, forse.
    Pensavo che l’accademia fosse inutile, un indipendentista.
    Uno stupido indipendentista.


    Si grattò la fronte in un gesto automatico, quella per lui non era una domanda semplice.

    Sono Hokage perché ho scelto di proteggere qualcosa.
    Col tempo ho imparato che fare del male è semplice, potrei uscire adesso li fuori e distruggere un intero villaggio semplicemente muovendomi.
    Inizialmente decisi di proteggere per mera contrapposizione, per oppormi a qualcuno che sapevo essere più forte di me, per nutrirmi della sua esperienza mentre lo sconfiggevo, lentamente la cosa mi ha assuefatto, cambiandomi.
    Konoha è diventata, dal momento stesso in cui il daimyo ha accettato la mia carica, una parte di me.
    Non sarò mai in grado di essere un buon Ho-kage, uno spirito solare e puro, accetterò compromessi seppure non condivisibili da tutte le checche della Foglia per mantenere il Fuoco la più grande nazione ninja di sempre.


    Una risata gli scosse una sola volta le spalle.

    Poco importa cosa alla gente piaccia dire al di fuori dei nostri confini.
    Siamo i più grandi. E non ho ancora visto nessuno bussare alle nostre porte affermando il contrario ed uscirne vivo.
    Sono qui per preservare tutto questo, Konoha mi ha adottato, mi ha dato tutto quando non avevo niente, chiedendo in cambio solamente lealtà.
    Forse… forse è perché condividiamo lo stesso fuoco.
    Sai, ai tempi del settimo Hokage non era raro sentire qualcuno parlare della volontà del fuoco, era quasi una fede, ed era ciò che muoveva i Konohaniani a compiere imprese impossibili in nome dell’amicizia e dell’appartenenza ad un unico villaggio, è un sentimento estremamente lontano ai ninja odierni, ma credo di aver in qualche modo assorbito qualcosa da essa, qualcosa di diverso ma comunque forte.


    Qualcosa che dava ai suoi occhi un ombra profonda ed incomprensibile, ed al contempo li illuminava di un fuoco pericoloso.

    Sono diverso da Febh.
    Sono diverso dagli Otesi e anche dai Konohaniani.
    E sono anche discretamente solo.


    Si alzò, ed aggiustatosi i vestiti, stropicciati dall’essere rimasto seduto per troppo tempo si diresse verso la sua stanza da letto.

    CHE CAZZO è SUCCESSO QUI?!?

    Un urlo poderoso che fece rizzare le squame di Kubomi che dopo aver infruttuosamente cercato un nascondiglio sotto i mobili si sarebbe dissolto in una nuvoletta di fumo: aveva dissolto l’evocazione, lui poteva evitare la sfuriata.
    Si sarebbe cambiato, indossando un morbidissimo pigiama di pile di un celeste non troppo vivido con delle nuvolette rabbiose ed elettriche sparse ovunque.

    Che c’è?

    Avrebbe domandato in caso di dubbi riguardo l’abbigliamento.

    Non penserai che vado a dormire in divisa e mantello vero?

    Stava finendo di cambiarsi quando la Vipera fece il suo ingresso, e senza volerlo, forse, si mostrò a torso nudo. Imponente come pochi, se non come nessuno che l’otese avesse mai visto in vita sua, non si poteva certo dire che quello di Raizen fosse un fisico curato, aveva muscoli perfetti per il combattimento, e di sicuro in qualche copertina si trovava di meglio, ma era evidente che non fosse fatto di sudore rancido e palestre ammuffite, ogni muscolo guizzava al minimo movimento e per quando la pelle lievemente scura li mimetizzasse su braccia e petto erano presenti dei peli che mai e poi mai si sarebbe sognato di eliminare.

    Direi che mi guardo un film, anche se non so cosa danno oggi.
    Ma ti avviso, niente romanticherie.
    Gli attori che fingono di picchiarsi mi divertono non poco, e poi hanno iniziato a fare delle esplosioni senza scintille e sembrano realistiche.


    Grazie a quella serata Hebiko avrebbe potuto vedere il secondo motivo della posizione della poltrona: la televisione. Perfettamente allineata con la stessa anche se non esageratamente grande come si vedeva nelle case dei ricconi, si allungò sulla poltrona poggiando i piedi sul tavolino e soffocando un rutto che altrimenti avrebbe fatto cascare il televisore.

    Ti avviso, son stato gentile, ma qui dentro c’è il rutto libero.

    Constatò prima di accendere il televisore mentre strizzava un occhio.
     
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    The Answer

    XI



    Hebiko ascoltò con evidente interesse la risposta: avere più informazioni possibili nei suoi confronti l’avrebbe aiutata a capire meglio quale fosse la scelta migliore da fare, non poteva prendere la cosa alla leggera. C’era da dire che col suo discorso le stesse lasciando ben pochi dubbi, ed era abbastanza sicura della sua sincerità data la prima reazione alla sua domanda. Se non altro sapeva che non si trattava di un discorso preparato appositamente per convincerla. A che pro, poi? Certo, lui avrebbe guadagnato la fedeltà un ninja in più sotto al suo comando, ma non avrebbe ottenuto alcuna informazione riguardo Oto che non fosse già di dominio pubblico. L’unica a guadagnarne davvero sarebbe stata lei, doveva solo capire qual’era la scelta giusta per se stessa, e la cosa comprendeva eventuali problemi futuri che, per quanto difficili da prevedere con correttezza, le impedivano di lasciar sì che l’istinto decidesse per lei.
    Si lasciò scappare una risata verso la fine del suo discorso, interrompendolo per pochi secondi:

    No, niente, scusa. Credo di aver sentito un discorso simile in una puntata dei “MyLittleKitsunes”. Ma sapevo che anche a Konoha credete nel “potere dell’amicizia”. Dicevi?

    Quella breve pausa le lasciò un sorrisetto stampato in faccia che la portò ad annuire mentre ascoltava le sue ultime considerazioni, restando leggermente spiazzata dopo l’ultima confessione. Smise di annuire leggermente in ritardo, fissandolo con aria confusa.

    ...Eh?

    Non avrebbe avuto il tempo di chiedergli qualcosa sull’argomento, ma anche se fosse difficilmente lo avrebbe fatto. In quanto a solitudine non era di meno, se non altro prima di iniziare il suo lavoro in Amministrazione. Non che dimostrasse di avere chissà quale tipo di affetto per qualsiasi cosa che non fosse un animaletto, tuttavia era evidente che ci fosse una differenza tra un qualsiasi impiegato e Febh: ad esempio con lui perdeva molto più tempo nello spiegargli perché fosse importante che si impegnasse un minimo nel suo lavoro, piuttosto di prendergli la testa e sbattergliela sulla scrivania fino a che non avesse deciso di mettersi al lavoro senza fiatare. Non lo faceva per la netta differenza di forza (non solo), voleva davvero cercare di “insegnargli” qualcosa, spingerlo a comportarsi come un vero capovillaggio e fargli prendere seriamente il suo lavoro. E non lo rinchiudeva in un sotterraneo con qualche esperimento instabile se dimostrava di non averla ascoltata, perché… buona parte del motivo riguardava sempre la differenza di forza e carica politica, ma c’era altro. Altro che contribuiva a rendere difficile prendere una decisione.
    L’urlo di Raizen la paralizzò sul divano per qualche secondo buono, facendo sparire Darwin dalla vista di entrambi. La creatura si era infilata sotto ad uno dei divani, lasciando che fosse la padrona ad arrangiarsi per quella faccenda. Si avvicinò alla camera per controllare cosa fosse successo, con passo lento ma pronta a scattare a nascondersi se ce ne fosse stato bisogno. Lo sguardo si posò prima sul letto, facendola rabbrividire e gridandogli contro le sue scuse, offrendosi di ripagare tutto. Il problema era che si rese conto solo alla fine che stava parlando con un uomo mezzo nudo.
    Mezzo nudo, che mostrava un corpo tonico e muscoloso, con indosso degli enormi pantaloni azzurrini con stilizzate delle nuvolette turbolente.
    Il contrasto della scena le impedì di reagire per qualche istante, lasciando infine prevalere il suo lato pudico, costringendola ad uscire dalla stanza di corsa giustificandosi quasi irritata:

    Ma avvertire no!? Hai ospiti!

    Completamente rossa in viso, appena uscita dalla stanza le tornò in mente l’altra cosa che aveva visto, ed iniziò a sghignazzare, lasciando un piccolo commento anche alla sua scelta stilistica:

    No, figurati. Ma, sai com’è. Pensavo che uno come te indossasse roba più sobria. ...Non pensavo esistessero fantasie simili della tua taglia.

    Se avesse per caso risposto confermando che se l’era fatto fare su misura, Hebiko si sarebbe limitata a scappare sul divano coprendosi la bocca, trattenendo a stento le risate mentre immaginava mentalmente la scena, domandandosi come un qualsiasi sarto sarebbe riuscito a soddisfare la sua richiesta senza scoppiargli a ridere in faccia.
    Si posizionò sul divano, avvolta per bene dalla coperta, mentre Raizen cercava un film adatto per la serata.

    Certo, come se fossi il tipo che apprezza film melensi. E’ casa tua, scegli quello che vuoi. ...Comunque a me piacciono i thriller.

    Sembrava a suo agio nonostante il rapporto distaccato che aveva con gli uomini, e la cosa poteva apparire strana se non si conosceva il suo passato da teppista, dove condivideva qualsiasi comodo giaciglio con tutta la sua squadra, quando ne faceva parte. Certo, in quel momento il “giaciglio” da condividere era a dir poco lussuoso e per nulla paragonabile nemmeno alla sua attuale dimora; era estremamente tranquilla semplicemente perché Raizen le aveva dato modo di esserlo. Nonostante avesse rifiutato l’addestramento a meno di determinate condizioni, l’aveva accolta in casa sua senza pretendere nulla in cambio, offrendole del cibo e… un divano (che era comunque più morbido del suo letto).

    Oh, oh! Lascia quello, non l’ho visto. Ho sentito che ha vinto un sacco di premi.

    Si dimostrò interessata ad un film ambientato nel deserto di Suna, dove dei tizi si inseguivano con veicoli a dir poco futuristici e fantasiosi. Nono conosceva granchè della trama di quel film, ma avrebbe capito troppo tardi che c’era ben poco da sapere al riguardo.
    Non sarebbe riuscita a restare sveglia per più di un’ora. Si addormentò avvolta nella coperta, con Darwin che silenziosamente aveva preso posto dietro di lei, appallottolato su se stesso.
     
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    La Colazione dei Campioni








    Al sentire il titolo della serie animata il Colosso strinse gli occhi.

    Little cosa?
    Ma che ti guardi?
    È feticismo questo. Sappilo.
    Alla tua età conoscere qualcosa con quel titolo non può che essere feticismo.


    Non era ovviamente serio, ma la sua faccia era estremamente fedele alle sue parole per quanto il loro tono scherzoso fosse evidente.

    Avvertire di cosa?
    Sono in casa mia, e sono a petto nudo, mica cucinando durante un erezione!


    Finì di mettersi la maglia borbottando qualcosa che fu costretto poi a ripetere.

    Ci ho messo un po’ in effetti a trovarlo, ma era essenziale, sono abituato a stancarmi parecchio, se non succede non riesco a dormire.
    E le giornate passate in ufficio per quanto noiose non sono faticose, per cui devo usare roba comoda per riuscire a dormire.
    Come un pigiama.
    Un pigiama morbido.
    Un pigiama morbido come una nuvola.
    E poi, sobrio, devo dormirci, mica andarci dal daimyo.


    Mentre faceva zapping gli venne in mente una domanda da “rendere” ad Hebiko, fermò quindi il noioso rito e la guardò.

    Tu invece?
    Perché segretaria?


    Dopo la risposta avrebbe continuato fino a trovare uno dei film d’azione migliori che avesse mai visto.

    Si, parecchi.
    È anche uno dei pochi che non fa troppo ridere.


    Una trama assai particolare che però non impedì a Hebiko di crollare ben prima della fine.

    Ma tu guarda.
    Prendi a cazzotti una per una volta e te la ritrovi a dormire in casa come se niente fosse.


    È il fascino della Volpe.

    Si, certo.
    Vado sempre in giro con un mantello rosso a distruggere cose infatti.
    Dev’essere proprio quello ad attirare le persone, si.
    Senza dubbio.


    Leggo della sottiiiiiiile ironia.
    Stai forse facendo ironia?


    O faccio ironia o sono ammattito di colpo, scegli tu cosa ti piace di più credere.

    Si alzò dalla poltrona per andare in stanza a prendere una coperta che avrebbe poi gettato sopra la ragazza, aggiustandola per non lasciarle parti di corpo scoperte.

    Sperando che quell’ombrello non renda inutile il tutto.

    Quando spense la luce la stanza sarebbe rimasta tenuemente illuminata dal fuoco ormai spento ma ancora rovente.
    La mattina successiva, se la Vipera non si fosse alzata prima delle nove, orario prima del quale era impossibile trovare Raizen nel suo ufficio, sarebbe stata svegliata dallo sfrigolare di una colazione iper proteica che sfrigolava su una piastra, al suo ingresso in cucina avrebbe trovato Raizen nuovamente a petto nudo, probabilmente appena alzato considerati i capelli più disordinati del solito, impegnato a cuocere uova, salsicce, pancetta e chissà cos’altro. Non avrebbe considerato Hebiko fino a che questa non avrebbe interagito con lui, girato di spalle ed assorto nella cottura non l’avrebbe vista entrare, e pure in quel caso sarebbe stato necessario qualche secondo per una reazione.

    Oh, hai dormito qui.

    Constatò mentre si afflosciava su una sedia senza ricordare che non ci aveva fatto del sesso occasionale e che quindi non era assurdo che si fosse trattenuta fino al mattino.

    Se vuoi qualcosa ci sono uova, salsicce, pancetta, hamburger, arrosto morto, maiale affumicato, formaggi vari… e della spremuta d’arancia rossa.
    O del latte.
    Forse da qualche parte pure dei cereali, ma ho smesso d’usarli quando mi sono accorto che non arrivavo all’ora di pranzo senza divorare qualcosa.


    Lui, mentre parlava, era impegnato ad impilare tutti gli ingredienti nello stesso panino con una maestria che aveva del sovrumano. Inizialmente grande più o meno come una padella, quando la composizione venne ultimata il panino aveva assunto le dimensioni di una marmitta, la composizione venne ultimata con qualche pomodoro affettato, degli anelli di cipolla scottati e della rucola, le salse erano state spruzzate un po’ ovunque. Konoha non spendeva tanto per i suoi impiegati, Raizen stesso come politico era abbastanza economico, c’era giusto qualche extra per il cibo.

    Non è colpa mia se ho questo metabolismo.

    Per quel pasto non esistevano bacchette: solo mani e bocca. E controllo del chakra, era evidente che lo utilizzasse per mantenere intatto il panino.

    Aspetta.
    Ma tu sei qui da ieri... ti sei fatta la doccia perchè eri fradicia e mi hai chiesto un cambio perchè non lo avevi... quindi...
    ...
    ...
    È DA IERI CHE NON INDOSSI DELL’INTIMO?!?
     
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    Mancanze

    XII



    Di certo Hebiko non si aspettava una risposta simile, perciò si ritrovò a riflettere per un momento, fissando l’Hokage con aria offesa.

    M-ma… E’ carino e mi tiene compagnia quando mangio! ...Non è feticismo!

    Non avrebbe approfondito la faccenda, avere un paio di peluches a tema a casa non l’avrebbe aiutata a convincerlo che uno show del genere era normale attirasse bambini e ragazze, per quanto sapeva bene dell’esistenza di maschi adulti che apprezzavano quella serie a modo loro.
    La faccenda del pigiama le strappò una seconda risata, facendola concludere facendo spallucce:

    E’ pur sempre casa tua, non mi devi spiegazioni.

    Raizen interruppe la ricerca di un film per farle una domanda inaspettata. Lo fissò confusa per qualche istante, riflettendo sulla cosa: probabilmente voleva conoscere bene la kunoichi che aveva davanti, per capire che lavoro darle se avesse dovuto scegliere il suo villaggio, non pensava che la sua potesse essere semplice curiosità.

    Beh… E’ iniziato per caso. Letteralmente, ero andata in amministrazione per chiedere di poter far parte degli shinobi di Oto, e, insomma, voi Kage dovreste conoscervi tra di voi, saprai bene che se Febh vede la possibilità di lasciare a qualcuno il suo lavoro, lui lo fa. Credo che per lui sia stato un errore, da quando sono là non fa che lamentarsi che lo faccio lavorare troppo. Non voglio nemmeno immaginare in che condizioni gestiva il villaggio prima che arrivassi io. Mi piace come lavoro, mi tiene impegnata, e per gran parte del tempo devo riordinare cose, mi ci diverto. Gli altri impiegati poi sono tutti molto ubbidienti, ultimamente mi basta un occhiataccia per riportarli all’ordine. Per come è fatto Febh poi, riesco ad avere più potere di quanto non dovrei, e la cosa non mi dispiace. Anche se ancora mi tiene nascoste fin troppe cose perché io possa capire cosa fare e farlo nel migliore dei modi. Detesto quando mi fanno fare le cose all’improvviso, ho bisogno di prepararmi.

    La Vipera allungò la mano verso il telecomando pigiando il tasto per cambiare canale, incitandolo a ricominciare con lo zapping fino a che non avessero trovato il film adatto.



    I rumori provenienti dalla cucina svegliarono Darwin per primo, che agitandosi finì con lo svegliare anche Hebiko, che con vari lamenti si coprì la testa con la coperta, cercando di impedire alla creatura di disturbarla. Quest’ultima infilò il becco sotto alle coperte , spalancando per stridervi dentro, svegliando del tutto la ragazza.

    NheVA BENE, mi alzo.

    Un grosso sbadiglio accompagnò la sua entrata in cucina, mentre ancora con gli occhi semichiusi si limitava a seguire il profumo di carne, che per quanto invitante non apprezzava di prima mattina. Si portò al fianco dell’uomo, osservando cosa stesse cucinando, capendo troppo tardi che era di nuovo a petto nudo

    ‘Ao. ...oOMMIODDIO.

    Scappò fuori dalla cucina completamente rossa in viso, borbottando nel farlo, posizionandosi esattamente fuori dalla porta.

    Vestiti! Mi metti a disagio!

    La regola del “è casa tua fai quello che ti pare” veniva ovviamente dopo al “non mi sta bene questa cosa”. C’era da vedere come avrebbe risposto lui.
    Se avesse deciso di restarsene comodo nudo com’era, la Vipera si sarebbe arresa, tornando in cucina ma limitando il contatto visivo al minimo indispensabile. Non che potesse opporsi ulteriormente, stava scroccando vitto e alloggio e stava pure pretendendo che le sue regole venissero rispettate. Si limitò a versarsi del latte in una tazza, strofinandosi gli occhi e poggiandosi al tavolo, ancora scossa sia dal risveglio che dalla “sorpresa” in cucina.

    Non ho fame, sono a posto così. Grazie.

    Fissò distratta l’enorme panino che si era creato, annuendo con convinzione alla scusa del metabolismo, preparandosi a bere un sorso di latte. Sorso che le finì di traverso non appena Raizen mise in evidenza il suo lecito dubbio. Iniziò a tossire con forza, rossa ancor più di prima, con gli occhi cercava istintivamente una sorta di via di fuga inesistente per sotterrarsi e sparire per sempre. Ripresasi dal tossire, si voltò di spalle, evitando di farsi guardare in faccia, rispondendo a tono, e tirando la lunga maglia verso il basso con le mani come ad assicurarsi di essere completamente coperta:

    Cosa dovevo mettere, i tuoi boxer?!? E poi questa maglia è così lunga che è impossibile che tu te ne possa accorgere! ...Non avrai mica guardato mentre dormivo!? Ma sei un depravato!! Prima la storia della pallina, ora questo!! Dovevo capirlo subito che eri un maiale!

    Prese la sua tazza, restandosene in piedi per bere, tremendamente imbarazzata, zampettando qua e la per la cucina a debita distanza dall’uomo. Cercò, con scarsi risultati, di cambiare discorso:

    Saranno asciutti ormai. A breve andrò a cambiarmi e potrò partire per Oto. ...Questa se vuoi te la lavo. Ah, data la sua inutilità, sarà meglio che entrambi ci facciamo togliere quella stupida pallina il prima possibile. ...Comunque grazie per l’ospitalità. ...Hai una bella casa. Un po’ minimale, ma comoda.
     
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    Mentre il cervello di Hebiko iniziava a dare i numeri Raizen iniziava a ridere sotto i baffi, parzialmente nascosto dal panino.

    Oh no, mi basta molto molto meno per capire queste cose.
    In questo caso, ad esempio mi bastava ipotizzarlo per provocare questa reazione ed averne la certezza.


    Avrebbe finito di mangiare tra una risatina e l’altra per poi alzarsi e passare dietro Hebiko, posizionata vicino alla porta.

    Poverina lei!
    Guardala come si vergogna!


    Gli avrebbe spalmato l’intera mano nel viso, sfregandogli il naso e ostacolandogli praticamente qualsiasi azione, respirare, osservare, gridare il suo disappunto, tutto anestetizzato da una manona nel viso.
    Sarebbe passato qualche secondo di inutili lamenti prima che Raizen si allontanasse come un bullo soddisfatto del proprio lavoro, verso il bagno per lavarsi e prepararsi per andare a lavoro.
    Sarebbe uscito vestito di tutto punto e fermatosi in mezzo al soggiorno si sarebbe sistemato i pantaloni, spandendo per l’aria un gradevole profumo di pino, sicuramente merito del bagnoschiuma. Era evidente che avesse tentato di pettinare i capelli, il risultato non era ne ottimo ne perfetto, ma se non altro era accettabile.

    Io devo andare.
    Prenditi pure il tempo che vuoi, ormai sai dove trovare tutto, io vado in ufficio, usa la porta di casa per uscire.
    Per la pallina passa pure all’ospedale, è una roba che fanno in un paio di secondi, il tempo di farti stringere i denti che quando apri la bocca per dire “aia” è già tutto finito.


    Prese un mazzo di chiavi da sopra un mobile e si diresse verso l’ufficio.

    E mi raccomando, ricorda le mutandine, se le dimentichi potrei pensare che volevi lasciarmi un ricordino.

    Sorrise malizioso e sparì dietro la porta.
     
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    XIII



    Tremendamente imbarazzata ed irritata, evitò di incrociare lo sguardo con lui per tutta la durata della colazione. Fu Raizen stesso ad andare da lei. Le spalmò una mano in faccia, premendole fastidiosamente il naso e impiastricciandole tutto il viso, prendendola alla sprovvista. La Vipera non riuscì a reagire se non con qualche verso infastidito e le braccia che andavano a spingere l’uomo cercando di levarselo di torno, mentre a stento tirava qualche boccata d’aria. Il tutto durò una manciata di secondi, lasciandola decisamente confusa al termine di quel trattamento, talmente scossa che non fu nemmeno in grado di chiedere spiegazioni, limitandosi a fissarlo scappare in bagno con aria irritata.



    Mentre lui occupava il bagno, Hebiko prese un paio di fette di carne passandole a Darwin, restandosene silenziosa in cucina aspettando che l’altro finisse per recuperare i suoi vestiti. Si fece dare le indicazioni per l’ospedale, prima di dirigersi verso il bagno, bloccandosi solo per rispondere alla sua provocazione:

    Ti piacerebbe! Pervertito.

    Si sarebbe data una rinfrescata prima di cambiandosi, pettinandosi a modo e rimettendosi i suoi vestiti. Rimase a fissare la maglia che le aveva prestato come pigiama, indecisa sul dafarsi.

    Dovrei perlomeno lavargliela. ...E’ davvero carina però.

    Si guardò attorno, come se temesse che qualcuno la stesse guardando, decidendo di infilarsela in borsa ghignando soddisfatta.

    Me lo terrò io un ricordino.

    Subito dopo la breve visita all’ospedale ripartì per Oto, apparentemente senza pensieri, in realtà ai suoi mille problemi più o meno importanti se n’era aggiunto uno piuttosto invadente: decidere sotto quale bandiera volesse stare.
     
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