La Prima Riunione di Konoha

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    Alleanze e Alleati









    Quando Jotaro lasciò il microfono Raizen gli battè su una spalla per ringraziarlo, sapeva che l’invito improvviso con tanto di richiesta di intervento non era nelle sue corde, ma se non altro aveva aggiunto qualche piccola informazione.
    Ma l’eventuale broncio del ninja era un problema minore, nella sala i dubbi degli shinobi ancora gli ronzavano per le orecchie.
    Si sfregò le tempie, quelli che li dentro lo conoscevano abbastanza a fondo sapevano che lo faceva quando tentava di venire a capo di un qualcosa.
    Sospirò al microfono.

    Perdonatemi.
    A volte mi faccio prendere un po’ la mano, dando troppe cose per scontate.


    Era un suo errore crederli sufficientemente preparati da comprendere ciò che gli stava dicendo, lo shinobi col grado più elevato li dentro era un chunin con l’esperienza di un genin arrivato al suo grado grazie all’intelligenza che per l’esperienza. Cosa positiva, certo, pensò tra se e se, ma non sempre.

    Dici bene, Kairi, tu non la vedresti come una richiesta d’aiuto.
    Ma non credi che misurare i rapporti che legano tra di loro i villaggi col righello di un genin sia un po’ strano?


    Decise a quel punto di approfondire lievemente la questione.

    Dilunghiamoci un ultima volta sull’accademia.
    Innanzitutto, non ho detto che non la informerò di cosa sta accadendo, sarebbe stupido il contrario, ho detto che non farò una formale richiesta d’aiuto, il motivo?
    Io ho riportato una manciata di minacce, le minacce che interessano Konoha più direttamente di altre, ma ciò che è l’accademia, l’alleanza formata dai quattro villaggi, ha parecchie altre grane.
    Cremisi, Hayate, Kurotempi, Kumo, Iwa, Ame, nukenin…. Eccetera eccetera eccetera.
    La lista è lunga e l’accademia sparge il proprio potenziale per tenere d’occhio ognuna di esse, non so se qualcuno di voi l’ha detto, lo sciame di “hei ascoltate anche il mio saggio parere” per qualche secondo è stato assordante e qualcosa si è confuso con i miei pensieri.
    Dicevo, il lavoro del ninja è tra le altre cose sapere, informarsi, spiare. E l’accademia prima di agire fa esattamente questo, non può dirottare le forze altrui senza sapere, di base non può scoprirsi.
    Volendo usare delle immagini per spiegare il problema è come avere una tovaglia troppo piccola, si deve scegliere quale lato del tavolo lasciare allo scoperto.
    Senza contare che l’aiuto accademico è sempre e comunque ridotto.
    L’accademia è un alleanza, ed ogni villaggio mette a disposizione una quantità di ninja variabile, ad esempio, fino a risolvere questo problemino interno Konoha non ne metterà più a disposizione, lascerà solamente quelli attualmente già in missione.
    Ma a prescindere da questo c’è un tetto massimo sopra il quale l’accademia non può avanzare pretese poiché i villaggi hanno maggior potere su questo tipo di concessione in quanto l’alleanza non prevede una difesa congiunta. E non sarebbe nemmeno possibile perché i villaggi hanno i propri segreti e difendersi implicherebbe svelarli.
    Siamo tutti amici fino a che non ci toccano la ragazza, inteso no?
    L’aiuto che un villaggio riceve è per la maggiore dovuto alle alleanze che i suoi rappresentanti hanno stretto in prima persona con gli altri.
    La richiesta d’aiuto inoltre è pericolosa per un'altra ragione: le spie la rintracciano facilmente, chiedere aiuto equivale ad un via vai di messi non indifferente, da Konoha verso l’accademia e dall’accademia ai villaggi, cosa succederebbe?
    Che il nemico sarebbe a conoscenza del fatto che sappiamo e l’effetto sorpresa va a farsi benedire.
    Il che vorrebbe dire che avremmo davanti un nemico maggiormente preparato o più numeroso.


    Guardò tutti, cercando di comprendere se avesse risolto qualcuno dei loro dubbi, e leggermente irritato dal fatto che fosse puntualmente costretto a sviscerare la motivazione dietro ad ogni sua azione per ottenere, se fortunato, l'approvazione altrui. Tutti dicevano che ciò che si è viene definito da ciò che si fa, più che da ciò che si dice, eppure dentro quella sala pareva facesse assai più gola una scodella di vuote parole se imbellettata da una salsa di galanteria e posatezza rispetto ai traguardi raggiunti.

    Potreste dire a questo punto perché, come l’accademia, non cerchiamo informazioni.
    Semplicemente perché sono troppo lontane. Andata e ritorno da cantha sono parecchi giorni, stessa cosa rintracciare il nemico sulle nostre terre, si torna al concetto della tovaglia.
    Si deve scegliere cosa coprire, non posso mandare uomini a cercare informazioni mentre rischio un attacco.
    Le informazioni che ho condiviso infatti con voi mi dicono che l’attacco ci sarà e non posso rischiare di avere in mano un mazzo con meno carte perché ho deciso di calare dei tris merdosi soltanto perché volevo sapere cosa aveva in mano l’avversario.
    E la metafora non è casuale: nonostante io cali il mio grazioso tris non è detto che l’avversario sia spinto a calare a sua volta o tradotto, non è detto che i ninja che mando a cercare informazioni tornino con qualcosa di utile.
    E con questo direi che la questione è conclusa.


    Guardò ancora una volta il suo pubblico prima di rivolgersi al ritardatario.

    Potevi semplicemente entrare, e nessuno avrebbe detto nulla per un po’ di ritardo, può capitare.
    Ma capisci, entrare in una stanza mimetizzato in quel modo è come portarsi ad un incontro diplomatico una katana, puoi dire quante volte vuoi che non avevi intenzione di usarla, apparirà sempre inadatta.
    Quindi… non rifarlo, non con me.


    Raizen era infastidito, Hiashi quel giorno avrebbe imparato che c’erano due tipologie di ordini, quelli diretti e quelli indiretti, e che c’erano due modi per imporli gentili o… “bruschi”. A nessuno piaceva non essere ascoltato o compreso, soprattutto quando parlava in maniera per lui cristallina, ed era ciò che stava accadendo in quel momento con i numerosi scettici presenti in platea, il vero problema in quel caso era quando quel –qualcuno- aveva le possibilità di ribadire il concetto come più gli aggradava.
    Gli occhi della Montagna si incendiaronoIntento Assassino
    Villaggio: Specializzazione
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    L'illusione si attiva entro un raggio di 9 metri se percepito dalla vittima. La vittima vedrà la furia omicida dell'utilizzatore riversarsi sulla propria mente, paralizzandolo. Le vittime saranno Semiparalizzate e avranno un malus di 2 tacche a Velocità e Riflessi per azioni contro l'utilizzatore o alleati. L'efficacia è pari a 40; colpisce chiunque presente entro il raggio d'azione.
    Tipo: Genjutsu - Bakkin/Tameshi
    (Livello: 3 / Consumo: Alto )
    [Da chunin in su]

    Paura Inarrestabile
    Talento: L'utilizzatore può estendere il raggio di "Intento Assassino" di 6 metri. Utilizzabile 1 volta ogni 2 round. Non è possibile utilizzare altre abilità "talento" in combinazione.
    [Da Genin in su]
    per un istante, proiettandosi nella mente di Hiashi in un denso sentimento distante dall’odio, o dal risentimento, era un monito chiaro e inequivocabile: la vita dello Hyuuga era nelle sue mani, e se respirava ancora in quel momento era solo perché preferiva dare più di un avviso prima di sprecare energie per strappargli dal petto l’ultimo respiro.
    Durò qualche istante, forse un secondo o due ma non sarebbe stato facile prevedere quanto quel tempo sarebbe stato lungo per la mente del genin sicuramente poco avvezzo ad una dimostrazione di potere di quell’entità. In quella sala già qualcun altro aveva avuto prova di quanto il suo sguardo fosse pesante, e quella volta non usò nemmeno il chakra.

    Non costringermi ad essere più incisivo.
    E Siediti, pare che tu sia un po’ fiacco.


    Per i presenti non dotati di particolari percezioni quel piccolo scambio di parole avrebbe significato ben poco, forse avrebbero potuto osservare l’inasprimento dei tratti del volto di Raizen per i secondi necessari all’illusione, ma nulla più.

    Riguardo i volontari, non è indispensabile proporvi qui e subito, potete venire anche nel mio ufficio entro tre giorni a partire da oggi, dopodiché partiremo.
    Un ultima cosa: le mura sono leggermente sguarnite, come anche l’ospedale, chi ne ha la possibilità valuti la possibilità di cercarvi un impiego.
    Per chi avesse necessità di parlare sono disponibile anche ora.


    Conclusa la frase si spostò lateralmente e dopo un breve inchino, a meno di impedimenti, sarebbe uscito dalla sala, usando la stessa porta da cui era entrato.
     
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    Jotty2Hotty

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    Il tempo aveva davvero fatto crescere Raizen, dandogli un atteggiamento più riflessivo, oltre che sanguigno. Il discorso che il Kage aveva fatto aveva senso, mai come in quell'epoca il mondo aveva dovuto fare i conti con così tante minacce non collegate tra loro. Quelli che avevano il compito di racimolare vantaggi da schierare contro i nemici erano quelli che non facevano parte della coperta, tipo me. Durante le fasi finali del discorso, Jotaro tirò fuori una piccola pergamena a rotolo dal mantello, e scribacchiò qualche riga usando un inchiostro estratto da una particolare boccetta, quindi una volta ultimato chiuse il plico con una cordicella, e ripose il tutto nel vestiario. Non intervenne ulteriormente nelle discussioni, e a riunione finita, si diresse verso il Kage, che si stava allontanando verso una porta posteriore, fu svelto in modo da essere il primo a raggiungerlo, mentre la gente si alzava dai propri posti. Quando gli fosse stato appresso, si sarebbe rivolto a lui, senza fermarlo, accompagnandolo verso suddetta porta.

    << Intervento non da te, sono meravigliato. Ora non posso fermarmi, penso di poter trovare informazioni su Cantha, o almeno su un contatto che potrebbe esservi collegato, tornerò tra pochi giorni. Ti prendo un ninja in prestito, prometto di riportarlo illeso. Al mio ritorno ci sono cose che il tuo ruolo ti obbliga a conoscere. >>

    Quindi si sarebbe congedato con un inchino, e si sarebbe diretto nuovamente tra la folla, scambiandosi con eventuali persone che eventualmente avrebbero rivolto a Raizen la loro attenzione. Lo strano Anbu non sarebbe uscito dal teatro, bensì avrebbe diretto la sua presenza verso Kairi, la ragazza che poco prima aveva preso la parola durante la discussione. Sia fosse stata da sola, sia non lo fosse stata, il ninja avrebbe salutato con un leggero inchino la kunoichi ed estraendo il rotolo che aveva preparato in precedenza, lo avrebbe consegnato alla ragazza, quindi senza dare alcuna spiegazione, si sarebbe diretto all'uscita. Era una fortuna che avesse ancora un po' di quel particolare inchiostro; data la sua momentanea privazione di chakra, non avrebbe potuto ricrearlo.
    La pergamena sarebbe risultata completamente vuota ad un comune ninja, poichè il liquido utilizzato per redigervi le parole era una speciale ricetta di una trentina d'anni prima, che Jotaro aveva ricevuto dallo stesso clan Uchiha. Un qualunque ninja in possesso dei loro speciali occhi, avrebbe potuto scorgere i simboli sul foglio come fossero stati di un rosso vivo, come delle fiamme. Se Kairi avesse avuto la giusta intuizione, avrebbe potuto leggere sul rotolo la seguente scritta:


    CITAZIONE

    Se sarai in grado di leggere queste parole, il mio dubbio avrà avuto fondamento. La tua somiglianza a Taka è effettivamente evidente per chi ha avuto a che fare con lei per molto tempo. Sto partendo per una missione e gradirei la tua presenza. Domattina alle 4 in punto presso la porta ovest del villaggio, da sola. La missione è secretata, il Kage è informato.
    Riguarda tua madre

     
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    Dracarys

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    Pensato
    Parlato


    Rimase ad ascoltare gli altri interventi e la seguente spiegazione dell'Hokage senza parlare ulteriormente: aveva già detto troppo e non riteneva né utile né saggio continuare ulteriormente. Quando vide lo scambio di risposte fra Hiashi e Raizen e la seguente occhiataccia che gli lanciò, seguita da una minaccia neppure tanto nascosta, ebbe la conferma di aver fatto la cosa giusta. Era chiaro come l'Hokage non apprezzasse in alcun modo chi parlava troppo.

    Quando infine l'uomo spiegò come sarebbero partiti da lì a 3 giorni l'Uchiha si alzò finalmente dalla sedia, facendo un piccolo inchino in segno di saluto e preparandosi a lasciare la stanza assieme a Shin, con tutta l'intenzione di chiedergli di uscire per un thé o un gelato e rilassarsi un po' assieme prima di una missione che sicuramente si sarebbe dimostrata tutt'altro che semplice. Vide suo padre lanciarle un'occhiata e salutarla con un cenno della testa ed un sorriso, allontanandosi infine con gli altri colleghi poliziotti dalla sala.
    Fu in quel momento che vide un uomo avvicinarsi a lei, l'Anbu mascherato che poco prima era salito sul palco: lo shinobi fece un lieve inchino in segnò di saluto mentre la ragazza rispondeva allo stesso modo, seppur lanciandogli un'occhiata interrogativa. Tentennò qualche istante quando le venne dato il rotolo, osservando senza capire la maschera priva di espressione davanti a lei, ma prima che potesse anche solo fare qualche domanda l'uomo lasciò la stanza senza dire parola alcuna.
    Volse istintivamente lo sguardo verso Shin quasi a domandargli in quel modo se lui ci avesse capito qualcosa, srotolando infine il rotolo e trovandolo completamente vuoto: le bastò solo qualche istante però per capire di cosa si trattasse in realtà.
    Gli Uchiha usavano spesso comunicare in quel modo, mandando messaggi scritti con un inchiostro particolare che solo gli appartenenti al clan che avevano risvegliato lo sharingan potevano leggere, non escludeva quindi il messaggio le fosse stato consegnato da un membro del suo clan in incognito. Senza aspettare ulteriormente e non preoccupandosi di farlo davanti a Shin, di cui ormai aveva totale fiducia, i suoi occhi si fecero cremisi mentre attivava la sua kekkai e come sospettava diverse scritte comparvero sul foglio, visibili unicamente a lei. Chiunque l'avesse osservata in quel momento avrebbe notato gli occhi sgranarsi sempre di più mentre le iridi scorrevano veloci leggendo parola per parola, e la kunoichi sarebbe improvvisamente sbiancata.

    Sua madre. Cosa sapeva quell'uomo di suo madre? Se l'aveva riconosciuta con un semplice sguardo doveva trattarsi di qualcuno che aveva avuto a che fare con lei in passato. Non aveva la più pallida idea di cosa potesse trattarsi ma una sola cosa era certa: quella era l'occasione per fare chiarezza in uno dei più grandi dubbi che la attanagliavano da quando aveva 6 anni, e non l'avrebbe persa per nulla al mondo.
    Io...devo andare! esclamò all'improvviso all'amico, e senza spiegazione ulteriore richiuse la pergamena e si allontanò dalla stanza superando tutti i presenti, lo sharingan ancora attivò mentre la sua mente ancora faticava a metabolizzare quell'informazione. L'indomani mattina si sarebbe precipitata all'entrata di Konoha, non avrebbe detto nulla neppure a suo padre: non voleva né coinvolgerlo ulteriormente né farlo preoccupare più di quanto non fosse già. Ma lei DOVEVA avere risposte, qualsiasi fosse il prezzo da pagare per ottenerle.
     
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    Riunione di Konoha
    IV
    Un Dono. Una Missione. Un Ruolo.


    Se non altro il Bersaglio aveva esordito chiedendo perdono per la sua inadeguatezza in quel ruolo, anche se parlò di "dare cose per scontate", l'infame. Sapevo che era ancora leghe al di sopra delle mie possibilità, e sapevo anche che la missione era e doveva essere Impersonale, e stavo lavorando per convincermene...ma quando il bersaglio è una creatura tanto odiosa era davvero, davvero complesso riuscirci. E ovviamente lo guardai male quando sminuì i ragionamenti di Kairi solo perchè era una genin. Un ragionamento viene sminuito se nei fatti è inconcludente, ma attribuire la cosa al grado era solo l'ennesimo, ridondante segno di arroganza di quell'uomo che pensava di poter essere un leader ma era solo uno molto potente messo a comandare. Forse aveva scacciato quattro mafiosi, ma era il suo carattere a essere sbagliato! Quanto avrei voluto un nobile Hokage, colto, adeguato e raffinato, piuttosto che quel borioso gigante grezzo. Lo avrei ucciso lo stesso ma almeno lo avrei rispettato!

    Il fulcro del discorso successivo venne dalla spiegazione del rapporti con l'Accademia e dalla scelta delle strategie. Stavamo per subire un attacco, quindi non avremmo cercato informazioni. Troppo lontane, troppo complesse da ottenere nonostante tutto, e meglio risparmiare uno o più ninja da un viaggio forse senza ritorno, quando li si poteva utilizzare per rinforzare il fronte. Quel discorso aveva una sua logica, ma comunque lo trovavo sguaiato e irritante...i modi di quell'uomo erano odiosi come sempre, e comunque non ero del tutto daccordo: forse non aveva senso indagare a Cantha, ma mandare un singolo ninja esperto o un piccolo gruppo a studiare il territorio circostante Konoha e pattugliare in cerca di possibili punti deboli poteva essere utile...ma dovetti ammettere che quel genere di cose non era il mio forte: ero stato allevato e addestrato per un compito assai più limitato che prevenire una guerra o condurre le truppe. E nonostante questo era una Missione essenziale per Konoha, senza possibilità di errore.

    Quasi percepii la tensione mentre fissava Hiashi, lo Hyuga giunto in ritardo, redarguendolo a modo suo...già due volte mi ero trovato davanti a uno sguardo simile e non ci tenevo affatto a ripetere l'esperienza, o così realizzai quando l'ira scivolò sulle mie spalle come una coperta spinosa, almeno non fino a quando non fossi stato in grado di sostenere quella pressione e, magari, di ribaltarla! Al momento, però, era solo mera immaginazione. Un Sogno distante. Ma molto meno distante rispetto a un anno prima.

    Ormai in chiusura, Raizen diede alcuni giorni per pensare a chi intendeva proporsi come volontario. L'occasione era ghiotta, se volevo far esperienza e avanzare come carriera, ma altrettanto allettante sarebbe stato preparare la linea difensiva del villaggio e piantare i semi per future pedine da usare...o prendere il controllo dell'ospedale. Sono un ninja medico. Mi trovai a dire, alzando una mano. Anche se solo un genin. Mia madre ha lavorato alcuni anni all'ospedale, ho qualche conoscenza al riguardo, per quanto possa fare ancora poco. Questo non escludeva una mia partecipazione alla missione, ma almeno avrei messo in chiaro i miei obbiettivi. Quelli a breve termine se non altro. Stavo tornando a sedere dopo la risposta quando notai che lo strano shinobi che aveva portato informazioni fresche da Cantha si era avvicinato a Kairi, e stavano confabulando. Lui uscì, e lei ben presto si precipitò all'esterno. Sospetto...e curioso. Mi alzai senza nemmeno salutare gli altri del clan (non lo facevo mai dopotutto) e mi misi all'inseguimento, per così dire. Kairi! KAIRI! Avrei alzato la voce per chiederle di fermarsi una volta fuori dalla sala, sempre che non fosse sparita nel nulla. A-Aspetta! La breve corsa era un'ottima scusa per rendere appena più colorite le gote.

    Devo...vorrei darti una cosa. Avevo fin troppa esperienza nel fingere un tono impacciato...bastava ricordare la lingua intorpidita mentre cercavo di rispondere al kage. Si tratta di una sciocchezza...volevo dartela dopo l faccenda coi pirati, ma non è capitata l'occasione...ecco. Misi una mano in tasca, estraendo l'oggetto che avevo creato: un piccolo talismano70d6046684ef3dc5eec2ec7f8bbb2e01 a forma di foglia, con un albero stilizzato sopra. Hai detto più volte che ti sembrava bello che un Senju e una Uchiha combattessero bene fianco a fianco...e in quell'occasione ero talmente teso che non riuscivo nemmeno a pensare ad altro che a salvarmi...ti sarò sembrato un pò freddo, mi spiace. Sorrisi, imbarazzato. In ogni caso...tu avevi il tuo Sharingan, ma io solo un pò di inventiva, niente Mokuton. Beh, le cose sono cambiate...lo ho fatto io questo, con le capacità del mio clan. C'è un piccolo seme dentro e un albero inciso sopra, per ricordare che anche da una piccola cosa può nascere qualcosa di grande. Le porsi l'amuleto, sorridendo con aria soddisfatta. Un'amicizia, magari. Non so perchè sei scappata così in fretta, ma mi sei sembrata turbata...voglio che tu sappia che puoi contare su di me, anche solo per parlare. Così da diventare presto una mia inconsapevole schiava. Nulla può fermare un Senju e una Uchiha, no?

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    Avevo piantato un piccolo semeTecnica delle Pillole di Legno
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Serpente, Capra (2)
    L'utilizzatore può generare delle pillole di legno in grado di essere individuate entro 10 km per ogni livello dispari. L'effetto delle pillole dura finché l'utilizzatore presente entro il suddetto raggio d'azione.
    Tipo: Ninjutsu - Mokuton
    (Livello: 5 / Consumo: Medioalto )
    [Richiede Mokuton I]

    [Da genin in su]
    Manufatto Perfetto
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Serpente (1)
    L'utilizzatore può produrre grandi quantità di legno, fino a 2 volte quelle normalmente manipolabili, per realizzare un manufatto inerte e non offensivo. Il manufatto possederà qualsiasi rifinitura o dettaglio ideato dall'utilizzatore. Il legno non è più estensione del corpo dell'utilizzatore; non è utilizzabile in combattimento.
    Tipo: Ninjutsu - Mokuton
    (Livello: 5 / Consumo: Medio )
    [Richiede Mokuton I]

    [Da genin in su]
    ...e se Kairi fosse sparita dal raggio del villaggio senza che fossero registrate effettive missioni ufficiali, avei avuto una prova, seppur indiziaria, che il ninja amico dell'Hokage la avesse in qualche modo reclutata per qualcosa. A meno di un'uscita per fare shopping, certo, ma là si poteva sempre valutare con quattro chiacchiere scambiate per strada. Dovevo essere cauto ma cominciare a estendere la mia rete, in qualche modo.
     
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    La prima riunione di Konoha

    Post 4 ~ Kairi



    Shin sospirò, cercando di non darlo a vedere, ma lo spettacolo di un hokage che mostrava i muscoli e poi si ritrovava a giustificarsi di fronte ad un genin, per quanto avesse coperto la sua replica in modo da farla sembrare una spiegazione su come funzionava il mondo ninja, non lo entusiasmava molto. Di certo non era stato eletto, sempre che effettivamente si fosse svolta una votazione -cosa di cui non era del tutto sicuro, visto che all'epoca doveva ancora prendere la decisione di diventare uno shinobi- per il suo carisma. Il giovane Kinryu non aveva nulla da eccepire sulla sua forza, l'uomo che aveva di fronte emanava un'aura carica di minaccia semplicemente respirando. Probabilmente, anzi, era proprio l'uomo giusto per il Villaggio in quel momento oscuro pieno di minacce. La domanda era se lo sarebbe stato anche una volta posata la polvere della battaglia. Già il fatto che avesse rimarcato più volte la necessità di affrontare il pericolo imminente, e poi avesse dato tre giorni a tutti per prepararsi, la diceva lunga sulla sua idea di urgenza. Per non parlare poi la decisione di affidare un compito tanto delicato a dei volontari. Un buon leader, nella sua testa, avrebbe dovuto conoscere le forze a sua disposizione -e se possibile anche quelle del nemico, come recitava l'adagio- per poterne fare l'uso migliore, assegnando a ciascuno dei precisi compiti. Così invece tutto era rimesso alla buona volontà dei ninja presenti, e perfino lui si era reso conto che in molti nutrivano dubbi più o meno sostanziosi sulla situazione, se non sulla missione stessa. Con questi e altri simili pensieri il giovane si perse la consegna da parte del misterioso anbu del rotolo all'amica seduta al suo fianco. Tuttavia la scorse attivare lo sharingan e impallidire, come se il contenuto della missiva, che per quanto si sforzasse davanti ai suoi occhi rimaneva un foglio bianco, riguardasse la sua stessa vita. Kairi... Venne interrotto dalla ragazza che, con voce incerta, si congedò senza lasciarli tempo di aggiungere altro. Shin non ebbe la prontezza di fermarla, ne probabilmente lo avrebbe fatto, ma qualcosa che aveva scorto sul suo viso gli provocò una morsa al petto, in prossimità del cuore. Conosceva la kunoichi abbastanza bene da intuire che fosse intimamente turbata. Il genin si morse distrattamente il labbro, mentre si voltava ad osservare la sua figura allontanarsi rapida dalla sala. Di qualsiasi cosa si fosse trattata, avrebbe certo cercato di risolverla da sola. In questo rivelava la sua indole Uchiha, un misto di orgoglio, indipendenza e difficoltà ad affidarsi agli altri. Shin socchiuse appena le palpebre per mettere a fuoco il ragazzo che l'aveva fermata. Gli sembrò che le stesse mettendo qualcosa tra le mani, ma vista la distanza non ne poteva essere certo. Poche parole, e la giovane lasciò la sala. Il Kinryu diede una rapida occhiata al palco. La riunione era terminata. Si alzò, ma rimase fermo al suo posto, domandandosi cosa avrebbe dovuto fare. Seguirla era fuori discussione. Non poteva però mentire a se stesso: era preoccupato per la sua amica. Quello sguardo, che aveva accuratamente evitato di incrociare il suo, gli era rimasto impresso. Chiuse il pugno. Starsene lì a rimuginare non avrebbe giovato né a lei, né a lui. Con passo misurato, ma deciso, si avvicinò al ragazzo che aveva rivolto la parola a Kairi. Non lo aveva mai visto prima, ma in fin dei conti lui era uno shinobi solitario che faticava a stringere rapporti con gli altri. L'Uchiha era una delle poche eccezioni, e forse per questo era rimasto tanto turbato dal vedendola in difficoltà. Si fermò di fronte a lui, fissando i suoi occhi azzurri, freddi come il ghiaccio, con i suoi occhi neri, profondi come l'abisso. Seguimi, ho bisogno di parlarti. Non era una domanda, ma non suonava neppure come un ordine. Era piuttosto un'affermazione, qualcosa che sarebbe successo volente o nolente, perché non poteva avvenire altrimenti. Si incamminò imperscrutabile verso l'uscita.



     
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    Viste alcune obiezioni da parte del pubblico, Raizen si sentì in dovere di spiegare come funzionasse l’Accademia ed il villaggio, accompagnando il discorso con piccole spiegazioni di strategia. Una lunga e noiosa lezione sul come e perché dovevano essere fatte certe cose, sicuramente qualcuno in sala si sarebbe addormentato prima della fine. Youkai avrebbe potuto essere uno di quelli, ma non stavolta: avendo perso la memoria ed essendosi informato solo il minimo necessario riguardo questa “Accademia”, trovò il discorso sufficientemente interessante da mantenerlo sveglio e attento. Nonostante fosse consapevole del fatto di non essere un granchè come leader, interessarsi alle strategie militari per capire al meglio gli ordini del proprio superiore doveva essere fondamentale per chiunque.
    Complice la sua amnesia, per il momento preferiva pensare solamente a se stesso. Non si sarebbe certo ritirato in caso di emergenze o da esplicite richieste che prevedevano la sua presenza, ma al momento si sentiva solamente un peso in quella guerra imminente, e dati i numerosi volontari se ne sarebbe rimasto volentieri in disparte per imparare come combatterli in un ambiente più sicuro.
    Avrebbe snobbato anche la richiesta di guardiani e medici, semplicemente perché non aveva il tempo. Era troppo indietro rispetto agli altri ninja per potersi permettere di marcire davanti alle mura, a controllare che tutti i mercanti che entravano fossero in regola. E poi quando aveva del tempo libero si dilettava nel cucire abiti, e non voleva assolutamente rinunciare al suo piccolo hobby.

    Uhm… Forse potrei iniziare a fare quello come lavoro… Devo trovare una botique figa e portargli qualche vestito.

    Mugolò tra sé, mentre la riunione giungeva ormai al termine. Con il fantasmino ancora racchiuso tra le sue mani (che sarebbe potuto scappare in qualsiasi momento, ma per qualche motivo sembrava obbedire ai gesti del ragazzo) se ne sarebbe uscito a passo svelto, rallentando solamente per osservare Yato flertare con Kairi. E non appena Yato ebbe finito, Shin si precipitò da quest’ultimo, lasciando sfuggire una risatina a Youkai.

    Sei stato lento amico, è inutile che te la prendi con lui, è la ragazza che devi conquistare.

    Se nessuno avesse avuto qualcosa da dirgli, se ne sarebbe uscito senza problemi, tornandosene a casa e preparandosi ad organizzare un eventuale viaggio a Kiri per tornare da Sanjuro.
     
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    Pensato Asami


    L’Accademia, per lei e, forse, per la maggior parte dei genin, rappresentava un punto di riferimento. Un esempio all’interno del continente per mantenere la pace. Ma questo punto di vista non era condiviso da tutti. O perlomeno non era condiviso dall’Hokage che, su quel palco, aveva dato la sua opinione personale dell'Accademia stessa. Non voleva coinvolgerla poichè aveva già altro a cui pensare e i Cantha rappresentavano una minaccia solo per il Paese del Fuoco e non per l’interno continente. Inoltre raccogliere informazioni poteva creare uno svantaggio per i ninja di Konoha, sprecando così l’opportunità per un attacco a sorpresa.
    Ma durante la riunione la Hoshiyama non fu l’unica ad esprimere un suo parere. Diversi personaggi presero parte all’acceso dibattito, tra cui un uomo col cappuccio in testa che prese parola e un ragazzino, che la ragazza non notò mai nelle vie del villaggio.
    Il primo iniziò a “illustrare” i Cantha più da un punto di vista storico che dal punto di vista militare. Sperava di ricevere qualche informazione in più per affrontare il nuovo nemico. Ma più parlava più Asami lo guardava stranito. Forse in quella stanza non era l’unica a non volere una lezione di storia in un momento critico come quello. Ma lo ascoltò comunque senza dire una parola.
    Il secondo invece aveva comunicato al kage che, nonostante la sua recente promozione a genin, era disposto ad aiutare il villaggio grazie alla sua abilità speciale. Ma fece infuriare l’Hokage per la sua entrata occultata. Lo sguardo del capo-villaggio era concentrato sul giovane genin. Uno sguardo minaccioso, arricchita anche dalle parole che gli rivolse in quel medesimo istante. Uno sguardo che anche Asami evitò di guardare. Le uniche volte che aveva visto uno sguardo simile era durante i soliti battibecchi con suo padre. La differenza tra i due era che l’Hokage forse poteva polverizzare lei e qualunque altro genin all’interno di quella stanza in un batter d’occhio. O almeno lo ipotizzava essendo il ninja di grado più alto in quella stanza.
    E come aveva detto in precedenza i volontari erano ben accettati, bastava solo presentarsi al suo ufficio entro tre giorni da quel giorno. Asami era ben disposta a offrire il suo aiuto ai ninja di Konoha. Come ninja medico era suo compito salvaguardare le condizioni fisiche altrui. Soprattutto con una minaccia come quella, che non doveva essere sottovalutata. L’Hokage gli aveva detto che un ninja poteva benissimo eliminare 10 soldati di quell’esercito. Ma per Asami la prudenza non era mai troppa e in quell’occasione non voleva vedere nessuno morire. E come ninja medico, quando ascoltò le ultime parole del Kage prima della fine della riunione, pensò che quello fu un segno voluto dal destino. Lavorare in ospedale poteva essere un modo per aumentare le sue conoscenze in campo medico e metterle in pratica. Un'occasione d’oro per lei che, dal primo momento che si trasferì a Konoha, si dedicò allo studio teorico di quella disciplina. Quando per sbaglio passava di fronte all’ospedale si fermava alcuni minuti dinanzi all’enorme struttura, sperando un giorno di poter lavorare all’interno di quei reparti. E proprio in occasione della guerra contro i Cantha si presentò questa possibilità.

    §Mmm...§

    Ma doveva presentarsi subito nel suo ufficio per quell’incarico? Era davvero necessario richiedere quell’impiego in quei giorni di tensione? O la ragazza voleva concentrarsi sull’imminente guerra? Poteva richiedere quel posto di lavoro anche dopo aver aiutato gli shinobi della foglia? O la ragazza dai capelli rossi stava sprecando l’opportunità della sua vita?

    §… ci penserò...§

    Si alzò dal suo posto e una volta aver portato lo sguardo attorno a sé e, infine, sull’Hokage lasciò quel posto affolato di gente per dirigerssi a casa. Con un solo dubbio.
     
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    Dracarys

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    ...e dono inaspettato

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    Pensato
    Parlato


    Sentì una voce chiamarla ma fu tentata di ignorarla, la sua mente totalmente concentrata su ciò che era scritto nel foglietto che ancora stringeva nella mano. Tuttavia decise di fermarsi, voltandosi verso la fonte di quella voce senza riconoscerla e lanciando istintivamente un'occhiata scocciata che lasciò intendere anche senza parole quanto quell'interruzione fosse per lei poco gradita in quel momento.
    Il suo sguardo si tranquillizzò solo quando riconobbe lo shinobi che le veniva incontro, correndo e con le gote leggermente arrossate dall'affanno Yato...Ciao rispose a bassavoce, non volendo risultare troppo maleducata ma nemmeno intenzionata a perdere troppo tempo in quella conversazione. Sperava che tutti quegli indizi fossero abbastanza per fare capire al ragazzo come in quel momento non fosse esattamente aria.

    Tuttavia le seguenti parole del Senju la colsero alla sprovvista, e facendola sentire quasi in colpa per la pessima reazione appena avuta con il genin. Quel piccolo pensiero in legno era un segno per lei ben più importante di quanto volesse ammettere, e se ricevuto da un Senju in qualche modo otteneva ancora più valore considerati i trascorsi dei loro clan. Lo prese tra le mani osservandolo qualche istante stupita, per poi sciogliersi finalmente in un sorriso, seppur non rilassato e spontaneo come quello che avrebbe fatto in una situazione più tranquilla Questo è un pensiero davvero splendido, grazie esclamò, rigirando qualche istante l'amuleto fra le mani e sentendo sotto i polpastrelli le rifiniture tanto abilmente intagliate Sono contenta che tu sia riuscito a risvegliare il tuo sangue e sono certa che porterai onore alla tua famiglia. Senju ed Uchiha hanno fondato Konoha d'altronde, una collaborazione fra i nostri due clan potrebbe essere una vera e propria benedizione per il villaggio. continuò con tono sincero, realmente convinta che le due famiglie potessero essere invincibili se unite da una reale alleanza.
    Apprezzo davvero tanto questo pensiero, Yato, e prometto che troverò un modo per sdebitarmi e che lo terrò sempre con me in segno di amicizia. Ora devo proprio andare però, non è nulla di grave è mio padre ha bisogno di me: sai, un'ometto tutto solo senza la figlia è perduto. Ci rivedremo fra 3 giorni davanti all'ufficio dell'Hokage, giusto? concluse, accennando un piccolo inchino in segno di saluto ed allontanandosi velocemente dal Senju sperando che quest'ultimo credesse alle sue parole e non la fermasse ancora per indagare ulteriormente sulla sua situazione. Di certo era rimasta colpita da quel regalo e dal suo atteggiamento, ma non avrebbe in ogni caso rivelato nulla riguardo a ciò che stava andando a fare.
     
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    Riunione di Konoha
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    Relazioni. Rivalità? Futuro.


    Il piano andò a buon fine e Kairi accettò con estremo piacere il mio dono. Era un secondo piccolo collegamento, ora dovevo solo essere cauto per collegarne degli altri. Forse con lo Sharingan avrebbe potuto vedere che c'erano delle tracce di chakra nel ciondolo, ma dopotutto le avevo detto che era stato creato col Mokuton, dunque la cosa era normale. Che io potessi percepirne la posizione era sicuramente ben oltre la sua immaginazione. Si, penso di si. Le dissi riguardo alla Missione. Anche se non penso andrò in prima linea, non sono ancora forte come te. Ammisi, senza bisogno di fingere un po' di imbarazzo. Ma sarò nelle retrovie pronto a rattoppare tutti voi, e difendere il forte se necessario. In realtà avevo una mezza idea di restarmene a Konoha a ordire qualche trama...ma vedere il Kage in azione poteva fornirmi informazioni assai importanti...ero combattuto. Vai pure, comunque...mi ha fatto piacere rivederti...e penso che qualunque ometto che ti conosca potrebbe sentirsi perso senza di te. Ultimo sorriso per quella breve sviolinata, e poi la lasciai andare, voltandomi e allontanandomi senza nemmeno vedere la sua reazione. Tutta strategia.

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    Dopo nemmeno pochi passi, quando lei si era ormai allontanata, il mio campo visivo venne invaso dal ragazzo che durante la riunione era seduto accanto alla Uchiha. Mi fissò intensamente, ma sostenni il suo sguardo senza tentennare. Poi mi disse di seguirlo. Rimasi un secondo interdetto: aveva forse sentito quello che le dicevo? Era un suo amico? Un fidanzato? Imperscrutabile il suo viso, e difficile da interpretare. Che fosse geloso e volesse darmi una lezione per essermi avvicinato a Kairi? In ogni caso, poteva diventare una pedina utile a sua volta...se non come amico, almeno come rivale. Serrai le labbra e lo seguii, un po' circospetto, ancora senza parlare. Solo una volta raggiunto un posto un po' più riservato (soprattutto dagli sguardi indiscreti di Youkai che avevo scorto con la coda dell'occhio mentre si allontanava) mi decisi a rivolgergli la parola. Non so il tuo nome. Ma eri vicino a Kairi. Occhi neri come i suoi...sei un Uchiha? I tratti somatici sembrano un po' diversi. Incrociai le braccia. In ogni caso...parla. Ti ascolto. Non mi presentai, lo avevo fatto davanti a tutti alla riunione, e anche se la cosa poteva sembrare scortese, alla fin fine tutto il mio atteggiamento era leggermente ostile al mio compaesano, con la rigidità della postura e lo sguardo freddo. Inoltre avevo detto il nome di Kairi senza alcun onorifico, appositamente. L'altro doveva capire che miravo a qualcosa di più che una semplice conoscenza con quella ragazza.

    Edited by Febh - 13/4/2017, 23:49
     
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    La prima riunione di Konoha

    Post 5 ~ Yato Senju



    Quando fu davanti al ragazzo Shin lo scrutò per un istante che parve lunghissimo. Poi, con un gesto della mano, lo invitò verso l'uscita. Facciamo due passi, ti va? E, senza attendere la replica, si incamminò. Socchiuse le palpebre quando la luce del sole ormai alto lo colpì, abituandosi nel giro di un paio di battiti di ciglia. Della kunoichi nessuna traccia: qualsiasi fosse il motivo che l'aveva spinta a lasciare la riunione tanto in fretta doveva essere veramente urgente. I passi alle sue spalle lo richiamarono a sé. L'altro ninja lo aveva seguito, assecondandolo. Il Kinryu si chiese se non fosse stato troppo impulsivo nel cercare un approccio diretto con lui, essere avventato non rientrava per niente nella sua indole. Ormai però la frittata era fatta, doveva cercare almeno di non bruciarla. La supposizione del ninja lo fece sorridere, nonostante il suo animo in quel momento fosse più propenso del solito alla serietà. Un Uchiha? No, per nulla. Forse in un'altra vita... In realtà Shin credeva nei kami piuttosto che nell'insegnamento del Buddha, e ne aveva ben donde, avendo incontrato le kitsune di Inari stringendo perfino un contratto con loro. Yato...Senju giusto? Io sono Shin, del clan Kinryu. Non si aspettava che conoscesse la sua famiglia, in fin dei conti erano giunti a Konoha solo dopo l'invasione cremisi, durante la ricostruzione del Paese. Da dove cominciare? Aveva più di una domanda da porre al ragazzo, ma la questione che gli stava più a cuore in quel momento era la faccenda in cui era coinvolta l'amica. Non sapeva che rapporti ci fossero tra i due, né gli importava più di tanto: l'importante era ottenere informazioni. A quel punto quindi tanto valeva essere diretti. Ignorando il suo sguardo freddo, il genin cercò di assumere un'espressione più conciliante. Ti ho visto scambiare qualche parola con Kairi, prima che se ne andasse. Anche lui aveva omesso l'onorifico, come solitamente faceva con le persone che conosceva bene. Mi siete sembrati in buoni rapporti, quindi dimmi... La consideri tua amica? Una domanda secca, a bruciapelo. Un interrogativo del genere avrebbe messo in seria difficoltà molte persone, senza dubbio. Il Kinryu rimase in attesa di una risposta da parte del Senju. Se si fosse espresso in tal senso, il giovane avrebbe acquistato coraggio e tentennato al contempo. Shin si morse involontariamente il labbro inferiore, ma doveva continuare, a costo di sembrare ridicolo. In questo caso, credo che tu abbia notato che qualcosa non andava in lei. Dopo aver ricevuto un rotolo, ai miei occhi assolutamente bianco, da quell'uomo, ho percepito la sua inquietudine. Io...ecco... Prese un respiro profondo. Perché lo stava facendo? In fin dei conti poteva starsene buono, aspettando che l'Uchiha ricomparisse e si decidesse a raccontargli tutto. Le parole che pronunciò gli sembrarono strane una volta uscite dalla sua bocca, come se fosse stato qualcun'altro a mettergliele sulla lingua. Lei...Kairi...è una mia preziosa nakama. Non ho intenzione di lasciarla da sola in un momento del genere, anche se ciò significasse agire a sua insaputa. Ci siamo sempre protetti le spalle a vicenda, è una delle poche persone di cui mi fido. Una dei suoi pochi, veri amici, soggiunse tra sé e sé. Il giovane aveva sempre faticato a trovare qualcuno con cui stringere legami sinceri e duraturi, eppure in qualche modo tra lui e la kunoichi si era creata un'intesa via via più intensa. Shin fissò i suoi occhi in quelli dello shinobi, che aveva volutamente evitato fino a quel momento. Con voce ferma, di nuovo controllata dopo quell'esplosione di emozione, soggiunse. Perciò ti chiedo, Yato-san, se sai qualcosa a riguardo e, se Kairi significa qualcosa per te, di aiutarmi. Per favore. Ora tutto dipendeva dalle risposte che avrebbe fornito il Senju. Le intenzioni del giovane erano piuttosto chiare, come era evidente che avrebbe agito anche senza il suo aiuto. D'altronde era abituato a proseguire per la sua strada da solo. Forse, proprio per quello quel legame era tanto prezioso per lui.



     
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    Se dio vuole




    Avrebbe quella riunione mai avuto fine? O i ninja di Konoha avrebbero continuato a porsi dubbi assolutamente inutili visto che le decisioni erano già state prese? Il villaggio andava protetto dalla minaccia imminente, dopo avremmo potuto discutere sulla preparazione della guerra, lo avevo capito pure io,
    che di solito penso dieci volte prima di agire.
    Mi lasciai andare sulla sedia alle mie spalle mentre altre miriadi di domande e risposte volaano all'interno della sala, c'era anche chi era riuscito a farsi sgridare dall'hokage, incredibile, questa doveva essere la nostra elité?
    Portai le mani alle tempie iniziando un massaggio in senso orario utilizzando le punte degli indici e dei medi.

    -Dio dammi la pazienza.....-

    Poi uno dice che Raizen è un tipo scorbutico, e ci credo vai.
    Se non altro la vita passata con mio fratello mi aveva dato il tono della tolleranza.

    "Giusto, Oda..."

    Mio fratello era stato particolarmente silenzioso per tutta la durata della riunione, che stesse pensando ad una pazzia delle sue? O magari era riuscito a capire la gravità della situazione ed aveva preferito non perdersi in chiacchiere? Glielo avrei chiesto dopo, certo non volevo che qualcun altro si mettesse a parlare in quel momento.
    Alla fine Raizen congedò tutti, ritirandosi nel suo ufficio.

    "Finalmente...."

    Pensai alzandomi lentamente dalla sedia.
    Certo il decimo aveva già chiaro il fatto che avrei partecipato alla missione, ma magari sarei tornato nei prossimi giorni a riconfermarglielo, avrei colto l'occasione per parlargli anche id altri problemi per i quali avrei avuto bisogno di lui.

     
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    Riunione di Konoha
    VI
    Amicizia. Provocazioni. Pedine.


    Nessuno in giro, e un mio atteggiamento assolutamente poco accomodante che raffreddava ulteriormente la situazione, volutamente, mentre quell'altro sorrideva per l'equivoco. Non era un Uchiha, il che era positivo, o sarebbero potute circolare troppe voci tra i clan, cosa che al momento era meglio evitare. Meglio tenere un basso profilo fino a che non avessi avuto la forza per agire. Senju, esattamente. Confermai mentre Shin si presentava. Avevo sentito parlare solo di sfuggita del suo clan, non era una delle famiglie più note nel villaggio e a conti fatti non sapevo nulla su di loro. Se non altro non erano portatori di qualche capacità di clan con secoli di storia. Non una famosa, almeno. Non mi lasciai scuotere dal suo fare più morbido, mentre spiegava i motivi per cui mi si era avvicinato. Come prevedibile (era la deduzione più ovvia) il punto della questione era Kairi Uchiha. Un'amica. Confermai. Una persona molto forte. Intelligente. Ad ogni definizione sollevavo un dito. Molto bella. E che forse potrebbe diventare qualcosa di più. Ovviamente intendevo una pedina, ma visto il contesto era bene fingere che lei mi interessasse per fini decisamente meno nobili, come se avessi intenzioni romantiche e non mi vergognassi affatto di ammettere la cosa, con uno sguardo un po' cinico e quasi di sfida: volevo provocare quel ragazzo, con le cinque dita sollevate.

    screenshot_6_33434



    Lui si mise poi a discutere di quel che era successo, di fatto mostrandomi il fianco col suo modesto imbarazzo (era reale o fingeva come me? Difficile capirlo, ma sarei comunque stato al gioco). Ho notato la cosa. Ho notato cosa è successo, ovviamente. E le ho parlato. Ma non pensi che sarebbe meglio se fosse LEI a decidere se parlartene? Se è una tua nakama, forse dovresti fidarti di lei e del suo giudizio. Io lo sto facendo. Avevamo parlato, si. Non di quel foglio o di quell'uomo amico del Kage, ma avevamo parlato, non avevo certo ammesso di sapere qualcosa al riguardo, ma non avevo nulla da perdere nel lasciare che fosse l'altro a crederci. Magari ha scelto di non parlarti per proteggerti, o per altre sue ragioni. Agire così alle sue spalle, per quanto mostri quanto la cosa sia importante per te, non le fa giustizia, Shin Kinryu. E' a lei che dovresti parlare, non a me. O forse il tuo legame con lei è così debole da temere una risposta? Io non ho queste paure. A quel punto mi sarei voltato, allontanandomi. Se vuoi la sua amicizia, o se come me vuoi qualcosa di più, devi prima capire come comportarti con le persone. Aggiunsi, quasi a volergli far la predica o, per meglio dire, lanciandogli una chiara sfida. Arrivederci. Conclusi con un sorrisetto soddisfatto, come a volergli far comprendere che consideravo "un punto per me" quel breve scambio di parole.

    Edited by Febh - 25/4/2017, 00:49
     
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    La riunione finisce qui?
    Beh, la riunione era decisamente noiosa, non c’è che dire.
    Noiosa perché tutto poteva essere stato liquidato in poco tempo ed invece si trovavano ancora lì in mezzo, tutti ad esprimere il loro disappunto, a discutere, per cosa poi?
    Sapevano tutti che per quanto un Kage potesse cercare l’appoggio dei suoi uomini alla fine era lui il capo, quella riunione serviva semplicemente per rendere “pubblica” una decisione già presa da tempo.
    Eppure in mezzo a quell'incessante "blablabla" alcune parole avevano attirato nuovamente l’attenzione di Oda: il flagello!

    Oda ricordava di come l’amministratore di Oto avesse permesso a Sho di tornare a condizione di raccogliere informazioni sul flagello per lui, ascoltò avidamente ogni informazione, anche se non erano proprio “belle notizie”. Ancora una volta il giovane Senju lo aveva colpito.
    “Quindi questo tipo spara fulmini che nemmeno Raijin ed è costantemente protetto da qualsiasi attacco, più il teletrasporto… un altro bestione come Raizen”
    La voglia di parlare con quel genin era sempre di più, ma purtroppo doveva tenere un certo contegno almeno in quella situazione.

    […]


    Quando ebbe un momento per avvicinarsi al Kage, non appena la riunione fu conclusa, si avvicinò subito.
    Hokage, non voglio farle perdere troppo tempo… fatto sta che, come credo che sappia, ormai sono uno Yamanaka a tutti gli effetti, ed uno dei pochi che siano abili al combattimento oltre che a piantare rose. Se ci fosse bisogno, posso prestare le mie abilità come sensitivo facendo il guardiano… ma solo dopo la missione, Sho sarebbe fritto senza di me.
    In quel breve discorso si sarebbero presentate varie sfaccettature del carattere di Oda: l’orgoglio per il suo meritato cognome, il desiderio di mettersi al servizio di un bene più grande, e il suo forte attaccamento per il fratello.
    Successivamente…
    Si sarebbe avvicinato agli shinobi presenti, era chiaramente agitato, non vedeva più Yato.
    Voleva sapere tutto, le divinità, le armi, le leggende tutto era così tremendamente interessante e avvincente!
    QUALCUNO HA VISTO YATO?!
     
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    La prima riunione di Konoha

    Post 6 ~ Not alone



    Shin sospirò. Stava pensando diverse cose del ragazzo che aveva davanti, alcune poco lusinghiere, ma solo una era veramente importante: non lo avrebbe aiutato. Che stesse cercando di atteggiarsi, come un galletto che alza la cresta di fronte ad un rivale, o che fosse veramente convinto di quello che stava dicendo, al Kinryu non importava. Lo ascoltò in silenzio, con il sorriso sempre più tirato, finché non scomparve del tutto, lasciando spazio ad una maschera di indifferente attenzione. Già, quella persona non sapeva niente di lui, ma non aveva probabilmente capito nulla neppure di Kairi. Sospirò, ancora una volta. Quando il giovane riprese a parlare, un sorriso fece di nuovo comparsa, ma era mesto, e nel complesso la sua espressione gli conferiva un aspetto serio, come se improvvisamente fosse invecchiato di una decina di anni. Un giorno, quando imparerai la differenza tra desiderio e affetto, forse comprenderai ciò che sto provando a dirti. Non ce l'aveva con Yato, ma di certo non gli stava neppure simpatico. L'impressione che gli aveva dato era quella di un adolescente in balia degli ormoni. Lo vedeva nei suoi occhi, lo stava sfidando considerandolo una potenziale minaccia. Lo aveva visto durante la riunione, quando non aveva esitato ad ammonire l'Hokage contro una minaccia differente da quella indicata dal capovillaggio. E lo percepiva dalle sue frecciatine. Che le sue mire fossero reali o spacconate da ragazzino, il genin non se ne preoccupava minimamente. Di certo la kunoichi era in grado di decidere da sé chi desiderasse al suo fianco, si trattasse di un compagno di missione che di vita. Alzò lo sguardo verso il Senju, fissandolo con occhi profondi. Aprì la bocca per parlare, ma si fermò. Non avrebbe certo capito ciò che voleva dirgli. La sua fiducia nei confronti di Kairi era totale, nessun dubbio su quello. E non aveva certo paura di affrontarla, dicendole chiaramente ciò che pensava, e di fatto avevano già avuto modo di scambiarsi opinioni anche piuttosto personali. Tuttavia l'amica era tormentata da qualcosa più grande di lei, e il Kinryu sentiva di non potere starsene semplicemente a guardare. Lasciarle il suo spazio era una cosa, lasciarla da sola era un'altra. Alla fine, dopo diversi secondi di silenzio durante i quali non aveva distolto lo sguardo dal ragazzo, Shin si decise ad articolare poche, secche frasi. Le persone possono rinchiudersi in sé stessi per diversi motivi, ma il più grande di essi è la paura. Di soffrire e di far soffrire, di deludere e di essere delusi, di affezionarsi, per poi perdere tutto. E le persone spaventate tendono a fare cose stupide, ricordatelo Senju. A quanto pare il ragazzo non sembrava seguire la sua logica, quindi il Kinryu tagliò corto. Ora la priorità era Kairi. I compagni non si abbandonano nel momento del bisogno. Non intendo agire alle spalle di Kairi, ma se avrà bisogno di me mi troverà pronto. In quel momento, e solo in quel momento, Shin fece una cosa completamente estranea al suo carattere: guardò Yato dall'alto al basso. Il significato di quello sguardo poteva essere facilmente decifrato. A differenza tua. Durò una frazione di secondo, un attimo fugace. Il Kinryu si era già voltato, allontanandosi a passi lenti e regolari. Il mantello ondeggiava appena, impossibile dire se fosse stato la rotazione improvvisa a metterlo in moto o l'alito di vento che soffiava nella piazza. Buona giornata, Yato Senju.



     
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    Proposte InDecenti







    Stava per uscire quando Oda lo fermò sulla porta.

    No, nessun disturbo, dimmi pure.

    Disse prima di ascoltare cosa aveva da dire, quasi commuovendosi: nessuno voleva stare mai alle mura o ne comprendeva l’importanza, una proposta volontaria che non facesse passare la sua accortezza come una punizione era il meglio che potesse capitargli, senza contare che gli Yamanaka erano perfetti per quel ruolo.

    Certo Oda, senza problemi.
    Anzi, mi fa un discreto piacere che tu ti sia proposto, c’è sempre un po’ di carenza di personale alle mura.
    Troppa poca azione dicono, quando le squadre speciali si muovono una volta ogni morte di Daimyo.
    Aggiusteremo tutto al ritorno dalla missione.


    Sorrise e si allontanò dopo avergli dato un buffetto sulla spalla.
     
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