Tra il Bene ed il Male.[Quest Dodoria - Hebiko - Raizen]

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    ~ The Red Capes are coming!

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    Profumosi inizi

    - I -



    Erano giorni che, all'alba, quando per le vie di Oto avevano paura a circolare perfino i più indicibili malviventi, Dorian si avvicinava alla residenza della giovane Hebiko e, dopo aver cosparso di rari unguenti l'uscio di casa della progenie di Orochimaru, lasciava un altrettanto prezioso invito nella sua casella postale. L'invito era un cartoncino bianco semplice, con un lieve spessore ed una piacevole ruvidezza al tatto, avente una linea d'oro intrecciata poco sopra i quattro bordi. Il messaggio, scritto in una calligrafia perfetta e molto ornata, specialmente nelle maiuscole, con penna stilografica con inchiostro bordeaux, recitava poche, semplici parole.

    Mia Dolce Viperella,
    Desidererei tanto che tu, questa sera, al calar del sole, accettasi di andare col sottoscritto alla Rosa Candida, il ristorante vicino al Bosco dei Sussurri che tanto è di moda in questo periodo. Avrai ogni piacere che tu desideri, potrai mangiare a volontà, bere a volontà e, per una sera, sarai la regina indiscussa di tutta Oto.
    Con ardente affetto,
    tuo Dorian Pavus

    Come ho detto, erano giorni che questo succedeva e l'abitazione della kunoichi iniziava ad appestare tutto il quartiere dove si trovava con quel dolcissimo profumo e la sua cassetta della posta iniziava a strabordare di queste ben scritte missive. Dorian non riusciva a capire se la ragazza fosse volutamente schiva nei suoi confronti - dopotutto neanche io riesco a capire come si possa rifiutare un uomo dalla bellezza e dai modi di fare perfetti come il nostro Dojin - o se fosse fuori città per una qualche missione o incarico - gli erano giunte voci della vicinanza della ragazza al peculiare quanto affascinante amministratore di Oto. Tuttavia non se ne curava. La avrebbe colta per sfinimento se fosse stato necessario. Perché, esattamente come i pavoni, le energie per mettersi in mostra non sarebbero mai finite. Stava alla donna decidere come comportarsi: accettare l'invito o sfidare apertamente l'uomo, chiedendogli di smetterla e spezzando, una volta per tutte, il suo cuore (azione che, si noti, non avrebbe certo fermato le avances sessuali del nostro ma anzi, non dovendo più sentirsi in debito nei confronti di un legame sentimentale di qualsiasi tipo dato l'affronto ricevuto, sarebbero state molto più spudorate. E subdole)?

    In un altro paese, un uomo decisamente meno attraente del nostro Pavus e di minore rilievo nell'equilibrio del buon costume e dell'eleganza cosmiche, si stava impegnando per trovare un insegnate ad una sua cortigiana - se mi passate il termine piuttosto arcaico ma perfetto per la persona in questione - fino a venire in possesso di criptiche informazioni. Gli sarebbe stata fatta arrivare sulla sua importante scrivania, anzi, la scrivania più importante di tutto il paese del Fuoco, un pacco scarno, di un giallo sporco,
    umido, ed in zone perfino ricoperto di muffa. Aprendola avrebbe potuto notare due detagli. Una foto ed un menù di un ristorante ai confini col Bosco dei Sussurri di Oto, la Rosa Candida. Dietro la foto, una sola scritta "Contatto". Dietro al menù, attaccato con un post-it, una sola scritta "Luogo". Per quanto criptico e terribilmente poco pulito, il suo informatore sapeva essere essenziale. La foto era un primo piano di un uomo piuttosto anziano, decisamente vecchio, con degli inquietanti baffetti da pesce-gatto e uno sguardo al limite tra lo squilibrato ed il pervertito. Sembrava estremamente minuto, ma non semplicemente basso,
    qualcosa di più simile ad una forma di nanismo, la quale però, non gli sproporzionava il corpo ma quasi lo rendeva un infante dall'età avanzata. [IMG]4762934-happyy Raizen Ikigami è l'uomo che avrebbe ricevuto tutte queste informazioni, l'Hokage di Konohagakure. Poteva decidere se ricontattare nuovamente il suo informatore per qualsiasi ragione oppure se seguire la pista lasciatagli.
    C'era un dettaglio in tutto questo che sarebbe potuto sfuggirgli, se non avesse avuto qualche capacità particolare legata all'acume - ed è cosa nota nei quattro villaggi che la mente del Colosso fosse molto poco agile -: all'interno del menù della Rosa Candida c'era una pagina piena di pietanze mancante totalmente del prezzo di quest'ultime. Non c'era neanche un accenno, non c'era un titolo alla sezione della carta dei cibi. Niente di niente. Ogni pietanza giocava con il nome di un animale, un colore, ed un tipo di tessuto.


    Assaggi misti di crostini verdi alla Fenice dai piedi cotonato
    Patè di Ermellino al velluto cremisi
    Pasta al forno frammentato di Cinghiale terra di siena dal vello di lana
    Risotto ai cinque Dragoni dalle morbide scaglie di seta nera
    Ruvida Tagliata tecnica al Coccodrillo bianco di Kirigakure
    Petto di Dromedario azzrro ai ferri con salsa kashmir di noci
    Coda di Rospo purpurea al Cioccolato di vela
    Crema pasticciera marrone con scaglie di Viverba al rasocotone



    Parlato
    Pensato


    OT | Semplice post di presentazione in cui vorrei vi sbizzarriate comicamente con la sorpresa per Hebiko e la vicissitudini pre-informatore per Raizen. Mi interessa molto perché c'è una parte della trama che avrei voluto collegare al vostro modo di reagire ai primi avvenimenti di questa vicenda. Quindi un po' di fantasia, per favore. u_ù

    Edited by F e n i x - 9/5/2017, 15:59
     
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    Hebiko era ogni giorno più stressata. Da quando aveva risvegliato i geni della sua innata il peso di quel potere si era fatto sentire, senza considerare il dover convivere con un frammento di suo padre che non aspettava altro che la ragazza cedesse, impossessandosi di lei per riprendersi il suo regno. Certo, era riuscita a stringere un legame con Febh che le garantiva una certa sicurezza, ma c’era troppa aria di tensione nel resto del villaggio, ed Oto non era un granchè per quanto riguardava la protezione dei suoi cittadini. Nonostante si stesse sforzando di migliorare questa cosa, i progressi risultavano lenti e insoddisfacenti. Probabilmente sottovalutava se stessa, se avesse mostrato la sua grinta ai suoi nemici in pochi sarebbero riusciti a sottometterla, ma non si fidava. Non si sentiva forte a sufficienza per affrontare tutto il villaggio a viso aperto, non ancora. Perciò finì col sentirsi al sicuro solamente al fianco dello Yakushi, e barricandosi in casa ogni volta che finiva il suo lavoro in amministrazione.
    Le finestre perennemente chiuse dovevano dare l’impressione che nessuno vivesse più lì. Nonostante ciò un giorno trovò una lettera profumatissima. La calligrafia lasciava credere si trattasse di una donna, fino a che non arrivò in fondo, leggendo la firma:

    ...Oh Kami.

    Non portò in casa la busta, la richiuse e la rimise nella cassetta, richiudendosi la porta alle spalle. Ma ciò non fermò il suo spasimante.
    Nei giorni successivi le buste iniziavano ad accumularsi, tutte scritte a mano, tutte riportanti lo stesso messaggio. Quando il puzzo iniziò ad invaderle anche casa, si decise nel raccattarle tutte, buttando sul tappeto del salotto dozzine di lettere, attirando l’attenzione di un curioso Aoda.

    ...sss… Sembra che il signor Dorian sia particolarmente interessato ad averla a cena.
    Tu dici!?

    A braccia incrociate, sprofondando nella sua morbida poltroncina, fissava imbronciata il soffitto, lamentandosi dell’accaduto:

    Guarda te! Pensi che cederà mai?? Prima o poi mi scardina la porta e me lo trovo in casa, te lo dico. “Mia Viperella”?? Ci siamo visti UNA volta! E manco per un appuntamento, ma solo perché era lì, e poi è successo quel casino. Cosa gli è saltato in mente!? Perchè io poi, c’è pieno di tizie a giro, che vuole da me!

    Allungò le braccia per raccogliere Darwin, che indisturbato mangiucchiava e distruggeva alcune delle lettere, portandosene un paio nel becco fino alla poltrona. Aoda sembrava voler puntare sul lato positivo della faccenda, onde evitare di stressare ulteriormente la Vipera.

    Forse è stato un poco insistente, ma se non altro sappiamo che non vuole farle del male. E’ buona cosa avere un altro alleato tra le fila di Oto. ...sss... Ed una cena tranquilla potrebbe aiutarla a stendere i nervi.

    Hebiko sbuffò infastidita, borbottando in risposta:

    Non ho bisogno di stendere i nervi.

    Cadde il silenzio per qualche secondo. I due si fissarono, mentre Hebiko si rialzava da quella posizione semistesa, allargando le braccia imbarazzata:

    E VA BENE, forse sono UN POCHINO su di giri negli ultimi tempi. Ma di certo accettare le avances di un tizio a caso non mi aiuterà a stendere i nervi!!
    Mi scusi signorina, io parlavo della cena.
    Ah sì, la cena! In ogni stupida lettera mi invita a “questa sera”. Questa quale!? Mi aspetta tutte le sere di fronte casa, come un beota, fino a che non esco!? Spreca tutte le sere così? Non voglio alimentare tutto questo. ...Come si accetta una cena senza fargli credere che sono interessata a lui?

    Aoda avrebbe fatto spallucce se solo avesse potuto. Non era pratico di relazioni umane, e purtroppo nemmeno la Vipera ne sapeva molto. Era certa che accettare l’invito sarebbe stato visto come un’aperta dichiarazione d’amore, o così immaginava l’avrebbe percepito Dorian. Perciò decise di tentare con un approccio diverso.


    Si era fatta dire da Aoda qual’era l’ora durante la quale si avvicinava per portare la lettera. Si sarebbe appostata con la finestra semi-aperta, silenziosa, attendendo l’arrivo dell’uomo. Nel momento in cui avesse tentato di infilare l’ennesima lettera, si sarebbe sentito avvolgere e trascinare in casa dal braccio della Vipera, facendolo entrare dalla finestra per poi richiuderla di colpo. La stanza era ben illuminata dal lampadario del salottino, e l’uomo era stato gettato con non troppa grazia sul divanetto, probabilmente ancora con la lettera in mano.

    Scusa. Non mi piace tenere la finestra aperta.

    Il suo tono di voce sembrava tranquillo, sparì per qualche secondo in cucina, tornando indietro ed accogliendolo come se fosse un ospite in amministrazione: gli portò un vassoio con un caffè, una teiera ed un paio di tazze vuote, con qualche tisana tra le quali poteva scegliere. Posò il tutto su un tavolino di fronte al divano, mettendosi comoda sulla poltrona e indicandogli il vassoio con un cenno della mano.

    Serviti pure.

    Nonostante apparisse poco colloquiale, ed avesse la solita espressione cupa e preoccupata degli ultimi tempi, non sembrava pericolosa.

    Non ti sto sequestrando, stà tranquillo. E’ il mondo là fuori che non mi va a genio.

    Si sarebbe preparata una tisana non appena Dorian avesse finito di servirsi. Aoda fece capolino dietro la poltrona, controllando la situazione, mentre Darwin si dimostrò il più amichevole lì dentro, strofinandosi tra le gambe del nuovo ospite in cerca di carezze. Hebiko prese parola, mostrandogli una delle lettere:

    Ho ricevuto il tuo invito. ...I tuoi inviti. E… Uhm… Nonostante mi alletti l’idea di una rilassante cena e fiumi d’alcool… Dalla tua lettera mi pare di aver leggermente intuito che ti aspetti un’uscita romantica. E, insomma. Non ne ho voglia. Possiamo uscire come amici?

    Un sorrisetto nervoso terminò la frase. Sperava semplicemente che Dorian non si trasformasse nell’ennesima persona vendicativa o delusa nei suoi confronti. Era certa di non potergli dare ciò che voleva, ma convincere lui sarebbe sicuramente stato più difficile rispetto a convincere Febh.
     
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    Il Nano







    Ufficio dell’Hokage, pomeriggio inoltrato, tra le bestemmie digestive post pranzo e quelle dell’aperitivo.
    Raizen era intento a leggere i rapporti delle missioni in cui Konoha era coinvolta, nonostante le missioni venissero filtrate quel lavoro era sempre tedioso, e spesso trovava delle leggerezze dovute all’incompetenza che gli permettevano di scandire il pomeriggio con i turpiloqui.
    Durante una pausa Hitomi pensò bene di entrare a consegnargli il pacco di uno dei suoi informatori, lercio e vecchio.

    Mh.

    Constatò con una smorfia.

    E questo lo paghiamo pure?

    Prese tra l’indice e il medio il pacchetto per romperlo e rivelarne il contenuto: una foto ed un menù.

    Mh.
    Questo stronzo deve averlo fatto apposta.
    Per mandarmi quattro carte trova la scatola più pessima del continente?


    Prese tutti i fogli presenti e la porse ad Hitomi.

    Tiè, buttala va, prima che mi appesti l’ufficio.

    Fece quindi spazio sulla scrivania e analizzò i pochi fogli.

    Un foglio e un… menù.

    Si portò le mani al viso sfregandole pesantemente come se volesse infliggersi quel tipico dolore necessario a distogliere l’attenzione da qualcosa che l’avrebbe costretto ad affacciarsi alla finestra e sparare una bijudama sul primo innocente che passava per strada.

    Ci ha pure fatto una missione per questa roba.

    Analizzando meglio scoprì che il suo contatto era un nano deforme e che lo aspettava in un… ristorante?

    Mh, non ha nemmeno un topo nel menù.
    Dev’essere roba di classe.


    Rileggendo si accorse degli ingredienti non erano poi così comuni.

    Dei infami, perché gli otesi fanno così schifo?

    Alzò mestamente la cornetta dell’interfono.

    Hitomi, chiamami il garzone del sushi a portar via, devo dargli delle consegne, anticipagli che è un ordine urgente.
    Non ci mangio nulla in quel posto di merda, a costo di mangiare in viaggio.


    Si mise in viaggio col suo personalizzatissimo bento, tanta carne, tanto pesce e poco riso, che solitamente era la sua formula per qualsiasi ordinazione.
    Per lui arrivare a Oto richiedeva poche ore e senza nemmeno una goccia di sudore, giunto al ristorante si sarebbe guardato attorno, per lui quella era una missione, per cui doveva se non altro cercare di avere un abito conforme all’uso locale. I vestiti da battaglia erano fin troppo raffinati per l’otese comune, abituato a vestirsi di logori stracci di iuta, mentre sarebbero stati lievemente inadatti in caso il ristorante fosse da sguazzafogne altolocati.
    Niente infatti poteva convincere Raizen che qualcuno potesse mangiare qualcosa da quel menù senza aver pescato a mestolate dal fondo dell’ultima cloaca otese, ma dopotutto era una questione di abitudini, di standard… e beh, ad Oto quel genere di standard andavano cercati qualche metro sotto la strada.
    Se fosse stato necessario, una trasformazione avrebbe sostituito la sua divisa tenebrosa in un abito elegante, anche se c’era da dire che la sorpresa l’avrebbe costretto ad un lavoro affrettato il cui modello sarebbero stati gli abiti di foggia occidentaleJEdQMsd che aveva visto una volta addosso a Febh.
    Entrato nel locale avrebbe chiesto un tavolo per poi chiedere un aperitivo, elencando uno per uno i pochi ingredienti mascherando la cosa da miscela personale, in quanto le dosi prevedevano una componente dolce più abbondante, realmente gradita da Raizen ma che gli permetteva di prendere due piccioni con una fava. Qualcosa di semplice e collaudato su cui gli otesi non potevano allungare le loro mani per contagiarlo con i loro gusti. In caso avessero avuto da ridire sulla mancanza di prenotazione, prima della sua ordinazione, avrebbe guardato l'addetto dritto negli occhi e dopo essersi poggiato sul bancone gli si sarebbe avvicinato all'orecchio.

    Tu vuoi mantenere il posto di lavoro, io invece non ho voglia di comprare il locale solo per il gusto di licenziarti, quindi, prima che chiami il tuo direttore per farlo fare a lui, avendo cura di ricordarti chi sono mentre rido delle occhiate indignate di tutti dirette sul tuo deretano che viene sbattuto sul marciapiede... ti prego, trovami un tavolo.
    Vedrai, farà felice entrambi.


    Avrebbe concluso battendogli sul taschino della giacca per fargli notare che vi aveva fatto calare una sostanziosa mancia, le sue mani infatti, veloci e leggere, gli sarebbero probabilmente risultate impercettibili durante l'atto.
    Ora c’era soltanto da aspettare quello schifoso mostriciattolo.
     
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    Cena col delitto

    - II -



    Tredici. Tredici era il numero di sere che l'Anaga aveva passato a circa sei metri dall'uscio di porta di Hebiko, con un grandissimo mazzo di rose rosse come il sangue dei Mikawa in mano, uno smagliantissimo sorriso, un gilet bianco, di sete, a coprire una camicia fine ed attillata, gessata, nera come la più tenebrosa kageton. Il pantalone di seta aveva vibrato centinaia di volte alla leggera brezza del vento ed il Pavus aveva sperato più e più volte che quel lieve alito d'aria fosse generato dallo spalancarsi della porta cui sostava di fronte. Se la immaginava con un lungo abito da sera nero la sua Hebiko, un abito nero con ricamature dorate e rosse come la chioma fluente di capelli che le contornava il viso. Un po' di tacco a slanciare la gamba tonica da kunoichi e due lunghi orecchini pendenti alle orecchie. Dal nervosismo si aggiustava dieci, cento, mille volte il ricciolo dei suoi baffi per poi, impensierito, estrarre il suo specchietto dalla tasca del gilet - specchietto agganciato con una sfarzosa catena di vetro al passante del fine pantalone - e controllare di non aver sciupato il lavoro che aveva impegnato le sue ore precedenti. Quella porta, però, non si aprì mai.
    Il quattordicesimo giorno, alla consegna dell'ennesima lettera, però, accade l'imprevedibile. C'era andato quasi rassegnato, tuttavia non senza il solito sorriso stampato sul volto, vestito in modo piuttosto banale ma non per questo poco fine. Si chinò il necessario per sollevare lo sportellino delle lettere ed ebbe giusto il tempo di rendersi conto che tutte le altre epistole che aveva scritto erano scomparse. Ma fu questione di un istante e Dorian fu afferrato e scaraventato all'interno della casa da qualcosa di lesto, rapido e micidiale. Se però su di una cosa si può essere sicuri è che è impossibile cogliere Dorian Pavus - Dojin Riku Anaga - alla sprovvista. Se Hebiko si fosse accorta dell'abbigliamento che il giovane ragazzo dalla carnagione olivastra aveva indosso prima di essere scaraventato nella stanza, le sarebbe subito balzato agli occhi come adesso l'uomo fosse vestito di tutt'altri abiti. Era un uomo dalle mille risorse, il Pavus. Se ne stava sprofondato sulla poltroncina della padrona di casa, un po' colpito da quanto accaduto ma composto nonostante tutto. Il suo vestito bianco era accompagnato da una cravatta verdolina ed una camicia color petrolio. Ancora niente di eccessivamente formale ma qualcosa che potesse fare la sua figura. La guardava con lo sguardo perso mentre lei si esprimeva nervosamente. Tranquilla, Cara, non c'è nessun problema. La forza e la violenza dell'azione avevano reso Dorian ancora più deciso riguardo le sue intenzioni. Doveva averla, in un modo o nell'altro. La kunoichi gli diede le spalle e si avviò in cucina. Un piccolo esserino iniziava a giocare con le sue gambe. Sorrise, sentendo una certa affinità con quell'animale. Quando rialzò la testa Hebiko aveva un grande vassoio con molte bevande odorose. La ragazza lo invitò a servirsi e lui scelse il thè più chiaro presente tra quei liquidi. Aggiunse una frase fuori luogo che fece quasi andare di traverso il primo piccolo sorso che il Pavus diede alla sua bevuta. Non l'ho pensato neanche per un secondo. Però per un attimo ho sperato che fossi una donna dal polso saldo. disse, sorridendo, alludendo al fatto che una donna risoluta è sembre qualcosa di estremamente eccitante. Quanto seguì successivamente fu come ostacolato dall'udito del nostro: si badi bene che Dorian non è un uomo che si può convincere a parole. Molto spesso fa orecchie da mercante e mostrando di aver capito le motivazioni del suo interlocutore asserisce alle loro affermazioni tutt'altro che vinto dalla loro dialettica. Era esattamente quello il caso. Ma certo, ma certo, non preoccuparti dolce Viperella. Si alzò brevemente dalla sedia, cercando la sua mano esattamente come aveva fatto al primo incontro. Dopotutto da qualche parte dobbiamo cominciare, mi sbaglio? sorrise, mentre tentava un ennesimo baciamano - questa volta esente da volgarità. Dorian poggiò poi la tazzina ricevuta - non vuota, non è signorile ripulire completamente i piatti ricevuti - e si diresse verso l'uscita con una mano nella tasca, sollevando leggermente la giacca aperta sopra il polso. Domani sera, qui, alle otto. Passo a prenderti, va bene?

    Se la ragazza avesse accettato, il Dorian che per le tredici sere precedenti sostava davanti alla porta sarebbe stato nuovamente lì, per la quattordicesima sera consecutiva. Le avrebbe porto i fiori, semplicemente, per poi allargare leggermente il braccio, come ad invitarla ad incrociarlo con il suo. Vogliamo andare?
    La passeggiata sarebbe stata breve, il ristorante non distava molto da quella zona di Oto, come abbiamo già detto. Dorian durante il viaggio avrebbe lanciato alla donna numerose occhiate e numerosi sorrisi accennando molto poco a parlare ma rimanendo a disposizione per qualsiasi eventuale domanda della giovane. Arrivati alla Rosa Candida, il caposala sembrava quasi attendere il Pavus. Oh, signor Anaga! La stavamo proprio aspettando, è sempre un piacere averla tra noi. Inutile dire che quello era il locale preferito del nostro - ovviamente mi riferisco al locale preferito per approcciarsi con entrambi i sessi. Tutta la sala era illuminata da enormi lampadari in cristallo, i muri, le tovaglie, i tovaglioli, erano di un fresco color panna e tutti gli infissi di un mogano intenso. La parete più esterna di tutta l'enorme sala era una vetrata gigantesca che dava su un peculiare strapiombo del Bosco dei Sussurri dove sullo sfondo si poteva scorgere una piccola cascata di acqua innaturalmente azzurra.

    RestaurantPetrus


    I due furono fatti sedere al tavolo più vicino alla vetrata: Dorian ovviamente porse la sedia ad Hebiko, facendola sedere per prima e solo successivamente mettendosi anche lui al tavolo. Furono portati loro due menù. Ordina pure quello che vuoi, tesoro. Le disse il nostro mentre lentamente apriva il menù e si immergeva nella carta. Ma durante la lettura delle prime pietanze, il suo sopracciglio destro iniziò a tremare vistosamente in modo quasi nervoso. Hebiko si sarebbe potuta accorgere benissimo che qualcosa non andava. Dorian diede due profondi respiri col naso, divaricando le narici. Sento ... sento ... disse quasi sottovoce, contorcendo la faccia un disastro di moda! e concluse quasi urlando e battendo la mano sul tavolo mentre gli occhi si voltavano verso l'ingresso del locale. [IMG] Nel frattempo anche Hebiko, se avesse avuto capacità particolari riguardo l'indagine, avrebbe potuto notare la stranezza delle pietanze nell'ultima pagina del menù.

    Dorian non si sbagliava. Era entrato da poco un vero disastro della moda. Qualcuno che basava la sua eleganza sul chakra, visione del mondo totalmente poco consona per la raffinatezza Otese. Prima che la Montaglia della Foglia potesse anche solo raggiungere il caposala, un uomo gli si parò dinnanzi con un foglio di carta in mano ed una bottiglia. Il capo sala, nel frattempo, venne chiamato da una voce nelle cucine che lo fece indietreggiare e perdere alla vista dell'Hokage. Qui dentro non si usa il chakra. Gli avrebbe detto l'uomo con il foglio di carta in mano, porgendogli la bottiglia. Non c'era ostilità nelle parole di quello che sembrava un misero cameriere ma il fatto che sapessero che l'uomo stesse utilizzando una tecnica doveva suggerire qualcosa a Raizen. Seguimi Aggiunse, porgendo anche il foglio di carta. Finché non li avesse entrambi presi, il cameriere sarebbe rimasto in quella posizione. Una volta afferrati gli oggetti, il ragazzo avrebbe indicato la Montagna da testa a piedi con l'indice della mano destra per poi indicare il suo stesso occhio destro. Un messaggio non chiaro ma inequivocabile. Il tutto il più lontano possibile dagli occhi dei presenti in sala.
    L'uomo avrebbe portato Raizen dapprima in cucina poi, passando accanto agli chef - e vedendo l'eleganza e la pulizia generali ed incredibili di quel posto (infatti gli chef erano perfettamente puliti ed in ordine, quasi a prova del peggiore Amministratore di Oto) - si sarebbero diretti alla cella frigorifera. Tieni giù la testa. Questo cunicolo non è fatto per quelli come te. E neanche per quelli come me, a dire il vero. Indicò il cameriere, facendo spallucce, infine portò le mani al petto formando il sigillo dell'Ariete e dal centro della cella frigorifera si aprì una minuscola porticina. Era davvero piccola, non più grande di quella necessaria per passare un uomo sotto ai cinquanta centimetri d'altezza. Dopo una rapida osservazione, si sarebbe potuto notare come il corridonio non fosse più lungo di cinque metri.Qui invece è consentito l'uso del chakra. Aggiunse il cameriere mentre, componendo il sigillo della tigre, spariva davanti agli occhi dell'uomo. L'Hokage aveva una frazione di secondo per fermare il cameriere e chiedergi delucidazioni. L'uomo avrebbe interrotto il suo procedimento ed avrebbe fatto qualsiasi cosa il foglioso gli avesse chiesto ma non gli avrebbe rivelato il segreto di quella porticina per nessun motivo al mondo. Doveva trovare un modo per andare dove quella fessura lo portava. Non perda quegli oggetti per nessun motivo al mondo.

    Se fosse riuscito ad arrivare dove l'uomo si era appena teletrasportato, davanti a lui avrebbe potuto notare un vecchio tavolo di legno illuminato da una forte luce giallastra proveniente da un lampadario tutt'altro che nuovo, in netto contrasto con quei lucernari presenti nella sala principale del locale. Lo zotico è arrivato, signore. Raikegi era solito usare dei nomigloli molto particolari per i suoi bersagli. L'Hokage non faceva eccezione. Sii svelto, Raizen Ikigami. Dimmi perché c'erano spie di Konoha nel mio territorio ed io cercherò di non privare uno dei quattro villaggi del suo Kage. La Montagna avrebbe potuto sentire distintamente questa voce molto leggera ma gracchiante provenire con forza dalla stanza, anzi, dall'ombra davanti a lui, ma non sarebbe stato in grado di vederne la fonte. Fino a che essa, con agilità sorprendente data l'età e soprattutto la statura, non saltò sul tavolo, rivelandosi in tutta la sua piccola maestosità. Era l'uomo della foto del suo osservatore, il signor Raikegi. Dal tono, però, egli sembrava tutt'altro che amichevole. Perché la sua risorsa l'aveva mandato da quello che, a prima vista, non sembrava altro che un signorotto malavitoso come se ne vedono tanti a Oto? E soprattutto, come mai si poteva permettere di minacciare l'Hokage in persona?



    Parlato
    Pensato


    Edited by Dorian Pavus - 18/5/2017, 00:36
     
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    Il Grillo parlante







    Non ebbe fortunatamente bisogno ne di parlare col caposala, ne di sedersi a dei tavoli, venne intercettato prima da un cameriere molto probabilmente in possesso di abilità da sensitivo, o lui o qualcuno che glielo aveva detto.

    Io non sto usando chakra.
    Non adesso quantomeno.

    Si oppose con poche parole senza essere scortese mentre prendeva, lievemente disorientato, la bottiglia e il foglio. Fece in tempo a leggere l'insegna del locale, sospirando con gli occhi al cielo.

    E ti pareva, solo ad Oto potevano dare ad un ristorante il nome di una malattia venerea.

    Nonostante non sembrasse Raizen si intendeva di luoghi di ristorazione, l'abitudine e la gola l'avevano educato più con l'abitudine che con vere e proprie lezioni e poteva dire senza alcun timore di sbagliarsi che quel luogo era...

    Tremendamente tamarro. Se per errore un cliente inciampa questo posto esploderebbe in una marea di lustrini, cristalli e oro zecchino cosi imponente che oscurerebbe il sole.
    Ma capisco che debbano impegnarsi per distrarre l'attenzione dal piatto. Ehhhh...


    Seguì il cameriere senza troppe storie, lui pareva sapere chi fosse, quindi non andava troppo male, e se volevano attentare alla sua vita di certo non lo avrebbero fatto in quel luogo.
    Il cameriere stava per dissolversi quando rapida la mano di Raizen gli calò sul polso dividendo le mani e impedendogli l’utilizzo della tecnica.

    Aspetta aspetta aspetta! Dove vai?
    Non ho capito nulla che cazzo ci faccio in quella porticina io, non vedi che non ci passo nemmeno con tutta la buona volontà del mondo?
    solo le spalle saranno larghe il doppio!
    E poi a che cazzo serve sta roba?!?
    Mi hai messo in mano una bottiglia di merda e un foglietto bianco, che sono?


    Intanto una piccola quantità di chakra fluiva dalle mani di Raizen verso uno dei bottoni della camicia dell’individuo, praticamente impossibile da notare, ma utile in caso volesse svignarsela come apparentemente aveva intenzione di fare.

    Chiaro.

    Avrebbe detto quando il cameriere avesse finito lo spiegone, dicendogli[dicevi che faceva tutto, per cui :look: ] che anche lui si sarebbe recato con i suoi metodi dall’altra parte avrebbe così aspettato che il cameriere si dissolvesse, prima di fare la stessa identica cosa, comparendo ad un metro e mezzo da lui.

    Ad ognuno i suoi trucchi, no?

    In caso non gli avesse rivelato la sua futura posizione Raizen avrebbe preso una cipolla dal più vicino scaffale, applicando il medesimo stratagemma, materializzandosi nella stanza poco dopo l’ortaggio, introducendosi con la stessa domanda.
    Appena fatta la sua entrata una voce gracchiante prese a parlargli in tono ben poco amichevole, per poi rivelarsi… era il nano.
    Ed appena si mostrò Raizen non riuscì a fargli finire la frase che esplose in una fragorosa risata, di fatto sovrastando del tutto la conclusione della stessa, impossibile dare fiducia ad un vecchio che non raggiungeva il metro d’altezza.

    …oddio, oddio.
    Adesso mi riprendo.


    Le ultime risate sparirono, per lasciare posto alla serietà, malgrado non avessero mai tolto spazio alla concentrazione, dopotutto era in un territorio a lui sconosciuto e non poteva di certo commettere quel tipo di leggerezze.

    Tu mi conosci, ma io non conosco te.
    Non so chi tu sia, ne tantomeno se le mie spie abbiano scoperto qualcosa su di te, infatti non sarebbe male se ti presentassi.
    Ma non penso, non cercavano te, almeno credo.
    Ammenochè tu non sia un sarto dal talento innato ed ineguagliabile, in quel caso si, ed in quel caso non ti avrebbero comunque leso, anzi, ti avrebbero assicurato un buono stipendio.
    Per farla breve, era una piccola commissione, niente pericolosi secondi fini.
    Ma spero stiano bene, non è educato maltrattare le spie di un alleato, le si impacchetta eventualmente con qualche ammaccatura, ma non vorrei che fosse successo di peggio.
    Non vorrei privare questo per ristorante di una pregevole cassetta di pomodori per farti una cassa da morto all’ultimo grido.
    Il riciclo va di moda quest’anno.


    Gli strizzò un occhio attendendo risposta, ed in caso il cameriere non gli avesse risposto prima avrebbe indicato il foglio e la bottiglia, scuotendoli per aria.

    E MI VOLETE DIRE CHE CAZZO SONO QUESTI?!?

    Questa volta era lievemente spazientito.
     
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    Lezioni di galateo

    II



    Hebiko tornò indietro con il vassoio, facendo in tempo a vedere come, a differenza di parecchie altre persone, Dorian sembrava apprezzare la compagnia di Darwin. Le sfuggì un sorrisetto, mentre prendeva posto sul suo divanetto:

    Beh, cominciamo bene. Qui Darwin, non fare fastidio al nostro ospite.

    L’esserino zampettò verso la Vipera, attirato da qualche dolcetto, mentre entrambi si godevano un tranquillo the in compagnia. Nonostante il brusco invito, l’uomo sembrava sufficientemente a suo agio. Hebiko fissò il suo ospite dubbiosa, non capendo dove volesse arrivare con il suo commento:

    Uh… Che? Trattare umanamente un ospite vuol dire non avere polso? Non farti abituare male dal resto degli otesi, essere rozzi è una cosa, avere carattere un’altra.

    Si impettì, orgogliosa, non voleva dare l’impressione di essere una kunoichi debole pronta a sottomettersi, aveva un carattere agguerrito ed era pronta a dimostrarlo, così come aveva fatto con Febh, convincendolo a farla lavorare per lui senza diventarne schiava (anche se non era previsto il finire a fargli da babysitter). Ma non a tutti, soprattutto in quel periodo per lei così teso: sapeva quando era necessario abbassare la testa, ubbidire ad ordini scomodi e sfuggire da situazioni pericolose, senza però lasciarsi scappare eventuali rivalse. Doveva solo aspettare il momento giusto.
    I toni e le movenze del Pavus lasciavano intendere come fosse ancora convinto di voler conquistare Hebiko, che con un sospiro accettò il baciamano, stavolta più consono ad una come lei. Annuì, limitandosi ad aggiungere prima del saluto:

    La prossima volta che mi mandi una lettera, scrivici una data. E che sia in anticipo di almeno una settimana. Mi devo organizzare per tempo, io.


    hebydress
    Dorian non avrebbe dovuto attendere molto, Hebiko ci teneva ad essere puntuale ed alle otto in punto uscì dalla porta di casa, indossando un elegantissimo abito blu con dei brillanti come decorazione, i capelli sciolti che le scivolavano lungo le spalle ad incorniciare il suo tatuaggio, ed una piccola borsa in tema con il vestito. Lo spacco vertiginoso di quest’ultimo mostrava delle scarpe con un tacco non indifferente, pur non superando comunque l’altezza dell’uomo, dello stesso colore del vestito.

    Uffa. Lo sapevo, dovevo comprare la borsa argentata, questa si confonde col vestito.

    Rimase piacevolmente sorpresa dai fiori in regalo, fissando prima il mazzo e poi l’uomo, visibilmente imbarazzata. Prese il mazzo, restandosene ferma per qualche istante, rossa in viso, prima di scappare in casa, lasciando fuori il Pavus:

    Va-vado a metterli in un vaso prima che si rovinino!

    Non era decisamente abituata a ricevere qualcosa in regalo, soprattutto che non riguardasse il mondo ninja, o che non desiderasse. Per qualche motivo quel gesto la fece sentire in debito, soprattutto riconoscendo l’impegno dell’uomo per farle accettare quell’uscita a cena, in pochi sarebbero stati così pazienti. Si aggrappò al suo braccio, evitando di incrociare lo sguardo durante la camminata. Quel gesto per lei era un ringraziamento per i fiori, nient’altro. Doveva solo farlo capire anche a lui.
    Dati gli sguardi ricevuti, la Vipera tentò di evitare ulteriore imbarazzo cercando di iniziare una conversazione. Il suo lato curioso fece capolino per vincere la timidezza:

    Allora… Da dov’è che vieni tu? ...Cioè, sei otese, vieni da Oto, sì. Intendevo… Sembri uno di quelli che vengono dalla parte ricca della città. Ecco. Tipo che fai, lavori? Ti fai viziare dai maggiordomi? Mangi caviale a colazione e tutto quel cibo striminzito e costoso?

    Era chiaro che Hebiko non avesse idea di come funzionassero i “più che benestanti” in città, se non per ciò che si diceva sui giornali. Sempre felici, sicurezza invidiabile, gossip sulle relazioni, e tutte quelle cose che un cittadino medio non può far altro che sognare. Al momento però non le sembrava di ricordare di aver letto il suo cognome da qualche parte, eppure dava tutta l’impressione di essere un pezzo grosso.
    La Vipera osservò con stupore sia l’esterno che l’interno del ristorante. Non era mai stata in un posto così lussuoso, e si poteva notare dai suoi gesti come fosse emozionata e vagamente a disagio. Non era decisamente un ambiente per una ragazza che non aveva idea di quali fossero le buone maniere, figurarsi le più importanti regole di bon ton. Sibilava leggermente nervosa ed incuriosita, assicurandosi di restarsene vicina al Pavus, unico suo punto di riferimento. Borbottò, stavolta con tono preoccupato.

    Uhn… Questo posto sarà costosissimo… Dovrò fare gli straordinari questo mese.

    Si apprestò a sedersi, quando Dorian, precedendola, spostò la sedia per lei, facendola mettere comoda. Posò la borsa sulle sue gambe, scattando in piedi quando l’uomo accennò a sedersi.

    Aspetta!

    Si spostò verso di lui, imitando il gesto precedente, ovvero spostando la sua sedia per farlo accomodare lei stessa. Era sicura che quella fosse una regola di bon ton, e nonostante la promessa di uscita non romantica, non voleva comunque sfigurare in un posto così chic. Soddisfatta del suo appena imparato atto di galanteria, tornò a sedersi al suo posto, con aria allegra. Iniziò a spulciare il menù, cercando un piatto che la allettasse, anche se non ci volle molto per farle alzare un sopracciglio dubbiosa:

    ...Uhm… Che piatti… Interessanti.

    Non voleva commentare oltre prima di vedere la reazione dell’uomo. Forse era un’altra di quelle cose bon ton delle quali lei era all’oscuro, non poteva permettersi di fare brutta figura insinuando che quel menù sembrasse assurdo.
    Il Pavus attirò la sua attenzione, odorando qualcosa a lui decisamente sgradevole; Hebiko non capì, dando qualche assaggio all’aria con la sua lingua biforcuta, senza capire cosa gli desse così fastidio, almeno non prima che l’uomo finisse la sua frase. La kunoichi gonfiò le guance, ancora con mezza linguetta di fuori, ridacchiando di gusto per la sua reazione, voltandosi ad osservare il “disastro”.

    Dove, dov’è? Ora mi hai messo curiosit...AH!?

    L’istinto la portò a coprirsi il volto col menù. Qualche istante dopo però lo abbassò con violenza, non volendo distogliere lo sguardo dal “disastro”, nientemeno che l’Hokage in persona. Aprì il menù per coprire la bocca nella sua direzione, rivolgendosi solo al Pavus sussurrando aggressiva:

    C’è L’Hokage! Qui! Perchè qui?? Perchè io non so niente!? Scommetto che è una delle solite dimenticanze di quell’idiota dello Yakushi! ...I Kage vengono qui spesso!?

    Visibilmente tesa, non comprendendo la presenza di Raizen, si fece ancora più sospettosa ed ansiosa quando quest’ultimo invece di essere accompagnato ai tavoli si spostò su quello che era il retro, o quantomeno la sezione privata riservata al personale. Sempre a bassa voce, si allungò appena verso Dorian:

    Senti. Sono sicura al cento per cento che quel Kage non metterebbe mai piede ad Oto per un semplice pasto. E dubito che sceglierebbe un posto del genere. Tu sei spesso ospite qui, vero? Questo è solo un ristorante, o nasconde altro?

    Non era difficile intuire che Dorian potesse essere un ospite più o meno frequente di quel posto, e chiunque abitasse nel paese del suono sapeva che tutti nascondevano sempre qualcosa, soprattutto nascosti da ambienti del genere. La presenza di Raizen inoltre la metteva a disagio, oltre che insospettirla: dopo il patto che avevano fatto tra di loro, non le sembrava cauto mostrarsi insieme, ma tantomeno si sarebbe aspettata che lui arrivasse nel villaggio senza dirle niente. Forse nel profondo era un tantino offesa dalla cosa, ma le due emozioni che ora la controllavano erano ansia e sospetto.
     
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    Deliziosi Banchetti

    - III -



    Se si fosse dimenticato le maniere ed il bon ton, Dorian sicuramente avrebbe spalancato le fauci, rimanendo di stucco dall'eleganza e la bellezza che l'abito donava alla tuttofare dell'amministratore di Oto. Sei incantevole, mia cara. Disse il Pavus quando quella si proferì nell'autocritica. Certo, si tenne per sé il fatto che un vestito verde, magari verde acqua, avrebbe accentuato e messo in risalto i suoi capelli scarlatti più di quello scuro blu.
    Dopo aver posato, visibilmente imbarazzata, i fiori regalatele da Dorian, i due si incamminarono verso la Rosa Candida. Durante la strada Hebiko pose delle domande specifiche al Pavus, domande che solitamente lo avrebbero un po' infastidito dato i difficili rapporti con la famiglia. Non solo, il suo tono le parve decisamente puerile e sfacciato. Sì, sono di origini nobiliari. Disse schietto Ma sono stato disconosciuto tempo fa per via di mie certe passioni. Non avrebbe accennato alla negromanzia ma, senza dubbio, la ragazza avrebbe potuto immaginare come la lussuria fosse probabilmente la causa principale. E poi mia madre, da brava nobildonna, era sempre in ritardo. Ed io odio i ritardatari. Anche questo aveva a che fare col suo essere cronomante, altra passione proibita, ma di certo non sarebbe stata quella l'occasione in cui la Vipera lo avrebbe scoperto. Sì, avevo anche degli schiavi. Dopotutto, perché lasciare morire qualcuno se può esserti utile? Bhè, qualcuno è più utile da morto. L'ultima frase avrebbe acquistato un senso solamente molto tempo dopo per la giovane Hebiko.
    Qualcosa, tuttavia, si era incrinato agli occhi del Pavus, durante quel viaggio: che la ragazza iniziasse a sembrargli un caso DAVVERO disperato?

    Quando entrarono nel locale la giovane dai capelli rossi si attaccò a Dorian, quasi impaurita: Non è che magari è figlia di schiavi? pensò, non riuscendo a giustificare in alcun modo il suo comportamento. Quando poi fece la sua esclamazione sul potersi permettere le spese dovute alla permanenza in quel luogo, Dorian s'accigliò: Credi davvero che tirerai fuori un centesimo questa sera? lo sguardo era di colui che era stato appena profondamente offeso, rimanendo comunque severo. Ne va del mio onore di galantuomo e della mia nomea prima che dei tuoi risparmi, signorina! L'uscita era stizzita ma indubbiamente veritiera. Piuttosto si sarebbe fatto assumere come lavapiatti ma non avrebbe permesso che la ragazza anche solo accennasse a tirare fuori il becco di un quattrino.
    Quando Dojin provò a sedersi, dopo aver gentilmente offerto la sedia alla ragazza, essa fece lo stesso, mettendo nuovamente in imbarazzo il perfetto Otese. No, no, no, no! Disse gentile, col sorriso sulle labbra, sussurrando e fermando la ragazza a metà strada. Questa è prerogativa esclusiva di noi uomini. si alzò nuovamente, riporgendole la sedia e assicurandosi che ella si sedesse per poi spingerla sotto il tavolo, di modo che non si muovesse. Adesso metto il fazzoletto sulle ginocchia e pulisciti la bocca, quando mangerai, solo con un piccolo lembo del fazzoletto. Ancora il sorriso gli dipingeva la faccia: avrebbe retto?

    Quando accadde quella catastrofe di dimensioni cosmiche, quell'orrore capace di riportare in vita anche i più efferati assassini al fine di fargli provare il dolore oculare che i presenti in quella sala stavano provando, Hebiko agì curiosamente, destando l'attenzione dell'Anaga. Lo conosci ... ? chiese dapprima Cosa, quello l'Hokage!? poco prima che pronunciasse la frase successiva, l'abito cambiò, diventando un vestito classico blu scuro gessato con dettagli argentei, esattamente come quello della ragazza che lo accompagnava. Non c'era chakra in quella capacità ultramondana: anzi, c'era ma il segreto che nascondeva non permetteva che alcuno si accorgesse di tale utilizzo delle arti ninja. Ma come si veste! Ciò che più lo ferì però, fu il collegamento che le sinapsi della Vipera riuscirono a fare data la presenza dell'Hokage in quel luogo. Non vorrai certo rovinarti la sorpresa, mia cara. Ancora quel largo sorriso incorniciato da quei baffi perfetti fu la risposta più eloquente di Dorian. Come presto avrebbero scoperto tutti, quel posto era il covo della Gilda dei Sarti, una associazione con base ad Ame, totalmente neutrale, interessata unicamente al tornaconto economico. Ma perché portarla alla Gilda dei Sarti?
    Il cameriere che aveva riconosciuto Dorian all'ingresso, lo stesso che aveva accompagnato il Mizukage, venne a prendere l'ordine al tavolo dei due: Cosa le posso portare, Signor Anaga? Guardando questa fanciulla che mi siede accanto dicendo queste parole, Dorian cercò la mano di Hebiko, Direi degli assaggi misti di crostini verdi alla Fenice dai piedi cotonati. Sono desolato, Dorian, ma il Signor Raikegi è molto impegnato in questo momento. Ed a questo punto anche all'Otese aristocratico la situazione apparve chiarissima: l'Hokage era qui per parlare direttamente con la Gilda dei Sarti! La Gilda non si era mai spinta però ad operare con le grandi figure accademiche. Perché farlo adesso? Che Konoha fosse una minaccia per quella combriccola di santi? Digli che lo cerca Dorian Pavus. Non è in posizione di potermi negare udienza! Dorian reagì indispettito a quella mancanza di rispetto: dopo tutti i consigli ed i soldi fatti guadagnare alla Gilda grazie alla sua somma conoscenza della moda - eguagliata solo da Valentine Mihaw, suo eterno rivale nonché amico ... intimo -, neanche il vertice più alto poteva permettersi tanta sfacciataggine ed il ragazzo, Suitage, lo sapeva bene. Sono stato chiaro, Suitage? Sì, Dorian. L'uomo si voltò per tornare esattamente da dove era venuto e rincontrare l'Hokage e il Capo.

    Sebbene a parole l'Hokage parve molto più sprovveduto di quanto non fosse, il passaggio segreto fu agilmente aggirato attraverso le sue capacità sviluppate personali nel corso della sua carriera ninja. Ciò che l'uomo non sapeva era che la Gilda dei Sarti aveva tutte le informazioni sulla sua più recente vita, o almeno, la maggior parte di esse. Quando Suitage si sentì magnetizzare il bottone della camicia si rallegrò, avendo trovato la prova definitiva del mutamento della capacità dell'Hokage rispetto alle informazioni in loro possesso. Non appena riapparve accanto al capo e al cameriere che l'aveva scortato, con tanto di foglio e bottiglia ben saldi nelle mani, Suitage lo presentò a gran voce, come se sapesse - e le sue abilità da sensitivo glielo avevano suggerito - che l'uomo stesse per materializzarsi. Non hai più bisogno delle tue biglie, a quel che vedo. Disse, facendo capire che davvero quegli uomini sapevano molte cose su di lui.

    Quando Raikegi entrò in scena, la Montagna scoppiò a ridere in modo becero ed incontenuto. Inutile dire che questo non piacque affatto all'uomo che fu costretto, immediatamente, a far presente chi fosse. Questo non va bene, Raizen. Gli parlava come se fossero vecchi amici. E l'Hokage, probabilmente, lo avrebbe desiderato presto. Il fogio di carta si sarebbe in un attimo come liquefatto, spandendosi su tutta la mano e camminando leggermente fino alla spalla dell'uomo riassumendo, nel tempo, le sue connotazioni materiali. [Concentrazione 1000] Nel giro di un istante Raizen avrebbe sentito la carta come comprimergli l'arto: tuttavia non avrebbe seguito nessuna sensazione di dolore; quell'oggetto, infatti, si nutriva di chakra. [Note] Progettazione: Carta [Combattiva]

    Modello
    Speciale: La carta si nutre di chakra. Una Unità assorbe un Basso di chakra ogni livello dispari della TS posseduto per ogni slot di presa. La Forza della Presa è pari alla Concentrazione dell'Utilizzatore del Controllo dei Materiali.
    [Richiede Controllo dei Materiali I]
    [Da Genin in su]


    Raikeji ha, ovviamente, il Liv. V di questa TS.

    Appunti per le Ordinazioni [Equipaggiamento]

    Tacquino
    Un piccolo foglio di carta perennemente irrorato di chakra. Si lega ad un utilizzatore, assumendone dimensioni proporzionali, colore del chakra, aura.
    Tipo: Vario
    Dimensioni: Piccolo
    [Da Jonin in su]

    Tacquino Infinito
    Speciale: L'utilizzatore può considerare il Tacquino grande 4 Unità ai fini di tecniche e manipolazioni.
    [Da Jonin in su]

    Adesso, non costringermi a farti del male. Sai che posso fare anche quello. E non osare lasciare la bottiglia. Le intimidazioni erano chiare. Qualora l'uomo avesse provato a mollare la presa su quell'oggetto, esso, nel momento in cui avrebbe impattato con il terreno, si sarebbe liquefatto come la carta, spandendosi su tutto il pavimento, esattamente come successo poco prima. Questa volta però, il vetro non era lieve come la carta. [Note]Costruzione: Vetro [Combattiva]

    Sicurezza
    Speciale: Questo vetro è in grado di modellarsi su qualsiasi materiale a contatto. La velocità di movimento del Vetro è pari alla Concentrazione dell'utilizzatore. Una Unità applica status intralcio; la gravità dello status aumenta ogni livello dispari della tecnica poseduto. Lo status permane finché a contatto col materiale.
    [Richiede Controllo dei Materiali IV]
    [Da Chunin in su]
    L'Hokage si trovava davanti ad una situazione difficile: Raikegi, tuttavia, rispose alle parole che l'uomo pronunciò successivamente. Tu non sei nella situazione di poter dare ordini, Raizen. Questo è il mio territorio. E se voglio, con quella bottiglia di vetro, posso renderti molto simile ad un groviera. Oppure se preferisci, posso soffocarti con del tessuto: perché sì, io sono il famoso sarto che tu cerchi. Anzi, ti dirò di più L'uomo abbassò la testa per poi alzare il mento verso l'alto in un gesto molto ridicolo quanto scenico. Io sono il Capo della Gilda dei Sarti! Un attimo di silenzio. Il mio nome è Raikegi ma tu dovrai chiamarmi Capo, esattamente come fanno tutti qui dentro. Se sei venuto per offrirmi un lavoro, spero tu abbia molti soldi con te. In quel momento Suitage scomparve, tornando al piano di sopra. La Gilda dei Sarti ha diramazioni in tutti e quattro i continenti. Ad Oto siamo particolarmente affezionati per via di un nostro contatto particolarmente capace ed a cui dobbiamo buona parte della nostra fortuna. Sappi che abbiamo le forze necessarie per soverchiare l'intera Konoha, se ce ne fosse bisogno: siamo però completamente neutrali a queste faccende inutili ninja. A noi interessa soltanto la moda, l'arte ed i soldi, ovviamente. Quindi, per cosa sei venuto esattamente qui? L'uomo non avrebbe avuto modo di rispondere alla domanda perché Suitage sarebbe subito riapparso, visibilmente turbato. Capo, c'è Lo Stilista, desidera immediata udienza. Ha richiesto dei crostini verdi alla Fenice dai piedi cotonati. Raikegi abbassò lo sguardo. Gli hai detto che sono impegnato? Non ha voluto sentire storie. È in dolce compagnia, sa' come diventa nervoso quando non lo si accontenta in questi casi. Gli dobbiamo molto. Praticamente tutto ... È un uomo o una donna questa volta? commentò sarcastico. Una deliziosa fanciulla dai capelli rossi. È una buzzurra, però, Capo, e questo mi meraviglia. Portali entrambi qui. Faremo vedere allo Stilista quanto si è espansa la nostra influenza grazie a lui e gli presenteremo questo simpatico Zotico qui con noi. si rivolse poi direttamente a Raizen. Non ti chiamerò Zotico davanti a loro: è il tuo nome in codice, non me ne volere, ragazzo.

    Al Piano di sopra, Suitage avrebbe scortato Hebiko e Dorian davanti alla medesima cella frigorifera che aveva visto la Montagna doversi adoperare per oltrepassarla. Qui non si usa il chakra. Avrebbe nuovamente detto l'uomo: una volta davanti a quella porta, avrebbe semplicemente dato le seguenti istruzioni. Facciamo una catena. Pavus, mi tocchi e lei tocchi il suo accompagnatore. L'ambiguità del discorso era palpabile ma Dorian riuscì a desistere ed a mettere la mano sulla spalla di Suitage e non sulle sue parti intime. In un secondo si materializzarono nell'altra stanza. Questo D-I-S-A-S-T-R-O sarebbe l'impegno inderogabile cui avevi dato la precedenza, Raikegi? Disse Dojin indicando da testa a piedi quell'uomo gigantesco. Scusami, Dorian, ma a volte il dovere è proprio inderogabile. Fece un piccolo inchino in segno di scuse. Ho sentito che avevi bisogno di crostini verdi alla Fenice dai piedi cotonati. Purtroppo Kerotai è morto la scorsa settimana cercando di cacciare uno di quegli animali. Siamo senza Fenici da circa dieci giorni. Se hai pazienza possiamo pensare di confezionare un abito più in là. Credo che il signore qui presente stia per farci una grossa richiesta! Dorian sbarrò gli occhi ed aprì le mani, offeso oltremodo. Tu ... non hai più Fenici? E stai dando a questo ZOTICO la precedenza sul sottoscritto? curiosa casualità l'aggettivo scelto dal Pavus Io ho portato qui questa sera la dolce Hebiko per regalarle uno dei tuoi abiti e tu mi ripaghi con questa moneta? Che figura ci faccio? Hokage, qual è il lavoro che ha da offrirmi? Dorian sbuffò. Se con i soldi che quest'uomo può portare alla Gilda potrò avere il vestito che tanto vorrei regalare alla mia bellissima Viperella, forse posso pazientare.
    La domanda rivolta all'Hokage era palese: perché cercava un sarto? Hebiko, invece, come si sarebbe comportata in quella situazione? Si trovava nella stanza con il suo più grande spasimante e, allo stesso tempo, con colui che considerava la sua unica ancora di salvezza dalle stramberie - Dorian compreso - di Oto. E se mi offrissi di cacciarla io, la Fenice!? Urlò Dorian all'ultimo secondo.
    Voleva dimostrarsi valoroso agli occhi della sua dama ... ma non era assolutamente in grado di fronteggiare un nemico di quella portata. E lo avrebbero scoperto presto.



    Parlato
    Pensato
     
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    Un Cliente Esigente







    La “gilda”, come la combriccola amava tanto farsi chiamare, aveva dei modi di fare che praticamente chiunque avrebbe odiato, non che Raizen fosse da meno, ben inteso. Per chiunque entrasse nel suo ufficio era una terna al lotto per sperare di tenersi tutti gli arti.
    Sollevò gli occhi al cielo quando sentì il foglio modellarsi sotto le dita, lo lasciò fare in un primo momento, sentendo che la stretta della carta era forte. Lasciò parlare il vecchio, constatando che per quanto la presa fosse forte non era adesiva, come se qualcuno gli stesse stringendo la mano. E non c’era forza in grado di trattenere qualcosa che poteva scomparire. Alla Montagna infatti bastò teletrasportarsi sul posto, di fatto solamente sfarfallando una singola volta, azione che però gli permise di ritrarre il braccio, sacrificando la manica del vestito ed il guanto se necessario, facendolo scomparire e riapparire insieme al resto del corpo, ma in una posizione diversa, lontana dalla carta, seppur di poco.
    Intanto la bottiglia dopo un rapido sigillo sarebbe stata lanciata verso un clone, apparso dal lato opposto della stanza che l’avrebbe prontamente afferrata.

    Ei ei.
    Stiamo partendo col piede sbagliato.
    Non voglio ledere nessuno, sono un cliente dopotutto!
    Tratti tutti così Raikegi?
    Non mi sorprenderei se gli affari andassero male.


    Intanto sarebbe arrivato il resto del gruppetto, ma si poteva benissimo notare come Raizen non avesse intenzioni bellicose dai suoi toni, lo si poteva dedurre dal fatto che nonostante tutto fosse collaborativo, dopotutto la bottiglia non era ancor caduta a terra, e la reggeva sempre in mano.

    Casa tua, regole tue, ma l’ospite è sacro ho sentito dire... e i clienti... beh...

    Dopo la piccola frase potè notare con meraviglia chi fosse entrato nella stanza: Hebiko in compagnia con un damerino impacchettato come i migliori figli di papà, pronto al ballo d’ingresso nell’alta società.
    Non sapeva nulla della vipera, l’aveva vista poche volte, men che meno era al corrente della sua situazione sentimentale.
    Il suo sguardo dardeggiò varie volta tra Hebiko e quello che poi avrebbe scoperto chiamarsi Dorian, mentre la mascella si contraeva, cercando di trattenere la risata che gli imporporava il viso, e non bastava l’aria ricercata da damerino, era pure marcatamente effemminato, cosa che fece uscire un suono gutturale dalle narici di Raizen quando “lo stilista” aprì bocca.
    Se nessuno avesse dato corda all’evento tuttavia sarebbe riuscito a trattenere le risate, asciugandosi una piccola lacrima prima di riprendere parola.

    Hebiko, non indagherò.
    Mi sento buono oggi.
    Bel vestito però.


    Certo, non poteva farle notare che si intonasse al suo, visto che aveva dovuto rinunciare alla sua elegantissima trasformazione per arrivare fin li.
    Bontà che Dorian fece svanire in poco tempo. Alzò un sopracciglio, stupito di quanto poco raziocinio un corpo gracile come quello potesse contenere.
    Mantenne gli occhi sopra Dorian.

    Non posso mettere al corrente delle mie richieste nessuno all’infuori dell’artigiano che si occuperà della realizzazione del manufatto.
    Ma ovviamente richiede capacità ben sopra la media.


    Disse senza troppi complimenti, mettendo Raikegi nella condizione di dover allontanare la petulante vocina, pur senza dirlo apertamente.
    Messo in contatto con l’artigiano avrebbe spiegato con poche parole cosa gli servisse.

    Un abito mutevole.
    Deve essere in grado di sparire, anche sottopelle, ed al contempo riuscire a contenere equipaggiamento.
    Qualcosa da non dover abbandonare MAI e che non abbandoni mai me.
    Qualcosa di adatto ad un assassino, che consenta la mimetizzazione.
    Qualcosa di leggendario.
    Non metto in alcun modo in dubbio le capacità della gilda, vi ho cercato appositamente, e mi scuso nuovamente se qualcuno dei miei uomini ha approfondito troppo durante le ricerche.
    Ma si renderà conto che parimenti devo salvaguardare me stesso.
    Nessuno deve sapere di questa veste, se io sono qui è perché ho la certezza che solo lei ne è al corrente.
    Se qualcun altro lo saprà, sarò in grado di sapere chi ha aperto bocca per primo.
    Se siamo sorvegliati immagino quindi sia suo diretto interesse fare in modo che tutti dimentichino.


    Parlava con tono gentile, conciliante nonostante tutto.

    Non vuole essere una minaccia, voglio solo informarla di ciò che accadrà, tutto qui, mi sembra la cosa più giusta in un rapporto professionale come il nostro, viviamo di segreti dopotutto.

    Abbozzò un sorriso, aspettando le sue risposte.
     
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    Questo vestito non s'ha da fare

    III



    Le domande scelte per evitare la scena muta ebbero un effetto peggiore del silenzio, a giudicare dal tono di voce del Pavus. La ragazza strinse i denti, insicura, già era impacciata nel relazionarsi con persone normali, figuriamoci uno particolarmente esuberante come Dorian. Cercò di sdrammatizzare:

    Oh no, mi dispiace. Devo dire che non mi aspettavo che qui ad Oto fossimo schizzinosi riguardo gli hobby particolari. ...Riguardo nulla, in verità.

    Non riuscì a comprendere il collegamento che lo portò a parlare dei ritardi di sua madre, ma sorvolò la questione, limitandosi ad annuire dandogli ragione, per non destare sospetto. Non potè lasciarsi sfuggire una risatina, anche lei aveva in mente una lista di persone che avrebbe ritenuto decisamente più utili se chiuse in una bara sotto metri di terriccio.
    Una volta al ristorante chiunque si sarebbe accorto di come la ragazza si sentisse fuori posto in un luogo simile, appiccicandosi al suo accompagnatore nell’attesa che le mandasse i giusti segnali per spiegarle cosa fare. Sembrò non apprezzare nemmeno i vaneggiamenti sui soldi della Vipera, la quale, non potendo arrabbiarsi dato il gesto, si limitò ad abbassare lo sguardo pentita, scusandosi in un primo momento, borbottando in seguito una risposta:

    Non prendertela, è solo… non volevo approfittare della tua generosità, ecco. Insomma, hai pur sempre passato due settimane fuori casa mia ad aspettarmi, mi sembrava il minimo ricambiare pagandomi almeno il conto. Ma, insomma, se per te è così importante, userò altri metodi per ricambiare le tue gentilezze.

    La frase le uscì tremendamente maliziosa, ovviamente Hebiko non se ne accorse minimamente e si apprestò ad avvicinarsi al tavolo, dove venne sgridata una seconda volta, non capendo il perché in un primo momento. Non riusciva però ad arrabbiarsi nonostante i fallimenti, la gentilezza e pazienza di Dorian erano un ottimo calmante per la Vipera, che si sedette nuovamente al suo posto, prendendo in mano per osservare il tovagliolino, poggiandoselo sulle ginocchia con ordine e annuendo con grazia, cercando di imitare i delicati gesti del Pavus, più raffinato (ed estremamente femminile).
    Vennero entrambi distratti dall’Hokage, chi per paranoia, chi per gusto estetico; Hebiko non ebbe problemi a rivelare l’identità di Raizen, dopotutto uno col suo titolo non era solamente uno shinobi, ma anche un politico, e tra tutti i segreti che poteva nascondere, il volto e il nome erano impossibili da non riconoscere. Certo, a meno di essere Dorian e di avere ben altre cose più importanti dello sprecare tempo nella politica. La Vipera si voltò verso il suo accompagnatore per ribattere, ma dalla sua bocca uscì solo una vocale, stroncata dalla visione di un abito completamente differente. Credendo che fossero improvvisamente cambiate le luci nella sala, controllò il proprio vestito, rimasto blu notte. Si voltò nuovamente ad osservare l’abito del Pavus, indicando prima lui, e poi la porta dalla quale erano entrati.

    Ma… Quello… Tu prima avevi addosso…

    Venne distratta dalle lamentele riguardo il vestiario di Raizen, alle quali rispose quasi sovrappensiero:

    Uhm, non lo so, sembra a posto. ...Voglio dire, già, quel vestito, con quelle scarpe, per non parlare de... Degli accessori! Raccapriccianti.

    Si sforzò di dar corda a Dorian, anche se non riconoscendo la trasformazione di Raizen vedeva solo un elegante vestito di taglio occidentale; non poteva però fare altre figuracce, se il suo accompagnatore aveva notato qualcosa di strano, doveva assecondarlo.
    Nonostante non fosse ancora raffinata quanto serviva, tantomeno avesse i soldi per potersi permettere una vita del genere, ad Hebiko piacevano alcune di quelle abitudini. Starsene per una sera in ristoranti ed hotel lussuosi, discutere di abbigliamento, parlar male di chiunque non fosse ritenuto all’altezza, pettegolezzi vari che tornavano sempre utili… Certo, la Vipera non era adatta del tutto a quel tipo di vita, poteva sopportare un paio di serate mirate al lusso estremo, ma alla fin fine la maggior parte delle sere le bastava un divano, il suo animaletto da compagnia, e la sua serie preferita in tv. Così come tutti, sognava la vita degli aristocratici, serviti e riveriti, ma si sarebbe stancata presto di tutto quello. Una sera ogni tanto però, le piaceva sentirsi come una duchessa.
    Una sera come quella ad esempio, quasi rovinata dalla sua paranoia. Dorian dovette confessare rivelando che quello non era un vero e proprio ristorante, lasciando intuire che c’era qualcosa sotto, senza però nulla di esplicito. Il cameriere le si avvicinò, e la rossa potè notare l’uomo allungare la mano verso di lei: la ragazza capì al volo cosa voleva. Con eleganza, porse il menù al suo accompagnatore, cosicchè potesse ordinare ciò che voleva, dato che il cameriere era arrivato lì per quello. Soddisfatta del suo elegantissimo gesto, fissò con un sorriso il cameriere, aspettando che l’altro terminasse l’ordine. Peccato che sembrò venir rifiutato, cosa che innervosì Dorian. Quando quest’ultimo rispose a male ma eleganti parole al cameriere, Hebiko annuì convinta, dando corda al suo compagno:

    L’hai sentito, no?

    Agitò una mano, indicandogli di sbrigarsi, terminando il suo gesto con un ghigno soddisfatto. Sì, ogni tanto sentirsi all’apice era davvero piacevole.
    Il cameriere però sarebbe tornato a breve, invitando i due a seguirlo: la Vipera si mostrò confusa, qualche ristorantino lo aveva visitato, ma mai le era capitato di essere accompagnata in quella che credeva fosse la cucina. Che gli estremamente ricchi mangiassero le pietanze direttamente dalla pentola? Estremamente confusa, non proferì parola, lasciandosi teletrasportare nella stanza: arrivati dentro, Hebiko perse l’equilibrio per qualche istante, stordita dalla tecnica. Si irrigidì invece non appena scoprì di essere finita nella stessa stanza di Raizen. Con un Dorian decisamente poco tollerante alla sua presenza.
    Evidentemente fuori posto in quella situazione, la kunoichi si richiuse a riccio, con la piccola borsa stretta a se, ancora in paranoia per il fatto di farsi vedere con il konohaniano (nonostante fosse chiaramente ospite del Pavus) temendo di far capire a chi le stava attorno che si conoscessero.
    Il siparietto di quest'ultimo le permise di venir oscurata, permettendole di calmarsi un attimo, cercando di pensare al fatto che andasse tutto bene e che nessuno avrebbe scoperto nulla. Tirò un sospiro di sollievo, sollevata dal ritrovarsi finalmente nelle retrovie, almeno fino a che il Kage non riuscì a riprendere fiato dopo i tremendi sforzi fatti per resistere alle risate, chiamandola addirittura per nome. Sussultò, voltandosi con estrema calma verso il suo interlocutore:

    Quanto sei... gentile. Sssignor. Ikigami.

    Sibilò a denti stretti, sventolando la sua sottile linguetta per il nervoso, imprecando mentalmente. Aveva paura, paura che una domanda di troppo rovinasse la sua copertura, paura che Raizen si facesse scappare qualcosa. E che, di conseguenza, Dorian la condannasse a morte certa confessando la sua natura di spia ad un superiore. Doveva reagire prima che ciò accadesse, prima che qualcuno venisse al sapere del loro “legame”; avrebbe approfittato di qualsiasi occasione disponibile per farlo. Tesa come una corda di violino, ascoltò ogni sillaba pronunciata da ognuno di loro, per non farsi sfuggire nessuna possibile via di fuga. Avrebbe persino assecondato Dorian, non trattenendo un filo di eccitazione sapendo di dover ricevere un regalo all’apparenza estremamente prezioso.

    ...Vessssstito?

    Le pupille le si allargarono appena, con la lingua che faceva capolino, sibilante, sfruttando quell’emozione per dar corda al Pavus:

    OH! Oh no, non mi dire che era questa la sorpresa! Questi signori non vogliono darti il mio regalo? Oh no, mi si sta spezzando il cuore…

    Pronta a mimare uno svenimento sperando che la cosa avrebbe convinto gli altri ad allontanarla da lì, prima di spingersi per terra sentì l’assurda idea del suo accompagnatore. E non potè che scattare in piedi, gridando:

    SI’!

    Si schiarì la voce, arrossendo, proseguendo con una voce più adatta al luogo:

    Voglio dire, mi piacerebbe davvero vederti cacciare uno di quegli animali per me. Nessuno ha mai fatto qualcosa di così… così romantico! Sì! Ti prego, portami con te a vedere quei bellissimi animali, così potrò scegliere personalmente quale di loro diverrà parte del mio abito! Oh, non mi reggo per l’emozione.

    Si fece aria con la mano, estremamente tesa, sperando di essere stata convincente a sufficienza per farsi portare fuori. Sicuramente era meglio andare a caccia di polli infuocati che restarsene lì col rischio di essere scoperta.


    Edited by Waket - 16/7/2017, 00:01
     
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    Le Cascate Cerulee

    - IV -



    L'Hokage continuava a risultare il solito testardo e questa a Raikegi piaceva fino ad un certo punto. Eppure era piuttosto semplice quello che il piccolo capo della Gilda dei Sarti stava chiedendo: spiegazioni semplici ed ascolto. Ma l'apice fu toccato una prima volta quando Raizen osò minacciare Raikegi ed una seconda quando, dopo la punizione che egli aveva deciso di impartirgli, egli decise di teletrasportarsi sul posto, non certo senza conseguenze. Oh, oh, oh, piano, piano Hokage, non siamo pronti a questo tipo di conoscenza. disse il capo della gilda ridendo con la sua noiosa voce gracchiante. Nello stesso momento Raizen osò compiere un sigillo e dalle ombre, intorno a lui, tre guardie si teletrasportarono alla sua posizione, brandendo tre kunai ed indirizzandoli sotto il colo del capo della Foglia. [AdO]Taijuzzaro [ 2 ]
    Speciale: L'utilizzatore può sempre effettuare AdO, entro 9 metri, se l'avversario esegue una ninjutsu.
    [Da chunin in su]
    Mi avevano avertito della sua testardaggine ... ma non mi aspettavo QUESTA testardaggine. Continuava a ridere sotto i baffi ed a quel punto l'Hokage si sarebbe domandato perché, probabilmente. Dorian dal canto suo era piuttosto imbarazzato: per quanto amasse quel particolare tipo di situazioni, quella non si sarebbe conclusa di certo come avrebbe sperato - per quanto in quella sala continuava a preferire la giovane ragazza dai capelli rossi e la lingua biforcuta. Dunque fissava, non essendosi mai trovato davanti ad un uomo così grande. Hebiko, più di tutti, probabilmente, sarebbe stata imbarazzata.
    L'hokage, infatti, era nudo.
    Vesteva soltanto con il suo intimo ed i calzini: la stessa ragione per la quale la carta non aveva effettuato presa sull'avversario - e questo solo perché Raikegi non stava facendo sul serio - aveva fatto sì che anche i vestiti rimanessero sul posto durante il teletrasporto, di fatto spogliandolo. [Note]La tua difesa non mi è piaciuta molto, anzi, è stata piuttosto scorretta. Ma stiamo parlando e non ci sono di certo problemi a parlare in mutande, no? Tanto c'è anche Hebiko. :guru:

    Hebiko, per un istante, parve sentirsi male e cadere. Dorian non si fece trovare impreparato ed un istante dopo era dietro di lei, pronto ad afferrarla per le spalle nel momento in cui fosse caduta. Ma quando il Pavus pronunciò la sua idea, ella si tirò su in modo quasi innaturale, come un elastico, teso a più non posso lasciato di scatto. Sembrò improvvisamente riaversi. Forse per l'eccitazione della battaglia! Infatti poi tornò a soffrire - certo, in un modo a dir poco teatrale - ma Dorian amava le tragedie e con occhi gradi e inumiditi dall'emozione rispose alla sua compagna, afferrandola adesso davvero per le spalle, cingendola nel suo grande petto villoso e virile, mentre col pugno destro chiuso, agitato verso il cielo, disse: Caccerei tutti i Kami e ne farei trofeo da porti, se soltanto servisse per vedere ancora una volta quell'ardore che bruciava nei tuoi occhi un secondo fa.
    Nello stesso momento, poi, l'Hokage si ritrovò a dover rispondere alle domande del capo dei Sarti, dopo tutti gli interventi calzanti del bel Pavus, l'Hokage rispose in un modo a dir poco stupefacente; Dorian, di fatto, lo osservò dall'alto in basso, portando le braccia al petto ed aspettando le presentazioni del potente Raikegi. Se il problema sono gli altri presenti ... sappi che saranno tutti qui costretti a lavorare al tuo servizio, Raizen. Lo Stilista disse indicando Dorian farà in modo che tu non ti penta della scelta che farai, ovviamente sotto le tue direttive. Che saranno prontamente scartate se considerate improprie o orribili ... come i suoi gusti sembrano suggerire. Aggiunse Dorian, aggravando sempre di più la sua posizione. Inoltre, come ho detto prima, siamo rimasti senza Cacciatori. È un anno particolare questo, specialmente per le Cascate Cerulee qui ad Oto. Raikegi stava facendo intendere che quello non era l'unico posto dove la Gilda soleva cacciare. Dunque se avete furia ... dovete cacciare da soli, come il temerario Dorian si era proposto di fare poco fa. Il Pavus fece un inchino, mentre tutti, comprese le guardie che puntavano i propri kunai al collo dell'Ikigami, annuivano soddisfatti. Le Cascate Cerulee sono le cascate che potete intravedere dalla grande vetrata al piano di sopra. Distano molto più di quanto sembri da qui, è un interessante effetto ottico che ci permette di tenere lontani i curiosi. Bhè, non solo quello li tiene lontani, in realtà. Disse, grattandosi la testa. Nessuno, eccezion fatta per i cacciatori, ha mai capito, una volta raggiunte le cascate, dove trovare le bestie dalla cui pelle cuciamo abiti tanto speciali. Peccato che i cacciatori fossero tutti morti, appunto. Non tediarci oltre, Raikegi, dicci come raggiungere le Cascate, poi ci pensiamo noi. Incalzò Dorian, volenteroso di regalare alla sua accompagnatrice il più bel vestito che egli potesse concepire. Devo assicurarmi che l'Hokage qui presente sia d'accordo e non voglia deliziarci con ulteriori scherzi. Le guardie avvicinarono ancora di più il kunai alla gola dell'uomo. Se l'uomo avesse accettato, la bottiglia di vetro nelle mani di Raizen si sarebbe sfaldata e, liqueforme, sarebbe tornata nelle mani di Raikegi, consolidandosi in una sfera di cristallo. Sei libero di rivestirti se ne senti il bisogno. Aggiunse, ridacchiando, mentre la sfera iniziava ad illuminarsi.

    Ci vogliono circa sei ore di cammino da qui. Parlava Raikegi mentre la sfera che aveva in mano proiettava sulla parete opposta della stanza una mappa del luogo in cui si trovavano. Ogni passo che farete sarà in realtà un terzo di un passo normale e lo sfondo sul quale vi muoverete sembrerà, per lungo tempo, non mutare. Dorian ascoltava con ancora Hebiko tra le braccia, almeno finché lei non si fosse liberata da quella che era una vera e propria presa - pur senza fini offensivi. Camminate con cautela e non correte per alcun motivo al mondo. Più saranno veloci i passi più tempo ci metterete per arrivare, affaticandovi. E vi affaticherete, non importa quale passo sceglierete di adottare. I nostri cacciatori erano soliti riposare una intera notte prima di riprendere il cammino una volta giunti sul posto. Si dice, addirittura, che per quanto vi parrà di non muovervi, il terremo ed il clima muteranno vicino a dove voi camminate. Prestate attenzione alla pioggia ed alla neve. Non dimenticatevi di coprire la testa quando il sole sarà allo zenit.

    Fu in quel momento che la sfera divenne scura e poi dinuovo trasparente ed in un istante, si allungò in una preziosissima spada dalle sette punte, di vetro, molto più grande dello stesso Raikegi. La porse ad un suo sottoposto, il quale sparì non appena la prese in entrambe le mani. Un sigillo rimase a terra al suo posto. Se avete domande, credo sia il caso di farle ora. Disse Dorian, trepidante. Stava per entare nel suo status calcolatore, quel freddo schema mentale che rendeva il tono della voce più grave - e decisamente più maschile -, oltre che renderlo, finalmente, una persona più affidabile. Raikegi nel frattempo sostava lì fermo, volenteroso che i tre se ne andessero e lasciassero tornare il suo ristorante alla normalità.
    E compiaciuto del fatto che avrebbe guadagnato non pochi soldi.

    CITAZIONE
    Post di transizione!
    Gestite un piccolo viaggio dove il clima intorno a voi cambia e tutti diviene più pericoloso dipendentemente dal clima, appunto. Le vostre statistiche alla fine del viaggio dipenderanno da quanto avete scritto. Dovete scoprire anche come non perdervi, cercate di trovare una soluzione fantasiosa anche in questo senso. Waket, Dorian in questo fragente farà tutto quello che gli dici di fare ma considera che non ha alcun tipo di conoscenza essendo Studente Bianca. Le sue condizioni alla fine del viaggio dipendono da te.
    Per quanta strada ancora c'è da fare ... amerai il finale! :guru:
     
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    Un cliente "esigente"2








    Quando i kunai si materializzarono attorno al collo di Raizen una chiara smorfia comparve sul suo visto, deformandone i lineamenti e mostrando parzialmente i denti, similarmente ad un espressione di dolore, ma localizzata nella parte destra del viso.

    Tch.

    Fatta eccezione per la smorfia, che pure sparì poco dopo, rimase immobile, con le mani raccolte dietro la schiena, statuario e sufficientemente imponente da far apparire le guardie come bambini che gli puntavano dei rametti al collo.

    K1h9e83
    Adesso, Raikegi, dirai a questi simpatici signori di allontanarsi da me, di modo che io possa andarmene e chiedere i servigi di un sarto migliore di te.
    Che non raschia il fondo facendosi grosso alla sua ultima risorsa economica pur di farsi grande davanti ai suoi sottoposti, mentre questa, clemente ed accondiscendente per bontà e la speranza di aver trovato un artista degno di tale nome esita prima di rendere pan per focaccia.
    Se non lo farai, dopo avervi uccisi tutti e raso al suolo questa pacchiana porcheria di ristorante che usi come copertura me ne andrò.


    Sorrise laconico.

    I miei vestiti puoi tenerteli, se li rivendi tiri avanti ancora qualche mese, considerala la mia carità, gli sfortunati mi fanno sempre pena.

    Era ben evidente che di essere in mutande a Raizen Ikigami importava ben poco.
    Girò i tacchi ed a meno di sorprese a trattenerlo, dopo qualche passo verso la porticina scomparve, impossibile non vedere il sigillo che aveva composto, seppure questa volta troppo rapidoTecnica Superiore della Moltiplicazione del Corpo - Kage Bunshin no Jutsu
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Una (1)
    L'utilizzatore può scindere il proprio corpo in più cloni corporei. Possono essere creati entro 1,5 metri dall'utilizzatore o da un suo clone, potranno allontanarsi fino a 30 metri. Sono esteriormente e potenzialmente uguali all'originale. Possiedono 500 crediti equipaggiamento duplicati; non è possibile duplicare Bombe e Tonici.
    Se distrutti, rilasceranno una nuvola di fumo che concede occultamento ambientale parziale entro mezzo metro, per 1 slot azione; le informazioni possedute ritorneranno all'utilizzatore. Torneranno all'utilizzatore 1/8 dei danni subiti dai cloni, sotto forma di affaticamento; i tonici utilizzati dai cloni verranno conteggiati nei limiti dei tonici utilizzabili dall'utilizzatore.
    La vitalità è pari ad una ferita ½ leggera ogni grado ninja posseduto. Il chakra posseduto è diviso equamente tra tutte le copie create e l'utilizzatore; una volta disattivata la tecnica o distrutti tutti i cloni, il chakra residuo tornerà all'utilizzatore. Tutti cloni possono sfruttare la TS se attivata dall'utilizzatore; utilizzare e mantenere la tecnica speciale richiede tutti gli slot tecnica.

    Tipo: Ninjutsu - Ninpou
    (Livello: 4 / Consumo: Medio )
    [Da chunin in su]

    + azione rapida
    perché qualcuno potesse reagirvi. Era infatti verso le sue copie che si sarebbe teletrasportato vista la semplicità di farle comparire ad una certa distanza.
    Se invece fosse stato trattenuto, voltandosi con l’espressione di un matusalemme annoiato dal ciclico ripetersi della vita, avrebbe guardato Raikegi.

    Dovrai scusarti.

    Parole che non ammettevano alcun tipo di trattativa.
     
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    Testardaggini Inutili

    - IV - Bis -



    Raikegi guardava l'Hokage con gli occhi di un uomo che vede per la prima volta un bambino disabile. L'orgoglio di quell'uomo era grande quasi quanto quello del Nostro capo - ma entrambi decisamente più piccoli di quello di Dorian - e di certo una situazione di questo tipo non era piacevole per nessuno dei due. Raizen agì con stizza, iniziando a dettare leggi. Ancora, credo, non aveva capito quello che il Sarto aveva espresso così chiaramente: nessuno era lì per combattere. Avrebbero soltanto reagito ad azioni impudenti, come quella di compiere sigilli in una stanza che illuminava soltanto il centro mostrando un solo uomo e lasciando negli angoli bui la sorpresa di altre guardie pronte ad intervenire, come era appunto appena successo. Raikegi scese sulla sedia dietro al tavolo prima di iniziare a parlare. Ragazzi. disse fermamente e con tono calmo. Allontanatevi dall'Hokage. Ed in un secondo i tre ninja della Gilda dei Sarti balzarono all'indietro, rietrando nel buio più oscuro di quella stanza. Ancora non ci siamo capiti, Raizen. Disse Raikegi mutando l'espressione da vecchietto impertinente avuta fino a quel momento e mostrando uno sguardo gelido come le fredde stalattiti delle grotte di Genosha. Questa è casa mia. Questo è il mio negozio, il mio covo segreto. Qui le regole le detto io. Fece una pausa. Era visibilmente alterato. Io non mi azzarderei mai ad entrare nel tuo ufficio a Konoha ed iniziare a dettare legge come stai facendo tu. Mosse una mano ed essa si sfaldò come carta inumidita: sotto ai vestiti rimasti a terra dopo il teletrasporto dell'Hokage comparve un grosso foglio di velina che avvolse gli abiti e li chiuse in un fagotto, il quale poi volò a velocità considerevole verso l'Hokage. Contemporaneamente la mano di Raikegi sembrava ricrearsi. Qui nessuno ha bisogno della tua carità. Forse non hai capito con chi stai interloquendo. Ma meglio così. Fece un gesto di stizza con la mano ancora non del tutto tornata integra. Ci sottovaluterai la prossima volta che ci incontreremo. Si osservò l'arto ancora non ricostruito e d'un tratto una sorta di liquido trasparente fuoriuscì dal moncone, ricostruendogliela completamente come una sorta di protesi mentre la carne-carta continuava a rigenerarsi. La nuova mano indicò la porta. Sei tu che hai bisogno di noi. Non ci sono Sarti in grado di confezionare l'abito che richiedi e quelli che sono capaci di farlo, guarda caso, rispondono a noi, in qualsiasi parte di quattro villaggi. Nessuno ti tratterrà, Raizen. Sei tu che sei venuto qui per avere dei vestiti E TI SEI MESSO A DARE ORDINI! La rabbia di Raikegi scoppiò in un violento colpo sul tavolo. Per quanto piccolo quell'uomo era molto forte, anche se la forza fisica non era certo una delle sue caratteristiche principali. Il tavolo si spaccò a metà, crepandosi al centro e lasciando e colpendo il pavimento il quale anch'esso venne profondamente crepato. O stai alle mie regole o sei libero di andartene. Non ti sto chiedendo di sottomettere il tuo villaggio a noi sarti: ti sto semplicemente chiedendo di fare quello che ti dico per ottenere ciò che TU vuoi. Non si tratta di una mia volontà. Questo è lavoro e per essere fatto nel migliore dei modi e soddisfare il nostro cliente deve essere fatto alle mie condizioni. È chiaro?
     
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    Armistizio








    L’ordine impartito ai ninja permise anche a Raizen di distendersi, facendolo ergere per tutta la sua altezza, la tensione e la scarsa altezza della stanza infatti l’avevano fatto leggermente acquattare.

    Non ho sottovalutato nessuno, Raikegi.
    Se vi avessi sottovalutato starei già cercando un modo efficiente per farvi crollare tutto sulla testa.
    Semplicemente, mi aspettavo che pagando avrei ottenuto i vostri servigi.
    Ma apprezzo i chiarimenti.


    E non scherzava, bastò quel poco per fargli trovare la poca calma necessaria ad essere collaborativo ed ascoltare le direttive del minuto boss riguardo il viaggio da affrontare.

    Va bene. Sperando di non doverci rimettere troppo.
    Ma come mai tutti questi cambiamenti climatici?
    Avrei compreso se fosse un ambiente chiuso, quindi facilmente manipolabile da eventuali manipolazioni chakriche… ma all’aperto…
    Non è strano?


    Studiò la mappa qualche secondo ed osservò che le cascate non erano un punto in mezzo al nulla, seppure più lunghe c’erano diverse strade per raggiungerle, o così sembrava.

    E poi questo effetto è presente ovunque attorno alle cascate?
    In caso contrario si potrebbe semplicemente scegliere una via più lunga ma più comune che non ci sfianchi, o procedere in aria aggirando gli ostacoli.


    Le risposte non furono del tutto soddisfacenti e il gruppetto malamente assortito dovette partire per la strada battuta da tante persone prima di loro potendosi armare esclusivamente dei rimedi in uso dalle persone più comuni, era infatti fuori discussione usare il chakra per un periodo così esteso seppur a piccole dosi.

    Al momento sono però vestito per una mezza stagione, non sarebbe male avere una pelliccia spessa e calda, e qualcosa di più leggero per quando ci sarà il sole.
    E… delle funi per tenermi questa zecca sulle spalle.


    L’ultima frase giunse con un tono di rassegnazione.
    Una volta ottenute le poche cose che aveva richiesto si sarebbe teletrasportato nella dispensa del ristorante prendendo qualche piccola provvista.
    Carne salata, cioccolato e dell’acqua che miscelò a bicarbonato, zucchero e limone e del pane.

    Per 6 ore di viaggio non dovrebbe servire altro, in realtà non avrei preso niente, ma non so come comportarmi, non è la prima volta che affronto terreni simili, ma finchè non li si calpesta non si sa mai se lo spazio o la sua percezione sia dilatato, o ristretto o entrambi e in chissà quale proporzione.
    Se poi non basta ci procureremo qualcosa in cammino.
    Ah, fatevi il vostro sacchetto, ma non avete tanto tempo, voglio partire subito, prima che si faccia giorno, non voglio che il sole ci colga in cammino.


    Se gli sarebbe stato chiesto il motivo avrebbe risposto serenamente.

    Beh, semplice, durante la notte non dobbiamo combattere troppe escursioni climatiche, se il problema è caldo-freddo-caldo-freddo partendo la notte elimineremo il problema del Sole, che è l’unica cosa in grado di scaldare l’ambiente esterno. La temperatura calerà, è vero, ma dal freddo ci si può riparare, il Sole e la calura, soprattutto con una zavorra che emette calore, perdonami Dorian, sono sfiancanti.
    E inoltre la notte ha generalmente un clima più stabile.


    Come anticipato avrebbe trasportato lui Dorian, era considerevolmente più forte di Hebiko, e visto che correre era del tutto inutile in quel tragitto un fuscello come Dorian non gli sarebbe pesato sulle spalle.

    Hebiko, a te gli zaini.

    E senza ulteriori specifiche o domande si sarebbe incamminato a meno di suggerimenti particolari.
    La strada si dimostrò… curiosa. Ben più di come l’aveva descritta Raikegi, anche se forse non era semplicemente facile credergli la vallata al termine della quale sorgeva la cascata faceva più di una curva, e ad osservarla da quel punto, quello di inizio, non sembrava avesse chissà quali particolarità.
    Il meteo, come anticipato da Raikegi cambiava nell’arco di pochissimo tempo, e dopo i primi minuti, si lasciarono l’autunno di Oto alle spalle, piombando, quasi letteralmente, in un inverno rigido che prometteva neve.

    Uffhhh.

    Sbuffava come una locomotiva, e il freddo aiutava a rendere più evidente la similitudine, lanciò un occhiata al cielo e notò che era bianco candido, l’aria fredda e secca.

    Beh, direi che non ci vuole un esperto per accorgersi che è il momento dei vestiti pesanti.

    Ma vestirsi era l’operazione più corta, si sarebbero infatti dovuti procurare delle sovrascarpe per camminare efficacemente sulla neve, non tanto per essere più veloci, ma per non affaticarsi, il maggior problema a quanto diceva il vecchio nano.

    Ci vogliono dei racchettoni, a me serviranno abbastanza grossi visto il peso in eccesso, e probabilmente nemmeno basteranno.

    Avrebbe quindi preso di mira il primo arbusto fresco e spesso più o meno tre dita, tagliarlo per congiungerlo nella tipica forma a goccia non avrebbe richiesto troppo tempo, bloccarlo con il nylon un po’ di più.

    Tagli, pieghi, fai una tacca per parte e leghi, altrimenti il filo scivola via.

    Chiusa e stretta la particolare forma avrebbe scelto dei rami aventi lo spessore di un dito, non erano secchi e li avrebbe messi abbastanza vicini, cosa che gli avrebbe impedito di rompersi sotto il suo peso. La corda sarebbe stata meglio, ma non ne aveva a sufficienza. L’operazione gli richiese del tempo ma la fretta in quella situazione era una cattiva consigliera, anzi, aveva il vago sospetto che restare fermo poteva essere la giusta soluzione, ma fermarsi e aspettare che la strana magia di quel luogo facesse il resto non era consigliabile, se avesse sbagliato avrebbe dovuto vedersela con il Sole. Ma era troppo curioso per rinunciare del tutto a quella scoperta, creò quindi un clone che lasciò ad attendere in quel punto.

    Io mangerei un pezzetto di cioccolato.

    Un alimento da non sottovalutare in inverno, costringeva a tenere la bocca chiusa e inspirare col naso introducendo aria più calda nell’organismo.
    Avrebbero proseguito fino alla fine dell’inverno più breve che avesse mai visto, tenendo le racchette da parte se avesse ripreso a nevicare, fino a quel momento aveva tenuto come punto d’orientamento principale il fiume, una strada sicura verso la cascata. Ma ora che l’inverno sarebbe passato si sarebbe discostato dal fiume, le nevi in scioglimento infatti avrebbero potuto ingrossarlo in poco tempo, facendogli franare la terra sotto i piedi. Scelse comunque una strada che gli permetteva di mantenerlo a portata di vista, attento a non cadere nel tranello della foresta.
    La primavera mitigò lievemente il clima, facendogli prima slacciare la pelliccia e poi toglierla, evitando accuratamente il sudore, la cosa più scomoda di quella stagione sarebbe stata la pioggia, ed in un ambiente in grado di quelle variazioni di temperatura era sicuro sarebbero state intense.
    Appena sentite le prime gocce infatti avrebbe tagliato una grossa foglia.

    Dorian, sii gentile.

    Avrebbe chiesto mentre gli passava la grossa foglia-ombrello.

    Reggi, tanto non ci vorrà tanto perché passi.

    L’acqua sui piedi non sarebbe stata un problema, le scarpe erano ben ingrassate, ma l’umidità e lo spostamento lo facevano sudare tanto.

    Abbiate cura di bere più del dovuto, nella foresta si suda senza rendersene conto.

    E li stava il motivo del pane con carne salata, mangiarli avrebbe costretto il corpo a richiedere dell’acqua a prescindere dalla temperatura, senza fargli correre il rischio di disidratarsi senza accorgersene.
    La notte estiva era più calda, ma la differenza con quella primaverile era ben poca da quel punto di vista, per cui, oltre che liberarsi della foglia fece ben poco.
    Se invece avesse immaginato male e anche il giorno fosse più breve avrebbe dovuto anche confrontarsi con le giornate estive, usando come parasole le foglie di piccoli palmeti, che al contrario di quella usata per la pioggia erano più resistenti all’appassimento dovuto al sole.
    Era l’unico modo per difendersi dalla calura, oltre a quello di camminare vicino al fiume, in grado di miticare il clima, cosa che avrebbe sfruttato in tutte le stagioni, eccezion fatta per le occasioni in cui si poteva ingrossare.
    Battere quel percorso era scomodo ma se non altro ne avrebbe guadagnato qualcosa.
     
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    Cacciatori improvvisati


    IV



    Dorian sembrò reagire positivamente alla distrazione della Vipera, stringendola in un abbraccio complimentandosi con la sua determinazione. No, non avrebbe mai avuto il coraggio di ammettere che era tutta una farsa. L'abbraccio rischiava di terminare con un terribile spintone data la sua sciocca fobia, ma il primo approccio con il kiriano incontrato mesi prima e l'attuale differenza di forza tra lei e il suo affascinante accompagnatore era sufficiente a convincerla di non trovarsi in pericolo. Si limitò quindi a lasciarsi stringere con un vago sorrisetto e le braccia a peso morto, mentre Raizen ed il nano discutevano sui loro metodi bruschi. Durante la discussione, il Sarto ebbe la brillante idea di spogliare l'Hokage, imbarazzando terribilmente la ragazza.

    Ma siamo seri!? Anche qui!?

    Anche a casa sua aveva avuto modo di vederlo senza maglietta per tutta la sera, ma non era ancora abituata alla vista di uomini nudi nella stessa stanza dove si trovava lei. Ringraziava solamente il fatto di essere parzialmente nascosta dalle braccia di Dorian, e che Raizen fosse troppo occupato a discutere con il padrone del locale per potersene accorgere.
    Sia lei che Dorian rimasero in disparte, con l'uomo che ancora manteneva salda la presa su di lei, ed Hebiko che sperava tutto finisse all'improvviso. Fortunatamente i due sembrarono trovare un accordo, cosa che fece scattare in piedi la Vipera, trascinandosi con sè il Pavus ancora attaccato a lei:

    Ottimo!! Cosa stiamo aspettando, forza, in marcia!

    La sparizione di una delle guardie con in mano il prezioso artefatto luccicante le fece porre una domanda istintiva:

    Cos'è quella spada?

    Le sue pupille sembravano più grandi del solito mentre fissava il sigillo lasciato dalla guardia, sembrava chiaramente interessata a quell'arma. Non che fosse un'amante delle spade, ma apprezzava le cose luccicanti e che sembravano colme di potere. Che avesse avuto una risposta o meno, i tre avrebbero iniziato a prepararsi, dando il tempo ad Hebiko di pensare a qualche domanda da porre. Se Dorian fosse stato ancora appiccicato a lei, lo avrebbe scollato dall'abbraccio con gentilezza, sforzando un sorisetto.

    Se potete lasciarci qualche cosa per il viaggio, come viveri, corde, magari reti ignifughe... I vostri cacciatori avranno pur lasciato del materiale che usavano per cacciare quelle bestie, no? ...Oh, e sarebbe davvero bello se voi aveste delle scarpe più comode, ma vedrò di accontentarmi anche io di una pelliccia o un capo pesante. Un avanzo di stoffa da usare come sciarpa sarebbe piuttosto utile. Ah, non voglio vedere niente che sia fatto con pelle di serpente.

    Borbottò la sua pretesa ben consapevole che sicuramente un sarto almeno una volta nella sua vita avesse usato quel materiale, ma lei non aveva intenzione di utilizzare i suoi animali preferiti come vestiario (senza considerare che in un certo senso sarebbe stato come indossare se stessa, essendo mezza serpentessa).
    Difficilmente sarebbe riuscita ad ottenere delle scarpe, perciò si arrese e, allungando la mano verso le sue, strappò il tacco di entrambe, rendendole piatte e sicuramente più comode per una camminata così lunga. Le sembrò di udire un gridolino strozzato quando strappò i tacchi, ma non diede peso alla cosa.

    Prendi roba anche per me, grazie. Io continuo a cercare materiale per trappole. Raikegi, avete qualcosa contro le ustioni? Da fuoco, non parlo del sole.

    Voltandosi incrociò lo sguardo con Dorian, fissandolo per qualche secondo buono ammutolita, per poi finalmente domandargli:

    ...Tuuu non sembri abituato alle lunghe camminate, vero? RAIZEN! Lo prendi il braccio tu Dorian! Perdonami, ma una signorina per bene non prenderebbe mai in braccio l'uomo che la corteggia. ...O il suo amico. A meno che non fosse un emergenza, ma c'è lui, quindi... Non impiegheremo molto.

    Cercò di tranquillizzarlo con un vago sorrisetto prima di tornare a concentrarsi sul materiale che le poteva servire per cacciare una fenice. Avrebbe messo tutto ciò che le avessero procurato in una sacca, vedendosi poi appioppare anche quella preparata dall'Hokage. Dopo un borbottio iniziale accettò lo scambio, dopotutto lui si sarebbe dovuto occupare di Dorian e delle sue richieste, ben più pesanti del trasporto di viveri. Senza considerare che non si sarebbe stupita se lui avesse avuto richieste particolari. Con entrambi gli uomini distratti, la ragazza si avvicinò a Raikegi, domandando sottovoce:

    Chiedo scusa, ma se Dorian è il suo sarto immagino lo conoscerà bene. ...Come... Come pensa se la caverà contro una fenice? Ha mai fatto qualcosa di simile, o...?

    Temeva in una risposta negativa, per quanto la sospettasse. Non sembrava di certo un uomo abituato a sporcarsi le mani, ed aveva timore che non sarebbe riuscito a sopportare uno come Raizen, tantomeno un combattimento con una bestia sputafuoco.




    Partirono di notte, come voluto da Raizen. Lei, elegantissima, con delle ballerine improvvisate e due sacche sulle spalle, lui vestito da barbone, con un elegantissimo Dorian sulle spalle.

    Guarda un po' l'esperto gruppo di cacciatori. Come siamo finiti in questa situazione? Avevo solo accettato un'amichevole uscita a cena! Ed ora mi ritrovo in mezzo ad una foresta spaziotemporale con uno dei miei migliori vestiti, che ben presto prenderà fuoco per uno stupido uccello! Tu che diavolo ci facevi lì!?

    Non passò molto prima che la temperatura divenne invernale, facendo rabbrividire la Vipera, che, se in precedenza avesse ottenuto un cappotto, se lo sarebbe messo, altrimenti avrebbe dovuto resistere con pazienza, utilizzando la stoffa datale come sciarpa per proteggere almeno la gola. Non ci sarebbe stato molto da attendere dati i repentinii cambi di temperatura, ma i momenti invernali sarebbero stati i più noiosi. Subito dopo i momenti piovosi, almeno. Imitò Raizen tagliando una delle enormi foglie, trovando almeno riparo dalla pioggia diretta, ma le sue inadatte scarpe l'avrebbero infastidita parecchio sui terreni più fangosi.
    Avrebbe seguito senza troppi problemi le sue direttive. Un ambiente del genere era fin troppo strambo anche per una come lei; per quanto fosse abituata alle ostilità di Oto, non le era mai capitato di dover affrontare il clima, tantomeno un viaggio del genere. La resistenza non era un problema, l'inesperienza... Se non altro c'era un Kage pronto ad aiutarla.
     
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    Viaggiatori & Cacciatori


    - V -

    Raikegi sorrise quando, seppur alla sua maniera, Raizen accettò di sottostare a quanto richiesto. È molto strano. Rispose il capo della Gilda dei Sarti quando Raizen pose la sua domanda riguardo l'ambiguità di quel luogo. Ma quando sorpasserete le cascate, non vi parrà più così bizzarro. È intrinseco nella natura del luogo, non è un jutsu. Credo, piuttosto che sia una manifestazione di chakra. Se neanche un uomo dalle capacità di Raikegi era riuscito a comprendere a pieno cosa potesse accadere intorno a quel luogo, poche persone ci sarebbero riuscite. Forse un sensitivo, cosa che il piccolo gildoso non era. Riguardo ai vestiti, Raizen, mi dispiace darti cattive notizie. Non è qui che teniamo gli abiti e se dovessimo fartene uno, dovremmo smuovere interi settori della gilda, impiegando giorni. Gli ordini inattesi creano molto scompiglio. Dopo di che, Raikegi passò a rispondere alla giovane Vipera. Mi dispiace, mia cara,
    ma l'equipaggiamento dei Cacciatori era a loro gusto e scelta. Questo è un ristorante, dopotutto.
    Fece spallucce. Insomma, sembravano, davvero essere da soli e senza niente oltre quello che possedevano. Quando la giovane ragazza decise di spezzare il tacco delle proprie scarpe per farne un paio più comodo, Dorian cercò di fermarla ma fu troppo veloce e non riuscì neanche a proferire parola. Nghh! un suono di dolore e mancamento uscì dalla bocca di Dorian il quale dovette riprendersi subito. Come si poteva fare un affronto così grande alla femminilità ed alla moda? L'uomo scosse la testa come a volersi riprendere per poi dire: Avrei potuto prestarti le mie scarpe, visto che hai appena proposto a Raizen di portarmi sulle spalle tutto il tempo. La sua voce era rotta dai singhiozzi. Non riusciva a contenere il dolore. Mentre Hebiko si allontanava per parlare in disparte con Raikegi, Dorian si avvicinò a Raizen. L'unica cosa importante è che Hebiko non si faccia male. Nel frattempo, il Capo rispondeva alla domanda della Vipera. Non è un cattivo combattente. È solo inesperto. E debole, sa a malapena utilizzare il chakra ma è ancora giovane. Non si farà intimorire da bestie più grandi di lui, specialmente se ha un motivo per cui lottare. Abbozzò un occhiolino storpio. Sta' attenta.
    Purtroppo non avevano molto da preparare ed erano piuttosto sguarniti, la partenza su anticipata di alcuni minuti.

    [...]


    Raikegi aveva forse definiti eufemisticamente il viaggio che i tre si trovarono a fare. Dorian, il più debole dei tre - soltanto sotto l'aspetto fisico - fu scortato sulle spalle di Raizen per tutto il tempo, cosa che lo affaticò non poco. Certo, nei momenti di grande caldo, fu anche utile avere un bellissimo zaino umanoide capace di reggere le enormi foglie che avevi saggiamente staccato dai vari climi tropicali che avevi incontrato, ma forse il gioco non era valso la candela. Hebiko, invece, si era ritrovata praticamente scalza nella neve ed aveva affrontato tutta la camminata senza cercare troppe soluzioni. L'assenza di cibo e liquidi la aveva spossata più del necessario. [Note.]2 Tacche di Malus a tutte le statistiche per Raizen, 3 per Hebiko.

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    Davanti alla cascata, un piccolo rivolo si estendeva da esse, procedendo dritto, successivamente, verso una voragine nel terreno. Per questo motivo non vi era nessun fiume a valle. Sembravano ad un vicolo cieco, non c'era nessuna apparente strada secondaria. Le pareti rocciose erano altissime ed assai ripide, di difficile scavalcamento. Se qualcuno avesse provato ad usare su di esse il chakra adesivo, si sarebbe reso conto che non avrebbe avuto alcun effetto. L'unica via sembrava piuttosto ovvia: la cascata. Credo si debba entrare di lì. avrebbe detto il Pavus, con una voce molto più profonda di quella che solitamente si sentiva uscire dalla sua bocca. Andiamo! Malamente alla testa del gruppo - chiunque l'avrebbe potuto fermare, scatenando tuttavia la sua ira - Dorian si infilò sotto l'acqua di quel torrente e ... scomparve. Dopo un istante, una voce dall'altra parte li invitava a raggiungerla. Di qua! [Note.]Oltrepassare la cascata prosciuga, senza che ve ne accorgiate, un terzo della vostra riserva. Uno spiazzo piuttosto tetro si apriva dietro l'acqua. Non vi era niente, soltanto una sorta di spelonca con, alla fine di essa, una piccola porticina in metallo, molto scarna. Qua e là nella grotta, erano presenti fuochi spenti da lungo tempo, ceneri e tizzoni. Dorian, nuovamente, si sarebbe fatto capo della spedizione. Cosa c'è qui dietro? Spalancando la porta i tre si sarebbero trovati in un luogo incredibile. Una enorme vallata si distendeva davanti ai loro occhi, sullo sfondo della quale trionfeggiavano tre gigantesche vette blu intenso, ceruleo. Sullo sfondo, vi era un piccolo villaggio. Da molte delle case di questo sembrava uscire del fumo, segno che vi era vita civile e non solo selvaggia come aveva fatto intendere Raigeki. Quale miglior luogo per chiedere informazioni? disse il Pavus, incamminandosi.
    Se l'avessero seguito, nel giro di una mezzora a passo lento avrebbero raggiunto il villaggio.

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    Una grandissima quantità di persone camminavano per le vie in pietra di quel luogo, bambini che giocavano a palla, fornai, eleganti signori - i primi visti da Dorian - che si dirigevano a lavoro. Tutto sembrava normalissimo, anzi, forse più avanzato rispetto al clima dei quattro villaggi. Ma all'improvviso una signora anziana davvero bassa - forse più di Raikegi - iniziò a strattonare l'Hokage per i pantaloni, senza che questo potesse accorgersene perché quando camminava era come se fluttuasse e la sua esile figura non emetteva neanche il benché minimo rumore, spostando l'aria davvero poco. Siete voi i nuovi cacciatori che ha inviato mio marito? Disse la donna. Prego, prego, da questa parte! Con tono dolce ed affabile li avrebbe invitato nella sua casa, poco distante. Era in realtà un grande palazzo, interamente bianco di stile classico, che si stagliava alto sopra ogni altra casa, capeggiando il cielo insieme alle tre picche blu. Dopo averli fatti accomodare nel suo spazioso salone, iniziò a parlare. Non è morto nessun cacciatore. Hanno deciso che non valeva semplicemente più la pena lavorare per mio marito. Toccò il tavolo davanti ai tre e dopo un secondo crebbero tre piccoli bicchieri. Un piccolo sibilo tagliò l'aria. Si assentò un istante per andare in cucina e tornò con una teiera. Thè? chiese, prima di porlo a coloro che avrebbero accettato. Dopo qualche tempo che stai in questi luoghi, perdi la capacità di usare il chakra. disse la donna. Per qusto tutti i cacciatori si danno per morti. Non appena mettono piede fuori dalla cascata, svengono e stanno veramente molto male. Non è successo poche volte,
    purtroppo. Molti, negli anni, sono davvero morti. Qualcuno pensava a ferite nascoste combattendo le nostre Fenici, ma non si tratta di niente di simile. È questo luogo che uccide.
    Dorian irruppe. Noi abbiamo un solo lavoro da fare, in realtà. Spiegò il Pavus. Ce ne andremo presto. Non volle svelare di essere lo Stilista per non far star male la donna che sapeva di dipendere da lui. Capisco, capisco ... disse, sorseggiando il tè. Cosa dovete cacciare, quindi?Una fenice! si affrettò a rispondere Dorian. Ma qui "Fenice" è il modo in cui chiamiamo le nostre bestie. Sono tutte fenici! A quel punto, i tre, sarebbero rimasti piuttosto perplessi. Perché si trovavano in quel luogo? Da dove dovevano cominciare? Forse parlare con Sebastian potrebbe esservi d'aiuto. Spiegategli cosa volete dagli abiti di mio marito. Al resto penserà lui. La piccola signora si morse un dito e dopo una piccola nuvoletta di fuoco comparve un Cerbiatto umanoide con dei grandi occhiali tondi sul volto e un enorme libro legato dietro la schiena. Perché sono stato convocato?

    Chakra: 10/10
    Vitalità:8/8
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 100
    Velocità: 100
    Resistenza: 100
    Riflessi: 100
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 100
    Agilità: 100
    Intuito: 100
    Precisione: 100
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Note
    ///



    CITAZIONE
    Momento chiacchiere, ennesimo. Fate le domande giuste, altrimenti vi trovate a cacciare qualcosa che non si confa ai vostri vestiti. :guru:
     
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31 replies since 9/5/2017, 12:14   663 views
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