Silenzi scroscianti

free con Kairi

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    Il fatto che suo padre sapesse dell'accaduto da una parte tranquillizzò la ragazza, dall'altra la rese incredibilmente nervosa: suo padre sapeva cosa aveva fatto, sapeva che sua madre era morta anche per causa sua...come l'avrebbe presa? L'avrebbe accusata? L'avrebbe considerata un mostro? L'avrebbe capita? Affrontare con lui la situazione sarebbe stata per la kunoichi un'ennesima prova, che in quel momento aveva ben poca voglia di affrontare.

    Il mio clan ha fatto bene a rinnegarla, è quello che si meritano i traditori come lei esclamò stringendo i pugni al commento dell'uomo sugli Uchiha. Non si aspettava nulla di diverso da loro, ed anzi era fermamente convinta che avessero fatto la scelta più giusta, lei stessa si sarebbe comportata nello stesso modo.
    Capisco... rispose poi nel sentire quale fosse in reale utilizzo del sigilli Ma avrei preferito saperlo...ero disposta a sacrificarmi è vero, ma se mi dici che le ha bruciato i bulbi significa che avrei perso anche i miei? domandò appoggiandosi istintivamente il palmo destro sullo stesso occhio Per me perderli sarebbe peggio che morire, non so quanto tu possa capire... Ti prego, non farlo mai più. Permettimi di scegliere, se dovesse ricapitare disse osservandolo negli occhi con sguardo quasi supplicante. Non aveva le forze di arrabbiarsi in quel momento, stremata com'era sia a livello fisico che a livello mentale, ma sperava davvero che Jotaro capisse come quello per lei non fosse assolutamente un'esagerazione. Non sapeva cosa avrebbe fatto senza la sua kekkai.

    Alle seguenti affermazioni dello shinobi sbatté gli occhi un paio di volte, confusa: era sicura di aver trafitto l'uomo e di non essersela sognato, d'altronde a risvegliarla dall'illusione era stato proprio il suo getto di sangue sul volto. Eppure le sue parole sembravano sincere...E'...possibile... rispose ben poco convinta però: voleva fidarsi di lui ma già una volta questi gli aveva mentito sul sigillo, non escludeva che stesse facendo lo stesso per quanto riguardava l'accaduto. Era sicura di non essersi sognata almeno quella parte, eppure Jotaro sembrava in perfetta salute: o le stava nascondendo qualcosa, o quell'illusione era stata ben più potente di quello che pensasse.

    Dato che sono certo, che usciresti da qui dentro nel giro di una mia visita al gabinetto, preferisco portarti in giro io stesso. Scosse la testa rassegnata nel sentire quella frase Certo che ti fidi ben poco di me...prima mi consegni un sigillo senza dirmi il suo reale utilizzo, poi mi dici che di sicuro mi muoverei nonostante le rassicurazioni. Non sono quel tipo di persona... rispose rassegnata e pure un po' offesa, sbiancando poi alle sue successive ed ultime parole Ve-derla...? non aveva calcolato quella parte, non essendone minimamente pronta. Per quanto fosse preparata, o così almeno credeva, a freddarla, non si era mai realmente posta il problema di vedere il cadavere di sua madre, di quella che era solo fino alla settimana prima la donna che più adorava sulla faccia della terra. Ingoiò a vuoto riflettendo qualche secondo prima di parlare Ok. Portami da lei rispose infine. Quella sarebbe stata l'ultima prova di quella situazione, un modo per chiudere per sempre quel ciclo della sua vita e far rendere realmente conto a se stessa che Taka era davvero e definitivamente morta, un ulteriore modo per toglierle le speranze che ci potesse essere altro fra di loro, che fosse tutto finito.
    Fece per scendere dal letto il più piano possibile, appoggiando i piedi per terra e saggiando la forza dei muscoli delle gambe prima di metterci il peso. Se queste avessero retto avrebbe poi seguito a piccoli passi l'uomo fin dove si trovava il corpo della madre, senza fare ulteriore domande e con un peso sempre maggiore sul petto.
     
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    La ragazza fu quasi disturbata dalle ultime parole del suo guardiano; egli aveva compreso perfettamente la situazione, e aveva scavalcato la sua volontà per portare a termine la missione.

    << So bene che avresti preferito morire che perdere gli occhi, per questo non ne ho fatto parola, avresti potuto esitare, e saresti morta. Come ho detto, molto più facile far sacrificare un Uchiha che chiedergli di rinunciare ai suoi occhi. Inoltre, se in qualche modo avesse scandagliato la tua mente, non avrebbe trovato niente a riguardo, mentre un oggetto simile ad una bomba, l'avrebbe forse insospettita meno. >>

    Attese che la ragazza si fosse messa in piedi e fosse stabile, aiutandola nel caso, prima di precederla alla porta della stanza che dava sulla corsia dell'ospedale.

    << Non fraintendermi, se non mi fidassi di chi mi porto in missione sarei un mentecatto, ma conosco bene la testardaggine dei ninja, e so bene che pur di fare la tua parte saresti disposta ad azioni assolutamente irresponsabili. >> Il ninja le fece l'occhiolino; dopotutto, era proprio grazie ad una di queste azioni, che Kairi era tornata viva al villaggio, dopo essersi quasi voluta uccidere spontaneamente pochi giorni prima.
    Il duo avrebbe lasciato la struttura entro pochi minuti, firmando la dimissione della ragazza dalle cure, per recarsi verso uno dei tanti lembi di foresta che circondavano il villaggio.
    A passo lento, per non esagerare con gli sforzi, si inoltrarono nella boscaglia, fino a che...


    << Prova a usare i tuoi occhi adesso, e dimmi se vedi qualcosa di strano. >> Quello a cui si riferiva, era una costante illusione presente su entrambi i ninja, attivata da alcuni sigilli non appena avevano messo piede in quel particolare punto della foresta.

    << Non temere è innocuo, serve a far perdere la strada a chi vi si introduce senza motivo, continuando a camminare in qualunque direzione, si finirebbe per tornare al villaggio senza essersi resi conto di aver camminato in tondo. Si deve andare seguendo la memoria, non i sensi. >> Jotaro spiegò che quel luogo era la dimora di una delle strutture investigative, situata sottoterra, alla quale si poteva accedere solo se accompagnati da un altro che c'era già stato. Ricordandosi i passi, e ignorando ciò che si vedeva, si poteva arrivare all'ingresso: una botola situata in una roccia finta.
    In breve Kairi si sarebbe ritrovava a percorrere una discesa di cemento, apparsa da chissà dove, fino a raggiungere una porta di ferro, che si sarebbe aperta con un giro di chiave da Jotaro.

    La struttura, internamente, era illuminata da candele appese al muro; se Kairi fosse mai stata in un covo di Oto appartenente all'epoca di Orochimaru, avrebbe creduto di essere tornata indietro nel tempo. Quel luogo era antico, precedente alla fondazione probabilmente, e usato ancora oggi per scopi poco legali, da parte degli Anbu. Percorrendo sale vuote e corridoi spogli, sarebbero giunti ad una porta di passaggio senza serratura, come quelle delle sale operatorie, dietro la quale, Kairi avrebbe riconosciuto subito un lettino di metallo, con un corpo su di esso.

    Sua madre giaceva lì. Il corpo nudo era coperto da un telo bianco, che lasciava scoperta unicamente la testa, e un tratto di collo, sul quale era possibile scorgere la cicatrice di una ferita da taglio ricucita. Avrebbe potuto avvicinarsi, toccarla, ma Taka non avrebbe compiuto alcun movimento, o emesso alcun suono. Il corpo era stato pulito e guarito da eventuali ferite; solo attorno agli occhi serrati erano presenti due aloni neri dati da una recente bruciatura. Tutto quello che restava della sua infanzia e delle bugie che l'avevano arricchita, era lì davanti a lei.


    << Se vuoi salutarla, hai un paio di minuti, poi dovremo andare. >>
     
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    Credo tu abbia ragione rispose piano la kunoichi sentendo la risposta di Jotaro sul sigillo: probabilmente se avesse potuto scegliere sarebbe morta piuttosto che perdere i suoi occhi. Gli anni di esperienza sulle spalle dell'uomo l'avevano reso ben più lungimirante ed esperto di lei.

    Lentamente e faticosamente a causa del corpo ancora intorpidito dalla lunga degenza seguì l'uomo fuori dalla struttura, addentrandosi nella boscaglia stupita: si era immaginata Taka rinchiusa in una qualche struttura segreta dell'ospedale ma la situazione era ancora più riservata di quanto pensasse.
    Una volta raggiunta la foresta attivò lo sharingan come da consiglio ed osservando la zona, lei stessa e lo shinobi. Come la prima volta in cui l'aveva osservato non notò alcuna traccia di chakra nell'uomo, ma al contrario, seppure in maniera quasi impercettibile non essendo dotata del byakugan, notò come il flusso della sua stessa energia fosse alterato, diverso dal solito. Alzò lo sguardo con aria interrogativa verso il chunin mentre ascoltava la sua spiegazione.
    Non pensavo che esistessero posti simili qui vicino. Konoha ha più segreti di quello che pensassi mormorò: anche solo un'anno prima quando era appena diventata genin non si sarebbe mai immaginata tanti altarini nascosti, da sempre sicura che il villaggio non nascondesse nulla ai propri shinobi. Quell'esperienza le sarebbe servita anche per capire come erano realmente le cose, e probabilmente non stava guardando che la punta dell'iceberg.

    Entrando nel covo non lo trovò simile a nessun posto che aveva visitato prima di allora, essendo stata a Oto solo una volta in vita sua e visitando un palazzo che ben poco aveva a che fare con un simile covo. Quando percorso il tetro corridoio arrivo nella sala operatoria si irrigidì nel vedere il corpo disteso sul lettino, fermandosi sull'uscio e prendendosi qualche secondo prima di entrare.
    Deglutì e fece un paio di profondi respiri prima di decidere di muoversi: lentamente e quasi si stesse avvicinando ad un pericolo mortale arrivò a piccoli passi davanti al corpo pallido e privo di orbite della madre, osservandolo dall'alto verso il basso.
    Era morta, morta davvero. La donna che le aveva dato la vita e che al contempo aveva cercato di togliergliela, la persona che da sempre aveva idolatrato senza sapere nulla di quella che era la realtà giaceva immobile davanti a lei, quasi fosse un corpo in cera, quasi fosse finto. Non era la prima volta che vedeva un cadavere ma osservare sua madre era una cosa completamente diversa, una visione che nonostante tutto quello che Taka aveva cercato di farle le fece stringere il cuore nel petto tanto quasi da farle male.
    Sua madre era morta, ed era stata uccisa anche per colpa sua. Rimase diversi secondi ad osservarla dall'alto verso il basso mentre nel suo petto si svolgeva una vera e propria lotta interiore: da una parte poteva chiaramente sentire il malessere crescere al centro del suo sterno e farsi lotta per arrivare alla gola, agli occhi, per sfogarsi in lacrime salate, dall'altra inconsciamente stava lottando con tutta se stessa per placare quella sensazione odiosa, reprimendola e spingendola sempre più giù in maniera tale che non avesse modo di sfogare in alcun modo. Ed alla fine fu proprio quella seconda spinta a vincere sull'altra.

    Non ho nulla da dirle, condividiamo solo il sangue e me ne vergognerò per tutta la vita. Volevo vederla solo per dare prova a me stessa che fosse tutto realmente finito disse con tono impassibile e freddo. Quel corpo steso sul lettino non era nient'altro che il vuoto involucro di quella che un tempo era stata la sua madre biologica, nulla di più.
    Possiamo andare distolse lo sguardo allontanandosi dalla stanza, senza guardare Jotaro in faccia e senza voltarsi. Finalmente quell'esperienza terribile era finita, anche se in realtà non era che l'inizio: ne avrebbe portato dietro le conseguenze per tutta la vita.
     
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