La Via della Spada[Stile per Kitori]

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  1. -RexDraco-
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    La Via della Spada


    Quarto Post


    Parlato Kitori
    Pensato Kitori
    ##Anima Manaita##
    Narrato
    Parlato altri


    Dopo un lungo tempo, che al genin sembrò una vera e tormentata eternità, il kage insieme a Yogan in girl mode ritornarono dalla strana torre. L'uomo chiese se l'allievo aveva pensato a qualcosa, domanda retorica: infatti il ragazzo non ebbe tempo di rispondere. Ma subì una nuova spiegazione:

    ...La vittoria non è uccidere il nemico. La vittoria è lo scopo ultimo della tua azione e la morte può essere solo una strada da percorrere, l'ultima, perché è definitiva. Puoi anche ignorare questi avvisi... allora rimarrai ancorato al rancore e questo mondo non farà altro che tingersi ancora di rosso.

    parole indubbiamente sagge e veritiere ma anche così difficili da seguire e rendere proprie. Finalmente il sensei si decise ad abbandonare quella tremenda fornace, un sorriso si formò sul volto sudato del giovane ma solo per qualche breve istante prima di scoprire cosa lo aspettava. Il genin doveva letteralmente scalare la parete del vulcano, senza chakra ed equipaggiamento.

    Che cosa?...Eeeeh?

    Ma già il Nara aveva cominciato a svolazzare proprio come una libellula per poi allontanarsi svelto. Seguito dalla dragonessa solo dopo che essa disse ridendo:

    ...ma questo esercizio è parecchio duro. Di certo però non ti farà diventare forte all'improvviso. Ma hai idea di quante volte vorrai arrenderti durante la scalata?

    lasciando intendere che forse si sarebbe trattato più di una prova basata sul carattere e sulla determinazione piuttosto che sulla mera forza fisica.
    Il ragazzo piuttosto perplesso osservò i 2 allontanarsi poi fissò lo sguardo sulla parete, una dura scalata e anche abbastanza lunga.
    “La muraglia” si estendeva a perdita d' occhio; la cima, l'uscita nascosta dal fumo grigio misto a cenere e gas.

    Inutile perdere tempo...Devo salire senza guardare giù...Ci riuscirò!

    pensò cercando di trovare la giusta determinazione e fiducia in se stesso. Il kiriano si guardò attorno cercando un appiglio a una altezza pari a circa 40 cm sopra la testa. Lo trovò quasi subito, quello sarebbe stato il punto di partenza per quella dura impresa. Si aggrappò con la mano destra a quella sporgenza ma la pietra scottava

    Eeehi!...Brucia come una fornace. Azzo


    Kitori si strappò le maniche della maglietta ed avvolse nel tessuto prima la mano sinistra e successivamente l'altra formando così almeno una minima protezione dal calore. Osservò nuovamente la parete e riprese la precedente sporgenza. Facendo leva sulla mano si issò, rimanendo sospeso per secondi, giusto il tempo di trovare un altro appiglio più in alto a cui si sarebbe attaccata la mano sinistra, mentre portava i piedi a posizionarsi su delle zone di forma sufficientemente adatta per poterceli appoggiare a gambe in parte piegate, con la faccia quasi attaccata alla parete, così come il busto. Il Kuro proseguì con questo metodo di scalata, aggrappandosi alle sporgenze naturali cercando di resistere al calore e alla fatica, il suo corpo zuppo di sudore e le mani doloranti. Avanzare trovando un facile appiglio poco più in alto ripetendo sempre lo stesso metodo utilizzato in precedenza.

    Mentre scalava la parete il ragazzo si trovò di fronte ad un problema: era arrivato ormai a 80 metri,e non si vedevano appigli in cui poggiare la mano portante. A circa 3 metri sopra di se vide una sporgenza piuttosto solida, ma per raggiungerla avrebbe dovuto saltare.

    Porca...Banzai...

    imprecò, piegando le ginocchia e le braccia per darsi lo slancio e spiccare un salto. Appena si lanciò estese subito le braccia e fortunatamente riuscì ad appigliarsi con le mani anche se la roccia scottava, con tutta la forza della sua determinazione mantenne la presa, per poi tirarsi fu faticosamente. Ma perché doveva fare tutto questo? Cominciò a chiedersi, non sarebbe stato più facile mollare... Dubitò per qualche attimo prima di ricordare che era li per diventare più forte, non doveva mollare, non poteva! Continuò la sua scalata così come prima.
    Ogni tanto tenendo la mano e la gamba sinistra fissi nelle insenature staccava il piede destro per dare qualche leggero colpo alla roccia davanti a lui, dosando prima la forza al minimo per poi aumentarla gradualmente, così facendo riusciva a scavare un po' nella roccia per poterci poggiare il piede, una volta finita l'azione che non durava più di una decina di secondi faceva lo stesso anche con l'altro piede.
    La fatica ora si mescolava alla scarsità d'ossigeno a quell'altitudine, provocando dei momentanei giramenti di testa. Il corpo, già bagnato dal sudore caldo della fatica, ora veniva avvolto dai sudori freddi del malessere. Le dita oramai si stavano annichilendo, mentre i crampi stavano invadendo le piante dei piedi.

    Improvvisamente un masso franò di colpo e lo spadaccino si ritrovò a scivolare lungo la parete per quasi una decina di metri.

    Meeerda...

    urlò forse era la fine? Lasciarsi andare perché no?

    No! Non morirò così stupidamente!

    Piantò piedi e mani contro la roccia finché una spaccatura nella parete gli permise di fermare la sua discesa nelle fiamme. Il peso della salita si stava cominciando a fare sentire, stringendo i denti per ignorare i muscoli che sembravano chiedere di mollare tutto per lasciarsi cadere nel vuoto, forse era meglio morire che continuare questa tortura, questo fu il dubbio che si ripresentò nella sua mente, non ci pensava, continuava a scalare ignorando il dolore, cercando di esternare tutto e tutti, esisteva solo lui e la parete, non doveva vedere nulla che non fossero appigli, non doveva sentire nulla a parte i battiti del suo cuore, non doveva pensare a nulla tranne a scalare, scalare e continuare a scalare, metro dopo metro cercando di tenere sempre bilanciato il corpo e sfruttavo anche la più piccola sporgenza nel terreno roccioso per arrampicarsi.
    Spesse volte fu costretto a saltare, tante altre scivolò a causa di appoggi non stabili rischiando di cadere o volendo mollare ma sempre grazie alla sua forte determinazione continuò a salire, finché perse la cognizione del tempo...

    Arrivato poco prima di quella che sembrava essere la fine della parete, qualche decina di metri prima di quel tanto agognato riposo, la parete ancora una volta non presentava appigli, inoltre, la friabilità della roccia sembrava inasprirsi in quell'ultima parte. Poi, assicurandosi che la sporgenza appena trovata fosse sufficientemente affidabile e, che le gambe fossero abbastanza fisse nel poggiare i piedi: staccò per un attimo la mano, ruotando sul bacino con la massima velocità consentitagli per riporre immediatamente la mano nell'insenatura, stava ora dando la schiena alla parete. Aggrappato con le unghie e con i denti sostenuto da un solo braccio, a sopportare il dolore che il muscolo subiva in quella posizione oramai con la sola determinazione...Con la forza residua piantò il tallone destro nella roccia, vista l'assenza di appoggi avrebbe dovuto mantenere un equilibrio perfetto, un solo errore, un solo attimo dove la schiena avesse lasciato la parete, un solo ritardo dei movimenti e sarebbe precipitato nel vuoto...
    Il tallone nella friabile roccia diede un attimo di stabilità, la gamba sinistra piegata fece penetrare il calcagno nella roccia soprastante per poi issarsi mentre il tallone destro penetrava nuovamente, la mano a lato della testa quando trovava anche il minimo appiglio lo afferrava per dare una maggior elevazione alla scalata. Il respiro, ormai sempre più pesante e veloce a causa dello sforzo, era sincronizzato ai movimenti delle gambe che, poco dopo, visto il ritmo a cui erano sottoposte iniziarono a dolere a fitte frequenti...l'ultima decisiva falcata. Finalmente la mano destra toccò il bordo di quella tremenda muraglia, poi si posò pesante anche l'estremità mancina. Con uno sforzo quasi sovrumano, compiuto non da un corpo praticamente senza più energia ma da una mente forse forte, sicuramente determinata alla sopravvivenza, il corpo pesante zavorra fu portato su. La gamba destra prima la sinistra poi, oltre il dirupo...Pochi pesanti passi per crollare sfinito e perdersi svenuto ma sopravvissuto soprattutto a se stesso forgiando una determinazione anche maggiore...



     
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