Le porte di Shulva

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    Salvataggio Inaspettato


    Shulva - VIII



    La banale mossa del jonin si rivelò più che sufficiente per eliminare i due membri corrotti del popolo shulviano. Purtroppo, l'idea originale del jonin di catturarne uno per poterlo interrogare sembrava essere irrealizzabile, non solo per le tossine e malattie che i loro corpi deformi potevano portare, ma anche perché, se minacciati, quei pazzi si facevano saltare in aria! Ad ogni modo, prima che i due avversari del bambino sunese si liquefacessero, Hohenheim diede un'occhiata al loro chakra per almeno vederne i tratti caratteristici Percezione del Chakra [0]
    Speciale: L'utilizzatore può vedere il colore del chakra di una persona osservata. L'utilizzatore può scoprire alcuni aspetti del chakra: impronte possedute; alterazioni da tonici, droghe, tecniche speciali, possessioni e simili; quantità approssimata della riserva. [Da chunin in su]
    . Il jonin si voltò alle sue spalle, proprio nel mento in cui Jotaro con un potderoso calcio, fece volare uno dei suoi avversari oltre il limite definito dalla larghezza del ponte, verso il vuoto oscuro che li circondava. Quando Riwa entrò nel suo arco visuale, notò immediatamente che un taglio sanguinante era comparso di fresco sulla sua gamba. Il jonin si avvicinò al ragazzo per controllarne la ferita, mentre anche il secondo avversario del suo ex-maestro cadeva a terra, avendo inciampato nel semplice ma efficacie legaccio del suo compagno di squadra. Riwa, mostrami quel taglio! Dannazione, non era passato nemmeno il primo scontro ed il ragazzo delle Scolopendre già aveva riportato una ferita ed era stato infettato dal veleno della sua controparte malvagia. La terra poi iniziò a tremare, in maniera violenta ed improvvisa. Hohenheim già si trovava accucciato accanto alla loro guida e si limitò ad usale le sue braccia per stringere il ragazzo a sè, formando uno scudo sulla sua testa. Tutto intorno a lui, il manipolatore di argilla percepiva le rocce staccarsi dal soffitto di quella grotta straordinaria per cadere già, con un salto di chissà quante centinaia di metri o quanti chilometri. Per fortuna, nessuna di quelle cadde nelle loro immediate vicinanze e, dopo poco, il trambusto finì.

    Ce la fai ad alzarti? Disse il jonin alla Scolopendra, facendogli un cenno al taglio. Passato quel marasma, Jotarosi era messo a guardare un punto indefinito nell'oscurità, attirato da qualcosa che il jonin ancora non aveva percepito. Questo comportamento lo mise in allarme:Jotaro che cosa vedi? Ma non ci fu tempo per una risposta. Bastò il tono allarmato che Hohenheim percepì nella voce del suo esperto compagno per scattare verso la fine del ponte seguendo le sue istruzioni, una volta aiutato Riwa ad alzarsi. Lui era molto più veloce dei suoi due compagni, e dovette rallentare il suo passo per non dividere il gruppo. Guardandosi alle spalle, il jonin vide cosa aveva provocato il terremoto ed, allo stesso tempo, aveva allarmato Jotaro. Era come se il buio intorno a loro avesse preso vita. Migliaia di corpi umani scuri ed aggrovigliati si estendevano come l'acqua durante il cambio di marea sulle pareti della grotta e sul ponte, minacciandoli di raggiungerli. Nulla di buono poteva venir fuori da una cosa del genere. Dannazione sono troppo veloci! Di questo passo li avrebbero raggiunti e, probabilmente, li avrebbero condotti ad un destino non meno infame del loro. Con entrambe le mani, il jonin bambino pescò dalle sue sacche porta argilla, realizzando due creazioni, due gufi d'argilla, che si abbatterono contro la massa informe di corpi, falciandone a decine e rallentando la loro corsa. Purtroppo, per ogni corpo polverizzato dalla forza della detonazione, il doppio ne ricompariva nel marasma, che avanzava sempre più velocemente verso la loro posizione. Distruggere quelle creature non sembrava portare ad alcun vantaggio, perciò il jonin dovette pensare ad altro. Un nuovo gufo venne creato, ma grande a sufficienza per portarli tutti e tre sul suo dorsoCreazione Trasportatrice
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    L'utilizzatore può creare un costrutto di Argilla di dimensioni massime pari a 3 Unità, quintuplicandone le dimensioni. Il costrutto perde qualsiasi capacità offensiva, potrà essere manipolato senza spesa di chakra purché a contatto con l'utilizzatore. Tipo: Ninjutsu - Doton
    (Consumo: Medioalto)
    [Richiede Manipolazione Argilla I]
    [Da genin in su]
    . La creatura si formò alle loro spalle e con uno scatto se li caricò sul manto di piume di terra, scattando poi a tutta velocità in avanti. Così riuscirono finalmente a conquistare un minimo di vantaggio sulla Marea, visto che il gufo viaggiava a velocità estremamente sostenuta. In posizione più avanzata rispetto ai suoi compagni, il jonin fu il primo a vedere una figura femminile alla fine del ponte, che faceva loro segno di entrare in un'apertura nella roccia che sembrava essere stata creata dal nulla. La situazione era sufficientemente critica da non dare adito ad ulteriori dubbi: quando fu all'altezza della porta, Hohenheim ci si fiondò dentro con un salto, facendo deviare la sua creazione all'ultimo. Una volta che tutti e tre furono dentro, la porta si richiuse alle loro spalle, allontanandoli definitamente dalla Marea.

    La donna che li aveva salvati si chiamava Yada ed era un membro delle Lucciole. Mentre spiegava tutto questo, aveva già sistemato la gamba del povero Riwa, guadagnandosi già la gratitudine del ragazzo. La storia non fu molto diversa per i ninja accademici, una volta che questi si furono presentati come tali. Hohenheim accettò i doni che gli vennero posti, ma mantenne le sue riserve fin quando lui stesso non si fosse accertato che il chakra della donna non aveva nulla a che fare con quello degli Adepti della Peste, ed anche quelle di Jotaro non si fossero sciolte. Tuttavia non hai risposto alla domanda del mio compagno...cosa ci facevi sul ponte? Pattugliate spesso questa zona? E poi la tecnica che hai usato per aprire la porta...allora è possibile usare delle arti magiche che abbiano effetto su questo strano materiale..! Se la risposta fosse stata soddisfacente, il jonin avrebbe continuato:Sì, siamo qui per Yen, così come tu stessa hai detto. Surwa vorrebbe riportarla al campo, così da curare i suoi uomini. Avrebbe fatto una piccola pausa prima di aggiungere. Tuttavia non siamo qui solo per questo... ed in poche parole le avrebbe spiegato del mistero del simbolo della porta di Shulva che stavano cercando di svelare.
     
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    Ulteriori scoperte su Shulva


    9



    La determinazione di Hohe fu incredibile, e provvidenziale. Senza le sue creazioni di argilla, il trio probabilmente non avrebbe mai raggiunto la parete di roccia, rendendo vano l'intervento della donna. Quanto alla Marea, sebbene fatta a pezzi dall'argilla, sembrava riformarsi dal nulla; i corpi correvano sopra ai loro compagni fatti a pezzi, i quali venivano riassorbiti, era come se tutta quella massa di corpi fosse viva, e facente parte di un unico essere. L'esame del chakra che il jonin aveva effettuato sugli Shulviani, avrebbe rivelato una loro predisposizione all'elemento terra, e all'oscurità, così come una riserva mediocre [hai accesso alla schede me par] quanto alla natura del loro chakra però, il jonin avrebbe compreso che questo fosse corrotto, in maniera singolare, che non aveva mai visto altrove, e non veniva generato nel loro tantien, ma donato da un punto imprecisato nella cavità di Shulva, impossibile da localizzare. Quanto alla donna, Yada, lei risultava del tutto normale sotto questo aspetto. [Energia rossa] Aveva una discreta vicinanza all'elemento oscurità, e non sembrava possedere capacità speciali. Rispose però a tutte le altre domande che le vennero poste, era molto gentile, probabilmente perchè loro erano i primi nuovi volti, ancora vivi, su cui posava lo sguardo da molto tempo.

    - Perdonate i giochi di parole, non sono più molto in grado di conversare con delle persone, noi delle Lucciole parliamo ormai quasi solo con noi stessi, o con queste pietre. Mi trovavo sul ponte perchè avevo percepito il vostro arrivo, siamo ninja a nostra volta, anche se le nostre arti sono molto diverse dalle vostre. Raramente pattugliamo i ponti, proprio per il motivo che avete visto. Sono pericolosi, la Marea è attratta da qualunque cosa viva li attraversi, per questo le varie cellule sono isolate nei vari pilastri, e più tempo passa, più la Marea si ingrossa, senza però diminuire mai. -

    La donna quindi, sempre controllando la ferita del ragazzo, rispose alla curiosità di Hohe riguardo la pietra di Shulva, scuotendo la testa, infrangendo le speranze del ragazzo.

    - No..nessun chakra o nessuna tecnica possono legarsi a questa città, nemmeno noi che l'abbiamo fondata sappiamo bene come i progenitori scavarono e tagliarono queste pietre. La normale funzione adesiva del chakra non ha effetto, a volte le tecniche vi rimbalzano addirittura sopra; quello che mi avete visto fare non è una tecnica, è qualcos'altro. Posso mostrarvelo. -

    A quel punto, Yada avrebbe sfilato il guanto della mano sinistra, rivelando una fasciatura che ricopriva l'arto interamente. Il dito indice venne estratto dalla fasciatura, mostrando segni di varia misura di vecchie cicatrici, quindi, la donna si praticò un piccolo taglio con un kunai, facendo gocciolare il sangue a terra, che venne assorbito dalla pietra come fosse una spugna. A quel punto, con un movimento in aria, della mano destra, Yada mosse una parete che rivelò una scalinata verso i piani inferiori, prima di richiudere la mano nella fasciatura e nel guanto. Persino Riwa rimase sconcertato dalla visione.

    - Questa è l'arte segreta delle Lucciole, sin dall'antichità, la città risponde al nostro sangue, ma non abbiamo la totale libertà di controllo, possiamo creare piccoli costrutti, o vie di fuga, niente di più. Nessuno al di fuori del clan ne è a conoscenza, ve l'ho mostrata affinchè, in caso di bisogno, se dovessi morire, sapreste come fuggire. Versate il mio sangue, e indicate la roccia dove volete che si plasmi, al resto penserà Shulva. Scordatevi però di usare le vostre arti. -

    Al nominare Yen, la donna divenne scura in volto. Espressione fin troppo chiara, che non piacque nè a Jotaro, nè a Riwa.

    << Siamo arrivati tardi. >> Disse il ronin.

    - Yen è caduta in battaglia appena 2 giorni fa. E' successo proprio qui, due piani più in basso. Stavamo tornando da un giro di controllo nella zona superiore, quando un Monaco delle Peste entrato non si sa da dove, ci ha sorprese due piani più in basso, negli alloggi civili. Non ci aspettavamo un assalto lì, Yen è morta quasi subito. Ho fatto in tempo solo a far inglobare il suo corpo da una colonna per non farla cadere nelle mani di quella creatura, e sono tornata indietro. Sono ferma a questo livello da due giorni e senza ormai più proviste.
    Il nostro accampamento si trova 4 livelli più in basso, dovevamo tornare perchè... -
    A quel punto, Hohe aveva estratto il simbolo e stava attendendo la fine del discorso per mostrarlo a Yada, ma fu lei stessa a tirarlo in mezzo alla conversazione. [Supponiamo che tu abbia un oggetto fisico con il simbolo per comodità, disegnato o inciso ]

    - Quello stemma...Non può essere una coincidenza. Che io sappia è inciso solo sulla Grande Porta, eppure salta fuori due volte in nemmeno 4 giorni, non può essere un caso. Al nostro accampamento è arrivato...beh è difficile da spiegare, ma se volete comprendere di che si tratta, dobbiamo arrivarci; per farlo dobbiamo togliere di mezzo il tizio qua sotto, è solo, ma combattere negli alloggi lo avvantaggia, io sono esausta, non mangio da giorni, e il ragazzo presto avrà la febbre e dovrà essere medicato a modo, dobbiamo sbrigarci. -

    Sfruttando la scalinata, il gruppo avrebbe raggiunto un livello "neutro" di passaggio, con delle botteghe abbandonate e un paio di dimore anch'esse prive di forme di vita. Arrivando davanti ad un muro, opposto alla scalinata, Yada plasmò la roccia in modo da far apparire un'altra scalinata.

    - Non temete, so dove trovarlo, i Monaci sono come dei guardiani, non si muovono, restano immobili per mesi nella stessa posizione, agiscono solo se si entra nel loro raggio di azione. Circa 20 metri. Potremmo ballare davanti a lui a 30 metri e ci ignorerebbe. -

    Scendendo ulteriormente, il gruppo sarebbe arrivato in una piazzetta quadrata di circa 30 metri di lato. Attorno ad essa, nella pietra erano state scavate delle case, e in maniera molto poetica, seduto su una panchina di pietra, dalla parte opposta della piazza, rispetto al loro arrivo, un Monaco della Peste era seduto, immobile, con in mano il bastone con una pustola sulla cima, come quello che il gruppo aveva incontrato sul ponte.

    - Eccolo lì. Devo trovare e chiudere il passaggio che gli ha permesso di entrare, deve essere in una di queste case. Se ci fossero altri Shulviani, sarebbero attorno a lui, quindi tenetelo occupato, uccidetelo, fate quello che volete ma non attiratene altri, arriverebbero da dove è arrivato lui. Come agirete? -

    Quanto a Riwa, il ragazzo non voleva dare segni di debolezza, ma il suo respiro iniziava a farsi pesante, e i suoi movimenti più lenti, presto avrebbe perso equilibrio per la febbre, certamente non avrebbe potuto combattere.

    OT
    Yada sarà occupata a trovare il foro di entrata, e Riwa è non combattente, organizza una strategia (usa pure anche Jotty) e trova il modo di dare il tempo a Yada di sigillare l'entrata, anche semplicemente eliminando la minaccia in modo efficace.

     
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    IX



    Le parole di Yada, il modo in cui si era comportata fino a quel momento e l'analisi del chakra furono sufficienti ad Hohenheim per capire che la donna era genuinamente dalla loro parte. In realtà, sembrava che il membro delle Lucciole fosse davvero contento di parlare con qualcuno, e non ci misero molto a capire il perchè. La donna si trovava senza cibo nè compagnia da due giorni, dopo essere stati attaccata da dei monaci della peste. Purtroppo per loro e la loro missione, Yen, la kunoichi che dovevano recuperare, era già morta. ...dannazione... Sembrava davvero che Surwa ed i suoi non avrebbero avuto il supporto sperato. Hohenheim non potè che sentirsi amareggiato: gli Shulviani davvero sembravano non aver fortuna, ed ogni nuovo evento sembrava solo aggravare la loro già precaria situazione. Hohenheim portò una mano nella sacca porta oggetti e prese una parte del cibo che gli era stato dato da Surwa per porgerlo a Yada. Prendi..questo ti darà un po' di forza. E' cibo delle scolopendre.Per lo meno, Yada aveva trovato un modo per impedire a Yen di passare al lato nemico, imprigionandone il corpo in una colonna di quello strano materiale che costituiva la città. La Lucciola, infatti, aveva mostrato come il sangue dei membri del suo clan, se in contatto con la pietra, poteva manipolarla fino ad un certo punto. Non erano arti ninja, basate sul chakra, ma qualcosa di diverso la cui natura il jonin non comprendeva. Tuttavia funzionava, e questo poteva bastare. D'altro canto, la donna reagì in maniera positiva quando il jonin della Sabbia le mostrò il simbolo che stavano cercando. Sembrava che qualcosa o qualcuno che recava lo stesso ideogramma avesse raggiunto la postazione delle lucciole, qualche piano più in basso. ...con lo stesso simbolo dici? Davvero sembrava una strana coincidenza, ed il jonin bambino avrebbe rivolto uno sguardo interrogativo a Jotaro per vedere se il suo compagno potesse avere un'idea di cosa stesse succedendo. Doveva proseguire verso i piani più in profondità della struttura fino all'accampamento delle Lucciole: lì avrebbero trovato altre risposte.

    Per far questo, tuttavia, dovevano superare il monaco della peste e dei suoi commilitoni che avevano attaccato Yada e Yen. Andiamo...ci penseremo noi a sistemare questo monaco.... Guidati da Yada, il trio sarebbe sbarcato prima ad un livello intermedio completamente deserto. Hohenheim volle essere scrupoloso ed avrebbe preferito fare un giro di ronda per vedere se qualcuno si fosse annidato anche in quel piano. Se infatti così fosse stato, si sarebbero potuti ritrovare in un'imboscata. Completata la ronda, il gruppo avrebbe proseguito ancora più giù, fino ad arrivare al piano dove Yen era caduta ed il monaco della peste si trovava. Yada aveva spiegato loro come quegli essere si attivassero solo se ci si avvicinava entro un certo raggio. Erano come delle sentinelle dormienti, fin quando qualcuno non entrava nel loro raggio di azione. Il problema era che ce ne potevano essere altri, i quali potevano apparire da un momento all'altro, così come era già successo sul ponte. Eppure da qualche parte erano entrati in quel piano, probabilmente attraverso una breccia. Se fossero riusciti a trovarla, avrebbero potuto prevenire l'affluire di nuovi shulviani corrotti in quella zona. Sicuramente Yada ci avrebbe impiegato un po' di tempo per scoprire il punto esatta. Quindi, mentre lei si sarebbe dedicata a quello, lui e Jotaro avrebbero dovuto tenere impegnato il monaco e tutti coloro potenzialmente nelle sue vicinanze. Inoltre, avrebbero dovuto fare in modo di non attirarne altri. Hohenehiem odiava le azioni di soppiatto, semplicemente il suo stile di combattimento non si confaceva a quel tipo di operazioni, ma si sarebbe inventato qualcosa. Anzi già aveva un piano...ok Riwa chiaramente non ci può essere di aiuto, quindi saremo tu ed io ad occuparci della faccenda. Ci posizioneremo poco al di fuori del raggio di azione del monaco. A quella distanza dovrei essere in grado di creare un cupola di roccia che possa inglobare lui e tutti coloro nelle sue vicinanze. Il tuo compito sarà di impedire che questi scappino dalla gabbia prima che si sia completamente chiusa. un attimo prima che ciò avvenga la riempirò con il mio esplosivo e li farò detonare, senza che abbiano la possibilità di scappare. La struttura rocciosa dovrebbe essere abbastanza spessa da attutire il suono delle esplosioni, ok?

    Il piano sarebbe stato messo in attimo subito dopo, non appena Yada avesse iniziato la sua cerca e Riwa fosse stato messo in posto sicuro prima di quello scontro. All'esterno del margine di percezione del monaco, Hohenheim, affiancato da Jotaro, avrebbe iniziato a comporre una complessa serie di sigilliStomaco dello Scorpione di Pietra
    Villaggio: Esperto di Ninjutsu
    Posizioni Magiche: Topo, Bue, Tigre, Coniglio, Drago, Serpente, Gallo (7)
    L'utilizzatore può ricreare l'interno dello stomaco dello Scorpione di Pietra in presenza di un luogo chiuso (edifici) o semi chiuso (grotte, gallerie etc.). Uno spesso strato di pietra di potenza 60 e durezza 3 riveste tutte le superfici della struttura, assumendone istantaneamente le sembianze. Le aperture vengono sigillate con velocità pari alla Concentrazione dell'utilizzatore. Il raggio massimo della tecnica è 24 metri intorno a sè. Se il luogo soggetto alla tecnica non è completamente racchiuso nell'area della tecnica, le pareti di roccia si formeranno ad una distanza pari al raggio massimo dall'utilizzatore. La pietra non può essere manipolata o alterata da tecniche e abilità avversarie. Tecniche come 'Traslazione Ambientale' e l'arte della terra non possono essere utilizzate dagli avversari per uscire dalla tecnica o per fondersi con essa. Dalla pietra vene secreta una sostanza corrosiva che emana un gas tossico che agisce per inalazione: induce lo status Scoordinato e Devastato (DnT Medio, si aplica una sola volta) a tutte le persone nel raggio di azione della tecnica eccetto l'utilizzatore. Mantenere la tecnica richiede slot tecnica avanzato.Tipo: Ninjutsu - Doton
    (Consumo: Elevato / Mantenimento: Medioalto)
    [Da jonin in su]
    Manipolazione della Forma
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    L'utilizzatore può aumentare (x1.5) le dimensioni della prossima ninjutsu o genjutsu eseguita, oppure può aumentare (x1.5) la gittata oppure può aumentare (x1.5) il raggio d'effetto. L'utilizzatore può cambiare le dimensioni con modifiche eque, ad esempio diminuendo la lunghezza a favore di una maggiore larghezza. Le modifiche non dovranno essere sleali o antisportive.Tipo: Ninjutsu - Ninpou
    (Consumo: Basso )
    [Da chunin in su]
    Tecnica Economica [2]
    Talento: L'utilizzatore può eseguire la tecnica avanzata risparmiando il 25% del consumo d'attivazione; può essere utilizzata 1 volta ogni 2 round. Alternativamente è possibile risparmiare il 50% del consumo d'attivazione; può essere utilizzata 1 volta ogni 3 round. Non è possibile sfruttare altre abilità "Talento" in combinazione. [Da genin in su]
    Guru [2]
    Speciale: Il potenziamento concesso dal bonus della Concentrazione è +20 anziché +10. Questo potenziamento è utilizzabile 1 volta ogni 2 round. [Da jonin in su]
    Azione Rapida [1]
    Abile: L'utilizzatore può annullare l'attivazione di un AdO avversario una volta a round; l'utilizzo dell'abilità deve essere specificato prima dell'attivazione dell'AdO. [Da genin in su]
    . Dai piedi del Jonin uno spesso strato di roccia si propagò tutto intorno al monaco della peste, con un raggio di venti metri. La cupola si sarebbe eretta fino ad arrivare al soffitto, oppure a chiudersi in se stessa. Hohenheim avrebbe controllato la sua crescita in maniera tale da dare a Jotaro la possibilità di usare tecniche o armi a distanza per impedire al monaco ed a chiunque nelle sue vicinanze di uscire dalla trappola. Prima che la struttura si fosse chiusa completamente, tre statuette sarebbero comparse nella mano destra del jonin. Presto tre falchi d'argilla si sarebbero fiondati nell'apertura nella roccia, la quale si sarebbe richiusa subito dopo il loro passaggio. I falchi si sarebbero scagliati contro il monaco della peste e contro altri avversari, se si fossero palesati, così da colpirne il maggior numero usando l'elevanto raggio di azione. Hohenheim sperava che la tripla detonazione sarebbe bastata ad eliminare la minaccia.
    Chakra: 111.5/125
    Vitalità: 20/20
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 600
    Velocità:  650
    Resistenza: 700
    Riflessi: 775
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 775
    Agilità: 700
    Intuito: 700
    Precisione: 700
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    da ts: movimento creazioni
    1: Detonazione
    2: Detonazione
    3: Detonazione
    Slot Tecnica
    1: Stomaco dello scorpione di pietra
    2: Manipolazione della forma
    Equipaggiamento
    • Fumogeno × 1
    • Gambali in Ferro × 1
    • D-Visor × 1
    • Maschera × 1
    • Cotta di Maglia Completa × 1
    • Rivestimento Mimetico × 1
    • Respiratore × 1
    • Tonico di Recupero Superiore × 2
    • Kunai × 8
    • Tonico di Ripristino Superiore × 2
    • Kiseki Verde × 1

    Note
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    Il Maestro Artigiano e il suo amico


    10



    L'incontro con Yada ebbe dei risultati, non quelli sperati, ma comunque meglio che non ottenerne alcuni. Jotaro rispose facendo spallucce allo sguardo indagatore del jonin, dal momento che il ronin non aveva mai incontrato il contatto in questione, nè tantomeno ne aveva sentito parlare in alcun modo. Quando partirono per il livello inferiore, Riwa camminava a fatica, aveva delle occhiaie molto evidenziate, e respirava profondamente. Avrebbero dovuto sbrigarsi.
    Prima di arrivare al livello abitativo iniziale, dove era situato il monaco, il jonin di Suna fu saggio a controllare con una rapida ronda la zona che si stavano lasciando alle spalle, per evitare di essere presi su due fronti. Per loro fortuna, l'analisi di Hohe non rivelò la presenza di nemici. Quando il gruppo fu ormai nei pressi della piazza, Yada indicò il monaco, e iniziarono i preparativi. Il piano del jonin era semplice, efficace, e soprattutto aveva una forma d'attuazione che permetteva anche di contenere i suoi difetti. Jotaro rimase molto colpito dalla rapidità con cui il suo vecchio allievo era venuto a capo così in fretta di una soluzione così brillante. Si limitò ad annuire, non solo nella sua posizione non aveva molto altro da poter fare, ma il ragazzo era diventato decisamente capace, non c'era altro da dire.
    Quando la gabbia di roccia si diresse verso il monaco, questo non si mosse, ma prese ad agitare il capo mentre le pareti di roccia iniziarono a salire verso l'alto per inglobarlo. Il ronin scattò di lato, estraendo dal mantello 3 ricevitori, che lanciò in aria, in modo che cadessero verticalmente attorno al monaco, abbastanza vicino, in modo da circondarlo per un paio di secondi, il tempo sufficiente a far passare le bestie d'argilla e a chiudere la gabbia.
    Tre suoni sordi si susseguirono, e dalla sommità della gabbia uscì un piccolo filo di fumo nero, nient'altro.
    Yada sarebbe riapparsa prima che Hohe riaprisse la gabbia, se avesse deciso di farlo; in quel caso i presenti avrebbero potuto scorgere solo una diffusa macchia nera sulla pietra, segno che qualunque cosa all'interno della gabbia, era stata incenerita, panchina e addobbi compresi. La donna rimase sorpresa dalla riuscita senza sbavature del piano che era stato messo in piedi, e un'espressione incredula si dipinse sul suo volto.


    - Diavolo, avremmo dovuto venire a cercarvi prima. - Cosa che in realtà avevano fatto ma...il resto era storia passata.

    Dopo aver rassicurato i ninja sulla chiusura del passaggio da cui era giunto il monaco, una paratia tra due edifici che era in parte crollata, Yada indicò al gruppo di seguirla, mentre Jotaro fu costretto a prendere sulla schiena Riwa, dal momento che il ragazzo ormai non era più in grado di muoversi. Attraversando i palazzi abbandonati, nel giro di una decina di minuti il gruppo arrivò ad una lunga discesa di forma a spirale, che conduceva alla zona residenziale, dove il resto delle Lucciole era in attesa. La lunga discesa non era altro che un corridoio molto spazioso scavato nella nuda roccia, largo una decina di metri e alto altrettanto. Doveva essere molto grande dal momento che fungeva da strada principale tra la zona commerciale che avevano appena attraversato, e quella residenziale. Inoltre, dal momento che gli Shulviani erano costretti dentro una cavità, avevano scavato la roccia in modo da avere grandi spazi per vivere, per non sentirsi costretti in delle gallerie. Sebbene si potrebbe sollevare l'obiezione che comunque sempre gallerie prive di cielo avessero creato; la loro dimensione, con il tempo, poteva renderci sopportabile la vita.
    La discesa a spirale scavata dentro il pilastro, proseguì per un bel pezzo, almeno dieci minuti. La strada era disseminata di torce accese, e sebbene a causa della forma della spirale non fosse possibile controllare cosa ci fosse dietro le loro spalle, nessun nemico sembrava seguirli.


    - Capite come sia difficile fortificare zone del genere contro una massa infinita di nemici. Forse se fossimo migliaia, ma al momento, la cosa più funzionale è vivere come gli scarafaggi e chiuderci dentro dei piccoli buchi che possiamo difendere. Siamo quasi arrivati. -

    Infatti, pochi istanti dopo, la spirale divenne nuovamente un viale orizzontale, che andava lentamente stringendosi come un collo di bottiglia. Il passaggio era comunque largo, un quadrato di 8 metri in larghezza e altezza, ma più ristretto rispetto a quello che si erano lasciati alle spalle. Si trovavano quasi direttamente sotto alla zona commerciale dove avevano combattuto il monaco. Il gruppo stava per attraversare quello che un tempo era il portone della zona abitativa, la cui insegna in alto, scavata nella roccia recitava: bentornati a casa, quando una bagliore di giallo ocra e rosso, passò in mezzo al gruppo, tra Jotaro e Hohe, senza che nessuno dei due se ne fossero accorti prima.

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    Ma non puntava a loro. Quando i due si fossero voltati per seguire i movimenti di quella figura rapidissima, scoprirono che essa era in realtà un uomo, in un abito giallo con un drappo-cintura rosso, con 5 sfere di pietra che gli fluttuavano dietro la schiena in cerchio; e che si era appena scontrato a mezz'aria con un'altro individuo, che era arrivato alle spalle del gruppo dal niente, e che era in procinto di attaccarli. Yada sbiancò e le gambe le iniziarono a tremare alla vista di quell'individuo.
    Il secondo uomo era ben noto sia a Jotaro che a Hohe, specialmente al secondo, considerato che lo aveva addestrato anni prima, nel monastero. Il monaco bloccò con il proprio bastone rituale il pugno dell'uomo ammantato, ma non nascosto, il quale, ritirandosi di un paio di metri e atterrando, sfilò la maschera, rivelando la sua identità.


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    La sua pelle era molto più chiara, sofferente, quasi rinsecchita, ma i tatuaggi su tutto il corpo e il suo volto, erano senza ombrano di dubbio riconducibili a Ryokko, il maestro taijutsaro dei D12 di Cantha, ex amico del ronin, nonchè vecchio sensi di Hohe, uno dei pochi membri sparito nel nulla dopo la distruzione del monastero.
    Jotaro, inutile a dirlo, rimase sconvolto da quell'apparizione, ma non ebbe tempo di reagire e di poter intavolare una conversazione con l'uomo, dal momento che egli, schioccando le dita, fece spegnere tutte le torce dietro di lui, una dopo l'altra, fino a coprire d'oscurità tutto il corridoio, fino ai suoi piedi, restando per pochi centimetri dentro alla coltre di nebbia. Il monaco, che forniva scudo con il suo corpo al gruppo, intimò ai ninja di proseguire.


    - Andate! Portate in salvo il ragazzo, questo nemico non è alla vostra portata, ANDATE! - Se qualcuno del gruppo avesse indugiato, o avesse provato a eseguire qualunque cosa dissimile dal proseguire verso la zona abitativa, sarebbe stato investito da una potente forza gravitazionale che lo avrebbe trascinato contro la sua volontà fin dentro il quartiere. [Forza Spinta 1100] Quando tutti avessero attraversato il confine del quartiere residenziale, avrebbero potuto chiaramente udire una voce provenire dalla piazza davanti a loro, a una trentina di metri.

    - KUCHIYOSE NO JUTSU -

    Una nube sarebbe comparsa dal nulla tra il gruppo e il monaco, facendo sorgere al suo posto un enorme portone con fattezze demoniache, un volto orripilante inciso nella pietra, che alla sua completa evocazione, si sarebbe conficcato nella pietra da ogni lato, impedendo il passaggio e bloccando l'assalitore e il monaco, fuori dalla portata del gruppo di visitatori. Nessun suono sembrava provenire da dietro il grande portone, che forse solo una volta Jotaro aveva già visto, evocato da Orochimaru quando lui era solo un ragazzino. Mai avrebbe pensato di vederlo nuovamente in un posto simile.
    Quando la situazione si fosse tranquillizzata, un manipolo di pochi uomini e donne, in armatura scura, tutti con passamontagna o bandane a coprire il volto, si sarebbe avvicinato ai ninja e ai loro alleati. Con i nuovi arrivi, anche un uomo corpulento, dalla grande pancia e dai lunghi capelli bianchi, con una pipa mezza bruciata tra i denti, si sarebbe fatto strada.


    - Il mio nome è Gaho, e vi ho appena salvato il culo. - Avrebbe esordito subito l'omone, decisamente in controtendenza con il comportamento delle altre Lucciole a lui vicine, le quali si avvicinarono subito a Yada e l'abbracciarono come una sorella smarrita. A quanto pare, i ninja avevano raggiunto la loro destinazione.



     
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    Una vecchia conoscenza


    Shulva - X



    Fu solo quando la detonazione della sua argilla esplose perfettamente confinata all'interno dell'involucro di roccia creato dal jonin che Hohenheim riuscì a tirare un sospiro di sollievo. Quella situazione poteva essere potenzialmente molto critica, vista l'incognita di eventuali altri avversari nascosti nell'ombra. Tuttavia, la sua strategia aveva funzionato alla perfezione grazie all'aiuto di Jotaro. La tensione nel suo corpo si sciolse gradualmente, assestandosi sul normale stato di attenzione che una circostanza come quella comportava.

    Quando Yada tornò, portò la buona notizia di aver sigillato con successo la faglia da cui era entrato il monaco della peste. Il gruppo quindi decise di avanzare verso il piano inferiore, dove si trovava l'accampamento delle Lucciole. La discesa fu agevole, sebbene lunga. La loro guida li aveva portati lungo un'imponente tunnel nel pilastro, che scendeva con un percorso a spirale verso il ventre di quell'immane costruzione. Se la tecnica per scavare una tale opera era la stessa che aveva permesso a Yada di manipolare i passaggi, Hohenheim realizzò che doveva essere servito letteratamente il sangue di intere generazioni di Lucciole per arrivare ad un risultato tale. La cosa lo lasciò seriamente impressionante. Come anche quando si era trovato all'ingresso di Shulva, i suoi pensieri andarono al villaggio di Suna ed alla sua imponente cinta muraria scavata nella roccia in mezzo al deserto. La ragazza delle Lucciole, inoltre, confermò che una tale opera, sebbene imponente ed impressionante, non era difendibile contro il numero di nemici che dovevano affrontare, confermando così un'impressione che il jonin aveva già maturato. Per questo, le Lucciole erano stati costretti a rintanarsi in luoghi più raccolti all'interno delle viscere del Pilastro, così da poter gestire meglio gli assalti nemici. ...Questo rese il jonin ancora più pensieroso. Dopo tutto quello sforzo per costruire una meraviglia come i Pilastri, quel popolo era stato costretto a dover abbandonare tutto, e per colpa della propria gente. Davvero un destino infelice.

    Fu mentre pensava a queste cose che un turbine di colori gli passò accanto ad una velocità incredibile. Persino i suoi allenatissimi riflessi non furono sufficienti per cattura la rapidità del movimento dell'uomo che era appena passato loro accanto. Hohenheim si voltò, stupefatto, per osservare la figura del monaco: un uomo calvo, dai vestiti semplici ma che intimavano reverenza, e cinque pietre che fluttuavano intorno la sua testa. Chi era? Che voleva da loro? Il monaco tuttavia a mala pena li guardava, La sua attenzione era catturata da un altro individuo, giusto avanti a lui, del quale aveva interrotto l'attacco. Jotaro dovette riconoscere la figura del nuovo venuto più rapidamente di Hohenheim, come si poteva capire dal suo volto esterrefatto. Il jonin quindi osservò con più attenzione il corpo marchiato dell'uomo e parzialmente nascosto dai suoi vestiti neri, soppesando la sua carnagione pallida e raggrinzita. Fu infine il suo volto che rievocò nella mente di Hohenheim il ricordo di un ninja del monastero del Giglio, Riokko, uno dei suoi sensei. Si voltò verso Jotaro, ora condividendo il suo medesimo stupore, e l'unica cosa che riuscì a dire fu: ..Riokko..? Non era morto..? I suoi occhi si posarono di nuovo sulla figura dell'uomo e la sua mente vagò a quasi dieci anni prima, quando aveva messo piede al monastero.

    Sembrava che fosse passato una vita dalla prima volta in cui il suo sguardo si era posato sul monastero del Giglio. Allora era ignorante di molte cose, e la sua vita di ragazzo non era stata ancora compromessa dalle tecniche e dai sigilli dei D10. Non si poteva dire la stessa cosa di Riokko. Hohenheim ricordava un ninja estremamente forte, che utilizzava i sigilli per potenziare il suo fisico e per curare le proprie ferite. Ricordava anche la sua malattia, che lo costringeva ad iniettarsi regolarmente un farmaco, e che in breve lo aveva costretto ad allontanarsi dall'insegnamento. Credeva fosse morto da tempo per via del virus dei D10, ancora prima che Jotaro glielo confermasse. Eppure, vedendolo in quello stato, si rese conto che il suo ex sensei doveva aver scontato a caro prezzo la sua sopravvivenza. Riokko che cosa ci fai qui!? Avrebbe gridato Hohenheim alla volta dell'uomo. Questi tuttavia si nascose alla loro vista con un ghigno malevolo, circondandosi di tenebre.

    Fu allora che il monaco intimò loro di andare via ed in breve usò una qualche arte ninja per spingerli lontano dal campo di scontro, impedendo al manipolatore di argilla di confrontarsi con il suo ex maestro. Prima che potesse rendersene conto, il loro gruppo era stato scaraventati nel quartiere residenziale delle Lucciole, ed un enorme portone di metallo li divise definitivamente da Riokko ed il monaco. Hohenheim si alzò prontamente e scattò contro il portone che era stato creato, cercando di forzarlo. Non osservò nemmeno l' orripilante ma pregiata fattura del cancello che era stato evocato, nè tanto meno prestò attenzione alle parole del suo evocatore. Batté i suoi pugni sul duro metallo finché non si rese conto che questo non avrebbe ceduto. Solo allora si voltò alle sue spalle, con uno sguardo infuriato sul volto.

    Intorno a loro, le Lucciole si erano intanto radunate intorno a Yada, che non vedevano da qualche giorno e che probabilmente credevano già morta. Tra di loro spiccava un uomo di nome Gaho, che era anche colui che aveva evocato il cancello. Hohenheim si diresse direttamente da lui, ignorando il fatto che l'uomo aveva agito per aiutare loro e le Lucciole creando quella barriera. Riapra questa porta subito! Non posso lasciare quel monaco a combattere da solo. Riokko è una nostra responsabilità! Non mi costringa a buttarla già con la forza! Avrebbe detto in tono poco cordiale, per niente intimidito dalla massiccia presenza dell'uomo e della sua pipa maleodorante.
     
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    La verità sui custodi del Giglio


    11



    Quando il ragazzo della Sabbia si rivolse a Gaho, andandogli in volto, come per afferrarlo e sollevarlo da terra, sembrò che fosse il jonin il gigante, tra i due; ma l'uomo rise di pancia, come se avesse davanti un pischello che non si comportava a modo, ma comunque in modo bonario, non aggressivo, o prepotente, battendosi una mano sulla pancia e reggendo la pipa con l'altra.

    - AHAUHAUHAUHAH COME SE TU NE FOSSI IN GRADO, IMPIASTRO. - Quasi vennero le lacrime agli occhi all'uomo, per come si era sforzato nel lanciare la sfida al ragazzo, poco prima di schioccare le dita e far scomparire quella stessa grande porta con impresso un volto demoniaco, e il simbolo di Shulva, nel nulla, in una nuvola di fumo bianco. Dietro di essa, nè il monaco, nè Ryokko, sembravano più essere presenti. Come svaniti nel nulla, forse a combattere chissà dove. Nel giro di una manciata di secondi, erano semplicemente svaniti nel nulla.

    - Quel "monaco" è l'unica ragione per la quale questa città è ancora in piedi, e l'unico motivo per il quale siete ancora vivi. Quello era il generale in seconda delle forze dell'Ombra, non una quisquiglia, come quelle che avete affrontato venendo qui. - L'omone intervallava sputi di tabacco a terra e risate goliardiche, come un anziano veterano si rivolgerebbe a dei giovanotti di primo pelo appena arrivati sul fronte, era evidente come Gaho temesse l'individuo che i ninja avevano incontrato, ma aveva anche estrema fiducia nelle capacità di chi li aveva difesi.

    ..Gaho...perchè questo nome non mi è nuovo, eppure sono certo di non averti mai incontrato. Una strana affermazione uscì da Jotaro in quel momento. Come se il sensei di Hohe si fosse entraniato dalla situazione in cui si trovavano e avesse avuto una sorta di flashback, una sensazione riguardo quel tizio. L'omone fissò il Jaku, che ricambiò il suo sguardo. Hohe si sarebbe trovato in mezzo, come se nessuno dei due volesse cedere, e ci fosse qualcosa di non detto, di non spiegato, ma chiaro ad entrambi, fino a che, Jotaro non estrasse dal mantello uno dei bastoni neri che il ragazzo di Suna aveva visto poc'anzi. ...Hohe...fatti da parte... Un passo alla volta, e finì che Jotaro prese a caricare l'uomo che Hohe aveva davanti, come accecato dall'odio per qualche motivo che nemmeno lui era in grado di spiegare. A quel punto, Gaho capì chi aveva davanti, e invece di difendersi, sospirò e aprì le braccia. Se il jonin non lo avesse difeso, l'evocatore della porta si sarebbe lasciato trafiggere il cuore dall'arma di Jotaro senza spostarsi di un millimetro!
    Il jonin era più veloce e più scattante del suo maestro, avrebbe potuto facilmente arrestare la sua azione, o quantomeno deviare il colpo, ma lo avrebbe fatto? L'espressione contrita di disprezzo del ronin verso quell'uomo sembra estremamente reale.


    [Se Hohe non interrompe l'azione]

    Il ricevitore nero avrebbe trafitto il petto di Gaho, che sarebbe caduto quasi subito sulle ginocchia, rigozzando un boccone di sangue all'esterno, prima di sbrodolare qualche parola sussurrata e chiudere gli occhi, morendo lì in ginocchio, con le lucciole lì vicine che parlavano tra loro, esterrefatte per l'accaduto, ma neanche troppo, come se non fosse affar loro intervenire. - ...bhgrbrhb il giglio, non ha più..bllhehahhgh bisogno di guardiani.... - Jotaro avrebbe estratto il ricevitore dal cuore di Gaho, facendo resistenza puntando un piede sul petto del cadavere, per poi sputarvi sopra, dopo averlo rivoltato a terra con lo stesso piede.

    [Se Hohe impedisce l'omicidio di Gaho]

    - Ragazzo non intrometterti, il mio debito sarà comunque pagato prima o poi. Non potrai impedirgli in eterno di vendicarsi. -

    Ma Jotaro non avrebbe tentato una seconda volta di assassinare l'omone con la pipa. Al contrario, avrebbe riposto il ricevitore e avrebbe sputato a terra ai piedi del gigante, senza però cessare di incenerirlo con lo sguardo. Era chiaro che c'erano dei precedenti tra i due, ma a che titolo? Il ronin ignorò Hohe e Gaho e si diresse verso le lucciole rispondendo alla precedente domanda del suo allievo. Doveva, essere morto. A quanto pare Ryokko è vivo e vegeto. Avrebbe ignorato ulteriori azioni di Hohe, tenendosi a distanza. Al contrario l'omone si sarebbe avvicinato nuovamente a Hohe, parlando lui per primo questa volta, ma senza rivolgersi a voce troppo alta. - Non biasimarlo, penso che in realtà non ricordi chi sono, ma abbia avuto un'intuizione. Come ho detto, il mio nome è Gaho, vero fondatore di quelli che penso tu conosca come D10 di Cantha. A differenza di quello che lui pensa. - La rivelazione era sconcertante! Possibile che il reale fondatore del gruppo non fosse affatto Jotaro ma questo tizio appena conosciuto ? E il ronin perchè aveva sempre affermato il contrario? Stava mentendo o c'era altro dietro?

    [...]

    Sarebbe passata circa un'ora dal loro arrivo. Gaho aveva condotto Hohe in un piccolo bar abbandonato qualche decina di metri più a sud, evitando Jotaro, il quale aveva condotto Riwa presso le lucciole perchè venisse curato. Nell'ora appena passata, Gaho avrebbe risposto a tutte le domande di Hohe, dal momento che, come lui stesso aveva affermato prima di farsi seguire.... - Seguimi ragazzo. Riconoscerei un membro dei D a un miglio di distanza. Dobbiamo parlare di tante cose. - E così sarebbe stato.
    Durante la discussione, Hohenheim avrebbe potuto rivolgere ogni domanda gli fosse passata per la testa, mentre Gaho lo aggiornava su tante cose che il ragazzo avrebbe dovuto sapere, ma che lo stesso Jotaro ignorava.

    - Sono sicuro che il vecchio Koin dopo la mia dipartita abbia cresciuto Jotaro diversamente da come io avevo deciso, suppongo che lui non sappia nulla, o quasi, su questa città e sul reale scopo del gruppo. Quando lui nacque ero al servizio di Orochimaru, quindi puoi immaginare quanto tempo sia passato. Siamo stati incaricati di proteggere un particolare oggetto che il sannin e un suo collaboratore avevano creato, l'oggetto in questione.... - Disse Gaho, prima di voltarsi verso Jotaro, e fissarlo dall'altra parte della piazza.
    - ...Non doveva saperne nulla. Quindi durante la guerra a Cantha, i miei 9 più fidati alleati hanno combattuto contro di lui, e con lui hanno formato questo gruppo di spie ninja, con lo scopo di tenere d'occhio il mondo, quando il vero scopo, era di controllare e proteggere il decimo membro, che suo malgrado, pensava di essere il fondatore stesso del gruppo. - Gaho scosse la testa. - Io ero contrario, ero sicuro che questo modo di agire avrebbe causato gravi danni lungo la strada, e infatti eccoci qua. Il gruppo quasi del tutto demolito. Orochimaru aveva nascosto nel ragazzo un letale virus che nel tempo iniziò a uccidere i suoi guardiani. - A questo punto, Gaho sbattè il pugno sul tavolo davanti alla sedia su cui era seduto. Era stato ingannato dal sannin, il cui piano era liberarsi dei guardiani del suo prodotto e magari prenderne possesso.
    - Non ho mai saputo chi fosse il collaboratore di Orochimaru. Jotaro è un clone, ne ha creati tanti come lui, per usarli come guardie, ma il sannin stesso era alle dipendenze di qualcuno per questo progetto. Qualcuno che avrebbe potuto tradire ma che fu abile a restare nell'ombra, sfruttando i talenti della Serpe per i suoi scopi. Non ho mai scoperto niente, se non che questo individuo, aveva qualche legame con questa città maledetta, quindi raccolsi Ryokko, quasi del tutto reso inabile dal virus, e lo portai qua. Il più grande errore della mia vita. Scomparve dopo un'assalto di questi Shulviani infetti, e dopo un paio di mesi, riapparve come lo hai visto. Mi avrebbe tolto di mezzo se non fossi stato salvato da quel monaco che hai visto. -

    I D10 non erano altro quindi che 9 guardie, più colui che dovevano proteggere, senza che lui ne sapesse niente, ma cosa si celava dietro a questo bisogno di proteggere un eterno studente, che non aveva fatto altro che scelte sbagliate? Gaho fissò di nuovo Jotaro, che stavolta, dall'altra parte della piazza, guardò nella sua direzione, come se sapesse di essere osservato. - Lui...lui non è niente, è solo un contenitore, per anni mi sono chiesto perchè la Serpe ci avesse ordinato di proteggerlo, in realtà era quello che lui portava con sè senza saperlo, che il Serpente bramava per sè, ma qualunque cosa fosse, lo abbiamo sempre spinto a diventare il peggior essere vivente possibile, perchè potesse sopravvivere in ogni situazione. Lo abbiamo usato per anni, mentre era convinto di trovarsi in un gruppo di individui che si erano uniti a lui per rispetto e lealtà, mentre io davo istruzioni agli altri 9. Suppongo che tu abbia sentito parlare di Jugg, era un membro, anni fa, venne scacciato e additato come traditore, in realtà era mio alleato, e l'unico nel gruppo, che come me non era convinto di quello che stavamo facendo. Fu l'unico a ribellarsi al gruppo, e cercò di rivelare a Jotaro la verità, ma gli fu impedito e costretto all'esilio. -


    L'unica cosa che Gaho non si spiegava, era come fosse possibile che Jotaro si fosse rivoltato contro di lui poco prima, pur ignorando la sua identità. Quando questo pensiero si formò nella mente dell'omone, un brivido scosse la schiena di Jotaro, e qualcosa di oscuro dentro di lui sorrise, senza che il ronin si accorgesse di nulla.

     
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    La verità sui custodi del Giglio


    Shulva -XI



    Di fronte all'imponente uomo di nome Gaho, Hohenheim sembrava come un bambino capriccioso ed imbronciato ai piedi di un bonario genitore. E tuttavia, le cose non stavano esattamente così. Il volto del jonin era serio, le sue intenzioni chiare, e dentro di lui il suo chakra si agitava, pronto a dirompere. Era pronto per la battaglia. Non quella contro quel guardiano che li aveva confinati, ma contro i mostri che si stavano affrontando all'esterno di quel portone metallico. Sebbene probabilmente davvero il jonin non fosse sufficientemente forte per competere a livello di Ryokko e del Monaco, non si sarebbe per questo tirato indietro di fronte alla battaglia. Ryokko era sua responsabilità dopotutto. Tuttavia, Gaho non dovette percepire nulla di tutto quello, o probabilmente decise di ignorare la serietà del giovane prodigio di Suna, scoppiandogli a ridere in faccia. La cosa prese di sorpresa il jonin, il quale non si aspettava di essere preso sotto gamba in quella maniera. Il suo volto non accennò a distendersi, ed anzi aveva già deciso che fosse il caso di mettere le cose in chiaro, quando il suo interlocutore fece svanire il portone che, poco prima, aveva evocato.

    Lo sguardo del jonin vagò dove il monaco e Ryokko si erano dati battaglia, trovando solo la liscia pietra del tunnel e niente di più. Nella furia della battaglia si dovevano essere allontanati, tanto che non era più possibile sentirne il suono. Jotaro andiamo...forse siamo ancora in tempo per raggiungerli... disse senza degnare di uno sguardo l'omone. Non ricevette risposta.Ehi Jotaro! Presto, non abbiamo molto tempo.... rincarò la dose, ed allo stesso tempo si voltò verso il suo ex sensei. L'espressione che il ronin aveva sul volto era quanto meno peculiare, e lasciò il jonin quasi turbato. Jotaro e Gaho si stavano guardando intensamente, come se cercassero di riconoscersi, senza arrivare tuttavia ad una soluzione..... Il jonin si mosse verso il suo compagno, arrivando accidentalmente a tra i due uomini.Jotaro...? Chiese in maniera incerta. Ma il ronin non gli ripose, continuando a squadrare il gigante barbuto. Poi nei suoi occhi si vide chiaramente una scintilla di finale chiarezza, seguito da un movimento subitaneo del suo corpo e di uno dei bastoni neri che sembravano spuntare da sotto il suo mantello come per magia. Hohenheim vide l'intento omicida del suo compagno e, allo stesso tempo, notò l'assenza di alcun istinto di sopravvivenza da parte dell'altro. Anche il suo corpo si mosse come un fulmine.

    Bloccò il braccio di Jotaro, con una presa che non gli avrebbe fatto del male, per quanto salda. Guardò il suo sensei negli occhi con uno sguardo indagatore. Troppo banale chiedergli cosa diavolo gli fosse saltato per la testa, Hohenheim si limitò a mantenere la presa e a guardarlo negli occhi, fin che non sentì più il ronin spingere e capì che il suo assalto era finito. Jotaro si fece indietro, allontanandosi da loro due. Chiaramente c'era un trascorso tra loro che era stato appena svelato, sebbene tutti i tasselli mancassero al jonin di Suna per capire appieno cosa fosse appena accaduto. Invero, mancavano anche a Jotaro. Si voltò verso Gaho e lo approcciò.Che cosa significa tutto questo?Chiese chiaramente alterato. Tuttavia quella non era una risposta che potesse essere data in pochi minuti. Questo fu quello che il jonin pensò quando l'uomo disse di essere il vero fondatore dei D10.

    [...]


    Sotto l'avanzato stato di degrado di quel posto, si riuscivano ancora ad individuare gli elementi fondamentali di quello che una volta doveva essere stato il bar del quartiere. Adesso uno strato spesso di polvere copriva l'mapio bancone ed i tavoli - quelli interi - mentre pezzi spaiati di sedie di legno giacevano qui e lì. Loro si riuscirono a sedere su un paio che ancora poteva reggere il loro peso. Fino a quel punto, Hohenheim non aveva posto particolari domande, ma aveva avuto un po' di tempo per riflettere, aspettando il momento in cui l'uomo si fosse aperto con lui, così come aveva promesso. Aveva potuto capire poco dei retroscena di quell'attacco da parte di Jotaro, ma la reazione di Gaho era stata piuttosto emblematica. Chiaramente Gaho aveva un debito nei confronti di Jotaro tutt'altro che banale. Doveva avergli fatto un torto così grande da spingere il ronin all'omicidio, o almeno a tentarlo. E poche persone avevano più sangue freddo di Jotaro. Questo voleva anche dire che l'argomento in questione era molto personale per entrambi.

    La storia che Gaho raccontò fu tanto precisa nei dettagli da risultare vera all'orecchio del jonin, quanto totalmente inverosimile nel contenuto. Quando l'uomo ebbe finito, Hohenheim rimase in silenzio per qualche minuto, assimilando le nuove informazioni e buttando un occhio a suo compagno di tanto in tanto. Le prime parole che disse furono:Non chiamarlo cosa, o nulla o contenitore.... E' una persona esattamente come me e te, indipendentemente da quello che pensi o da come sia nato. Un clone, quindi. Una copia perfetta. Un contenitore votato al solo scopo di essere usato, in futuro, da un creatore. Orochimaru in quel caso. Il jonin non era mai entrato in contatto con il lavoro del leggendario fondatore del Suono. O così aveva creduto fino a quel momento. In realtà, pensare a Jotaro come un clone non alterava i suoi sentimenti verso il suo ex sensei più di tanto. L'unica cosa che provava in quel momento era un'infinita tristezza per le sorti che Jotaro aveva dovuto subire, seguita dalla rabbia di vedere una tale ingiustizia essere stata perpetrata. Solo allora i suoi pensieri volsero alla sua stessa condizione. Tutto quello che aveva passato, era stata quindi colpa per un virus inserito da Orochimaru nel corpo di Jotaro. Il jonin, sebbene sopraffatto dai suoi pensieri, riuscì a chiedere:Il virus...tu non sembri essere stato colpito, come Ryokko... come hai fatto? Pensi che anche adesso, dopo tutti questi anni, il virus sia sempre attivo? Il jonin, egoisticamente a quel punto, era infatti interessato a capire come il virus potesse essere debellato, o se potesse avere ancora effetto su di lui. Davvero non aveva intenzione di morire una seconda voltaper diventare la marionetta di Aloysius ed il suo subordinato Eiatsu.

    CQkulFY


    Gli ci vollero ancora altri dieci minuti bene perchè il suo cervello elaborasse ulteriormente quelle rivelazioni, sebbene gli sarebbe stato impossibl in quel momento capirne davvero la portata:...Quindi immagino che tu non abbia alcuna idea di che tipo di oggetto sia custodito dentro Jotaro...? Il jonin aveva usato le sue doti da sensitivo per osservare il sistema circolatorio del chakra del ronin più volte, senza però trovare nulla di insolito.Un collaboratore ed un mandante...di un Sannin del calibro di Orochimaru...cosa ti fa dire una tale persona esista per davvero? Perchè mettere un oggetto dentro un corpo, mandarlo a dei guardiani perchè lo proteggano solo per poi uccidere i guardiani e riprenderselo? Forse Orochimaru voleva fare il doppio gioco con il suo "mandante"? Possibile conoscenza il tipo. Ad ogni modo, gli interrogativi a quel punto aumentavano sempre di più, e non avevano molte risposte. Hohenheim si sentì momentaneamente sopraffatto. Da dove iniziare a dipanare la matassa? Bisognava agire in maniera più razionale.Hai detto che uno dei collaboratori di Orochimaru era legato a questa città. Cos'hai scoperto dal tuo arrivo? Sei riuscito ad identificare lo o ad individuare la sua posizione? Ma soprattutto cosa ti aspetti da lui una volta trovato? E' per vendetta che agisci, oppure cosa?Se le risposte dell'umo fossero state sufficientemente esaustive avrebbe continuato:Il monaco chi è? e come è legato a tutta questa faccenda?

    Poggiò gli avambracci su un tavolo nelle sue vicinanze, caricandovi parte del suo peso. Tutto ad un tratto si sentiva molto stanco, tanto da non riuscire a provare nessun'altra emozione, sebbene molto in quella faccenda lo riguardasse. Eppure non riusciva a togliersi l'immagine dalla testa di un bambino, che non aveva mai conosciuto ma che aveva un volto simile a quello di Jotaro, che era stato cresciuto in quel mondo perverso. Il suo sgaurdo si posò verso il ronin che non era poi così distante. Come avrebbe fatto a dirgli tutto quello che era stato detto a lui? Ci sarebbe mai riuscito?
     
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    Distruggere la matassa


    12



    La chiacchierata dei due guardiani durò per parecchio tempo. Nel frattempo, Yada e le lucciole stavano prestando soccorso a Riwa nel migliore dei modi per rallentare l'effetto del veleno. Fortunatamente per il ragazzo, la donna era un medico come la sorella, sebbene non vantasse le sue stesse capacità come immunologa. L'aiuto degli Shulviani tutti, che misero a disposizione tutto ciò che avevano, per curare il ragazzo, fu sufficiente a far risvegliare il ragazzino, e fu Riwa stesso, oralmente, ad aiutare Yada a generare un antigene in grado di ridare forza al giovane. Si sarebbe rimesso del tutto in un giorno o due. Fortunatamente per lui, la dose inoculata era estremamente bassa, e il ragazzo disponeva di una resistenza invidiabile. Tale era la pericolosità delle tossine del clan infame del Veleno, dove un piccolo taglio poteva significare la fine dei giochi. Jotaro aveva seguito tutto il processo, e quando possibile, sfruttando i propri ricevitori, aveva sacrificato parte della sua energia per racimolare il chakra sufficiente per poter eseguire i compiti più limitati per la preparazione dell'antidoto.
    Grazie allo sforzo congiunto di tutti, furono create altre due fiale di soluzione, in grado di contrastare l'effetto di due somministrazioni da parte dei nemici.


    [...]

    Quanto a Gaho e Hohe, l'omone si limitò ad abbassare la testa quando il jonin rimproverò il suo modo di rivolgersi a Jotaro. Non lo faceva per cattiveria, ma era stato così abituato a vederlo come un contenitore, da non pensare ai termini da usare per identificarlo. Quanto al virus invece, Hohe mostrò alcune imprecisioni nel racconto, e si chiese come mai il costruttore fosse rimasto immune all'esposizione. A quel punto, l'uomo, vestito di poco più che stracci, aprì la casacca, mostrando la pelle completamente macchiata. Tutti i vasi sanguigni che formavano l'apparato circolatorio erano ben visibili sulla superficie della pelle, mostravano una mappa di linee completamente scure, passanti dal grigio al nero, che occupavano gran parte del corpo, lasciando in pace unicamente gli avambracci, il collo e la testa. Quindi richiuse la casacca.

    - Non ho mai capito come agisse questa malattia, alcuni di noi sono morti giovani, altri, come Jugg, quasi non ne furono colpiti. Suppongo che la Serpe l'abbia inserita nel pacchetto all'ultimo minuto, senza poterla perfezionare. Io ho i miei anni, e ormai non so dirti cosa mi succederà, ma se c'è una cosa che ci è stata chiara fin da subito, fin da quando ci siamo accorti del virus, è che non è contagioso, solo da Jotaro può partire, chissà quanti altri avrà ucciso senza rendersene conto. Amici? Amanti? - Gaho sbuffò, coprendosi la faccia con una delle grandi mani.

    - Una ventina d'anni fa voci di corridoio suggerivano, ma era una voce, che avesse avuto un figlio, ho pregato ognuno dei Kami che conoscevo affinchè non fosse così, e quella voce scomparve, così come era giunta. -

    Poi l'omone riprese a guardare Hohe, molto più sollevato di prima. - Questo virus, questa malattia, non è più attiva, o almeno non come prima, i nostri contatti ci hanno informato che lui ad un certo punto aveva capito, deve aver usato uno dei tanti cloni che erano stati creati con lui, per bloccare o distruggere la malattia, ho capito subito, guardandolo, che qualcosa in lui era cambiata. Quindi puoi dormire tranquillamente, se fossi stato infettato, a quest'ora te ne saresti accorto. -

    [...]

    CITAZIONE

    << ...Quindi immagino che tu non abbia alcuna idea di che tipo di oggetto sia custodito dentro Jotaro...? >>


    Gaho spalancò gli occhi. - Al contrario, so benissimo di cosa si tratta. Non uno, ma sei oggetti. E non sono più dentro di lui. Noi guardiani originari avevamo ricevuto dalla Serpe un sigillo in grado di assicurare la presenza di questi 6 tesori dentro di lui. Mesi fa questo sigillo è svanito. - Concluse l'uomo, mostrando un pulitissimo palmo della mano sinistra. - Ognuno di noi aveva un sigillo, il mio era qui sul palmo. Non so se li abbia rimossi da solo o se siano stati tolti o altro, ma ormai è vuo.....privo di quegli oggetti. - Si corresse Gaho. - Erano tesori, così li chiamava Orochimaru, ma nessuno di noi li ha mai visti, prima che venissero sigillati. In realtà solo io, Okii e Koin eravamo al mondo al tempo. Non ne abbiamo mai saputo nulla.

    La conversazione stava piegando sempre più sui fatti passati.

    - Orochimaru temeva questo individuo, o meglio, forse non temeva lui, tanto chi questo individuo aveva alle sue spalle. C'era qualcosa in agguato dietro l'operato di Orochimaru. Era in qualche modo stato "noleggiato" per sigillare questi oggetti dentro Jotaro, e niente di più, e sembrava volerlo fare bene, e in fretta, per togliersi il disturbo. Non ho mai saputo che tipo di obblighi avesse verso queste persone, ma so che esistono, perchè proprio questo collaboratore di cui ti parlo, mi ha dato questo: -

    Gaho dischiuse appena la casacca, come aveva fatto poco prima, ma stavolta girando un bavero verso l'esterno, per mostrare a Hohe un rotolo che teneva nella giacca, prima di richiuderla. - E' il contratto di evocazione delle Grandi Porte. Fu l'unica volta che lo vidi, poco prima di lasciare il covo di Orochimaru, questo tizio era alto, magro, e chiuso in un mantello color verde oliva. Aveva una voce roca, sofferente, ma non dimenticherò mai l'odore. Puzzava terribilmente di cadavere. -

    Gaho ebbe come un brivido, riportare alla mente quei ricordi doveva essere ancora sinonimo di sofferenza, o quanto meno, di spiacevolezza. - Mi consegnò il rotolo, affinchè lo usassi per proteggere il contenitore. - Quindi l'omone si alzò e prese a rovistare tra i rottami e gli oggetti impolverati di quello che una volta era un bar, prima di scovare una bottiglia di vetro, il cui contenuto era di un colore di cui è meglio non parlare.

    - Ah ha! Una birra! Questi topi di fogna sanno trattarsi bene! - Sentenziò prima di scolarsi qualcosa vecchio di mezzo secolo ad essere gentili, e concludere con un sonoro rutto di stomaco, prima di far volare il vetro vuoto dietro di sè tra la sporcizia.
    - Mi sembri sveglio ragazzo, e se Jotaro ti porta con sè, devi valere almeno la metà di quello che sembra, e non è che quel che sembra sia poco! Ma non prendermi per uno stupido, pensi che me ne sia in questa fogna per rimpianto? O per concludere il mio compito ? Ho portato qui un amico sperando di salvarlo, invece l'ho ucciso, e che i Kami non vogliano, sono rimasto bloccato in questo letamaio senza poter uscire. Finalmente dopo anni arriva qualcuno dall'esterno, e quel qualcuno è ESATTAMENTE l'unica persona al mondo ad aver ragione nel volermi morto! -

    Dopo lo sfogo, Gaho tornò seduto al tavolo. Aveva combattuto, aveva vinto e aveva perso, aveva ucciso e aveva salvato, ora era solo stanco di continuare a combattere.
    - Il monaco. Yura. E' il suo nome, non so quanti anni abbia, ma le Lucciole affermano che sia il protettore della città da sempre, quando sono arrivato qui sapeva chi ero, come mi chiamavo e che legame avevo con la Serpe. Deve avere delle risposte, ovviamente subito dopo essersi presentato è sparito. Come oggi. Sono qui da anni, e l'ho visto solo un'altra volta, escludendo la prima, e oggi. Ovvero quando ha sbaragliato con una lancia ginormica un'intera marea di quei figli di puttana che corrono lungo le pareti di questa grotta infame. Oggi invece è apparso qualche istante prima di voi, e poi è scomparso, come vedi non è facile averci a che fare. Per un attimo ho sperato che tu mi lasciassi uccidere, almeno avrei chiuso la questione una volta per tutte! -

    L'omone si alzò, maledicendo i kami e buttando a terra lo sgabello che aveva riscaldato fino a quel momento, uscendo nella piazza, visibilmente alterato.

    - ALLORA, COSA ASPETTI, SONO QUI, FACCIAMOLA FINITA. -
    La chiamata era chiaramente diretta a Jotaro, che, udite quelle parole, si alzò in piedi.

    << ...tI AsPeTtA. VaI. uCcIDilO. >>



    I sussurri di Indra echeggiavano nella testa del ronin.

    <<....uCcIDilO. lo VUoLe. >>



    Con il corpo dell'omone che copriva la visuale su Jotaro, Hohe poteva vedere il costruttore di porte dirigersi verso il ronin, sbraitando.

    <<....uCcIDilO. lo VUoLe. >>



    Il quale richiamò un ricevitore dalla manica, tenendolo con la mano sinistra.

    <<...tI Ho mOsTRatO iL sUO oPEraTo. E' oRA di RiSCuOTerE iL dEbiTo. >>

    Il lancio del ricevitore non ci sarebbe stato. Jotaro ripose l'arma dentro la manica del mantello, da dove era uscita, e si avvicinò all'uomo. Come se le sue parole, e quelle di chi comunicava dentro di lui, gli fossero scivolate addosso.

    Se hai tanta fretta di morire, vecchio, sarò felice di accontentarti. Prima però hai un debito da pagare, verso questi uomini e queste donne che ti hanno difeso, e poi verso di me. Con Yada e Riwa abbiamo trovato un modo per sintetizzare un'antitossina, possiamo tornare da sua sorella Surwa, quindi ci accompagnerai all'uscita, difendendo il ragazzo con la tua vita. Se arrivati alla grande porta, ne sarai ancora in possesso, potrai buttarla via o farci cioè che vuoi.

    Jotarò passò accanto ad un esterrefatto Gaho, che quasi era stato ignorato da colui che pensava volesse ucciderlo, per poi arrivare da Hohe.

    Il nostro piccolo eroe è davvero in gamba, lui e Yada hanno studiato gli appunti della sorella di lei, e nonostante la febbre, Riwa ha trovato il modo di generare un'antitossina dal suo sangue, dobbiamo condurre lui e la Lucciola da Surwa, il prima possibile. Questa novità è così fondamentale per la resistenza, che le altre Lucciole hanno acconsentito a usare una loro capacità proibita per farci strada. Appena sei pronto, partiremo. Gaho viene con noi. Se scappa, o se Riwa rimane ucciso, fallo fuori.

    Il rituale in questione consisteva nel sacrificio di uno dei presenti. Quando avessero voluto partire, una delle Lucciole, dopo aver abbracciato tutti, si sarebbe fatta trapassare il cuore dalla lama di uno dei confratelli. Finendo a terra in una pozza di sangue. Gli altri, con precisione chirurgica, e fredda incredibile, avrebbero poggiato le mani a terra, e in una delle case, in direzione Sud, si sarebbe formata una galleria, lunga qualche centinaio di metri. Al termine della quale, i ninja avrebbero potuto scorgere il vuoto buio della cavità, e la loro strada sarebbe diventata un ponte, che per volere delle Lucciole, si stava allungando verso la loro direzione finale.

    Le Lucciole sarebbero rimaste lì nella zona abitativa, altri piccoli nuclei di resistenza vivevano più in basso, e più a nord negli altri pilastri, ma non si sarebbero mossi, non ancora, il loro futuro stava nelle mani di una sorella e di un ragazzino febbrile.
    Quanto ai due ninja e Gaho, che accompagnavano questo prezioso carico, avevano un lungo ponte sospeso nel nulla, lungo centinaia di metri, forse km, quasi nel buio assoluto, e avrebbero dovuto percorrerlo in fretta, la Marea Infame era in agguato.


     
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    Le sei reliquie


    XII



    Ora sapeva tutto. O per lo meno sapeva quanto Gaho aveva da dire sulla faccenda di Jotaro, dei D10 e dei sei tesori che erano al centro di tutta quella faccenda. Quanto fastidio per sei oggetti, quanta segretezza e quante vite spezzate. Sicuramente le sei reliquie dovevano avere un grande valore ed un grande potere, ed il jonin poteva immaginare che ci fosse qualcuno disposta a sacrificare molto per ottenere entrambi. Tuttavia, la storia non gli quadrava del tutto: ...capisco...tuttavia perchè sigillare oggetti chiaramente di valore dentro un contenitore, in questo caso una persona, in grado di muoversi, pensare e fare potenzialmente quello che gli pare, anche mettere a repentaglio la propria stessa vita e quindi i tesori allo stesso tempo? Perchè non sigillarli nel più remoto anfratto di questa terra e farla proteggere tramite dei guardiani? Alla fine creare un clone con una propria coscienza non era cosa da poco. Certo, si stava parlando di Orochimaru, ma non sarebbe stato più facile proteggere le reliquie in maniera convenzionale? L'unico vantaggio che il jonin vedeva nella soluzione adottata, e cioè nascondere gli oggetti in un individuo, era la sua imprevedibilità e questo rendeva un tale nascondiglio particolarmente sicuro.

    Per quanto quell'argomento lo interessasse, doveva dire che con le poche informazioni che Gaho aveva, o che aveva condiviso, non si poteva fare molto. In fondo non solo il collaboratore di Orochimaru era ignoto, ma anche il suo mandante, che virtualmente era interessato alle reliquie stesse, era sconosciuto. L'unica vaga traccia che potevano seguire era appunto legata alla città di Shulva e forse a quel monaco che si diceva abitarvi fin da quando se ne aveva memoria.

    Il Jonin poggiò la schiena allo schienale della sedia, espirando e scaricando così i suoi pensieri. Per quanto si sentisse coinvolto, perseguire una tale ricerca non era un suo compito, ma di Jotaro, qualora fosse stato interessato. Dopotutto era il suo ex sensei ad essere stato usato fin dal suo primo giorno di vita. Inoltre, davvero non c'era tempo in quel momento di proseguire a fondo con quelle investigazioni. Le scolopendre stavano aspettando il loro ritorno. Forse, quando avessero finito con loro, sarebbero potuti tornare a dare una seconda occhiata.


    [...]


    Quando per una seconda volta Gaho istigò Jotaro a farsi uccidere, Hohenheim decise di non intervenire. Gaho sembrava un buon uomo in fin dei conti, ma aveva commesso i suoi errori in passato ed era nelle sue piene facoltà di decidere come meglio assolvere al suo debito. Tuttavia, e non senza un senso di sollievo, il jonin bambino della Sabbia vide il suo ex sensei non perseguire i suoi iniziali intenti omicidi. Quando si avvicinò ed iniziò a parlare di Riwa e Yada, Hohenheim si limitò a fare un cenno di assenso. Doveva ammettere però che i suoi pensieri erano ancora rivolti alle reliquie ed al passato di Jotaro, tanto che non riuscì a non dirgli nulla: Gaho mi ha raccontato molto sul tuo passato. Volevo solo dirti che non ti ritengo responsabile per quello che è successo a me e a tutti coloro che hanno indossato questo marchio.... disse mostrando il simbolo a forma di 'X' che portava sul petto.Sicuramente hai fatto molti torti a molte persone nella tua vita, ma questo non è uno di quelli. E se vorrai una mano per scoprire chi ti ha usato, sappi che puoi contare sul mio aiuto. Gli avrebbe a quel punto detto che forse il monaco di nome Yura poteva avere ulteriori informazioni. Sembra tuttavia che altri affari ci stiano attendendo...io sono pronto, possiamo partire.

    Il duo si sarebbe quindi riunito al gruppo delle Lucciole. Hohenheim si sarebbe avvicinato a Yada e Riwa, il quale per lo meno era cosciente:E' bello averti di nuovo tra noi. Mi hanno detto che il tuo aiuto è stato fondamentale per sintetizzare l'antidoto. Sono molto contento che tu sia venuto. Ora vediamo di riportarti a tua sorella. Le Lucciole compirono il loro sacrificio estremo per creare un passaggio che li conducesse direttamente alla loro meta. Hohenheim rimase davvero colpito dallo spirito di sacrificio di quel popolo. Avrebbe detto a Yada: Per quello che ho visto oggi, Yada, il tuo popolo è degno di ogni rispetto. Io farò tutto quello che è in mio potere per cercare migliorare la vostra condizione. Con quelle poche parole, il jonin si stava quindi impiegando ad aiutare quelle povere anime che avevano sacrificato uno di loro anche per il bene suo e di Jotaro.

    Senza ulteriori indugi, Hohenheim plasmò una aquilaCreazione Trasportatrice
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    L'utilizzatore può creare un costrutto di Argilla di dimensioni massime pari a 3 Unità, quintuplicandone le dimensioni. Il costrutto perde qualsiasi capacità offensiva, potrà essere manipolato senza spesa di chakra purché a contatto con l'utilizzatore. Tipo: Ninjutsu - Doton
    (Consumo: Medioalto)
    [Richiede Manipolazione Argilla I]
    [Da genin in su]
    di argilla sufficientemente grande da poter ospitare tutti coloro che sarebbe tornati verso l'accampamento delle scolopendre. Vi salì sopra con un agile balzo, ed aspettò che tutti si fossero sistemati. Il semi-cosciente Riwa fu adagiato con cautela, e Hohenheim piegò delle piume della sua creazione per tenerlo ben saldo, visto che avrebbero dovuto viaggiare alla massima velocità a lui consentita per sfuggire alla Marea Infame in agguato di raggiungerli. Rivolgendosi alla folla che rimaneva, avrebbe detto: Il sacrificio che avete appena compiuto non sarà vano. Così dicendo avrebbe comandato la sua creazione di volare alla massima velocità all'interno del tunnel che le Lucciole avevano creato. Senza voltarsi indietro, il jonin sarebbe stato vigile ed attento, ora che sapeva quale insidie si nascondevano nel buio di quel posto infelice. Non si sarebbe lasciato sorprendere questa volta nè dalla Marea Infame, nè tanto meno dal suo ex-sensei, ormai convertito dai poteri oscuri di quel luogo in un mostro senza anima.
     
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    Jotty2Hotty

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    Porte Aperte per chi Porta


    [13]



    Gaho annuì alle affermazioni di Hohe riguardo le reliquie, e chi le aveva sigillate. Secondo lui, che comunque all'epoca non fu così sveglio da accumulare più informazioni possibile, complice il terrore che provava per Orochimaru, rinchiudere i tesori in un guardiano inconsapevole, era assai imprevedibile, e quindi sicuro, di sigillarle in un luogo che poteva essere comunque scoperchiato, o con dei guardiani adetti che potevano essere corrotti da ciò che sorvegliavano, o potevano ribellarsi e rubare a loro volta il bottino.

    [...]

    Con Gaho ormai più rilassato, e forse deciso a non farsi ammazzare, almeno per l'immediato futuro, il jonin della sabbia si avvicinò a Jotaro, ponendogli la sua vicinanza per i fatti di cui era appena venuto a conoscenza, il ronin ringraziò piegando la testa in segno di sottomissione, anche se lasciò andare un sospiro appesantito quando Hohe mostrò il simbolo che ancora aveva sulla pelle. Riguardo il nome di Yura, pronunciato dal ragazzo, Jotaro si limitò a ripeterlo a bocca stretta, come se non avesse proprio idea di chi il ragazzo stesse parlando; nemmeno lui aveva del tutto chiaro il suo passato, e alcuni erano solo frammenti, o dettagli di frammenti.
    Quando gli Shulviani completarono la tecnica per creare il passaggio, Jotaro prese nuovamente in braccio Riwa e lo portò con sè sull'aquila creata da Hohe, venendo sorretto dalle piume dell'animale di argilla, dato che egli non era in grado di usare il chakra adesivo. Senza dubbio il volo era una caratteristica necessaria per l'esplorazione dentro la cavità di Shulva. Una caratteristica che anni prima, durante la sua unica e sfortunata missione con le Ombre, non possedeva, e probabilmente, una delle cause del loro fallimento. Ogni futuro approccio alla città, avrebbe richiesto come necessità che qualcuno nel gruppo fosse in possesso di fonti di movimento volanti, almeno fino a che il nemico non avesse imparato a rapportarcisi.


    [...]

    Avevano percorso un buon 80 % del percorso, quando il ponte cessò di estendersi, il potere delle Lucciole era alla fine venuto meno e i ninja avrebbero dovuto percorrere il resto del percorso in volo. Come Hohe potè facilmente notare, tanti, piccoli sguardi dal lume verdastro, stavano iniziando a brillare lungo le pareti, come tante piccole luci che si accendevano al loro passaggio. Col passare dei secondi, le piccole luci iniziarono ad apparire sempre più rapidamente fino ad illuminare parte della cavità, non più al loro passaggio, ma avevano iniziato ad anticiparli. La Marea si stava svegliando più in fretta di quanto loro stessero attraversando la cavità. Avrebbero dovuto sbrigarsi.
    Quindi accade, con un rapido movimento, il jonin avrebbe potuto evitare i primi, ma a questo punto era chiaro che i corpi degli infetti stavano letteralmente piovendo dal cielo! Non solo si stavano lanciando dalle pareti della cavità ma sembravano essere persino appesi ai costoni di roccia sopra di loro. Sarebbe stata una vera e propria corsa in mezzo a una tempesta, fino a che, dopo un paio di minuti, finalmente l'accampamento delle Scolopendre non apparve in lontananza. Erano quasi arrivati. Ancora poco e avrebbero potuto atterrare in mezzo ai loro alleati.
    Quando, improvvisamente, Hohe avrebbe sentito una tasca appesantirsi delicatamente, e il movimento dell'Aquila farsi più rapido, come se il peso trasportato fosse improvvisamente diminuito. Voltandosi indietro in quell'istante, tutti i presenti avrebbero notato come Gaho avesse deliberatamente allungato indietro il suo corpo, fino a lasciarsi cadere nel vuoto, senza che nessuno, nemmeno Jotaro, si aspettasse quest'azione.

    La Marea cessò di lanciarsi sull'aquila, per andare a inseguire in caduta libera, il corpo del grande omone, che in una manciata di secondi, sarebbe sparito nel vuoto della Grande Cavità, seguito da tanti corpi e tante luci, tali erano gli occhi degli infetti del Veleno. Interrompere il viaggio per virare avrebbe richiesto troppo tempo, e se ci avessero anche solo provato, sarebbero stati sommersi dagli Shulviani in caduta libera, anche perchè quando i passeggeri si fossero accorti del fatto, dato che Gaho si era posizionato sull'estremità posteriore del volatile, ormai l'uomo era quasi del tutto nell'oscurità. Persino il ronin rimase esterrefatto di quanto avvenuto, gli era chiaro che quell'uomo aveva rinunciato alla sua vita, ma mai avrebbe immaginato fosse disposto a terminarla in maniera così cruda, per permettere agli altri di avanzare più in fretta, distraendo per altro i loro inseguitori.
    Quello che rimase di Gaho, il costruttore di porte, fu il ricordo di uno shinobi morto tale, e un rotolo nella tasca di Hohe. Rotolo che una volta atterrati, e aperto, si sarebbe rivelato un rotolo di contratto, delle stessa porta che Gaho aveva utilizzato per difenderli dall'attacco di Riokko.
    Non una parola prima di gettarsi, tale era la sua fermezza.


    [...]

    Nell'accampamento delle Scolopendre, furono letteralmente accolti come dei miracolati. Quando Surwa li aveva salutati, in cuor suo era convinta che non li avrebbe mai più rivisti. Era convinta che il fratello avesse scelto la via della morte, per non essere più legato a quell'orribile fato di difensore di una città indifendibile, e che avesse trovato il coraggio di farla finita, coraggio che a lei era sempre mancato. E invece, con appena una febbre, curabile, erano tornati.
    Non solo in possesso delle loro vite, ma anche con quella che poteva essere la chiave per iniziare la riconquista della città. Grazie alla ricetta dell'antitossina, sarebbe stato possibile quantomeno combattere, e non subito scappare alla vista degli infetti. Gli ingredienti necessari erano persino semplici da rimediare: il sangue di Riwa, e alcune erbe selvatiche che abbondavano nella piana antistante la grande porta, e sui monti a nord di Shulva, un compito estremamente basilare per chiunque avesse voluto accollarselo.
    Non quel giorno. Dato che Surwa, complice l'emozione di averli visti tornare, avrebbe vietato categoricamente ai ninja di prestare ulteriore aiuto, invitandoli invece di tornare a casa, la loro casa, e diffondere la storia di Shulva, affinchè altri potessero arrivare e prestare soccorso, e non finisse tutto nelle mani di due soli shinobi che sarebbero potuti cadere in battaglia il giorno stesso.


    OT
    Grazie Hohe!


     
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    Un'amara vittoria


    XIII



    ...dannazione..! commentò Hohenheim quanto un'infinità di occhi verdastri iniziarono ad accendersi come malevoli lucciole nell'oscurità. Alla fine, quella dannata Marea si era risvegliata, decisamente in anticipo rispetto quanto si erano attesi. Tenetevi forte! Spingendo la sua concentrazione al massimo, Hohenheim portò la sua creatura ai veri limiti del suo controllo. I corpi di quei non-morti piovevano da ogni dove come frutti maturi da un albero. L'aquila piegava, voltava, saliva e scendeva di quota in schivate sempre più rapide e disperate. Eppure la meta era proprio davanti a loro. Hohenheim intravide l'accampamento delle scolopendre a pochi minuti di volo. Bastava così poco. Ma anche la Marea aveva il loro stesso passo, anzi li aveva addirittura anticipati ed Hohenheim si accorse che le speranze di scamparla erano ben poche.

    Quasi non si accorse che qualcuno aveva posto qualcosa nella sua tasca, ma certamente non mancò di notare che, improvvisamente, la marea cambiò bersaglio. Riversandosi alle sua spalle, il jonin si voltò a guardare. Il corpo del vecchio Gaho era in caduta libera, e tutta la massa di non morti gli si stava avventando contro!NOOO! Jotaro sembrava quasi paralizzato nel vedere il gesto estremo dell'uomo, ed Hohenheim era ben conscio che rallentare avrebbe solo aumentato il numero delle vittime. Fu a denti stretti che un'altra statuetta di argilla si materializzò nella sua mano. Una seconda aquila di argilla partì dalla loro posizione verso il punto dove l'uomo era scomparso alla vista. Purtroppo la Marea era così rapida e numerosa che il suo costrutto non sarebbe riuscito a sfuggirle. Ma quel gesto non era votato a salvare Gaho. Infatti, quando l'aquila avresse raggiunto l'uomo, ne avrebbe avvolto il corpo nelle possenti aquile. Per un solo secondo, Gaho sarebbe stato schermato dalla Marea, prima che la bambola d'argilla esplodesse! Un colpo così ravvicinato non avrebbe probabilmente lasciato scampo al vecchio guardiano. Una morte pulita e senza la condanna di appartenere alla Marea era l'unica cosa che il giovane jonin poteva regalare all'uomo.

    Le ali dell'aquila su cui si trovavano ripresero a battere con rinnovato vigore. Niente si frapponeva ora tra loro ed l'accampamento delle scolopendre.

    [....]


    I villaggio li accolse come eroi al ritorno da un'impresa titanica. Il buonumore era generale, supportato dalla presenza di Riwa, ancora vivo, e dell'aver trovato un'antitossina che li potesse aiutare in quella lotta per la sopravvivenza. Hohenheim non aveva davvero molta voglia di unirsi alla festa. Certo, per lui quella missione era andata bene, ma quanti si erano ancora sacrificati per una storia vecchia di oltre quarant'anni? Seduto leggermente in disparte, solo allora si accorse che la sua tasca pesava più del dovuto. Con amarezza, il jonin riconobbe il rotolo che aveva estratto come il contratto delle Grandi Porte che Gaho custodiva. L'uomo doveva averlo messo lì poco prima di compiere il suo gesto estremo. Guadando la custodia che proteggeva il contratto, Hohenheim non potè non provare un moto di profonda tristezza per la vita dell'uomo. Nonostante i tanti sbagli, aveva fatto ammenda pagando con la sua vita.

    A riscuoterlo dal suo torpore venne quindi Surwa nuovamente a ringraziarlo per tutto quello che avevano fatto. Son contento di essere stato di aiuto. Ma qui c'è ancora molto da fare. La città va ancora riconquistata e siamo solo un po' più vicini a questo obiettivo. Hohenheim le disse di aver promesso il suo aiuto anche alle Lucciole che si erano sacrificate per farli tornare e che sarebbe rimasto a dare tutto il supporto necessario. Tuttavia, Surwa non era della stessa idea. Alla fine, insistette così tanto affinché i due ninja tornassero ai loro villaggi per raccontare la loro storia che Hohenheim non potè che acconsentire. Come vuoi Surwa. Ma quando avrai ancora bisogno di me, non esitare a chiamare!

    Lasciando Shulva insieme al suo ex maestro, un peso ancora albergava nel cuore del jonin. Avevano trovato le risposte alle loro domande, solo per scoprire che queste conducevano ad altri interrogativi. Intanto, un popolo intero era assoggettato dietro le indistruttibili porte di Shulva, a combattere un guerra da cui dipendeva la loro stessa sopravvivenza, Come si poteva tornare a casa consci di tutto quello? Il jonin quindi volse il suo sguardo al suo ex- sensei. Il sentimento di rabbia nei suoi confronti era totalmente sparito. Jotaro penso che tu debab avere questo... DIsse ponendogli il rotolo lasciatogli da Gaho. E' un contratto di evocazioni per richiamare le grandi porte. E' un lascito di Gaho. Non so quanto ti sia gradito, ma è più giusto così. Quello che il ronin avrebbe fatto con il rotolo era completamente a sua discrezioni.
     
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