L'Arte di sorreggere i muri[Fudoh&Meika]

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  1. -Meika
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    L'arte di sorreggere i muri


    I - Trovare la Vittima

    La tremenda situazione conseguente all'epidemia si era risolta. L'ultimo dei malati era tornato a casa, guarito dalla cura che ero riuscita a sintetizzare dai miei stessi anticorpi ed ora quel morbo che io stessa avevo portato a Kiri e che per prima mi aveva colpito era stato finalmente, ufficilamente sconfitto.
    Sola, davanti la porta del reparto di isolamento del nuovo fiammante ospedale di Kiri, i pensieri un po' dolci si mischiavano alla preoccupazione per il futuro. Ero sola. A Kiri nessun altro medico era alla mia altezza e quella constatazione aveva ben poco di vanto, visto che non ero ancora a livelli particolarmente eccelsi. La fatica che avevo fatto per trattare Kensei magari qualcun altro non l'avrebbe provata.
    Sarebbe stato tutto più semplice se fossi stata migliore. Ma io potevo migliorare, col duro lavoro, con lo studio e con la perseveranza. Questo non cambiava che rimanevo l'unico membro della squadra medica.

    Alla sera uscii, pensierosa e stanca. Non era semplice portare avanti l'ospedale. Pensai di piombare a casa di Akira solo per dargli fastidio, ma un orologio in un angolo della strada mi segnalò che erano quasi le undici di sera.
    Evidentemente la burocrazia non lasciava tempo di compilare le cartelle come dovevo ed il compito mangiava ciò che rimaneva del mio tempo libero.
    Così, mi diressi a casa. Mio padre si era addormentato sulla poltrona. La gamba di legno era poggiata contro la poltrona. Un piatto era sul tavolo della cucina, coperto da un altro piatto, nella speranza che servisse a non far raffreddare il cibo al suo interno.
    Quella quiete mi fece bene. La tensione si alleviò ed io mi avvicinai a mio padre, posandogli una mano sulla spalla, scuotendolo gentilmente.
    Papà, sveglia lo chiamai. L'uomo brontolò qualcosa di incomprensibile nel sonno e poi aprì gli occhi scuri.
    Meika? Mi sono addormentato qui. Che ore sono?
    Le undici passate risposi. Va a letto dai.
    La cena è sul tavolo, oppure ai mangiato fuori? c'era una vaga nota di sospetto e malizia nella sua voce.
    Magari, ma sono solo rimasta in ospedale.
    Grazie per la cena
    gli baciai la fronte e lo aiutai a rialzarsi. L'uomo però, con l'agilità tipica dello shinobi consumato, si tenne in equilibrio ed andò a letto.
    Io, da sola col piatto freddo di pesce preparato da mio padre, pensai a cosa fare.



    Dopo una settimana un avviso comparve sulla porta dell'Ospedale, nelle bacheche in Amministrazione e persino sull'interno delle porte del Villaggio. Il primario di Kiri aveva bisogno di un assistente, anche se non ancora Genin, che avesse volontà e voglia di imparare le arti mediche.
    Nonché una buona pazienza.
    Ma quello non lo scrissi.
    I volenterosi potevano venire nell'ufficio del primario in ospedale.

    Laddove la volontà da sola non arrivava, un po' di pubblicità poteva.
     
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    Carriera Medica


    Cura il tuo prossimo più di te stesso



    Cos'era? Domenica? Sì, credo fosse una domenica.
    Stavo lì che gironzolavo per Kiri e pensavo.
    Se voglio diventare presto un genin, devo fare qualcosa di più di quello che ho fatto per ora... cioé un quasi niente di buono!
    Certo, me n'ero andato alla festa per la nascita di Oto: utile, proprio, molto utile per poter dire di aver iniziato una carriera ninja! Ci avevo incontrato delle persone persino più strambe di me, che pure me ne andavo in giro per la Nebbia con il mio vestiario da addestramento, dormendo pressoché quasi ogni notte alla meno peggio per le strade del villaggio, nelle stradine e negli angoli oscuri.
    Vi starete chiedendo se pensavo di essere un qualche grosso uomo cattivo, o vendicatore, che spuntava dagli angoli per proteggere gli innocenti? Niente del genere, ero solo un senzatetto, per fortuna che per entrare in Accademia ti chiedevano giusto dove consegnare le missive, poi che il posto fosse l'unica locanda che mi permetteva di far arrivare da loro la mia posta accademica... ai pezzi grossi dell'Accademia non gliene fregava niente.


    Comunque, non perdiamoci a chiacchierare su queste sciocchezze: stavo lì a pensare a come rendere le mie probabilità di diventare genin più alte, specie considerando che la mia unica missione, fino a quel giorno, era stata da postino in quel del Thé, quando notai una sorta di cartello, o più correttamente un avviso, sul lato interno delle Mura, dov'ero finito nemmeno io so come, tra l'altro.
    E mi fermai a leggere l'avviso: Imparare le arti mediche? Magari uno studente con abilità da medico, potrebbe avere qualche opportunità in più di diventare genin!
    Quello fu il primo pensiero, egoistico lo so, poi però mi ricordai di come diventare medico fosse uno dei miei obiettivi da sempre: se volevo diventare un bravo ninja, esperto nel corpo a corpo, limitarmi a pensare che un pugno in faccia possa procurare più danni immediati in uno al braccio era limitante, dovevo conoscere l'anatomia abbastanza da riuscire a colpire nei punti migliori.
    Aggiungerei che saper curare i propri compagni è anche una bella cosa da dire quando si fa parte di una squadra, serve sempre un ninja medico, credo, in una missione.
    Corretti o sbagliati che fossero i miei motivi, mi sistemai: cercai un sano bagno pubblico aperto il lunedì mattina, così mi preoccupai di darmi una lavata ed una sistemata agli abiti.
    A metà mattina del lunedì mi presentai all'ospedale di Kiri, chiedendo di essere accompagnato dal Primario del villaggio per l'opportunità di fare da assistente.

    E vediamo come va a finire!
    Quello fu il mio primo pensiero mentre mi dirigevo verso l'ufficio del misterioso Primario di Kiri e davanti alla porta mi presentassi con un inchino: Permesso? Salve sono Fudoh, studente del villaggio, sono qui per quel posto da assistente..
     
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    L'Arte di Sorreggere i Muri


    II - L'aspirante muro portante

    Chissà come avrebbe reagito Fudoh nello scoprire che il primario di Kiri era una ragazza che aveva da poco (pochissimo) superato i vent'anni e che sembrava essere più sull'orlo di una crisi di nervi che pronta ad insegnare.
    Quando il ragazzo entrò avevo totalmente dimenticato dell'annuncio ed imprecavo su di alcune lettere poco confortanti riguardanti i prezzi di alcune forniture che dovevano essere fatte in oro puro per giustificare prezzi a cinque zeri.
    Eh, cosa? Alzai lo sguardo, fulminando il giovane con un'occhiata nervosa ma il ricordo del giorno precedente mi tornò in mente. Ah sì, ora ricordo. Hai detto studente però? Non credo che tu sappia molto di medicina.
    Mi alzai ed attivai i miei occhi, dando uno sguardo al di la del muro, notando con immenso dispiacere che non c'era alcuna fila dietro la mia porta. Che avessero intuito che a fare l'assistente era una sfacchinata niente male?
    Beh, sì, lo che l'avevo scritto nell'annuncio, ma non dover partire dalle basi può facilitarmi le cose. In ogni caso, sono Meika Akuma, piacere di conoscerti Fudoh.
    Stiracchiai i muscoli intorpiditi dal troppo stare seduta e superai la scrivania, prendendo il camice appeso vicino la porta, ed indossandolo.
    Beh, non ne hai uno vero? Aspetta Aprii un armadio vicino la porta e gli porsi un camice che forse gli andava bene, se avevo azzeccato la taglia.
    Essere ninja medici sul campo di battaglia è un conto, ma quando siamo qui, in ospedale, dobbiamo indossarlo sempre davanti ai nostri pazienti. E serve anche per noi, sai, gli schizzi di sangue... Aggiunsi in tono piuttosto casuale. L'avevo coinvolto immediatamente, se voleva veramente essere il mio assistente non avrei di certo perso tempo con colloqui. Preferivo capire di che pasta fosse fatto.
    Bene Fudoh, seguimi qui dentro. Prendi una mascherina. Dissi, indicando un contenitore vicino al muro. E dei guanti anche. Non era mai opportuno toccare i pazienti con le proprie mani, se si poteva evitare, del resto.
    Nella stanza c'era un solo letto e su quel letto un uomo dall'aspetto scarno ed emaciato. Fissava il muro quasi sognante ma quando entrammo si voltò e sorrise. Non aveva capelli, la pelle era chiazzata ma gli occhi erano stranamente vivi. Sembrava avere novant'anni ma Fudoh, dalla cartella clinica che gli scaricai in braccio, avrebbe scoperto che ne aveva quaranta e che aveva una forma grave di tumore che lo stava consumando senza che potessi far nulla.
    Buon giorno Kurosaki-san, salutai cordialmente l'uomo avvicinandosi al suo letto. Come si sente oggi?
    Stanco, dottoressa. Mi fa male il petto, come ieri. La voce gli usciva a fatica, come un filo.
    Niente di nuovo insomma. Kurosaki-san, le dispiace se questo giovane studente la visita? Voglio insegnargli qualcosa, se possibile.
    Oh, faccia pure dottoressa... almeno questo scarto di corpo sarà utile a qualcosa ancora tossì. Se Fudoh avesse mostrato segni di preoccupazione riguardo la contagiosità di quella tossa gli avrei spiegato il reale motivo del perché indossavamo le mascherine.
    Non sono per proteggere noi, ma per proteggere lui. Adesso avvicinati a lui. Per prima cosa, scoprigli delicatamente il torace. So che sei impaziente di mettere mani ed ascoltare, ma per prima cosa devi osservare, con i tuoi occhi, Fudoh. Cosa vedi?
    Il torace dell'uomo magrissimo. Si potevano riconoscere tutte le coste, ad una ad una e l'addome era totalmente incavato da sembrare innaturale. La pelle era chiazzata da grosse macchie marroni e glabra. Il torace di alzava ed abbassava piano, ma con regolarità, tuttavia quello di destra sembrava sensibilmente meno mobile di quello di sinistra.
    Cosa vedi che non va secondo te?

    Non ho volutamente detto cosa c'è o meno di grave o di strano nel torace dell'uomo, prova ad indovinarlo tu. Non è niente di difficile :3

     
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    La prima visita


    I sofferenti



    Ok, mi aspettavo un mezzo un pò bavoso e di certo piegato dagli anni quando varcai quella porta, non di certo una ragazza di pochi anni più grande di me.
    Gliene avrei dati una ventina, non di più, ma ovviamente non glielo avrei mai detto: avevo sentito dire che non è mai saggio ipotizzare l'età, o il peso, di una ragazza, specie se sembrava nervosa come quella che avevo davanti.
    Quando mi chiese delle mie conoscenze in medicina, stavo per rispondere che erano pari a zero, ma quella tizia fece qualcosa con gli occhi e, sapete, quando il detto "Vedere rosso" prende tutto un altro significato davanti a te, preferisci startene in silenzio, quindi, semplicemente, chinai il capo.
    Ad ogni modo, la Primaria (si dice così?) si presentò come Meika Akuma, mentre indossava un camice e mi chiedeva se ne avessi uno anch'io.
    No, spiacente, niente camice..., mi limitai a rispondere, mentre nella mia testa aggiungevo: Quelli che indosso sono gli unici abiti che ho, dormo per strada... secondo te ho un camice?, ma, appunto, quando una ragazza ti mostra degli occhi rossi come quelli, meglio evitare commenti non richiesti.
    Medesimo motivo per cui alla frase successiva sull'essere ninja medico sul campo di battaglia ed in ospedale e le: relative differenze, risposi solo con un cenno affermativo del capo e con un Ok, capo.... tanto chi cavolo sapeva che voleva essere ninja medico su un campo di battaglia? Di certo non io, non era nemmeno realmente un ninja ancora!

    Seguii quindi Meika, mettendomi guanti e mascherina, probabilmente con quelle cose ed il camice, considerando la mia casacca piuttosto semplice ed aperta sul petto, dovevo sembrare più un matto che un medico, ma chi sono io per criticare le indicazioni della Primaria sulle "prassi igieniche da tenere in ospedale" (leggetelo tutto di fila e senza prendere fiato, come faccio io quando lo pronuncio!)?

    E così ci trovammo nella stanza di un uomo malato.
    Ora, io potrò anche sembrare tonto, e probabilmente anche un pò lo sono, di certo manco di buone maniere, ma non sono tanto stupido da non dare per scontato che mi sarei trovato ad incontrare qualche malattia, ma l'essere preparati non vuol dire sapere cosa si sta per affrontare, o avere le qualità, da subito, per affrontarlo.
    Quel povero tipo, Kurosaki, sembrava un vecchio decrepito e solo la vitalità rimastagli nello sguardo ne rivelava l'effettiva età, per il resto, come disse lui stesso a Meika, il suo corpo era uno scarto.
    La Primaria mi disse di osservarlo, solo per rispetto verso l'uomo che avevo davanti non commentai che ero tutt'altro che impaziente di toccare quella povera persona, mantenni infatti le mani lontane dal corpo, sollevate, come a volermi aiutare a focalizzare punto per punto, mentre studiavo ciò che avevo davanti.
    Il polmone destro risponde più lentamente del sinistro, probabilmente per questo ha difficoltà a respirare, immagino., fu la mia prima ipotesi, osservando l'irregolarità dei movimenti dei pettorali: sapevo che il movimento del petto implica quanto brevi o lunghi sono i respiri e quanti ne prendiamo, quando correvo, o facevo qualche altro tipo di addestramento fisico, spesso, specie i primi tempi, mi ritrovavo con il fiatone, a fare lunghi respiri e, comunque, in generale il mio petto si alzava ed abbassava sempre all'unisono ed il poco che sapevo di medicina era che l'aria passava per i polmoni, quindi se un lato del petto si alzava più lentamente, era colpa dei polmoni.
    Poi è molto magro: immagino che possa voler dire che o non mangia, oppure non riesce a digerire ciò che mangia, lo rigetta., ipotizzai: avevo sofferto la fame qualche volta nelle mie notti al freddo di Kiri, da piccolo anch'io ero stato tutt'ossa, o quasi, ma avevo anche sentito situazioni di bambini, o altri, che erano in un tale stato di denutrizione, da non riuscire a mangiare più cibo di qualche chicco di riso o cose così, in quel caso, però, immaginavo che più che una questione di povertà, fosse una questione di malattia che gli rendeva difficile anche solo ingerire cibo.
    Queste macchie scure sulla pelle, sospetto siano dei punti in cui il suo male ha ormai infettato la parte più superficiale, oltrepassando le aree muscolari., sapevo che i muscoli avevano più strati di pelle al di sopra e che taluni mali potevano essere superficiali e poi diffondersi verso l'interno, o partire da dentro e risalire, o almeno immaginavo che un male del genere potesse essere come un veleno: ti ammazza da dentro, se lo ingerisci, oppure da fuori, se lo tocchi.
    A quel punto alzai lo sguardo verso Meika, probabilmente tutta l'euforia e la baldanza iniziali avevano lasciato posto ad un misto di serietà e tristezza, mentre aggiungevo le ultime parole: Non mi sembra di aver dimenticato niente, ad un primo sguardo... o mi sbaglio?, le chiesi, attendendo il suo che era il parere di un vero medico.
     
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    L'Arte di Sorreggere i Muri


    III

    Non mi interessava che arrivasse ad una diagnosi. Non ne aveva di certo le capacità. Mi interessava capire quanto fosse in grado di osservare un uomo ed eventualmente, capire cosa ci fosse che non andava. Mi interessava capire - ed insegnargli anche - ad osservare, senza trascurare alcun dettaglio.
    E Fudoh non trascurò davvero quasi nulla. Si azzardò anche in qualche ipotesi sul perché il corpo fosse in quelle condizioni, ma la biologia talora sapeva essere ingannevole.
    Non parlare delle tue ipotesi davanti ai pazienti, Fudoh. Dissi con tranquillità. Il signor Kurosaki ormai sa della sua condizione, ma se non lo sapesse, lo spaventeresti a morte.
    Oh tranquilla dottoressa, il ragazzo non ha detto nulla di male.
    È stato bravo. Hai visto bene, un polmone si espande meno dell'altro. Ma non è per questo che ha difficoltà ha respirare. È perché quello che si espande meno ormai non ha più molta aria dentro di se. Il polmone è come una spugna, pieno di cavità con dentro aria. Si espande ad ogni inspirazione e si retrae ad ogni espirazione. Ma quando l'aria viene sostituita da liquidi o tessuti solidi, il polmone non si espande più come prima. Spiegai, poi il discorso si spostò sulla magrezza. Il signor Kurosaki non ha molto appetito, è vero, ma la sua magrezza è dovuta alla sua malattia. Si chiama cachessia. Ed è il cancro che produce sostanze che determinano questo stato eccessivamente magro, accentuato anche dall'alimentazione non più ottimale. Poi le macchie. Le aveva notate, il che era giusto, ma l'ipotesi sull'estensione era quantomai fantasiosa. Hai notato le macchie, hai capito che non sono normali, ma non è perché c'è infiltrazione del tumore. Come prima, il tumore ha prodotto sostanze che hanno determinato questo effetto. È una sindrome paraneoplastica.
    Mi avvicinai quindi ai due. Non posso pretendere che tu capisca già gli effetti e le cause di certe manifestazioni cliniche. Quello potrai solo ottenerlo con lo studio e fidati, se è questo che ti interessa dovrai farlo. Dovrai conoscere l'anatomia umana e dovrai conoscere la fisiologia umana e poi dopo di ciò dovrai conoscere anche le basi della patologia. Senza queste tre cose, non potrai capire molto di nulla. Avanti, lasciamo il signor Kurosaki a riposare tranquillo.
    Dunque sarei uscita dalla stanza, facendo cenno a Fudoh di seguirmi. Lo avrei condotto al piano terra, dunque in una stanza piccola, con molti libri e rotoli allineati lungo le pareti.
    Togliti il camice. Ma... dove vivi? Domandai allora. Sulle prime non avevo notato quanto fosse malmesso sia di vestiario che di aspetto, ma ora che ci facevo caso sembrava chiaramente che avesse passato diverse notti fuori, all'aperto.
    Comunque, ho avuto un assaggio del fatto che sei abbastanza furbo da sapere dove guardare, ma non ci capirai molto se non studi. Per cui, da ora in poi, per sei ore al giorno devi venire qui e leggere questo, dissi avvicinandomi ad un pesantissimo, ma pesantissimo tomo, posandoglielo davanti. Anatomia umana. Se vuoi rinunciare questo è il momento, perché per ora ti assicuro che non diventerà più facile.



    Ovviamente non mi interessa la descrizione dettagliata di quanto sia una merda studiare,
    ma vorrei un dialogo riguardo la condizione di senzatetto di Fudoh XD
     
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    Domande prevedibili


    Risposte variegate



    Meika rimase ad ascoltare le mie varie ipotesi, rispondendomi, giusto dopo aver sottolineato che non era la cosa migliore, esporre tali ipotesi davanti al paziente.
    Non potevo certo obiettare relativamente alla mia mancanza di tatto, d'altronde nessuno m'aveva mai insegnato le buone maniere, ma pure la primaria poteva ben pensare di avvisarmi... seppur spero che tale mio disappunto non fosse stato chiaro dal breve sguardo che le rivolsi.
    Sulle osservazioni mediche, bé, lì nemmeno ebbi di che ridire, ma d'altronde non mi aspettavo di azzeccarci tantissimo: le mie erano ipotesi basate su ciò che vedevo e che conoscevo di me stesso ed il mondo che mi stava intorno; che i polmoni fossero come spugne, forse (e dico forse) lo avevo sentito dire prima d'ora, ma parole come cacc...chessia o paraneoplastica (più facile da ricordare, non credete? Con il neo fra il para e la plastica...), chi le aveva mai sentite vivendo per la strade di Kiri? Di certo non io.
    Meika, comunque, sembrava comprendere che io non potevo già sapere tutte quelle nozioni e paroloni medici, per fortuna, ma volle comunque sottolineare che, a voler intraprendere quel percorso (quello medico intendo), ci sarebbe stato tanto da studiare di tutte quelle cose "umane" che finivano per "ia" (patologia, anatomia, fisiologia... avete presente? Ne sapete più di me in tal caso).
    Dopo queste poche spiegazioni, l'Akuma mi disse di seguirla, così, dopo un breve inchino silenzioso a quell'uomo così sofferente, mi allontanai dietro la Primaria dell'Ospedale di Kiri.

    Seguii Meika fino ad una stanza al piano terra, piena di rotoli e libri, Oh.Che.Bello. pensai, tenendo per me ogni lamentela e fiutando la fregatura in arrivo.
    Peccato che prima della fregatura, quando mi chiese di togliermi il camice, cosa che feci in totale naturalezza, arrivò la domanda peggiore di tutti: dove vivevo.
    A Kiri., fu la prima laconica risposta.
    Ora, lo so, voi direte: che maleducato, ti ha solo fatto una domanda e già stai partendo con tutta sta pippa mentale, ma non è una pura elucubrazione, fidatevi! Quando la gente sa della mia imprecisata residenza, tende ad una reazione piuttosto estrema: alcuni si allontanano quanto mai disgustati, con non pochi commenti spiacevoli (non immaginate nemmeno a quanti di questi perfettini ho preso a pugni sul naso, per fargli saltar via la scopa dal culo riprendere il loro comportamento).
    L'altro estremo è sentirsi improvvisamente delle persone generose tanto da proporre un pasto caldo e dopo un pò mandarmi allegramente per la mia strada, il ché, spoiler, implica rimandarmi a vivere per strada.
    Personalmente sono un pò saturo di ambo le opzioni, ma onde evitare un altro di quelli sguardi rosso sangue, preferii aggiungere qualcosa alla mia risposta: Più precisamente in una strada vicino la piazza centrale, nei pressi di un ristorante di sushi piuttosto scadente, sospetto per la quantità di cibo che buttano nei cassonetti, ma è un ottimo luogo per cercarmi i pasti e con la cucina sempre attiva riesco ad avere abbastanza calore per la notte dormendo nella parete lì vicino., raccontai senza particolari eccessivi.
    Potevo avere paura di quello sguardo rosso, ma ciò non cambiava il mio essere restio nel condividere informazioni sulla mia condizione di senzatetto oltre determinati limiti.

    Finita quella piccola digressione, la Primaria iniziò a parlarmi di nuovo del percorso per diventare medico e, a quanto sembrava, il mio percorso passava per sei ore di studio quotidiano di un grosso librone di anatomia umana.
    Guardai il libro che mi stava posizionando davanti, ci girai attorno, mentre ancora Meika mi suggeriva di abbandonare adesso, se avevo dei ripensamenti, avvicinai anche due dita al bordo per vedere quant'era spesso, poi mi girai verso la Primaria.
    Non ho intenzione di rinunciare, capo, almeno di certo non ne vedo il motivo per ora. Però avrei due domande!, esordii in modo del tutto sincero, Se vengo qui ad ora di pranzo, ci becco anche un pasto caldo a gratis mentre studio? E, soprattutto, quando avrò finito di studiarci, posso portarmelo in missione? Sembra abbastanza spesso da essere più utile degli shuriken che ho raccattato., chiesi con un sorriso.
    In effetti avevo cinque shuriken contati, trovati in un vicolo di Kiri una sera, la mia unica consolazione era che, semmai fossi riuscito a beccarci un nemico con quelli, minimo gli facevo prendere qualche infezione per quant'erano arrugginiti.
     
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    L'arte di sorreggere i muri


    IV

    Come avevo immaginato, quel ragazzino era davvero un senzatetto. Lo guardai per qualche istante pensando al fatto che lui avesse voluto intraprendere quella strada. Probabilmente intendeva diventare anche uno Shinobi di Kiri a tutti gli effetti.
    Mi sedetti sulla prima sedia di fronte a lui e presi il libro che gli avevo dato, alzando lo sguardo per lanciargli una mezza occhiata tagliente, non troppo severa. Perché, intendi usarlo come scudo? Mossi il libro nella mano, che riusciva a tenerlo a malapena. Dunque con un movimento rapidoVelocità: 600 lo sbattei con forza sul tavolo a davvero pochissimi millimetri dalle dita di Fudoh. Oppure lo vuoi usare per spaccare le dita degli altri?
    Quella era la risposta alla sua domanda: no. Quel libro era un libro e come tale sarebbe dovuto essere usato come tale.
    Alla fine però sorrisi, distendendo l'atmosfera Non posso lasciarti andare in giro per l'ospedale conciato ancora così, Fudoh. Da quand'è che non ti fai una doccia come si deve? Feci cenno al giovane di alzarsi e seguirmi. Puoi rimanere qui in ospedale per il momento, finché non trovi un tetto sotto cui stare. Non sarebbe possibile in teoria, ma se prometti di non far casino, puoi usare il letto nella stanza di fianco al mio ufficio. In teoria lo uso io quando rimango qui, ma ho in mente di non farlo più per un bel po'. Ah, c'è anche una doccia, con l'acqua calda, nel bagno affianco. Sentiti libero di usufruirne Fudoh.
    Accompagnai il ragazzo nella stanza di fianco al mio ufficio. Era una normale sala medici, con un letto asettico, un tavolino ed un bagnetto annesso.
    Ovviamente, il tutto finché continui a lavorare per me, sottolineai con un sorriso, lasciandolo con il grosso libro sulla soglia. Buono studio, Fudoh-kun! E quelle ultime parole furono pronunciate con tono musicale, quasi minaccioso, che lasciava intendere quanto quello "studio" sarebbe stato duro.



    Quando uscii dalla stanza, lasciando Fudoh da solo con i suoi studi, tornai nel mio ufficio. Il mio pensiero tornò allo sciatto ragazzo, di fatti l'unico che si era presentato. Dopo qualche minuto di riflessione mi alzai dalla sedia ed uscii, dall'ufficio, dall'ospedale e mi diressi verso il primo negozio di vestiti che trovai. Non ce la facevo a guardarlo conciato in quel modo e di certo non potevo permettergli di girare tra i pazienti conciato come un barbone.
    Poteva avere anche piacere a star così, ma lì, nel mio ospedale, doveva essere almeno presentabile.
    Tornai con una busta ma non andai subito da Fudoh. Tornai nel mio ufficio e posai la busta sul pavimento vicino la scrivania, tornando a lavorare finché non arrivò il tramonto. Nel mentre avevo contattato chi di dovere per far portare tre pasti al giorno (gli stessi del menu dei pazienti) in quella stanza. Non sarebbero stati un granché, ma sarebbe stato qualcosa per Fudoh.
    Al termine della giornata, prima di andar via, bussai alla porta di Fudoh, attendendo risposta. Nella mano sinistra tenevo la busta con i miei acquisti per lui.
    Fudoh-kun, posso entrare? Chiesi ad alta voce subito dopo aver bussato.
     
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    Cerchi lavoro?


    Trovi anche vitto e alloggio



    Dunque, dov'ero arrivato?
    Ah sì, avevo detto a Meika-san di essere un senzatetto, assicurato che avrei lavorato per ottenere quel ruolo di medico e fatto una battuta su quanto fosse grosso il libro che mi aveva dato da studiare.
    La battuta, posso assicurarvi, non le fu molto gradita, tant'è che, prese il libro e me lo sbatté a qualche millimetro dalle dita prima che potessi anche solo pensare di ritirare la mano, cosa che, comunque, con un discreto ritardo feci, più per istinto di sopravvivenza.
    Il mio primo pensiero? Un minimo più vicino e mi staccava due dita!
    Il secondo, un pò più coraggioso: Meglio no scherzarci troppo su questa storia dei libri in battaglia...
    Ma come arma da lancio sarebbe perfetta!, fu il terzo pensiero, lo ammetto, mentre il quarto fu, sorpresa sorpresa, autocritico: Sono ancora parecchio lento!
    Solo a quel punto mi decisi a parlare: Va bene, Meika-san, i libri non si portano in uno scontro, capito!
    Poi, per quanto si fosse evidentemente calmata, ecco che pensò bene di farmi la seconda domanda fatidica!
    Perché la gente, quando scopre che sono un senzatetto, mi fa sempre la domanda sulla doccia? Pensano che non ci tenga alla mia igiene privata? Insomma!
    Bé, Meika-san, stamattina sono andato in un bagno publico e giusto un paio di notti fa mi sono lavato nella grande fontana che c'è nella piazza centrale! Sa quella che hanno ricostruito dopo non so che attentato di mezza dozzina d'anni fa? Ecco, lì mi faccio una lavata completa almeno una volta a settimana, seppur d'inverno fa un pò freddino la notte per starsene ammollo o ad asciugarsi, devo ammettere., spiegai con un largo sorriso ,senza ricordarmi che da almeno un mesetto non mi lavavo per bene i denti... e facendo un cenno affermativo con la testa nel frattempo.
    Ad ogni modo, la capa pensò bene di non cacciarmi mia né per la questione "senzatetto", né per la domanda sui libri, anzi mi disse persino che potevo usare lo studiolo, cui mi accompagnò, vicino al suo ufficio, comprensivo di letto e di una doccia con acqua calda!
    Era quasi dai tempi dell'orfanotrofio che non vedevo una doccia con l'acqua calda! Ma quell'informazione non la condivisi con la primaria... sarò scemo, ma non da capire che mi sarebbe costata il posto e relativo alloggio.
    Grazie mille, Meika-san., esclamai sorpreso e ben lieto, mentre facevo un leggero inchino ed entravo nella stanza, con libro appresso e l'augurio, che tanto tale non mi parve, di un "buono studio".

    Ora. Vorrei dirvi che mi sono messo subito a studiare da quel bravo aspirante medico che ero in quel momento, ma mentire.
    Chi vogliamo prendere in giro? Potevo farmi una DOCCIA CALDA!!!! Sapete da quanto tempo non avevo a che fare con dell'acqua calda? Dall'ultima missione con un tizio di Konoha (avevo esagerato prima, lo ammetto), cioé almeno un paio di mesi!
    Così, mi buttai nella doccia con l'acqua calda, finché le dita mi si seccarono tanto che pensai che stavo per diventare un anfibio dalle mani palmate.
    Una volta uscito dalla doccia valutai le mie opzioni.
    Mi vesto e studio. Studio senza mettermi i miei vestiti sporchi. Mi metto a fare addominali con il libro sull'addome., ovviamente scartai l'ultima per paura che la primaria, con quei suoi occhi inquietanti, lo scoprisse e m'ammazzasse sul colpo.
    Poi valutai anche di starmene mezzo nudo a studiare, ma sempre per la questione degli occhi inquietanti prefereii di no, così, mi rivestii ed iniziai a studiare.
    Nel giro di mezz'ora, mi addormentai sul libro decisi di far riposare un poco gli occhi, poi ricominciai a leggere e prendere appunti su muscoli, vene ed affini.
    C'era anche qualche nozione su come poter usare il chakra per aiutare nelle cure, informazioni parecchio interessanti, come l'anatomia umana in generale.
    Ad un certo punto, bussarono e mi trovai un infermiere, credo fosse quello, che mi dava un vassoio con un formaggino, del pane ed una mela.
    Grazie!, fu la mia unica risposta (ringraziare sempre quando qualcuno ti porta del cibo è la prima regola dell'educazione e della sopravvivenza per strada), data anche al sorpresa.
    Continuai il mio studio, mangiando nel frattempo.
    Riposai un altro poco gli occhi dopo, quindi ripresi a studiare.
    Una giornata un pò monotona, lo ammetto, ma che volete? Dovevo fare il mio dovere di aspirante medico, no?
    Non so a che ora, comunque, la primaria bussò di nuovo, mi alzai da terra, dove stavo a studiare e mi diressi verso la porta, quando la sentii chiamarmi.
    Certo, capa, l'ospedale è il tuo, entra pure., dissi facendomi da parte.
    Meika avrebbe potuto notare che avevo disteso una coperta a terra e che, dalla disposizione delle cose, non era difficile immaginare che stavo studiando con il libro davanti a me ed il vassoio, con i resti del pranzo, poco lontano. Non avevo toccato né il tavolo, né il letto per dormire studiare o mangiare.
    Dimmi pure, avrei semplicemente chiesto con la massima cordialità ed un largo sorriso.
     
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    L'Arte di Sorreggere i Muri


    V

    Una volta dentro la stanza, mi limitai a porgere a Fudoh i vestiti. Non potevo sopportare di vederlo conciato come un barbone nell'ospedale. Umanamente, mi era difficoltoso accettare che Kiri consentisse certe storie di degrado. Non era di certo facile impedirle, ma io, in quel momento, potevo far qualcosa.
    Di certo ci stavo guadagnando un assistente, dopotutto.
    Questi sono dei vestiti. I pazienti non si fideranno mai di te, altrimenti. Dissi, con un sospiro. L'uomo è un essere irrazionale ed a dispetto di tutte le stronzate romantiche, le apparenze contano. Contano eccome.
    Consegnato quel regalo, vidi che il libro era stato usato. Di certo, almeno sfogliato. Non commentai, era davvero troppo, troppo presto.
    Ti lascio in pace. Mi raccomando, Fudoh. Non deludermi. Non avevo bisogno di pigri o scrocconi. Forse era però una raccomandazione inutile, non avevo intuito di certo scarsa volontà da parte del giovane.
    Lasciai la stanza e da quel giorno, il senzatetto ebbe un tetto - se lo avesse voluto -, qualche vestito nuovo - se li avesse indossati - ed un lavoro.

    [Qualche settimana dopo]
    Fudoh non era più uno studente. Promosso e rafforzato, lo spiritoso genin della nebbia non era però ancora stato formalmente assunto. Non ero ancora certa delle sue conoscenze anche se, in quel periodo di tempo, le avevo testate. Aveva appreso molto, di questo potevo essere soddisfatta. E con pazienza il ragazzo aveva svolto anche gli incarichi quale mio assistente che, decisamente poco medici, avrebbero anche potuto arrivare a rendermi poco simpatica ai suoi occhi.
    Beh, del resto, lo avevo assunto per quello! Portar fogli, organizzare ciò che gli dicevo di organizzare ed altre minuzie che non potevo più sbrigare da sola.
    Quel giorno era arrivata una comunicazione all'Ospedale: sarei arrivata in ritardo. Il motivo non era dato saperlo (non lo avevo allegato alla richiesta) e così Fudoh si ritrovò da solo quel giorno. La prima volta, dopo molto tempo.
    E si sa che l'universo tende sempre trappole più o meno poetiche. Forse erano solo coincidenze che apparivano come se una mano divina stesse forzando gli eventi per dargli la giusta narrazione o forse era solo il nostro modo di vedere semplici fatti come poetici, per un arcano senso di meraviglia.
    Un gran trambusto si udì in corridoio, un gran vociare e dei lamenti strazianti. Se Fudoh fosse uscito dalla sua stanza avrebbe visto un uomo, trasportato in barella da due infermieri che affannosamente lo stavano trasportando in medicheria, la stanza di fianco la mia.
    Uomo, settantatré anni, si è ustionato con un liquido bollente nella sua abitazione. Peso ottantaquattro chilogrammi. Dov'è Meika? Domandò l'infermiere uomo, un uomo sulla cinquantina, evidentemente troppo agitato.
    Una volta che avessero avuto la notizia che Meika non c'era l'altra infermiera guardò Fudoh, disperata: Ascolta, dobbiamo fare qualcosa! Dobbiamo subito non può vivere ancora a lungo.
    Di fatti così era: l'uomo aveva ustioni sulle braccia e sul torace (solo anteriormente) e non era di certo un giovincello. L'ustione sembrava essere anche abbastanza profonda [Nota: intermedia profonda] e l'uomo si lamentava penosamente per il dolore. Fudoh aveva molte delle conoscenze per evitare che il paziente morisse lì, su due piedi.
    Io vado a chiamare il primario! E l'infermiere corse via, andando a cercare Meika chissà dove.
    Allora? È nelle tue mani...!
    E lì iniziava la vera sfida di Fudoh. I concetti erano lì. Nella sua mente... ma avrebbe avuto la freddezza necessaria ad applicarli?




    Ovviamente non voglio che tu player ti studi le ustioni!
    Ti lascio solo i concetti che ti servono in questo post!

    La percentuale dell'ustione si calcola secondo la regola del 9, ovvero le parti del corpo hanno una percentuale di 9 o multipli di 9. Queste sono
    9 ogni arto superiore, 36 il torace (18 avanti e 18 dietro), 18 ogni arto inferiore e 9 la testa.

    La profondità dell'ustione è un concetto un po' complesso, ti limito alle lesioni:
    -Superficiale->Flittene, la classica bolla che si forma dopo un'istione
    -Intermedia superficiale->Anche qui Flittene
    -Intermedia profonda->escara (non cercarla su google se sei di stomaco debole), sono dolorose fino a questo punto.
    -Profonda->escara, smettono di essere dolorose perché ti si bruciano i nervi.
    Ricorda solo che le escare non sono espandibili come la normale pelle, per cui dobbiamo "tagliarle" se serve (es, torace per farlo espandere)

    Il paziente gravemente ustionato ha una grossa perdita di liquidi dai vasi, va idratato come prima cosa, ovviamente endovena. Quanti liquidi gli si danno nelle prime 24 ore si calcola con uan formula: 4ml * Peso del pz in il kg * % ustione. Il risultato ottenuto si somministra per metà nelle prime 8 ore, l'altra metà nelle successive 16. Per vedere se lo stiamo idratando bene dobbiamo controllare la diuresi del paziente, dovrebbe urinare 1ml ogni kg di peso corporeo ogni ora. Per controllare quanto urina dobbiamo mettergli un catetere.

    Per ora QUESTE sono le conoscenze che servono per questo post. Non credo sia qualcosa di difficile, è tutto molto intuitivo alla fine, è più una specie di enigma. Se ci sono dubbi però contattami pure.
    Non stare a fare cose troppo specifiche ovviamente! Devi solo farlo sopravvivere questi 2/3 post. Adesso limitati a fare la prima cosa che deve essere fatta!


     
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    Dov'eravamo rimasti? Ah sì! Meika bussò ed entro nella stanza che mi aveva offerto.
    Non rimase molto, ad essere sinceri, mi diede un paio di vestiti, con un commento sulla sfiducia legata all'aspetto, Concordo a pieno, Meika-san, affermai tranquillamente, prima di ascoltare le sue successive parole, in cui mi chiedeva di non deluderla.
    Farò il meglio che potrò ed anche di più. Grazie per abiti e spazio dove studiare, vedrò di fare un ottimo uso anche di quelli., replicai, prima di salutarla.

    [...]

    Passarono le settimane.
    Come ben sapete, da quel giorno, quand'ero ancora uno studentello, o poco più, ne ho viste tante, ho fatto missioni anche un bel pò assurde, ma quando avevo un pò di tempo libero, mi occupavo dei miei studi all'ospedale, cioé almeno un due-tre giorni a settimana.
    Avevo trovato un posto dove dormire quando faceva oltremodo freddo (anche perché, in una delle mie ultime notti all'aperto invernali, ho incontrato quel matto dell'Inquisitore, vi ricordo), qualche abito pulito da usare per farmi vedere lì dentro ed era più che giusto che dessi il massimo possibile per studiare ed apprendere.
    E per fare il mio lavoro, cioé: portare ammassi di fogli, ordinare documenti, elencare oggetti nei diversi armadi, medicinali, strumenti, ferri (bisturi e cose più "fantasiose" se non lo sapete).
    Insomma, fra uno studio, una missione ed un pò di lavoro in ospedale, il mio tempo passò fino ad un giorno in cui Meika-san si era presa la mattinata libera (o comunque aveva il suo da fare) e giusto quel giorno, mentre ero intento a studiare, sentii un gran casino venir da fuori la stanza.
    Esco e secondo voi cosa vedo? Una festa per il mio periodo lì in ospedale? Ovviamente no! Un tipo che era diventato quasi una braciola ben cotta stato soggetto a non poche ustioni!
    Dei due infermieri, il primo mi disse età, peso e cosa gli era successo. Voi direte: "E perché non indirizzo ed altezza?", ve lo spiego fra poco perché m'ha detto peso ed età, intanto, fatemi raccontare.
    Meika-san, Meika-san... è in ritardo oggi., balbettai, ero non poco agitato data la sorpresa della situazione, mentre l'altra infermiera mi diceva che dovevamo fare qualcosa ed il primo correva a chiamare il Primario.

    Ora diciamolo, il mio primo pensiero era stato quello di correre dietro all'infermiere, ma se lo avessi fatto, quel povero tizio non sarebbe vissuto fino a conoscere Meika-san non che ritenessi avesse tante possibilità con solo me lì!
    Presi un profondo respiro: l'uomo si lamentava, potevo anestetizzarlo? Sarebbe stato pericoloso, credo. Una bella testata sul setto nasale? Più fattibile, ma c'era un altissimo rischio di fargli più male che bene.
    Ok, che cosa so? quella fu la mia domanda e non vi dico nemmeno la prima risposta, perché la scartai a priori, tornando alle conoscenze che avevo.
    Braccia e torace ustionati, quindi ustioni del 36% e lì mi tornò in mente: Ok, sì! Endovena! Dobbiamo idratarlo, forza, forza, idratazione! e lì mi fermai, Allora... 84kg *4ml * 36... vediamo... 12100 ml circa in una giornata, no? Vero?, non chiedetemi a chi stessi chiedendo, non lo so, forse l'infermiera, che probabilmente stava iniziando a pregare di non avere responsabilità nella sfortunata sorte di quel povero ustionato in ospedale.
    Ok, forza! 6050ml di liquidi per idratare il paziente! Forza! Forza! Endovena! ed avrei iniziato a fare la mia parte per applicargliela.
    Quindi mi sarei girato verso l'infermiera, o chi c'era lì intorno: Dobbiamo mettergli anche un catetere, dobbiamo controllare quanto urina! e dopo aver fatto ciò avrei atteso.
    Ecco il mio piano d'attesa: sgabello, grosso oggetto per coprire il libro che avrei preso per le mani e poi il libro di medicina dove c'erano le note sulle ustioni, quindi avrei, per l'appunto, aspettato di vedere quanto urinava nella prima ora.
    Lo so, non è un bel modo di passare il tempo, ma se non urinava almeno un'ottantina di ml di urine, appunto, la cosa sarebbe stata grave.
    Per questo l'infermiera mi aveva detto peso ed età, perché dal peso ci si fanno i conti su un sacco di cose per medicinali e condizioni fisiche dei pazienti.
    E parlando dell'infermiere, ammetto di essermi chiesto dove cappero fosse andato a cercare la Primaria, dato che ancora non si rivedeva nessuno dei due.


    CITAZIONE
    Fudoh di suo è un pò istrionico, quindi ho cercato di rendere più "soft" la situazione in cui si ritrova... spero che gli sia comunque riuscito di aiutare ^^'


    Edited by Shiltar Kaguya - 1/5/2018, 11:52
     
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    L'Arte di sorregge i muri


    VI

    Fudoh era stato bravo. Il suo primo intervento era stato adeguato perché, di fronte ad un'ustione del genere la prima cosa da fare era idratare il paziente.
    Quando dopo circa un paio d'ore arrivai in medicheria, notai con piacere ciò che Fudoh aveva fatto.
    Ben fatto Fudoh. Dissi al ragazzo, guardando poi le ustioni del paziente che ormai era svenuto. Bisognava medicarle al più presto e non potevamo farlo lì. Preparati Fudoh, andiamo in sala.
    E con sala non intendevo quella di un ristorante.



    Meno di venti minuti dopo ed il paziente era sotto i ferri. Beh, per essere più preciso, sotto chakra curativo. Avevo lavato il materiale necrotico con un getto d'acqua ad alta pressione, ma a quel punto il meglio che potevamo fare era iniziare a trattarlo col chakra.
    Ascolta Fudoh, dissi al ragazzo con la voce ovattata dalla mascherina. Adesso voglio che lo trattiamo. Non ti dico che non sarà stancante, ci vorrà un po' di tempo e chakra, ma voglio che tu mi dia una mano. Sei stato bravo col primo soccorso, i liquidi infusi erano quelli corretti e la diuresi era quasi normale. Gli hai salvato la vita. Avvicinati al petto ed inizia a trattarlo. La mano è una zona delicata, me ne occuperò io. Quello era l'inghippo per Fudoh.
    Perché trattare il petto era semplice, perché si trattava solo di ampia pelle bruciata senza esagerate strutture importanti. Il problema era che la superficie era ampia. Mentre io dovevo occuparmi della mano che invece era piena di tendini e sopratutto di vitale importanza per la qualità di vita del pover'uomo ustionato.
    Hai notato che grado di ustione è? Ricorda cosa ti ho insegnato, ferite più profonde richiedono un trattamento più lungo. Ricostruisci tutti gli strati fino all'epidermide. Io i dovrò concentrare sulla mano. Avanti Fudoh, sbaglio o ormai sei un membro di questa squadra? Beh sì, quella somigliava molto ad un'investitura.

    Ora per l'operazione in se, a seconda dell'ustione ci sarebbe voluto più tempo e le mani curative potevano trattare solo una zona limitata di quell'ustione per volta [Note]2 Leggere per grado d'ustione per ogni ¼ Unità di superficie di pelle.: Non sapevo se avesse resistito fino alla fine, ma chissà quanto si sarebbe spinto in avanti per salvare al vita di quell'uomo, dopotutto.
     
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    La parte difficile


    Non era quella di prima...



    Dov'ero rimasto? Ah sì, avevo iniziato la terapia consigliata in caso di ustioni, con tanto di calcolo via tabelline per quantità di liquidi e quant'altro che vi avevo accennato.
    Intanto l'infermiere che era andato a chiamare la Primaria era probabilmente arrivato, non so... a metà strada verso Oto per trovare Meika-san, dato che ci mise un paio d'ore a tornare insieme alla suddetta primaria.
    L'Akuma mi fece i complimenti per il lavoro fatto, io accennai un mezzo inchino con il capo: non era stata propriamente una passeggiata di salute.
    Poi affermò che dovevamo portare il ferito in "sala" e non ci volle il genio, che io non ero, per capire che intendesse quella operatoria.
    Va bene, Meika-san, affermai e chissà quanta della mia paura si poté intuire dalla mia voce.

    [...]

    Mai stato prima in una sala operatoria, c'è da dire, l'ambiente asettico, i guantini, la mascherina sul volto... probabilmente in una situazione differente avrei anche potuto trovare tutto ciò divertente, ma ero troppo spaventato concentrato, per riuscirci anche vagamente.
    La Primaria iniziò a spiegarmi cosa dovevamo fare: trattare le ferite con il chakra, per curare le zone ustionate. Meika si sarebbe occupata della mano, perché più complessa da gestire (e con tutti i tendini che c'erano in uno spazio così ridotto, complessa era una definizione più che accurata, direi), mentre a me sarebbe toccato di curare il petto, un'area molto vasta, ma con pochi muscoli "complessi".
    Il problema, per me, non sarebbe stato di concentrazione ed attenzione ai particolari, cosa su cui non è che brillassi (Meika-sama mi conosceva ormai, possiamo dirlo), ma di gestire la cura dei diversi strati fino all'epidermide... un problema di resistenza al consumo del chakra, se vogliamo.
    Mi disse persino che ormai facevo parte della squadra medica, fu gentile.
    Grazie, Capo, spero di meritarmelo questo posto., affermai con un mezzo sorriso, che probabilmente nemmeno si vedeva sotto la mascherina, prima di lasciar fluire il chakra alle mani, che divennero di un colore verde acceso, ed iniziare il mio lavoro di cura.
    I primi momenti fu la concentrazione per la ferita la cosa su cui mi focalizzai di più: erano ferite parecchio profonde e quindi già sapevo, ancor prima di cominciare, che ci sarebbe voluto tempo e chakra... voi direte: complici le parole di Meika? Sì, anche quelle mi avevano fatto intuire che non sarebbe stato facile, ma in fondo, lo avevo capito dal primo giorno che una carriera da ninja medico non era qualcosa di "facile".
    Comunque, sto divagando.
    Vi dicevo: mi concentrai sulla ferita. Una piccola area per volta, un poco per volta, iniziai dalla zona del pettorale sinistro, l'area del polmone, per poi muovermi verso la zona dove si trovava il cuore.
    Ma non furono movimenti veloci: per guarire completamente la pelle in una zona qualsiasi, mi ci voleva tempo, tanto tanto tempo.
    E tanto tempo ci misi: inizialmente, appunto, la concentrazione sulle ferite e su come guarirle era tutto ciò su cui si focalizzava il mio mondo in quel momento. Non c'era il resto dell'ospedale, non c'era Kiri, c'era la piccola area di pelle che stavo curando, pezzetto dopo pezzetto, strato dopo strato, stavo facendo qualcosa di veramente importante e stavo cercando di farlo il meglio possibile, anzi, stavo facendo il meglio possibile per le mie conoscenze e capacità, meno di così e quel tipo ustionato si sarebbe trovato con dei problemi a lungo termine... e sarebbe stata causa mia.
    Questo pensiero mi fece andare avanti, finché non ebbi curato una buona metà del petto di quel tipo, allora mi fermai un attimo per respirare e mi resi conto di una cosa: ero stanco, parecchio stanco!
    Cavolo!
    Avevo usato le mani curative su un tipo di Suna, una volta, durante un'assurda disavventura in quel del Paese del Gelo, ed un'altra volta su un altro sunese in quel di Genosha, ma mai così a lungo e così in profondità.
    Ero soddisfatto di quel che avevo fatto ed ero stanco non poco... peccato che, però, c'era ancora altrettanto lavoro da fare.
    Un secondo e riprendo..., dissi, più a me stesso che alla Primaria, che non sapevo nemmeno se mi stesse ascoltando, cercai nella tasca, sotto il camice, e trovai quello che cercavo: il mio tonico di recupero, che, indietreggiando di qualche passo e voltandomi, ingerii, alzando leggermente la mascherina.
    Sapete come funzionano i tonici per genin: non è che si recuperi chissà quanto chakra, ma almeno avevo un pò di forze in più e con quello ripresi il mio lavoro.
    Ancora una volta, cercai di estraniarmi, ma sarei un bugiardo se vi dicessi di esserci riuscito di nuovo facilmente: no, stavolta la stanchezza mi stava decisamente distraendo.
    Vi è mai capitato, che so, di allenarvi, iniziare con una corsa, lunga (fate un'oretta) e con una certa pendenza, poi passare a fare un pò di flessioni, ma dopo la sesta, settima, flessione, i muscoli non ne vogliono più sapere? Ecco, a me non capitava da tempo di sentirmi stanco in quel modo (a fare il ninja, un'ora di corsa ed un pò di flessioni non sono poi così impegnative)... invece, dopo un altro pò di lavoro su quelle ustioni, mi sentii veramente mancare il fiato.
    Arrivato ad aver curato per 3/4 buoni il petto di quel tipo, le gambe mi tremarono e per un secondo interruppi il flusso di chakra alle mani.
    Ce la faccio..., dissi, ma ero decisamente poco convinto, e stavo parlando più che altro con me stesso, e così ripresi: vidi una goccia di sudore, ad un certo punto, scivolare dal volto, ma mossi appena l'avambraccio e mi andò a scivolare sullo stesso, probabilmente intorno a me avevo fatto un bel laghetto di sudore per terra, il ché oggettivamente non era molto igienico, ma avrei comunque continuato.
    O almeno quello speravo: non durai tanto e, mi dispiace ammetterlo, non finii del tutto di curare le ferite del tipo, riuscii a curare un altro pò l'ultima zona ustionata rimasta, poi le gambe non ce la fecero più!
    Mi permisero di barcollare fino al muro alle mie spalle e sullo stesso mi appoggia, lasciandomi scivolare fino a fine con il sedere a terra.
    Meika-sama, mi riposo 5 minuti... poi riprendo, o quasi finito, ce la faccio... 5 minuti..., non so nemmeno, in tutta onestà, se la Primaria mi stesse ascoltando, o se fosse ancora lì.
    Dovevo riposarmi, mi serviva un pò di ossigeno.
    E, ora che ve lo sto raccontando, forse, avessi lavorato in modo più omogeneo, avrei potuto ridurre su tutta la pelle l'ustione equamente, anziché lasciare un ultimo pezzetto abbastanza grave. Ci avrei dovuto pensare prima, lo so.


    Ho volutamente fatto "sbagliare" Fudoh su come curare la zona ferita... volendo avrei potuto ridurre tutto il tronco ad ustione di primo grado e poi 3/4 sarebbero stati ridotti ad ustione di primo grado ed uno sarebbe stato guarito del tutto, ma, appunto: Fudoh è un genin che usava per la prima volta in modo impegnativo le mani curative, ergo ho scelto di farlo agire in modo più "settorizzato", da chi ha giusto più studiato che fatto esperienza (o almeno credo che sia così senza vera esperienza sul campo)
     
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    L'Arte di Sorreggere i Muri


    VII

    Il suo aiuto lo aveva dato. Il lavoro che fece era, tutto sommato, impeccabile. Così mi voltai verso di lui, con ancora le mani impegnate sul paziente.
    Lascia perdere Fudoh, finisco io. Sei stato bravo, nella gestione, in questo intervento. Hai fatto tutto bene. Lo studio era servito. Non sarebbe di certo mai terminato, quella era la condanna del medico e doveva ancora imparare molto per aveva iniziato quel percorso che avrebbe finito.
    Scriverò al Mizukage, gli raccomanderò di nominarti membro di questa squadra. Non ci saranno problemi di sorta. Alla fine i muri non li aveva realmente sorretti. Aveva scoperto che chi studiava medicina, ad un certo punto, smetteva di essere una parte integrante della struttura dell'ospedale ed iniziava a salvare vite per davvero.



    Dopo alcune ore, alcuni tonici e diverse garze il paziente era quantomeno stabilizzato, seppur grave. Fudoh era stato condotto, esausto, in camera sua. Bussai, attendendo risposta e quando la ebbi entrai, con i mano una lettera chiusa. La lettera ricava il sigillo del Mizukage [Nota]Evito di fare un post con Itai, se posso, ma uso l'abilità:

    Disposizione del Kage
    Speciale: L'utilizzatore può assegnare i Ruoli Guardiano, Squadra Interrogatori, Squadra Medica, Squadra Speciale e Consigliere ai ninja del proprio villaggio e può assegnare l'Equipaggiamento Speciale di Villaggio. L'assegnazione può richiedere una prova a piacere del Kage. Ogni villaggio può avere massimo 3 PG con lo stesso ruolo.
    [Da chunin in su]

    .
    Questa è da parte del Mizukage, per te. La lasciai sul tavolo ed uscii. Sorrisi, contenta di ciò che Fudoh aveva fatto ed ottenuto in quei mesi di studio.

    Come dietro suggerimento del Capo della Squadra Medica, Meika Akuma, nomino Fudoh - cognome ignoto -, grado Genin, membro della Squadra Medica di Kiri.
    Presterà servizio presso l'Ospedale di Kiri e sarà sotto il comando diretto di Meika Akuma.

    Nono Mizukage, Itai Nara.


    p.s., Meika mi ha detto cosa è successo in ospedale. Sono certo della mia scelta, e del contributo che potrai dare alla Squadra. Complimenti, Fudoh.



     
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    Missiva del Mizukage


    Lodi della Primaria



    Meika-san mi disse che avrebbe continuato lei e mi fece anche i complimenti.
    Ammetto che ero parecchio parecchio stremato in quel momento, penso di aver sorriso e sollevato il pollice, ma non ne sono sicuro, così come non ero sicuro in quel momento delle parole relative al Mizukage.
    Capitemi: avevo consumato un sacco di chakra per quelle cure, ero parecchio stanco e non so nemmeno come arrivai nella mia stanza.
    Non da solo, credo, o almeno non fino alla fine del percorso, perché mi ritrovai a dormire sul letto, cosa che non avrei mai fatto di mio (seppur ammetto che fu inaspettatamente morbido quel letto!).

    A svegliarmi sul suddetto letto fu il bussare proprio di Meika-san, che, dopo un mio biascicato Sì? mi lasciò sul tavolo lì vicino una missiva del Mizukage.
    Mi avvicinai alla missiva arrotolata con innegabile sorpresa e sospetto: per le strade di Kiri si diceva che l'attuale Kage avesse quattro figli, e fin qui niente di male mi direte voi, ma la più grande l'aveva avuta con un drago dicevano... certo era una storia verosimile quanto quella che il suo predecessore si facesse mobili con le ossa dei nemici.
    Insomma: mai fidarsi delle storie che ti raccontano di fronte ad un bidone che sta bruciando, specie se due su tre degli interlocutori sono ubriachi. Ricordatevelo.
    Ma sto divagando, lo so.
    Aprii la missiva e lo stupore si allargò sulla mia faccia: Non ha sbagliato il nome! E sono diventato un membro delle squadre mediche! ed iniziai a saltellare, finché la stanchezza non rifece capolino, per quanto, specie considerate le parole finali, non mi tolse la soddisfazione per quel nuovo ruolo che finalmente ricoprivo.
    Ora ero più di un genin barbone: ero un genin, membro delle squadre mediche, e barbone!


    Grazie Max per la giocata :riot:
     
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13 replies since 22/9/2017, 11:57   261 views
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