Tsubaki Monogatari[Free]

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    La Camelia


    Tsubaki Monogatari • Capitolo I

    La missione affidata a Munisai e Saru era stata portata a termine senza troppi problemi. L'unico inconveniente era stato che Kamine, la loro guida, si fosse trovata costretta ad insegnar loro come aderire alle superfici utilizzando il chakra, ma per il resto tutto era filato liscio.
    I due ragazzi erano sulla via del ritorno verso i rispettivi Villaggi e avevano deciso di percorrere un pezzo di strada assieme, almeno fin quando i percorsi non si fossero inevitabilmente divisi.
    Monaci del cazzo.

    Ad esser giusti, i bonzi erano stati accoglienti. Fin troppo accoglienti, ma in fondo erano dei bonzi no?
    Dopo aver effettuato la consegna, i due ragazzi erano stati invitati a fermarsi al monastero per riposarsi dopo le loro fatiche ed era stato offerto loro il ristoro e l'accoglienza che ci si aspettava da dei sant'uomini. Kamine se l'era svignata, per inciso, raccomandando però ai giovani di accettare l'invito dei santoni e di non offenderli in alcun modo.
    Non è chiaro se gli asceti avessero preso i due in particolare simpatia oppure se tale pratica rientrasse nei loro costumi, fatto sta che due tra i più anziani offrirono ai fattorini una visita guidata in piena regola del tempio, illustrandone la storia e declamando, poi, i precetti della loro particolare setta.
    Di questi faceva parte, prevedibilmente, il ripudiare ogni forma di violenza, cosa che purtroppo condizionava anche la loro dieta, rigorosamente vegetariana. Non solo. Costoro mangiavano solo le poche erbe e ortaggi che riuscivano loro stessi a coltivare nel loro orto su quella dannata montagna, ed era loro usanza consumarli crudi. Sostenevano che in quella maniera si preservassero tutti i nutrienti e che l'essenza vitale presente in tutte le cose potesse solo così essere correttamente assimilata dal corpo e poi dallo spirito.
    Puttanate del genere, insomma, a quel punto l'otese faticava a seguire quei vaneggiamenti, immaginando con orrore la vita di quei disgraziati che dovevano alimentarsi quotidianamente in quella maniera. Un'esperienza che, purtroppo, toccò sperimentare anche ai due Genin. Un pasto da re se eri una vacca o un ovino, ma ci voleva un bel coraggio per definire cibo quella roba. L'unico aspetto positivo fu il tè verde servito alla fine, uno dei migliori che avessero mai bevuto.
    Quando il sole sparì oltre l'orizzonte, e c'è da dire che il panorama era mozzafiato da lassù, i bonzi invitarono gli ospiti ad unirsi a loro in meditazione e nelle orazioni della sera.
    Munisai a quel punto ne aveva avuto ampiamente abbastanza. Pur essendo partiti dalla locanda quella mattina all'alba, erano ancora bloccati lì nonostante il loro compito fosse bello che concluso da un pezzo. Avevano assecondato gli usi di quella gente, ma non aveva intenzione di trattenersi oltre.
    Inventò una scusa su presunte cause di forza maggiore, forte della propria abilità nel raccontare frottole quando voleva, e, afferrata Saru per un braccio, se l'era filata mentre la congrega al gran completo si esibiva in profondi inchini e soavi sorrisi, ringraziando ancora una volta per il servigio ricevuto.

    Forse avremmo dovuto fermarci di nuovo alla locanda sbuffò il rosso.
    Camminavano da circa tre ore ormai attraversando prima dei campi e poi la fitta vegetazione di un bosco. Secondo i calcoli del ragazzo, tra non molto sarebbe giunto il momento per loro di salutarsi e andare ognuno per conto proprio.
    Se la sunese avesse viaggiato via mare, come aveva fatto all'andata, forse non sarebbe stato un rientro così tragico per lei. Una volta raggiunto il porto e imbarcatasi, infatti, avrebbe potuto dormire sull'imbarcazione, quantomeno. L'otese invece doveva farsela a piedi, e c'erano svariate centinaia di chilometri a separarlo dal Suono. Avrebbe dovuto scarpinare tutta la notte e oltre per giungere a destinazione nel primo pomeriggio del giorno dopo, più o meno. Morto di sonno e tutto.
    Era stato effettivamente poco avveduto nella circostanza. Sarebbe stato sicuramente più furbo passare la notte alla stessa locanda che li aveva accolti la sera prima, per poi mettersi in cammino il mattino seguente, fresco e riposato.

    No, ma stiamo scherzando? Non aveva la minima voglia di sottoporsi ad un tour de force come quello che gli si prospettava, soprattutto considerando che non aveva alcuna urgenza di rientrare a Oto, non avendo impegni o incarichi imminenti.
    Proprio mentre stava seriamente valutando di mettere su un accampamento di fortuna lì in mezzo alle frasche e dormire all'addiaccio, delle luci, filtrando in lontananza attraverso la radura, attirarono la sua attenzione.
    Curioso di scoprire di cosa si trattasse, si voltò verso la compagna di viaggio inclinando il capo e alzando le sopracciglia.
    Andiamo a vedere?
    A prescindere dalla risposta, lui sarebbe andato comunque.
    Sul limitare del bosco ma non del tutto fuori dallo stesso, sorgeva un edificio dall'aria piuttosto antica, ma ben tenuto. Sull'insegna di legno presente sull'ingresso svettava l'immagine di una camelia stilizzata, pregevolmente dipinta a mano, e sotto di essa la scritta "Tsubaki Ryokan".

    Seikoro-Ryokan-Hotel-Kyoto-4-stars


    Oddio, forse trascorrere del tempo con quei monaci non era stato del tutto inutile? Che la Provvidenza dei Kami fosse discesa sul ragazzo? Era esattamente quello di cui aveva bisogno.
    Se Saru l'aveva seguito fin lì, e sicuramente l'aveva fatto, il rosso si sarebbe girato per fronteggiarla.
    Penso che passerò la notte qui annunciò, indicando con un pollice la costruzione dietro di lui.
    Scrollò appena le spalle.
    Non devo tornare al Villaggio con urgenza, quindi credo che mi risparmierò di vagare tutta la notte riducendomi a uno straccio.
    Fece una breve pausa, guardandola bene negli occhi.
    Tu cosa vuoi fare?
    Non lo avrebbe mai ammesso o fatto trasparire, ma gli avrebbe fatto piacere se anche la kunoichi avesse deciso di fermarsi. L'episodio della sera prima era ancora qualcosa in cui voleva vederci chiaro, inoltre non gli sarebbe dispiaciuto approfondire la conoscenza della ragazza.
    Suna non verrà inghiottita dal deserto se posticipi il tuo rientro di mezza giornata, immagino avrebbe aggiunto con un ghigno sarcastico.

    Conclusosi lo scambio fra i due, essi avrebbero attraversato il portone d'ingresso e avrebbero percorso il viale deliziosamente immerso nel verdeSenza-titolo-1, come tutto quanto il complesso del resto, fino ad entrare nell'atrioSenza-titolo-4 principale.
    Dietro il banco della reception c'erano due anziani, con ogni evidenza i coniugi proprietari dell'attività. L'uomo5457-200498909 era abbioccato sulla sua sedia, dove sonnecchiava placidamente. Accanto a lui, una donnina5688-198022252 almeno venti centimetri più bassa della sunese e dal viso dolce parve illuminarsi quando vide i due nuovi potenziali clienti.
    Svegliati, vecchio pelandrone! Abbiamo degli ospiti! bisbigliò la signora a denti stretti rivolta al marito, assestandogli un paio di gomitate nel costato.
    EH? Cosa? Be-benvenuti, benvenuti! partì subito il vecchio quasi in automatico, dopo essersi palesemente svegliato di soprassalto.
    I due ninja li avevano ormai raggiunti.
    Buonasera. Vorremmo-- esordì il rosso, ma la padrona di casa in uno slancio d'entusiasmo non gli diede neanche il tempo di esprimersi.
    Benvenuti allo Tsubaki, miei cari disse con tono materno, prima di esibirsi nell'inchino più profondo che la veneranda età le consentisse.
    Io sono Masako Yamahisa e questo è mio marito, il signor Yamahisa.
    Kenta puntualizzò l'uomo con un accenno d'inchino mentre scrutava educatamente ma con un pizzico di preoccupazione Munisai, che, c'è da dire, non aveva l'aspetto più rassicurante a questo mondo.
    Sua moglie invece sembrava già adorare entrambi i ragazzi alla follia. Si vedeva lontano un miglio che era una di quelle nonne buone come il pane e dolci all'inverosimile.
    Questo è un ryokan a conduzione familiare, lo gestiamo noi due con l'aiuto di nostra nipote, Urumi, che conoscerete tra poco. La nostra struttura giace su sorgenti naturali d'acqua termale, e naturalmente tutti i nostri ospiti possono usufruirne liberamente.
    Venite, vi faccio vedere. Non dovrebbe esserci nessuno al momento.

    Se i giovani l'avessero seguita, avrebbero potuto godere di una vista sulla onsen a cielo aperto.

    onsen


    Veramente bello concesse l'otese annuendo, positivamente colpito.
    Poi tornarono nella hall, dove la donna proseguì.
    I nostri alloggi possono accogliere comodamente dai due ai quattro ospiti, e al momento sono quasi tutti liberi, quindi potremo accomodarvi in uno dei migliori a nostra disposizione, miei cari. I pasti saranno serviti, a vostra scelta, direttamente in cameraSenza-titolo-3 oppure in una sala comuneYuzuya-Ryokan-Hotel-Kyoto-5-stars.
    Oh cielo, avete cenato? Possiamo far preparare qualcosa per voi anche subito.
    Sei affamata, tesoro?
    avrebbe infine domandato a Saru, indugiando con lo sguardo sui fianchi fin troppo snelli per i suoi gusti.
    Da vera nonna quale era avrebbe considerato pelle e ossa chiunque non fosse provvisto di una generosa dose di ciccia.
    Senza lasciare troppo tempo alla kunoichi per replicare, avrebbe ripreso.
    Vediamo, cosa mi dimentico...? fece, tamburellando con l'indice sul mento.
    Lo yukata suggerì Kenta.
    Ah, naturalmente! batté pacatamente un pugno nel palmo dell'altra mano.
    Vi forniremo subito uno yukata da indossare per la vostra permanenza con noi. Urumi! URUMI! ABBIAMO DEGLI OSPITI!
    Cara, prima di questo non dovremmo--? iniziò il marito.
    Shhh, non mi distrarre che poi mi dimentico!
    Intanto Urumi2351923574-d6c05733d0 aveva fatto capolino da un corridoio. Una ragazza due o tre anni più grande dei ninja e con gli stessi occhi grandi e viola di sua nonna.
    Oh! Benvenuti, io sono Urumi si introdusse agli sconosciuti con un inchino.
    Ecco, mia moglie non vi ha neanche dato il tempo di presentarvi. Dovete scusarla, lei è così. Esuberante ahahah!
    Oh cielo, cosa vorresti dire, vecchia tartaruga?
    I due scoppiarono a ridere all'unisono. Malgrado i caratteri diversi, sembravano una coppia affiatata.
    Ha ragione ammise il rosso, annuendo.
    Io mi chiamo Munisai Kanashige aggiunse, con un breve cenno del capo in segno di saluto.
    Lasciò che Saru si presentasse da sé.
    Urumi, due yukata per i nostri graditi ospiti, per favore.
    Sì, nonna.
    La ragazza prese a squadrare da capo a piedi i due shinobi, prendendo loro le misure a occhio, probabilmente. Indugiò un po' di più sul ragazzo, forse per via della stazza importante e non così comune. Infine sorrise.
    Sarò subito di ritorno assicurò, prima di lasciare i presenti.
    Allora, giovanotti. Quanti giorni starete con noi?
    Solo una notte, temo rispose l'otese.
    Oh, ma che disdetta! fece la vecchina, sconsolata.
    Sei sicuro, gioia? Non perché sia il nostro ryokan, ma si sta davvero bene qui.
    Non ne du--
    Vedrete, cambierete idea. Dopo una notte nel comfort dello Tsubaki prolungherete la vostra sosta, ci scommetto ahahah!
    Cara... implorò il vecchio.
    D'accordo, d'accordo alzò le mani la coniuge, per poi rivolgersi ancora una volta ai due compagni.
    Non voglio trattenervi oltre, sembrate stanchi. Fatemi sapere solo riguardo la cena, va bene?
    Appena nostra nipote sarà tornata vi farò accompagnare nella vostra camera. E' già pulita e in ordine, pronta per essere occupata.

    Sembrò riflettere per lunghissimi istanti, come se un pensiero le fosse balenato nella mente solo in quel momento.
    Spostò lo sguardo da Munisai a Saru, per poi fermarsi su quest'ultima.
    O forse preferite alloggi separati?
    Il rosso fece scivolare con discrezione lo sguardo sulla sunese, restando in silenzio.
    Se lei lo avesse guardato, avrebbe scorto i suoi occhi verde acido scrutarla ed un sorriso indecifrabile sul viso.
    A lei la decisione. A lei la mossa.



     
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