La Via della Spada[Stile per Kitori]

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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    La Via della Spada


    I - Il Principio dello Iaido

    Alla mattina non avrebbe avuto bisogno di suonare alle porte del palazzo del Mizukage: io ero già fuoi, in compagnia di una ragazza giovane, di circa diciott'anni, con lunghi capelli rossi ed un vestito sin troppo poco coprente per la frescura mattutina.
    Yo, dissi a Kitori quando fu davanti. La ragazza lo squadrò per un momento, poi si leccò le labbra. Peccato per Kitori che non c'era alcuna malizia in quel gesto: stava pensando davvero se lui fosse buono da mangiare o meno.
    Spuntino?
    Non dire cavolate, dissi, dandole un pugno in testa senza troppa forza. Kitori, lei è Yogan.
    Se anche solo aveva sentito parlare vagamente di lei - ed era difficile, visto che svolazzava su per i cieli del villaggio così spesso da essere diventata parte integrante del panorama - avrebbe capito che Yogan era il drago.
    Scherzavo scherzavo disse Yogan sbuffando, lanciandomi un'occhiata scocciata. Un tempo eri più divertente.

    kMMuZCr


    La dragonessa si allontanò un po' dai due ed un istante dopo si trasformò, diventando un drago assolutamente enorme. Le spire, ricoperte di scaglie rosse, erano lungo tutto il giardino, come un enorme serpente.
    Salta su, spero tu non abbia paura delle altezze. Yogan, sali piano mi raccomando, non voglio che Kitori finisca aggrappato alle tue squame perché sei partita a razzo.
    Aye, aye disse Yogan, abbassando il capo per permettere a me e Kitori di salire su di lei. Le accarezzai appena una squama dietro un corno e la dragonessa alzò lo sguardo verso l'alto, sollevandosi dolcemente in volo.
    Ci vorranno circa sei ore per arrivare dove dobbiamo andare. Ma direi che possiamo iniziare comunque. Dimmi Kitori, sai qual'è il ">principio dello Iaido? chiesi, attendendo una risposta. Non mi interessava fosse corretta o sbagliata: mi interessava sapere ciò che lui credeva di sapere.

     
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    La Via della Spada


    Primo Post


    Parlato Kitori
    Pensato Kitori
    ##Anima Manaita##
    Narrato
    Parlato altri


    Prima ancora che il Kenkichi potesse bussare al cancello del palazzo una voce attirò la sua attenzione: si trattava del kage. L'uomo non era solo ma accompagnato da una bella ragazza dai lunghi capelli rosso fuoco, abbastanza magra e formosa, indossava abiti succinti che non lasciavano molto spazio all'immaginazione e sembrava avere più o meno la stessa età del kuro. Chi era costei? Cosa faceva li? Forse era anche lei un allieva del capo? Una guardia del corpo? Oppure una semplice compagnia? Certamente non era un fastidio per il giovane, anzi sarebbe stata una presenza gradita.
    Che bellezza! La cosa potrebbe essere più interessante del previsto!?
    Salve signore! Salve a te bella signorina.
    Appena il genin si avvicinò la ragazza si leccò le labbra, gesto che per molti avrebbe fatto pensare a un gesto malizioso, ma che suscitò nel ragazzo un brivido gelido ricordando uno spiacevole incontro. L'ultima donna che aveva fatto qualcosa di simile voleva "mangiarlo".
    Non di nuovo?!
    Brutta sensazione che sembrò corretta dalla parole successive
    Non facciamo scherzi...
    Per fortuna intervenne il Nara, con un pugno sulla zucca della rossa, purtroppo quella non era una ragazza normale ma bensì Yogan, la famosa dragonessa
    Ti pareva
    ... cosa? Va bhe. Ciao Yogan!
    Sue non ha un carattere tanto male in fondo
    Effettivamente il genin non fu troppo sorpreso, ormai aveva almeno un po' di esperienza con evocazioni e trasformazioni comunque sufficienti conoscenze da non rimanere shoccato. La rossa allontanatosi un po' riprese il suo aspetto animale: un enorme rettile ricoperto di magnifiche scaglie rosso cremisi occupò l'intero giardino. Una scena stupefacente e altrettanto bella
    Wow...Incredibile e magnifica creatura!
    Quanti bakeneko servono solo per farne metà???
    Il capo invitò lo studente a montare sul drago
    Forte! Cioé salgo subito! Non soffro di vertigini, non è la prima volta che volo!
    la gigantesca creatura abbassò la testa per permettere ai passeggeri di salire, Kitori seguii il sensei posizionandosi alla sue spalle sopra il rettile, afferrando al meglio il corpo del drago. Ed infine l'animale cominciò a volare. Il Mizukage spiegò che il viaggio sarebbe durato circa 6 ore ma le lezioni erano già cominciate con il primo quesito. Il Kuro pensò qualche momento, la filosofia non era certo il suo forte quindi cercò qualche idea più pratica
    Bhe...Secondo me lo Iaido dovrebbe basarsi sul colpire prima dell'avversario e con precisione!?
    disse non perfettamente convinto.

     
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    La Via della Spada


    II - La Vera Via

    Non riuscii a trattenere un sorriso quando lui - ovviamente - parlò di come attaccare l'avversario, senza minimamente preoccuparsi del fatto che lo Iaido, con tutte le sue tecniche, così come tutti gli altri stili di spada degni di questo nome non traevano il loro principio nella tecnica ma nella filosofia dietro di essa.
    Di certo lo Iaido è uno stile basato sulla velocità e su un unico colpo preciso. Ma questo non il principio dello Iaido. Questa è una mera spiegazione tecnica. No Kitori, io parlo del principio fondamentale dell'arte, la via che devi percorrere se speri di diventare un maestro, incrociai le gambe, riuscendo a trovare una posizione comoda su Yogan. Ormai volavamo assieme così spesso che per me non c'era alcun problema.
    Non sarai mai uno spadaccino se tutto ciò che ti interessa è come agitare la spada. Il vero spadaccino comprende cosa quei movimenti significhino e li applica in ogni momento della sua vita. Lo Iaido è la via dell'unione dell'essere. Per praticarlo significa essere in pace con se stessi e con il mondo attorno a se. Credi che questo sia facile, Kitori? No, non lo è. Lo guardai in viso. Il tuo desiderio di distruggere la donna che ha ucciso la tua sensei è vendetta. Non ha altri nomi. Saresti capace di lasciarlo andare e rinunciarci? Il solo pensiero ti disgusta immagino. Senti il senso di colpa, saresti capace di convincerti che non è stata colpa tua? Immagino di no.
    Se c'era una persona che comprendeva i suoi sentimenti ero io. Avevo camminato in sentieri ben più oscuri e dolorosi dei suoi in vita mia e ne ero uscito, vivo e rinnovato. Solo in quel modo ero riuscito a compire il mio destino quale Ryuukishi ed a guarire Chomei dall'odio che lo aveva rivestito.
    Il destino di Kitori era ovviamente differente dal mio, il che non significava che avrebbe dovuto lasciarsi distruggere dal suo stesso passato.
    Apprendendo lo Iaido non potrai fare a meno di pensare a queste cose. Poi ne verranno altre ancora, Kitori. Il posto in cui stiamo andando ti servirà per riflettere su questo e trovare la pace necessaria a comprendere la vera via della spada. Nulla è fatto solo di stupidi fendenti Kitori, ricorda.
    E così lo lasciai riflettere su quelle parole. Avrebbe avuto tutto un lungo viaggio per pensare e farmi domande. Di certo non ero stato leggero nel fargli notare quanto il suo passato ed i suoi ricordi non fossero una vera motivazione per diventare un vero spadaccino, quanto un freno inesorabile e probabilmente avrebbe rifiutato il pensiero di lasciare andare la vendetta ed il senso di colpa all'istante.
    Non era facile, ma se fosse stato facile allora lo Iaido non sarebbe valso a nulla.

     
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    La Via della Spada


    Secondo Post


    Parlato Kitori
    Pensato Kitori
    ##Anima Manaita##
    Narrato
    Parlato altri


    Il cielo era abbastanza chiaro, in volo sulla possente creatura sembrava di toccare il Sole e le bianche nuvole con mano, mentre le case di Kiri, ormai sottostanti divenivano sempre più piccole. Era davvero bello librarsi nella fresca e frizzante aria mattutina, sopra la nebbia grigia dentro nubi spaventato poveri gabbiani. Sentendo la risposta del Kenchiki il capo villaggio della nebbia si lasciò sfuggire una risata, evidentemente la risposta aveva qualcosa di comico o la domanda era più complessa e profonda? Ed infatti, sebbene quanto esposto dal ragazzo fosse stato corretto, il sensei si riferiva alla filosofia che si nascondeva dietro il semplice colpire l'avversario. Mentre il maestro assunse una posizione più confortevole approfondendo il discorso:
    Non sarai mai uno spadaccino se tutto ciò che ti interessa è come agitare la spada. Il vero spadaccino comprende cosa quei movimenti significhino e li applica in ogni momento della sua vita. Lo Iaido è la via dell'unione dell'essere. Per praticarlo significa essere in pace con se stessi e con il mondo attorno a se. Credi che questo sia facile, Kitori? No, non lo è. Il tuo desiderio di distruggere la donna che ha ucciso la tua sensei è vendetta. Non ha altri nomi. Saresti capace di lasciarlo andare e rinunciarci? Il solo pensiero ti disgusta immagino. Senti il senso di colpa, saresti capace di convincerti che non è stata colpa tua? Immagino di no.
    Il biondo fu abbastanza sorpreso non aveva mai considerato aspetti tanto spirituali; effettivamente non erano considerazioni tanto vicine o affini a un Kenkichi e specialmente per uno come lui: cresciuto lontano dal clan, soprattutto senza una guida abile nella spada. L'unica figura accostabile a quella di un vero maestro era stata Tamashi ma era spirata fin troppo presto lasciando un certo vuoto. Kitori ascoltò in silenzio, senza rispondere. Non sapendo esattamente cosa dire, non c'era effettivamente cosa poter dire apparte notare la verità di quelle parole. Abbandonare la vendetta sembrava un qualcosa di improbabile, inconcepibile quel mostro doveva pagare. Ma essere un vero spadaccino quello era il suo sogno la vera e più profonda ragione per cui aveva intrapreso la carriera ninja. Forse presto, anzi forse ancora prima avrebbe dovuto fare una difficile e importante scelta. Sarebbe stato capace di scegliere? Ed accettare le conseguenze che ne sarebbero derivate? Aveva già accettato la sua natura Kenkichi ma il futuro avrebbe richiesto il superamento di prove ben più dure.
    ...Il posto in cui stiamo andando ti servirà per riflettere su questo e trovare la pace necessaria a comprendere la vera via della spada...
    Trovare la pace...Come si può?
    chiese senza nemmeno rendersene conto, un pensiero ad alta voce più che una vera domanda. Grattandosi la nuca con la mancina, mentre ancora in silenzio pensava
    Troppe domande troppi dubbi e dilemmi ma soprattutto che dolore al culo! Cavolo il kage non ha difficoltà? Dannate scaglie? Montare dei sedili no? Avrò il culo piatto se continua così! Che balle! Fortuna evoco gatti! Almeno sono morbidi...
    delirò per una buona mezz'ora finendo per pensare a formose donne gatto.
    Finalmente trovando una posizione abbastanza comoda
    Era ora!
    riprese qualche riflessione non idiota, e dopo altri dieci minuti chiese piuttosto serio al Nara
    Cosa sarebbe la vera via della spada?
    Attendendo una risposta, per poi aggiungere
    Come capire qual'è la vera via?
    e successivamente chiese ancora
    Dove andiamo?
    e per finire domandò
    Chi ha addestrato lei?

     
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    La Vita della Spada


    III - I motivi per non combattere

    Ascoltai in silenzio, guardando ora il cielo, ora il mare che scorreva rapidamente sotto di noi.
    La pace è solo un flebile momento. Sono il Mizukage, ho una famiglia, mia figlia di sette anni è più abile con le spade di quanto desidererei ora. Tutte queste preoccupazioni sono presenti sempre, mi turbano Portai una mano su una scaglia di Yogan, grattandola appena, con affetto. È la reazione ciò che conta, Kitori. Non ignorare il dolore, ma reagire nella maniera corretta. Non posso dirti come, però, non conosco ciò che ti turba e se ti dessi la risposta ciò che otterresti varrebbe meno della metà. Fai molte domande, Kitori, ma sono molte alle quali la risposta dovrai trovarla tu. Fin'ora però non l'hai ma cercata, questa è la grossa differenza con il passato.
    Il posto dove stiamo andando ti aiuterà disse Yogan, con voce roboante.
    È vero. Con me l'ha fatto. Siamo diretti nel luogo di nascita di Yogan, dove ci sono i Draghi dell'Ovest. Loro sono stati consumati da una furia senza fine, immotivata e violenta, finché io e Yogan non abbiamo messo fine alla stessa. Se esiste un posto giusto per capire, è quello. E sono stati loro ad addestrarmi.
    Mi voltai verso di lui e trassi la spada dal fodero, mostrando la lama rossa, dello stesso colore delle scaglie di Yogan. Una tradizione dei Ryuukishi, quella di colorare le spade dello stesso colore delle scaglie del drago.
    Questa è Garyuuka. È la mia spada, ed è stato un dono dei Draghi, a suggello del mio legame con Yogan. Dissi, rinfoderandola subito dopo. L'aria faceva vibrare la lama ed un rumore metallico si udiva ad ogni movimento. Prova a riflettere su ciò che ti ho detto, ma senza sforzarti troppo, altrimenti rovinerai la pace con la sua ricerca.



    Il sole era alto in cielo quando ci avvicinammo a Kurohai. L'isola sembrava divisa in due: la parte meridionale, fertile e verde mentre quella settentrionale ricoperta di pesanti nubi vulcaniche. Una natura morta senza fine.
    Al centro dell'isola, incastrato in una catena montuosa grigia e dalle punte accuminato, un grosso vulcano in perenne eruzione rigurgitava cenere nera senza fine.
    Lì dobbiamo andare, dissi, indicando il vulcano. Yogan, con la famigliarità di chi vola sopra i cieli della sua casa, chinò il corpo verso il basso ed iniziò una rapida discesa verso meridione, evitando il cono di ceneri, penetrando all'interno della bocca del vulcano. L'aria era come sempre incandescente ma l'interno non era un mare di magma come ci si poteva aspettare. Il Faro dell'Ovest si ergeva al centro di un lago di magma, ma c'era spazio su cui atterrare.
    Tra le ceneri vulcaniche Kitori avrebbe potuto ammirare bagliori rossi improvvisi, che quando video Yogan vennero fuori all'improvviso. Draghi, molti draghi. Alcuni enormi, altri più piccoli di Yogan. Un drago grande quasi quanto il mio braccio si accostò a me ed io allungai una mano, accarezzandogli la testa.
    Ciao Enji salutai.
    Yogan nee-san! Il draghetto volò all'impazzata attorno a Yogan, ignorando Kitori.
    Sta buono Enji, mi stai facendo prudere le squame borbottò Yogan mentre atterrava sulla terra calda ai lati del lago di magma. C'erano almeno cinquanta gradi lì dentro, il caldo era insopportabile, ma lo respinsi [Abilità]Corpo Repulsivo
    Arte: L'utilizzatore può resistere all'ambiente circostante: non subirà l'effetto di ambienti troppo caldi o freddi, forte vento, accecamento da sabbia e polvere e sarà idrorepellente.
    (Mantenimento: Basso)
    [Da jonin in su]
    . Kitori non ne era capace, ne ero certo, ma non me ne preoccupai troppo: anche quella condizione climatica estrema era necessaria, e prevista.
    Fa caldo, vero? Dissi al Kenkichi. Yogan è nata in quel mare di magma, sai? Ho recuperato il suo uovo saltando da roccia in roccia lì sopra.
    Mentre raccontavo quella storia Yogan tornò nella sua forma umana.
    Io e Yogan andremo nel Faro, ma tu non puoi entrare. Non ne hai il diritto. Non sei legato ai Draghi. Ora, voglio che tu rimanga qui. Con la spada rinfoderata, pronta a sfoderarla. Abbassai appena le ginocchia ed inclinai la Katana in avanti, posando la mano sinistra attorno alla custodia, il pollice sullo tsuba dell'arma e la mano destra afferrò la katana. Non tirare fuori la lama nemmeno di un millimetro. Se lo fai sappi che lo saprò, gli occhi dei draghi mi diranno tutto. Rimani così, e rifletti. Rifletti sul perché vuoi sfoderare la spada. E rifletti su come puoi evitare di farlo per ottenere lo stesso risultato.
    Quanto tempo ci sarebbe voluto? Probabilmente ore. Chissà. Di certo quel giorno non sarebbe tornato a Kiri: la sua lunga tortura nel cratere del Monte Gekido era appena iniziata.

     
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    Terzo Post


    Parlato Kitori
    Pensato Kitori
    ##Anima Manaita##
    Narrato
    Parlato altri


    Il kage con saggezza ed esperienza cercò di dare la migliore risposta possibile ai vari quesiti esposti dal giovane allievo. Il giovane dal canto suo cercava di ascoltare e comprendere ogni parola, anche se quelle parole meritavano sicuramente una buona riflessione per essere realmente comprese e assimilate. In realtà come sottolineato dal sensei solo il Kuro poteva e doveva trovare una risposta a certe domande, anche perché la ricerca di un responso faceva parte della soluzione. Un risultato ottenuto senza fatica perde di ogni significato. A quanto riferito anche dal possente drago rosso il lungo meta del viaggio avrebbe aiutato a trovare quello che il Kenkichi cercava.
    Andiamo forse in un qualche strano tempio?!
    Dov'è nata Yogan?!
    ...i Draghi dell'Ovest. Loro sono stati consumati da una furia senza fine...Se esiste un posto giusto per capire, è quello. E sono stati loro ad addestrarmi.
    Addestrato dai Draghi?! Incredibile!
    poi ecco la spada del Mizukage: rossa come le scaglie di Yogan; Garyuuka finemente forgiata, un dono dei Draghi. Così diversa da Manaita ma anche simile: entrambe suggello di un profondo legame. Il Nara invitò il giovane alla riflessione ma senza esasperazione.
    Pace? Così bella parola tanto difficile da raggiungere ancora più complicata da mantenere. Ma poi è davvero qualcosa di bello? Come raggiungerla? Draghi... Consumati dalla furia? Quasi come lui!! Padre?!

    [...]


    Tempo dopo fu possibile vedere una strana isola praticamente la materializzazione dello ying e dello yang, divisione tra luce e ombra, vita e morte. Al centro di ciò un grosso e fumante cratere vulcanico.
    Proprio lì?
    Azzo questi draghi non potevano vivere in un albergo a 5 stelle?!
    pensò abbastanza preoccupato l'allievo. Mentre inesorabilmente la rotta di volo li portava sempre più vicino, attraverso le nubi di polvere oscura, al cono vulcanico; fino a penetrare dentro alla bocca del demone di roccia e fuoco. Aria densa e fiammeggiante di un odore fortemente acre; ben presto copiosi rivoli di sudore solcarono il corpo del genin.
    Caldo tremendo! E che puzza di uova marce, zolfo...
    Ma lì c'era una vera e propria isola in un mare di magma ribollente, sembrava quasi un miraggio. Improvvisamente altri draghi, molti draghi di ogni dimensione e certamente di età diverse, un sogno? Il volto del ragazzo meravigliato, come quello di un bambino che vede la neve per la prima volta. Mentre un altro lucertolone dava il suo benvenuto. Era solo un piccolo e allegro cucciolo non più lungo di una spada. "Stranissima unità di misura"
    Bellino.
    La possente cavalcatura giunse infine al suolo, il kage smontò e così anche il ragazzo. Una situazione climatica quasi al limite dell'umano: tremendo calore, aria infuocata e piuttosto rarefatta e persino puzzolente. Il maestro non dava minimo segno di sofferenza al contrario dell'alunno che già mostrava sudorazione eccessiva e fiato corto.
    Se esiste l'inferno non può essere più caldo di così!
    No, che non fa caldo.
    disse con sarcasmo il biondino asciugandosi la fronte dal sudore
    Il capo poi spiegò che lui e Yogan sarebbero andati al faro ma Kitori non poteva seguirli.
    ...voglio che tu rimanga qui. Con la spada rinfoderata, Non tirare fuori la lama nemmeno di un millimetro. Rimani così, e rifletti. Rifletti sul perché vuoi sfoderare la spada. E rifletti su come puoi evitare...
    Ecco il primo compito da svolgere,
    Va bene, signore.
    rispose l'altro non molto convinto su quello che lo aspettava. Esso, dopo essersi guadato intorno osservando meglio quello strano luogo comprese come doveva sentirsi un pollo in forno. Finalmente cercò di assumere la stessa posizione assunta dal Nara: ginocchia leggermente flesse, katana inclinata, mano sinistra attorno alla custodia, pollice sullo tsuba e mano destra stretta sull'elsa.


    ##Che sapore avrà il sangue di drago?##
    Ma che sei scema?! Ora stai buona!
    ##Noioso!##
    Perché estrarre la spada? Strana domanda. Ovviamente per colpire l'avversario, per vincere, per spargere sangue?! Forse non sono tanto diverso da lei? Un assassino sanguinario?! No, non voglio esserlo! Ma non posso negare la mia natura, devo trovare un equilibrio?! Quindi estrarre per vincere l'importante è quello! Si può senza sfoderare? Magari intimorendo l'avversario? Basta davvero la paura?! Vincere senza combattere? Che senso ha? Intimidazione o qualcosa di simile?! Sicuramente è così!
    pensava mentre il sudore scorreva via quasi come un torrente, il respiro sempre più affannato; anche mantenere quella posizione diventava sempre più dura.
    Che fatica! Troppo caldo!
    Le gambe cominciarono a trabbalare, anche le mani sembravano volere cedere ed estrarre. Un tremore, poi un altro, un piccolo movimento ma bisogna resistere. Fece affidamento alla propria determinazione e a tutto il suo autocontrollo.
    No, non mollo! Non mi arrendo non estrarrò!...Vincere senza estrarre, la perfezione assoluta!?
    stringeva i denti e tentava di resistere.

     
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    La Via della Spada


    IV

    Su, nella torre che era al centro del Vulcano, guardavo da lontano il giovane Kakita rimanere fermo, contrastando i suoi istinti di spadaccino.
    Era facile rimanere fedeli alle parole quando mancavano le tentazioni, ma il calore e la necessità di pensare a qualcosa di nuovo avrebbero reso arduo il compito di rimanere in quella posizione.
    Yogan, in forma umana, sedette sul davanzale vicino a me, rannicchiando le gambe contro il petto, guardando in lontananza Kitori.
    La risposta non è facile, dissi alla dragonessa. Sicuramente starà pensando al timore. Ma il timore non viene spesso, spesso è più dovuto alla fama che alla forma.
    Allora, come fai a vincere con la spada nel fodero?
    Perché non andiamo a chiederlo a Kitori?
    Dissi, voltandomi. Yogan mi seguì e con calma ci dirigemmo verso Kitori. Era passato diverso tempo, il sudore ormai cadeva copioso sul viso del ragazzo e toccando il suolo caldo ben presto evaporava invisibile, mischiandosi ai fumi che salivano dal cratere.
    Quel posto era al limite del sopportabile.
    Allora, hai pensato a qualcosa? Domandai. Beh, però, non mi importa. Tieni per te i tuoi pensieri ora, coltivali, ma ricorda ciò che ti dirò ora. La vittoria non è uccidere il nemico. La vittoria è lo scopo ultimo della tua azione e la morte può essere solo una strada da percorrere, l'ultima, perché è definitiva. Puoi anche ignorare questi avvisi, comportarti da bestia ed usare le tecniche che apprenderai solo per togliere delle vite, ma allora rimarrai ancorato al rancore e questo mondo non farà altro che tingersi ancora di rosso.
    Speravo avesse compreso la lezione. Di certo estrarre la spada non sarebbe divenuto meno efficace se non avesse cercato a parole di ritagliarsi una strada meno sanguinaria: la spada sarebbe stata sempre affilata, i suoi muscoli sempre reattivi. La morte giuneva sempre, quando la lama incideva la carne e e la lama avesse inciso la carne non dipendeva dalle intenzioni che muovevano la spada.
    Avanti, usciamo di qui prima che soffochi, dissi al ragazzo. All'improvviso le ali del Sette Code, in forma ridotta comparvero lungo la mia schiena ed io mi alzai in volo di alcuni centimetri.
    Da qui alla cima sono circa duecento metri. Dammi Lascia tutto l'equipaggiamento qui e scala la montagna con le tue mani. Niente chakra. L'unica cosa che devi portare con te è la spada. Mi alzai in volo, scattando rapidissimo. Yogan non mi seguì immediatamente, ma ben presto anche lei prese a levitare, sebbene in forma umana.
    Ti stai chiedendo perché, vero? Disse, con una risatina. Beh, non sei una mezzasega, ma questo esercizio è parecchio duro. Di certo però non ti farà diventare forte all'improvviso. Ma hai idea di quante volte vorrai arrenderti durante la scalata?
    Perché la roccia sarebbe stata calda, le fiamme molte e gli appigli talora fragili. Ci voleva più forza di volontà che forza fisica a compiere quella scalata. Ed in cima, finalmente, avremmo usato le lame.
     
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    Quarto Post


    Parlato Kitori
    Pensato Kitori
    ##Anima Manaita##
    Narrato
    Parlato altri


    Dopo un lungo tempo, che al genin sembrò una vera e tormentata eternità, il kage insieme a Yogan in girl mode ritornarono dalla strana torre. L'uomo chiese se l'allievo aveva pensato a qualcosa, domanda retorica: infatti il ragazzo non ebbe tempo di rispondere. Ma subì una nuova spiegazione:

    ...La vittoria non è uccidere il nemico. La vittoria è lo scopo ultimo della tua azione e la morte può essere solo una strada da percorrere, l'ultima, perché è definitiva. Puoi anche ignorare questi avvisi... allora rimarrai ancorato al rancore e questo mondo non farà altro che tingersi ancora di rosso.

    parole indubbiamente sagge e veritiere ma anche così difficili da seguire e rendere proprie. Finalmente il sensei si decise ad abbandonare quella tremenda fornace, un sorriso si formò sul volto sudato del giovane ma solo per qualche breve istante prima di scoprire cosa lo aspettava. Il genin doveva letteralmente scalare la parete del vulcano, senza chakra ed equipaggiamento.

    Che cosa?...Eeeeh?

    Ma già il Nara aveva cominciato a svolazzare proprio come una libellula per poi allontanarsi svelto. Seguito dalla dragonessa solo dopo che essa disse ridendo:

    ...ma questo esercizio è parecchio duro. Di certo però non ti farà diventare forte all'improvviso. Ma hai idea di quante volte vorrai arrenderti durante la scalata?

    lasciando intendere che forse si sarebbe trattato più di una prova basata sul carattere e sulla determinazione piuttosto che sulla mera forza fisica.
    Il ragazzo piuttosto perplesso osservò i 2 allontanarsi poi fissò lo sguardo sulla parete, una dura scalata e anche abbastanza lunga.
    “La muraglia” si estendeva a perdita d' occhio; la cima, l'uscita nascosta dal fumo grigio misto a cenere e gas.

    Inutile perdere tempo...Devo salire senza guardare giù...Ci riuscirò!

    pensò cercando di trovare la giusta determinazione e fiducia in se stesso. Il kiriano si guardò attorno cercando un appiglio a una altezza pari a circa 40 cm sopra la testa. Lo trovò quasi subito, quello sarebbe stato il punto di partenza per quella dura impresa. Si aggrappò con la mano destra a quella sporgenza ma la pietra scottava

    Eeehi!...Brucia come una fornace. Azzo


    Kitori si strappò le maniche della maglietta ed avvolse nel tessuto prima la mano sinistra e successivamente l'altra formando così almeno una minima protezione dal calore. Osservò nuovamente la parete e riprese la precedente sporgenza. Facendo leva sulla mano si issò, rimanendo sospeso per secondi, giusto il tempo di trovare un altro appiglio più in alto a cui si sarebbe attaccata la mano sinistra, mentre portava i piedi a posizionarsi su delle zone di forma sufficientemente adatta per poterceli appoggiare a gambe in parte piegate, con la faccia quasi attaccata alla parete, così come il busto. Il Kuro proseguì con questo metodo di scalata, aggrappandosi alle sporgenze naturali cercando di resistere al calore e alla fatica, il suo corpo zuppo di sudore e le mani doloranti. Avanzare trovando un facile appiglio poco più in alto ripetendo sempre lo stesso metodo utilizzato in precedenza.

    Mentre scalava la parete il ragazzo si trovò di fronte ad un problema: era arrivato ormai a 80 metri,e non si vedevano appigli in cui poggiare la mano portante. A circa 3 metri sopra di se vide una sporgenza piuttosto solida, ma per raggiungerla avrebbe dovuto saltare.

    Porca...Banzai...

    imprecò, piegando le ginocchia e le braccia per darsi lo slancio e spiccare un salto. Appena si lanciò estese subito le braccia e fortunatamente riuscì ad appigliarsi con le mani anche se la roccia scottava, con tutta la forza della sua determinazione mantenne la presa, per poi tirarsi fu faticosamente. Ma perché doveva fare tutto questo? Cominciò a chiedersi, non sarebbe stato più facile mollare... Dubitò per qualche attimo prima di ricordare che era li per diventare più forte, non doveva mollare, non poteva! Continuò la sua scalata così come prima.
    Ogni tanto tenendo la mano e la gamba sinistra fissi nelle insenature staccava il piede destro per dare qualche leggero colpo alla roccia davanti a lui, dosando prima la forza al minimo per poi aumentarla gradualmente, così facendo riusciva a scavare un po' nella roccia per poterci poggiare il piede, una volta finita l'azione che non durava più di una decina di secondi faceva lo stesso anche con l'altro piede.
    La fatica ora si mescolava alla scarsità d'ossigeno a quell'altitudine, provocando dei momentanei giramenti di testa. Il corpo, già bagnato dal sudore caldo della fatica, ora veniva avvolto dai sudori freddi del malessere. Le dita oramai si stavano annichilendo, mentre i crampi stavano invadendo le piante dei piedi.

    Improvvisamente un masso franò di colpo e lo spadaccino si ritrovò a scivolare lungo la parete per quasi una decina di metri.

    Meeerda...

    urlò forse era la fine? Lasciarsi andare perché no?

    No! Non morirò così stupidamente!

    Piantò piedi e mani contro la roccia finché una spaccatura nella parete gli permise di fermare la sua discesa nelle fiamme. Il peso della salita si stava cominciando a fare sentire, stringendo i denti per ignorare i muscoli che sembravano chiedere di mollare tutto per lasciarsi cadere nel vuoto, forse era meglio morire che continuare questa tortura, questo fu il dubbio che si ripresentò nella sua mente, non ci pensava, continuava a scalare ignorando il dolore, cercando di esternare tutto e tutti, esisteva solo lui e la parete, non doveva vedere nulla che non fossero appigli, non doveva sentire nulla a parte i battiti del suo cuore, non doveva pensare a nulla tranne a scalare, scalare e continuare a scalare, metro dopo metro cercando di tenere sempre bilanciato il corpo e sfruttavo anche la più piccola sporgenza nel terreno roccioso per arrampicarsi.
    Spesse volte fu costretto a saltare, tante altre scivolò a causa di appoggi non stabili rischiando di cadere o volendo mollare ma sempre grazie alla sua forte determinazione continuò a salire, finché perse la cognizione del tempo...

    Arrivato poco prima di quella che sembrava essere la fine della parete, qualche decina di metri prima di quel tanto agognato riposo, la parete ancora una volta non presentava appigli, inoltre, la friabilità della roccia sembrava inasprirsi in quell'ultima parte. Poi, assicurandosi che la sporgenza appena trovata fosse sufficientemente affidabile e, che le gambe fossero abbastanza fisse nel poggiare i piedi: staccò per un attimo la mano, ruotando sul bacino con la massima velocità consentitagli per riporre immediatamente la mano nell'insenatura, stava ora dando la schiena alla parete. Aggrappato con le unghie e con i denti sostenuto da un solo braccio, a sopportare il dolore che il muscolo subiva in quella posizione oramai con la sola determinazione...Con la forza residua piantò il tallone destro nella roccia, vista l'assenza di appoggi avrebbe dovuto mantenere un equilibrio perfetto, un solo errore, un solo attimo dove la schiena avesse lasciato la parete, un solo ritardo dei movimenti e sarebbe precipitato nel vuoto...
    Il tallone nella friabile roccia diede un attimo di stabilità, la gamba sinistra piegata fece penetrare il calcagno nella roccia soprastante per poi issarsi mentre il tallone destro penetrava nuovamente, la mano a lato della testa quando trovava anche il minimo appiglio lo afferrava per dare una maggior elevazione alla scalata. Il respiro, ormai sempre più pesante e veloce a causa dello sforzo, era sincronizzato ai movimenti delle gambe che, poco dopo, visto il ritmo a cui erano sottoposte iniziarono a dolere a fitte frequenti...l'ultima decisiva falcata. Finalmente la mano destra toccò il bordo di quella tremenda muraglia, poi si posò pesante anche l'estremità mancina. Con uno sforzo quasi sovrumano, compiuto non da un corpo praticamente senza più energia ma da una mente forse forte, sicuramente determinata alla sopravvivenza, il corpo pesante zavorra fu portato su. La gamba destra prima la sinistra poi, oltre il dirupo...Pochi pesanti passi per crollare sfinito e perdersi svenuto ma sopravvissuto soprattutto a se stesso forgiando una determinazione anche maggiore...



     
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    La Via della Spada


    V

    Quando Kitori giunse in cima al dirupo quasi svenne. Trovò le mie mani a sostenerlo sulle spalle e guidarlo seduto. Quella salita, col solo aiutodelle proprie forze era una sfida fisica e mentale: il dolore fisico della salita intaccava la mente e la forza di volontà. Come aveva detto Yogan, quante volte avrebbe avuto voglia di arrendersi durante quell'impervia slita? Eppure ce l'aveva fatta e se non si era arreso, allora era cresciuto. Un allenamento così duro non rafforzava il fisico, ma lo spirito. Era sempre così: chi non aveva la tempra, abbandonava. Lui, evidentemente, aveva deciso di averla.
    Guarda, dissi, facendogli cenno di avvicinarsi a me. Voltai le spalle al vulcano, guardando verso Kurohai. Verso il lato meridionale, quello dove le colate di lava non avevano trasformato il territorio in un impervio inferno poco abitabile. Le luci del piccolo Villaggio a valle parlavano di una serenità. Questo Villaggio è nato da profughi di una guerra del passato. La guerra che ha portato alla nascita dell'Accademia. Mio nonno era un Nukenin, di quelli che lasciarono l'Accademia al momento della sua formazione e scoprì ciò che viveva su quest'isola quando vi giunse. La protesse, protesse anche quel villaggio. Non era un uomo malvagio, ma era un fuorilegge. Ma sto diventando nostalgico. Perché non riposi? L'aria verso sud è più fresca e pulita. Quando starai meglio, inizieremo con l'allenamento. Ecco, prendi questo. Gli passai un po' di cibo in scatola, di quelli insapori che si mangiavano durante le missioni al volo, senza cuocerli. Ti aspetto Kitori.



    Quando il Kenkichi fosse tornato mi avrebbe trovato in piedi, dandogli le spalle, fissando silenziosamente la calda voragine infuocata sotto di me. Alcuni draghi volteggiavano attorno al faro, altri volavano quasi toccando il magma come se fosse acqua fresca per loro.
    Non avevo altra arma addosso che non fosse la mia spada, legata al fianco sinistro, e non avevo indumenti sulla parte superiore del corpo. Kitori avrebbe potuto vedere le diverse cicatrici sulla mia pelle. Alcune che sembravano parole, scritte anni prima durante una prigionia che sembrava brevissima ed infinita allo stesso tempo. Non sarebbe riuscito a leggerle però: erano sbiadite e non c'era molta luce.
    Kitori dissi al genin. In posizione. E quando dissi quelle parole, raggiunsi anche io quella posizione. Rapidamente, come se per me fosse facile come respirare. La spada era chiusa nel fodero, e tenevo lo stesso con la mano sinistra mentre la destra, stretta sull'elsa di Garyuuka, sembrava preannunciare una rapida estrazione. Non ero certo che lui mi avesse mai visto combattere prima di quel momento, ma a quel punto mi sarei assicurato che capisse sulla sua pelle il significato di vincere con ancora la spada nel fodero.
    Eravamo distanti circa sei metri l'uno dall'altro. Io lo fissavo dritto in viso, con intensità. Lasciavo che la tensione si accumulasse in quel lungo silenzio. Lasciavo che i suoi pensieri si concentrassero sulla mia spada. Sulla forma che avevo assunto, pronto all'assalto.
    Avanti, Kitori. Prova a sconfiggermi, se credi di riuscirci. Dissi al Kenkichi, senza muovermi da quella posizione. Lo stavo sfidando. Con la mia fermezza, con la mia posa inamovibile, assolutamente immobile. Con la mia spada, ancora nel fodero, ma che sembrava urlare parole minacciose. Immobile come acqua stagnante. Rapida come una vipera.
    Ero lì, pronto.
    Se avesse avuto il coraggio di sconfiggermi. E la saggezza di capire se poteva farlo.


     
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    La Via della Spada


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    Parlato Kitori
    Pensato Kitori
    ##Anima Manaita##
    Narrato
    Parlato altri


    Finalmente il ragazzo riuscì a raggiungere la cima del vulcano, era stato capace di farcela e non aveva mollato. Ormai conclusa quella terrificante prova a limite dell'umano il Kenkichi crollò trovando però il sostegno del suo maestro. Il quale era rimasto ad attendere, l'uomo dopo aver soccorso il suo sottoposto lo invitò ad osservare il villaggio alla parte non "carbonizzata" dell'isola. Un villaggio nato da una guerra del passato e protetto dal nonno di Itai, un fuori legge: Era proprio come pensava Kitori lui poteva davvero capire. Ma non era il momento di parlare, ora al biondino serviva riposo. Il Nara non ebbe bisogno di dire altro; venendo preso in parola immediatamente. Kitori senza proferire parola prese la scatoletta di cibo ma non mangiò subito. Preferì accucciarsi, in posizione fetale, al suolo per riposare.

    [...]

    Dopo un ampia ora l'apprendista si tirò su e frettolosamente consumò il cibo in scatola: pessimo tonno con fagioli rossi. Orrido sapore di scaduto con un tocco di acido e una spruzzata di mirtilli, degno di un arma di distruzione di massa. Sopravvissuto anche al pranzo il diciannovenne fu pronto.

    Sono pronto sensei.

    Il genin trovò il maestro a torso nudo, armato con la sua spada, sul corpo evidenti cicatrici indelebili ricordi di mille battaglie. Dal Capo villaggio un invito alla lotta. Al ragazzo era evidente la pressoché certa sconfitta ma fu deciso a farsi avanti. Voleva, anzi doveva misurare i propri limiti e capire quanta strada aveva ancora da fare. Dopo vari profondi respiri trovò forza e coraggio per osare: Il Kuro estrasse la sua ManaitaLama Insanguinata (Livello I) [Mischia]
    Questa lama è un importante e vitale veicolo delle conoscenze di un Kenkichi, una lama che, letterariamente, cresce assieme all'utilizzatore. In base alla propria abilità di guerrieri, la potenza, durezza e grandezza della spada aumentano. È possibile, inoltre, cambiare la forma alla spada (ad esempio, scindendola in 2 spade oppure rendendola doppia o dandogli una curvatura particolare) se ucciso o reso in fin di vita un avversario grazie la lama e toccato il sangue. L'arma cresce con l'esperienza dell'utilizzatore: i valori della spada sono riferiti al I, III e V livello della tecnica speciale.
    Tipo: Spada - Taglio
    Dimensione: Grande
    (Potenza: 30 | Durezza: 3 | Crediti: 90)
    [Da genin in su]
    , dal fodero fissato al fianco destro. [Azione gratuita] E si portò con uno scatto, coprendo almeno sei metri, verso la posizione del Kage. [Azione gratuita] Quando abbastanza vicino lo spadaccino cercò con la lama un affondo allo stomaco del maestro [Velocità 525] che si interruppe appena prima di colpire, era una finta [Azione gratuita]. Infatti l'allievo avrebbe deviato il movimento del braccio verso il basso e tentato di colpire l'oppositore, con un fendente discente leggermente obliquo. Mirando all'articolazione del ginocchio sinistro incrementando la velocità del colpo con il chakra. [Impasto] [Slot Azione I] Successivamente il genin provò un fendente orizzontale da sinistra a destra puntando alla gola. [Impasto] [Slot Azione II] Assumendo poi una posizione di guardia simile a quella del pugilato mantenendo le sue lame in parallelo.


    Chakra: 58/60
    Vitalità: 16/16
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 550
    Velocità: 525
    Resistenza: 500
    Riflessi: 500
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 450
    Agilità: 500
    Intuito: 500
    Precisione: 500
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: Fendente - Velocità 625 Forza 550;
    2: Fendente - Velocità 625 Forza 550;
    3: ;
    Slot Tecnica
    1: ;
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Lama Insanguinata (Livello I) × 1
    • Parabraccia in Cuoio × 1
    • Corpetto in Cuoio × 1
    • Kunai × 6
    • Rotolo da Richiamo × 1
    • Accendino × 1
    • Wakizashi × 1
    • Cartabomba I × 1
    • Tonico di Recupero Minore × 1
    • Bomba Gelo × 1
    • Tonico di Ripristino Inferiore × 1
    • Gambali in Cuoio × 1

    Note
    Equipaggiamento debilitante -2 tacche Concentrazione round 1;
     
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    Titolo del Topic


    Sottotitolo del topic

    Mi aveva attaccato. Non aveva percepito la minaccia che proveniva dalla mia persona ed aveva deciso di caricare a testa bassa. Di certo non potevo - non senza dargli un pieno assaggio delle mie reali capacità - pretendere che lui comprendesse ciò che significava vincere con la spada nel fodero.
    Si avventò contro di me, con la spada già estratta e quando fu davanti a me, a distanza di fendente, fece un affondo che si trasformò in fendente. Io avevo ancora la mano su Garyuuka e rimasi in quella posizione, pronto ad estrarre la spada, schivando il suo fendente con un movimento rapido, un quarto di cerchio in senso antiorario facendo perno sul piede destro, rapido, più rapido di quanto lui poteva al momento sperare di essere [Difesa]Riflessi: 700 e da quella posizione, troppo vicino a me, cercò un fendente alla gola che schivai anch'esso, semplicemente abbassandomi [Difesa]Riflessi: 700, senza mollare la presa dalla mia spada.

    A quel punto arretrai di un paio di metri con un rapidissimo balzo [Azione Gratuita Istantanea]Movimento gratuito e ripresi a posizione iniziale dello Iaido. La mano destra non aveva mai lasciato l'elsa della spada, la sinistra non aveva mai lasciato il manico.
    Tu credi di potermi sconfiggere? Sorrisi, mentre l'aria attorno a me si faceva rovente, vuoi per il vulcano, vuoi perché effettivamente quel sorriso era una promessa. Una promessa di sangue. Lo sai, puoi arrenderti quando vuoi. Il piede sinistro, più avanzato, mosse appena la terra lavica sotto il piede, quasi a pregustare lo scatto. Stavo aumentando la tensione, la stavo caricando di una promessa letale: se la lama fosse stata estratta, la tua testa sarebbe rotolata nel vulcano. Cercavo di dire questo con il linguaggio del corpo, con la la lama ancora nel fodero. I muscoli erano tesi, pronti allo scatto e se in quel secondo non sarebbe giunta la resa di Kitori lo scatto sarebbe giunto.
    Invisibile. [Tecnica x2]Fendente: Forza 850, Velocità 925
    Sarei letteralmente scomparso dalla sua vista, ricomparendo a distanza utile per il fendente e una volta che l'arma fosse stata estratta sarebbe stata un fulmine infuocato [Abilità]. Ma, fortuna per Kitori, la lama si sarebbe fermata ad un centimetro dal suo collo, giusto per fargli sentire il calore tremendo che emanava. Mi sarei rilassato a quel punto, rinfoderandola.
    Se però invece si fosse arreso, l'attacco non sarebbe mai avvenuto, ma il risultato e le parole sarebbero state le stesse.
    Avrei potuto ucciderti tre volte in un secondo se avessi voluto. La tua tecnica è ridicola Kitori. Attacchi l'avversario senza criterio. Avevi di fronte me, non un bandito da quattro soldi. Non ho usato nemmeno un decimo del mio potere ora. Hai attaccato per uccidere un avversario che sapevi di non poter sconfiggere... o credevi di poterlo fare? Per quanto dure fossero le mie parole, non c'era reale cattiveria in essere. Attaccami, prova ad uccidermi se credi di poterlo fare. La lezione che volevo darti era questa. Dosa la forza di chi hai di fronte e fai la scelta migliore. E l'altra lezione, credo che tu l'abbia capita: un avversario può eruttare fuori di se tutto il suo potere senza nemmeno estrarre la spada. Può far capire all'altro quanto è pericolosa la situazione, da all'altro una possibilità di non combattere. Nello iaido la spada deve rimanere nel fodero, sempre, finché non sei costretto ad estrarla. Rinfodera la tua lama Kitori. Sei destro, no? Il fodero va a sinistra, non a destra, come pensi di estrarre la spada adeguatamente?
    Dunque mi misi al suo fianco, assumendo la posizione di base dello Iaido. Gamba sinistra leggermente in avanti, piegata. Mano destra sull'elsa, presa salda, non deve mai sfuggirti. Mano sinistra che tiene il manico.
    Una volta che anche lui avesse assunto quella posa mi sarei messo di fronte a lui. Memorizza questa posizione. Ora, la spada, nel fodero non potrà rimanere sempre. Sarai costretta ad usarla, ma devi essere veloce: un solo fendente, rapido, l'estrazione e l'attacco devono essere lo stesso movimento. Devi cercare di creare il massimo danno in quel breve momento e dopo, la spada deve essere rinfoderata. Mi misi a tre metri da lui, assumendo una posa difensiva. Avanti, attaccami. Continua a farlo finché non ti dirò che hai fatto un attacco soddisfacente. [Note]Visto che non possiamo sapere in che modo farai un attacco soddisfacente, la prova è semplice: descrivi l'attacco meglio che puoi, secondo ciò che ho detto. Mi baserò su ciò per decidere se va bene o meno.


     
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