[News GDR] La Fonte della Vita EternaVillaggio dell'Abete

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  1. Waket
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    Il peso del clan


    I



    Youkai viaggiava come accompagnatore della Hyuga, sotto sua esplicita richiesta. Non erano gli unici Konohaniani diretti al porto, ma pareva che ognuno stesse viaggiando per contro proprio, e probabilmente la sindrome della sorella maggiore di Murasaki l'aveva colpita, assicurandosi che il ragazzetto avesse un comodo mezzo di trasporto che lo avrebbe fatto arrivare in tempo per la nave. Così aveva scroccato quel viaggio, e non contento, giorni prima, aveva anche fatto una richiesta alla ragazza, fresca di novità: la sua chioma albina si era colorata rosso fuoco, e l'ex albino non riusciva ad abituarsi alla cosa. Certo, quel cambiamento drastico gli aveva fatto scoprire le sue origini, o almeno parte di esse, gli aveva dato un'appartenenza... ma ancora non la sentiva sua, non si sentiva sufficientemente a suo agio nei panni di un Uzumaki. Sapeva ancora troppo poco di loro e di se stesso, temeva che quel colorito avrebbe attirato troppo l'attenzione su di se. Il suo clan dopotutto era perlopiù estinto, a Konoha quelli come lui si contavano sulle dita di una mano. No, non si sarebbe scoperto così tanto.
    Con la chioma ben coperta da un cappuccio, che faceva parte di un mantellino impermeabile, Youkai osservò la boccetta che gli porse Murasaki, fissandola con entusiasmo:

    Ah! Sei fantastica, sapevo l'avresti trovata, grazie!! ...Siamo sicuri funzioni?

    La custodì come un tesoro prezioso, nascondendo le mani sotto alla mantella e stringendola al petto. Era piuttosto tranquillo, fin troppo per i suoi standard, era percepibile il suo senso di disagio, per la maggiore dato da quel colore di capelli. Per quanto ai più potesse sembrare un dettaglio insignificante, era collegato a così tante cose del suo passato da averlo convinto a tornare bianco per un po'. Avrebbe continuato a farsi la tinta finchè non si fosse finalmente sentito a suo agio nel suo nuovo essere. Arrossì ai complimenti della ragazza, carezzandosi la guancia con un dito:

    Heh. Un giorno, magari, potrei provarci... Dopotutto è ben più difficile riuscire a tenerli bianchi che lasciarli naturali.


    Arrivati al porto, Youkai si affrettò a zompettare accanto alla Hyuga, aggrappandosi alla sua veste con una mano. L'altra era ancora nascosta sotto al mantello, a coprire la sua preziosa boccetta. Più volte aveva tirato leggermente la veste della kunoichi, chiedendo impaziente quando avrebbero testato l'intruglio, ma ella pareva volesse prima incontrare un certo Iga. L'albino avrebbe dovuto pazientare. Annuì tristemente, stringendo ancora di più il cappuccio che copriva la sua chioma, guardandosi attorno come se si sentisse osservato.
    Non ci volle molto per trovare l'uomo che stavano cercando, un ragazzo a prima vista sui vent'anni, come lui. E come lui dai capelli bianco latte, e dei peculiari occhi porpora. Youkai lo fissò per qualche secondo, estremamente incuriosito, nascosto in parte da Murasaki. Ancora teneva la sua mantella stretta nella sua mano. Si inchinò con qualche secondo di ritardo, imitando la sua compagna, ma restandosene timidamente in disparte. Finalmente arrivò il momento di testare la boccetta: i due sparirono per un attimo, anche se nel bel mezzo dell'esperimento a lui e diversi altri shinobi arrivò un messaggio mentale da Daishin stesso. L'albino sobbalzò, per niente abituato a comunicazioni del genere. Ributtò poi la testa nel lavandino, ancora confuso, limitandosi ad una breve e timida risposta:

    Okai.


    Uscito dal bagno con il suo nuovo colorito, ora bello in vista. La nave era appena arrivata a destinazione, e gli shinobi scesero tutti insieme, dividendosi una volta a terra. Daishin, il loro capogruppo, aveva intenzione di occuparsi della prima casa davanti la quale capitarono, una delle poche con gli abitanti ancora svegli viste le luci. Agli altri venne dato l'ordine di esplorare gli esterni. Youkai, incuriosito dal telo di fianco alla casa, si spostò verso di esso, sbirciando cosa stesse coprendo. Alla scoperta delle catapulta sbattè un paio di volte le palpebre, incredulo, voltandosi verso la sua compagna e chiamandola a se, per indicargli la sua scoperta. A che diavolo poteva servire un marchingegno del genere per due semplici anziani?? Se Daishin fosse stato ancora nei paraggi si sarebbe affrettato nel raccontargli la sua scoperta, restandosene in disparte in attesa di ordini da parte sua. Era ancora fin troppo inesperto per buttarsi a capofitto da solo, e quando non spinto dalla sua stessa curiosità si dimostrava decisamente più ubbidiente e propenso a seguire gli ordini.

     
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