[News GDR] La Fonte della Vita EternaVillaggio dell'Abete

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  1. Shunsui Abara
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    La Pace degli Hayate


    XXVI



    Il dolore era totalizzante. Per pochi secondi la foga della battaglia e l'adrenalina lo avevano sostenuto. Eppure, quel taglio innaturalmente preciso del suo arto, il sangue che colava a terra...era diventato troppo. Ci mise un attmo a capire che lo scontro era finito quando Cao Cao si smaterializzò dalla sala del trono portando con sè la Pergamena. Sarebbe tornato? Oppure lo avevano conciato per le feste? Sarebbe dovuto rimanere vigile, ma non sostenne più lo sforzo e la fatica. Il suo respiro era pensate, il suo volto imperlato di sudore e pallido per l'emorragia. Crollò a terra senza alcun suono, prima che il buio si impossessò dei suoi pensieri.

    Si risvegliò quasi di soprassalto, sentendosi sollevato. Intorno a lui Kato e Shin si stavano prendendo cura della sua ferita. Il dolore era ancora lancinante e gli distorse il volto. Shin gli chiese da dove erano venuti entrando nella sala, ma Shunsui non aveva la forza per rispondere. Volse gli occhi nella direzione del pozzo che li aveva condotti lì, ma non riuscì afare molto di più. Quando i due chunin gli pulirono la ferita, stringendo le bende, il dolore raggiunse nuovamente livelli insopportabili. Urlò. Poi fu buio ancora.

    Riaprì gli occhi. Non sapeva quanto tempo era passato. Dal moncherino si propagavano scariche di dolore lungo i nervi tranciati, ma complessivamente era molto diminuito. Al suo fianco, Shunsui vide la Magnanimità che stava lavorando con precisione e maestria sul suo arto mozzato. In quel momento non c'era nessun altro con loro. Gli chiese cosa dovevano fare con il suo braccio: voleva il suo indietro oppure uno nuovo? Shunsui era in preda al dolore, a mala pena comprese di aver raggiunto un obiettivo per lui fondamentale. Disse...Voglio il mio braccio...ma non subito.. La sua pelle era ancora madita di sudore, e nella confusione del momento, i suoi occhi si muovevano freneticamente cercando di pensare. Fa passare il dolore...al braccio penseranno i ninja di Suna... La procedura richiese diverso tempo, ma alla fine la ferita venne pulita e chiusa, forse gli venne dato qualcosa contro il dolore.

    Shunsui si alzò ancora tremante per la stanchezza e per la ferita. Ma lucido. Shin non era nei dintorni e Kato se ne stava in disparte. Immagino che Shin e Kato non sappiano che sono uno di voi, giusto? Bene, preferirei che le cose rimangano così. Se Shunsuui voleva fare il doppio gioco, allora meno persone sapevano meglio erano. Forse le Virtù gli avrebbero detto o meno che Shin e Kato erano anche loro diventati aspiranti membri di Hayate. Ma se i due pianificavano di restare con l'accademia, probabilmente era il caso che nessuno sapesse dell'altro, almeno per il momento. Probabilmente non era la prima volta che una cosa del genere accadeva, e le Virtù avrebbero saputo come era meglio gestire la cosa.

    In quella circostanza avrebbe anche fatto la conoscenza del Coraggio di Hayate. Per il suo disappunto, Shunsui avrebbe chiesto di avere dei materiali per una nuova marionetta. Il suo corpo gli piaceva integro, per il momento. Infatti, una volta recuperato il braccio, avrebbe usato le sue arti di eliminatore per bloccare il deterioramento di quel pezzo di carne, fin quando non fosse giunto a Suna a farselo ricucire (o dalla stessa Magnanimità, ma in un secondo momento). Aveva preso quella decisione di getto, ma era convinto di aver fatto la scelta giusta. Del resto, quando aveva scritto quel messaggio per avvertire l'accedemia della posizione del cuore, lo aveva fatto inserendo volontariamente il suo nome. Voleva che tutti sapessero del contributo che aveva dato alla riuscita di quella missione, e che fosse considerato un eroe. Perchè nessuno dubita degli eroi. Ed il braccio mozzato sarebbe stato un segno potente di quanto lui aveva sacrificato per la riuscita di quella missione.

    [...]

    Qualche tempo più tardi, Shunsui raggiunse i vari gruppi accademici, della tregua e degli Hayate alla riunione che era stata organizzata. Si sedette tra gli accademici, giusto alle spalle di Saru e Masayoshi. Vedere il Jinchuuriki in perfetta forma gli tolse l'ultima preoccupazione che ancora ronzava da qualche parte nella sua testa. Saru, Masayoshi...mi fa piacere che stiate entrambi bene...dov'è Daishin? Dell'amministratore sunese non c'era ancora traccia. Se i due genin gli avessero voluto raccontare le loro peripezie, il chunin li avrebbe ascoltati con piacere Bene, vi siete comportati entrambi egregiamente. Farò in modo che ai piani alti sappiano del vostro operato.

    Intanto la riunione era iniziata: gli avvenimenti di quella missione avevano stravolto lo status quo dell‘Abete e serviva un nuovo equilibrio, una nuova tregua. Raggiungere un punto di incontro non sarebbe stato facile, non se c‘erano di mezzo gli Hayate. Semplicemente i sentimenti di astio di alcuni membri accademici, come Akira, e non, come il Mercenario, erano troppo marcati per avere una conversazione ragionevole a quel tavolo. Paradossalmente l‘Hokage, che pure si era predigato nel combattere strenuamente gli Hayate in quella missione, aveva deciso di andare a patti con loro se era per distruggere le armi. Per Shunsui la questione era molto semplice: tanto più l‘accademia fosse stata aperta alla collaborazione con gli Hayate, tanto più lui avrebbe avuto vita facile nel condurre le sue ricerche. Ad ogni modo, Shunsui non pensava che Suna o Daishin in quella sede si sarebbe opposta all‘alleanza con Hayate e, se così non fosse stato, non poteva poi fare poi molto di più. Avrebbe dato il suo contributo solo se qualcuno avesse sollevato e voluto approfondire la questione del tradimento di Cao Cao. A quel punto avrebbe detto: Cao Cao era in effetti impazzito alla fine. Quando ha scoperto che la forgia era stata attivata e che Natsuime-dono era in pericolo di vita non ci ha visto più dalla rabbia. Ha cercato di prendere il controllo della Balena...ed è solo grazie all‘unione delle forze tra me Kato, Shin e la Mansuetudine, oltre che al Mercenario, che siamo riusciti ad impedirgli di riuscire nel suo compito. Ci ha rivelato di essere stato contattato da un emissario dell‘Oni, che gli ha dato informazioni ed un modo per far tornare Natsuime, e quindi stare insieme. E‘ stato Cao Cao a far trapelare ad Hayate le informazioni sulla Balena, non immaginando che avessero il potere della Forgia. Era un uomo consumato dalla sua ossessione...dopo la battaglia ne abbiamo perso le tracce. Per il momento portare qualche prova del buono che era uscito dalla collaborazione con gli Hayate era tutto quello che aveva intenzione di fare. Del resto, se aveva distrutto il cuore e fermato Cao Cao era anche merito loro. Questo era un fatto.

    La missione viene sempre prima di tutto... Avrebbe risposto Shunsui alla domanda di Shin. Non aveva chiara tutta la storia, ma sembrava che il foglioso avesse lasciato Saru alla mercè di un nemico. Gli sembrava strano: Shin non lo aveva mai lasciato indietro, così come era accaduto anche in questa missione. C‘era quindi sicuramente una ragione dietro. Ad ogni modo, non gli sembrava di dover interferire ulteriormente in quella faccenda: tutti gli interessati erano vivi e vegeti, quindi nulla di grave era successo.

    Come ultima nota, Shunsui rimase piacevolmente sorpreso dal destino che era capitato a Masayoshi e Youkai: i nuovi guerrieri del vuoto. Per una frazione di secondo, percepì una leggera invidia per aver ricevuto quel potere con tanta semplicità. Soprattutto il Vuoto dell‘Esistenza, che gli era sfuggito tra le mani per le paranoie di Youkai. In effetti, in quella missione aveva perso la possibilità di comprendere ed analizzare molte capacità uniche: l‘intermediario, il Vuoto dell’esistenza e della distanza così come quella famosa pergamena. Tuttavia, aveva potuto vedere i piani di costruzione della Balena e, cosa più importante, aveva ottenuto un rango tra gli Hayate. Finalmente una sensazione di pace lo accolse. Non aveva importanza che Youkai e Masayoshi avessero ottenuto un potere che lui voleva. Potevano possedere quel potere per qualche anno o per tutta la loro vita. Quando i loro corpi sarebbero marciti, lui sarebbe stato ancora lì per impossessarsene.



     
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